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View Full Version : Persecuzioni anticristiane attuali


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Ewigen
26-05-2006, 18:52
BRASILE
Ucciso un sacerdote di origine italiana

BRASILIA/CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 31 marzo 2006 (ZENIT.org).- Don Bruno Baldacci, un sacerdote sessantatreenne di origine italiana della diocesi brasiliana di São Salvador da Bahia, è stato ucciso nella notte tra mercoledì e giovedì nella sua abitazione a Victoria da Conquista, nello Stato di Bahia.

Un altro nome si aggiunge dunque a quelli di quanti “... sono caduti sulle frontiere dell'evangelizzazione e del servizio all'uomo”, come ha detto domenica scorsa in occasione dell'Angelus Benedetto XVI, e la cui testimonianza e il cui sacrificio “... ci è di edificazione e di sprone a un impegno evangelico sempre più sincero e generoso”.

Don Bruno viveva da 42 anni in Brasile, dove era stato ordinato sacerdote nel 1968, e da oltre vent'anni risiedeva nella parrocchia di Nossa Senhora das Candelas. Secondo quanto la polizia locale ha riferito ai familiari del sacerdote – tre sorelle e un fratello, che vivono a La Spezia –, il movente del delitto è ancora ignoto.

Il parroco di Nossa Senhora das Candelas, don Edilberto Amorin, in alcune dichiarazioni pubblicate da “L'Osservatore Romano” (1° aprile) ha detto che don Bruno “non si era mai preoccupato per la sua sicurezza personale”, nonostante le numerose minacce ricevute a causa del suo impegno al servizio dei più poveri e soprattutto per strappare i giovani tossicodipendenti alla schiavitù della droga.


BRASILE
26/5/2006 10.07
OMICIDIO DON BALDACCI, CONFESSA ASSASSINO


[PIME]Avrebbe confessato l’assassino di don Bruno Baldacci, il sacerdote italiano originario di La Spezia ucciso il 30 marzo scorso nella sua parrocchia di ‘Nossa Senhora das candeias’ a Vitória da Conquista, nello Stato nordorientale di Bahia: lo ha riferito il commissario della polizia locale Marcus Vinicius Morais, responsabile delle indagini, precisando che si tratta di Hélio Gonçalves Damasceno, 22 anni, uno dei ragazzi che erano stati accolti nel programma di recupero per giovani ragazzi di strada dediti al consumo di droga voluto da don Baldacci. Arrestato con altri tre coetanei subito dopo l’omicidio, Hélio era caduto più volte in contraddizione – riporta il quotidiano ‘Globo’- e il suo alibi era risultato falso: alla fine ha ceduto ammettendo di avere ucciso il religioso per timore che padre Baldacci riferisse a sua madre di alcuni furti che aveva compiuto nella casa parrocchiale, a cui aveva come molti altri giovani libero accesso. “In preda alla rabbia l’ho ucciso, ma sono pentito” ha detto Hélio che attenderà in carcere il suo rinvio a giudizio. L’assassinio di don Baldacci, 63 anni, ucciso a bastonate nella sua stanza, aveva profondamente commosso i suoi parrocchiani che avevano potuto apprezzare la sua missione al fianco dei più deboli, soprattutto degli adolescenti. “Era molto amato da tutti, sia dal clero che dalla gente. Era molto generoso e viveva in povertà” aveva detto alla MISNA padre Víctor Menezes, segretario nazionale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede in Brasile, ricordando il sacerdote.








26 Maggio 2006
MALAYSIA
Malaysia, minoranza indù manifesta contro il governo: "Distrugge i nostri templi"

Un gruppo di manifestanti si è riunito davanti al Municipio della capitale per chiedere al governo di interrompere la demolizione dei templi indù. “Non chiediamo un posto dove giocare a biliardo, ma un posto dove pregare”.

Kuala Lumpur (Scmp) – La minoranza indù malaysiana ha organizzato ieri, 25 maggio, una rara organizzazione di protesta contro la demolizione dei loro templi, ordinata dal governo. Circa 50 fedeli si sono incontrati davanti al municipio di Kuala Lumpur ed hanno minacciato di denunciare il governo ed i consigli locali alla magistratura civile, colpevole di “distruzione di beni privati”.

I dimostranti avevano preparato dei cartelli con sopra scritto “Distruggere templi è un atto criminale” e, nel corso della protesta, hanno implorato Shiva – dio indù della distruzione – di ascoltarli. Per propiziare l’aiuto divino, hanno spaccato delle noci di cocco come offerta sacrificale.

Secondo gli attivisti che hanno organizzato la manifestazione, nel corso degli ultimi 15 anni sono stati distrutti centinaia di luoghi di preghiera, effetto della crescente “islamizzazione” della Malaysia. Denuncie del genere sono rare nel Paese, che si vanta da tempo della sua “armonia inter-razziale” e della sua “attenzione nei confronti delle minoranze”.

Dei 26 milioni di abitanti, il 60 % è di etnia malay e di religione musulmana: il 25 % dei restanti è di etnia cinese, per la maggior parte cristiani o buddisti, mentre l’etnia indiana, di religione indù, si ferma al 10 %.

Secondo i manifestanti, “l’orgoglio del governo è ingiustificato”: “Da febbraio – denuncia P. Uthayakumar, l’avvocato che rappresenta il gruppo – sono stati demoliti almeno sette templi indù in diverse parti del Paese. Noi non chiediamo un posto per giocare a biliardo o tenere le prostitute. Chiediamo un posto dove pregare”. Kamal Pasha Jamal, capo della polizia della capitale, ha rifiutato di commentare le accuse, così come hanno fatto i funzionari governativi interpellati.

La manifestazione è stata comunque sgombrata dalla polizia, che non ha accettato la regolare denuncia presentata dall’avvocato. Secondo gli ufficiali della pubblica sicurezza, “essa non può essere regolare, perché i templi demoliti erano costruiti in maniera illegale su suolo pubblico”.

Ewigen
26-05-2006, 19:46
A mio parere è improprio mettere sullo stesso piano comunisti e fascisti.
Vorrei ricordare che COMUNISTI non sono state solo le varie figure negative che
che tra l'altro hanno ben poco a vedere con la storia italiana



:read:

http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=12451315&postcount=754

:Puke:

Ewigen
28-05-2006, 08:49
Includere nell’Europa qualche cosa che non è cristiano sta provocando e provocherà problemi…

Monsignor Maggiolini, vescovo di Como, il ministro Amato ha detto che lo «spaventa chi rivendica le radici cristiane dell'Europa, per escludere e non per includere chi chiede di farne parte; quando proprio l'inclusione è il messaggio universale del Cristianesimo».
Che cosa ne pensa?
«La cosa è abbastanza singolare. Se il cristianesimo è inclusione, il demonio è incluso?»
E’ presente, ma penso di no...
«Certamente. Quindi il cristianesimo include ed esclude. Prenda tutti i comandamenti: il cristianesimo include tutto? No ovviamente. Allora che senso può avere dire che il cristianesimo include, e non esclude nulla? Il cristianesimo include ciò che è includibile, ciò che è buono, ed esclude anche. Il cristianesimo è un giudizio di misericordia, perché perdona tutto. Però un conto è perdonare, e un conto è fingere che non sia capitato niente. Il fatto di perdonare è un includere, dopo che uno ha chiesto perdono e ha ricevuto la misericordia di Dio. Allora sì».
Si riferisce a quella che è stata storicamente l’aggressione dell’Islam nei confronti dell’Europa, mi sembra di capire.
«Certamente, basta ricordare l’assedio di Vienna. Ma io mi chiedo anche perché questi cosiddetti intellettuali non parlano di “analisi 2”».
Analisi 2, cioè?
«E’ il secondo esame di matematica nella facoltà universitaria. Quello che voglio esprimere è questo: perché se si intendono di urbanistica vogliono a tutti costi parlare di critica dantesca o di critica manzoniana»?
Vuole dire: perché tirano in ballo il cristianesimo sapendone poco?
«Esattamente. Il cristianesimo non è uno starnuto, ha delle sue norme che sono rigidissime, che sono rigidissime insieme al perdono. Però ci vuole il perdono. Sator ne ultra crepidam... Calzolaio, non oltre la scarpa. Se da vescovo parlo di floricultura, corro il rischio di dire delle sciocchezze, a meno che non mi sia informato bene, abbia studiato. Ma mi guardo bene dal parlare di floricultura».
Quindi cristianesimo ed Europa per Lei sono strettamente collegati?
«Certamente! però bisogna che uno sia davvero informato da letture che non si improvvisano. Per esempio, Spengler, quella gente lì, l’ha letto? Gli storici cristiani di Sant’Agostino, li hanno letti? Perché quando si parla di cristianesimo tutti devono sentirsi informati e delegati a dire la loro, anche se non sanno assolutamente nulla»?
Le leggo anche la seconda frase: «includere, dunque, non escludere, come del resto il messaggio cristiano nella sua universalità dovrebbe essere inteso da chiunque non ne faccia un uso personale e lo prenda per quello che dice da oltre duemila anni».
«Che cosa vuol dire, questo? Tenga presente che Gesù Cristo è fuori dai duemila anni. Lo escludiamo. Ma che scemenze sono, queste! Sono delle frasi ad effetto che lasciano tramortito chi non pensa. Chi sta attento a ciò che si dice si rende conto che è una sciocchezza, sono delle banalità dette da uomini che si lasciano dire illustri. Non hanno senso».
Che cosa si può rispondere?
Credo che sia inutile battibeccare. Dietrich Bonhoeffer (teologo protestante tedesco del secolo scorso) diceva che con gli intelligenti e informati che sono critici si può discutere, ma con gli ignoranti nulla possono nemmeno gli dei».
Quindi includere qualche cosa che non è cristiano nell’Europa provocherebbe problemi?
«E’quello che sta capitando, e che capiterà».[La Stampa]

Ewigen
28-05-2006, 11:54
INDONESIA
La comunità cattolica in preghiera per la sorte dei tre cattolici indonesiani condannati a morte: nuove speranze per la loro liberazione


Roma (Agenzie) - Preghiera e sensibilizzazione culturale: sono questi i binari su cui è impegnato il neonato “Comitato Giustizia e Pace” formato dalla comunità cattolica indonesiana in Italia. il gruppo è formato soprattutto da religiosi e seminaristi che si trovano in Italia per gli studi teologici, ma che vedono la loro presenza in Italia come una preziosa opportunità per collegarle le urgenze della Chiesa indonesiana con la Santa Sede e la Chiesa universale.
Attualmente il Comitato è molto attivo nella difesa dei tre fedeli cattolici indonesiani, Fabianus Tibo, Marinus Riwa e Dominggus da Silva, condannati a morte nell’isola indonesiana di Sulawesi, ma innocenti.
Il 25 maggio, il gruppo si è riunito per pregare per la salvezza dei tre nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, condividendo un momento di preghiera e riflessione con la Comunità di Sant’Egidio. Oltre alla preghiera, le sensibilizzazione culturale va avanti, insieme con la campagna per una moratoria della pena di morte in Indonesia. Incontri di preghiera e manifestazioni pacifiche per l’abolizione della pena di morte si sono tenute nelle scorse settimane in diverse parti dell’arcipelago indonesiano: a Giacarta, Flores, Medan, Sulawesi. I cattolici indonesiani intendono diffondere sempre più l’idea del rispetto della vita, nella sua sacralità, e la richiesta di abolire dall’ordinamento legislativo nazionale la pena capitale.
Intanto nel caso dei tre cattolici indonesiani, condannati ingiustamente per un omicidio che non hanno commesso, le speranza continuano a crescere. Infatti il Ministero indonesiano per le Politiche di Sicurezza ha ordinato un supplemento di indagini per fare chiarezza sul caso, e ha inviato a Poso (la città interessata dalla vicenda) un Commissario di un’altra provincia. Le indagini del nuovo Commissario hanno confermato i risultati già ottenuti dalla polizia locale, che scagionano completamente i tre cristiani. A questo punto la comunità cattolica spera in una risoluzione favorevole del caso, con la liberazione dei tre, anche se motivi politici potrebbero intralciare questo percorso.
La Chiesa indonesiana, con altre organizzazioni della società civile, si è prontamente attivata per manifestare e sostenere la liberazione dei tre. “E’ una questione di giustizia, è un’opera umanitaria, non certo una questione di difesa a priori di correligionari. Alziamo la voce e intanto preghiamo per loro e per le loro famiglie”, ha detto di recente p Patrizio Pa, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Indonesia. Intanto, alla luce dei risultati delle nuove indagini, una seconda richiesta di grazia è stata inviata al Presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, dopo che, nei mesi scorsi, il Presidente aveva già respinto la prima richiesta.
Fabianus, Dominggus e Marinus, abitanti nell’isola di Sulawesi, sono stati arrestati nel 2000, con l’accusa di omicidio nel corso dei disordini a sfondo religioso che insanguinarono la città di Poso nello stesso anno. Il 5 aprile 2001 sono stati condannati a morte dal tribunale regionale di Palu.

Ewigen
28-05-2006, 21:47
VERA MEMORIA STORICA
28 Maggio 2006
Papa: Auschwitz, dove Hitler voleva uccidere Dio e l’uomo grida al suo “silenzio”

Benedetto XVI conclude la visita in Polona, ai campi di sterminio di Aushwitz e Birkenau, parlando della Shoah e del nazismo, che voleva la morte di Dio, di coloro che oggi soffrono a causa del male. Ma anche di riconciliazione e dell’amore di Dio.

Aushwitz (AsiaNews) – Da Auschwitz, luogo “di accumulo di crimini contro Dio e contro l'uomo”, da dove l’uomo grida al “silenzio di Dio”, per “svegliare Dio” e chiedergli che “non accada mai più”, e grida alll’uomo affinché “la forza della riconciliazione e della pace prevalga sulle minacce circostanti dell'irrazionalità o di una ragione falsa, staccata da Dio”, Benedetto XVI ha oggi ripetuto la frase che Giovanni Paolo II vi pronunciò nel 1979, “non potevo non venire”. L’uno lo disse da polacco, l’altro da tedesco, figlio del popolo che di tali orrori è responsabile.

Una visita, che si è estesa al contiguo campo di Birkenau, fatta di silenzi di fronte ad alcuni dei luoghi più simbolici: il muro delle esecuzioni, davanti al quale, nel silenzio assoluto ha messo un cero, la cella di San Massimiliano Kolbe, nel Blocco 11, dove è stato acceso il cero che vi pose Giovanni Paolo II, le lapidi che in 20 lingue commemorano le nazionalità di coloro che vi furono uccisi, davanti alle quali, in silenzio, 20 giovani hanno posto delle candele accese, ma anche il Centro per il dialogo e la preghiera, per “implorare la grazia della riconciliazione”, anche per coloro che oggi soffrono “sotto il potere dell'odio e sotto la violenza fomentata dall'odio”. Egli stesso, a Birkenau, dopo aver pregato in memoria delle vittime ed aver ascoltato l’intonazione del canto di lutto del Kaddish, ha acceso un cero. Prima, quel silenzio, era stato come cadenzato da preghiere in lingua rom, russo, polacco, inglese e, naturalmente, ebraico, lingua nella quale si è sentito anche il lungo elenco degli altri campi di sterminio nazisti. C’erano anche alcuni sopravvvissuti a quei campi, ad alcuni dei quali Benedetto XVI, ha impedito, con un gesto, di inchinarsi davanti a lui.

Nel suo discorso, fatto in italiano, Benedetto XVI, che da arcivescovo di Monaco, era già venuto qui nel 1979 e nel 1980, ha parlato del grande interrogativo che pone la Shoah, “perché Dio ha permesso che accadesse?” ed anche del rapporto dei tedeschi con il nazismo, che, ha sostenuto, prima li ingannò e poi li dominò, dei russi che qui hanno portato la libertà ed imposto una nuova dittatura. Ma quelle lapidi, testimoni di tanto male, “non vogliono provocare in noi l'odio: ci dimostrano anzi quanto sia terribile l'opera dell'odio. Vogliono portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo; vogliono suscitare in noi il coraggio del bene”.

In una cerimonia fatta soprattutto di memoria e simboli, un arcobaleno si è formato su Birkenau.

Queste le parole di Benedetto XVI:

Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l'uomo che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio – un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo? È in questo atteggiamento di silenzio che ci inchiniamo profondamente nel nostro intimo davanti alla innumerevole schiera di coloro che qui hanno sofferto e sono stati messi a morte; questo silenzio, tuttavia, diventa poi domanda ad alta voce di perdono e di riconciliazione, un grido al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa.

Ventisette anni fa, il 7 giugno 1979, era qui Papa Giovanni Paolo II; egli disse allora: "Vengo qui oggi come pellegrino. Si sa che molte volte mi sono trovato qui… Quante volte! E molte volte sono sceso nella cella della morte di Massimiliano Kolbe e mi sono fermato davanti al muro dello sterminio e sono passato tra le macerie dei forni crematori di Birkenau. Non potevo non venire qui come Papa". Papa Giovanni Paolo II stava qui come figlio di quel popolo che, accanto al popolo ebraico, dovette soffrire di più in questo luogo e, in genere, nel corso della guerra: "Sono sei milioni di Polacchi, che hanno perso la vita durante la seconda guerra mondiale: la quinta parte della nazione", ricordò allora il Papa. Qui egli elevò poi il solenne monito al rispetto dei diritti dell'uomo e delle nazioni, che prima di lui avevano elevato davanti al mondo i suoi Predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, e aggiunse: "Pronuncia queste parole […] il figlio della nazione che nella sua storia remota e più recente ha subito dagli altri un molteplice travaglio. E non lo dice per accusare, ma per ricordare. Parla a nome di tutte le nazioni, i cui diritti vengono violati e dimenticati…".

Papa Giovanni Paolo II era qui come figlio del popolo polacco. Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per questo devo e posso dire come lui: Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco – figlio di quel popolo sul quale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di ricupero dell'onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell'intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio. Sì, non potevo non venire qui. Il 7 giugno 1979 ero qui come Arcivescovo di Monaco-Frisinga tra i tanti Vescovi che accompagnavano il Papa, che lo ascoltavano e pregavano con lui. Nel 1980 sono poi tornato ancora una volta in questo luogo di orrore con una delegazione di Vescovi tedeschi, sconvolto a causa del male e grato per il fatto che sopra queste tenebre era sorta la stella della riconciliazione. È ancora questo lo scopo per cui mi trovo oggi qui: per implorare la grazia della riconciliazione – da Dio innanzitutto che, solo, può aprire e purificare i nostri cuori; dagli uomini poi che qui hanno sofferto, e infine la grazia della riconciliazione per tutti coloro che, in quest'ora della nostra storia, soffrono in modo nuovo sotto il potere dell'odio e sotto la violenza fomentata dall'odio.

Quante domande ci si impongono in questo luogo! Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male? Ci vengono in mente le parole del Salmo 44, il lamento dell'Israele sofferente: "…Tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli e ci hai avvolti di ombre tenebrose… Per te siamo messi a morte, stimati come pecore da macello. Svégliati, perché dormi, Signore? Déstati, non ci respingere per sempre! Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia!" (Sal 44,20.23-27). Questo grido d'angoscia che l'Israele sofferente eleva a Dio in periodi di estrema angustia, è al contempo il grido d'aiuto di tutti coloro che nel corso della storia – ieri, oggi e domani – soffrono per amor di Dio, per amor della verità e del bene; e ce ne sono molti, anche oggi.

Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio – vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e della storia. Non difenderemmo, in tal caso, l'uomo, ma contribuiremmo solo alla sua distruzione. No – in definitiva, dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l'uomo! E il nostro grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il nostro stesso cuore, affinché si svegli in noi la nascosta presenza di Dio – affinché quel suo potere che Egli ha depositato nei nostri cuori non venga coperto e soffocato in noi dal fango dell'egoismo, della paura degli uomini, dell'indifferenza e dell'opportunismo. Emettiamo questo grido davanti a Dio, rivolgiamolo allo stesso nostro cuore, proprio in questa nostra ora presente, nella quale incombono nuove sventure, nella quale sembrano emergere nuovamente dai cuori degli uomini tutte le forze oscure: da una parte, l'abuso del nome di Dio per la giustificazione di una violenza cieca contro persone innocenti; dall'altra, il cinismo che non conosce Dio e che schernisce la fede in Lui. Noi gridiamo verso Dio, affinché spinga gli uomini a ravvedersi, così che riconoscano che la violenza non crea la pace, ma solo suscita altra violenza – una spirale di distruzioni, in cui tutti in fin dei conti possono essere soltanto perdenti. Il Dio, nel quale noi crediamo, è un Dio della ragione – di una ragione, però, che certamente non è una neutrale matematica dell'universo, ma che è una cosa sola con l'amore, col bene. Noi preghiamo Dio e gridiamo verso gli uomini, affinché questa ragione, la ragione dell'amore e del riconoscimento della forza della riconciliazione e della pace prevalga sulle minacce circostanti dell'irrazionalità o di una ragione falsa, staccata da Dio.

Il luogo in cui ci troviamo è un luogo della memoria. Il passato non è mai soltanto passato. Esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere. Come Giovanni Paolo II ho percorso il cammino lungo le lapidi che, nelle varie lingue, ricordano le vittime di questo luogo: sono lapidi in bielorusso, ceco, tedesco, francese, greco, ebraico, croato, italiano, yiddish, ungherese, neerlandese, norvegese, polacco, russo, rom, rumeno, slovacco, serbo, ucraino, giudeo-ispanico, inglese. Tutte queste lapidi commemorative parlano di dolore umano, ci lasciano intuire il cinismo di quel potere che trattava gli uomini come materiale non riconoscendoli come persone, nelle quali rifulge l'immagine di Dio. Alcune lapidi invitano ad una commemorazione particolare. C'è quella in lingua ebraica. I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora le parole del Salmo: "Siamo messi a morte, stimati come pecore da macello" si verificarono in modo terribile. In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno. Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all'uomo e lo prende in carico, allora quel Dio doveva finalmente essere morto e il dominio appartenere soltanto all’uomo – a loro stessi che si ritenevano i forti che avevano saputo impadronirsi del mondo. Con la distruzione di Israele volevano, in fin dei conti, strappare anche la radice, su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé, la fede nel dominio dell'uomo, del forte. C'è poi la lapide in lingua polacca: In una prima fase e innanzitutto si voleva eliminare l'élite culturale e cancellare così il popolo come soggetto storico autonomo per abbassarlo, nella misura in cui continuava ad esistere, a un popolo di schiavi. Un'altra lapide, che invita particolarmente a riflettere, è quella scritta nella lingua dei Sinti e dei Rom. Anche qui si voleva far scomparire un intero popolo che vive migrando in mezzo agli altri popoli. Esso veniva annoverato tra gli elementi inutili della storia universale, in una ideologia nella quale doveva contare ormai solo l'utile misurabile; tutto il resto, secondo i loro concetti, veniva classificato come lebensunwertes Leben – una vita indegna di essere vissuta. Poi c'è la lapide in russo che evoca l'immenso numero delle vite sacrificate tra i soldati russi nello scontro con il regime del terrore nazionalsocialista; al contempo, però, ci fa riflettere sul tragico duplice significato della loro missione: liberando i popoli da una dittatura, dovevano servire anche a sottomettere gli stessi popoli ad una nuova dittatura, quella di Stalin e dell'ideologia comunista. Anche tutte le altre lapidi nelle molte lingue dell'Europa ci parlano della sofferenza di uomini dell'intero continente; toccherebbero profondamente il nostro cuore, se non facessimo soltanto memoria delle vittime in modo globale, ma se invece vedessimo i volti delle singole persone che sono finite qui nel buio del terrore. Ho sentito come intimo dovere fermarmi in modo particolare anche davanti alla lapide in lingua tedesca. Da lì emerge davanti a noi il volto di Edith Stein, Theresia Benedicta a Cruce: ebrea e tedesca scomparsa, insieme con la sorella, nell'orrore della notte del campo di concentramento tedesco-nazista; come cristiana ed ebrea, ella accettò di morire insieme con il suo popolo e per esso. I tedeschi, che allora vennero portati ad Auschwitz-Birkenau e qui sono morti, erano visti come Abschaum der Nation – come il rifiuto della nazione. Ora però noi li riconosciamo con gratitudine come i testimoni della verità e del bene, che anche nel nostro popolo non era tramontato. Ringraziamo queste persone, perché non si sono sottomesse al potere del male e ora ci stanno davanti come luci in una notte buia. Con profondo rispetto e gratitudine ci inchiniamo davanti a tutti coloro che, come i tre giovani di fronte alla minaccia della fornace babilonese, hanno saputo rispondere: "Solo il nostro Dio può salvarci. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto" (cfr Dan 3,17s.).

Sì, dietro queste lapidi si cela il destino di innumerevoli esseri umani. Essi scuotono la nostra memoria, scuotono il nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l'odio: ci dimostrano anzi quanto sia terribile l'opera dell'odio. Vogliono portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo; vogliono suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza contro il male. Vogliono portarci a quei sentimenti che si esprimono nelle parole che Sofocle mette sulle labbra di Antigone di fronte all'orrore che la circonda: "Sono qui non per odiare insieme, ma per insieme amare".

Grazie a Dio, con la purificazione della memoria, alla quale ci spinge questo luogo di orrore, crescono intorno ad esso molteplici iniziative che vogliono porre un limite al male e dar forza al bene. Poco fa ho potuto benedire il Centro per il Dialogo e la Preghiera. Nelle immediate vicinanze si svolge la vita nascosta delle suore carmelitane, che si sanno particolarmente unite al mistero della croce di Cristo e ricordano a noi la fede dei cristiani, che afferma che Dio stesso e sceso nell'inferno della sofferenza e soffre insieme con noi. A Oświęcim esiste il Centro di san Massimiliano e il Centro Internazionale di Formazione su Auschwitz e l'Olocausto. C'è poi la Casa Internazionale per gli Incontri della Gioventù. Presso una delle vecchie Case di Preghiera esiste il Centro Ebraico. Infine si sta costituendo l'Accademia per i Diritti dell'Uomo. Così possiamo sperare che dal luogo dell'orrore spunti e cresca una riflessione costruttiva e che il ricordare aiuti a resistere al male e a far trionfare l’amore.

L'umanità ha attraversato a Auschwitz-Birkenau una "valle oscura". Perciò vorrei, proprio in questo luogo, concludere con una preghiera di fiducia – con un Salmo d'Israele che, insieme, è una preghiera della cristianità: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza … Abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni" (Sal 23, 1-4. 6).


Lo sterminio nazista contro gli ebrei è anche contro Dio e i cristiani
di David-Maria A. Jaeger

Benedetto XVI ha guardato a Dio e alla Shoah con gli occhi del salmista. A partire dall’esempio di Edith Stein, occorre riscoprire che ebrei e cristiani condividono lo stesso destino. Il commento di p. Jaeger, sacerdote francescano, ebreo e israeliano.

"Ma com'è possibile", mi domanda sorpresa una giovane giornalista, “il Papa, ad Auschwitz, sembra parlare soprattutto di Dio e a Dio!". La rassicuro che il papa non poteva, né doveva fare altrimenti. Ad Auschwitz egli ha fatto quello che deve fare sempre: parlare di Dio e di tutte le cose precisamente in relazione a Dio, come dice anche una nota definizione di S. Tommaso d'Aquino.

E quale Dio!

Ad Auschwitz il Papa raccoglie le angosciate domande e proteste di quanti si son domandati se dopo Auschwitz è ancora possibile un discorso su Dio, se non è proprio un non-senso invocare il divino di fronte all’affermarsi così potente e "assoluto" del Male - mi verrebbe a dire "il Male allo stato puro". E di fronte a tante proteste, il Papa recupera il Dio, che i figli di Israele conoscevano e adoravano - o meglio, il rapporto con Dio che essi sapevano di avere. É un rapporto passionale, insegnatoci in modo insuperabile dal Salmista, che il Santo Padre cita a più riprese. É il Salmista, spinto proprio dalla sua fede in Dio, dal suo sconfinato amore per Dio, a protestare, a rimproverare a Dio i suoi silenzi, il suo aver mancato nel venire in aiuto al suo servo, ai suoi amici, al suo Popolo... Il Salmista ci insegna - e il Papa ci ricorda – che il rapporto con Dio è un rapporto vivo, un rapporto estremamente personale, fatto di amore e di tutte le speranze, di impazienze e di esasperazioni che – come ben sappiamo dall'esperienza umana di ciascuno - possono accompagnare l'amore in modo inseparabile.

I credenti in Cristo, poi, ben sanno che Dio ha "riparato" a tutte queste "mancanze" venendo tra di noi nella Persona del Figlio e riscattando tutte le nostre sofferenze - ma proprio tutte, nessuna esclusa - nell'estremo Sacrificio Redentore sulla Croce, in cui il senso delle nostre "passioni" si ha e si dischiude.

Importantissima l'insistenza del Papa sul carattere radicalmente anticristiano del neopaganesimo nazista, che tagliando le radici ebraiche del cristianesimo, mirava poi a sradicarlo, ad eliminarlo completamente. Ancora troppi miei connazionali ebrei pensano in modo semplicista che, nell'Europa di 60-70 anni fa, un europeo, se non era ebreo, era necessariamente cristiano. Perciò molti di loro credono che lo sterminio, la Shoah, sia stato perpetrato da cristiani! Per noi cristiani pensare ciò è davvero il colmo dell'assurdo. Ma ci è richiesta ancora molta insistenza, molta pazienza, per spiegare la verità di queste cose a tanti miei connazionali, che di cristianesimo conoscono troppo poco. Per definizione, chi prendeva parte in quella ideologia, in quel partito, in quei crimini, non era cristiano - era anzi nemico del cristianesimo, anti-cristiano. Non dobbiamo mai stancarci di spiegare che proprio l'abbandono del cristianesimo, il rifiuto di Cristo, ha reso possibile la Shoah.

Di fronte al Male nazi-fascista, ebrei e cristiani si trovano uniti più intimamente che mai, perchè quello che li unisce, che a loro è comune, è proprio l’essere stato l'oggetto ultimo, definitivo, della follia distruttiva di questo Male che si è abbattuto sull'umanità.

Nel Discorso pronunciato da Papa Benedetto XVI ad Auschwitz vi sono tanti contenuti che necessitano approfondita riflessione, non solo immediata, ma ancora per molto tempo.

In questo primo momento mi è particolarmente caro il ricordo fatto della santa martire Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein. Questo ricordo è fondamentale per la costruzione di un rapporto sano e veritiero tra cattolici e il Popolo Ebraico, e all'interno dello stesso Popolo Ebraico, tra i credenti in Cristo e gli altri loro “fratelli maggiori”, come piacque chiamarli a Giovanni Paolo II. La martire carmelitana personifica in modo drammatico quello che noi, ebrei credenti in Cristo, ben sappiamo: e cioè che condividiamo lo stesso destino, che il credere in Gesù non ci separa dal nostro Popolo, ma anzi rende la nostra solidarietà con tutti i membri di esso ancor più forte, più profonda, più significativa! E' proprio attraverso di lei, e per mezzo di lei, e solo così, che può veramente avvenire la saldatura definitiva dell'amicizia, che è la qualità connaturale del rapporto tra la Chiesa e il Popolo Ebraico.

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Ewigen
29-05-2006, 11:42
INDIA
29 Maggio 2006

Gli attacchi alla libertà religiosa “tradiscono gli ideali della nostra società”
di p. Babu Joseph, svd

In una lunga analisi, il portavoce della Conferenza episcopale indiana punta il dito contro le frange “oscurantiste” della società indiana che “disinformano la popolazione sulle attività dei cristiani” ed “interferiscono in un campo che compete solo a Dio”.

Delhi (AsiaNews) – La società indiana subisce “uno dei più seri attacchi della sua storia alla libertà religiosa”, fattore “fondamentale per ogni essere umano” sul quale “lo Stato non ha alcun diritto di intervenire”. Padre Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale indiana e direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali indiane, analizza il recente dibattito fra i nazionalisti indiani e Papa Benedetto XVI sulla libertà religiosa nel Paese ed i tentativi di approvare – Stato dopo Stato – decreti anti-conversione che “interferiscono in un campo in cui lo Stato non può intervenire: l’interiorità di una persona”.

Riportiamo di seguito il testo completo dell’analisi. La traduzione è a cura di AsiaNews.

Per oltre due millenni, l’India ha avuto un carattere multi-religioso. Ma ora questa caratteristica ben definita della nazione subisce un serio attacco da parte di un gruppo di oscurantisti religiosi e dalla loro visione del Paese. Questa visione è molto lontana da quella che dovrebbe avere una nazione moderna ed in crescita.

Il Papa Benedetto XVI, nel suo discorso al nuovo ambasciatore indiano presso la Santa Sede Amitava Tripathi – pronunciato in occasione della presentazione delle lettere di credenziali di quest’ultimo – ha detto che, nonostante l’India abbia superato una serie di ostacoli importanti in campo economico, sociale e politico, ha ancora delle situazioni che preoccupano per ciò che riguarda la libertà religiosa in alcune zone della nazione. Questa osservazione del Papa ha provocato diverse risposte dal nostro Paese.

Come prevedibile, alcune organizzazioni hanno criticato questa affermazione ed hanno detto che il Papa ha ecceduto i limiti della sua autorità facendo riferimento a fattori che riguardano gli affari interni dell’India; secondo questi gruppi, il discorso di Benedetto XVI è quindi un’interferenza e l’intera questione dovrebbe essere risolta dalla popolazione indiana. Altri sono stati più prudenti ed hanno affermato che il Papa non avrebbe dovuto fare queste affermazioni in occasione dell’udienza al nuovo ambasciatore, ma avrebbe dovuto scegliere un altro momento.

Il governo ha risposto comunicando il “proprio dispiacere” all’incaricato d’affari della Santa Sede in India. Questa decisione è stata necessaria a causa di un’interrogazione parlamentare sulla questione presentata da un leader dell’opposizione, che si è scagliato contro le parole del pontefice.

Dopo questo polverone, forse è una buona idea quella di raccogliere i nostri pensieri sull’intero episodio per porre la questione sulla giusta prospettiva.

Il riferimento del Papa ai “preoccupanti segni di intolleranza religiosa che si registrano in alcuni Stati indiani” non si rifà ad episodi grossolanamente fraintesi, se si vuole guardare all’argomento con obiettività storica. Nessuno con un briciolo di sensibilità può negare l’allargarsi della violenza nella storia recente dell’India contro comuni cittadini, divenuti un bersaglio solo a causa della loro appartenenza religiosa. Il massacro del Gujarat, l’omicidio di Graham Stein (bruciato vivo insieme a due figli piccoli), la brutale esecuzione di religiosi e religiose, lo stupro e le umiliazioni subite da donne devote a Dio, il rogo dei luoghi di culto, le molestie che devono subire coloro che pregano anche in casa, gli atti vandalici contro istituzioni educative o sanitarie sono chiari esempi che fanno capire a chiunque che qui c’è qualcosa che non và.

Ancora peggiori sono le motivazioni incredibili che alcuni gruppi forniscono alla popolazione per disinformare in maniera sistematica sulle “reali motivazioni” dei cristiani, in special modo di coloro che operano in ambienti umanitari. Vi è un ritornello – “fermate le conversioni forzate” – che viene ripetuto fino alla nausea, così spesso che si arriva a domandarsi se i cristiani parlino d’altro.

Che ci sia così tanta paranoia riguardo le conversioni religiose in India – in buona parte creata con cura – è visibile inoltre dal fatto che, Stato dopo Stato, tutti i governi locali retti dai partiti d’opposizione stanno approvando dure leggi anti-conversione. Questo – secondo la loro logica – “redimerà” l’India dal suo “cammino deviato”, facendola tornare alla sua “religione originaria”.

Il cardinale Ivan Dias, il nuovo prefetto di Propaganda Fide, ha molto correttamente condannato il tentativo di alcuni Stati di limitare la libertà religiosa definendolo “infondato”. Questo è solo un modo per tradire i principi base su cui la nostra patria è stata fondata dai suoi padri. L’India, e questo è un fatto, ha avuto per oltre due millenni un carattere multi-religioso.

La libertà di un individuo o di una società è incompleta senza la libertà religiosa. Per questo, la religione è un qualcosa che tocca il nucleo stesso di un essere umano, ed egli lo considera uno dei fattori più importanti della sua esistenza. Ognuno dovrebbe avere la libertà di scegliere il credo e le pratiche religiose che preferisce per costruire la propria vita nella maniera migliore per lui. In questo campo lo Stato non ha alcun diritto di intervenire, se non per questioni che riguardano la morale o l’ordine pubblico.

La fede è una questione che riguarda l’interiorità di ciascuno di noi: anche se in questo campo lo Stato non può intervenire, questo è esattamente ciò che alcuni Stati indiani stanno cercando di fare, rimanendo impuniti. Sembra di essere tornati ad Orwell, dominati da un Grande Fratello che guarda sopra di noi per vedere se facciamo il segno della croce, o se mettiamo una croce sopra i simboli. Tolleranza zero per i cambiamenti.


India - Una famiglia trascinata di villaggio in villaggio per essersi convertita a Cristo
[Compass 29/05/06]

Animisti adoratori della natura in un villaggio dello stato di Jharkhand, India, hanno umiliato una famiglia di neo-convertiti al cristianesimo trascinandola di villaggio in villaggio. Santosh Karmali, 42, domenica 21 maggio è stato costretto a firmare una dichiarazione a favore dei seguaci della religione Sarna nel villaggio di Dubalia in base alla quale rinunciava alla proprietà di famiglia. Alla famiglia Shiva Devi hanno tagliato a zero i capelli ed hanno coperto il viso di polvere di cedro. L'hanno poi mostrata a tutto il villaggio. L'intera famiglia è stata cacciata per finire così “d'inquinare l'atmosfera del villaggio”.

29 Maggio 2006
CINA
Pechino deve liberarsi dalla politica ridicola dell’Associazione Patriottica
di Bernardo Cervellera

Roma (AsiaNews) - Le ordinazioni illecite avvenute in Cina alcune settimane fa sembrano aver mandato in briciole i timidi segnali di dialogo con il Vaticano, iniziati l’anno scorso alla morte di Giovanni Paolo II. Con una Cina sempre più ingolfata in tensioni sociali, ci domandiamo come mai Pechino abbia voluto aprire un altro fronte che sta riversando sul Paese le critiche della comunità internazionale, non ultima quelle del cancelliere tedesco Angela Merkel, che vede nella mancanza di libertà religiosa un elemento che conferma la debolezza e fragilità del sistema-Cina.

Un ultimo intoppo sulla questione “ordinazioni” è emerso in questi giorni a Zhouzhi (Shaanxi), dove mons. Wu Qinjing, ordinato dal defunto arcivescovo di Xian, Antonio Li Duan, non viene riconosciuto dal governo, che definisce la sua ordinazione “illegale”. In realtà le autorità locali avevano pensato di mettere al suo posto un altro sacerdote, Zhao Yinshen, famoso per il suo fiuto negli affari e per aver fatto favori al governo. L’unico problema è che nessuno dei cattolici lo rispetta.

Eppure, proprio in questi giorni il Ministero degli esteri ha detto ancora una volta che “la Cina è sincera nel desiderio di migliorare i rapporti col Vaticano”. Nello stesso tempo, il pomeriggio del 19 maggio l’Ufficio governativo per gli affari religiosi (Uar) ha chiamato a Pechino 19 giovani vescovi, ordinati nell’ultimo anno. A presiedere l’incontro vi era Liu Yandong, direttore del Fronte Unito e membro del Comitato Centrale del Partito comunista. È anche apparso Michele Fu Tieshan, vescovo patriottico di Pechino ormai molto malato, per parlare delle ordinazioni (illecite) avvenute a Kunming e Wuhu; presente anche Wang Zoar, vice-direttore dell’Uar per i cattolici. Il fine dell’incontro - tenuto segretissimo - era quello di istruire i giovani vescovi sulla politica religiosa del governo e riaffermare la volontà di proseguire con la politica delle nomine e delle ordinazioni “indipendenti” da Roma.

Un simile incontro, con alte personalità del governo, sembra confermare i timori e le analisi di quanti dicono che la mossa delle ordinazioni illecite era voluta dal governo centrale. Bisogna dire che se è così, Pechino si è davvero coperta di ridicolo. Via via che ci giungono notizie sulle ordinazioni del 30 aprile e del 3 maggio, si scopre che l’Associazione Patriottica ha faticato non poco a trovare vescovi disposti a ordinare i nuovi candidati: ha diramato notizie false dicendo che “c’era il permesso del papa” e ha dovuto strappare dal letto della sua malattia - facendolo curare da una troupe specializzata di medici - l’89enne vescovo Bernardino Dong Guangqing che, raggirato, ha ordinato il nuovo vescovo di Kunming seduto su una sedia a rotelle!

Anche nel caso di Wuhu vi sono state pressioni dell’AP sul candidato e sul governo locale per attuare un gesto disapprovato da tutti i cattolici cinesi, ufficiali e sotterranei.

In realtà, quel che appare evidente non è il coinvolgimento della leadership nelle questioni religiose, ma il fatto che essa “lasci fare” ai quadri intermedi dell’AP e dell’Uar una politica anti-Santa Sede senza contrastarli. È ormai da anni che la politica del governo centrale verso la Chiesa è in balia dell’AP.

Proprio mentre nel ’99 correvano voci di un avvicinamento fra Cina e Vaticano, l’AP ha programmato per il 6 gennaio 2000 l’ordinazione di 12 nuovi vescovi. Sette di loro hanno poi rifiutato la nomina, essendo venuti a conoscere che non vi era l’approvazione della Santa Sede; i 5 rimasti sono stati isolati e ingannati per fare accettare loro l’ordinazione. Alla cerimonia, svoltasi a Pechino nella cattedrale dell’Immacolata Concezione di mattino presto, hanno partecipato solo alcuni prelati patriottici, fra cui Fu Tieshan, arcivescovo di Pechino e Liu Yuanren, arcivescovo di Nanchino, non riconciliati con il Vaticano. Sacerdoti, fedeli e altri vescovi invitati sono rimasti assenti. Perfino i seminaristi del seminario nazionale di Pechino hanno disertato la cerimonia. In una lettera al loro rettore avevano espresso il loro dispiacere per l’ordinazione avvenuta senza il consenso del Vaticano. Le ordinazioni illecite del 2000 sono servite ad allontanare i timidi tentativi di dialogo di cui si parlava nel ’99.

La prova di forza delle scorse settimane è motivata ancora dal tentativo di distruggere l’avvicinamento fra Pechino e Santa Sede. In caso di relazioni diplomatiche, sia il governo che il Vaticano vogliono fare a meno dell’AP. In molte regioni la tensione fra i segretari dell’AP e i fedeli, sotterranei e ufficiali, è tale da mettere in crisi il progetto di “società armoniosa” e vicina al popolo che Hu Jintao sta perseguendo. Da parte vaticana e della Chiesa ufficiale e sotterranea si fa sempre più strada l’idea di accettare l’iscrizione delle comunità e dei vescovi presso l’Ufficio affari religiosi governativo, senza però aderire all’AP, che lavora per una chiesa nazionale e indipendente da Roma.

Vari analisti hanno giustificato la mossa della Cina, come una “contromossa” alla nomina del card. Zen a cardinale, avvenuta in febbraio. Il card. Zen è molto conosciuto per essere paladino della libertà della Chiesa e difensore dei diritti dell’uomo in Cina e ad Hong Kong. In realtà le “contromosse” cinesi datano da molto prima e hanno tutte la firma dell’AP. Esse risalgono proprio ai tentativi di dialogo fra Cina e Vaticano iniziati verso la fine del pontificato di Giovanni Paolo II, quando personalità del governo cinese hanno “promesso” che avrebbero inviato vescovi al Sinodo e hanno invitato le Missionarie della Carità di Madre Teresa ad aprire una casa a Qingdao: erano importanti segni di disgelo. Ma subito in luglio-agosto è iniziata una campagna dell’AP per “mettere in riga” sacerdoti e vescovi della Chiesa ufficiale, ricordando loro l’ubbidienza all’AP e il metodo “elettivo” – senza avallo della Santa Sede – per le nomine episcopali. E mentre si bloccava l’andata delle suore di Madre Teresa in Cina – che ancora adesso attendono il permesso ufficiale – e si proibiva ai vescovi invitati dal papa di giungere a Roma per il Sinodo sull’Eucaristia, si imprigionavano decine di sacerdoti della Chiesa sotterranea, quasi a ritornare ai tempi d’oro del maoismo.

In mezzo a tante difficoltà, il frutto di tutto questo sembra essere un rafforzamento dell’unità della Chiesa cinese. Ne è testimonianza la campagna di preghiera lanciata dai vescovi sotterranei per i sacerdoti della Chiesa ufficiale “perché siano forti e fedeli al papa” di fronte alle pressioni dell’AP. La campagna, cui ha aderito anche AsiaNews, ha trovato sostegno e accoglienza non solo in Cina, ma in tutto il mondo

Ewigen
29-05-2006, 19:41
perchè, è forse cosa nuova?
Quanti secoli ancora ci vorranno per capire che la religione vera, forse, è esistita solo nell'anima di gesù cristo (parlando di cristianesimo)?

a me sembra voi siate chiacchiere e distintivi.
parole, parole, parole...

"Beati voi, quando v'oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni sorta di male per cusa mia.
Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande ne' cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi." (Mt 5,11-12]

Continuate pure :asd:




29 Maggio 2006
PAKISTAN
Anche se non ha prove, la polizia arresta un cristiano per blasfemia
di Qaiser Felix

Un cristiano di Karachi è stato arrestato con l’accusa di aver inviato messaggi blasfemi sui cellulari di musulmani “per vendetta contro gli attacchi alle chiese degli ultimi mesi”. Attivisti denunciano: “Non deve rimanere in carcere, ne abbiamo visti troppi morire là dentro senza un processo”.

Karachi (AsiaNews) – L’All Pakistan Minorities Alliance (Apma) “chiede al governo di fornire protezione a Qamar David ed alla sua famiglia, di far eseguire da alti ufficiali di polizia le indagini su questo presunto caso di blasfemia e di garantire all’accusato la piena libertà di spiegare il suo gesto”.

Con queste parole Shabhaz Bhatti, presidente dell’Apma, interviene sul caso del cristiano di Karachi - che lavora in una mensa di ospedale - arrestato con l’accusa di blasfemia il 24 maggio scorso. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe inviato dei messaggi blasfemi sul cellulare di alcuni musulmani per vendetta contro gli attacchi alle chiese cristiane del Paese compiuti da gruppi di fondamentalisti islamici nello scorso mese.

Khursheed Ahmed, agente di viaggi, avrebbe ricevuto e salvato questi messaggi, grazie ai quali ha denunciato alla polizia di Karachi l’accaduto. Gli ufficiali hanno aperto un fascicolo che incrimina David per blasfemia, secondo quanto previsto dall’articolo 295, comma A e C, del Codice penale pakistano.

“Sono del tutto contrario – spiega Bhatti ad AsiaNews – alla richiesta di trattenere David in carcere: verrebbe torturato e costretto con la forza a confessare tutto ciò che gli viene detto di confessare. Abbiamo chiesto alla polizia di mostrare il famoso messaggio, ma gli agenti hanno rifiutato dicendo solo che questo è blasfemo”. “Se si vuole portare avanti questa causa – aggiunge – il testo incriminato deve essere reso pubblico. Altrimenti vuol dire che David è stato arrestato senza prove”.

“Ancora una volta – denuncia – la legge viene usata in maniera irregolare. L’articolo penale che prevede la blasfemia non ne dà una definizione: questa può essere interpretata da chiunque, in accordo con la sua mentalità e le sue conoscenze”.

La pena prevista per casi come questo arriva alla sentenza di morte o alla prigione per 25 anni. Questa legge è criticata da molto tempo da gruppi internazionali per i diritti umani e dalle minoranze del Paese, che la definiscono “strumento arbitrario di intimidazione”.

Fino ad ora, nessuno è stato condannato a morte per queste accuse, ma vi sono stati diversi casi di “morte naturale in carcere” o di omicidi compiuti da estremisti e rimasti impuniti.

Nel maggio del 2004, Javed Anjum, 23 anni, è morto per le ferite riportate in cinque giorni di torture da parte di un gruppo di estremisti islamici che lo volevano convertire all’Islam. Samuel Masih, 32 anni, è stato ferito alla testa dal poliziotto che doveva proteggerlo ed è morto in ospedale dopo alcuni giorni di coma.

Nel 1994, Salamat, Manzoor e Rehmat Masih, di 12, 37 e 42 anni, sono stati bruciati vivi davanti all’Alta Corte di Lahore dove affrontavano il processo per blasfemia. Più tardi, anche Arif Iqbal Bhatti, giudice in quel processo, è stato assassinato.

Nel 1992 Tahir Iqbal, cristiano convertito dall’Islam, è stato avvelenato in carcere, dove è morto. Niamat Ahmer, insegnante, poeta e scrittore, è stato ucciso da alcuni musulmani che lo accusavano di scrivere versi blasfemi. Sempre nel 1992, Bantu Masih, 80 anni, è stato accoltellato a morte davanti alla polizia e Mukhtar Masih, 50 anni, è stato ucciso dalle torture inflittegli in carcere dagli agenti.

“Queste sono tutte prove che quella sulla blasfemia è una legge ingiusta – conclude Asma Jehangir, attivista per i diritti umani – e va abolita. Nel frattempo, chi viene incriminato deve essere protetto fino ad un giusto processo”.


29 Maggio 2006
CINA - VIETNAM
I cattolici vietnamiti si uniscono alla preghiera per la Chiesa in Cina

Continuano le adesioni alla campagna lanciata dalla Chiesa sotterranea. I cattolici vietnamiti pregano per la libertà religiosa “di entrambi i Paesi”. “Noi preghiamo sempre per l’unità della Chiesa in Cina”, scrivono le carmelitane da Taiwan. Adesioni anche da Cuba e da numerosi altri Paesi.

Hanoi (Asianews) – Anche il Vietnam si è unito alla preghiera chiesta dalla Chiesa sotterranea cinese, “sorella nel regime di governo”, perché sacerdoti e vescovi sottoposti a pressioni e minacce per separarli dal Papa abbiano fortezza e coraggio. Accade nella diocesi settentrionale di Vinh, dove ci sono anche giovani cattoliche sposate con cinesi, ed anche a Saigon, dove in piccoli gruppi si sono riuniti per pregare per le Chiese che vivono nei Paesi socialisti, Cina e Vietnam.

“Noi – dice un sacerdote vietnamita della diocesi di Thai Binh – preghiamo con il Papa per la Chiesa sotterranea della Cina e la Chiesa del Vietnam, preghiamo per la libertà di religione in entrambi i Paesi”. Un laico di Saigon racconta che nella sua parrocchia ogni sabato c’è un incontro di preghiera per “studenti emigrati”. Provenienti da diverse diocesi del Viet Nam, pregano e recitano il Rosario per le Chiese del Vietnam, della Cina e “degli altri Paesi nei quali esse incontrano difficoltà da parte dei governi”.

“La mia famiglia – racconta a Ho Ci Minh City una lavoratrice – è cattolica e vive nella diocesi di Vinh. Noi ogni giorno lavoriamo molto duramente, ma non abbiamo mai abbastanza cibo. La parrocchia ci ha aiutati, pregando l’uno per l’altro: noi preghiamo per noi ed anche per i cattolici cinesi”. In un’altra parrocchia del Vietnam centrale, dove ci sono 4mila cattolici, 300 dei quali di minoranze etniche, ci sono state preghiere di gruppo. “Stiamo insieme – racconta uno di loro – combinando le diversità, leggendo la Bibbia, cantando inni con la comunità. Abbiamo pregato nella nostra lingua, durante la festività dell’Anno nuovo, specialmente per la Chiesa di Cina e Vietnam”.

Adesione è arrivata ad AsiaNews da parte di un sacerdote di un altro Paese comunista, Cuba, che ricorda di essere stato ordinato da un vescovo “quasi moribondo, a causa dei maltrattamenti subiti”.

Sostegno all’iniziativa era stato dato fin dal primo momento dai tre cardinali asiatici creati da Benedetto XVI. “Vogliamo pregare – aveva detto da Hong Kong il card. Zen - perché restino saldi nelle nostre radici cristiane e cattoliche di affetto e legame verso il Papa”. Da Seoul il card. Cheong aveva sottolineato che “molti in Corea sperano che la Cina abbia la libertà religiosa”. Da parte sua il card. Gaudencio Rosales, informando della sua personale unione nella preghiera, aveva fatto sapere di voler parlare della “campagna” con gli altri vescovi delle Filippine.

Con loro, parrocchie, conventi, sacerdoti in pensione, associazioni, famiglie e singoli fedeli di tutto il mondo hanno dato il loro sostegno all’invito di AsiaNews ad unirsi alla preghiera dei cattolici cinesi.

Da ultimo, le clarisse di un monastero in Grecia, che parlano del loro “amore appassionato per tutta la Chiesa che soffre” e le salesiane della Coruna di quello “per il popolo cinese”. “Noi preghiamo sempre per l’unità della Chiesa in Cina”, scrivono le carmelitane da Taiwan. Un australiano, nell’anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II, invoca sulla Cina la protezione della Vergine di Fatima. Un sacerdote di Montreal, in Canada, fa sapere di aver avuto l’ispirazione di pregare per la Cina durante un pellegrinaggio a Lourdes. “Possa il governo cinese – aggiunge – rendersi conto che la comunione con Roma darà un grande vantaggio non solo per la Chiesa, ma per tutto il Paese”. Dalla Cina, si è unita anche Josefina, una volontaria che lavora tra i lebbrosi.

“Al termine di ogni Santa Messa chiederò di recitare una preghiera alla Madonna per i cattolici ‘ufficiali’ della Cina e per i loro pastori”, scrive un parroco di Prato. Lo stesso fa un sacerdote norvegese di Bergen; mentre il Comitato organizzatore del pellegrinaggio Macerata-Loreto fa sapere di aver inserito la preghiera per la Cina nelle intenzioni della marcia del 10 giugno. La Pastorale giovanile della diocesi di Como informa che proporrà ai ragazzi che parteciperanno alle loro attività estive il sostegno ad un seminarista cinese. Qualche altro sacerdote informa che la Chiesa in Cina è stata nelle intenzioni delle messe; alcuni fedeli hanno chiesto la stessa cosa ai loro parroci, in tanti hanno diffuso l’invito tra gli amici.

Preghiere sono state annunciate dall’Australia, la Polonia, Taiwan, la Bosnia, la Romania, il Paraguay, l’Argentina, la Spagna, l’Ungheria, la Repubblica ceca.

giannola
29-05-2006, 19:47
"Beati voi, quando v'oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni sorta di male per cusa mia.
Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande ne' cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi." (Mt 5,11-12]

Continuate pure :asd:





complimenti ti sei promosso da solo al regno dei cieli, chissà se Dio è d'accordo con te.

fabio80
29-05-2006, 19:55
39 pagine di cut & paste?

giannola
29-05-2006, 19:58
39 pagine di cut & paste?

ci ho rinunciato da un pezzo, ogni tanto mi trovo a passare da qui.
E' un post un po "feticista", non vedo che gusto ci provino, però ewigen è munito della speciale bolla e quindi questo 3d resta aperto.

<Straker>
30-05-2006, 08:32
complimenti ti sei promosso da solo al regno dei cieli, chissà se Dio è d'accordo con te.

Cosa vuoi che gli freghi di Dio? Come tanti altri fanatici che rifiutano il dialogo (beninteso di qualunque religione), Dio per lui e' solo un pretesto.

giannola
30-05-2006, 09:14
Cosa vuoi che gli freghi di Dio? Come tanti altri fanatici che rifiutano il dialogo (beninteso di qualunque religione), Dio per lui e' solo un pretesto.

non avrei saputo dirlo meglio :)

Ewigen
30-05-2006, 11:33
30 Maggio 2006
PAKISTAN
Le conversioni forzate “uccidono ogni anno 600 persone”
di Qaiser Felix

Convegno organizzato dalla Commissione per i diritti delle minoranze pakistane. Accuse alla magistratura, troppo dipendente dall'ambiente islamico. Vescovo cattolico: Vi è anche un'influenza della mentalità feudale e dell'economia.

Lahore (AsiaNews) – L'Islam che condanna con la morte la conversione a un'altra religione, obbliga nello stesso tempo le donne sposate a un musulmano di divenire anch'esse musulmane. Queste conversioni forzate in Pakistan uccidono ogni anno fra le 500 e le 600 persone anche se “i media nazionali riportano solo un centinaio di questi casi”, che la polizia e la magistratura “trattano sempre con poca giustizia a causa di pregiudizi radicati”. Sono questi i dati più importanti emersi dal convegno “La conversione forzata delle donne ed i diritti delle minoranze in Pakistan”, che si è tenuto il 26 maggio in un albergo di Lahore.

Al convegno, organizzato dalla Commissione per i diritti delle minoranze pakistane (Mrc), hanno partecipato oltre 50 fra attivisti per i diritti umani, avvocati e rappresentanti delle minoranze religiose provenienti da quattro province del Paese.

Khaliq Shah – membro della Mrc – ha spiegato gli obiettivi dell’incontro: sottolineare a livello nazionale l’importanza della questione, lanciare una campagna contro le conversioni forzate, analizzarne le cause sociali e discutere degli aspetti legali. Shah, che in passato ha condotto due lunghi studi in materia, ha ricordato che il fenomeno “è particolarmente presente nelle classi sociali più povere ed emarginate”.

I. A. Rehman, membro della Commissione per i diritti umani del Pakistan, ha aggiunto che – secondo la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – ogni singolo individuo può abbracciare e praticare in piena libertà ogni tipo di religione e che nessuno può costringere con la forza un'altra persona a cambiare credo. “In quest’ottica – ha spiegato – convertire non è un problema: il problema risiede nell’uso della forza: la conversione forzata deve essere bandita e la questione deve essere discussa”.

“In Pakistan – ha poi sottolineato – non abbiamo alcuna legge contro le conversioni forzate, e la conversione di un cittadino dall’Islam a qualunque altra religione significa, per lui, la morte”. “Per sconfiggere questo stato di cose – ha concluso - dobbiamo guardare la questione come se fosse una battaglia per la democrazia ed invitare a questi incontri anche dei musulmani, che possono aiutarci a comprendere tutti i punti di vista sull’argomento”.

Al convegno era presente anche mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad: “Questo è un problema delicato ed ognuno di noi deve contribuire a risolverlo”. “Alla base del problema – ha spiegato il presule – vi sono fattori come il feudalesimo e la struttura socio-economica del Paese. Se parliamo di conversioni forzate, dobbiamo parlare anche di questi aspetti”.

Per Kalyan Singh, di religione sikh, uno degli scogli più ardui da superare è la “sudditanza della magistratura rispetto ai leader islamici. I giudici non riescono ad essere neutrali, perché temono la vendetta degli estremisti islamici”.

Joseph Francis, del Centro aiuto legale, assistenza ed impiego, ha ripreso l’argomento. “La nostra organizzazione – ha spiegato – ha monitorato centinaia di cause legali collegate a questo fenomeno. Neanche i giudici delle Alte Corti riescono a trattarli con obiettività”. “Ai genitori – ha concluso – non viene dato il permesso di parlare con i figli ed un gran numero di ragazze convertite con la forza vengono costrette a fare le prostitute”.

In conclusione, i partecipanti hanno “condannato con forza ed in maniera unanime il fenomeno delle conversioni forzate” ed hanno chiesto al governo di “abolire le leggi a carattere personale e punire coloro che indulgono in queste pratiche”.

prio
30-05-2006, 12:35
Cosa vuoi che gli freghi di Dio? Come tanti altri fanatici che rifiutano il dialogo (beninteso di qualunque religione), Dio per lui e' solo un pretesto.

non avrei saputo dirlo meglio :)

Questo genere di illazioni/polemiche nei confronti di un altro utente non sono consentite. :rolleyes:
Ammoniti entrambi.

giannola
30-05-2006, 12:50
Ormai so che in questo forum io la prendo sempre nel posterione pur non polemizzando e non dicendo parolacce.
Mi pare di aver risposto ad un utente non di aver polemizzato, non trovo nel regolamento il reato di condivisione di un pensiero.

Con questo non contesto l'operato del moderatore, do semplicemente spiegazione del mio comportamento in buona fede agli altri utenti.

<Straker>
30-05-2006, 12:58
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

http://www.sepanet.it/index.asp?action=showarticle&idart=248

Titolo: L'isola del silenzio
Autore: Horacio Verbitsky
Editore: Fandango
Pagine: 184
Prezzo: Euro 15,00

Il giornalista argentino Horacio Verbitsky, nella sua coraggiosa battaglia di denuncia delle violazioni dei diritti umani nel suo paese, firma questo ennesimo testo nato dalle testimonianze dirette di alcuni desaparecidos, sopravvissuti agli orrori della loro prigionia. Nel periodo della dittatura militare in Argentina, gli oppositori o presunti tali venivano prelevati con la forza e portati in un centro clandestino di detenzione, presso la Scuola di Meccanica della Marina: la ESMA. Qui subivano torture inimmaginabili e gran parte di loro perse la vita. Alcuni furono sottoposti a un programma di rieducazione forzata che avrebbe dovuto, attraverso una sorta di sistematico lavaggio del cervello, operare una totale spersonalizzazione del soggetto, tale da indurre i prigionieri a collaborare con i propri carnefici. Quando la commissione interamericana per i diritti umani intervenne, prima dell'ispezione il lager clandestino fu smantellato e i prigionieri superstiti trasferiti in un'isola dalla denominazione sinistramente significativa: "El Silencio".
Tuttavia, ciò che il giornalista evidenzia attraverso le tante vicende tragiche delle vittime è l'atteggiamento della Chiesa di fronte a questi orrori. Definirlo ambiguo è un eufemismo: più giusto forse è parlare di connivente silenzio, perfino quando tra le vittime figuravano dei sacerdoti. Verbitsky dimostra attraverso le testimonianze raccolte che personaggi di spicco della Chiesa, non solo argentini, erano a conoscenza di quanto avveniva, anche se poi nel processo che seguì alcuni tra i più coinvolti, come il sacerdote del Vicariato Grasselli, negarono questa consapevolezza e minimizzarono i loro contatti con i responsabili. Ma gli orrori della dittatura militare e la situazione dei desaparecidos non era ignota neppure ai più alti gradi della gerarchia ecclesiastica, come il cardinale Bergoglio, il nunzio apostolico Pio Laghi e perfino il papa Pio VI, che appoggiava la relazione speciale tra il suo ambasciatore e il comandante supremo della ESMA.
Era forse, per la Chiesa cattolica, il sostegno consapevole a una forza che si proclamava anticomunista e si fregiava di supposti valori etici e religiosi? O soltanto un silenzio di consapevole indifferenza, che preferiva ignorare o fingere di ignorare ciò che tutti sapevano? Certo il saggio del giornalista argentino lascia questo inquietante interrogativo come un tarlo nella coscienza dei credenti fedeli alla Chiesa.

Alessandro Bordin
30-05-2006, 13:19
Ormai so che in questo forum io la prendo sempre nel posterione pur non polemizzando e non dicendo parolacce.
Mi pare di aver risposto ad un utente non di aver polemizzato, non trovo nel regolamento il reato di condivisione di un pensiero.

Con questo non contesto l'operato del moderatore, do semplicemente spiegazione del mio comportamento in buona fede agli altri utenti.

Suvvia, è un ammonimento. Ha ammonito entrambi per prevenire flame, è successo più o meno a tutti. DI certo non intacca la stima e la fiducia di un utente ;)

<Straker>
30-05-2006, 13:25
Suvvia, è un ammonimento. Ha ammonito entrambi per prevenire flame, è successo più o meno a tutti. DI certo non intacca la stima e la fiducia di un utente ;)

Non ci sono mai stati flame in questo thread, a riprova della serieta' con cui tutti noi trattiamo questo argomento.
Piuttosto, a me personalmente spiace veder trattare un argomento di cosi' grande sensibilita' alla stregua di "guardate gli altri come sono cattivi che fanno la bua ai cristiani", senza alcuna possibilita' di dibattito.

giannola
30-05-2006, 13:54
Non ci sono mai stati flame in questo thread, a riprova della serieta' con cui tutti noi trattiamo questo argomento.
Piuttosto, a me personalmente spiace veder trattare un argomento di cosi' grande sensibilita' alla stregua di "guardate gli altri come sono cattivi che fanno la bua ai cristiani", senza alcuna possibilita' di dibattito.

concordo e condivido, non foss'altro perchè non è la prima volta che succede che uno dice la sua opinione è viene ammonito al di fuori dai termini del regolamento.

Se qualcuno prende a male parole un utente o un personaggio pubblico, sono perfettamente d'accordo, idem se polemizza in maniera aspra e brutale.
ma non si può ammonire e magari fare rischiare la sospensione per un invito deciso al dialogo.
Perchè più volte Ewigen è stato segnalato per il fatto che questo è un forum e non un blog, più volte ha fatto del sarcasmo, se non peggio nemmeno rispondendo, a chi cercava un confronto.
Non è assolutamente modo di moderare, di fatto da un po di tempo avevo limitato la mia presenza per lo stesso motivo, solo ultimamente avevo ripreso a scrivere, constato per l'ennesima volta che si punisce chi non è d'accordo, non chi trasgredisce il regolamento.

P.S. mi pare che in questo caso li abbia voluti i flame, prio, inacidendo la discussione.

Ewigen
30-05-2006, 19:59
BELGIO
Belgian Police Raid African Pentecostal Church During Service

May 30 /Christian Newswire/ -- Fifteen Belgian police officers stormed into an African Pentecostal Church interrupting the service. Church members present were interrogated and photographed by the officers who entered without permission of church officials, witnesses stated.
Minister of Justice, Laurette Onkelinx, has received harsh criticism from religious institutions, human rights and religious freedom organizations, and foreign governments for the disruption of the church service, which is forbidden under Belgian law. Onkelinx explained the church raid was a necessary step in a penal investigation of a rape in the neighborhood of the church grounds.
The African Pentecostal Church, a member of the Federal Synod of Protestant and Evangelical Churches, is comprised of a predominantly immigrant population. Some witnesses and Belgian Parliamentarians cited this as the cause for the raid. In recent years numerous small African churches have opened across Brussels. The changing demographic has caused racial strife to rise.
This altercation with the African Pentecostal Church is the latest in an all too common pattern of unfortunate and inappropriate treatment of faith groups by the Belgian Government.

Ewigen
30-05-2006, 20:02
EDIT

Ewigen
30-05-2006, 20:03
INDIA
30 Maggio 2006
Chiesa indiana: “Il Tamil Nadu dimostra l’inutilità delle leggi anti-conversione”
di Nirmala Carvalho

Il nuovo governo dello Stato meridionale, composto dai democratici del Dmk, ha dichiarato di voler abolire al più presto la legge che punisce le conversioni perché adottato solo come strumento politico contro le minoranze.

Delhi (AsiaNews) – La Chiesa indiana esprime “gioia e soddisfazione” per la decisione di abolire la Legge anti-conversione nel Tamil Nadu, presa dal nuovo governo di coalizione democratica del Dmk, e spera che “questo primo passo sulla strada giusta” venga intrapreso anche dagli altri Stati “ancora impastoiati da leggi di questo tipo”.

“Accogliamo con gioia – dice ad AsiaNews p. Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale indiana - la decisione del nuovo governo del Tamil Nadu. Ci è particolarmente gradito il fatto che il governo abbia dichiarato che la legge anti-conversione è inutile in quanto non ha altro scopo se non quello di molestare la popolazione, soprattutto i membri delle minoranze”.

“La decisione del governo – aggiunge – è una prova evidente del fatto che leggi di questo tipo non si allineano ai valori di libertà di coscienza e tolleranza religiosa che da tempo immemore sono onorati in India”. “Speriamo – conclude – che decisioni di questo genere siano prese anche da altri Stati indiani, ancora impastoiati da decreti di questo tipo”.

Della stessa opinione il padre gesuita Cedric Prakash, noto attivista per i diritti umani e direttore del Centro “Prashanti”, che ad AsiaNews spiega: “Questa decisione, presa dai democratici del Dmk, è un primo passo nella giusta direzione. E’ la legge in sè, e la sua natura draconiana, che rifletteva il solo intento punitivo nei confronti di coloro che non appoggiavano il governo precedente. Lo stesso ex primo ministro del Tamil Nadu, la signora Jayalalitha, aveva capito il suo errore e cercato di abolirla, senza successo”.

John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union [la più grande associazione di laici cattolici del Paese ndr], sottolinea come “la decisione presa dal Dmk evidenzia l’inutilità di leggi di questo tipo, che non nascono, come sempre dichiarato, in risposta a presunte conversione di massa, ma sono solo uno strumento politico dei nazionalisti indù per controllare con la violenza e la paura la macchina amministrativa dell’India e la sua popolazione”.

“La legge – conclude l’attivista - è stata introdotta con lo spauracchio di una crescita della ‘lobby’ cristiana nello Stato: la sconfitta del Partito che ha agitato questa falsa bandiera alle prime elezioni utili dimostra che questo tipo di politica non paga”.


:)

prio
30-05-2006, 20:05
concordo e condivido, non foss'altro perchè non è la prima volta che succede che uno dice la sua opinione è viene ammonito al di fuori dai termini del regolamento.

Se qualcuno prende a male parole un utente o un personaggio pubblico, sono perfettamente d'accordo, idem se polemizza in maniera aspra e brutale.
ma non si può ammonire e magari fare rischiare la sospensione per un invito deciso al dialogo.

Se la tua opinione e' che ad un altro utente che si professa credente non frega niente di Dio, che e' un fanatico, e che usa Dio come pretesto.. beh, e' una tua opinione che ovviamente puoi legittimamente avere.
Ma non esprimere qui sul forum (e quotando chi l'ha espressa l'hai di fatto espressa anche tu) perche' per l'altro utente e' offensivo.
Altro che "invito deciso al dialogo".

Perchè più volte Ewigen è stato segnalato per il fatto che questo è un forum e non un blog, più volte ha fatto del sarcasmo, se non peggio nemmeno rispondendo, a chi cercava un confronto.
Non è assolutamente modo di moderare, di fatto da un po di tempo avevo limitato la mia presenza per lo stesso motivo, solo ultimamente avevo ripreso a scrivere, constato per l'ennesima volta che si punisce chi non è d'accordo, non chi trasgredisce il regolamento.

Chi non e' d'accordo con cosa?
Se provi a farmi passare per clericale mezzo forum muore dalle risate.


P.S. mi pare che in questo caso li abbia voluti i flame, prio, inacidendo la discussione.

Ok, bonus "contesta in pubblico il moderatore" esaurito anche per te.
Da ora in poi usa i pvt, se non vuoi incorrere in sanzioni automatiche.
Sanzioni di cui per altro non mi pare tu sia stato gran vittima.

<Straker>
30-05-2006, 21:00
Se la tua opinione e' che ad un altro utente che si professa credente non frega niente di Dio, che e' un fanatico, e che usa Dio come pretesto.. beh, e' una tua opinione che ovviamente puoi legittimamente avere.
Ma non esprimere qui sul forum (e quotando chi l'ha espressa l'hai di fatto espressa anche tu) perche' per l'altro utente e' offensivo.

Ok, bonus "contesta in pubblico il moderatore" esaurito anche per te.


Ehi, io di questo bonus non ne ho usufruito! E' la mia volta?? :D

<Straker>
30-05-2006, 21:10
ITALIA

http://www.bambinisenzaonde.it/radio_vaticana.htm

Il caso Radio Vaticana

* Premessa
* Caratteristiche tecniche dell’impianto radiotrasmittente di Radio Vaticana
* La legislazione in Italia
* Accertamento del superamento dei limiti di legge (D.M. 381/98)
* Situazione sanitaria
* Iniziative parlamentari (Risoluzione n. 80073)
* Iniziative giudiziarie
* Iniziative politiche e diplomatiche
* Conclusione


Premessa
Il Comitato “Bambini senza Onde” di Cesano è nato circa due anni fa dalla presa di coscienza di alcuni cittadini relativamente ai rischi collegati all’esposizione a forti campi elettromagnetici, e dall’osservazione dell’elevata incidenza di malattie tumorali registrate nelle zone colpite dalle emissioni della Radio Vaticana.

Descriviamo qui di seguito la situazione presente a Nord di Roma e nei comuni limitrofi, nel territorio che comprende le zone di Cesano, Olgiata, La Cerquetta, La Storta, S.Maria di Galeria, Osteria Nuova ed i comuni di Anguillara, Campagnano e Formello al centro delle quali sorgono gli impianti radiotrasmittenti di Radio Vaticana.

Caratteristiche tecniche dell’impianto radiotrasmittente di Radio Vaticana
Tale emittente occupa una superficie di circa 425 ettari di territorio all’interno del Comune di Roma, cui è stato concesso il privilegio della extraterritorialità [1] con l’Accordo sottoscritto dallo Stato Italiano e dal Vaticano l’8 ottobre 1951, ratificato con Legge n. 680 del 13 giugno 1952 .

L’impianto è oggi costituito da circa 58 tralicci, alti più di 100 metri con antenne filari fisse e diverse postazioni di antenne filari rotanti. Tali sorgenti di emissione di radio-frequenze, distanti fra loro e con direzioni ed emissioni variabili, irradiano trasmissioni ad elevatissima potenza per poter raggiungere ogni angolo della terra, senza l’ausilio di ponti-radio, ma sfruttando il rimbalzo della ionosfera.

Le emissioni della Radio Vaticana sono caratterizzate da copertura circolare con caratteristiche fortemente direzionali (elevati guadagni d’antenna) e utilizzano potenze di trasmissione dell’ordine di centinaia di migliaia di watt, sia in onde medie che in onde corte, che determinano essenzialmente l’elevato fondo elettromagnetico delle zone intorno agli impianti.

“Il Grande centro trasmittente di Santa Maria di Galeria dispone, per le trasmissioni ad Onde Corte, di due trasmettitori Telefunken da 500 Kw, di due trasmettitori Asea Brown Boveri da 200/500 Kw ad alto rendimento capaci di trasmettere a banda laterale unica, collegabili tramite matrice coassiale a due antenne rotanti alte rispettivamente 76 e 106 metri del diametro di 85 e 87 metri, di cinque trasmettitori da 100 Kw, di 28 antenne fisse e di un’antenna logaritmica rotante. Per le Onde medie vi è un trasmettitore Brown Boveri da 600 Kw collegato ad un’antenna direttiva Telefunken, costituita da quattro torri alte 94 metri distanti tra loro 70 metri” [2].

La legislazione in Italia
Sul territorio italiano, per quanto riguarda i sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisioni, vigono i limiti posti dal Decreto Ministeriale 10 settembre 1998, n. 381 “Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana” [3]

Tale decreto, che regola le emissioni dei campi generati nell’intervallo di frequenza fra 100 kHz a 300 GHz, pone l’Italia fra i primi paesi europei ad avere introdotto una normativa improntata al principio di precauzione e di minimizzazione del rischio, prevedendo il risanamento dei siti non a norma (art. 5, D.M. 381/98).

Nel febbraio 2001 è stata approvata la legge-quadro sull’inquinamento elettromagnetico. E’ inoltre già stato convertito in legge il Decreto-Legge 23 gennaio 2001 n. 5 “Disposizioni urgenti per il differimento di termini in materia di trasmissioni radiotelevisive analogiche e digitali, nonché per il risanamento di impianti radiotelevisivi”.

L’articolo 2 del D.L. 23 gennaio 2001, n. 5, fra l’altro provvede a disporre il trasferimento dei siti di trasmissione radiofonica e televisiva non a norma con i limiti fissati dal D.M. 381/98, prevedendo una sanzione amministrativa pecuniaria fra 50 e 300 milioni per i soggetti che non ottemperino all’ordine di riduzione a conformità e l’eventuale disattivazione degli impianti ad opera delle competenti autorità del Ministero delle Telecomunicazioni, su richiesta del Ministero dell’Ambiente.

Accertamento del superamento dei limiti di legge (D.M. 381/98)
Il fondo elettromagnetico dei territori adiacenti l’impianto trasmittente è elevatissimo. Ciò è stato accertato da una campagna di rilevazioni [4], effettuata dagli organismi competenti tra aprile e ottobre del 1999: nelle zone circostanti l’impianto di Radio Vaticana si è riscontrato il superamento del limite di 6 V/m previsto dall’art. 4, D.M. 381/1998 “Misure di cautela ed obiettivi di qualità”. L’articolo 4 dispone che tale valore non vada superato nei luoghi dove si permane per più di 4 ore (abitazioni, uffici, scuole, luoghi di lavoro).

Le trasmissioni della Radio Vaticana provocano inoltre interferenze su alcuni apparecchi domestici quali citofoni e telefoni. Interferenze elettromagnetiche vengono anche costantemente rilevate su protesi acustiche, cancelli automatici, strumentazioni elettroniche delle autovetture e, in corrispondenza di Cesano, sulla strumentazione elettronica dei treni che percorrono la ferrovia adiacente gli impianti di Radio Vaticana.

In Località La Storta sorge inoltre anche il Centro Telegrafico Italiano di Santa Rosa; fra l’altro al punto 4 dell’Accordo dell’8 ottobre 1951 è specificato che le trasmissioni della Radio Vaticana non devono creare interferenze con i servizi di telecomunicazione del suddetto centro di trasmissioni.

Situazione sanitaria
Dal punto di vista sanitario la situazione è preoccupante. L’allarme sanitario fu lanciato circa quindici anni fa dall’allora medico di zona che aveva riscontrato in tutto il territorio interessato dalle emissioni di Radio Vaticana un aumento inspiegabile di decessi causati da malattie neoplastiche. La percentuale di morti per tumori era di gran lunga superiore a quella del resto del Lazio e di tutta Italia.

A titolo puramente indicativo, si allega alla presente relazione una raccolta di cartelle cliniche di persone ammalate e decedute, residenti intorno alle emittenti radiofoniche di Radio Vaticana.

La prima indagine epidemiologica, messa a punto dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio, sui casi di mortalità per leucemia nella popolazione adulta osservati nel periodo 1987-1995, seppure nella sua incompletezza, rileva che: “…nei maschi la mortalità per leucemia nell’area entro i 3 Km. risulta significativamente maggiore dell’atteso. … E’ stato riscontrato un eccesso di mortalità per leucemia nella popolazione adulta residente fino a 4 Km. dagli impianti; tale eccesso è stato riscontrato sia nell’analisi geografica che nello studio caso-controllo” [5].

Nei primi giorni di marzo 2001 sono stati resi noti i risultati di una nuova indagine epidemiologica, svolta dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio [6], che prende in esame anche la popolazione residente da 0 a 14 anni per il periodo 1987-1999. In tale indagine sono stati confrontati i dati di leucemia infantile registrati a Roma, con quelli diagnosticati nelle zone a ridosso dell’emittente. A Cesano il rischio di contrarre la leucemia è notevolmente più alto rispetto a Roma.

Tale studio ha esteso l’analisi della mortalità di cui alla precedente indagine epidemiologica [7] anche agli anni 1996-1998 ed ha analizzato l’incidenza della leucemia infantile fra i residenti nella classe di età 0-14 anni per il periodo 1987-1999. Di seguito riportiamo alcuni stralci dell’indagine.

Per quanto riguarda la popolazione adulta maschile residente entro i 4 Km da Radio Vaticana “il test statistico in funzione della distanza, continua ad evidenziare una significativa associazione inversa con la distanza dalla stazione radio”. Inoltre “Si osserva che negli uomini i casi osservati superano i casi attesi e che tale differenza tende a ridursi per distanze dalla residenza superiori ai 5 km, mentre nelle donne il numero di osservati supera il valore atteso per distanze maggiori ai 5 Km”.

Per quanto riguarda le leucemie infantili (età: 0-14 anni; periodo di osservazione: 1987-1998), l’analisi dell’andamento del rischio in funzione della distanza di Radio Vaticana “evidenzia una significativa diminuzione del rischio all’aumentare della distanza dalla stazione radio: il rischio passa da 6.06 entro i 2 Km, a 3.32 nell’area a 2-4 Km, a 1.88 nell’area a 4-6 Km, mentre non si osservano casi tra 6 e 10 Km. L’eccesso osservato risulta pari a circa tre volte l’incidenza di casi attesi entro 0-4 Km della stazione radio, e più alto dell’atteso fino a 6 Km di distanza”.

“In sintesi, l’indagine effettuata evidenzia un eccesso di mortalità per leucemia tra gli uomini adulti ed un eccesso di leucemie infantili fino ad una distanza di circa 6 Km dalla stazione radio. … Pur non potendo inferire un nesso eziologico tra emissione di radiofrequenze della stazione di Radio Vaticana e rischio di leucemia infantile, lo studio documenta un eccesso di incidenza di leucemia ed un decremento del rischio a distanza crescente dagli impianti di Radio Vaticana”.

Secondo le ultime statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità sulle cause di mortalità in Italia nel 1994, in tutto il Lazio, su 759.506 bambini di età compresa fra 0 e 14 anni, si sono registrati 24 decessi causati da leucemia (un caso ogni 31.646 bambini). Nel corso dell’anno 2000, nella zona di Cesano e Olgiata, su una popolazione infantile (0-14 anni) di circa 6000 individui, è stato registrato il decesso per leucemia di due bambini (un caso su circa 3.000 bambini). Questi dati non hanno bisogno di commenti.

E’ utile ricordare quanto espresso dal dr. Roberto Bertollini, Capo della Divisione Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e responsabile del Centro Ambiente e Salute dell’O.M.S., nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera il 19 marzo 2001: “Nel caso di Radio Vaticana siamo di fronte ad una situazione estrema. (…) Ci sono ripetitori che generano radiofrequenze molto elevate, un sistema unico che non ha riscontri e che è in grado di trasmettere in tutto il mondo. Questi ripetitori sono vicini ad una comunità piccola. Poi c’è uno studio epidemiologico molto ben fatto. (…) In quello studio, che è uno dei primi studi al mondo sul problema, si evidenzia un numero elevato di leucemie nei pressi della antenne. (…) Ci sono elementi sufficienti per dire che il problema va preso in considerazione con serietà”.

Iniziative parlamentari (Risoluzione n. 8-00073)
Sulla situazione della popolazione residente intorno a Radio Vaticana, nel corso degli ultimi anni, sono state presentate molteplici interrogazioni parlamentari.

Il 20 aprile 2000 è stata presentata al Senato della Repubblica ed alla Camera dei Deputati una petizione popolare, sottoscritta da migliaia di cittadini, per sensibilizzare il Parlamento su questo problema, richiamando l’attenzione sul diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione Italiana.

A seguito della petizione, a luglio del 2000, sono state presentate presso la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati due Risoluzioni, approvate in un Testo Unificato il 21 dicembre 2000. Tale Risoluzione: “impegna il Governo a compiere tutti gli atti necessari affinché le misure di tutela dell’ambiente e della salute previsti dal decreto ministeriale n. 381 del 1998, nonché le ulteriori misure definite dalla Regione Lazio come obiettivi di qualità, vengano correttamente applicate anche a tutela dei cittadini che vivono nell’area in cui sono ubicati gli impianti di Radio Vaticana; ad operare quindi affinché si possa pervenire in tempi rapidi alla necessaria azione di risanamento, tenuto conto che le misurazioni già effettuate evidenziano in modo incontrovertibile il superamento dei limiti di esposizione e delle misure di cautela previste dalla normativa vigente”.




Iniziative giudiziarie
Il Presidio Multizonale di Prevenzione della Azienda Sanitaria Locale (A.S.L.) ad agosto del 1999, ha inviato alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma una informativa a causa del superamento del limite di esposizione di 6 V/m, previsto dal co. 2, art. 4 “Misure di cautela ed obiettivi di qualità”, del D.M. 381/1998: “…in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore non devono essere superati i seguenti valori: 6 V/m …”.

A seguito della denuncia della ASL ed agli esposti dei cittadini, i primi di settembre del 1999 è stata aperta un’inchiesta dalla Procura della Repubblica di Roma che, a febbraio 2000 ha portato il procuratore Amendola ad aprire un procedimento penale nei confronti di tre dirigenti di Radio Vaticana, accusati di “Getto pericoloso di cose“ ai sensi dell’art. 674 del Codice Penale.

Il Vaticano ha sempre eccepito il difetto di giurisdizione avanzando richiesta di archiviazione ai sensi dell’art. 11 [8] del Trattato del Laterano, sottoscritto l’11 gennaio 1929.

I tre indagati avevano chiesto che la notifica relativa al procedimento penale per Radio Vaticana avvenisse per via diplomatica. Ad ottobre 2000 la Segreteria di Stato Vaticana ha informato di non avere consegnato la notifica ai 3 indagati, adducendo sempre il difetto di giurisdizione.

Nel corso della prima udienza, il 12 marzo 2001, il Giudice ha deciso il rinvio del processo per un vizio formale e la remissione degli atti al Pubblico Ministero per avviare le procedure di notifica agli imputati, previste per i cittadini all’estero.

Numerosi cittadini ed associazioni hanno avviato le procedure per la costituzione di parte civile; anche il Ministro dell’Ambiente ha annunciato la costituzione di parte civile del proprio Ministero.

Il 26 marzo 2001 la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti in cui ipotizza il reato di omicidio colposo per il presunto inquinamento elettromagnetico di Radio Vaticana; tale fascicolo è stato aperto a seguito della denuncia di un Comitato di cittadini che ha chiesto di verificare se le morti per leucemia e per cancro avvenute nelle zone adiacenti l’emittente vaticana siano riconducibili alla potenza dei ripetitori.

Iniziative politiche e diplomatiche
A seguito di contatti fra il Ministero degli Esteri e la Santa Sede, nel novembre 1999 il Vaticano ha informato di essere disponibile ad adeguare gradualmente il sistema trasmittente di Santa Maria di Galeria per minimizzare l’esposizione della popolazione.

Il 28 settembre 2000 è stato aperto un tavolo di trattative diplomatiche fra Stato Italiano e Santa Sede.

Il 23 marzo 2001 si è svolta una riunione cui hanno partecipato oltre ad esponenti della Santa Sede, anche tecnici e rappresentanti dei Ministeri degli Esteri, Ambiente e Telecomunicazioni. In tale sede è stato messo a punto un protocollo per effettaure della misurazioni congiunte, considerate dal Vaticano necessaria premessa per ogni ulteriore iniziativa.

Il Vaticano ha dichiarato alla stampa di avere dal 1° febbraio 2001 già abbassato notevolmente la potenza di uno dei trasmettitori più potenti.Tuttavia i valori di campo magnetico sono risultati superiori fino a tre volte al limite di cautela per la salute, fissato dalla legge italiana in 6 V/m. Ciò è stato infatti accertato anche dalla nuova campagna di monitoraggio avviata dal Ministro dell’Ambiente il quale, nel corso di una conferenza stampa e dinanzi alla popolazione di Cesano, ha annunciato concrete iniziative per la salvaguardia della salute pubblica. Ha avviato una capillare campagna di monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche per un periodo di 15 giorni, alla scadenza dei quali (31 marzo 2001), nel caso di accertato superamento dei limiti fissati dalla legge italiana (6 V/m) emetterà un'ordinanza, ingiungendo all’ENEL (l’Ente fornitore di energia elettrica) di sospendere l’erogazione di energia alla Radio Vaticana.

In occasione di svariate dichiarazioni rese alla stampa, il Vaticano ha contestato i limiti fissati dallo Stato italiano con il D.M. 381/1998, ritenendoli troppo bassi [9]. Ha affermato invece di attenersi sia alle indicazioni dell’ICNIRP (che però riguardano solo gli effetti acuti e non quelli a lungo termine), sia a quanto previsto dalla Raccomandazione del Consiglio (1999/519/CE del 12 luglio 1999) relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0Hz a 300 Ghz, che invita i paesi membri a regolamentare il settore, dando delle linee guida con orientativi valori di riferimento.

Va peraltro sottolineato che il principio informatore di tale Raccomandazione è quello della tutela della salute dei cittadini comunitari [10]. E’ fatto salvo inoltre il potere degli Stati Membri di legiferare in maniera più cautelativa rispetto ai valori indicati nella Raccomandazione [11]

A livello europeo è necessario ricordare che il principio di precauzione è contenuto all’art. 174 del Trattato di Amsterdam. Infatti nell’adozione di una politica ambientale, la Comunità prevede nei suoi obiettivi anche la protezione della salute (art. 174. Par. 1), nonché la “promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale o mondiale”.

L’Art. 174 trova inoltre applicazione nel “Libro bianco del 9 febbraio 2000 sulla responsabilità per danni all’ambiente” che istituisce la responsabilità per danni all'ambiente.

Si ritiene inoltre importante richiamare l’attenzione sulla “Risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea, del 18 novembre 1999, diretta ad assicurare la protezione della salute in tutte le politiche e attività comunitarie”, che al punto 1: “Rileva che, ai sensi dell’articolo 152 del Trattato che istituisce la Comunità europea, un livello elevato di protezione della salute umana deve essere garantito nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche e attività della Comunità".

Conclusione
Numerose indagini epidemiologiche e ricerche scientifiche hanno rilevato che i soggetti più colpiti dall’inquinamento elettromagnetico sono i bambini (aumento delle leucemie infantili). Purtroppo la popolazione residente intorno alle emittenti radiofoniche del Vaticano è sottoposta a fortissime emissioni elettromagnetiche. Inoltre le due indagini epidemiologiche hanno evidenziato nella zona un aumento del rischio di leucemia.

Ci si appella quindi a quanto citato al punto 8.30 della Risoluzione del Parlamento Europeo n. A3-0172/92 dell’8 luglio 1992, relativa ad una Carta europea dei diritti del fanciullo che così recita.

“Ogni fanciullo ha diritto alla salute;

ogni fanciullo deve poter godere di un ambiente non inquinato,

di un alloggio salubre e di un’alimentazione sana”.





[1] Ai sensi degli artt. 15 e 16 del Trattato del Laterano dell’11 febbraio 1929

[2] Tratto da: “Relazione conclusiva sulla caratterizzazione elettromagnetica del sito di Radio Vaticana” – Regione Lazio, 8 novembre 1999

[3] Per gli elettrodotti è attualmente in vigore il D.P.C.M. 23 aprile 1992 “Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno”.

[4] “Relazione conclusiva sulla caratterizzazione elettromagnetica del sito di Radio Vaticana” (Regione Lazio – Dipartimento Ambiente e Protezione civile – 8 novembre 1999)

[5] “Indagine epidemiologica tra i residenti in prossimità della Stazione Radio Vaticana di Roma - 1987-1995” (Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio)

[6] “Mortalità per leucemia nella popolazione adulta ed incidenza di leucemia infantile in un’area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radio frequenze (Cesano. Olgiata, La Storta, Osteria Nuova, Santa Maria di Galeria, Anguillara e Formello)” – Agenzia di Sanità Pubblica - Regione Lazio - marzo 2001

[7] Tale indagine osservava solo la mortalità per leucemia nella popolazione adulta (dai 15 anni in poi) per il periodo 1987-1995

[8] Art. 11: “Gli enti centrali della chiesa cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano (salvo le disposizioni delle leggi italiane concernenti gli acquisti dei corpi morali), nonché della conversione nei riguardi dei beni immobili”.

[9] Si ritiene che nessuno Stato estero sia legittimato a contestare la sovranità dello Stato Italiano nell’adottare provvedimenti legislativi improntati al principio della massima cautela, ai fini della salvaguardia della salute dei cittadini.

[10] Raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 1999, in premessa (4° capoverso), si ribadisce che: “nell’ambito della Comunità è imperativo proteggere i singoli cittadini dagli effetti negativi sulla salute, che possono derivare dall’esposizione ai campi elettromagnetici”

[11] Raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 1999, in premessa (15° capoverso) afferma che “gli Stati Membri hanno facoltà, ai sensi del Trattato, di fornire un livello di protezione più elevato di quello di cui alla presente raccomandazione

Ewigen
30-05-2006, 21:22
Se vi va di polemizzare nei nostri confronti e deridere del sangue che ogni giorno versiamo per via di una persona che consideriamo come guida con i vostri soliti ciclici discorsetti (malamente) velalti antichristian-antievangelization style almeno fatelo su uno dei tanti thread già aperti.Grazie.

Non mi riferivo ai mod,sia chiaro.

<Straker>
30-05-2006, 21:28
Se vi va di polemizzare nei nostri confronti con i soliti ciclici discorsetti (malamente) velalti antichristian-antievangelization style almeno fatelo su uno dei tanti thread già aperti. Grazie.
E invece toh guarda!, ci va di farlo qui :D E il bello e' che non ce lo puoi impedire: il succo del forum e' proprio il dialogo e lo scambio di opinioni.
Pero' visto che vogliamo essere buoni ti diamo anche la possibilita' di non risponderci. ;)


A proposito: prego :)

prio
30-05-2006, 21:44
Ehi, io di questo bonus non ne ho usufruito! E' la mia volta?? :D

Ci puoi provare.. hai presente probabilita' ed imprevisti del monopoli?
Ti puoi capitare l'uscita gratis di prigione, ma a volte esce anche la tassa patrimoniale :D

<Straker>
30-05-2006, 22:13
Ti puoi capitare l'uscita gratis di prigione, ma a volte esce anche la tassa patrimoniale :D

Ecco lo sapevo: appena al governo, i commmunisti si inventano tasse nuove :ncomment:

:D

Encounter
31-05-2006, 06:18
E invece toh guarda!, ci va di farlo qui :D E il bello e' che non ce lo puoi impedire: il succo del forum e' proprio il dialogo e lo scambio di opinioni.
Pero' visto che vogliamo essere buoni ti diamo anche la possibilita' di non risponderci. ;)


A proposito: prego :)


..

Discutete pure, è un forum libero!

Ewigen
31-05-2006, 11:16
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/70/Trollfreezone.png/600px-Trollfreezone.png

Ewigen
31-05-2006, 11:21
MOZAMBICO
[MNN 31/05/06]
Accorato appello di una coppia di missionari in Mozambico
Avviata campagna diffamatoria attraverso la stampa

Dal Mozambico, Rolland Baker:

In questo momento sono ad una conferenza in una città della provincia di Gaza, nel sud del Mozambico. Mia moglie, Heidi, si trova a Pemba, da dove mi ha chiamato per avvertirmi che attorno al nostro ministero si sta sviluppando una crisi molto grave. Come potete immaginare, i leader islamici e gli elementi marxisti e xenofobici del paese sono infastiditi per lo sviluppo ed impatto delle nostre attività. A dire il vero, hanno espresso la loro rabbia contro il nostro lavoro perché si rendono conto che non sono in grado d'impedire ai loro figli di venire in chiesa e fare la stessa esperienza che i discepoli fecero il giorno di pentecoste. Probabilmente ricorderete che nel 1997 i marxisti ci cacciarono dal nostro centro e ci portarono via tutto quello che avevamo. C'è il pericolo che ora accada la stessa cosa a Pemba.

Al momento in cui scrivo c'è un articolo in prima pagina sul quotidiano di Pemba, dietro il quale pare si nascondano persone che non vedono l'ora che veniamo espulsi dal Mozambico. Una vera e propria manovra perché tutta la città creda che, fra le tante accuse, stiamo utilizzando la religione del Nord America per sovvertire il governo, che siamo anti-Frelimo (il partito politico al governo in questo momento), che tutti i nostri contatti con i leader hanno il solo scopo di minare il partito e che siamo anti-neri ed anti-Africa e così via.
Heidi, dopo dieci anni di residenza, nel cuore e nell'anima è una mozambicana. Ha anche un permesso di soggiorno a vita. Tutto quello che fa è per il "suo" paese, il Mozambico. L'articolo la descrive però come un'ingannatrice ed un elemento pericoloso. Si sente sotto tiro e moralmente molto giù. La minaccia è reale. L'anno scorso ci mancò poco che il governo abbattesse il nostro centro. Avremo un incontro con il direttore del giornale. Con l'assistenza del nostro legale, vogliamo scrivere un articolo. Nel frattempo chiediamo ai nostri amici di lanciare un appello alla preghiera. Siamo di nuovo nella bufera. Andiamo avanti, però, con Gesù,

Encounter
31-05-2006, 17:34
http://www.christoph-woerner.de/uploaded_images/hering-admin-758195.jpg

Hakuna Matata
31-05-2006, 18:18
Ieri è passata una notizia al telegiornale di un pastore arrestato qui in Brasile perché la musica che proveniva dalla chiesa disturbava i vicini, poteva scegliere tra pagare sei salari minimi di multa (2100 Reais circa 715 € ) o 40 giorni in regime semi aperto, visto che non aveva i soldi adesso ogni giorno alle 18 deve andare in carcere per dormire.
Da un paese che fa casino anche quando tutti dormono e dove solo i disgraziati vanno in carcere non me lo sarei mai aspettato.

Ewigen
01-06-2006, 11:38
TIMOR EST
Si acuisce la crisi sociale e politica a Timor Est. Irruzione nella missione dei Salesiani a Dili, rifugio per gli sfollati

Dili (Agenzie) - La missione dei Salesiani a Dili non è stata risparmiata dalle violenze che imperversano in questi giorni a Timo r Est. Bande criminali o “gruppi di miliziani” - come vengono chiamati ricordando le violenze del 1999 - hanno fatto irruzione nella missione Salesiana a poca distanza dalla capitale per saccheggiare le scorte di cibo. Il compound dei Salesiani accoglie oltre 8.000 rifugiati che sono fuggiti dalla capitale in cerca delle minime condizioni di sicurezza. La struttura non è abituata a sopportare una pressione simile e le scorte di cibo sono quasi esaurite. I religiosi sono preoccupati per i giorni a venire, specialmente per la presenza di numerose donne, bambini e anziani fra i rifugiati. Secondo una prima frammentaria ricostruzione, una banda di uomini armati ha cercato di penetrare nel campo, approfittando del fatto che i soldati australiani che ne erano a guardia erano stati richiamati altrove. P. Adriano de Jesus, Salesiano responsabile della missione, che ha cercato di fermare il gruppo, è stato colpito con sassi, ma le sue condizioni sono buone. Altri due uomini sono stati feriti con armi da fuoco e fra i rifugiati si è diffuso il terrore. Anche la casa dei padri Gesuiti a Dili ha aperto i battenti ai profughi e ne ospita oltre 700.
Intanto le violenze continuano nella capitale Dili, nonostante le presenza delle truppe australiane. Dato l’aggravarsi della situazione il presidente di Timor Est Xanana Gusmao ha dichiarato lo stato di emergenza per 30 giorni e ha assunto il comando della polizia e delle forze di sicurezza. Gusmao sarà anche responsabile del coordinamento della forza di pace composta da 2.500 militari australiani. Le due fazioni di militari (l’esercito regolare e il gruppo dei 600 licenziati) continuano a fronteggiarsi. I ribelli continuano a chiedere le dimissioni del Primo Ministro, Mari Alkatiri, che è inviso alla maggior parte della popolazione. Secondo fonti locali, a Timor Est è in corso una lotta di potere che potrebbe portare il paese verso una nuova drammatica fase di instabilità e disordini. Il conflitto infatti si è esteso e si temono anche infiltrazioni da Timor Ovest di miliziani desiderosi di vendetta. Oltre alle ragioni politiche, il malcontento ha anche ragioni economiche: povertà e disoccupazione regnano nel paese e il governo è sotto tiro per questioni di mala amministrazione.
Un’altra questione irrisolta è quella del processo di riconciliazione: la gente, dopo i massacri del 1999 (che fecero oltre 180mila morti) chiede giustizia ma la Commissione per la Verità e i Tribunali istituiti ad hoc non hanno portato finora risultati apprezzabili. E continua a prosperare una cultura dell’impunità e dell’illegalità. Questo contribuisce a creare un profonda spaccatura nella società timorese: il furto dei documenti relativi alle violenze del 1999, compiuto nei giorni scorsi nell’Ufficio del Procuratore generale a Dili, in questa fase di disordine e insicurezza, testimonia il caos e le difficoltà che questo processo incontrerà.

INDIA
1 Giugno 2006
Hindutva sequestrano e violentano donne cristiane
di Nirmala Carvalho

Nel Madhya Pradesh un gruppo di estremisti ha attaccato un gruppo di cristiani: tre uomini sono stati feriti in maniera grave. La polizia, invece di aprire un’inchiesta, li ha arrestati.

Khargone (AsiaNews) – Un gruppo di fanatici hindutva ha attaccato e successivamente sequestrato per un giorno intero cinque cristiani, due donne e tre uomini: le donne sono state violentate mentre gli uomini sono stati gravemente feriti con armi da fuoco. L’attacco è avvenuto alle dieci di sera del 28 maggio scorso nel villaggio di Nadia, Stato centrale del Madhya Pradesh. Le due donne, Baishi Pokharia e Rekha Gyarsiya, sono state in grado di identificare gli assalitori, che rispondono ai nomi di Lulla, Nandla, Kalu, Rewal Singh e Sakaram: vengono tutti dal loro stesso villaggio.
La mattina del giorno dopo, inoltre, i leader locali del Bharatiya Janata Party [Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazional-fondamentalista ndr], si sono presentati all’ufficio di pubblica sicurezza del distretto per presentare una denuncia contro presunte “conversioni di massa al cristianesimo” avvenute nella zona ad opera di missionari cristiani giunti dallo Stato confinante del Maharashtra.
Sebbene la denuncia non nominasse alcun religioso, conteneva come “prove” i nomi dei cinque attaccati la sera prima. I cinque, rilasciati dai fanatici indù, si sono presentati alla stazione di polizia di Bhagwanpura per presentare una denuncia, ma sono stati arrestati dall’ispettore Thakur: al momento si trovano in carcere. Solo dopo diverse telefonate alla polizia da parte della signora Indira Iyengar, membro della Commissione statale per le minoranze, l’ispettore Thakur ha accettato di aprire un’inchiesta.
L’ultima volta che sono state sentite, le due donne stavano per essere sottoposte a degli accertamenti medici.
Sempre il 28 maggio, un cristiano di Suklia Kunda, villaggio nei pressi di Nadia, è stato trascinato fuori dalla sua casa e picchiato “perché di fede cristiana”. Anche lui si è rivolto alla polizia per chiedere giustizia.
“Condanniamo le violenze contro le donne di Nadia – dice ad AsiaNews padre Babu Jospeh, portavoce della Conferenza episcopale indiana – ma ancora più riprovevole è il comportamento dell’ispettore Thakur, che si è rifiutato di aprire un’inchiesta su questo orribile incidente”. “E’ molto strano – aggiunge – e va contro ogni logica il fatto che le persone debbano pagare perché professano una particolare religione e che le agenzie che dovrebbero sostenere la legalità rimangano invece muti testimoni di tali atti inumani da parte di pochi sicari”. “Chiediamo con forza al governo – conclude – di intervenire immediatamente per fermare i colpevoli, così da mantenere legge ed ordine nell’area e fare in modo che i cittadini che rispettano il diritto possano vivere senza paura né ansia”.
John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union [la più grande associazione di laici cattolici del Paese ndr], commenta: “Questo orribile episodio può essere letto sia come azione di intolleranza religiosa da parte dei fondamentalisti nazionalisti sia come un attacco alla parte più vulnerabile della nostra società, le donne”.
”Come già sappiamo – spiega ad AsiaNews – ogni 30 minuti una donna indiana viene violentata, mentre ogni 75 minuti una viene uccisa, di solito bruciata, perché non ha una dote abbastanza grande per sposarsi”. “Secondo i dati dell’Ufficio nazionale crimini della Pubblica sicurezza – aggiunge – sono aumentati anche le violenze contro i bambini, di circa un quarto rispetto al numero totale annuo. I feticidi femminili, inoltre, sono cresciuti del 50 %”.
“La mia città, Delhi – racconta – è il posto meno sicuro per una donna: qui avviene circa un terzo degli stupri totali. Alcune di queste donne sono cristiane, per la maggior parte tribali dello Jharkhand, Orissa e del Chattisgarh, che lavorano come donne di servizio nelle metropoli: questi non sono però casi di violenza religiosa”.
“Quello del Madhya Pradesh – sottolinea – è un caso molto differente e ricorda quello della violenza sessuale contro le suore di Jhabua, avvenuto anni fa. Come ho detto più volte al governo centrale, sembrano esserci un sistema amministrativo ed una legislazione parallela negli Stati governati dal Bjp, che non ha rispetto per la libertà religiosa. Questi sono anche lenti nel registrare le accuse di fatti che vengono portati alla loro attenzione”.
“L’ordine pubblico – conclude – è materia di competenza statale: il governo centrale non può intervenire senza che vi siano casi di violenza di massa. Stiamo cercando la maggior assistenza legale possibile per vedere quante questioni relative alla libertà religiosa divengono violenza contro le minoranze, per poter richiedere un intervento centrale”.

Ewigen
02-06-2006, 10:07
CINA

Mons. Lajolo: anche in Cina la Chiesa vuole solo essere libera di organizzarsi al suo interno

Il “ministro degli esteri” del Papa afferma che il governo cinese non dovrebbe interferire nelle nomine dei vescovi. La normalizzazione dei rapporti sarebbe un bene anche per la pace sociale. In un futuro “non lontano” il possibile incontro tra Benedetto XVI e il patriarca di Mosca.

(AsiaNews) – La Chiesa cattolica rivendica il diritto di essere libera nella sua organizzazione interna, nella quale gli Stati, Cina compresa, non dovrebbero interferire, in particolare per quanto riguarda la nomina dei vescovi. E’ quanto nuovamente affermato da mons. Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati in un'intervista al quotidiano di Bucarest, “Ziua”. Allo stesso giornale mons. Lajolo esprime fiducia nella possibilità di un miglioramento dei rapporti tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca e di un incontro tra Benedetto XVI e Alessio II, “in un futuro non lontano”.
“Come in tutti gli altri Paesi del mondo – ribadisce, tra l’altro, il ‘ministro degli esteri’ del Papa - così in Cina la Chiesa non chiede alcun privilegio, ma solo di essere libera nella sua organizzazione interna”. La libertà della Chiesa nella nomina di vescovi “è stabilita dal Diritto canonico e non comporta alcuna ingerenza nell'ordinamento dello Stato cinese”. Da parte sua, sottolinea mons. Lajolo, “l'autorità politica cinese non dovrebbe interferire nell'ordinamento interno della Chiesa e segnatamente nella procedura per la nomina dei vescovi”.
Il segretario per i rapporti con gli Stati fa anche un riferimento alla normalizzazione dei rapporti tra Cina e Santa Sede: “ne deriverebbero grandi beni per la pace sociale della stessa popolazione cinese, che non si vedrebbe costretta a dover scegliere tra l'obbedienza forzata ad una Chiesa cosiddetta patriottica e l'appartenenza all'unica Chiesa cattolica, quella che è in comunione con il Papa, successore dell'apostolo Pietro, vicario di Cristo”.
Quanto ai rapporti con il patriarcato di Mosca, mons. Lajolo, nell’intervista ha confermato l’impegno della Santa Sede per il loro miglioramento. “Penso - ha sostenuto - che sussistano difficoltà ad una visione comune di fatti dottrinali e storici, difficoltà che bisogna affrontare serenamente e con spirito costruttivo”. Al tempo stesso, a rendere più complessa la situazione concorrono “equivoci pratici, legati alla diversa sensibilità e mentalità”. “Mi riferisco - ha spiegato - all'accusa di proselitismo rivolta alla Chiesa cattolica”. “Tali equivoci ostacolano indubbiamente il dialogo, ma con un po' di buona volontà reciproca non dovrebbe essere troppo difficile superarli”. In questo quadro, mons. Lajolo si è detto “fiducioso che Benedetto XVI e Alessio II potranno incontrarsi in un futuro non lontano”. Sarebbe “un gesto significativo per il cammino ecumenico, il quale sarà indubbiamente ancora molto lungo e non facile”.

Una folla immensa ai funerali di Li Du'an, gigante della fede
Nell'abbraccio dei cinesi la grandezza di quel vescovo
Gerolamo Fazzini

[Avvenire]La grande folla che ieri ha seguito i funerali di monsignor Antonio Li Du’an, arcivescovo di Xi’an, morto di cancro il 25 maggio scorso, è la prova evidente non solo del prestigio personale, ma soprattutto dell’amore della Chiesa cinese per questo suo pastore, temprato al fuoco della persecuzione e della malattia. Oltre 20mila persone si sono radunate a Gongyi per le esequie (sarebbero state di più se le autorità non avessero bloccato le vie di accesso); diverse migliaia poi hanno voluto accompagnare la salma fino al villaggio natale. Quel caloroso saluto corale all’anziano vescovo è il segno che procede, seppur lentamente e non senza ostacoli, quel processo di riconciliazione fra Chiesa "ufficiale" e "clandestina" per cui egli si è a lungo battuto. «Un monumento vivente della Chiesa in Cina», ha definito Li Du’an il suo successore, il giovane vescovo mons. Antonio Dang Mingyan. Non è retorica. Con Li Du’an se ne va un gigante della fede, una persona che ha segnato la storia del cattolicesimo cinese nell’ultimo secolo. Perché, se formalmente apparteneva alla cosiddetta "Chiesa ufficiale" – era stato per anni anche vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi (il corrispettivo "patriottico" della Conferenza episcopale, ovviamente non riconosciuta dalla Santa Sede) – Li Du’an si era però sempre distinto per la sua fedeltà al Papa e per la difesa della libertà religiosa. Per farlo aveva dovuto combinare, evangelicamente, la scaltrezza del serpente e la semplicità della colomba. Pagò – e cara – la sua fedeltà a Cristo: per tre volte dovette subire lunghi periodi di detenzione nei campi di lavoro, ma senza mai indietreggiare. Si deve a Li Du’an se la diocesi di Xi’an, nei 19 anni in cui lui l’ha guidata, è divenuta un punto di riferimento in tutta la Cina, se, dopo la Rivoluzione culturale (negli anni più bui della persecuzione la cattedrale era stata trasformata in fabbrica di dolciumi) la Chiesa è tornata ad essere visibile e dinamica in campo sociale. Chi scrive considera un grande privilegio aver incontrato quest’uomo, l’estate scorsa. Ci ricevette nella sua stanza disadorna, il fisico segnato dalla malattia, lo sguardo vivo, penetrante. Fu un colloquio breve, che ci consegnò l’immagine di un uomo piegato dalla sofferenza e dalle traversie, ma tutt’altro che rassegnato o vinto. Un’icona vivente della Chiesa cinese. Nella sua esistenza Li Du’an ha sopportato grandi sacrifici e privazioni. L’autunno scorso Benedetto XVI l’aveva invitato al Sinodo, ma non gli fu permesso di partecipare. Nutrì a lungo il desiderio di accogliere il Papa in Cina e si è addormentato in Dio senza vederlo realizzato, così come non ha potuto gioire per il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Roma e Pechino, che a più riprese aveva auspicato. Si è detto e scritto che fosse il cardinale in pectore voluto da Papa Wojtyla nel Concistoro 2003 (ipotesi accreditata dallo stesso cardinale Joseph Zen). Quando glielo chiesi, lui svicolò, replicando – nel suo italiano da autodidatta – che quella di Zen era «una sentenza privata». Umiltà e coraggio: ecco i tratti distintivi di un uomo che in Cina già venerano come un santo. L’umiltà e il coraggio della fede. Pur conoscendo bene soprusi e discriminazioni a danno dei cristiani, non più tardi di due anni fa Li Du’an si era avventurato in una profezia che deve far pensare: «Questo – disse – è il tempo più propizio per l’evangelizzazione in Cina».



SERBIA
La chiesa metodista chiede il riconoscimento
[02/06/06]

(VE) - La Chiesa evangelica metodista in Serbia chiede di essere riconosciuta ufficialmente dalle autorità, per evitare di subire limitazioni nelle sue attività.
Il 19 maggio, membri della direzione della Chiesa metodista hanno incontrato il ministro serbo per gli affari religiosi, Milan Radulovic. Al centro del colloquio, le conseguenze della nuova legge sulle chiese e la religione e la questione del riconoscimento della Chiesa metodista. Se il governo accetterà di riconoscerla, essa potrà essere annoverata tra le "chiese e le comunità religiose tradizionali" e potrà continuare a offrire servizi all'intera collettività serba.
La nuova legge serba sulle chiese e la religione garantisce alle "chiese e comunità religiose tradizionali" diritti particolari: esenzione dalle tasse, possibilità di prestare un servizio di cura pastorale negli ospedali e nelle carceri, insegnamento della religione nelle scuole pubbliche e private, possibilità di gestire scuole, ospedali o altre istituzioni.

REGNO UNITO
Ora pure l'opus gay attacca l'Opus Dei

[Panorama]Ruth Kelly, grintoso ministro di 38 anni e ottima madre di cinque figli, fino a poco tempo fa era l'astro nascente del governo di Tony Blair. Oggi rischia l'eclissi politica. Motivo: la sua appartenenza all'Opus Dei. E a metterla nel mirino è stata la potentissima lobby gay.
Una rapida ascesa ministeriale per Kelly. Dopo alcuni incarichi di prestigio, un dicastero difficilissimo, quello dell'Educazione, dov'era stata obbligata a traghettare una riforma scolastica voluta dal premier riformista, ma rifiutata con sdegno dagli insegnanti.

Nel recente rimpasto di governo è stata però retrocessa a un ministero pasticciato, con deleghe sottratte al vicepremier John Prescott, criticato anche per la sua vita sessuale, secondo un'inveterata abitudine britannica. E qui sono cominciati i problemi. Al dicastero, che decide dovendo tenere conto di comunità e governi locali, è affidata la competenza per l'«equality», un concetto un po' vago ma strategico per il pianeta neolaburista che si potrebbe tradurre con parità civile.

Ad aspettare il ministro Kelly al varco, con i coltelli affilati, gli omosessuali. Incuranti della sua bravura di amministratrice, della sua fine mente politica, del suo impegno familiare, hanno puntato su una sola cosa: la sua dichiarata appartenenza all'Opus Dei. E quindi la sua presunta riluttanza a prendere in considerazione le molte (e rumorose) rivendicazioni dei gay organizzati britannici. Nel curriculum del ministro ci sarebbero, a loro dire, parecchie «macchie».

Dal 1997 in poi, Kelly non si è presentata in aula in occasione di 12 votazioni parlamentari su temi legati all'emancipazione dei gay. E nel 2002 ha votato un emendamento sulla nuova legge sulle adozioni, al fine di vietare questa possibilità alle coppie dello stesso sesso.
Apriti cielo! Alla vigilia dell'uscita del Codice da Vinci al cinema, sembrava profilarsi l'inedito scenario delle prime dimissioni di un ministro causate da un film. Denigrata nella pellicola hollywoodiana senza appello, l'affiliazione all'Opus Dei diventa una specie di colpa.

«È chiaro che il premier non prende più sul serio i diritti dei gay. Blair non darebbe mai una poltrona sulla parità etnica a qualcuno con un curriculum tiepido sull'antirazzismo» è la sentenza di Peter Tatchell, il militante più radicale della causa omosessuale.
«È poco chiaro quello che pensa la Kelly sull'omosessualità, ma per l'Opus Dei si tratta di grave peccato e fonte del male» ha aggiunto Benjamin Cohen, influente direttore di Pinknews.co.uk, la più diffusa pubblicazione gay in Europa. Il capo d'accusa che si profila sembra quello di «concorso esterno in associazione cattolica».

Un nuovo caso Buttiglione, quindi, che sfiora la discriminazione di chi prende sul serio i dettami della propria fede nella sfera privata. Anche se il ministro Kelly svolge il suo ruolo politico «secondo il tradizionale principio politico della responsabilità collettiva governativa», vale a dire disciplina fedele alla linea del premier.
La lobby degli omosessuali inglesi può cantare vittoria: sono ormai parte integrante del sistema, la loro emancipazione è pressoché completa. La trasmissione in prima serata del telefilm della Bbc The line of beauty, che narra le gesta di un bellissimo ragazzo gay, inquilino di un potente ministro di Margaret Thatcher, con primi piani «artistici» di rapporti sessuali, ne è la consacrazione.


INDIA
Cristiani in India, riconosciuti innocenti dopo due anni di carcere
di Nirmala Carvalho
Un tribunale in Madhya Pradesh scagiona 16 cristiani accusati di omicidio: testimonianze inventate e mancanza di prove. Vescovi locali: nella zona aumentano le attività anti-cristiane, gli estremisti indù vogliono creare la stessa atmosfera d intolleranza del Gujarat.

Bhopal (AsiaNews) – Dopo due anni passati in carcere per false accuse, 16 cristiani in Madhya Pradesh, India, sono stati giudicati innocenti. Ad emettere il verdetto, il 31 maggio scorso, è stata la Corte di Alirajpur, nel distretto di Jhabalpur. I 16 detenuti erano accusati di omicidio e tentato omicidio nell’ambito di scontri verificatisi tra l’11 e il 17 gennaio 2004 tra cristiani e membri del gruppo estremista indù Rashtrya Swayam Sevak Sangh (Rss).
I giudici hanno scagionato i 16 da tutte le accuse per mancanza di prove. La Corte ha, inoltre, dichiarato che le testimonianze prodotte dall’accusa sono state appositamente fabbricate e manipolate. All’epoca dei fatti la polizia arrestò il gruppo di cristiani in seguito alla morte, in quegli scontri, di un attivista dell’Rss e al ferimento di altri 10. I 16 furono incarcerati solo in base a sospetti e sia l’Alta corte del Madhya Pradesh, che la Corte suprema negarono loro il rilascio su cauzione.
Soddisfatto del verdetto il portavoce della Conferenza episcopale del Madhya Pradesh, p. Anand Muttungal, che ha giocato un ruolo importante nel processo, lavorando per dimostrare l’innocenza dei cristiani. “La decisione della Corte – dichiara – vendica ancora una volta la Chiesa”. Nella prossima udienza si aspetta che ai 16 venga concesso il rilascio su cauzione.
Appresa la notizia, p. Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale indiana, ha detto ad AsiaNews: “Erano in carcere seppur innocenti; questo incidente aiuterà sicuramente a rafforzare la fiducia della gente nel sistema giudiziario del nostro Paese”. “Due anni in prigione senza colpe – aggiunge – suscita una seria preoccupazione in tutti quelli, che credono in valori come libertà, giustizia e onestà”.
Continua però nella zona la persecuzione a danno dei cristiani. Negli ultimi mesi il distretto di Jhabalpur è diventato teatro di attività anti-cristiane perpetrate nel silenzio della popolazione locale. La stessa Conferenza episcopale del Madhya Pradesh, denuncia che questa campagna di intimidazione comprende “conversioni forzate all’induismo, attacchi ai luoghi di culto da parte dei gruppi fondamentalisti, nell’intento di creare la stessa atmosfera di intolleranza, che si respira in Gujarat”. E le autorità rimangono a guardare.

HONDURAS

[PIME]Il presidente della Repubblica, Manuel Zelaya, e il Parlamento hanno offerto il loro sostegno al sacerdote ambientalista Andrés Tamayo, minacciato di morte da gruppi criminali attivi nello sfruttamento illegale del legname per il suo impegno a difesa delle foreste nazionali. Zelaya ha chiesto formalmente al ministro della Sicurezza Alvaro Romero e a quello della Difesa Aristides Mejía di assicurare la necessaria protezione al religioso; il Parlamento, da parte sua, ha approvato all’unanimità una mozione che esorta le autorità ad adoperarsi per la sicurezza di Tamayo. Si calcola che nella sola regione di Olancho, la più colpita dalle attività illegali dei tagliatori, vengano abbattuti 7.500 alberi al giorno.

Ewigen
02-06-2006, 13:41
Per solidarietà ad Ivanao:

VERA MEMORIA STORICA

I comunisti e i cristiani negli anni…
Antonio Socci

Giuliano Ferrara ha scritto che lo stemma araldico di Giorgio Napolitano dovrebbe essere un coniglio bianco in campo bianco. Tale è stato il coraggio temerario che ha mostrato, in mezzo secolo, da leader comunista che (dicono) dentro di sé dissentiva dal comunismo. Ieri Ferrara, dopo che il neopresidente ha firmato la grazia per Bompressi, si è detto pentito di quel giudizio. Mi chiedo perché. Quella firma sarebbe un atto di coraggio? Io penso che lo stemma del presidente possa cambiare solo così: coniglio rosso, con occhi rossi, in campo rosso.

E’ tipico “coraggio” rosso anche quello che ha portato un altro simbolo del popolo di Sinistra, il vignettista Vauro, a uscire con un libro di pernacchie contro papa Wojtyla, morto da un anno. Il dirigente comunista, oggi presidente della Repubblica, e il vignettista più fanatico dei giornali di Sinistra, sono accomunati da certa assenza di vergogna, di stile e una vera mancanza di “pìetas”, quel sentimento universale che induce almeno al rispetto delle persone morte, che hanno sofferto e che sono ancora piante da chi era loro legato. Su tutto sembra prevalere invece l’appartenenza tribale.

Il problema infatti non è la grazia in sé a Ovidio Bompressi che i tribunali della Repubblica avevano condannato a 22 anni per il feroce assassinio del Commissario Luigi Calabresi. Semmai è un problema che sia stato questo il primo atto di Napolitano, firmato a velocità supersonica (“inusuale” rileva il Corriere della sera). Al di là del merito (io sono sempre stato favorevole alla grazia per Sofri) fare di questa firma il primo atto di una presidenza significa voler trasformare tale gesto in un pesante segnale simbolico e politico. Alla tribù e ai “nemici”. Significa dire: noi non ci siamo presi solo il governo, ma ci siamo presi lo Stato. E ora tutti i cittadini sono uguali, ma alcuni lo sono più degli altri.
v Ma la cosa più grave è che la famiglia Calabresi non è stata interpellata ed ha appreso tutto dalla Tv. Per la smania di firmare quella turbo-grazia, Napolitano ha evitato di fare perfino una semplice telefonata preventiva alle vittime. Solo l’indomani – quando l’atto era già esecutivo – ha alzato quel telefono dopo che perfino La Repubblica, in prima pagina, rilevava l’incredibile mancanza di sensibilità umana: “E’ incomprensibile” scriveva ieri il giornale di Ezio Mauro “che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non abbia avvertito l’urgenza di comunicare alla famiglia di Luigi Calabresi, prima che alla stampa, la concessione della clemenza a Ovidio Bompressi”.

Quella di Napolitano è stata dunque una formalistica toppa messa a una colossale gaffe. Anche perché ben altro doveva fare. Doveva quantomeno dire agli italiani (per esempio nel messaggio per la festa della Repubblica, che invece ha riempito di retorica e aria fritta) che è al Commissario Calabresi che deve andare tutta la stima e la commozione, non a Bompressi e compagni. Napolitano, che oggi rappresenta lo Stato italiano, avrebbe dovuto ricordare solennemente quell’uomo buono e coraggioso che fu il Commissario Calabresi, che prima subì il linciaggio morale delle Sinistre in tutte le piazze d’Italia, e poi fu macellato come un cane su un marciapiede. E che sacrificò la propria vita, sapendo di sacrificarla (lasciando moglie e figli piccoli), per lo Stato italiano. Perché il popolo italiano potesse vivere serenamente e non essere più vittima quotidiana di uno scatenato squadrismo rosso che impazzava in scuole, piazze, fabbriche, università. Un uomo grande che ha servito lo Stato fino a dare la vita. Questo avrebbe dovuto dire Napolitano in televisione.

Ma Calabresi non apparteneva alla sua tribù. Non era comunista. Era cattolico. Profondamente cattolico. Proprio la sua fede cristiana ne aveva fatto un uomo così straordinario, eroico, silenziosamente pronto a farsi linciare e anche a morire. I cristiani da decenni sono le vittime prescelte dei comunisti. Dalla Russia a tutti i Paesi dell’est, dalla Cina a Cuba, per decenni i regimi comunisti hanno macellato milioni di cristiani inermi. Li hanno torturati, hanno infierito su di loro, li hanno derisi, spogliati di tutto, crocifissi, violentati in ogni modo. E continuano ancora a farlo.
In Italia è in nome della stessa ideologia che sul finire della Seconda guerra e negli anni successivi sono stati massacrati tanti preti e militanti cattolici, compresi partigiani bianchi e sindacalisti cattolici (storie bellissime e naturalmente “censurate” per 50 anni, finché non le ha disseppellite Giampaolo Pansa). Il macello andò avanti per alcuni anni, ma i comunisti non riuscirono, il 18 aprile del 1948, a prendere il potere in Italia e quindi l’Italia non fece la fine dell’Albania, della Cecoslovacchia o della Polonia. Non riuscirono a prendere il potere grazie alla Chiesa di Pio XII e alla Dc di De Gasperi.

Venti anni dopo dal ventre del fanatismo comunista furono partoriti tanti gruppuscoli estremisti, marxisti, troztkisti, maoisti e il feroce partito comunista combattente che lamentava la “resistenza tradita” (cioè il fatto che non presero il potere nel 1948). Così ricominciò la mattanza di cattolici. Politici cattolici o uomini dello Stato come Calabresi che della storia cristiana del Paese erano figli (o anche coraggiosi laici, come Indro Montanelli: pochi). La mia generazione è cresciuta negli anni in cui – nei licei, nelle università e nelle fabbriche – dirsi cattolico significava candidarsi a essere sprangato. Ho visto decine di amici picchiati selvaggiamente, ho personalmente subito minacce, aggressioni e insulti, ho visto centinaia di sedi di Comunione e liberazione – per esempio – devastate dalle molotov, da gruppi extraparlamentari in cui militavano quelli che oggi fanno i politici incravattati, i famosi giornalisti televisivi, i pensosi intellettuali e perfino i manager.

Dal 1969 al 1980 in Italia – secondo stime sicuramente incomplete – vi furono 12.690 fra attentati ed altri episodi di violenza politica (rossa e, per reazione, nera), che provocarono 362 morti e 4.490 feriti. Nessuna democrazia occidentale ha subito una guerra civile paragonabile, in nessuna – com’è stato notato – l’assassinio è diventato strumento di lotta politica.

In questo uragano di ideologia e violenza nel 1978 arrivò un grande papa dall’est europeo, uno che aveva provato sulla sua pelle la persecuzione, un figlio della Chiesa martire del comunismo (e del nazismo). Per i giornali italiani fu subito “reazionario, oscurantista, anticomunista, integralista”. Così per anni. Perché nelle redazioni dei giornali italiani dominavano i soviet descritti da Michele Brambilla nell’ ”Eskimo in redazione”. All’est fu subito una ventata di libertà, l’unica rivoluzione pacifica, non violenta, liberale: quella fatta dagli operai cattolici di Lech Walesa. Perciò nel 1981, dalle segrete stanze del potere comunista dell’est europeo, qualcuno, temendo il vento di Solidarnosc, fece arrivare a Roma Ali Agca. E alla nefanda storia criminale del comunismo si tentò di aggiungere l’ultimo capolavoro: dopo aver macellato milioni di cristiani, assassinare il Papa, il Vicario di Cristo in persona. Sempre gli stessi carnefici e le stesse vittime. Sappiamo com’è andata. E sappiamo poi che straordinario pontificato sia stato quello di Giovanni Paolo II. Sappiamo anche il calvario che negli ultimi anni di malattia quest’uomo coraggioso ha vissuto. Pensavamo che almeno dopo la sua morte, dopo tanta sofferenza, il rispetto fosse dovuto. Invece il più comiziante dei vignettisti della Sinistra italiana, abituata a usare la satira come prosecuzione della propaganda politica, ha pensato di dare alle stampe un volumetto che raccoglie tutte le sue pesanti vignette contro papa Wojtyla, venticinque anni di derisione.

Non spendo una parola su queste vignette ribollite, né sulla noiosa prefazione di Dario Fo. Voglio solo citare l’introduzione dello stesso Vauro che scrive contro “questo papa che non esitò a sostenere Marcinkus pur di dare una bella spallata al socialismo reale dell’Est”. Ecco dunque il crimine che si imputa a Wojtyla il Grande. Per aggiungere un po’ di fango gratuito Vauro pretende di dargli anche la responsabilità della guerra in Jugoslavia (o buona parte di essa). Così il libro non diventa forse propaganda politica? Lo vorrei chiedere proprio a Vauro che, in un suo articolo-autogol, deprecava appunto la satira asservita al fanatismo politico: “L’Austriaco dipinto come laido e viscido nelle imnmagini della propaganda italiana nella guerra del 15-18, poi l’americano negroide e selvaggio in quella tedesca della seconda guerra mondiale, sino all’ebreo arcigno e dal naso adunco della iconografia nazista e fascista. Dove c’è guerra c’è propaganda di guerra. Serve a mobilitare una parte disumanizzando l’altra, a creare e far accettare nel senso comune la terribile categoria del ‘nemico’ che è tale appunto perché disumano”.
Vauro farebbe bene a rileggere questo suo articolo anche perché è proprio lì che si scaglia contro i danesi rei di aver fatto le famose vignette su Maometto e co. Per lui quelle vignette sono solo “propaganda bellica”, ovviamente filo amerikana: “non c’entra niente con la libertà di espressione, né tanto meno con la satira”. Vauro arriva a dire – a proposito delle violenze esplose nei paesi islamici - che “non si può stupirsi e indignarsi se messaggi violenti ottengono e provocano reazioni violente nel ‘nemico’ ”.

Insomma, satira sugli islamici no. Sui cristiani, sul Papa, su Gesù Cristo invece Vauro si scatena. Sicuro che da loro “reazioni violente” non arriveranno. Neanche per questo dileggio postumo che è un po’ come andare a urinare su una tomba. Ad aumentare la tristezza c’è il fatto che sia stata la Piemme (che un tempo fu una casa editrice cattolica) a pubblicare questa roba, peraltro la Piemme oggi è di Mondadori, cosicché si scopre che Vauro pubblica, indirettamente, presso l’odiato Berlusconi (naturalmente il Cav non c’entra con queste scelte editoriali essendo lui stesso dileggiato da Vauro). Si ha la sensazione di vivere già in un “regimetto”. Senza “pìetas”. Arrogante e volgare.

Ewigen
03-06-2006, 10:51
INDONESIA
Evangelista condannato a Giava

[Porte Aperte 02/06/06]Dopo tre mesi di detenzione preventiva, un evangelista indonesiano di 55 anni è stato condannato il 17 maggio a quattro anni e mezzo di prigione. Durante le udienze del 10 e del 17 maggio, Abe (il nome è fittizio) è stato accusato di calunnia nei confronti dell'islam e di bestemmia contro Maometto. I giudici hanno ritenuto che ha gravemente offeso i sentimenti religiosi dei musulmani di Giava. Nella seconda udienza il tribunale era strapieno, 500 musulmani radicali erano presenti per assistere al verdetto. Per garantire la sua sicurezza Abe è stato condotto in tribunale con un veicolo blindato e oltre 100 poliziotti e agenti in tenuta anti sommossa erano presenti per mantenere l'ordine. Dopo un inizio di udienza tumultuoso, i giudici sono riusciti a calmare la folla e l'udienza è terminata senza ulteriori problemi.
La famiglia di Abe vive al centro di Giava e per visitarlo in carcere deve viaggiare tutta la notte.

VERA MEMORIA STORICA
UGANDA 3/6/2006 12.53
DECINE DI MIGLIAIA A CELEBRAZIONE PER MARTIRI DI NAMUGONGO

[PIME] Una grande celebrazione – con la presenza decine di migliaia di fedeli e di tutti i vescovi ugandesi – è in corso stamani non lontano dalla capitale Kampala per ricordare i martiri di Namugongo, i santi Carlo Lwanga e i 21 compagni che insieme a qualche decina di giovani anglicani furono trucidati tra il 1885 e il 1886 per ordine del re Mwanga. La messa si svolge sulla spianata del ‘Santuario dei martiri’ nella località di Namugongo, circa 15 chilometri a sudest della capitale ugandese, in una sorta di arena naturale dove i presuli celebrano su un isolotto all’interno di un piccolo lago. Canonizzati nel 1964 da Paolo VI, che li ricordò durante il suo pellegrinaggio in Africa del 1969 con una celebrazione sulle loro tombe, i martiri di Namugongo vengono comunemente considerati i protettori dell’Africa moderna, che malgrado squilibri, guerre e malattie, è capace di generare, attraverso la sua società civile, straordinari testimoni di speranza. "Questi martiri africani – disse Paolo VI - aprono una nuova epoca di rigenerazione cristiana e civile. L'Africa, bagnata dal sangue di questi martiri, primi dell'era nuova… risorge libera e redenta. La tragedia che li ha divorati è talmente inaudita ed espressiva, da offrire elementi rappresentativi sufficienti per la fondazione morale di un popolo nuovo, per la fondazione di una nuova tradizione spirituale”.

Ewigen
06-06-2006, 17:42
INDIA
6 Giugno 2006
Madhya Pradesh, violentate per essersi convertite al cristianesimo

Indira Iyengar, membro della Commissione statale per le minoranze, spiega che l’attacco del 28 maggio scorso “è stata lanciato dai fanatici indù per punire i tribali del villaggio di Nadia, colpevoli di aver abbandonato l’induismo per abbracciare il cristianesimo”.

Bhopal (Icns) – Le donne del villaggio di Nadia “sono state violentate come punizione per aver cambiato la loro religione ed essersi convertite al cristianesimo” e “nessuna autorità civile, né la polizia né la magistratura, sono disponibili ad ascoltare il loro caso e a dargli giustizia”. Lo denuncia Indira Iyengar, membro della Commissione statale del Madhya Pradesh per le minoranze, che in un’intervista commenta “l’orrendo crimine compiuto contro i cristiani di Nadia”.

Il 28 maggio scorso un gruppo di fanatici hindutva ha attaccato e successivamente sequestrato per un giorno intero cinque cristiani, due donne e tre uomini: le donne sono state violentate mentre gli uomini sono stati gravemente feriti con armi da fuoco. L’attacco è avvenuto alle dieci di sera.

Le due donne, Baishi Pokharia e Rekha Gyarsiya, sono state in grado di identificare gli assalitori, che rispondono ai nomi di Lulla, Nandla, Kalu, Rewal Singh e Sakaram: vengono tutti dal loro stesso villaggio.

La mattina del giorno dopo, inoltre, i leader locali del Bharatiya Janata Party , si sono presentati all’ufficio di pubblica sicurezza del distretto per presentare una denuncia contro presunte “conversioni di massa al cristianesimo” avvenute nella zona ad opera di missionari cristiani giunti dallo Stato confinante del Maharashtra.

Sebbene la denuncia non nominasse alcun religioso, conteneva come “prove” i nomi dei cinque attaccati la sera prima. I cinque si sono presentati alla stazione di polizia di Bhagwanpura per presentare denuncia, ma sono stati arrestati dall’ispettore Thakur.

“Tutto questo – spiega la Iyengar – è avvenuto perché si sono convertiti dall’induismo al cristianesimo. L’attacco dovrebbe essere punito perché, oltre alla violenza commessa, distrugge una libertà fondamentale dell’uomo, ma nessuno vuole ascoltare le nostre proteste”.

“Vogliamo – continua – che il primo ministro del Madhya Pradesh sappia le cose che avvengono qui. Vogliamo che questa disuguaglianza finisca. Vogliamo solo vivere al sicuro”.

Il gruppo dei cinque tribali dice “di non avere avuto giustizia da nessun lato, in questa vicenda”. “La polizia – dice una delle due donne – ha detto che la nostra denuncia era falsa e non ci hanno ascoltato. Ora non abbiamo più un posto dove andare”.


[b]UGANDA

[PIME 05-06-2006] La polizia ha arrestato 135 persone accusate di avere attaccato e rapinato un gruppo di pellegrini convenuti nella capitale questo fine settimana per commemorare il Giorno dei martiri ugandesi che ricorda l’uccisione intorno al 1870 di 22 convertiti al cattolicesimo. Molti fedeli giunti da Sudan, Ruanda e Burundi “stavano riposando e pregando nel tempio di Namugongo quando criminali hanno cercato di rapinarli e violentarli” ha spiegato il comandante della polizia di Kampala.


OCCIDENTE
5 giugno 2006 19.54
RELATIVISMO CONTRO ANNUNCIO CRISTIANO

Il Papa individua "due linee di fondo dell'attuale cultura secolarizzata" "interdipendenti", che "spingono in direzione contraria all'annuncio cristiano" e non possono non influenzare i giovani: la prima è "l'agnosticismo che scaturisce dalla riduzione dell'intelligenza umana a semplice ragione calcolatrice e funzionale e che tende a soffocare il senso religioso iscritto nel profondo della nostra natura".
Altra linea di fondo è "quel processo di relativizzazione e di sdradicamento che corrode i legami più sacri e gli affetti più degni dell'uomo, col risultato di rendere fragili le persone, precarie e instabili le nostre reciproche relazioni". Benedetto XVI lo ha detto intervenendo in San Giovanni in Laterano al convegno della diocesi di Roma, intitolato "La gioia della fede, e l'educazione delle giovani generazioni".[Avvenire


PAKISTAN
Conversioni forzate all’islam: denunce dei cristiani e delle altre comunità religiose di minoranza

Lahore (Agenzie) - Il fenomeno delle conversioni forzate all’islam sta creando preoccupazioni nella comunità cristiana e in altre minoranze religiose del Pakistan.
Di recente un forum di leader religiosi ha scritto un documento dal titolo “Conversioni forzate di donne e diritti delle minoranze in Pakistan” che ha lanciato l’allarme per una pratica che si diffonde con crescente capillarità nel paese, soprattutto a scapito di donne e bambini. Fra i firmatari del documento, Mons. Joseph Cutts,Vescovo di Faisalabad, ha notato: “E’ triste constatare che le minoranze religiose, in particolare i cristiani e gli indù, non possano godere dell’uguaglianza dei diritti, un principio sancito nella Costituzione del Pakistan”.
A essere interessate dal fenomeno delle “conversioni forzate” sono soprattutto le province del Punjab, della Frontiera di Nord Ovest e del Sind, dove è diffuso un islam integralista che vede la presenza di comunità religiose diverse come “corpi estranei” nella società pakistana. Spesso la bassa condizione sociale delle comunità cristiane, indù e sikh, è un elemento sfavorevole: i grandi proprietari terrieri, tutti musulmani, chiedono ai contadini di convertirsi all’islam prima di dare loro un lavoro oppure, forti del loro potere economico e politico, sequestrano giovani donne, le costringono a convertirsi all’islam e le prendono come mogli.
Secondo diverse organizzazioni non governative che monitorano la situazione dei diritti umani in Pakistan, il fenomeno delle conversioni forzate all’islam è diffuso e molto preoccupante, soprattutto perché nessuno cerca di mettere un freno alla pratica, e si agisce nella più completa impunità. I leader delle associazioni civili e i leader religiosi hanno deciso di stilare un documento che raccolga gli episodi più eclatanti, di sottoporlo alle autorità civili e politiche, di lanciare una campagna di pressione internazionale.
La Chiesa in Pakistan, attraverso la Commissione “Giustizia e pace” e la Caritas è in prima linea in questa lotta e da anni sta conducendo una campagna a largo raggio in difesa delle minoranze religiose. Fra le proposte in agenda, vi è l’abolizione della “legge sulla blasfemia”, ritenuta ingiusta, iniqua e discriminatoria. In Pakistan, su 156 milioni di persone, la popolazione è al 96% musulmana. I cristiani sono il 2,5% gli indù l’1,5%.

Ewigen
07-06-2006, 23:39
posso andare oltre?
posso?
spero nessuno si offenda: il concetto che gesu' sia' Dio in terra e' una balla post-datata, storicamente (quasi) accettata dalla maggior parte degli studiosi, molti dei quali cristiani, ovviamente non cattolici.

Un po' di rispetto per Gesu' Cristo ci vorrebbe imho, dato che certe cose, dal punto di vista filologico, non le ha MAI dette.


(Alcuni esempi tra miliardi di) Persone che veramente di Gesù Cristo e dei suoi coeterni hanno saputo qualcosa e che veramente li hanno rispettati per ciò che sono:

VERA MEMORIA STORICA CRISTIANA
[IMG]http://www.korazym.org/images/ph_turchi2ss222_gr.jpghttp://cassiehouse.org/graphics/cassie/cassie_scan_189x244.jpghttp://www.italiacattolica.net/romero/immagini/album/17.jpghttp://www.voceevangelica.ch/monitor/upload/Articoli/taize.jpghttp://foto.icn-news.com/1145070074.jpg








Per "altre campane",[qualche esempio di] presunti "studiosi" "cristiani":

VERA VERGOGNA STORICA INCULTURALE
http://newsimg.bbc.co.uk/media/images/39122000/jpg/_39122174_priestap203.jpghttp://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2005/02/26/0ICJ4WGC--180x230.jpghttp://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/thumb/a/a7/Gene_Robinson.jpg/200px-Gene_Robinson.jpghttp://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/2/25/Don_Franco_Barbero.jpg/200px-Don_Franco_Barbero.jpghttp://foto.icn-news.com/1142963276.jpghttp://foto.icn-news.com/1149715388.jpg]http://www.canisciolti.info/img/foto/andreaga.gif



Chi ha orecchi per intendere...

Ewigen
07-06-2006, 23:42
INDIA
7 Giugno 2006
Conferenza stampa sulle violenze contro i cristiani interrotta da attivisti indu
di Nirmala Carvalho

Un gruppo di uomini ha forzato l’ingresso e ha iniziato a urlare e a compiere atti di vandalismo. Alla conferenza erano presenti anche le due ragazze che il 28 maggio scorso hanno subito violenze sessuali per non aver abiurato il cristianesimo.

Bhopal (AsiaNews) - Un gruppo di attivisti indù ha fatto irruzione ed ha interrotto una conferenza stampa organizzata dall’associazione cristiana Madhya Pradesh Christian Association (Mpca). Alla conferenza erano presenti le due donne cristiane che alcuni giorni fa hanno subito violenze di gruppo per non aver abiurato il cristianesimo.

Indira Iyengar, presidentessa del Mpca, stava illustrando la problematica del fattore religioso in India ed in particolare delle sofferenze che devono subire i cristiani. All’improvviso gli attivisti del gruppo indù Bajrang Dali sono entrati con la forza e hanno iniziato ad urlare e a dire che bisogna smettere di screditare la loro religione. Devendra Singh Rawat, leader del gruppo, ha urlato: “non permetterò di gettare fango sulle organizzazioni nazionaliste indù”. Iyenger ha tentato di rispondere alla provocazione, ma il gruppo ha iniziato a compiere atti di vandalismo. Più tardi è arrivata la polizia che ha chiesto sia agli attivisti che a Iyenger di sgomberare la sala.

Il governo del Madhya Pradesh ha reso noto di disapprovare la condotta del gruppo indù. “Nessuno ha il diritto di interrompere un incontro – ha dichiarato il Ministro per le relazioni pubbliche Narendra Singh Tomar - cose di questo genere non dovrebbero accadere”.

“Godono del favoritismo degli apparati statali”, contesta ad AsiaNews padre Anand Muttungal portavoce della conferenza episcopale del Madhya Pradesh. “Si comportano con arroganza, è grave che siano arrivati al punto di interrompere con la forza una conferenza stampa organizzata da cristiani”. “Cercano di intimidirmi, vogliono che mi arrenda”, aggiunge Iyengar ad AsiaNews. “Il loro atteggiamento – continua - è gravissimo: hanno urlato in pubblico contro di me, e questo non è solo mancanza di rispetto nei confronti dei cristiani ma anche contro i diritti basilari di ogni donna”.

Intolleranza religiosa e violenza ai danni delle donne sono anche i temi dei un comunicato stampa di John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union. “Chiediamo al governo - si legge nel comunicato - di non chiudere gli occhi ed arrestare chi compie reati di violenze. Chiediamo anche che la polizia registri le denunce e investighi sui casi di azioni violente ai danni di componenti della comunità cristiana”. Le due ragazze del Madhya Pradesh violentate il 28 maggio per non avere abiurato il cristianesimo avevano infatti denunciato l’accaduto alla polizia, che però si era rifiutata di registrare la denuncia in quanto nel caso sono coinvolti uomini influenti dal punto di vista politico e vicini al governo dello Stato. La denuncia è stata inoltrata solo dopo l’intervento del Distretto superiore e del Sovrintendente della polizia.

“Le donne – continua Dayal – sono la parte più vulnerabile della nostra società. La condanna in caso di violenze dovrebbe essere netta. Sappiamo da statistiche ufficiali che in India ogni mezz’ora viene violentata una donna, e ogni 75 minuti viene uccisa una donna. Nella maggior parte dei casi viene bruciata perché non ha a disposizione una dote sufficiente. Inoltre, secondo i dati della polizia criminale, i casi di feticidio femminile sono raddoppiati nel 2004. La capitale New Delhi è il posto meno sicuro per le donne: si registrano un terzo dei casi di violenza, con una media annua di 500 casi. Alcune di queste donne sono cristiane. La maggior parte di questi casi però non sono a sfondo religioso. Il caso delle due ragazze del Madhya Pradesh è diverso, e ricorda la violenza di gruppo nei confronti delle suore a Jhabua diversi anni fa. Le due ragazze sono vittime di una decisione programmata in modo brutale da un gruppo di persone. Hanno attaccato i cristiani nel villaggio di Nadia il 28 maggio alle 10 di sera, hanno picchiato gli uomini, gli hanno strappato le mogli e le hanno violentate. I colpevoli sono stati identificati – denuncia Dayal - , si chiamano Lulla, Nandla, Kalu, Rewal Singh, e Sakaram, provengono tutti dallo stesso villaggio”.

Nella sua dichiarazione, Dayal chiede ordinanze e misure per fermare le violenze e tutelare le minoranze religiose sia al parlamento statale che al governo federale.

Ewigen
08-06-2006, 18:13
8 Giugno 2006
VIETNAM
Il Vietnam continua a violare i diritti umani dei montagnard, perché cristiani

In alcune zone di montagna la popolazione è costretta da polizia ed esercito a non uscire dal proprio villaggio a causa di operazioni militari. Nell’altopiano centrale vengono sequestrati i telefoni cellulari, unico strumento di comunicazione. Circa 350 montagnard ancora detenuti perché colpevoli di essere cristiani.

Hanoi (Mfi) - Il governo di Hanoi continua praticare una politica di violazione dei diritti umani, in modo particolare ai danni della minoranza etnica dei montagnard, per lo più cristiani. Lo denuncia l’organizzazione non governativa Montagnard Foundation Incorporated (Mfi).

L’organizzazione, che ha stretti contatti in diverse zone del Paese, incluse quelle di montagna al confine con il Laos, rende noto che il 29 maggio scorso le forze di sicurezza di Hanoi “hanno iniziato a scavare una serie di tunnel sotto le montagne di Cu Ming e di Cu Da per accumulare armi, munizioni e altro materiale bellico e hanno confinato con la forza gli abitanti di questi villaggi nelle loro case”. Il 28 maggio invece i soldati e la polizia avevano rastrellato il villaggio di Buon Jun Yuh “in cerca di 300 persone che tentano di scappare in Cambogia”. L’Mfi spiega però che queste persone scappano per evitare “arresti e torture da parte delle forze di sicurezza”, e aggiunge che soldati e militari costringono le persone a non uscire dai villaggi, e perciò queste non possono neanche andare a lavorare i campi o allevare il bestiame: la scelta di scappare è quindi obbligata. L’Mfi ricorda anche che si stima siano 350 i cristiani montagnard ancora detenuti a causa della loro fede.

L’Organizzazione spiega inoltre che le forze di sicurezza cercano di isolare gli abitanti degli altopiani centrali dal mondo esterno. Il 12 maggio, nei pressi del villaggio di Buon Dak Ndrung nella provincia di DakNong, circa 250 soldati vietnamiti hanno “condotto operazioni di perquisizione per sequestrare i telefoni cellulari alla popolazione”. Altri 70 soldati hanno cercato i cellulari nel villaggio di Dak Rteh nella provincia di Daknong e, secondo quanto dichiarato dalla Mfi, simili operazioni sono state condotte ad aprile in molti villaggi della provincia di Daklak

Il Paese è anche al centro dell’attenzione del Dipartimento di Stato americano che continua a mantenere il Vietnam nella lista dei Paesi deve si violano i diritti umani e dove non è garantita la libertà religiosa. Il governo di Ha Noi cerca di reprimere in modo particolare la minoranza etnica dei montagnard, che da anni subisce esproprio di terre e persecuzione religiosa da parte del governo. I montagnard sono accusati dalle autorità di credere in una “regione americanista” e di avere cooperato con le truppe statunitensi durante la guerra in Vietnam. Il governo di Hanoi definisce ogni accusa di violazione dei diritti umani come “mera propaganda occidentale”.




OCCIDENTE
L'Anticristianesimo nelle canzonette
di Massimo Introvigne

Le canzonette sono innocue? Si potrebbe crederlo, ma talora non è vero. Prescindiamo dai noti sproloqui musicali di Benigni, secondo cui a ogni successo di Berlusconi subiva danni in quelle parti del corpo che fanno rima con il cognome del leader di Forza Italia.
Parliamo invece di tal Simone Cristicchi (il cognome, in questo caso, inganna) che deve avere i suoi santi in paradiso perché si è esibito a Sanremo, fa sentire la sua voce su tutte le radio nazionali ed è perfino invitato in diverse università italiane dove tiene sedute di “igiene mentale”.
Il lavaggio del cervello da cui la sua “igiene mentale” dovrebbe liberarci è quello imposto dai preti. La canzone-clou dei suoi spettacoli si chiama appunto “Prete”. Inizia ricordando che “da bambino mi portavano alla messa, ed io seguivo la funzione con un’aria un po’ perplessa”.
Lì il prete gli si rendeva antipatico perché lo invitava: a lasciare stare le “fantasie sessuali” e gli chiedeva – cosa assai più improbabile, perché confessori così da molti anni si trovano solo nei libri di Melissa P. – “quante volte ti sei masturbato il pistolino”.
Diventato più grandicello, il Cristicchi elabora la sua avversione per i preti in un’apologia del solito relativismo politicamente corretto: il prete è cattivo perché “crede di essere il depositario di una verità assoluta”. Infine ecco i giudizi globali.
Il cristianesimo è “la bugia più grande della storia” e Cristicchi intona – è proprio il caso di dirlo – la solita litania di luoghi comuni dell’anticlericalismo più becero: “La storia della Chiesa è seminata di violenza, di soprusi, la Santa Inquisizione è prepotenza, e poi genuflessioni collettive dei politici, salvezza delle anime, la rendita degli immobili ma quanti begli affari fate con il Giubileo e quanti bei miliardi che sta alzando Padre Pio”.

Mancano solo Dan Brown e l’Opus Dei.

La lezione di igiene mentale di Cristicchi, protesta il cantautore, non è contro la libertà religiosa. “In fondo ognuno è libero di scegliersi la sua prigione, libero di farsi abbindolare, ipnotizzare, dal papa, dal Guru, dal capo spirituale ma la cosa deprimente e che mi butta giù è vedere quella folla alla Giornata della Gioventù, la mia sola religione è vocazione per il dubbio, IO non crederò a qualsiasi cosa dica un prete”. Papa con la “p” minuscola e “io” in tutte maiuscole (che Cristicchi legga Eugenio Scalfari?) sono nel testo originale del musicante.
Non è troppo grave il fatto che Cristicchi vada in depressione quando legge dei successi di Benedetto XVI.
Il Papa se ne farà una ragione. Il problema nasce quando la Rai, le università, le manifestazioni pagate con il denaro dei contribuenti danno voce a questo tiro musicale al cattolico: che qualche volta assomiglia alla colonna sonora della lobby di ministri anticlericali.(L'Indipendente)


BRASILE
8/6/2006 11.36
AMAZZONIA: VESCOVO DI SANTARÉM CONDANNA MINACCE CONTRO RELIGIOSI

[PIME]“La vita umana è sacra...Convoco tutti i cristiani e le persone di buona volontà ad essere promotori della concordia e della pace. Le diverse convinzioni e le prese di posizione devono restare nel campo delle idee e del dialogo e mai sfociare in aggressività e attentati”: così monsignor Lino Vombommel, vescovo di Santarém, nello Stato amazzonico di Pará, è intervenuto, in una nota giunta alla MISNA, sulle minacce di morte rivolte via Internet contro alcuni ambientalisti e due religiosi, il padre diocesano Edilberto Sena e il missionario verbita José Boing, che si oppongono insieme ai movimenti della società civile alle attività dell’impresa statunitense ‘Cargill’ dedita all’espansione delle colture di soia, ignorando il devastante impatto che queste hanno sulle foreste della regione. Le minacce, apparse la settimana scorsa su una pagina del popolare sito web brasiliano ‘Orkut’ - in seguito chiusa - a firma di Derik Figueira e Sidney ‘Dé’ Neumann, “hanno causato profonda costernazione e condanna tra i nostri religiosi, le famiglie e gli amici dei due sacerdoti, così come in tutta la società di Santarém” ha proseguito il vescovo; “Tengo a precisare – ha aggiunto - che le intimidazioni sono state già comunicate agli organi competenti affinché siano investigate e i responsabili sanzionati. Allo stesso tempo, gli organi di polizia federali e centrali si sono impegnati a garantire l’incolumità fisica dei padri Edilberto e José e la diocesi, a cominciare dal vescovo, accompagnerà l’evoluzione degli avvenimenti correlati a questo triste episodio”. L’alta richiesta di soia da parte della ‘Cargill’ - che quattro anni fa ha costruito un grande impianto per il trasporto della merce lungo il Rio delle Amazzoni, in seguito dichiarato “irregolare” dalla magistratura locale - ha causato l’arrivo in massa di ‘sojeiros’ (produttori di soia) da Mato Grosso, Paraná e Rio Grande do Sul e il conseguente esodo di un vasto numero di contadini, costretti a cedere a basso costo le loro proprietà o allontanati con la forza. “Santarém e tutta la regione occidentale del Pará sono conosciute come la terra di un popolo accogliente e ospitale. Auspichiamo che questo atteggiamento positivo continui a prevalere e che quelli che si uniscono a noi, provenienti da diverse zone del Brasile, collaborino efficacemente per il benessere, l’armonia e la pace della comunità locale” ha sottolineato ancora monsignor Vombommel, concludendo: “Chiedo a tutti i cristiani di sostenere i nostri padri e tutti quelli che si adoperano nel delicato campo delle pastorali sociali nella loro missione in favore della promozione della vita e dei diritti umani”.


8 Giugno 2006
PAKISTAN

Scarcerati due cristiani accusati di blasfemia
di Qaiser Felix

La Corte Suprema li ha giudicati innocenti dopo 7 anni di detenzione. AsiaNews intervista la moglie di uno dei due, che racconta la storia dell’ennesima vittima di una legge iniqua: anni di minacce da parte dei fondamentalisti islamici, il sostegno della Fondazione John Joseph, la paura anche dopo la libertà.

Faisalabad (AsiaNews) – Dopo 7 anni di detenzione per blasfemia due cristiani in Pakistan sono stati rilasciati, perché innocenti. Il 30 maggio scorso la Corte Suprema del Pakistan ha dichiarato Amjad Masih, 34 anni, e Asif Masih, di 30, non colpevoli, ordinando la loro immediata scarcerazione. La Corte di Faisalabad aveva condannato entrambi all’ergastolo nel 1999 per aver bruciato una copia del Corano, atto ritenuto “blasfemo” in Pakistan. Nel maggio 2003 l’Alta Corte di Lahore ha respinto il loro appello confermando il massimo della pena.

Per questioni di sicurezza Asif e Amjad non possono essere intervistati. AsiaNews ha parlato con Kausar Bibi, moglie di Amjad, e Sadiq Masih, il padre; i due parenti raccontano la storia di questi due cristiani, ennesime vittime di una legge ritenuta da molti un “arbitrario strumento di intimidazione”.

“Nel febbraio 1999 – inizia la sua storia Kausar - la polizia ha arrestato mio marito e Asif a Jhang, dove abitiamo, in relazione ad una banale lite. Quando abbiamo appreso la notizia ci trovavamo ad un matrimonio e siamo riusciti a raggiungere la stazione di polizia solo il giorno seguente”. “Una volta arrivati – continua Sadiq – ci hanno detto che Amjad era stato trasferito al carcere centrale di Faisalabad, mentre Asif Masih era ancora lì, detenuto per reati minori. Allora abbiamo subito chiesto la cauzione per entrambi; dopo pochi giorni hanno notificato il rilascio su cauzione, ma una volta tornati in prigione le autorità carcerarie hanno rifiutato di farli uscire”.

“Il problema era che la cauzione valeva solo per il caso di lite, che noi conoscevamo - spiega Sadiq - ma nel frattempo tutti e due erano stati accusati di “blasfemia” (sezione 295 B del Codice penale) per aver bruciato in cella una copia del Corano. ‘Provate ad ottenere il rilascio su cauzione per un’accusa del genere, se volete liberarli’ ci hanno detto in carcere”.

“Per noi è stato uno shock enorme - racconta Kausar - non sapevamo come muoverci in questo campo, non ci era mai successo prima. Inoltre le nostre misere condizioni economiche non ci avrebbero potuto permettere di affrontare un caso così impegnativo”.

La famiglia di Amjad si è allora rivolta al Bishop John Joseph Shaheed Trust (Fondazione del vescovo John Joseph “martire”), che le ha fornito un avvocato e un sostegno economico. Kausar riferisce inoltre che la Fondazione l’ha iscritta ad un corso di cucito e le ha comprato una macchina da cucire: “Così sono riuscita a guadagnare qualcosa per me e i miei figli, rimasti a Jhang”. “Dopo aver presentato appello alla Corte Suprema, i miei quattro bambini - continua la donna – hanno digiunato e pregato Dio per il loro papà”.

Anche dopo la scarcerazione la famiglia di Amjad non è al sicuro. La moglie riferisce di intimidazioni e minacce ricevute negli ultimi anni da locali gruppi di fondamentalisti islamici e che l’hanno costretta a trasferirsi a casa di suo padre. Essere riconosciuti innocenti dalla legge non serve a calmare il furore religioso degli estremisti. Il presidente del Bishop John Joseph Shaheed Trust, Johnson Michael, sta provvedendo a trasferire tutti a Faisalabad, compreso Asif. La Fondazione si occuperà anche delle cure psicologiche di Amjad, al momento con problemi mentali dopo gli anni di detenzione, e di trovargli un lavoro. Prima dell’arresto Amjad era uno spazzino.

L’abolizione della legge sulla blasfemia è una battaglia che Chiesa e gruppi per i diritti umani in Pakistan portano avanti da anni. Introdotta nel 1986 arriva a comminare la morte per chi viene accusato di offendere Maometto. Purtroppo sempre di più questa norma si rivela strumento di ritorsioni in mano agli estremisti, che la usano per risolvere contese personali, tanto che tra i bersagli più colpiti vi sono gli stessi musulmani.


VERA MEMORIA STORICA
Cina: la diocesi di Cangzhou ricorda i suoi martiri

ROMA, giovedì, 8 giugno 2006 (ZENIT).- Il 150° anniversario della fondazione della diocesi di Cangzhou (Xianxian), in Cina, è servito per promuovere lo sforzo missionario della comunità cattolica, secondo quanto affermano i suoi responsabili.

In base a quanto reso noto da Eglises d’Asie, l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi, il 6 maggio scorso monsignor Joseph Li Liangui, Vescovo “ufficiale” e anche “legittimo” della diocesi di Cangzhou, nella provincia dell’Hebei, ha dato inizio alle celebrazioni per il 150° anniversario della fondazione della sua diocesi.

L’avvenimento ha avuto luogo nel cimitero cattolico di Xianxian, conosciuto anche come Collina di Puntai, dove recentemente è stato eretto un piccolo monumento in memoria dei fondatori della diocesi.

Nel cimitero si trovavano le tombe di cinque Vescovi francesi, di un Vescovo cinese e di un gran numero di missionari stranieri e sacerdoti cinesi.

Sono state tutte distrutte durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976). Usando il cero pasquale della cattedrale per accendere una fiaccola enorme, alta due metri, il Vescovo ha rivolto un appello ai sacerdoti e ai fedeli a continuare lo sforzo missionario intrapreso più di 150 anni fa nella regione.

Nel gennaio scorso, in una lettera pastorale, monsignor Joseph Li, 44 anni, ha invitato i suoi diocesani a prepararsi a questo giubileo.

I missionari francesi, che “hanno portato in questa terra i semi della luce e della verità”, hanno fondato la diocesi nel 1856. “Oggi è arrivato il momento di scrivere nuove pagine della storia della nostra diocesi. Animati da uno spirito indistruttibile, abbiamo ereditato dai nostri predecessori il seme della Buona Novella”, scriveva il Vescovo, ordinato nel marzo del 2000.

Accompagnata da reliquie di santi, comprese quelle di Santa Teresa di Lisieux, la fiaccola passerà di parrocchia in parrocchia per cinque mesi, simboleggiando la luce di Cristo propagata dalla regione, prima di tornare nella cattedrale il 15 ottobre prossimo.

All’inizio di ottobre si celebrerà un’assemblea di rappresentanti della diocesi, che culminerà con il battesimo di 150 catecumeni. Parallelamente, il 12 e il 13 ottobre avrà luogo un colloquio universale sull’evangelizzazione.

Conosciuta per il suo grande numero di vocazioni sacerdotali e religiose, la diocesi di Cangzhou ha attualmente più di duecento parrocchie e 75.000 fedeli. Il suo Vescovo può contare su un centinaio di sacerdoti e 277 religiose. Circa 80 seminaristi studiano al seminario intermedio della diocesi, prima di recarsi in quello regionale di Shijiazhuang.

La Santa Sede ha creato la diocesi nel 1856, dividendo la missione cattolica di Tcheli (Zhili, nome di una provincia oggi scomparsa) in tre territori. Il vicariato sud-est di Tcheli è stato affidato ai gesuiti francesi, e nel 1924 ha preso il nome di vicariato di Xianxian. Elevata al rango di diocesi nel 1946, Xianxian è stata ribattezzata con il nome di Cangzhou nel 1981, nel contesto della politica delle autorità volta a far coincidere la mappa delle diocesi con quella delle circoscrizioni amministrative.

14 dei 120 martiri della Cina, canonizzati a Roma il 1° ottobre 2000, sono della diocesi di Xianxian, un territorio particolarmente provato durante la rivolta dei boxer, nel 1900. Quattro sacerdoti e 5.153 fedeli trovarono la morte a causa di questa rivolta diretta contro la presenza occidentale in Cina. Durante la Messa celebrata nel cimitero cattolico, si è data una rilevanza speciale alla litania dei santi.

Ewigen
08-06-2006, 22:38
VERA MEMORIA STORICA

L'inconsolabile vedova del comunismo

Ebbene anche nella comunità ebraica c'è chi ha apprezzato il gesto e le parole del Papa su quelle pagine oscure della storia. Giorgio Israel, professore ordinario presso il Dipartimento di Matematica dell'Università di Roma "La Sapienza" e direttore del Centro di Ricerche in Metodologia della Scienza dell'Università di Roma "La Sapienza", ha scritto un pezzo sul Foglio del 30 maggio 2006.

Si dichiara colpito e commosso dal fatto che Benedetto XVI abbia dichiarato che i nazisti «con la distruzione di Israele volevano strappare anche la radice su cui si basa le fede cristiana».

Rispondendo alle critiche dell'Unità che aveva accusato il Papa di revisionismo per non aver menzionato le responsabilità collettive del popolo tedesco, Israel scrive "Si tratta di una critica priva di fondamento, sia sotto il profilo morale che sotto il profilo storiografico".

Per quanto riguarda l'aspetto morale lo studioso nota che "rendere un intero popolo responsabile di una colpa collettiva è un’aberrazione in cui soprattutto gli ebrei – vittime del mito del deicidio – non possono cadere. Essi debbono essere fedeli al precetto del Deuteronomio secondo cui nessuno può essere punito se non per il proprio delitto. Durante la cena della Pasqua ebraica è d’uso leggere un “rituale della rimembranza” della Shoah, in cui si parla di coloro che furono sterminati «da un tiranno malvagio» e dagli «esecutori del suo perfido progetto». Sembrano le parole del Papa. Per quanto estesa sia la responsabilità, essa resta soggettiva e non può essere estesa al concetto di responsabilità collettiva di un “popolo” – concetto eminentemente razzista. Nessuno può responsabilmente parlare di responsabilità collettiva del popolo italiano per il fascismo, o dei popoli sovietici per i crimini dello stalinismo".

Per l'aspetto storiografico Israel scrive che "L’entità del coinvolgimento della popolazione tedesca nella Shoah – così come di altre popolazioni in altri crimini di massa – è una questione eminentemente storiografica che deve essere mantenuta su questo terreno e non può essere usata come una mazza per condanne morali. Porre la questione nei termini: “O dici che tutti erano responsabili oppure sei corresponsabile morale”, è un ricatto inaccettabile che uccide alla base ogni possibilità di libera riflessione. È assolutamente sconcertante che l’attacco a pretese interpretazioni riduttive dell’adesione del popolo tedesco al nazifascismo venga da certi pulpiti che per decenni hanno propinato una storiografia secondo cui il fascismo in Italia era opera di pochissimi mascalzoni che erano riusciti a irreggimentare un intero popolo che vibrava di fervidi sentimenti antifascisti repressi dal tallone dei Tribunali Speciali. Il peso di questa storiografia è tale che ancor oggi viene demonizzato come “revisionista” Renzo De Felice, per aver messo in luce l’entità dell’adesione del popolo italiano al fascismo. E ci tocca leggere uno scritto di Furio Colombo – evidentemente ignaro di quanto in Germania sia stato approfondito il tema delle colpe del nazismo, senza reticenza e in modo persino spietato, come qui non ci siamo neppure lontanamente sognati di fare, viste le recenti vergognose reazioni al libro “I redenti” di Mirella Serri, perché ha osato ricordare i trascorsi antisemiti di alcuni mostri sacri dell’intellettualità italiana – che si permette di parlare di «molti cittadini tedeschi» che avrebbero trovato «una scorciatoia per non convivere con un passato vergognoso», magari «parlando più di Stalin che di Hitler»".

Giorgio Israel fa notare all'ex direttore dell'Unità che "Di certo, Colombo di Stalin ha poca voglia di parlare, visto che riesuma una logora retorica su chi ha abbattuto i cancelli di Auschwitz, come se il merito tecnico di essere arrivati per primi contasse di più del trattamento criminale che Stalin riservò agli ebrei resistenti".

Alla fine dell'articolo Israel si dichiara contrario al divieto di accostare gli altri crimini di massa alla Shoah: spesso chi lo fa non è l'ebreo, ma vedove inconsolabili del comunismo.

Giova ricordare che il vero antisemitismo, basato su un pregiudizio di razza, nasce nel ‘700, e uno dei suoi “profeti” fu il “tollerante” Voltaire. Agli ebrei il padre del secolo dei Lumi dedicô una voce apposita nel suo Dizionario filosofico in cui sospetta che si cibino di carne umana, li accusa di non essere in grado di rispettare la disciplina militare, li considera dediti soltanto al commercio e all’usura. Inoltre Voltaire nega che l’ebraismo possa produrre arte o filosofia, mentre giudica le donne ebree inclini ad accoppiarsi con cavalli e asini. Lottando contro l’oscurantismo, il teorico della Tolleranza cosi descrive il popolo ebraico: «Non troverete in loro che un popolo ignorante e barbaro, che unisce da tempo la più sordida avarizia alla più detestabile superstizione e al più invincibile odio per tutti i popoli che li tollerano e li arricchiscono». La tolleranza illuminista è stata stretta parente dell’antisemitismo e anche dell’odio verso i cristiani.

Voltaire riconosceva il profondo legame tra ebrei e cristiani; e più tardi, un secolo e mezzo dopo, tale legame venne ripreso anche dal nazismo al punto che Hitler poté dire: «Odio gli ebrei perché hanno dato al mondo quell’uomo Gesù». [Avvenire-Il Foglio]

Ewigen
09-06-2006, 11:43
INDIA
CONDANNATI AD ESSERE CONDANNATI
09/06/06
NUOVE ACCUSE CONTRO I DIRIGENTI DELL'ORFANOTROFIO EMI

Finito in carcere nel mese di marzo e poi rilasciato su cauzione, Samuel Thomas, presidente dell'orfanotrofio della Emmanuel Mission International, rischia di tornare dietro le sbarre con altre persone per "incitamento all'odio": sulla cartina geografica riprodotta sul sito internet della Hopegivers International che finanzia il suo orfanotrofio non compaiono gli stati di Jammu e Kashmir. Per l'accusa, tale omissione, secondo le leggi vigenti, può portare all'ergastolo.

In realtà secondo la Sezione 124, paragrafo a del Codice Penale Indiano, è considerato fuorilegge "portare o tentare di portare all'odio o disprezzo, incitare o tentare d'incitare alla disaffezione verso il governo stabilito per legge in India". I legali del missionario fanno notare che tale legge viene invocata di solito quando "parole critiche, dette o stampate, verso il governo in carica sono usate con l'intento di creare disordine pubblico o disturbo della legge ed ordine". In questi casi si può essere puniti con l'ergastolo". La cartina dell'India, secondo la difesa, c'entra come i cavoli a merenda.
[Compass Direct]



OCCIDENTE
Relativismo, esoterismo e agnosticismo: “i nemici più subdoli della verità e del bene”

Intervento del Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura all’Angelicum

ROMA, giovedì, 8 giugno 2006 (ZENIT).- E’ stata istituita a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (http://www.angelicum.org ) – nota anche come Angelicum –, la cattedra "Religioni e spiritualità non convenzionali", frutto di un'iniziativa congiunta del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa) e di questa Università.
All’inaugurazione, avvenuta lo scorso 18 maggio è intervenuto tra gli altri anche il Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il quale ha dedicato il suo intervento a spiegare il “Ruolo delle istituzioni culturali cattoliche di fronte al relativismo e all’esoterismo presenti nelle religioni e spiritualità non convenzionali”.
Il porporato ha ricordato che di fronte ad una tale sfida pastorale il Pontificio Consiglio della Cultura ha già dedicato una profonda riflessione nel corso dell’Assemblea Plenaria del 2004 proprio sul tema: “La fede cristiana all’alba del nuovo millennio e la sfida della non credenza e dell’indifferenza religiosa”, nella quale ha trovato notevole spazio l’attenzione alla sfida dei cosiddetti “nuovi movimenti religiosi”.
Il Cardinale Poupard ha inoltre raccontato di avere avuto a Vienna un incontro europeo con il Metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, sul tema “Dare un’anima all’Europa”, organizzato congiuntamente dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Patriarcato di Mosca.
“È stato impressionante toccare con mano una preoccupazione comune al riguardo con i nostri fratelli Ortodossi”, ha sottolineato il Presidente del Dicastero Vaticano.
Successivamente, il Cardinale Poupard ha precisato che “religioni e spiritualità non convenzionali, fenomeni conosciuti come New Age, esoterismo, magia, occultismo, satanismo, comunicazioni con l’aldilà, si presentano come forme di gnosi”, che “combinano intuizioni spirituali e metodi ecletticamente presi dalle religioni tradizionali e da antiche pratiche esoteriche con metodi scientifici o pseudoscientifici di guarigione, di ricerca del benessere fisico e mentale”.
Secondo il porporato, il loro successo si spiega “perché trovano un terreno ben preparato dalla diffusione del relativismo e dall’indifferenza verso la fede cristiana, cui vanno unite le inestinguibili aspirazioni dello spirito umano verso la trascendenza e il senso religioso, caratteristica costante nella storia dell’uomo”.
Il Cardinale Poupard ha ribadito che “quando la conoscenza del contenuto della fede cristiana è debole, le sètte si sviluppano grazie alle loro pretese risposte ai bisogni delle persone in cerca di guarigione, di figli, di successo economico”.
“Lo stesso discorso vale per le religioni esoteriche, il cui successo si afferma grazie alla fragilità e alla sprovvedutezza di cristiani poco o mal formati”, ha poi sottolineato.
Per il Presidente del Dicastero Vaticano, “questo scenario spirituale e culturale lancia una sfida alla Chiesa e alle Istituzioni ecclesiali e accademiche”, che le interpella a dare una risposta immediata alle molte attese delle persone e ad aiutarle a trovare o ritrovare in Cristo la via che conduce alla verità.
“La sfida principale – ha affermato Poupard - è quella di una nuova inculturazione della fede in ambienti finora inesplorati che vada ben oltre una semplice apologetica. La mia conclusione è, ovviamente, l’invito ad una nuova Pastorale della Cultura”.
“L’Università non è la parrocchia – ha continuato il porporato – perciò è importante una formazione culturale e spirituale appropriata, attraverso l’organizzazione di seminari e gruppi di lavoro, centri di dialogo e di colloqui interdisciplinari”. Così come è essenziale “la fede in Cristo, che coinvolge insieme l’intelligenza dell’uomo ed il suo cuore, il pensiero e la vita, nell’incontro effettivo con Cristo”.
“In sintesi – ha aggiunto il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura – dalla catechesi all’omelia, dal magistero più alto della Chiesa alla pastorale, dalla lezione accademica alla testimonianza di fede più semplice, unico è lo scopo che ci muove, come tante volte ci ripete il Santo Padre Benedetto XVI: avere il coraggio di lottare contro il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, come ci viene suggerito dalla cultura dominante quale unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni”.
Il Cardinale Poupard ha concluso affermando che coltivare una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, “non è fondamentalismo ma intelligenza e anche saggezza, per non indulgere alla dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
“Relativismo, esoterismo e (…) agnosticismo sono i ‘nemici’ più subdoli della verità e del bene”, ha detto infine.


NIGERIA

Dopo gli attacchi dei fondamentalisti musulmani, i cristiani in Nigeria vogliono perdonare

KÖNIGSTEIN [ZENIT].- I cristiani nigeriani, che hanno perso decine di persone care negli attacchi sferrati da fondamentalisti islamici, hanno sorpreso i loro aggressori rinunciando alle rappresaglie e impegnandosi ancora di più nella loro fede.
In alcune rivelazioni sulle dimensioni dell’ondata di violenza che a febbraio ha sconvolto il nord della Nigeria, suor Christiana Akpah ha spiegato ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) che gli islamici dello Stato di Borno (nel nord-est del Paese) “sono incapaci di capire” la determinazione delle comunità cristiane a perdonare i loro oppressori.
A più di tre mesi dagli attacchi, suor Christiana, che opera nella località di Shuwa (a circa 170 chilometri da Maiduguri), ha descritto come i cristiani stiano cercando di superare una delle peggiori serie di atti violenti nella storia recente della regione.
Venerdì 17 febbraio, 58 persone sono state assassinate in Borno, e quasi 50 chiese sono state assaltate. Anche centinaia di negozi sono stati distrutti. La violenza si è scatenata a causa delle vignette sul profeta Maometto apparse su alcuni quotidiani occidentali.
Gli attacchi, particolarmente numerosi a Maiduguri, la capitale religiosa del Borno, erano parte di un ciclo di violenze più ampio che è costato la vita a 300 cristiani in tutto il nord della Nigeria.
Nonostante questo, secondo suor Christiana, i cattolici e i protestanti di Maiduguri hanno accolto l’appello alla non violenza lanciato dai loro leader.
“Soprattutto a partire dagli attacchi, le chiese sono pienissime, al punto che è stato necessario collocare tende per la gente che rimane fuori – ha detto la religiosa, appartenente alle Suore Agostiniane di Gesù Misericordioso –. Questo ci infonde una forza enorme”.
“I musulmani dicono che i cristiani devono avere qualcosa di speciale – ha aggiunto –. Dicono: ‘Guardate quello che abbiamo fatto loro, e continuano ad andare in chiesa e non cercano rappresaglie’”.
Come associazione impegnata nel sostegno ai cristiani che soffrono, ACS sta sovvenzionando la ricostruzione della casa parrocchiale adiacente alla cattedrale di Kontagora, una delle zone del nord della Nigeria teatro degli attacchi.

Ewigen
10-06-2006, 18:39
9 Giugno 2006
CINA
Henan: raid contro chiesa domestica, 28 cristiani arrestati

La polizia ha interrotto una funzione domestica, sequestrato le Bibbie presenti in casa ed arrestato tutti i presenti. Ancora in carcere la proprietaria della casa, il pastore ed una terza persona.

Xiguan (AsiaNews) – Raid della polizia dell’Henan contro una chiesa domestica: il 28 maggio scorso gli agenti sono penetrati in una casa di Xiguan, nella contea di Fugou, hanno interrotto la funzione che vi si svolgeva all’interno ed arrestato i 28 cristiani presenti. Lo riporta la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.

L’arresto è avvenuto alle 11 del mattino: dopo l’irruzione, gli agenti hanno portato tutti i presenti alla stazione di polizia locale. Secondo alcuni testimoni, i poliziotti non hanno mostrato i tesserini di identificazione né alcun mandato di cattura: mentre fermavano i fedeli presenti hanno confiscato Bibbie ed appunti appartenenti ai membri della comunità senza rilasciare alcuna ricevuta.

Dopo l’interrogatorio, 23 di loro sono stati rilasciati, mentre Liu Yuemei, di 59 anni, ha dovuto aspettare che la famiglia pagasse una multa di 1600 yuan (circa 160 euro) ed è stata liberata l’1 giugno. Un’altra signora presente alla funzione, Chang Xinhong, è stata invece rilasciata ieri, ma ha dovuto pagare una cauzione in contanti.

Al momento si trovano ancora in carcere tre dei membri della comunità non ufficiale: Chen Xuelan, 58 anni, proprietaria della casa; Cao Yan, di 55 anni ed il pastore, il 52enne Li Shunmin.

I rilasciati hanno deciso di appellarsi alla magistratura ed i due avvocati cristiani Li Baiguang e Fan Yafeng hanno accettato di difenderli in tribunale.

Pechino permette la pratica del cristianesimo protestante solo all’interno del Movimento delle tre autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao e l’espulsione dei missionari stranieri e dei leader delle Chiese, anche cinesi. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA. I protestanti non ufficiali, che si radunano nelle “chiese domestiche” non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni.

IRAN
Bahai, cristiani e mandei: minoranze perseguitate in Iran
La situazione delle minoranze religiose in Iran è notevolmente peggiorata dopo l’elezione di Mahmud Ahmadinejad alla presidenza del Paese, nel giugno del 2005.

10 giugno 2006 - (gfbv) La denuncia è contenuta in un recente rapporto reso noto dall’Associazione per i Popoli Minacciati (Gesellschaft für bedrohte Völker) di Göttingen, in Germania.
L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) afferma che la pressione dei “Guardiani della Rivoluzione“ (Pazdaran) si è intensificata in special modo nei confronti dei bahai, dei musulmani convertiti al cristianesimo e dei mandei. I mandei appartengono a un’antica comunità religiosa, vecchia di due millenni, presente soprattutto nella provincia del Khuzistan, che conta circa 10’000 seguaci e vede in Giovanni il Battista il suo ultimo profeta.
I mandei, sostiene l’APM, sono esposti a ogni sorta di aggressione e non sono protetti dalle forze dell’ordine. Alla fine dello scorso febbraio, nella città di Ashwaz, il 21enne Sayeed Khamsi sarebbe stato gravemente ferito, cosparso di benzina e arso vivo.
Nella stessa città, a maggio, ignoti sarebbero entrati nel negozio del bahai Nazar Zahrooni e lo avrebbero ucciso a colpi di arma da fuoco dopo averlo accusato di essere un non credente ("kafir"). Nessuna inchiesta sarebbe stata aperta dalle autorità iraniane.
Organizzazioni per la difesa dei diritti umani ricevono continuamente segnalazioni concernenti ragazze mandee rapite e costrette a convertirsi all’islam e a sposare dei musulmani.
Anche la situazione dei musulmani convertiti al cristianesimo è critica in Iran. Da più parti giungono notizie secondo cui sarebbero sorvegliati dai servizi segreti del regime di Teheran. E gruppi estremisti islamici non esitano a usare la violenza contro i cristiani. Lo scorso 22 novembre, il pastore evangelico Ghorban Tori è stato ucciso da ignoti. Nei loro confronti non è stata aperta alcuna inchiesta.
La comunità bahai iraniana, che conta circa 300’000 persone e costituisce la più grande minoranza religiosa del paese, vive momenti di paura. Arresti immotivati, razzie della polizia e pubblici attacchi diffamatori si susseguono. Lo scorso 19 maggio, le “Guardie della Rivoluzione” hanno arrestato 54 bahai a Schiras: tre di loro sono ancora in prigione, senza che sia stata formulata nessuna precisa accusa nei loro confronti.

Ewigen
10-06-2006, 22:56
Oltre tutto i tuoi articoli che tu spacci per persecuzioni contro cristiani non dimostrano l'innocenza delle persone oggetto di condanna che sembrano anzi colpevoli e quindi meritevoli della suddetta.
Non vedo alcuna persecusione oggettiva e continuata, semplicemente una continua mistificazione e falsificazione di dati che vorresti che gli utenti leggessero con i tuoi occhi.

Falsificazione e' una grossa parola che io difficilmente userei quando i fatti non possono essere contestati, perchè la loro reale natura ci permette solo di capire in quale direzioni il mondo sta girando.

Tu hai forse paura della realtà dei fatti di cronaca o sei infastidito che episodi reali possano mettere in luce il grave problema che il mondo sta affrontando?

Se tu pensi che tutto questo e' falso, allora ti invito ad andare a pregare in una chiesa in siria o in algeria o in arabia saudita o anche in turchia. Forse non sai che le chiese sono difese da recinzioni e fortificate per difenderle da " estremisti " . Ti assicuro che la Turchia si dichiara un paese civile e aperto ai nuovi orizzonti, ma spaventa il fatto che il lavoro di Ataturk stia finendo per fare strada a un buio medievale.

Noto che critichi gli articoli di cronaca e ti invito quindi a mostrare altri articoli dove si nega ciò che viene detto nei precedenti.
Forse una cosa buona e' che la croce rossa ha dovuto cambiare il suo simbolo, perchè infastidiva " loro " ? :doh:

Ataturk è tutto tranne che un santo:è sttao uno degli esecutori del genocidio degli armenidi cui la Turchia nemmeno si degna a riconoscere.
Per il resto quoto in toto senza se e senza ma :).Purtroppo certi negazionisti non crederanno nemmeno se vedessero i cadaveri e/o le ferite direttamente dal vivo e/o sentissero le testimonianze in persona e se (ipotesi assurda) un domani lo stesso Gesù (quello CRISTIANO naturalmente,non di Dan Brown,dei non praticati,cattocomunisti,"cristo"laicisti,"credo"come mi pare, ...) si presentasse in carne ed ossa oltre a nmon riconocerlo lo insulterebbero come già fanno con i suoi fedeli perchè certi individui evidentemente la vera cecità non la hanno negli occhi ma bensì nel cuore e ancora prima dentro la scatola cranica.

Ewigen
12-06-2006, 11:27
USA
Film religioso vietato ai minori di 13 anni. "Insegnare l'omosessualità è accettabile, parlare di Gesù è sconsigliato" (a meno che non lo si derida).


[MNN 11-06-06]Un film con un messaggio cristiano è stato sconsigliato ai minori di tredici anni dall'ente hollywoodiano che si occupa di vietare i film ai minori. E' stato messo alla stregua di pellicole che contengono violenza, oscenità, droghe e linguaggio non adatto ai minori.

Facing the Giants, così il titolo del film, è stato sconsigliato ai minori di 13 anni dalla MPAA (Motion Picture Association of America). La narrazione tratta la storia di un allenatore di football di un liceo cristiano, che si trova a dover rimettere in sesto una squadra di studenti profondamente demoralizzata e lo fa usando motivazioni di tipo religioso. Un messaggio che non è piaciuto ai dirigenti della MPAA, che l'hanno classificato PG, cioè potenzialmente pericoloso per i minorenni americani.

In un cinema che vede il grande successo di film come Il Codice da Vinci e quello della pellicola a sfondo omosessuale I segreti di Brokeback mountain, la notizia ha provocato la reazione del mondo cristiano.

Kris Fuhr, la portavoce della casa di distribuzione Provident Films, che a fine settembre farà uscire Facing the Giants ha dichiarato: "Io trovo allucinante il fatto che per la MPAA il cristianesimo sia messo alla stregua di comportamenti devianti come la violenza e il sesso disordinato». Anche perché, prosegue la portavoce, molti dei film che contengono riferimenti all'omosessualità non sono necessariamente vietati ai minori o considerati PG. «Si vede che insegnare l'omosessualità ai figli è accettabile, ma parlare di Gesù oggi è sconsigliato».

Il film uscirà nelle sale degli USA l'ultimo venerdì di Settembre. E' una produzione indipendente, costato pochissimo e girato con una sola cinepresa da due giovani fratelli, Alex e Stephen Kendrick, entrambi membri di una chiesa protestante del sud: la Sherwood Baptist Church di Albany, nel cuore della Georgia.

Alex Kendrick, ha detto che il film sarà distribuito in 400 sale cinematografiche e si è detto dispiaciuto della classificazione di PG (Parental Guidance) al suo film, ovvero che i minori debbono vedere la pellicola con un adulto, perchè il film è "troppo religioso".

Il regista ha detto anche che mai prima aveva ascoltato una cosa del genere e si è detto stupito di come sono cambiate le cose. Ha indicato altresì che il costo del film è di circa 100.000 dollari e che i produttori e gli attori sono membri della sua chiesa protestante situata in Georgia.

ISOLE COMOREI
Condanne per corsi biblici nelle Comore
[Porte Aperte 12/6/2006]

Tre mesi di carcere è il verdetto emesso nei confronti di quattro uomini il 30 maggio scorso, per il loro coinvolgimento in attività cristiane nelle Isole Comore. Non si verificavano casi simili da almeno una decina di anni. Il processo si è concluso appena qualche giorno dopo l'elezione del nuovo presidente Ahmed Abdallah Mohamed Sambi.

I quattro uomini sono stati arrestati durante un corso biblico: la polizia, informata da un giovane appena convertito, ha interrotto la riunione e ha arrestato i quattro cristiani. Durante la loro detenzione preventiva, i credenti hanno affermato di essere stati maltrattati. Due di loro in particolare sono stati picchiati, spogliati e gettati in una cisterna nella quale hanno dovuto trascorrere due notti. La polizia ha tentato di convincerli a rinunciare alla loro fede esercitando forti pressioni fisiche e psicologiche. Anche la moglie di uno dei prigionieri ha subito maltrattamenti: è stata trattenuta nel gabinetto dell'ufficio di polizia per costringerla a parlare ed è stata molestata a più riprese mentre i tre figli erano soli a casa.

Durante il processo un gruppo di musulmani estremisti ha invocato la condanna a morte. Il giorno della sentenza il presidente ha annunciato la composizione del nuovo governo. Nel suo discorso ha affermato di aver scatenato una rivoluzione verde, facendo riferimento al colore della bandiera islamica. Egli ha detto di voler concentrare la sua politica sulle riforme economiche, senza escludere l'imposizione della sharia se gli elettori lo vorranno.

Encounter
12-06-2006, 12:13
USA
Ha indicato altresì che il costo del film è di circa 100.000 dollari e che i produttori e gli attori sono membri della sua chiesa protestante situata in Georgia.
.

Ah un filmone allora! Forse per quello l'hanno vietato ai minori!

Ewigen
13-06-2006, 11:18
INDIA
Rajasthan, nazionalisti ripropongono il Decreto anti-conversione
di Nirmala Carvalho

Il testo era stato rimandato alle Camere senza la firma del governatore, che ha chiesto di porlo all’attenzione del Presidente in quanto “sembra poter colpire il diritto fondamentale alla libertà religiosa”. Vescovo di Jaipur ad AsiaNews: “Preghiamo affinché Dio illumini chi deve giudicare un atto del genere”.

Jaipur (AsiaNews) – Il governo del Rajasthan ha inviato per la seconda volta a Pratibha Patil, governatore dello Stato, il controverso Decreto anti-conversione che lo scorso mese lo aveva rimandato non firmato alle Camere. Spiegando la sua decisione di non siglare il decreto, la Patil aveva chiesto ai politici di rimettere la questioni nelle mani del Presidente dell’Unione in quanto “la proposta di legge sembra poter colpire il diritto fondamentale alla libertà religiosa che la Costituzione garantisce ad ogni cittadino indiano”.

“Preghiamo Dio – dice ad AsiaNews mons. Oswald Lewsi, vescovo di Jaipur – affinchè possa illuminare il governatore Patil ed il Presidente indiano e li possa condurre verso la non approvazione del Decreto. Il primo atto di questa vicenda è stato per noi una vittoria ed ora dobbiamo pregare incessantemente affinché questa si ripeta. Chiediamo a tutta la popolazione dello Stato di unirsi a noi nella preghiera affinché chi di dovere ascolti la voce della coscienza”.

“Il governo del Rajasthan – sottolinea ad AsiaNews p. Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale indiana – ha fatto quello che ci aspettavamo, ripresentando il testo senza alcun cambiamento. Confidiamo nel fatto che il governatore affronti la vicenda come ha fatto la prima volta e rigetti di nuovo il decreto, che non è altro se non uno strumento legale per perseguitare persone innocenti con il pretesto della religione”. “Chiediamo a tutti – conclude – di non piegarsi davanti alle misure draconiane del governo e di continuare nella lotta per la libertà di coscienza, diritto fondamentale di ognuno”.

L’appello è ripreso da John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union e noto attivista per i diritti umani, che dice: “Se il Decreto passa ci appelleremo all’Alta Corte ma se, come pensiamo, esso dovesse essere prima presentato all’attenzione del Presidente, siamo pronti: abbiamo un appello preparato dal noto giurista Rajeev Dhawan e da altri suoi colleghi che chiede di non trasformare in legge un atto del genere. I maggiori gruppi cristiani del Paese sono mobilitati ed attendiamo che alla mobilitazione contro il decreto si uniscano molti altri”.

Il testo del Decreto è stato approvato dall’Assemblea statale all’inizio di aprile, dopo essere stato presentato da Vasundhra Raje Scindia, primo ministro statale iscritto al Bharatiya Janata Party (Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista). La discussione in Assemblea è stata comunque sofferta, data la forte opposizione di tutti i partiti non nazionalisti e di diversi gruppi per i diritti umani.

Il Rajasthan Dharma Swatantrik Vidhayak [nome indiano del Decreto ndr] permette alle autorità “l’uso di ogni mezzo per impedire le conversioni” e prevede una pena che va dai due ai cinque anni di reclusione per i colpevoli. Leggi simili sono già in vigore nell’Orissa, nel Madhya Pradesh, nel Gujarat e nel Tamil Nadu. In quest’ultimo Stato il decreto è stato annullato da un’ordinanza statale dello stesso governo – sempre di impronta nazionalista – che lo aveva approvato: il nuovo governo, composto da democratici, ha promesso di abolirlo “nel più breve tempo possibile”.

Nel Rajasthan i cristiani rappresentano lo 0,11 % della popolazione, i musulmani l’8 % e gli indù l’89 %.


VERA MEMORIA STORICA
Un eminente storico svela le bugie sui sacerdoti collaboratori con il comunismo in Polonia
Intervista a Peter Raina

VARSAVIA, 12 giugno 2006 (ZENIT).- In una lunga intervista concessa a ZENIT, lo storico Peter Raina chiarisce le condizioni in cui viveva il clero polacco sotto il regime comunista e spiega in che modo sia stata orchestrata la campagna di calunnie scatenata contro di esso dopo la morte del Pontefice Giovanni Paolo II.

Il professor Peter Raina ha studiato ad Oxford, ha conseguito il dottorato all’Università di Varsavia ed ha insegnato Storia Contemporanea all’Università di Berlino. E’ autore di numerosissimi volumi sulla Storia Moderna della Chiesa ed ha pubblicato 13 volumi sulla storia del Primate polacco, il Cardinale Stefan Wyszyński.

Si è occupato, inoltre, con saggi ed articoli anche della vicenda del padre Jerzy Popieluszko, ucciso dal regime comunista, e di padre Corrado Hejmo, accusato dalla stampa di essere una spia russa in Vaticano.

L’intervista è stata condotta e redatta da Włodzimierz Redzioch.

Qualche settimana dopo la morte del Servo di Dio Giovanni Paolo II è cominciata una grande campagna di denigrazione del clero polacco, accusato di aver collaborato con i Servizi di Sicurezza del regime comunista. Il primo sacerdote ad essere fatto oggetto di tale accuse è stato padre Konrad Hejmo, persona conosciutissima in Polonia ed in Vaticano perché per 20 anni ha diretto il centro per i pellegrini polacchi a Roma ed ha accompagnato i gruppi dei pellegrini dal Papa. I titoli dei giornali di tutto il mondo sono stati tremendi (“La spia comunista nella corte di Giovanni Paolo II” – tanto per citare uno dei più diffusi). Lei, professore, ha chiamato l’affare Hejmo “un linciaggio del sacerdote”. Potrebbe spiegarci i retroscena di questo linciaggio?

Raina: Ho descritto dettagliatamente “l’affare Hejmo” nel mio libro pubblicato in polacco intitolato “l’Anatomia del linciaggio” (Editrice “Von Borowiecky”), ma posso brevemente ricordare questa triste storia. Nemmeno due settimane dopo la morte di Giovanni Paolo II il dott. Kieres, direttore dell’Istituto della Memoria Nazionale (IPN), ha dato la notizia, che uno dei sacerdoti vicini al Santo Padre forniva delle informazioni ai Servizi di Sicurezza. Siccome il direttore non ha rivelato il nome della presunta spia, in primo momento tutti pensavano che si trattasse di un vecchio amico del Cardinale Wojtyła, padre Mieczysław Maliński. Nei giorni successivi Maliński doveva ripetere ai media che non si trattava di lui.

Qualche giorno dopo, inoltre, Kieres ha rivelato in modo spettacolare davanti ai giornalisti il nome di padre Hejmo. Ma purtroppo, dall’inizio le notizie fornite dal direttore dell’Istituto erano dubbie o false. Prima di tutto, ha informato i giornalisti che ha ricevuto il dossier di padre Hejmo dal Ministero degli Interni soltanto il 14 aprile del 2005 (dopo si è scoperto che era in possesso del materiale già dal 2 dicembre del 2004). Nascono allora tante domande: perché il Ministero degli Interni ha mandato il materiale riguardante padre Hejmo nel dicembre 2004? Chi ha richiesto questo materiale? Secondo le norme stabilite dal Parlamento polacco circa il funzionamento dell’Istituto della Memoria Nazionale, gli organi di Stato possono richiede all’Istituto di controllare se una persona che deve occupare un posto nell’amministrazione di Stato collaborava con i Servizi comunisti. Ma padre Hejmo non pretendeva di occupare nessun posto nell’apparato dello Stato!

Perché allora hanno deciso di occuparsi del suo caso? Per di più, il direttore Kieres non poteva rivelare pubblicamente, lo dice lo statuto dell’Istituto, il nome della persona verificata. Perché allora ha deciso di farlo, attirando su di sé anche le critiche del Garante dei Diritti di Cittadini? Il “caso Hejmo” è soltanto uno dei tanti. Dopo è toccato a padre Drozdek, rettore del famosissimo santuario mariano a Zakopane, e agli altri.

Come era organizzato in Polonia l’apparato della repressione del clero?

Raina: Uno degli scopi principali del totalitarismo comunista era la distruzione psicologica o l’eliminazione fisica degli oppositori. La persecuzione fisica consisteva nell’uso della violenza, compreso l’assassinio. Il terrore psicologico serviva a distruggere la personalità dell’uomo. A questo serviva la reclusione per lunghi anni nelle prigioni, spesso in completo isolamento. Ogni cittadino poteva trovarsi nella situazione “senza uscita”. Tutti dovevano essere coscienti che la loro vita privata, la carriera professionale e il futuro dipendevano dai Servizi di Sicurezza (in polacco Służby Bezpieczeństwa o SB). L’apparato di sicurezza faceva parte della struttura del Ministero degli Interni (MSW), dove esisteva un dipartimento speciale, il cosiddetto Dipartimento IV, che si occupava specificamente della lotta contro la Chiesa (allora si parlava della lotta contro il “clero reazionario“). Esisteva anche uno speciale ufficio investigativo (biuro“C”), che raccoglieva tutte le informazioni riguardanti le persone “sospette”.

Bisogna dire che malgrado le persecuzioni che si protraevano per lunghi anni, le autorità comuniste non sono riuscite né a distruggere la Chiesa cattolica, né a rompere i suoi legami con il popolo, come hanno fatto con tante altre organizzazioni non comuniste. La ragione di questo fallimento era il radicamento profondo della Chiesa nella società polacca. I comunisti hanno fallito anche perché a capo della Chiesa in Polonia in questi anni difficili c’era un grande pastore e statista – il Primate della Polonia, il Cardinale Stefan Wyszyński. Il suo atteggiamento verso il totalitarismo è diventato il simbolo della lotta contro il comunismo.

In che modo i funzionari dei Servizi di Sicurezza riuscivano a costringere i sacerdoti a collaborare e in che cosa consisteva questa collaborazione?

Raina: I Servizi di Sicurezza usavano due metodi. Il primo metodo era la politica antiecclesiale delle autorità, per esempio: l’abolizione delle lezioni di religione nelle scuole, i divieti di organizzare delle cerimonie religiose, l’ostacolare l’uso dei mass media da parte della Chiesa. Il secondo metodo, il terrorismo psicologico, era molto più perfido. I modi di terrorizzare i sacerdoti erano molteplici e vale la pene elencarne alcuni: I sacerdoti più zelanti venivano accusati di attività contro lo Stato e di servizio al nemico imperialista. Essi venivano processati in spettacolari processi-farsa che finivano con la pena capitale o le lunghe pene di detenzione. Certi sacerdoti, come per esempio il rev. Kaczyński, sono morti di stenti nelle prigioni. Si cercava di compromettere il sacerdote per poterlo ricattare. Era una prassi comune raccogliere tutte le informazioni possibili circa le abitudini di ogni sacerdote: se gli piacevano gli alcolici o le donne, se era frustrato del lavoro. Spesso, si impiegavano gli agenti-donne per creare qualche situazione compromettente per il sacerdote; di nascosto venivano fatte le fotografie o l’agente-donna informava di essere incinta. Allora, potendo ricattare il sacerdote, gli si faceva una proposta di collaborazione con i Servizi. La collaborazione con il SB consisteva nel fornire le informazioni circa la situazione in parrocchia, l’attività del parroco, il comportamento e le convinzioni del vescovo ecc.

In ogni provincia funzionavano gli Uffici per le Confessioni Religiose (Urzad ds. Wyznań) legati ai Servizi Segreti, che controllavano le attività delle organizzazioni ecclesiastiche. Ogni qual volta l’Episcopato Polacco pubblicava una lettera pastorale contenente una critica del sistema comunista, ogni Vescovo locale veniva chiamato dal presidente della provincia per un incontro durante il quale doveva dare spiegazioni e chiarimenti circa tale Lettera. In quelle occasioni i funzionari statali usavano il metodo del “bastone e carota”: passavano dalle minacce alle offerte di aiuto (per esempio nella costruzione di una nuova chiesa), se il Vescovo avesse promesso di prendere le distanze dal Primate. Di solito i Vescovi rifiutavano qualsiasi collaborazione e per questo motivo le chiese non venivano costruite, la guardia di finanza controllava con cattiveria i conti e le tasse delle parrocchie, i seminaristi venivano maltrattati durante il servizio militare obbligatorio.

La censura di Stato di solito limitava la tiratura delle riviste ecclesiastiche. L’aumento della tiratura dipendeva dalla decisione dell’impiegato dell’Ufficio per le Confessioni Religiose, che collaborava con i Servizi Segreti. Con i preti direttori o segretari delle riviste si usava il metodo che chiamerei: “Qualche cosa in cambio di qualcosa”. Si prometteva di dare il permesso per aumentare la tiratura o di fornire più carta (allora la distribuzione della carta era completamente nelle mani dello Stato), se i responsabili delle riviste si impegnavano a fornire le informazioni riguardanti i membri della redazione. Certi responsabili, con il permesso verbale dei superiori, accettavano tali ricatti perché la possibilità di aumentare la tiratura della stampa religiosa veniva percepita come prioritaria.

Una delle armi di ricatto più usate dai Servizi Segreti era la concessione di un passaporto per poter viaggiare all’estero. Ogni cittadino che faceva richiesta di passaporto veniva invitato per un incontro presso gli uffici del SB. Anche in questi casi valeva la regola “Qualche cosa in cambio di qualcosa”: al cittadino veniva dato il passaporto se prometteva di fornire delle informazioni, e i Servizi volevano sapere tutto sulla gente. Ovviamente questa regola valeva anche per i sacerdoti che per poter andare a studiare all’estero (tanti sacerdoti sognavano di visitare Roma e di continuare gli studi nelle Università pontificie) o per fare i missionari dovevano richiedere il passaporto. Di solito i sacerdoti raccontavano fatti senza nessun significato tanto per soddisfare in qualche modo l’ufficiale dei Servizi, che prendeva nota di tutto.

Dopo la caduta del comunismo, i membri del vecchio apparato di repressione sono stati giudicati per i loro crimini?

Raina: Purtroppo no. E’ stato condannato qualche criminale del periodo staliniano (anni ‘50), ma quasi nessuno del periodo successivo (dagli anni ‘60 agli anni ‘80). Questa impunità è la colpa dei governi che si sono succeduti nel periodo postcomunista.

Che cosa è successo agli enormi archivi dei Servizi di Sicurezza comunisti?

Raina: Tutto quello che succedeva e succede nei vecchi archivi dei Servizi comunisti è una cosa strana e fuori di ogni regola. Le do un esempio, cominciando dal primo governo postcomunista di Tadeusz Mazowiecki. Il Primo ministro ha nominato ministro degli interni il suo collega sig. Kozłowski, sostituto del redattore-capo del settimanale Tygodnik Powszechny di Cracovia. Con il permesso del ministro Kozłowski quattro persone, tra cui due attivisti della vecchia opposizione politica, uno storico e un giornalista, frugarono negli archivi per 6 settimane. Il solo fatto che Kozłowski permise agli estranei di avere accesso agli archivi con i segreti di Stato è un gesto illegale, che nello Stato di Diritto sarebbe punito. Ufficialmente queste persone “facevano ordine” negli archivi del Ministero degli Interni, ma un ufficiale dello stesso Ministero privatamente ha detto che “certe persone” hanno distrutto i suoi dossier. Per di più lo stesso storico ha ammesso recentemente d’aver collaborato con i Servizi Segreti negli anni ‘70, durante il suo soggiorno-studio nella Germania Federale.

Non si sa invece niente su che cosa abbia fatto negli archivi il giornalista. Fatto sta, che nel frattempo si è scoperto che delle persone della redazione di Tygodnik Powszechny collaboravano con i Servizi. La cosa è tanto più disgustosa se si pensa che riguarda l’ambiente che oggi spesso si erge a “voce libera” della nazione. La gente ha il diritto di sapere la verità su questi personaggi. Secondo la decisione del Parlamento polacco (Sejm) gli archivi dei Servizi Segreti dovrebbero già da tempo stare nei magazzini del cosiddetto Istituto della Memoria Nazionale (in polacco Instytut Pamięci Narodowej – IPN), ma non è così. Una parte degli archivi è stata trattenuta nel Ministero e, paradossalmente, per mettere ordine negli archivi vengono impiegati gli ex dipendenti dei Servizi. Possiamo solo immaginare quali siano i risultati di tale lavoro.

Quali forze e quali ragioni stanno dietro questo linciaggio mediatico del clero in Polonia?

Raina: Non ho nessun dubbio: dietro questo linciaggio ci sono certi ambienti ex-comunisti insieme ai cosmopolitici ambienti liberali che vogliono compromettere la Chiesa agli occhi dei cittadini. Non a caso hanno scelto le persone che hanno un certo prestigio morale nella società. Il momento ovviamente non è casuale: i sopraccitati ambienti hanno aspettato la morte del Papa che temevano, per scatenare un attacco frontale contro la Chiesa cattolica.

Le accuse contro i sacerdoti si basano sui rapporti scritti dai membri dei Servizi di Sicurezza. Che valore hanno questi documenti?

Raina: I documenti dei Servizi che potevo consultare personalmente sono credibili ma ogni documento va letto attentamente e bisogna saperlo valutare. Non dobbiamo dimenticare come furono redatti questi rapporti. Spesso i funzionari nei loro rapporti aggiungevano sempre qualche cosa per far vedere che lavoravano bene. Succedeva che i funzionari dichiaravano d’aver pagato un agente, ma non era vero perché i soldi finivano nelle loro tasche. Bisogna sottolineare che avere degli incontri con i funzionari dei Servizi non vuol dire esserne il collaboratore; allora prima di accusare qualcuno, bisogna essere sicuri che aveva firmato il documento di collaborazione o che riceveva i soldi. Non si può dichiarare pubblicamente che qualcuno era un agente, una spia solo perché incontrava i funzionari dei Servizi. Questo vuol dire denigrare la persona.

Da quando il Cardinale Stanisław Dziwisz è diventato Arcivescovo di Cracovia, anche in questa città hanno cominciato ad accusare i sacerdoti di essere collaboratori dei Servizi Segreti comunisti. Queste accuse sono state mosse anche da un sacerdote, padre Isakowski-Zalewski, il quale, senza il permesso dell’Arcivescovo e senza nessuna preparazione scientifica, ha cominciato a frugare tra i documenti dei Servizi. Questo sacerdote ha successivamente convocato una conferenza stampa per distribuire l’elenco delle presunte “spie”. Così il Cardinale Dziwisz si è opposto per evitare di denigrare dei sacerdoti. La decisione del porporato è stata aspramente criticata da certi media, compresi i media italiani. Come valuta lei la decisione del Cardinale Dziwisz?

Raina: La decisione del Cardinale Dziwisz è giustissima, perché padre Isakowski-Zalewski non si è comportato correttamente e secondo la legge. Se è riuscito ad ottenere il suo dossier dall’Istituto della Memoria Nazionale, è libero di diffondere il suo contenuto. Ma perché minaccia di pubblicare i nomi degli altri sacerdoti? E come mai l’Istituto gli ha dato i dossier riguardanti altre persone? Secondo la legge, l’Istituto può dare tali dossier solo agli storici per la loro ricerca, ma padre Zalewski non fa ricerche storiche, cerca piuttosto di suscitare clamore intorno al suo caso. Il controllo dei cittadini per verificare se collaboravano con il regime comunista deve essere fatto molto responsabilmente. Perciò l’iniziativa del Cardinale Dziwisz di creare una speciale commissione diocesana per studiare il fenomeno di collaborazionismo tra i sacerdoti è importante e lodevole.

La maggioranza dei Polacchi è delusa perché nella Polonia democratica non si è riusciti a processare i criminali del passato regime comunista, gli organizzatori e gli esecutori del sistema del terrore. Per di più, si sottopongono le vittime, cioè i sacerdoti, alla pubblica condanna dei mezzi di comunicazione, rendendoli vittime per la seconda volta. E fatto ancora più strano, non si è riusciti a processare i giornalisti e i giudici che fedelmente servivano lo Stato dittatoriale comunista. Perché tutto questo?

Raina: E’ vero che in Polonia funzionano le istituzioni democratiche, ma la Polonia non ha ancora raggiunto la condizione dove vige un vero Stato di Diritto. Purtroppo, la lotta politica riguarda le poltrone e gli interessi privati e non l’interesse e il bene della nazione. E’ prevalso l’opportunismo. I media si caratterizzano per il loro estremismo e non per la loro imparzialità. Direi che questa è una nuova forma di totalitarismo e in questo clima vengono linciate per la seconda volta le vittime del totalitarismo comunista.

Ewigen
13-06-2006, 21:08
INDIA
Ancora morte tra i cristiani
[Compass Direct 13/06/06]

Il corpo senza vita di Prem Kumar, 67 anni, predicatore della Chiesa dell'India del Sud, è stato trovato giovedì scorso in una foresta a Nizamabad nel distretto di Andhra Pradesh, India. Il Global Council of Indian Christians ha dichiarato che la testa dello sventurato era stata schiacciata in maniera irriconoscibile. Si ha ragione di ritenere che siano state usate delle pietre pesanti.
Secondo gli organi d'informazione locali, la mattina del delitto un giovane sconosciuto aveva chiesto al predicatore di tenere una riunione di preghiera nel villaggio di Rampur Thanda. Kumar nutriva dei sospetti. Credendo infatti che si trattasse di una trappola, aveva chiesto al figlio Sunil di chiamarlo al cellulare ogni trenta minuti. Giunto sul luogo concordato, il predicatore ha trovato degli estranei ad attenderlo ed ha chiesto quindi al figlio di continuare a chiamarlo ogni mezz'ora. Alle 11 il cellulare era spento. Il corpo del predicatore è stato poi trovato vicino Rampur Thanda. La polizia segue la pista della vendetta personale ed esclude ogni motivazione religiosa. La famiglia della vittima crede invece che dietro il delitto ci sia la mano degli estremisti indù. Il Global Council of Indian Christians e l'All India Christian Council hanno affermato di poter escludere tale ipotesi. Negli ultimi sei anni si sono verificati casi del genere.

Ewigen
14-06-2006, 11:40
IRAN
Il cristiano Ali Kaboli torna in libertà
[Compass Direct 14/06/06]


Il cristiano Ali Kaboli , 51 anni, prelevato dalla polizia lo scorso 2 maggio dal suo negozio nella città di Gorgan, capitale della provincia settentrionale del Golestan, è tornato in libertà lunedì 12 giugno. La famiglia si rifiuta di commentare l'accaduto.
Compass ha appreso che è stata versata una "pesante" cauzione che starebbe ad indicare, fra l'altro, che il caso rimane formalmente aperto. Kaboli era stato arrestato senza alcuna spiegazione. Convertitosi al cristianesimo da ragazzo, l'artigiano iraniano teneva riunioni religiose in casa e viaggiava come evangelista itinerante nella regione del Mar Caspio. Per la legge islamica, Kaboli rischia la pena di morte, anche se la sua conversione dall'islam risale a 35 anni fa.


VERA MEMORIA STORICA
Russia comunista, Messico rivoluzionario e Spagna repubblicana: sono i vertici della guerra mossa alla Chiesa che il Pontefice lombardo deve affrontare; aspettando il nazismo, ultimo avversario Una nuova biografia critica

Pio XI, il Papa contro il «triangolo»

Dall'«illusione concordataria» all'enciclica incompiuta contro il razzismo, l'alpinista assurto al soglio di Pietro riletto oltre i luoghi comuni: per esempio il presunto antisemitismo oppure la debole difesa dei martiri «cristeros»

Di Marco Roncalli

Noto per alcuni profili di papi e santi, Yves Chiron, autore prolifico dalla buona penna, si cimenta questa volta con uno dei pontefici meno «biografati» del '900: Achille Ratti. All'erudito di Desio arrivato sulla cattedra di Pietro trovandosi a fronteggiare fascismo e nazismo, quasi religioni politiche dai disegni totalitari (mentre nell'Urss si consolida l'altro totalitarismo, quello comunista), ma anche al Papa che riconcilia Italia e Santa Sede, dilata gli orizzonti missionari e - nella crescente secolarizzazione della società - organizza l'Azione Cattolica, è infatti dedicato Pio XI. Il papa dei Patti lateranensi e dell'opposizione ai totalitarismi (a giorni in libreria con San Paolo, che già aveva ripubblicato Pio XI visto da vicino del segretario Carlo Confalonieri). È un po' tutta la parabola umana e spirituale di Ratti ad essere abbracciata dall'autore nei differenti contesti attraversati. Dipanando il gomitolo di una vita, Chiron stende i fili delle tappe salienti (la Brianza e Milano, la Polonia e la Lituania, Roma), attingendo ora a resoconti di convegni (da quelli all'Ecole française di Roma a quelli del Centro Internazionale di Studi di Desio), ora agli esiti di ricerche negli archivi (da quelli diocesani lombardi a quelli vaticani riguardanti le relazioni della Santa Sede con la Germania). Possiamo dunque seguire un originale cammino a partire dalle radici e dagli studi, sino all'ordinazione, alla triplice laurea, ai primi ministeri, sostando in particolare sul capitolo meno noto di Ratti fra le religiose del Cenacolo (davanti alle quali cita spesso la sua prima comunione, «il più dolce dei ricordi»). Sottolineata la «duplice passione» (per i libri e l'alpinismo), seguono trent'anni consacrati all'erudizione che vedono il sacerdote e professore in seminario, passare - nella tempesta del modernismo - dalla prestigiosa Biblioteca Ambrosiana alla Vaticana: affascinato sì dalla scienza (definita come Francesco di Sales l'«ottavo sacramento»), ma senza rinunce alla vita di pietà («Neppure lo studio è veramente utile senza la pietà»). Poi l'«accelerazione»: con la nomina nel 1918 a visitatore apostolico in Polonia e nel 1919 a Nunzio a Varsavia, missione delicata per l'invasione comunista del Paese nel 1920. Quindi il ritorno a Milano, con la porpora, e un solo anno sulla cattedra di Ambrogio prima di uscire Papa dal conclave del 1922 che elegge il successore di Benedetto XV. A questo punto l'autore inizia la sua sintesi di un papato proiettato sul tentativo ambizioso di ricristianizzare la società, facendo leva su un decisionismo centralizzatore. E tuttavia, come emerge da queste pagine, neanche il Papa è un autocrate che dirige la Chiesa tutto da solo. Pur tenendo fisso l'obiettivo sul protagonista, Chiron allarga spesso l'inquadratura all'entourage di Pio XI dove ci sono fedeli interpreti come il cardinal Gasparri - riconfermato segretario di Stato mentre è ancora nella sua cella del conclave - o il successore Eugenio Pacelli; vescovi come Faulhaber, Verdier, Schuster; esecutori come i gesuiti Ledóchowski e Tacchi Venturi; organizzatori anche laici: Bartolomeo Nogara e Leone Castelli. Sono poi diverse le linee battute nella lettura del lungo pontificato. Quella politico-diplomatica connotata dall'«illusione concordataria»: 17 concordati o convenzioni con Stati diversi, specie se baluardi contro bolscevismo e modernità laica (e tra questi quello tra la Santa Sede e l'Italia di Mussolini nel 1929 a risolvere la «questione romana»; o con la Germania nel '33, l'anno dell'ascesa di Hitler). Quella del magistero: trenta encicliche in ogni campo, anche di denuncia (del nazismo nella Mit Brennender Sorge, del comunismo nella Divini Redemptoris) e l'enciclica «incompiuta» sull'«unità del genere umano» contro il razzismo - redattore primo il gesuita John LaFarge- (sacrificata anche dal successore Pio XII per evitare rappresaglie contro i cattolici tedeschi). E poi ci sono le guerre: la «grande» del 1915-1918 . Quella in Etiopia con Pio XI che non la incoraggia, ma neppure frena benedizioni altrui .E - nel quadro degli anni Trenta - le differenti guerre contro la Chiesa nella Russia comunista, nel Messico rivoluzionario, nella Spagna repubblicana. È il «terribile triangolo» che vede condanne da parte del Papa egualmente energiche. Nel caso del Messico, tuttavia, il pragmatismo di Ratti non viene sempre compreso. Lo si è spesso accusato di aver abbandonato i «cristeros» messicani: in realtà Pio XI ne ha legittimato la lotta, anche se tardi. È uno dei punti dove Chiron puntualizza. Un altro è quando analizzando la condanna dell'Action française insiste sulla decisione personale del Papa più che sulle posizioni dei vescovi francesi. Ma ci sono ulteriori aspetti non trascurati: le iniziative legate all'istruzione del clero (persino la soppressione delle università spagnole di scarso livello), l'accentramento sotto l'autorità diretta della Santa Sede delle opere missionarie (tra proteste di vescovi e congregazioni condizionate da logiche coloniali). Chiron «assolve» il Papa da molte accuse e lo «libera» da luoghi comuni; se è il caso, anche richiamando episodi meno citati e frasi emblematiche. Tra le reazioni di Pio XI alla legislazione antisemita, indica l'udienza del 6 settembre 1938. Sfogliando un messale, il Papa si ferma sul passagio del sacrificio di Abramo poi, tra le lacrime e davanti ai visitatori, dice: «Per Cristo e in Cristo, discendiamo spiritualmente da Abramo. No, non è possibile per un cristiano partecipare all'antisemitismo. Riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi, di prendere misure per proteggersi contro tutto ciò che minaccia i suoi legittimi interessi. Ma l'antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti».



OT
PAKISTAN
14 Giugno 2006
Lahore: per aprire un centro commerciale, demolito l’unico tempio indù

Il luogo di culto sarebbe stato demolito con l’inganno. Al suo posto, un centro commerciale multi-piano. Proteste anche dal mondo politico, che teme una ripercussione nei rapporti con i Paesi vicini.

Lahore (AsiaNews) – L’unico tempio indù della città di Lahore è stato demolito per permettere la costruzione di un centro commerciale multi-piano. Lo scrive il quotidiano nazionale Daily, che riporta anche le denunce del Fondo per la gestione delle proprietà delle minoranze – organismo statale che gestisce i beni immobili delle minoranze, in special modo di sikh ed indù – secondo cui alla base di tutta l’operazione vi è stato un imbroglio deliberato.

Un industriale privato ha infatti ricevuto dal Fondo il permesso di abolire il tempio Krishna Mandira a Wachhoowali, nella zona di Rang Mahal, per costruirvi sopra. Secondo i membri del Fondo, “questo non potrebbe essere avvenuto se non fossimo stati truffati, dato che demolire un tempio rappresenta una chiara violazione dello schema di gestione delle proprietà delle minoranze che è alla base del nostro lavoro”.

Secondo il quotidiano, nei i documenti ufficiali “i funzionari governativi non hanno citato da nessuna parte che la zona da demolire per ospitare una gioielleria era un tempio indù”. “Se nei documenti vi fosse stato scritto che l’edificio era un luogo di culto – dice uno dei membri del Fondo – il presidente avrebbe rifiutato la richiesta di demolirlo”.

La decisione di abbattere il tempio è stata contestata anche in sede politica: diversi membri dell’Assemblea nazionale fra cui il Partito popolare e la Lega musulmana del Pakistan – hanno presentato una mozione in favore del mantenimento dell’edificio. Secondo i deputati, la sua demolizione “potrebbe compromettere i rapporti con le nazioni vicine”.

Ewigen
15-06-2006, 17:47
CINA
15 Giugno 2006
Pastore protestante arrestato per distribuzione di propaganda cristiana

Wang Zaiqing è detenuto dal 28 aprile, ma le accuse sono state rese note alla famiglia solo un mese dopo. E’ il terzo leader protestante fermato per stampa e distribuzione di Bibbie e materiale religioso.

Huainan (AsiaNews) – Un pastore cristiano non ufficiale è stato arrestato con l’accusa di aver “stampato e distribuito in maniera illegale copie della Bibbia e di altra letteratura cristiana”. Il pastore Wang Zaiqing, 43 anni, è inoltre sospettato di “coinvolgimento in pratiche economiche illegali”. Lo denuncia la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.
Secondo un portavoce della Caa, la squadra di protezione locale della città di Huainan, città della provincia orientale dell’Anhui, ha notificato l’arresto del pastore alla moglie, Zhang Hongyan, il 26 maggio scorso. “Al momento – spiega il portavoce – il pastore si trova nel Centro di detenzione numero 1 della città. Anche la moglie rischia l’arresto”.
Secondo la Caa, le accuse sono state preparate secondo i termini di un documento segreto – l’Avviso su “come prevenire ed affrontare le attività illegali legate al cristianesimo” – preparato dal Dipartimento di pubblica sicurezza e dall’Ufficio affari religiosi.
“Il 25 ed il 26 aprile scorso – continua il portavoce – la polizia ha fatto irruzione nella casa del pastore ed ha trovato del materiale religioso. Fra questo materiale, subito confiscato in quanto ‘pericoloso’, vi erano dei libri degli Inni, giornali cristiani, una storia della Chiesa cinese, le Lettere di S. Paolo ed una pianola elettrica usata dalla figlia”. Il fermo è scattato due giorni dopo, quando la polizia lo ha preso in “custodia cautelare, data la sua attività criminale”.
“Wang – conclude il portavoce – è disabile dall’età di cinque anni. E’ divenuto cristiano nel 1993 e, più tardi, è stato riconosciuto fra i predicatori ed i pastori più abili non solo dell’Anhui, ma anche delle province circostanti”. Il pastore dice di aver stampato copie della Bibbia e di altro materiale religioso per poter venire incontro ai problemi economici dei suoi fedeli.
Secondo gli esperti, il suo è il terzo caso in cui il governo ha usato accuse di tipo economico per bloccare l’attività di pastori protestanti: il 26 aprile scorso, il pastore Liu Yuhua – dello Shandong – è stato arrestato con la stessa accusa, mentre nel 2005 il pastore Cai Zhuohua, di Pechino, è stato condannato a tre anni di reclusione per stampa illegale di “propaganda cristiana”.


VIETNAM
Liberati due pastori detenuti
14 giugno 2006 - (ve) Due pastori evangelici vietnamiti, perseguitati da alcuni decenni, hanno potuto lasciare il Paese. Il 14 giugno il pastore Nguyen Lap Ma, accompagnato dalla moglie, ha potuto lasciare il Vietnam per gli Stati Uniti. Il pastore Nguyen Nhat Thong (55) è volato negli Stati Uniti già lo scorso mese di aprile. La notizia è stata diffusa dall'Associazione Internazionale per i Diritti Umani (Internationale Gesellschaft für Menschenrechte, IGFM), con sede a Francoforte (Germania), la quale si è fortemente battuta per la liberazione dei due pastori evangelici.


BHUTAN
Bhutan: condannati per una videocassetta su Gesù

Due fratelli sono stati condannati rispettivamente a tre e a tre anni e mezzo di carcere. Il piccolo regno himalayano prevede solo in teoria la libertà religiosa: i culti non buddisti sono molto limitati.

Thimpu (AsiaNews) - Benjamin e John Dai, due fratelli, sono stati arrestati l’8 gennaio scorso per aver fatto vedere una videocassetta su Gesù a casa di persone non cristiane. Lo rende noto la Commissione per la libertà religiosa dell’Alleanza mondiale evangelica (Wearlc). L’arresto è avvvenuto dopo la denuncia alla polizia da parte di un ragazzo presente alla proiezione.
Le condanne la scorsa settimana: tre anni per John, tre anni e mezzo per il fratello Benjamin. Ai due sono concessi 10 giorni per appellarsi alla corte con l’aiuto di un avvocato.
Il Bhutan è un piccolo regno isolato. La religione di stato è il buddismo mahayana. L’ingresso ai cristiani è proibito dal 1965, ma alcune Organizzazioni non governative cristiane, in modo particolare indiane, sono riuscite ad entrare nel Paese anche grazie alla mancanza di attenti controlli della polizia. In teoria, ma non in realtà, la legge permette la libertà di culto. I cristiani devono attenersi a regole severe: non possono costruire chiese né riunirsi in modo libero. Il proselitismo è illegale, ma solo per chi non è di religione buddista.
Il re del Bhutan, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, in passato è stato anche colpevole di un grave caso di pulizia etnica ai danni di abitanti del Bhutan di etnia nepalese e religione indù. Il sovrano però ora cerca di traghettare il Paese verso una monarchia costituzionale. La nuova costituzione dell’agosto 2005 garantisce libertà di parola, opinione, pensiero, coscienza, religione e anche la facoltà di ricevere e diffondere informazioni, oltre alla liberà di riunione ed associazione. Ci sono però clausole come l’articolo 7.3: “Nessuna persone dovrebbe essere costretta ad appartenere ad un’altra fede tramite coercizione o convincimento”. Inoltre l’articolo 7.21 garantisce alle autorità il diritto di limitare le libertà costituzionali per assicurare la sicurezza e l’armonia sociale.
Il sovrano minimizza le limitazioni e continua a sottolineare l’importanza della libertà e a dichiarare che pace e armonia sono una responsabilità di tutta la popolazione. Il Ministro della giustizia ribadisce che la libertà religiosa è un diritto fondamentali di tutta la popolazione, e non ci dovrebbero essere discriminazioni su base religiosa.
In questo quadro, la detenzione di Benjamin e John Dai sembra appartenere più al vecchio regno del Bhutan che al nuovo corso che il sovrano cerca di iniziare. Per questo, la Wearlc invita a pregare per la liberazione dei due fratelli e l’effettiva libertà religiosa in Bhutan ed invoca la benedizione dello Spirito Santo sui circa 3000 cristiani del Bhutan ed i loro ministri di culto.

Ewigen
15-06-2006, 22:15
ITALIA
PROFANATA LA TOMBA DI DON GIUSSANI AL MONUMENTALE DI MILANO

[MNN 9-6-2006]
MILANO - La tomba di don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione, al cimitero Monumentale di Milano e' stata profanata da ignoti ladri. Gli sconosciuti hanno rubato gli ex-voto, un paio di cuori d'argento con la scritta per grazia ricevuta, appesi alla stessa tomba che si trova sotto il Famedio, dietro la chiesa.

La scoperta e' stata fatta da alcune persone che si occupano quotidianamente della cura della tomba di Don Giussani, e per questo si presume che i ladri abbiano agito di notte.

Negli ambienti religiosi si teme che il gesto sia opera di "satanisti, quelli che fanno le messe nere di notte nei cimiteri''.
Sempre le stesse fonti affermano che la Santa Sede e' stata subito
avvisata, anche perche' fu il Papa, allora cardinale, a officiare il funerale di monsignor Giussani.

p.NiGhTmArE
16-06-2006, 09:42
Negli ambienti religiosi si teme che il gesto sia opera di "satanisti, quelli che fanno le messe nere di notte nei cimiteri''.

:rotfl:

kaioh
16-06-2006, 11:23
edit

Ewigen
16-06-2006, 11:24
edit

<Straker>
16-06-2006, 11:31
ITALIA

http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=25&ID_articolo=1185&tp=C

16 giugno 2006
Una manifestazione per difendere i diritti di tutti
di Gianni Vattimo

Se non ci fosse la Chiesa che continua a perseguitare gli omosessuali, con pesanti conseguenze anche sul piano delle leggi e dei diritti (Pacs e simili), credo che in Italia e fuori il Gay Pride finirebbe per non essere più «necessario», o almeno non più così socialmente provocante e problematico. Diventerebbe come la festa di un gruppo di cittadini che hanno piacere di ritrovarsi tra loro una volta ogni tanto - come un raduno di motociclisti (ma molto meno rumoroso) o di giocatori di scacchi (un po’ meno serioso). Non ci si domanderebbe nemmeno perché il sindaco non manda il gonfalone della città, o perché non partecipa con la sua fascia tricolore, né perché aziende e commerci che sono abituati a sponsorizzare quasi tutto rifiutino di appoggiarlo.

Possiamo fare un altro paragone, rischiando di prenderci sdegnate proteste? Al primo maggio il sindaco va e ci va il gonfalone della città; ma ci va anche Letizia Moratti, che proprio una lavoratrice del braccio non è. Perché ormai quella festa non è più un raduno «di lotta», anche Bertinotti ci va solo come «istituzione», e si guarda bene dal prendervi la parola: le istituzioni, come i musei, sono al di sopra delle parti. Dunque, con tutti i rischi di «chiassate», come le chiamano i benpensanti, con tutto il folklore che spesso urta anche il gusto di alcuni gay dichiarati ma ormai non più adatti a indossare boa di struzzo o trofei di piume, il Gay Pride è una manifestazione sacrosantamente attuale. Che, come dicono giustamente gli organizzatori, serve anche a chi gay non è e non desidera diventarlo.

Serve alle coppie di fatto eterosessuali che vogliono veder riconosciuti vari diritti che, in quanto non sposate, vengono loro negati. Serve ai genitori di gay per riconoscere che questa diversità non deve separarli dall’affetto per i loro figli. Serve ai transessuali che rivendicano l’assistenza della mutua per il cambiamento di sesso. Serve a far respirare un poco, e magari a far riflettere, i tanti gay «velati» che molto spesso conducono una vita solo esteriormente rispettabile, ma in fondo stanno piuttosto male, e rischiano sempre di trovare il prostituto che li ammazza di botte con la tacita approvazione dei «normali».

Quanti non sarebbero un po’ meno infelici se la bisessualità - c’è anche questo al mondo, signora mia - fosse meno duramente stigmatizzata, e magari come accadeva nella Grecia di Platone e di Aristotele, uno potesse vivere apertamente e senza angoscia la propria vita di famiglia (etero) e i propri rapporti di amore omo. Il Gay Pride serve, almeno, a rendersi conto una volta di più che «la vita è bella perché è varia». Per questo noi che ci andremo siamo consapevoli di rendere un servizio a tutti, anche ai più omofobi tra i nostri concittadini. Vi pare poco?

Ewigen
16-06-2006, 11:34
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/70/Trollfreezone.png/600px-Trollfreezone.png

<Straker>
16-06-2006, 11:37
Eh vabe', trovaci almeno un'immagine nuova, un po' di impegno suvvia! :D

bluelake
16-06-2006, 13:46
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/70/Trollfreezone.png/600px-Trollfreezone.png
va che per pubblicare ciò che si vuole senza dover rispondere ai commenti altrui esistono i blog, non i thread del forum...

<Straker>
16-06-2006, 14:21
va che per pubblicare ciò che si vuole senza dover rispondere ai commenti altrui esistono i blog, non i thread del forum...Taci, miscredente! :O

:sofico:

Ohu, ma ci vieni a torino domani??

bluelake
16-06-2006, 16:56
Ohu, ma ci vieni a torino domani??
se mi paghi viaggio e alloggio sì :fagiano:



e poi vorrei sapere chi è il furbo che ha organizzato il pride proprio la sera che c'è anche la nazionale :muro:

<Straker>
16-06-2006, 17:04
se mi paghi viaggio e alloggio sì :fagiano: :mbe: :mbe:
Semmai fra sei mesi e 8 giorni :O
http://www.astrostar.it/img_reiki/Babbo%20Natale.jpg

:Prrr:

e poi vorrei sapere chi è il furbo che ha organizzato il pride proprio la sera che c'è anche la nazionale :muro:Dovresti dire: "Chi e' quel furbo che ha organizzato i mondiali proprio il giorno che c'e' il gay pride??" :D

Cmq credo che domani a To ci sara' un movimento da paura: le vecchie Topolino... la sfilata... il concerto... ci sara' da divertirsi :cool:
Domenica spero di postare un po' di foto :D

Ewigen
17-06-2006, 08:24
INDIA
Preoccupati i cristiani dello stato di Madhya Pradesh
16 giugno

[PORTE APERTE] Le aggressioni ai danni dei cristiani nello stato di Madhya Pradesh hanno subito un’impennata allarmante. Lo stato applica dal 1968 una legge sulla libertà religiosa, che in altre parole è una legge anti-conversione.
I responsabili di chiesa cristiani lamentano la costante e violenta opposizione da parte degli estremisti indù, che si servono della suddetta legge per contrastare la minoranza cristiana. Eccovi un breve sommario delle notizie che abbiamo raccolto in questo ultimo periodo: Il 31 maggio scorso 16 cristiani sono stati scagionati dall’accusa di omicidio di un fondamentalista indù avvenuto nel 2004. Il giudice è giunto a questa conclusione per la mancanza di prove e per l’evidente l’infondatezza delle testimonianze prodotte. 14 dei 16 cristiani accusati hanno comunque trascorso due anni in prigione pur essendo innocenti. Il 4 giugno nel distretto di Ujjain, nella parte orientale dello stato, alcuni cristiani sono stati forzatamente prelevati dal luogo dove si teneva un incontro di preghiera e trascinati dentro un tempio indù dove sono stati obbligati a prostrarsi davanti agli idoli locali. La polizia ha trattenuto per una notte 15 cristiani e ha condannato il loro pastore ad una multa di circa 500 euro per avere insultato i sentimenti religiosi indù. L’udienza del pastore Jagdish Bharti, 27anni, della comunità cristiana Bethel avverrà il 18 giugno. Il 5 giugno una conferenza stampa organizzata da un membro della “Commissione dello Stato per le minoranze” è stata annullata a Bhopal, la capitale dello stato, a causa delle pressioni esercitate dagli estremisti indù. Tale conferenza stampa doveva far luce sulla vicenda dell’aggressione a due donne cristiane avvenuta il 28 maggio, dopo che il marito di una di loro aveva rifiutato di rinunciare alla propria fede e per questo era stato brutalmente picchiato. Il capo villaggio aveva apertamente incitato la folla allo stupro delle donne cristiane. Infine, il 9 giugno Meera Bai, una cristiana di 52 anni residente a Jabalpur è stata falsamente accusata di conversione forzata della sua vicina di casa e multata con una sanzione di circa 130 euro.



MONDO
«Anche l’Europa è un’area emergente di intolleranza La legge francese del 2004 ha di fatto stabilito limitazioni per chi esprime pubblicamente le proprie credenze. Tensioni crescenti in Olanda»

Libertà religiosa
La denuncia dell’Onu: ancora troppe violazioni

«C’è una relazione molto stretta fra la possibilità di manifestare la propria fede e le altre libertà, a cominciare da quella di parola e di espressione. Dove manca una, manca anche l’altra. Il Palazzo di Vetro è impegnato in prima linea e con forte convinzione a difesa della libertà religiosa di ogni uomo e di ogni donna»

Di Pierangelo Giovanetti

Violenze, arresti, persecuzioni, discriminazioni, ma anche torture e uccisioni per il solo fatto di credere o di professare la propria religione. In alcuni Paesi, come l'Arabia Saudita, basta solo possedere una Bibbia per finire in prigione. In altri, come le Maldive, addirittura non si ha diritto alla cittadinanza, se non si segue l'islam. In Sudan si viene esclusi dalla cerchia familiare se battezzati. In Nigeria si viene uccisi se si cambia religione. Ma dove i musulmani sono minoranza, tocca anche a loro venire perseguitati. E così gli ebrei nei Paesi arabi, o gli indù indiani in Pakistan.
A quasi sessant'anni dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la libertà religiosa è ancora una chimera per milioni di persone al mondo. In molti Paesi questo fondamentale diritto umano non è nemmeno riconosciuto come tale. E negli ultimi anni si è assistito ad una recrudescenza delle violenze e delle persecuzioni verso i credenti, che hanno avuto il loro picco dopo l'11 settembre, nel clima di scontro di civiltà che s'è registrato.
È quanto denuncia Asma Jahangir, relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e di credo. In questi giorni in Italia per una serie di consultazioni presso la Santa Sede, ieri ha incontrato il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il cardinale Walter Kasper del Consiglio per l'Unità dei cristiani, e l'arcivescovo Giovanni Lajolo, il "ministro degli Esteri del Vaticano". «Crediamo possa essere molto utile la collaborazione con la Chiesa cattolica nella difesa delle libertà religiose - spiega -. Anche questi colloqui ci aiutano a calibrare meglio la nostra attività»
«La polarizzazione religiosa in atto in molte aree del mondo ha scatenato un accentuarsi delle violenze e delle discriminazioni», prosegue l'inviato Onu. «A rimetterci sono le minoranze religiose, che risultano le prime vittime del clima di scontro che si respira o viene alimentato su scala più vasta. E que sto si aggiunge alle limitazioni alla libertà religiosa che in molti Paesi si registrano da sempre. Il cammino verso l'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate sulla religione è lungo, ma questo non deve scoraggiarci o fermarci in alcun modo. Le Nazioni Unite sono impegnate in prima linea e con forte convinzione a difesa della libertà religiosa di ogni uomo e di ogni donna. C'è una relazione molto stretta fra libertà religiosa e le altre libertà, a cominciare da quella di parola e di espressione. Dove manca una, manca anche l'altra».
Signora Jahangir, quali sono nel mondo le aree dove maggiore è la violazione della libertà religiosa?
Purtroppo la libertà religiosa è un problema in vaste aree del mondo. Dalla Cina, dove l'intolleranza si esprime non solo verso i cristiani, ma anche verso i musulmani e verso i seguaci di Falun Gong, alla Corea del Nord; dal Vietnam all'Indonesia, a Bangladesh, India, Sri Lanka, per passare dai Paesi arabi a Iran e Iraq. O in molti Paesi dell'Africa, dal Sudan alla Somalia. Ma io indicherei anche l'Europa come area emergente di intolleranze verso chi crede. Faccio solo l'esempio della Francia che, con la nuova legge del 2004, ha di fatto stabilito limitazioni per chi esprime la propria fede e indossa simboli religiosi. E se è stata pensata per impedire alle donne musulmane di portare il chador, in realtà quella legge colpisce anche i credenti di altre fedi, compresi i cristiani che non possono portare croci superiori a una certa grandezza.
Non ha parlato delle Americhe. È forse il continente dove la libertà religiosa è maggiormente rispettata?
Direi di sì, sia nell'America del Nord sia in quella del Sud. Anche se abbiamo casi anche lì di peggioramento della situazione. Pensiamo all'esempio di Guantanamo, dove assistiamo a continui attacchi al credo religioso dei prigionieri, spesso finiti nei guai proprio per aver manifestato la propria fede. Ma anche nel tollerante Canada assis tiamo a un crescere delle tensioni fra religioni. Questo ci porta a dire che la libertà religiosa non è un dato acquisito per sempre, ma va continuamente difeso e promosso. Occorre favorire la coesistenza di religioni diverse e il dialogo interreligioso. E soprattutto bloccare l'escalation di tensioni politiche che si ammantano di significati, simbologie o coperture religiose, e che creano un clima pericoloso per le minoranze religiose.
In quali regimi politici avvengono le maggiori violazioni della libertà religiosa?
C'è un legame stretto fra società democratiche e libertà religiosa. Le violazioni maggiori le registriamo dove non vi sono regimi democratici e nei Paesi dove non vengono rispettati i diritti umani. Ma non è automatico che, dove vi è democrazia, vi sia anche rispetto della libertà religiosa. Anzi, negli ultimi tempi assistiamo a un crescere delle tensioni proprio in Paesi democratici. In Europa, per esempio, siamo preoccupati per l'Olanda e per il risorgere di tensioni religiose che lì si rilevano, e minacciano di esplodere.
Vi sono fedi che sono più perseguitate di altre?
Dopo l'11 settembre sono aumentate le denunce di violenze contro i musulmani. Ma per polarizzazione registriamo anche un intensificarsi delle violenze verso i cristiani nei Paesi musulmani. Come pure verso gli ebrei, con un'escalation di fenomeni di antisemitismo. Non solo nei Paesi arabi e musulmani, ma anche in Europa. Complessivamente posso comunque dire che le violenze verso i cristiani nel mondo stanno aumentando in maniera considerevole.
Vi sono Paesi in cui non è ammessa la cittadinanza se non si appartiene ad una certa religione?
Sì, esistono tre-quattro Paesi in cui la discriminazione è stabilita per legge. Tra questi le Maldive. In altri, dove non è indicata formalmente, di fatto vi sono forti penalizzazioni ad esercitare i propri diritti politici e civili se non si appartiene a una determinata religione. In altri ancora si subiscono pesanti limitazioni che riguardano la possibilità di mandare a scuola i propri figli o di svolgere un lavoro. In oltre 25 Paesi al mondo, poi, è proibito indossare simboli religiosi. Questo vuol dire che non è permesso ad un cristiano di portare la croce, o a un religioso o ad una suora di portare l'abito.
Che cosa fa l'organismo delle Nazioni Unite da lei presieduto in questi casi?
Innanzitutto raccogliamo e diamo diffusione e visibilità alle segnalazioni che provengono da tutto il mondo. Poi interveniamo sui governi, chiedendo spiegazioni dei fatti circostanziati che ci vengono denunciati, chiedendo la possibilità di verificare direttamente la situazioni in tali Paesi con visite o ispezioni. Infine, facciamo pressioni sui singoli governi e le situazioni più pesanti di violazione dei diritti religiosi vengono portate all'attenzione generale delle Nazioni Unite.[Avvenire]

ROMANIA
Romania: la cattedrale di Bucarest minacciata

Non accenna a risolversi la questione della cattedrale di Bucarest minacciata dalla costruzione di un imponente edificio moderno. Lo scorso 13 giugno dalla basilica di S.Antonio a Padova si è tenuto un collegamento via satellite con i cattolici romeni in difesa della cattedrale. L'arcidiocesi romano-cattolica di Bucarest sta infatti attraversando un momento difficile a causa dei lavori di costruzione di un grande edificio, il Cathedral Plaza, nelle vicinanze della cattedrale di San Giuseppe. Dopo aver fatto le pratiche necessarie e dopo le numerose azioni di protesta per fermare il cantiere la situazione non è migliorata, anzi, è peggiorata, perché i lavori continuano. L'arcidiocesi di Bucarest ha chiesto ad un'agenzia di public relation (Bdr Associates) di elaborare un piano d'azione per interrompere la costruzione e consolidare l'immagine dell'arcidiocesi di Bucarest. Nella strategia elaborata, l'agenzia ha proposto come slogan: "Salvate i valori della Romania! Adesso, la cattedrale di San Giuseppe!". La campagna è cominciata a metà maggio e andrà avanti per alcuni mesi. Tra le iniziative pubbliche vi sono: la distribuzione ai fedeli di distintivi con messaggi "pro cattedrale"; una campagna di strada per la distribuzione di depliant nei luoghi pubblici di Bucarest e di altre grandi città. Intanto proseguono le proteste dei fedeli. La festa dell'Ascensione è stato un giorno di solidarietà: in tutte le chiese della Romania le messe sono state celebrate e le campane hanno suonato per la cattedrale. Ogni sera, davanti alla cattedrale arrivano tante persone di Bucarest - romano-cattolici, greco-cattolici e ortodossi - per difendere un monumento storico e architettonico che si vuole far sparire "per costruire mostri di acciaio e vetro". All'inizio di maggio l'arcidiocesi di Bucarest ha chiamato in giudizio le autorità coinvolte nei lavori. Dopo la nota verbale del Vaticano, dopo la visita del cardinale Schönborn che ha parlato i vescovi cattolici di Germania ed Italia si sono schierati in difesa della cattedrale, interviene ora la comunità francescana di Padova. Durante il collegamento con Padova a Bucarest i fedeli hanno promosso una catena umana intorno alla cattedrale e organizzato una processione con gigli e candele, come gesto simbolico per la difesa della chiesa più rappresentativa della comunità romano-cattolica di Romania. La serata si è conclusa con il concerto dei bambini e dei giovani cattolici di Bucarest.[SIR]

COREA DEL SUD
Cristiani chiedono la libera gestione delle loro scuole

Secondo i termini della nuova legge sull'educazione, che dovrebbe entrare in vigore il primo luglio, un quarto dei dirigenti di ogni scuola privata dovrà essere nominato da gruppi esterni alla gestione della scuola.

Seoul (Ci) – I maggiori gruppi cristiani della Corea del Sud hanno chiesto al governo di “lasciare ai singoli la libertà di scegliere la scuola che preferiscono” e di poter avere “la libera selezione di coloro che devono studiare nelle scuole rette da loro”. La richiesta è stata fatta alla vigilia dell’annuncio ufficiale della nuova legislazione sulle scuole private.
La richiesta mira a cambiare la politica governativa sull’argomento ed a interessare l’opinione pubblica sulla qualità e sul numero delle scuole rette da organismi religiosi, al momento il 24 % del totale degli istituti.
I quattro richiedenti – fra i quali la Conferenza episcopale cattolica ed il Consiglio cristiano di Corea – hanno presentato le loro richieste durante una conferenza stampa congiunta che si è tenuta il 12 giugno scorso: al termine hanno presentato un documento ufficiale in cui annunciano “una protesta continua fino alla revisione della nuova legge”.
Fra i metodi di protesta è stata sottolineata una richiesta alla Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legalità e sulla coerenza con i principi della Costituzione coreana dei nuovi termini di legge.
La revisione, approvata dal Partito di maggioranza Uri nonostante la ferma protesta dei Nazionali, è divenuta decreto lo scorso dicembre. Secondo i nuovi termini, le scuole private saranno costrette a nominare un quarto della propria dirigenza da gruppi esterni alla gestione della scuola.La proposta prevede l’istituzione di “lotti casuali di studenti” da cui “verranno estratti i futuri frequentanti delle scuole private”. “Le nostre scuole – dice Choi Hee-beok, uno dei presidi del Consiglio cristiano – non possono accettare studenti a caso”.
Padre Jang Un-seok, cappellano del liceo Paichai, sottolinea che “è la prima volta che le comunità religiose chiedono in maniera ufficiale di poter selezionare i propri studenti”. “Mentre la legge era in preparazione – aggiunge – abbiamo presentato la nostra posizione al governo in maniera non ufficiale, ma il ministero dell’Educazione, in risposta, si è detto 'preoccupato della possibilità di un sovraffollamento di alcune scuole rispetto ad altre' e ci ha ignorato”.



SRI LANKA
17/6/2006 17.51
VITTIME CIVILI A MANNAR: TESTIMONIANZA DEL VESCOVO

[PIME]“I combattimenti in mare tra ribelli e le forze governative sono durati meno di mezz’ora, ma poi gli uomini della marina cingalesi hanno attaccato i civili” così racconta alla MISNA il vescovo di Mannar, Joseph Rayappu, appena di ritorno da Pesalai, villaggio sull’isola di Mannar (Sri Lanka nord-occidentale), in territorio abitato in maggioranza da tamil. Secondo il racconto dei superstiti al vescovo, quando i combattimenti erano già finiti, un numero imprecisato di marinai è uscito da una vicina base navale e ha cominciato a sparare all’impazzata contro i civili. “Cinque pescatori sono stati uccisi, di cui quattro morti sul posto e uno in ospedale” racconta il vescovo. “Ma il peggio è stato quanto i marinai hanno assediato la chiesa, distante poche centinaia di metri dalla spiaggia, dove la gente si era rifugiata già da un paio di giorni avendo sentore dei prossimi combattimenti”. Benché situata in un isolato villaggio di mare, ‘Nostra Signora della Vittoria’ è una delle chiese cattoliche più grandi dello Sri Lanka. “Almeno 3000 persone si erano barricate in chiesa. I marinai hanno iniziato a lanciare granate contro le finestre. Una è esplosa fuori, ma una seconda granata ha rotto la vetrata ed è deflagrata all’interno, uccidendo una donna e ferendo almeno 40 persone. Io stesso ho visto l’altare, intorno al quale si era raggruppata la gente, pieno di sangue”. Fonti dell’ospedale di Mannar, contattate dalla MISNA, confermano di aver ricevuto 5 cadaveri e 38 feriti, mentre altri centri medici ne hanno accolti altri. Monsignor Rayappu non ha esitazioni sull’identificazione dei responsabili. “Erano uomini della marina - ripete - non c’è alcun dubbio”. Circa mezz’ora dopo l’attacco alla chiesa, si è vista salire dalla spiaggia una densa nube di fumo: i soldati avevano dato alle fiamme tra i 45 e le 50 pescherecci, ha aggiunto. “La popolazione è terrorizzata, tutte le loro speranze si sono spezzate” continua il vescovo di Mannar, ricordando che già durante gli anni della guerra dichiarata Pesalai, per la sua posizione geografica che affaccia sul golfo di Mannar, è stata più volte coinvolta nelle violenze e teatro di massacri contro i civili. “È tutto come prima, l’unica differenza è che ora affermano essere in pace” dice monsignor Rayappu, riferendosi al cessate-il-fuoco in vigore dal 2002. La marina cingalese ha negato ogni coinvolgimento nelle violenze a Pesalai.



onestamente, non mi va di buttare parole al vento!!!

:mano:



se mi paghi viaggio e alloggio sì :fagiano:

e poi vorrei sapere chi è il furbo che ha organizzato il pride proprio la sera che c'è anche la nazionale :muro:

va che per pubblicare ciò che si vuole sulle sue lamentele del mondo omosessule esiste già:
:read:
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1209823

non i thread sulle catacombe
:Prrr: :yeah:

Ewigen
18-06-2006, 22:32
gli atei finora non hanno mai ammazzato nessuno in nome di dio (almeno non mi risulta)

Di un Dio è impossibile,vedi la definizione del termine stesso,ma della teofobia...

:read: :read: :read:

VERA MEMORIA STORICA
Saranno beatificati 53 martiri della persecuzione religiosa degli anni Trenta in Spagna

2 maggio 2006 (ZENIT)- 53 martiri assassinati durante la persecuzione religiosa che ha avuto luogo nel corso della Guerra Civile spagnola degli anni Trenta del secolo scorso saranno presto beatificati.

Benedetto XVI ha approvato venerdì scorso i decreti che riconoscono il loro martirio, aprendo la strada alla loro elevazione agli altari. In caso di martirio, non è richiesto il riconoscimento di un miracolo attribuito all’intercessione del servo di Dio perché possa essere beatificato.

Tra i futuri beati c’è monsignor Cruz Laplana y Laguna, Vescovo di Cuenca, nato il 3 maggio 1875 a Plan de Aragón e morto tra il 7 e l’8 agosto 1936 a Cuenca. Insieme a lui, nella stessa data, venne assassinato il sacerdote diocesano Fernando Español Berdié, nato l’11 ottobre 1875 ad Anciles.

Un altro decreto riconosce il martirio di monsignor Narciso Estégana Echevarría, Vescovo di Ciudad Real, nato a Logroño il 29 ottobre 1882 ed ucciso il 22 agosto 1936 a Ciudad Real, così come gli altri dieci compagni martiri assassinati “per odio alla fede” nello stesso giorno.

Il sacerdote Liberio González Nombela, nato il 30 dicembre 1896 a Santa Ana de Pusa e assassinato il 18 agosto 1936 a Cruz de Barcience, e altri dodici dodici compagni martiri formano un altro gruppo al quale fa riferimento un altro decreto di martirio.

Tra i futuri beati martiri ci sono 16 carmelitani scalzi, guidati da Eusebio del Bambino Gesù, nome che prese Ovidio Ferández Arenillas, sacerdote professo di quest’Ordine, nato il 21 febbraio 1888 a Castilfale e assassinato il 22 luglio 1936 a Toledo.

Altri martiri sono sette francescani dell’Ordine dei Frati Minori, guidati da Félix Echevarría Gorostiaga, sacerdote, nato il 15 luglio 1893 a Ceánuri e morto il 21 settembre 1936 ad Azuaya.

La lista dei nuovi martiri ufficialmente riconosciuti dal Papa si conclude con quattro Fratelli delle Scuole Cristiane, guidati da Teodosio Rafael, nome che adottò Diodoro López Hernández, religioso nato il 27 ottobre 1898 a Salgüero de Jarros e morto tra il 6 e il 7 agosto 1936 a Boca del Congosto.

Il Papa ha approvato anche due decreti di riconoscimento di miracoli di due futuri beati spagnoli: Margarita María López de Maturana, fondatrice dell’Istituto delle Suore Mercedarie Missionarie, nata il 25 luglio 1884 a Bilbao e morta il 23 luglio 1934 a San Sebastián, e il sacerdote Mariano de la Mata Aparicio, dell’Ordine di Sant’Agostino, nato il 31 dicembre 1905 a La
Puebla de Valdavia e morto il 5 aprile 1983 a São Paulo (Brasile).



Martiri spagnoli del secolo XX
di Mauro Ronco

1. La proclamazione pontificia dei martiri

La storia del popolo spagnolo dalla proclamazione della II Repubblica, il 14 aprile 1931, al 1° aprile 1939, quando il capo delle forze nazionali, generale Francisco Franco Bahamonde (1892-1975) dichiara la fine della guerra, è stata per lunghi anni censurata, nell’intento di cancellare la memoria di una persecuzione anticristiana senza l’uguale nella storia del cristianesimo occidentale. Infatti tutte le forze dell’arco rivoluzionario, dal liberalismo massonizzante al democratismo radicale, dalle Internazionali socialista e comunista ai trotzkisti e agli anarchici, corresponsabili del tentativo di scristianizzare gli spagnoli, hanno tutelato il comune interesse a occultare i misfatti compiuti; inoltre, il contributo dell’Italia alla vittoriosa crociata ha reso agevole alla propaganda antifascista marchiare tutte le vittime dell’odio anticristiano con l’infamia riservata dai vincitori della seconda guerra mondiale agli sconfitti.

Ma il 29 marzo 1987 la Chiesa cattolica offre l’ennesima prova di essere sia arca dell’Alleanza dell’uomo con Dio che custode dei valori umani e della memoria storica: Papa Giovanni Paolo II proclama beate, dopo il riconoscimento del martirio, tre carmelitane scalze del monastero di San José di Guadalajara: Jacoba Martínez García (1877-1936), Eusebia García y García (1909-1936) e Marciana Valtierra Tordesillas (1905-1936), fucilate dai repubblicani il 24 luglio 1936. Negli anni seguenti, dopo processi canonici che verificano per tutti la condizione di martiri, lo stesso Papa proclama beati: nel 1989, padre Vicente Díez Tejerina (1893-1936) e altri 25 padri della comunità passionista di Daimiel, presso Ciudad Real, assassinati fra il luglio e l’ottobre del 1936; nel 1990, José Sanz Tejedor (1888-1934) e altri 7 fratelli delle Scuole Cristiane di Turón, nonché il passionista Manuel Canoura Arnau (1887-1934), con loro perché chiamato a preparare i bambini al primo venerdì del mese, fucilati il 9 ottobre 1934, durante la sollevazione comunista delle Asturie; Mercedes Prat y Prat (1880-1936), religiosa della Compagnia di Santa Teresa, fucilata a Barcellona la notte del 23 luglio 1936; e il fratello delle Scuole Cristiane Manuel Barbal Cosán (1898-1937), fucilato a Tarragona il 18 gennaio 1937; nel 1992, 71 fratelli ospedalieri di San Giovanni di Dio, assassinati dal luglio al dicembre del 1936; e Felipe de Jesús Munárriz Azcona e i 50 missionari claretiani della comunità di Barbastro, fucilati nel luglio e nell’agosto del 1936; nel 1993, il gruppo dei 9 martiri di Almería, costituito dal vescovo della città, mons. Diego Ventaja Milán (1880-1936), dal vescovo di Guadix, mons. Manuel Medina Olmos (1869-1936), e da 7 fratelli delle Scuole Cristiane del collegio San José di Almería, assassinati nell’agosto e nel settembre del 1936; don Pedro Poveda Castroverde (1874-1936), fondatore dell’Istituto Teresiano, ucciso a Madrid il 28 luglio 1936; e Victoria Díez y Bustos de Molina (1903-1936), dello stesso Istituto, uccisa vicino a Córdoba il 12 agosto 1936; nel 1995, il vescovo di Teruel-Albarracín, l’agostiniano mons. Anselmo Polanco Fontecha (1881-1939), e il suo vicario generale, monsignor Felipe Ripoll Morata (1878-1939), uccisi il 7 febbraio 1939; 9 sacerdoti della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani del Sacro Cuore di Gesù, uccisi dal luglio all’ottobre del 1936; 13 religiosi scolopi, assassinati dal luglio al dicembre del 1936; 3 religiosi marianisti, uccisi nel settembre e nell’ottobre del 1936; 17 suore della Congregazione della Dottrina Cristiana della Comunità di Mislata, in diocesi di Valenza, uccise nel settembre e nel novembre del 1936; e l’ingegner Vicente Vilar David (1889-1937), laico coniugato, ucciso a Manises, presso Valenza, il 14 febbraio 1937.

Gli esempi eroici di fedeltà a Cristo e alla Chiesa finora appurati con certezza costituiscono una piccolissima porzione dell’immenso sacrificio di sangue pagato dal popolo spagnolo alla violenza rivoluzionaria. Moltissimi processi di beatificazione sono in corso, in attesa che sia provato il martirio, il cui riconoscimento comporta il patimento volontario della morte, che essa sia causata dall’aggressore per odio contro la fede cristiana o contro una virtù cristiana, che la morte sia subìta dalla vittima con pazienza e fortezza, perdonando i colpevoli per amor di Dio. I processi canonici, aperti a livello diocesano alla fine della guerra e trasmessi alla Congregazione romana delle Cause dei Santi, poi sospesi nel 1964 da Papa Paolo VI (1963-1978), hanno ripreso il loro iter dal 1982, per impulso di Papa Giovanni Paolo II.

2. Il contesto storico del martirio

Dalla proclamazione della II Repubblica la Chiesa è oggetto di un duplice attacco: da un lato la violenza fisica dei miliziani assalta, saccheggia e incendia chiese e conventi, con la connivenza delle pubbliche autorità; d’altro lato la persecuzione da parte del potere legislativo e amministrativo con una legislazione che ostacola l’esercizio del culto e delle attività religiose. Il 9 dicembre 1931 viene approvata la Costituzione "laica", che delinea il quadro della persecuzione legislativa e amministrativa: il 16 gennaio 1932 una circolare governativa impone di togliere dalle scuole qualsiasi simbolo religioso; il 6 sono secolarizzati i cimiteri e l’11 marzo è soppresso l’insegnamento della religione. Il 17 maggio 1933 è approvata la Ley de Confesiones y Congregaciones religiosas, che limita l’esercizio del culto cattolico, sottoponendolo al controllo delle autorità civili. Sul piano politico, dopo il risultato, favorevole ai partiti di destra, delle elezioni del 19 novembre 1933, nell’ottobre del 1934 si ha una prima esplosione di terrore rivoluzionario: a Barcellona viene proclamato lo Stato autonomo e federativo di Catalogna e scoppia la rivoluzione nelle Asturie, ove per vari giorni infuria la violenza rossa. Il bilancio è di 33 sacerdoti e religiosi trucidati, cui si accompagna la distruzione delle chiese e dei simboli religiosi, il bombardamento della cattedrale di Oviedo, l’incendio del palazzo episcopale e del seminario.

Le elezioni del 16 febbraio 1936 danno la vittoria al Fronte Popolare, formato da repubblicani, socialisti, comunisti, sindacalisti e dal Partito Operaio di Unificazione Marxista. Nei suoi cinque mesi di governo, fino all’alzamiento militare del 18 luglio 1936 contro il governo repubblicano, sono incendiate e saccheggiate centinaia di chiese; molte sono chiuse e perquisite illegalmente. I sacerdoti minacciati e spesso obbligati ad abbandonare le parrocchie; le case del clero, i centri e le sedi delle comunità religiose incendiate e saccheggiate, ovvero occupate dalle autorità locali. La libertà di culto è soppressa o limitata: profanati i cimiteri e i sepolcri; le Specie eucaristiche rubate o fatte oggetto di sacrilegio. Ben 17 sacerdoti sono uccisi, molti altri incarcerati; i religiosi perseguitati e cacciati. Le autorità osservano compiaciute gli avvenimenti, impedendo la difesa dei cattolici e lasciando impuniti i malfattori. La Chiesa è l’obiettivo del terrore rivoluzionario, che cresce in un moltiplicarsi di false accuse: il 14 maggio, per esempio, a Madrid si fa correre voce che le religiose salesiane distribuiscono ai bambini caramelle avvelenate, e si provocano così l’assalto e l’incendio del collegio.

Nell’estate del 1936, in coincidenza con l’alzamiento, la persecuzione religiosa perviene all’apogeo: i sacerdoti e i religiosi assassinati ammontano a 6.832, dei quali 4.184 del clero secolare e fra essi dodici vescovi e un amministratore apostolico; 2.365 religiosi e 283 religiose. Impossibile censire i laici cattolici uccisi a motivo della loro fedeltà a Cristo tanto sono numerosi. Se dal 1° gennaio al 18 luglio 1936 le vittime fra il clero erano state 17, esse diventano 861 alla fine di luglio. La strage giunge al culmine nel mese di agosto con 2.077 assassinati, fra cui dieci vescovi, con una media di 70 al giorno. Il che dimostra quanto poco gli accadimenti militari siano la causa della persecuzione, germinata invece dall’odio anticristiano e scatenatasi furiosamente non appena si presentano le circostanze favorevoli. Quando, il 19 marzo 1937, Papa Pio XI (1922-1939) pubblica l’enciclica Divini Redemptoris sul comunismo ateo proclamando che le atrocità commesse dai comunisti in Spagna sgorgano da un sistema che strappa dal cuore degli uomini l’idea stessa di Dio; quando, nell’agosto del 1937, l’episcopato spagnolo pubblica una lettera pastorale collettiva — datata 1° luglio —, che denuncia i crimini commessi dal regime repubblicano, è già stata assassinata la maggior parte dei sacerdoti e dei religiosi: perciò le denunce delle autorità ecclesiastiche sono stilate in conseguenza e a causa dei crimini commessi, perché l’opinione pubblica mondiale conosca i fatti e la strage si arresti, e non ne sono affatto la causa.

Gli orrori della persecuzione sono realizzati in odium fidei, in odium Ecclesiae. Lo provano la simultaneità con cui, a partire dal 18 luglio 1936, viene scatenato il piano d’annientamento dei sacerdoti e dei religiosi; la sistematicità delle azioni assassine, che postulano un’organizzazione e una coordinazione a livello elevato e centrale; la distensione dell’eccidio su tutto il territorio controllato dal governo repubblicano; il sostegno propagandistico, da parte dei vertici dei partiti formanti la coalizione del Fronte Popolare, alla persecuzione in atto; la partecipazione alle esecuzioni — per esempio a Madrid, nei mesi di luglio e di agosto del 1936 — di unità regolari di polizia; l’assenza di qualsiasi tentativo del governo d’impedire i massacri. Ma non basta l’eliminazione fisica delle vittime: le stragi sono precedute da torture psicologiche e fisiche, mutilazioni, false esecuzioni per accrescere il terrore; a esse seguono spesso profanazioni e atti di vilipendio dei cadaveri. Con l’uccisione dei sacerdoti e dei religiosi si vuole cancellare dalla terra di Spagna ogni traccia del divino e del sacro. Così si spiega la profanazione dell’Eucarestia, realizzata con modalità varie: distruggendo le Specie consacrate; sparando contro il Santissimo Sacramento; mangiando le ostie e bevendo con dileggio il vino consacrato; inscenando processioni sacrileghe; distruggendo con particolare accanimento gli altari. La furia distruggitrice, scatenatasi con vandalismo inaudito contro le chiese e gli edifici sacri, porta alla rovina una parte ragguardevole del patrimonio storico-artistico della Spagna.

3. Esempi di martiri

L’unica ragione di molte condanne a morte, avvenute quasi sempre senza processo, è "per essere sacerdote, per essere parroco, per essere religioso o per essere suora". Spesso i carnefici cercano di ottenere dalle loro vittime l’apostasia; non infrequente è la promessa di far salva la vita se le vittime avessero bestemmiato, ovvero violato il sigillo della Confessione, o profanato il crocifisso o le immagini sacre, o compiuto atti contro la purezza. La risposta della grandissima parte dei sacerdoti, religiosi e laici cristiani è meravigliosa: pochissimi sono i casi di cedimento.

Ricordo due episodi. Il primo proviene dai 51 missionari claretiani di Barbastro, diocesi che, allo scoppio della guerra, conta 140 sacerdoti, oltre ai religiosi. La persecuzione costa alla diocesi la morte del vescovo, il cui processo di canonizzazione è in corso, di 114 sacerdoti secolari, di 5 seminaristi, di 51 missionari claretiani, di 9 padri scolopi e di 18 monache benedettine. I 51 missionari martiri — alcuni sacerdoti e gli altri fratelli e studenti —, per la grandissima parte giovanissimi, muoiono tutti nella gioia cristiana, scrivendo su foglietti e gridando, al momento della fucilazione, "Viva Cristo Re!", "Viva il Regno sociale di Gesù Cristo Operaio!" e altre invocazioni del medesimo tenore, e perdonando di cuore a quanti strappano loro la vita. Nella lettera di addio, redatta il 13 agosto 1936 dal venticinquenne Faustino Pérez García — che promette di dare inizio al grido "Viva Cristo Re!" sul camion che li trasporta al luogo dell’esecuzione —, essi esprimono con la frase "Moriamo felici!" il significato del loro entusiasmo vocazionale per la gloria di Dio, la salvezza del mondo e l’avvento del regno sociale di Gesù Cristo e del Cuore di Maria. Infine, l’esempio del vescovo di Teruel-Albarracín, assassinato a pochi giorni dalla fine della guerra, quando ormai le esecuzioni erano divenute rare. Il suo caso è importante, perché contro di lui, giudicato da un giudice speciale nominato dal governo, la prova d’accusa principale consiste nell’aver sottoscritto la lettera collettiva dell’episcopato spagnolo del 1937. Ed egli, rifiutandosi di ritirare, in quelle drammatiche circostanze, la sottoscrizione al documento, ribadisce le verità, di principio e di fatto, in esso contenute, e attrae su di sé la condanna capitale.[AVVENIRE]



VERA MEMORIA STORICA

Ecco la lista ufficiale dei 108 preti italiani uccisi dai militanti comunisti in Emilia e in Istria, ma anche nel Veneto, in Toscana e Piemonte e persino in Calabria Pochissimi avevano un passato fascista e l'ultimo fu assassinato ben 6 anni dopo la fine della guerra

Partigiani all’assalto del don
di Roberto Beretta

Fu un'incredibile mattanza di sacerdoti, e senza motivi militari Ma lo Stato italiano non ha premiato nessuno dei martiri con una medaglia

C'era una volta una casa - alla Giovecca di Lugo, tra Ferrara e Ravenna - dove, una mattina del maggio 1945, fuori dalla porta fu appesa una tonaca.
C'era una volta, ma non è una favola. In quella dimora, la Casa Scardovi, si regolavano i conti malmessi di vent'anni di fascismo. In pratica, i «tribunali del popolo» partigiani e comunisti interrogavano, seviziavano e passavano per le armi i presunti «fascisti» rastrellati in varie località, anche lontane; si dice ne siano passate 300, di vittime, da quella casa. E il giorno dopo dagli indumenti appesi al gancio si capiva chi era stato giustiziato.
È rimasto anonimo il prete ucciso quella notte; un giornale scrisse che fu frustato con catene di bicicletta da un gruppo di donne. Comunque sia, la sua figura di «sacerdote ignoto» ben si presta a simboleggiare i confratelli vittima nell'incerto, sanguinoso crepuscolo tra dittatura e libertà.
Ufficialmente sono stati 729 i membri del clero italiano - dai vescovi ai seminaristi, dai religiosi ai fratelli laici - morti a causa della seconda guerra mondiale. 422 morirono prima dell'8 settembre 1943: cappellani militari uccisi in combattimento, parroci periti sotto i bombardamenti. 191 invece risultano morti durante la Resistenza, di cui la maggior parte (158) trucidati dai tedeschi e 33 dai repubblichini. Infine 108 furono le vittime dei comunisti: 53 caduti durante la Resistenza, 14 immediatamente prima del 25 aprile e 41 dopo. Addirittura 7 furono ammazzati nel 1946, uno nel 1947 e un altro nel '51.
Analizzando le stesse cifre da un altro punto di vista, l'impressione di stranezza non muta: a fronte di 57 sacerdoti morti in combattimento, infatti, di 31 defunti in prigionia e 18 nei campi di concentramento; di contro ai 265 religiosi morti durante i bombardamenti, ai 49 scomparsi in servizio per malattia e ai 30 dispersi; ben 279 appartenenti al clero italiano sono rubricati alla voce «assassinati per rappresaglia o per odio di parte»: come dire che quasi il 40 % delle vittime belliche con la talare non furono stroncate dai colpi diretti della guerra, bensì per motivi più ideologici o addirittura «politici», che siano neri oppure rossi. Per fare un altro paragone significativo, almeno in cifre assolute: i decessi dei cappellani militari durante tutto il conflitto sono stati 148, mentre i parroci italiani morti violentemente furono 238 (più 41 viceparroci e 129 tra seminaristi, novizi e religiosi laici); quasi che per i sacerdoti il fronte sia stato meno pericoloso dell'ombra del campanile.
Restringendoci alle sole vittime dell'estremismo comunista, subito viene alla mente il famoso «triangolo della morte», dove i partigiani uccisero una trentina di preti: 8 in diocesi di Bologna, 4 a Modena, 8 a Reggio Emilia, 4 a Imola, 1 a Ravenna, uno a Carpi... Non c'è solo l'Emilia Romagna, tuttavia: la geografia del martirio sacerdotale si estende da Torino a Locri (dove un parroco fu ucciso nell'ottobre 1943 dai militi della «repubblica comunista» di Caulonia); dal Veneto alla Toscana. Un'altra zona di molte uccisioni è quella di Gorizia e l'Istria, dove non meno di una quindicina di religiosi finirono infoibati dai partigiani titini o dai comunisti italiani.
Perché questa vera e propria strage di sacerdoti, che qualcuno (il «laico» Paolo Mieli) oggi taccia d'«incredibile mattanza»? Per le vittime dei nazifascisti la risposta è quasi sempre chiara, delineata entro un orizzonte - se non giustificabile moralmente - almeno comprensibile dal punto di vista storico: si trattava in prevalenza di parroci che tentavano di difendere la loro gente dalle rappresaglie, era clero accomunato al suo popolo nelle stragi di interi paesi.
Mentre per i 108 sterminati dai partigiani le ragioni degli assassinii sono ben più sottili e nascoste, spesso indicibili. Epurazione? In verità, i sacerdoti il cui passato poteva essere ricondotto a un legame con la dittatura si contano su una sola mano: e si va in gradazioni assai varie dal fanatico don Tullio Calcagno, fucilato a Milano il 29 aprile 1945 (tuttavia era già stato scomunicato per i suoi eccessi mussoliniani), all'emiliano don Carlo Terenziani, cui s'addebitava solamente un antico servizio pastorale per la milizia fascista; un'altra quindicina erano stati cappellani militari, se questo da solo può essere segno d'adesione al regime. Fu sommaria «giustizia di popolo», insorto contro l'oppressore? Ma la maggioranza dei parroci venne piuttosto uccisa da isolati sicari, da anonimi killer che agivano di notte, a volte con l'inganno, a volte saccheggiando le canoniche...
Togliamo dunque dall'elenco dei 108 i sospetti fascisti e un'altra ventina di preti uccisi all'estero: i missionari fucilati dalle guardie rossi cinesi o ammazzati da partigiani albanesi o russi. Restano comunque almeno 70 sacerdoti assassinati dai «rossi» senza un motivo direttamente militare. Perché, allora? Per aiutare a spiegarlo ecco un altro numero, che nello stesso tempo è indice ideologico: 9 sacerdoti uccisi dai tedeschi sono stati insigniti di medaglie dalla Repubblica italiana; 5 sono le onorificenze destinate a preti uccisi dai nazifascisti. E ai 108 confratelli massacrati dai partigiani comunisti? Nulla! Sette martiri risultano bensì decorati dallo Stato, ma da quello fascista e prima dell'8 settembre.
Un'artefatta ideologia della Resistenza ha finora impedito, in oltre cinquant'anni, di riconoscere che almeno qualcuno di questi italiani con la tonaca ha eroicamente difeso la democrazia, la giustizia, la libertà di tutti. Il 60° della Liberazione, ormai vicino, sarebbe un'occasione per dare una medaglia anche ai preti delle foibe e del «triangolo rosso».


VERA MEMORIA STORICA
Chi pagherà il sangue dei vincitori?
di Luca Gallesi

Per chiudere i conti con il passato va resa giustizia ai sindacalisti, ai partigiani e ai preti uccisi dalle squadre comuniste fra il 1946 e il '61 Negli anni Novanta riemerse la questione del famoso «triangolo della morte» emiliano. È ora di completare quell'esame di coscienza

Se ha suscitato un enorme scalpore il fatto che, dopo sessant'anni, qualcuno parli con pietà del "sangue dei vinti" sparso nella primavera 1945, chissà cosa succederà quando un best seller racconterà come è stato versato, dopo, il "sangue dei vincitori". Ci riferiamo ai tantissimi sacerdoti, partigiani e sindacalisti cattolici che vennero massacrati, a guerra finita, dai partigiani comunisti. E' questa una storia che - come ricordava di recente Paolo Mieli in un'intervista su queste pagine - deve essere approfondita per fare definitivamente i conti con il "passato che non vuole passare". Ci hanno provato, nella primavera del 1990, alcuni parenti degli scomparsi nel cosiddetto triangolo della morte - i cui vertici sono Reggio Emilia, Bologna e Ferrara - che chiesero con una lettera aperta di poter finalmente sapere dove erano stati tumulati i loro cari, per dare loro una sepoltura cristiana. A loro rispose, dopo alcuni mesi, il dirigente del Pci ed ex partigiano, Otello Montanari, che in agosto scrisse una lettera al Resto del Carlino invitando i vecchi compagni d'armi a raccontare la verità sui delitti compiuti a guerra finita. Il suo gesto costò a Montanari l'isolamento dal partito e una vera e propria campagna diffamatoria nella quale si distinse, tra gli altri, proprio Giampaolo Pansa. Almeno un risultato positivo fu però ottenuto: una mano ignota piantò, di notte, una croce lungo una strada di campagna vicino al comune di Campagnola, e lì sotto verranno trovati i resti martoriati di alcune persone uccise dopo il 25 aprile 1945. Sono le vittime della guerra tra le diverse anime del Comitato di liberazione nazionale: i partigiani non comunisti hanno infatti obiettivi completamente diversi da quelli dei partigiani comunisti, per i quali la guerra non è finita, ma prosegue contro un altro nemico: la Chiesa cattolica. È un elenco lungo, quello dei preti e dei cattolici uccisi dai comunisti nel decennio 1945-1955, frutto di un clima avvelenato che oggi s tentiamo a immaginare e che può essere ricostruito grazie alle cronache delle parrocchie emiliane, sui cui registri vengono annotate testimonianze come quelle della parrocchia di Rivalta: «Sono i tempi nuovi che si avanzano con la nuova barbara civiltà del sangue fraterno sparso pel capriccio folle dei vantati pionieri dell'ordine nuovo» (17 maggio 1945); «Cristo e la Chiesa sono il grande ostacolo da superare con la tattica della finzione e della menzogna di una propaganda addirittura diabolica. L'odio contro il prete schizza dagli occhi di troppi, anche fanciulli». (13 marzo 1947). Le stesse preoccupazioni angosciano gli altri parroci emiliani: a Meletole viene tolto il crocifisso dalle scuole e sospeso l'insegnamento religioso, nella parrocchia di S. Croce, il registro del 1946 si conclude con queste osservazioni: «Anno di delitti, di violenze continue ed illegali pressioni contro la libertà individuale di molte persone; tutto nascosto sotto la parvenza delle libertà democratiche, riacquistate dai peggiori elementi sovvertitori della società civile». Lo stesso vescovo Beniamino Socche, trasferito nel 1946 dalla diocesi di Cesena a quella di Reggio, interviene energicamente sin dal giorno del suo ingresso solenne, quando denuncia «l'odio che divide e uccide: incredibili episodi di crudeltà si vanno ripetendo in ogni parte d'Italia e il brigantaggio che imperversa» e che imperveserà ancora per molti anni, dato che ancora nel 1955 il vescovo denunciava l'assassinio di due militanti dell'Azione Cattrolica e il ferimento di altri due avvenuta la sera del 26 marzo: «Siamo andati - scrive il vescovo - a visitare i feriti e le salme degli innocenti e a pregare per loro, e abbiamo sentito molti domandarsi: ma, allora, che non sia venuto il tempo di mettere finalmente fuori legge il comunismo?». Parole oggi impensabili, perché impensabili sono i fatti di sangue che fino alla fine degli anni Cinquanta (l'ultima fucilata viene sparata nel 1961!) caratterizzano il clima dello scontro politico nell'Italia centrale. La lunga serie di omicidi politici non lascia adito a dubbi sulle reali intenzioni dei partigiani comunisti, per i quali "la guerra non è finita", come scrivono nei loro proclami ufficiali. Ecco un sommario e parziale martirologio: il 10 maggio 1945 a Bomporto è ucciso a raffiche di mitra il dottor Carlo Testa, membro del Cln per la Democrazia Cristiana; il 18 maggio 1945 viene assassinato Confucio Giacobazzi, agricoltore e partigiano non comunista; il 24 maggio 1945 è freddato a pistolettate don Giuseppe Preci, parroco di Zocca; il 26 maggio 1945 viene fatto sparire don Giuseppe Tarozzi, parroco di Riolo, che non sarà mai più ritrovato; il 2 giugno 1945 è sequestrato e ucciso a Nonantola il partigiano democristiano Ettore Rizzi; il parroco di Lama Mocogno, don Giovanni Guicciardi, viene ucciso a pistolettate il 10 giugno 1945; don Luigi Lenzini, parroco sessantenne di Crocette di Pavullo, viene svegliato la notte del 21 luglio 1945 da un gruppo di "garibaldini" che lo sequestrano per torturarlo: il suo cadavere viene seminascosto nella vigna, e dovranno passare alcuni giorni prima che qualcuno abbia il coraggio di seppellirlo; il 27 luglio 1945 è colpito da raffiche di mitra l'impiegato democristiano di Nonantola Bruno Lazzari.
Gli omicidi continuano anche gli anni successivi: il 15 gennaio 1946 don Francesco Venturelli, parroco di Carpi, viene ucciso a colpi di arma da fuoco, dopo che la Voce del partigiano, organo dell'Anpi, lo aveva accusato di aiutare i fascisti; il 19 maggio 1946 viene assassinato a pistolettate, mentre sta andando a messa, il dottor Umberto Montanari, medico condotto a Piumazzo ed ex-partigiano cattolico; la sera del 17 novembre 1948 un uomo fa irruzione nella canonica della parrocchia di Freto e uccide Angelo Casolari e Anna Ducati, membri del consiglio parrocchiale. E l'elemco potrebbe continuare a lungo. Molti responsabili di questi omicidi non saranno mai neppure cercati, mentre parecc hi condannati riescono a fuggire nei paesi dell'Est -soprattutto in Cecoslovacchia e in Jugoslavia - grazie all'apparato del Pci che gli garantisce aiuto e impunità.

Correggio
Pessina, una tonaca macchiata di rosso


Don Umberto Pessina [...], parroco di Correggio, è ucciso la notte del 16 giugno 1946 a causa della sua intransigenza nel denunciare i traffici del Pci. Il sindaco comunista del paese, Germano Nicolini, noto come "Diavolo", verrà condannato a dieci anni di galera come mandante dell'omicidio. Nel 1990, a seguito della denuncia di Otello Montanari, si fa avanti un altro ex-partigiano comunista, William Gaiti, che si autoaccusa dell'omicidio. I resti mortali di Don Pessina vengono tumulati nella sua parrocchia di San Martino solo dieci anni dopo la sua morte, nel giugno del 1956, con una solenne cerimonia organizzata da monsignor Beniamino Socche. Lungo tutti i 30 chilometri del percorso - come ricorda Giorgio Pisanò nel suo «Triangolo della morte» (Mursia) - «ai lati della strada manifestano due ali compatte di comunisti della Bassa. Sull'asfalto biancheggiavano scritte come "Morte al clero". Molti, nel preciso istante in cui il furgone transitava davanti a loro, sputavano con disprezzo per terra».

Bologna
Giovanni Fanin, un martire del sindacato

Il 4 novembre 1948 a San Giovanni in Persiceto viene ucciso a sprangate da una squadraccia comunista il giovane sindacalista cattolico Giuseppe Fanin (nella foto), il cui unico torto era quello di ricoprire la carica di segretario provinciale dell'Acli-terra. La sua morte ha le caratteristiche del martirio, tanto che lo scorso 4 novembre l'arcivescovo cardinale Giacomo Biffi ha presieduto, nella Cattedrale di Bologna, la chiusura del processo diocesano di canonizzazione del Servo di Dio Giuseppe Fanin. Il processo canonico si conclude quasi alla vigilia di una data simbolica, come ricorda don Piero Altieri, direttore del «Corriere Cesenate», a ridosso «di quel 9 novembre, anniversario della rivoluzione sovietica del 1917, che si vorrebbe fosse celebrato ogni anno per fare memoria delle violenze inaudite inflitte dal comunismo sovietico in tutto il mondo nel XX secolo».
[Avvenire 2004]


VERA MEMORIA STORICA

Dimenticati
di Paolo De Marchi

Una pagina rimossa della nostra storia. Centinaia di cattolici, sacerdoti e laici, uccisi dai partigiani comunisti nell’immediato dopoguerra. In odio alla fede e alla Chiesa. I testimoni tacciono. I libri di testo nascondono la verità. Viltà, paura o complicità?

Una delle accuse più squalificanti che possano essere rivolte a chi si occupa di storia è senz’altro — nell’attuale temperie culturale — quella di essere revisionista: che equivale quanto meno a impudente falsario o a spericolato negatore di verità conclamate e di tesi pacificamente ammesse dalla gente che conta. Uno storico vero dovrebbe invece essere revisionista per definizione, perché il passato è sempre suscettibile di una pluralità di letture, e la valutazione dei fatti, per essere il più possibile serena, va sgombrata da pregiudizi ideologici e luoghi comuni non verificati. Il revisionismo, insomma, dovrebbe essere strumento ordinario di lavoro per uno storico, se non altro per evitare il formarsi di miti e leggende che piano piano finiscono per sovrapporsi alla verità dei fatti. Ora, una delle mitologie più solide, in Italia, nell’ultimo cinquantennio è certamente quella che riguarda la Resistenza: della quale è intoccabile la sacralità e incrollabile il giudizio totalmente positivo, Il che spiega come, mentre molto si sa dei crimini commessi dai nazisti (e che nessuno vuole naturalmente sminuire), manchino invece del tutto studi approfonditi sui crimini commessi dai partigiani in alta Italia, e soprattutto in Emilia Romagna, nel cosiddetto Triangolo della Morte. Eppure anche un Giorgio Bocca, certo insospettabile di voler "gonfiare" le cifre, calcola in 12-15.000 il numero dei "giustiziati" dai partigiani. Diciamo subito che il termine "giustiziati" usato da Bocca non appare esalto, perché fra gli uccisi ci sono certamente molti fascisti, ma ancor di più ci sono persone eliminate per ragioni che con la politica avevano poco o nulla a che tare (si pensi, per stare alla realtà, ai sette fratelli Govoni - uno solo dei quali era qualificabile come fascista, e di cui l’ultima, lda, ventenne, era madre di una bimba di pochi mesi - trucidati ad Argelato l’11 maggio 1945, i cui corpi verranno trovati solo nel ‘51; oppure, per passare alla poesia, che spesso interpreta i fatti in modo più efficace della pura cronaca, al bellissimo racconto di Guareschi intitolato Due mani benedette). Ma quello che qui ci interessa è sottolineare il fatto che fra questi morti ammazzati elevatissimo è il numero di cattolici, uccisi proprio in quanto cattolici, ossia perché incarnavano — agli occhi sia dei nazisti sia dei partigiani comunisti —quella tragica figura del "nemico oggettivo" di cui le rivoluzioni hanno assoluto bisogno per sopravvivere.

Ebbene, di queste vittime restano dei nomi, delle date, e poco più. Perfino Il secolo del martirio, il bel libro di Andrea Riccardi di cui si è già parlato su queste pagine, nulla dice in proposito: e di questi veri martiri della fede si rischia di perdere anche la memoria, se non ci si deciderà a tentare, e presto, qualche ricerca approfondita. Eppure sono tanti: solo in Emilia Romagna sono 92 i sacerdoti e seminaristi caduti per mano dei partigiani e su L’Osservatore Romano del 1° novembre 1995 Luciano Bergonzoni ne elenca i nomi, insieme a quelli di tanti altri, vittime della ferocia nazista.

Sempre nel ‘95, il card. Biffi ha promosso una serie di celebrazioni commemorative, nelle parrocchie della diocesi di Bologna, dei sembravano socialmente sacerdoti uccisi prima e avanzate ed erano soltanto dopo la Liberazione, affermando che "questa impressionante serie di crimini dice che c’era a quel tempo il piano di impadronirsi politicamente della nostra società attraverso l’intimidazione della gente"; e proseguiva ribadendo il dovere del ricordo e della riconoscenza nei confronti di chi ha sacrificato la vita per ottenerci "il dono di un lungo periodo di prosperità e di pace", sapendo "opporsi con fermezza ed efficacia al trionfo di ideologie che sembravano socialmente avanzate ed erano soltanto cieche e disumane", e preservandoci così "dalle tristi prove toccate a molte nazioni dell’Est europeo". Non è questa la sede per un ricordo dettagliato di tanti martiri, tra cui abbondano le figure nobili e luminose, e spesso i veri e propri eroi.

Basterà menzionare il sacrificio di don Alfonso Reggiani, ucciso ad Amola il 5 dicembre 1945, e di don Enrico Donati, di Lorenzatico, ucciso il 13 mezza e ricordato espressamente dal card. Biffi, per arrivare al caso forse più famoso di tutti, quello di don Umberto Pessina, trucidato a San Martino di Correggio il 18 giugno 1946 (quindi sempre ben dopo il fatidico 25 aprile!): un delitto che invano i comunisti hanno cercato di far passare per un incidente, come è spiegato dallo storico Sandro Spreafico in un’intervista pubblicata su Avvenire del 30 dicembre 1993 (una ricostruzione dell’omicidio, che portò in carcere per dieci anni l’allora sindaco di Correggio Germano Nicolini, pur innocente, è contenuta nello studio di Frediano Sessi, Nome di battaglia: Diavolo, uscito da Marsilio nel 2000: cfr. sull’argomento M. Corradi su Avvenire del 4 giugno 2000 e R. Festorazzi su Avvenire del 18 giugno 1996).

Tanti sacerdoti, dunque, ma anche tanti seminaristi e tanti laici, come il quindicenne Rolando Rivi, ucciso a Reggio Emilia il 10 aprile 1945, in quanto "futuro ragno nero", o il famoso Giuseppe Fanin, apostolo dell’idea cristiana fra i braccianti e i contadini, ucciso a ventiquattro anni il 4 novembre 1948 vicino a Bologna, perché dava fastidio il suo impegno per tradurre in pratica la dottrina sociale della Chiesa.

Un ultimo punto vorremmo ricordare: gli assassini di tanti innocenti — colpevoli solo di essere cattolici — sono stati spesso individuati, ma le condanne sono state pochissime, perché quasi sempre essi hanno trovato, con la copertura e la connivenza del partito comunista, rifugio e ospitalità oltre la cortina di ferro. E questo va tenuto presente soprattutto oggi, quando quasi nessuno vuoi più ricordare il suo passato comunista, e addirittura vuol farsi passare per liberale, ma allo stesso tempo rifiuta un serio esame di coscienza. Ci piacerebbe insomma che anche altri, e non solo i cattolici, scoprissero la grandezza e la dignità del chiedere perdono.

Tutto questo discorso è fatto qui — sia chiaro — non per riaprire ferite o per vano spirito di polemica, ma allo scopo di mantenere viva la memoria dei fatti e far risplendere la verità, che rischia altrimenti di restare sepolta sotto gli slogan e il conformismo ideologizzato; e con la speranza che la Storia — quella vera, e non quella manipolata dagli storici non revisionisti o dai manuali scolastici — insegni a evitare gli orrori del passato.


Ricordiamo i nomi dei sacerdoti dell’Emilia Romagna sacrificati in odio alla religione o per "liberare" il nostro paese.

Bertinoro: Vincenzo Bruscoli, Giovanni Godoli.
Bologna: Luigi Balestrazzi, Medardo Barbieri, Corrado Bartolini (parroco di S. Maria in Duno, prelevato dai partigiani il 1° 1945 e fatto sparire), Raffaele Bartolini (canonico della Pieve di Cento, ucciso dai partigiani la sera del 20 giugno 1945), Dogali Raffaele Busi, Ferdinando Casagrande, Enrico Donati (arciprete di Lorenzatico, ucciso il 13 maggio 1945 da elementi qualificatisi per partigiani, chiuso in un sacco e gettato in acqua), Achille Filippi (parroco di Moiola, ucciso dai comunisti il 25 luglio 1945 perché accusato di filofascismo), Mauro Fornasari, Giovanni Fornasini (ucciso da un capitano tedesco il 13 ottobre 1944), Domenico Gianni, Arturo Giovannini, Ilario Lazzeroni, Giuseppe Lodi (ucciso dai tedeschi il 29 settembre 1944), Ubaldo Marchioni (ucciso dalle SS il 29 settembre 1944), Ildebrando Mezzetti, Aggeo Montanari, Giuseppe Rasori, Alfonso Reggiani, Eligio Scanabissi, Giuseppe Tarozzi, Elia Comini, Martino Capelli, Mario Ruggeri, Tarcisio Collina.
Carpi: Alberto Fedozzi, Amadio Po, Francesco Venturelli.
Cesena: Lazzaro Urbini.
Faenza: Angelo Cicognani, Antonio Lanzoni, Antonio Scarante.
Ferrara: Mario Boschetti, Pietro Rizzo.
Fidenza: Domenico Cavanna, Aldo Panni.
Forlì: Livio Casadio.
Guastalla: Gerrino Cavazzoli, Giacomo Davoli.
lmola: Pietro Cardelli, Teobaldo Daporto (arciprete di Castel Ferrarese, ucciso da un comunista nel settembre 1945), Giovanni Ferruzzi (arciprete di Campanile, ucciso dai partigiani il 3 aprile 1945), Giuseppe Galassi, Tiso Galletti (parroco di Spazzate Passatelli, ucciso il 9 maggio 1945 perché aveva criticato il comunismo), Settimio Pattuelli, Luigi Pelliconi, Aristide Penazzi, Evaristo Venturini.
Modena: Aldo Boni, Aristide Derni, Giuseppe Donini, Palmiro Ferrucci, Giovanni Guicciardi, Luigi Lendini (parroco di Crocette trucidato dopo inenarrabili torture il 20 luglio 1945), Elio Monari, Natale Monticelli, Giuseppe Muratori, Giuseppe Preci, Ernesto Talè.
Parma: Amedeo Frattini, Pietro Picinotti, Italo Subacchi, Giuseppe Voli.
Piacenza: Giuseppe Beotti, Giuseppe Borea, Alberto Carrozza, Francesco Delnevo, Francesco Mazzocchi, Alessandro Sozzi.
Ravenna: Primo Mantovani, Luciano Missiroli, Santo Perin, Mario Domenico Turci.
Reggia Emilia: Sperindio Bolognesi (parroco di Nismozza, ucciso dai partigiani comunisti il 25 ottobre 1944), Pasquino Borghi, Aldemiro Corsi (parroco di Grassano, assassinato nella sua canonica, con la domestica Zeffirina Corbelli, da partigiani comunisti la notte del 21 settembre 1944), Giuseppe Donadelli, Luigi Ilariucci, Giuseppe Jemmi, Sveno Maioli, Luigi Manfredi (parroco di Budrio, ucciso il 14 dicembre 1944 perché aveva deplorato gli "eccessi partigiani"), Dante Mattioli, Umberto Pessina, Battista Pigozzi, Rolando Rivi, Carlo Terenziani.
Rimini: Giuseppe Balducci, Federico Buda, Pietro Carabini, Giuliani, Pietro Maccagli.
Sarsina: Ettore Barocci, Dino Foschi, Pietro Tonelli.
[Il Timone]


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Ewigen
19-06-2006, 21:03
ARABIA SAUDITA

19 Giugno 2006
In carcere quattro cristiani, sorpresi a pregare in casa

Sono tutti originari dell’Africa orientale; l’arresto avvenuto per mano della muttawa durante una funzione religiosa in una casa privata.

Jeddah (AsiaNews) – La famigerata muttawa (polizia religiosa) torna a colpire i cristiani in Arabia Saudita. Secondo quanto denunciato dall’agenzia Compass Direct, lo scorso 9 giugno 10 poliziotti armati di manganelli hanno fatto irruzione in un’abitazione privata a Jeddah, arrestando quattro cristiani di origine africana, durante una funzione religiosa. I due etiopi e i due eritrei sarebbero ancora detenuti nel carcere per gli immigrati di Jeddah.
Al momento del raid della muttawa più di 100 cristiani eritrei, etiopi e filippini erano riuniti in una casa nel distretto di Al-Rowaise a Jeddah. I fedeli hanno invitato i poliziotti a sedersi e questi hanno aspettato tre ore la conclusione della funzione per poi arrestare i quattro leader del gruppo: Mekbeb Telahun, Fekre Gebremedhin, Dawit Uqbay e Masai Wendewesen; tutti sposati tranne quest’ultimo. Fonti locali raccontano che “alcuni poliziotti erano già venuti due settimane prima, senza però fare niente”.
Un cristiano, che ha parlato con i detenuti al telefono, riferisce che i quattro “stanno bene fisicamente e moralmente”; non ha, però, saputo dire come vengono trattati o se stanno subendo interrogatori. Secondo altre fonti da Jeddah, i consolati di Filippine e Stati Uniti in Arabia Saudita sono stati informati dell’accaduto.
Il governo dell’Arabia Saudita proibisce la pratica di ogni religione diversa dall’islam fondamentalista wahaabita. È proibita la missione e ogni manifestazione pubblica (avere Bibbie, portare un crocifisso, un rosario, pregare in pubblico). La muttawa, conosciuta per la sua spregiudicatezza e violenza nelle torture, vigila sul divieto.
Negli ultimi anni, grazie alle pressioni internazionali, la corona saudita ha permesso la pratica di altre religioni, ma solo in privato. La polizia religiosa, però, continua ad arrestare, imprigionare e torturare persone che praticano altre fedi anche se privatamente.
Nel regno saudita, musulmano per la totalità della popolazione, non è permesso costruire luoghi di culto, chiese o cappelle. Non si conoscono cifre esatte sulla presenza cristiana, costituita in maggior parte da lavoratori immigrati.


SRI LANKA

19 Giugno 2006
Attentato a una chiesa cattolica, il vescovo accusa la marina
di Danielle Vella

Sabato alcune granate hanno danneggiato la parrocchia di Pesalai, piena di civili in cerca di un rifugio dalle violenze nella zona: una donna è morta. I militari accusano le Tigri tamil. Vescovo e cattolici locali: sono stati gli uomini della marina, “correvano per il villaggio con furia omicida”.

Colombo (AsiaNews) – La marina militare dello Sri Lanka è accusata di essere responsabile dell’attacco a una parrocchia cattolica a Pesalai, nel distretto settentrionale di Mannar. Gli abitanti vi si erano rifugiati in seguito all’escalation di violenza tra ribelli e esercito.

Il 17 giugno, un manipolo di soldati ha lanciato una o più granate dentro la chiesa di Nostra Signora della Vittoria uccidendo una donna di 70 anni e ferendo più di 40 persone. Il portavoce dell’esercito ha indicato i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) come colpevoli dell’attacco, ma il vescovo di Mannar, mons. Rayappu Joseph, non è d’accordo. “Non vi erano uomini delle Ltte quando i marinai governativi correvano per il villaggio con furia omicida”.

Un sacerdote della diocesi contattato da AsiaNews ha detto: “secondo fonti attendibili, la granata è stata sicuramente lanciata dentro la chiesa da un membro della marina militare”.

Quella stessa mattina vicino a Pesalai, a largo delle coste di Mannar, pesanti scontri tra forze della marina e Ltte hanno ucciso 30 persone tra i combattenti. Il sacerdote sottolinea che “la battaglia si stava svolgendo in mare, mentre i civili sono stati attaccati nella chiesa, che si trova vicino alla costa, ma non sulla spiaggia”.

L’attentato alla parrocchia di sembra parte di una serie di violenze perpetrate dai militari a Pesalai e dintorni, che comprendono anche l’uccisione di 4 pescatori e la distruzione delle loro barche e capanne.

Di recente, soprattutto di notte, gli abitanti di Pesalai e altri sfollati delle zone circostanti hanno cercato rifugio nella chiesa di Nostra Signora della Vittoria, a causa delle crescenti violenze nella zona. Il 15 giugno, come rappresaglia per un presunto attentato delle Ltte alla stazione di polizia di Pesalai, la polizia ha bombardato il popoloso villaggio. Una delle case colpite apparteneva alla famiglia di p. Jeyabalan Cross, sacerdote della diocesi di Mannar. Egli ha riferito ad AsiaNews che dopo l’attacco la sua famiglia “era terrorizzata e da allora passa la notte in chiesa”. “Perché – si chiede - sono sempre i civili ad essere vittime delle atrocità di alcuni militanti?”.

P. Croos è parroco di Illupaikulam, distretto di Vavuniya confinante con quello di Anuradhapura, dove lo scorso 15 giugno sono morti 64 civili in quello che è ritenuto l’attentato più sanguinoso dalla firma del cessate-il-fuoco tra le parti nel 2002. Colombo ha fatto ricadere la responsabilità sulle Tigri tamil, che a loro volta si dichiarano estranee all’accaduto. Anche a Illupaikulam la gente ha paura. “Siamo vicini a un villaggio singalese – racconta p. Croos – tutti temono possibili vendette e la notte quasi tutto il villaggio viene a dormire in chiesa”.

Combattimenti si sono continuati a registrare in tutto il fine settimana; il bilancio delle vittime supera i 50 morti. Questa mattina il portavoce politico delle Tigri, S.P Thamilselvan, ha dichiarato che se il governo continua ad attaccare e bombardare il nord, i tamil si difenderanno con ogni mezzo a loro disposizione, compreso il terrorismo suicida, e colpiranno ovunque nell'isola, anche nella capitale Colombo. “Ho paura che la guerra inizierà prima di quanto ci aspettiamo” ha aggiunto p. Croos.






OT:
CINA

19 Giugno 2006
Tibet, monache buddiste arrestate per aver chiesto l’indipendenza

La polizia cinese ha arrestato cinque persone, fra cui due monache, per “stampa, detenzione e distribuzione di volantini che chiedono l’indipendenza della provincia”.

Lhasa (Rfa) – Le autorità cinesi hanno arrestato cinque tibetani, fra cui due monache buddiste, “per aver pubblicato, tenuto in casa e distribuito dei volantini che chiedono l’indipendenza della provincia”.
Alcune fonti, anonime per motivi di sicurezza, hanno identificato i cinque: si tratta di Kayi Doega, già arrestato nel 2002 con l’accusa di “aver pregato per il Dalai Lama”, la sua figlia più grande, Yiga, monaca buddista; Sonam Lhamo, un’altra monaca che vive nel famoso monastero di Geci ed altre due donne, Sonam Choetso e Jampa Yangtso.
I cinque sono tutti nativi della prefettura di Karze, area tibetana tradizionalmente amministrata dalla provincia cinese del Sichuan: sono stati arrestati ai primi di giugno non lontani dalle loro case. Subito dopo l’arresto, sembra che abbiano gridato “Libertà per il Tibet, lunga vita al Dalai Lama”.
Gli ufficiali di polizia della zona, contattati via telefono, hanno prima ammesso di “essere a conoscenza degli arresti” salvo poi ritrattare tutto.
La Cina definisce la sua occupazione del Tibet, in corso dal 1950, come una “liberazione che ha salvato i tibetani della regione dall’oppressione feudale”. Pechino ha creato in maniera formale una Regione autonoma tibetana nel 1965, ma il Dalai Lama, supremo leader spirituale e politico della zona, sostiene che questa non ha reale autonomia dal governo centrale.
Il governo in esilio del Tibet ha sede a Dharamsala, in India, ed è stato formato dal Dalai Lama nel 1959, nove anni dopo l’invasione della regione da parte delle truppe comuniste. Anche se Pechino lo considera un traditore, moltissimi tibetani rimangono fedeli alla sua figura, considerata un misto fra un re ed un dio.


19 Giugno 2006
AFGHANISTAN

Bangkok vuole ricostruire i Buddha di Bamiyan

Lo ha proposto Shinawatra al presidente Karzai, che valuterà con il suo governo. Il discusso premier thailandese è in lizza per le elezioni generali previste tra pochi mesi.

Bangkok (Agenzie) – La Thailandia si offre per ricostruire le antiche statue di Buddha distrutte dai talebani in Afghansiatn nel 2001. La proposta è stata avanzata dal premier thailandese Thaksin Shinawatra al presidente afghano Hamid Karzai. I due leader politici, secondo quanto riferito da Shinawatra, hanno discusso del progetto per la ricostruzione dei Buddha di Bamiyan a margine di una conferenza a cui hanno partecipato entrambi, in Kazakhstan.

Il premier thailandese ha dichiarato che la Thailandia, come Paese a maggioranza buddista, vorrebbe raccogliere i resti delle statue per ricostruirne di nuove. Karzai ha accolto con favore la proposta, ma ha specificato che prima dovrà discuterne con il suo governo.

Nel 2001, i fanatici seguaci del mullah Omar distrussero a colpi di cannone le statue giganti di Buddha a Bamiyan, nell’Afghanistan centrale. Le due opere, risalenti al III – VI sec. d. C., erano ritenute un insulto, perché costruite prima dell’islam. L’azione suscitò lo sdegno e la condanna del mondo intero.

Oltre il 90% della popolazione in Thailandia è buddista. Il discusso premier-magnate delle telecomunicazioni, Thaksin Shinawatra, e il suo partito populista, Thai Rak Thai, sono in corsa per le elezioni generali previste per il prossimo ottobre.

Ewigen
20-06-2006, 22:18
IRAQ

Un sacerdote sfugge miracolosamente ad un attacco incendiario ad una chiesa

KÖNIGSTEIN, martedì, 20 giugno 2006 (ZENIT).- Monsignor Andreas Abouna, Vescovo ausiliare di Baghdad, ha raccontato ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) che una comunità parrocchiale ha trascorso una notte a consolare un parroco traumatizzato dopo che un razzo era stato lanciato contro la sua chiesa.

Padre Jamil Nissan si è salvato per poco quando la bomba è esplosa contro un muro della chiesa dell’Ascensione, nella zona est di Baghdad, circa dieci giorni fa. Il muro della chiesa è stato danneggiato, ma nessuno è rimasto ferito. Quando si è diffusa la notizia, i parrocchiani sono accorsi in chiesa e sono rimasti con il sacerdote fino al mattino nel tentativo di calmarlo.
Riferendo dell’attacco ad ACS, il Vescovo Abouna ha lodato il coraggio e la fede del suo popolo in un periodo “disperato e molto teso”. Il presule ha affermato di aspettarsi attacchi di questo tipo in ogni momento.
“Ovviamente la gente qui è spaventata, ma c’è qualcosa di più forte della paura – la sua fede. Quando le persone hanno saputo dell’attacco alla chiesa, hanno telefonato al sacerdote. Sapevano che era solo, che come essere umano doveva essere molto spaventato. Volevano stare con lui”.
Secondo monsignor Abouna, nessuno ha rivendicato l’attacco, ma il presule è convinto che sia stato un deliberato assalto alla comunità cristiana.
Il Vescovo ha affermato che l’incidente si inserisce in una crescente ondata di violenza che il Governo sta cercando di arginare con un coprifuoco “molto severo”.
“Le persone sono disperate”, ha dichiarato. “Hanno aspettato per tre anni la pace e aspettano ancora. Questo le rende molto tristi; pensano che non ci sia alcuna soluzione”.
“Ci chiediamo sempre perché le chiese siano un obiettivo. Sono luoghi di pace e di preghiera – dove i cristiani si riuniscono e sono felici –, nient’altro”.




ISRAELE

20 Giugno 2006
Influente deputato Usa a Bush: chiediamo a Israele di fare l'accordo con la Santa Sede
di Arieh Cohen

Henry Hyde, presidente della Commissione per i rapporti internazionali della Camera dei deputati, esprime la sua preoccupazione sul mancato progresso delle trattative tra lo Stato ebraico e la Santa Sede per la ricezione dell’Accordo fondamentale e per la conclusione, in esso prevista, di un accordo globale sulle rivendicazioni pendenti riguardanti questioni economiche e beni ecclesiastici.

Tel Aviv (AsiaNews) - Circa un anno dopo la sua lettera all'allora Segretario di Stato statunitense Colin Powell, che ha contribuito al riavvio dei negoziati, prima sospesi da Israele, il presidente della Commissione per i rapporti internazionali della Camera dei deputati, l'on. Henry Hyde, ha scritto al presidente George W. Bush, per sollecitare il sostegno degli Stati Uniti ai negoziati tra la Santa Sede e lo Stato di Israele. L'influente parlamentare, un cattolico devoto, che gode della più alta stima tra i membri del Congresso Usa, confida al Presidente americano, tra l'altro, le sue "preoccupazioni riguardo ai negoziati tra la Santa Sede e lo Stato di Israele", che non decollano.

AsiaNews ha ottenuto da fonte affidabile la lettera che lo statista cattolico invia al presidente Usa, assieme ad un rapporto che tratta, tra l'altro, dell'atteggiamento israeliano verso l’”Accordo fondamentale... lo storico trattato internazionale firmato dalla Santa Sede e dallo Stato di Israele, entrato in vigore nel 1994”. Nonostante molti anni siano trascorsi da allora, “l’Accordo non è stato trasformato in legge dalla Knesset , il che rende impossibile alle istituzione della Chiesa avvalersi delle sue disposizioni presso i tribunali israeliani. Conseguentemente, tali istituzioni risultano indifese”.

In più, l'”Accordo fondamentale ... esige un accordo globale su tutte le rivendicazioni pendenti riguardanti questioni economiche e i beni ecclesiastici”. Doveva essere raggiunto “entro due anni” dall'entrata in vigore - nel 1994 - dell'Accordo fondamentale. Invece un periodo ben più lungo "è trascorso dall'entrata in vigore [dell'Accordo fondamentale], e ancora l'accordo globale non c'è" sulle importantissime questioni fiscali e di proprietà. Ne consegue, il rapporto osserva, che è "necessario il sostengo politico degli Stati Uniti alla buona riuscita dei negoziati tra la Santa Sede e lo Stato di Israele. E' essenziale che ci sia una risoluzione globale di tutte le questioni pendenti, perché i vari accordi possano essere iscritti nella legislazione israeliana, il che renderà possibile alla Chiesa di accedere alle garanzie giudiziarie nell'ordinamento democratico israeliano, permettendo alle istituzioni cristiane di concentrarsi sul servizio alle loro comunità". A tale scopo, "il neo-eletto Primo Ministro [di Israele] debba assicurare che Israele sia rappresentato ai negoziati da un'équipe munita dei necessari poteri", e che accetti di dedicare "il tempo sufficiente per raggiungere un accordo".

Com'è stato riferito più volte su AsiaNews, i negoziati mirano principalmente a ottenere il riconoscimento da parte di Israele dei diritti posseduti dalla Chiesa Cattolica al momento della creazione dello Stato di Israele, nel 1948, denominati giuridicamente "i diritti esistenti". La stessa risoluzione Onu che autorizzava l'erezione dello Stato ebraico (la 181 del 29 novembre 1947), ordinava al nuovo Stato di non imporre alle istituzioni della Chiesa tasse dalle quali esse erano in quel momento esentate. Israele, però, non ha mai riconosciuto che la Chiesa è in possesso di "diritti esistenti".

Oltre alle questioni fiscali, i negoziati riguardano anche questioni attinenti ai beni ecclesiastici, particolarmente ai luoghi sacri cattolici. Quale elemento essenziale della normalizzazione dei rapporti con lo Stato, la Chiesa rivendica la restituzione di luoghi sacri che le sono stati tolti, compresa la chiesa-santuario di Cesarea marittima - confiscata e rasa al suolo negli anni cinquanta - e l'importante convento (S. Antonio) di suore francescane a Gerusalemme, occupato a partire dal 1948 dall'università nazionale, l'Università ebraica.

Ancor più preoccupante è il pericolo per la proprietà di tutti i luoghi sacri, che nasce dalla legge israeliana, che riserva la giurisdizione in tutte le cause che interessano qualsiasi "edificio o sito religioso" all'esecutivo, e cioè ai politici. Questo significa che il Governo può intervenire a suo arbitrio in qualsiasi causa per negare alla Chiesa il normale accesso alle corti israeliane, per dirimere esso stesso le cause, secondo interessi elettorali o in base a qualsiasi altro criterio che non sia quello del diritto. In materia, la Chiesa non chiede alcun privilegio, ma soltanto che le si garantisca il diritto universale di qualsiasi proprietario, che le cause che lo coinvolgano siano decise dai tribunali e secondo le leggi.

I negoziati su tutte queste questioni sono stati formalmente inaugurati l'11 marzo 1999, e hanno avuto luogo saltuariamente sin d'allora. Secondo quanto ha riferito la stampa, Israele ha ripetutamente cancellato gli appuntamenti presi, ha chiesto lunghi intervalli, e persino si è ritirato completamente il 28 agosto 2003. Poi l'interessamento americano ha aiutato molto a riportare Israele, dopo quasi un anno, al tavolo dei negoziati (anche se le riunioni si sono pure dopo celebrate solo saltuariamente). Con tutto questo - fonti affidabili hanno detto a AsiaNews - non se ne può ancora prevedere il punto d'arrivo. Nel frattempo, i problemi per le istituzioni della Chiesa sono sempre più numerosi - il che spiega l'urgenza del caso accentuata dall'on. Hyde nel rivolgersi al presidente Bush.

Gli americani si sentono decisamente coinvolti, innanzitutto perchè una parte notevole della cittadinanza è di religione cattolica, ma anche perchè i fedeli cattolici statunitensi sono tra i sostenitori più generosi della Chiesa cattolica in Israele, e vogliono perciò assicurare che i loro soldi raggiungano i fini per i quali sono stati donati, e non siano invece assorbiti dalle tasse. Tanto più che si tratta di imposte e tasse, dalle quali le chiese (assieme alle sinagoghe e moschee) in Usa sono esentate, o che comunque vengono escluse dai "diritti esistenti" acquisiti alla Chiesa in tutta la Terra Santa.

E' ora da vedere se, cumulativamente, la grande abilità della diplomazia vaticana, il peso del sostegno americano e l'auspicata nuova impostazione del primo ministro israeliano Olmert e del suo ministro degli Esteri Tzippi Livni riusciranno finalmente a ottenere il già troppo rimandato "accordo globale".



INDIA

20 Giugno 2006
Gujarat, gesuiti chiedono il ritiro dei libri di testo “manipolati e pieni di errori”
di Nirmala Carvalho

Fra i passaggi incriminati, che si ripetono quasi ogni pagina, ve ne sono alcuni che definiscono le minoranze tribali “una delle cause delle ribellioni che avvengono nel Paese”. Hitler è "un nazionalista" e l'Olocausto non è citato.

Ahmedabad (AsiaNews) – Prashant, il Centro per la giustizia e la pace gestito dai gesuiti, ha chiesto l’immediato ritiro dei libri di testo stampati per l’ultima classe delle scuole superiori del Gujarat perché “pieni di errori, manipolati e fattualmente scorretti”.

In una lettera indirizzata al direttore ed al presidente esecutivo della Commissione statale per i libri di scuola, padre Cedric Prakash – direttore del Centro – sottolinea come “chiunque legge i testi si trova di fronte, in quasi tutte le pagine, ad errori che fanno inorridire”.

Il gesuita ne riporta “solo alcuni”, insieme ad errori grammaticali, di sintassi e di contenuto, oltre a frasi che non hanno alcun senso compiuto. I passaggi più gravi, tuttavia, “sono quelli in cui la verità riguardo alle minoranze viene radicalmente snaturata”.

Fra questi si legge che “i missionari cristiani venuti dal Portogallo avevano come unico scopo quello di propagare il cristianesimo” oltre che “il diritto alla religione, in special modo per le minoranze, assicura la nazione che essi non possano usare la loro propaganda per la diffusione del credo. La legge non accetta le conversioni forzate ed ogni istituto educativo che riceva sussidi dal governo non può fare insegnamento religioso”. Le stesse minoranze, poche pagine dopo, sono poi “fra le principali cause delle ribellioni violente nel Paese”.

Il Centro ha presentato una richiesta formale di ritiro all’Alta corte del Gujarat, che l’ha rifiutata – nonostante una massiccia campagna d’informazione – ed ha suggerito di “presentare le proprie rimostranze direttamente alla Commissione che si occupa della stesura dei libri, la quale avrebbe apportato i cambiamenti necessari”. Ad oggi, tuttavia, nessun ufficio si è mosso in questo senso.

“Nonostante i molti errori – dice p. Prakash – i libri sono in mano agli studenti dell’ultimo anno che devono studiare storia su un testo che definisce Hitler ‘un nazionalista’ e che non fa menzione dell’Olocausto”.

“Alle menti dei giovani – dice p. Prakash ad AsiaNews – devono essere date informazioni autentiche. Le falsità presenti in questo libro possono condizionare in maniera permanente i loro pensieri al riguardo delle minoranze come, ad esempio, dei cristiani di Goa”. L’anno accademico è già iniziato e, per il gesuita, “è difficile che i ragazzi vogliano ricevere un nuovo libro. Per questo ne chiediamo il ritiro immediato ed incondizionato”.

La campagna di “sensibilizzazione dei giovani” da parte dei nazionalisti indù non si ferma alle classi adulte. Negli asili del Madhya Pradesh, infatti, il Bharatiya Janata Party ha proibito le filastrocche in inglese – usate per insegnare l’alfabeto ai bambini - perchè “troppo occidentali”. Narottam Mishra, ministro statale dell’Istruzione, ha spiegato che “ogni cosa che ricorda l’Occidente verrà tolta dalle scuole: vogliamo che i nostri bambini ricevano un’educazione basata su valori dipinti con i colori nazionali”.




OT:
[i]SRI LANKA

20 Giugno 2006
Attaccato storico tempio buddista

Il governo accusa i ribelli delle Tigri, che non commentano; sabato scorso l’attentato ad una chiesa in un villaggio tamil da parte di forze governative.

Colombo (AsiaNews/Agenzie) – Il governo dello Sri Lanka accusa i ribelli tamil dell’attacco ad uno storico tempio buddista avvenuto ieri nella parte orientale del Paese. Con una dichiarazione ufficiale Colombo rende noto che le Tigri hanno sparato contro il tempio Somawathi, a nord-est della capitale. I ribelli sono scappati dopo che le forze governative, a guardia del tempio, hanno risposto al fuoco.

Finora le Tigri non hanno rilasciato commenti sull’accaduto. Secondo il comunicato, l’attacco mirava “ad accendere l’odio etnico tra singalesi buddisti e tamil”.

L’escalation di violenza in corso nel Paese dallo scorso fine settimana ha ucciso finora circa 100 persone. Il 17 giugno secondo quanto denunciato dal vescovo di Mannar, mons. Rayappu Joseph, un manipolo di uomini della marina militare ha lanciato bombe a mano dentro la chiesa di Nostra Signora della Vittoria, nel villaggio di Pesalai, uccidendo una donna di 70 anni e ferendo più di 40 persone, che vi cercavano riparo.

Il 15 giugno, invece, a nord di Colombo nell’attentato più grave dalla firma del cessate-il-fuoco del 2002 hanno perso la vita 64 civili, che viaggiavano a bordo di un autobus saltato in aria per lo scoppio di una mina.

Ieri Colombo ha invitato i ribelli, che si battono da 20 anni per l’indipendenza del nord-est, a riprendere i colloqui di pace in stallo, per evitare una nuova guerra civile.

Franx1508
21-06-2006, 08:15
Storia criminale del Cristianesimo

Karlheinz Deschner. Storia criminale del Cristianesimo (tit. or.: Kriminalgeschichte Des Christentums, IX Tomi, Rowohlt, Reinbek 1994-2005). Ariele Edizioni, 2000-2006, tuttora editi 7 tomi nella edizione italiana
Indice del Tomo I - L’età arcaica
Recensione del Tomo I di Luciano Franceschetti.
Indice del Tomo II - Il tardo antico
Indice del Tomo III - La chiesa antica
Indice del Tomo IV - L’alto Medioevo
Indice del Tomo V - IX e X secolo
Indice del Tomo VI - XI e XII secolo
Indice del Tomo VII - XIII e XIV secolo

http://www.uaar.it/ateismo/opere/105.html

Ewigen
21-06-2006, 11:33
VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA CRISTIANA

21 Giugno 2006
Papa: come Giacomo, seguire Gesù con prontezza, entusiasmo e disponibilità


Or intorno a quel tempo, il re Erode mise mano a maltrattare alcuni della chiesa; e fece morir per la spada Giacomo, fratello di Giovanni.
E vedendo che ciò era grato ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro. Or erano i giorni degli azzimi.
E presolo, lo mise in prigione, dandolo in guardia a quattro mute di soldati di quattro l'una; perché, dopo la Pasqua, voleva farlo comparire dinanzi al popolo.
Pietro dunque era custodito nella prigione; ma fervide preghiere eran fatte dalla chiesa a Dio per lui.[At cap 12]
La vita di Giacomo “il maggiore”, terzo apostolo del quale Benedetto XVI ha illustrato la figura, “simboleggia tutto il pellegrinaggio della vita cristiana, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”.

(AsiaNews) – “Prontezza” ad accogliere la chiamata di Dio, “entusiasmo” a seguirlo, lasciando anche le nostre umane sicurezze, “disponibilità” a testimoniarlo fino all’estremo sacrificio: sono le caratteristiche della vita di San Giacomo, l’apostolo “Giacomo il maggiore”, che Benedetto XVI ha proposto oggi alla meditazione delle 25mila persone presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale.

Il tradizionale incontro settimanale del mercoledì si è svolto in una giornata che lo stesso Papa ha definito “molto calda”, tanto da spingerlo, come egli stesso ha annunciato, ad abbreviare il testo del discorso preparato.

Nella catechesi odierna, Benedetto XVI ha continuato ad illustrare le figure dei 12 apostoli, illustrando, dopo Pietro ed Andrea, la figura di Giacomo “il maggiore”. Negli elenchi degli apostoli, ha evidenziato il Papa, “occupa il secondo posto subito dopo Pietro, come in Marco (3,17), o il terzo posto dopo Pietro e Andrea nel Vangeli di Matteo (10,2) e di Luca (6,14), mentre negli Atti viene dopo Pietro e Giovanni

(1,13). Queste variazioni sono indice di una viva tradizione ecclesiale, che, in un modo o nell’altro, sottolinea sempre l’importanza di Giacomo. Nella scena della chiamata a seguire Gesù, Giacomo ha il terzo posto, dopo Pietro e Andrea (cfr Mt 4,18.21; Mc 1,16.19)”.

Della vita dell’apostolo, Benedetto XVI ha sottolineato due “momenti forti”: “sono – ha detto -particolarmente significativi, anche perché appaiono tra loro in contrasto: intendo riferirmi alla trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor e all'agonia nell'orto degli Ulivi. In entrambi i casi, Giacomo viene prescelto, insieme a Pietro e a Giovanni, come testimone dell’evento: è sicuramente un segno di speciale predilezione da parte di Gesù. Si tratta di situazioni molto diverse l’una dall’altra: in un caso, Giacomo con gli altri due Apostoli sperimenta la gloria e l’estasi, nell’altro si trova di fronte alla sofferenza e all’umiliazione. Certamente la seconda esperienza costituì per lui l’occasione per correggere l’interpretazione, probabilmente erronea, della prima: egli dovette intravedere che il Messia, atteso dal popolo giudaico come un trionfatore, in realtà non era soltanto circonfuso di onore e di gloria, ma anche di patimenti e di debolezza. Giacomo poté così gradualmente maturare la propria fede, discernendo a poco a poco la vera identità messianica del Maestro”.

“Questa maturazione – ha proseguito il Papa - fu portata a compimento dallo Spirito Santo nella Pentecoste, così che Giacomo, quando venne il momento della suprema testimonianza, non si tirò indietro. All’inizio degli anni 40 del I secolo il re Erode Agrippa, nipote di Erode il Grande, come ci informa Luca, ‘cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa, e fece uccidere di spada Giacomo fratello di Giovanni’ (At 12,1-2). La stringatezza della notizia, priva di ogni dettaglio narrativo, rivela, da una parte, quanto fosse normale per i cristiani testimoniare il Signore con la propria vita e, dall’altra, quanto Giacomo avesse una posizione di spicco nella Chiesa di Gerusalemme, anche a motivo del ruolo svolto durante l’esistenza terrena di Gesù. Una tradizione successiva, risalente almeno a Isidoro di Siviglia, racconta di un suo soggiorno in Spagna per evangelizzare quella importante regione dell'impero romano. Secondo un’altra tradizione, sarebbe invece stato il suo corpo ad essere trasportato in Spagna, nella città di Santiago di Compostela. Come tutti sappiamo, quel luogo divenne oggetto di grande venerazione ed è tuttora mèta di numerosi pellegrinaggi, non solo dall’Europa ma da tutto il mondo”.

“Da san Giacomo, dunque, possiamo imparare molte cose: la prontezza ad accogliere la chiamata del Signore anche quando ci chiede di lasciare la “barca” delle nostre sicurezze umane, l’entusiasmo nel seguirlo sulle strade che Egli ci indica al di là di ogni nostra illusoria presunzione, la disponibilità a testimoniarlo con coraggio, se necessario, fino al sacrificio supremo della vita. Così Giacomo il Maggiore si pone davanti a noi come esempio eloquente di generosa adesione a Cristo. Egli, che voleva sedere con il fratello accanto al Maestro nel suo Regno, fu il primo degli Apostoli a condividerne il martirio”. “Così Giacomo - ha concluso, a braccio - si pone davanti a noi come esempio eloquente di generosa adesione a Cristo e il cammino non solo esteriore ma soprattutto interiore dal monte della Trasfigurazione al monte della agonia simboleggia tutto il pellegrinaggio della vita cristiana, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, come dice il concilio Vaticano II. Seguendo Gesù come san Giacomo sappiamo anche nelle difficoltà che andiamo bene, andiamo sulla strada giusta”.

CS25
21-06-2006, 15:59
Storia criminale del Cristianesimo

Karlheinz Deschner. Storia criminale del Cristianesimo (tit. or.: Kriminalgeschichte Des Christentums, IX Tomi, Rowohlt, Reinbek 1994-2005). Ariele Edizioni, 2000-2006, tuttora editi 7 tomi nella edizione italiana
Indice del Tomo I - L’età arcaica
Recensione del Tomo I di Luciano Franceschetti.
Indice del Tomo II - Il tardo antico
Indice del Tomo III - La chiesa antica
Indice del Tomo IV - L’alto Medioevo
Indice del Tomo V - IX e X secolo
Indice del Tomo VI - XI e XII secolo
Indice del Tomo VII - XIII e XIV secolo

http://www.uaar.it/ateismo/opere/105.html

Interessanti, e un plauso visto che non hai avuto bisogno di mettere un titolo enorme e strumentale (o meglio inventato ad hoc) come Ewigen, bensi' hai proposto la traduzione dall'originale tedesco.

Franx1508
21-06-2006, 16:32
Interessanti, e un plauso visto che non hai avuto bisogno di mettere un titolo enorme e strumentale (o meglio inventato ad hoc) come Ewigen, bensi' hai proposto la traduzione dall'originale tedesco.
ciao CS ;)
dici davvero o mi prendi per il :ciapet:?

Franx1508
21-06-2006, 16:36
di Luciano Franceschetti, Padova
Dopo Il gallo cantò ancora e La croce della chiesa, esce ora in italiano il primo volume della grandiosa Storia del cristianesimo, tracciata in 10 volumi dal grande storico e critico tedesco.
«Storia criminale» o «storia dei crimini» del cristianesimo? Lessicale la sottigliezza, identica la sostanza. Certo, fa pensare quasi ad un giallo, quel perentorio aggettivo nel titolo italiano di questa monumentale Kriminalgeschichte, se non fosse che qui si sa perfettamente, fin dall’inizio della trama, chi sono assassini e mandanti. In realtà, non è con la data convenzionale della nascita di Gesù (incerta d’altronde come tutto quanto lo riguarda), e non è neppure con la sua morte, che la neonata setta orientale intraprende la sua trionfale, quasi bimillenaria carriera per delinquere. Come tale, nella realtà, la «creatura» paolina si farà notare solo più tardi. Intanto, movendo i primi passi, tradisce subito la sua perversa «vocazione» nella psicopatia del convertito Paolo, fino a palesare il suo ruolo di killer politico tre secoli dopo, con Costantino e Teodosio, quando l’organizzazione vincente si fa piovra e Stato, fagocitando gli estremi brandelli dell’Impero romano.


In verità, solo vetusti e tenaci stereotipi scolastici impediscono a noi, in questa fine secolo XX, di percepire rettamente - nei suoi caratteri di mafia ante litteram - questa schiacciante protagonista della storia dell’Occidente: l’ideologia cristiano-paolina, che lascia intuire fin dagli esordi la sua misantropica essenza. Questa compulsione criminogena, immanente nei suoi cromosomi, emerge infatti con contorni sempre più netti durante quei secoli che il Tomo Primo dell’opera di Deschner definisce «l’età arcaica» della nascente religione: come recita il sottotitolo, dalle origini nell’Antico Testamento fino alla morte di Agostino (430).


Prima di affrontare una lettura così impegnativa, mette conto di riflettere sull’ampia Introduzione generale (pp. 25-70) in cui Deschner analizza e discute «i temi, i metodi, la questione dell’obiettività ed i problemi generali attinenti ogni ricerca storiografica». Una tematica, questa, che appassiona da sempre i cultori di teoria della Storiografia; ma anche il lettore consapevole (e di lungo corso) non può non meditare sui capisaldi metodologici a fondamento di una Storia di così vasto respiro, che si snoda per 10 volumi, di cui esce ora in Germania il settimo. In questo prologo programmatico - quasi ad esorcizzare la marea di opere apologetiche, agiografiche e celebrative di ogni tempo, lingua e Paese, di stampo non solo ecclesiastico - l’autore rivendica il diritto, suo proprio e insieme di ogni storico indipendente, alla vituperata ma sofferta soggettività nell’interpretazione storica, difende l’atteggiamento dichiaratamente fazioso e «partigiano» di una necessaria stacciatura di giudizi più o meno convenzionali e ufficiali, legittimando il dovere di formulare giudizi di valore che lo storico non può e non deve camuffare, utilizzando le più disparate e scaltrite discipline ausiliarie. L’obiettivo della ricerca è di abbattere tutte le falsificazioni (non solo la famigerata falsa donazione di Costantino), svelando le menzogne ufficializzate nella tradizione e da sempre giustificate grazie al pretestuoso «spirito dell’epoca». Circolano troppi stereotipi pseudoculturali, si perpetuano inveterati e vacui «medaglioni» scolastici (si pensi, per esempio, all’infantile glorificazione di Carlo Magno, considerato ancora un eroe per le scuole) assolutamente inaccettabili per la scienza e la coscienza del nostro tempo.


E tutto, quando si parla di monoteismi, incomincia con l’Antico Testamento. Lo scenario è quello del vicino Oriente, con un pugno di nomadi tribù giudaiche. Le cui peregrinazioni, col miraggio della «terra promessa», ci sono narrate da superstiziosi veggenti (profeti) nelle loro farneticazioni, dominate dal «furore del Signore», alias Elohim/Yahweh/Jehowa: una sequela di eventi grondanti di «guerre sante», di profezie di vendette e stermini, scanditi da tribali, barbariche scelleratezze. A seguire, ecco la «buona novella», sedicente rivoluzionaria, del Testamento detto Nuovo, districato dalla giungla di innumerevoli vangeli apocrifi da quattro evangelisti detti sinottici. Ma si sa: quanto è convenzionale la nascita del Messia ebraico, tanto eterogenee ed ambigue sono le radici del messianismo biblico. Fra tante affabulazioni, di credibile e verosimile ci sono soltanto le testimonianze d’incessanti rappresaglie scatenate in nome del «buon Dio», di guerre per il «denaro sacro»; ed inoltre l’antisemitismo viscerale dei primi santoni e teologi, la demonizzazione di «infedeli» ad opera di ortodossi e, ancora, la diffamazione delle donne, della cultura e della religione pagana, retoriche apoteosi di pace, amore e «sangue di martiri», persecuzioni di «infedeli»: infamie e veleni di ordinaria somministrazione. Angosciati e increduli, leggiamo fatti inauditi di pervertimenti morali e sociali, tutti puntualmente documentati (peccato solo che le fonti il lettore se le debba cercare in fondo ai capitoli, anziché a piè di pagina).


Con Costantino, primo imperatore cristiano, si aprono dunque 17 secoli di storia di una Chiesa sposata, davvero indissolubilmente, al potere temporale in tutte le sue forme. Dall’Armenia del III secolo, primo Stato cristiano del mondo, si susseguono guerre su guerre «nel nome di Cristo». I figli di Costantino ed i loro successori guidano interminabili conflitti armati tra i pii cristiani - ecco qui i racconti cristiani dell’orrore - su cui i nostri manuali di storia sorvolano volentieri, per magnificare i trionfi della pax christiana. Lo snodo fatale è il Concilio di Nicea, con la dogmatizzazione del Credo costantiniano; l’anno del destino il 325. Da un lato massacri e conversioni forzate, dall’altro sinodi e diatribe teologiche che li alimentano senza tregua, culminando nelle figure dei dottori della chiesa, Attanasio, Ambrogio e Agostino. Alla vita, al pensiero e all’azione di questi tre sommi «maestri» della cattolicità (santi per antonomasia) Deschner dedica giustamente i tre capitoli conclusivi di questa prima tappa della Storia. Che si chiude con la morte del sant’Agostino (430), autorevole maestro della legittimazione teorico-teologica della «guerra giusta» e «santa» dei veri cristiani, fondatore (e ispiratore tre secoli prima di quello maomettano) del militarismo religioso. Resta così consacrato per l’avvenire il cinico ribaltamento del pacifismo gesuano nel più spaventoso grido di guerra che abbia percorso la storia delle religioni.


E allora? Che c’è di nuovo? Non è risaputo tutto ciò? Beniamino Placido, recensendo con spirito salomonico questa Storia su Repubblica (12 novembre 2000, p. 42), sotto il titolo «Cristianesimo quanto sei crudele», consiglia di cominciarne la lettura dall’ultimo capitolo su Agostino, rammentando quindi un pensiero di Gaetano Salvemini, sintetizzato nel suo scherzoso «sapevamcelo». Ebbene sì, le sapevamo noi laici, queste terribili verità, ma è assai dubbio che le sappiano le masse, specie dei fedeli, i quali non le hanno apprese neppure in occasione dei massmediali mea culpa inscenati dal papa per l’autocelebrazione giubilare. E quindi no, non lo sapevamo! Non in queste paurose dimensioni. Non sulla base di documentazioni così puntuali e rigorose.


Per saperlo davvero, bisognerebbe aver letto almeno la prima ricerca fondamentale di Deschner (1962) - Il gallo cantò ancora. Storia critica della Chiesa - la prima sua opera uscita in italiano nel 1998 dall’editore Massari, a cura di Costante Mulas (recensita su L’Ateo 1/1999, p. 12), seguita nel 2000 da La croce della Chiesa, ancora da Massari.


Ricordate le annose polemiche dei supponenti storiografi accademici sulla controstoria narrata da Montanelli, o «alla Montanelli»? Checché se ne pensi, si tratta di rappresentazioni spregiudicate e vive, non fossilizzate in stereotipi, non soffocate nell’erudizione né immiserite nei falsi. Intendiamoci: nulla a che vedere con le mode effimere del revisionismo e/o negazionismo delle ideologie, succedute alla caduta dei muri. Ora, senza cadere in anacronismi e conformismi, un sentimento analogo, un piacere simile ci accompagna in questa formidabile «rivisitazione» della storia dell’Occidente «cristiano». Che non è rilettura, né reinterpretazione, ma ristabilimento della verità.


Scrive Carlo Pauer nella prefazione all’edizione italiana da lui curata: «La religione cristiana sembra essere ben lontana dall’originaria dichiarazione d’amore e di fratellanza dei suoi fondatori. Ma chi furono costoro? Cosa dissero e scrissero? Fu l’amore, davvero al centro del cristianesimo?». E, a proposito di altri cristianesimi reali, risponde Deschner stesso, intervistato da Pauer: «Non mi stancherò mai di ripetere che non sono solo un avversario del cattolicesimo, ma della religione cristiana nel suo insieme» (p. 19). A viso aperto, finalmente!


Sì, è il momento di «ripassare» la storia, con consapevolezza. Fuori però, questa volta, dalle melensaggini propinate nelle scuole d’ogni ordine e grado; senza camuffamenti e senza eufemismi! Vedrete di rado in libreria, in biblioteca, in edicola, nei media, una «botte» che, come questa, dichiari la qualità del suo vino. Certo, con le gesta «gloriose» dei santi Costantino e Agostino, siamo appena agli inizi del micidiale imperialismo cristiano, foriero di perenni inarrestabili metastasi. Sulla carne viva di popoli succubi, di un’umanità misera e dolente, vedi montare inarrestabile quella fiumana di sangue - lunga ben 17 secoli - che Deschner ci mostra qui nelle sue scaturigini.


Iniziava così la tragica, verace «via crucis» per i popoli dell’Occidente, evangelizzati d’ora innanzi col ferro e col fuoco. Perché, malgrado il suo turpe retaggio di perversità, l’impostura cristiana non cessa di insidiare le coscienze, per mezzo delle sue missioni, utilizzando oggi le più sottili armi tecnologiche. A sentire i missionari, bramosi di (ri)cristianizzare il mondo, il peso della croce è la nuova frontiera della liberazione. Che sia l’ennesima frode (mediatica per giunta) ce lo fa bene comprendere Deschner, uno che cerca la verità per strade impervie della storia occidentale. Sembra quasi una discesa «agl’Inferi», giù verso gli abissi dell’abiezione, quella che inizia col «Tomo I»; di questa animosa ricerca. Altro che storie teologiche di «salvezza»! Per illuminarci, la Storia ci risucchia dentro questo orrendo «buco nero». L’augurio, per gli anni venturi, è che i lettori non si perdano d’animo. E che giungano insieme alla mèta che l’autore stesso, ormai in età avanzata, ha perseguito per tutta la sua vita di ricercatore appassionato.

Titolo originale: Kriminalgeschichte des Christentums, 1. Band. Die Frühzeit, Rowohlt, Hamburg 1986.


Tomo I L’età arcaica: Dalle origini nell’Antico Testamento fino alla morte di Agostino (430).
A cura di Carlo Pauer Modesti, traduzione di Cristina Colotto.
Ariele, Milano 2000, 479 pp.

;)

CS25
21-06-2006, 16:44
ciao CS ;)
dici davvero o mi prendi per il :ciapet:?

No, dico davvero.

Franx1508
21-06-2006, 16:48
No, dico davvero.
ho postato una rece del tomo1 ora vediamo se qualcuno è dotato di senso critico...

Ewigen
21-06-2006, 18:01
PAKISTAN

21 Giugno 2006
Vescovi pakistani: “La legge sulla blasfemia continua ad uccidere ed il governo tace”

In un documento pubblicato dalla Commissione episcopale giustizia e pace viene definita “un vero peccato” la negligenza del governo di fronte ai reati commessi in nome della religione e con l’aiuto delle leggi sulla blasfemia.

Lahore (AsiaNews) – La Commissione giustizia e pace dei vescovi pakistani ha espresso “profonda preoccupazione” per le “evidenti negligenze mostrate dagli organi che dovrebbero tutelare la legge e dai rappresenti eletti dal popolo davanti alla crescente intolleranza che deriva dalle leggi sulla blasfemia”.

Padre Emmanuel Yousaf e Peter Jacob, rispettivamente direttore e segretario esecutivo della Commissione episcopale, scrivono in un documento congiunto: “L’orribile omicidio di Mohammad Sadiq, anziano maestro di scuola ucciso il 19 giugno mentre cercava di salvare una vittima delle leggi sulla blasfemia, e di Abdul Sattar, avvenuto il giorno dopo mentre era sotto la protezione della polizia, sottolineano l’allarmante livello di insicurezza in cui vivono i cittadini pakistani e che nasce dall’abuso della religione”.

“E’ estremamente triste – aggiungono – che altre due vite siano state sacrificate al ‘vuoto legislativo’ creato dalle leggi sulla blasfemia. Nel primo caso abbiamo un rispettato cittadino ucciso dalla popolazione di Hasilpur mentre cercava di strappare alla folla inferocita l’imam della moschea locale, Hafiz Mohammad Qamar, che veniva torturato da alcuni miscredenti”. “Nel secondo caso – continua il documento – abbiamo un uomo ucciso con l’accusa di aver offeso il Profeta, mentre voleva solo farsi pagare il dazio da un conducente”.

La cosiddetta legge sulla blasfemia corrisponde all’articolo 295, commi b e c, del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l’ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto. Dal 1996, anno in cui è entrata in vigore, diversi cristiani sono stati uccisi per aver diffamato l’islam, 560 persone sono state accusate, 30 sono ancora in attesa di giudizio. Molto spesso la legge viene utilizzata per eliminare avversari.

Secondo i dati presentati da diversi gruppi per i diritti umani, dal 1991 ad oggi sono morte 23 persone – 18 dele quali musulmane – per accuse correlate alla blasfemia: tutti gli omicidi sono avvenuti senza alcun intervento della pubblica sicurezza.

“E’ un vero peccato – conclude il documento – che il governo permetta questa sorta di ‘illegalità legale’ in nome della religione, cedendo le sue responsabilità di informare la popolazione sui dati relativi al cattivo uso della legge. E’ molto importante che i colpevoli di questi reati siano assicurati alla giustizia e chiediamo un’inchiesta immediata che smascheri chi si macchia di questa situazione”.

Franx1508
21-06-2006, 18:05
:rolleyes: ewigen non commenti cose ben più intelligenti del finto vittimismo dei cristiani?
oppure il tuo indottrinamento non prevede che tu in quanto essere umano senziente pensi col tuo cervello qualora ci fosse?
sei distante dal libero arbitrio più di quello che il tuo dio potesse predisporre.
contradictio in adjecto?

Ewigen
21-06-2006, 20:29
SRI LANKA

21 Giugno 2006
Dopo l’attacco alla chiesa di Pesalai, il vescovo scrive al nunzio in Sri Lanka
di Danielle Vella

Durante i funerali delle vittime della “rappresaglia dell’esercito”, mons. Joseph invita la comunità al perdono. Poi scrive al rappresentante vaticano dell’accaduto e avverte: “Se i militari non si liberano dei loro pregiudizi verso i tamil, non ci sarà mai sicurezza”.

Colombo (AsiaNews) – Dopo l’attacco alla parrocchia di Pesalai, Sri Lanka del nord, il vescovo di Mannar, invita la comunità al perdono, scrive al nunzio apostolico per metterlo al corrente della situazione e chiede a governo e ribelli di mettere fine alle violenze.

Dell’attentato alla chiesa di Nostra Signora della Vittoria, in cui è morta una donna, e del massacro di 5 pescatori sulla spiaggia lo scorso 17 giugno, mons. Rayappu Joseph accusa la marina militare.

Dopo lo scontro in mare tra esercito e ribelli delle Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) al largo del villaggio di Pesalai, distretto di Mannar, gli uomini della marina, racconta il vescovo, hanno giustiziato a colpi di pistola cinque pescatori e, “sparando alla cieca”, si sono diretti verso la chiesa dove si erano rifugiate circa 3mila persone in seguito ad un precedente attacco della polizia. Le truppe hanno circondato l’edifico religioso, hanno sparato e gettato granate uccidendo una donna di 75 anni e provocando diversi feriti. Il governo ha subito accusato le Ltte, che hanno negato ogni responsabilità. Le vittime erano di diverse religioni: tre cattolici, due indù e un musulmano.

Domenica scorsa, 18 giugno, in occasione dei funerali, mons. Joseph ha invitato i fedeli a perdonare. Di questi tragici eventi ha poi subito informato con una lettera il nunzio apostolico in Sri Lanka, mons. Mario Zenari. “Oggi - si legge nella missiva - abbiamo sepolto i civili uccisi dalla marina… nell’omelia ho parlato di Gesù crudelmente crocefisso e delle sue parole ‘Padre perdona loro perché non danno quello che fanno’. Ho parlato ai fedeli del potere del perdono e ho ricordato di questa speranza, che ci illumina, perfino nei momenti bui”.

Il vescovo riferisce che il 19 giugno nella parrocchia si è osservato un giorno di lutto e preghiera e con una cerimonia di “purificazione” la chiesa è stata lavata dal “sangue innocente di chi aveva cercato rifugio nel santuario della sua religione”.

Dopo le violenze del 17 giugno, continua mons. Joseph, gli abitanti di Pesalai hanno una “paura mortale” delle truppe governative, “le quali per la maggior parte nutrono pregiudizi verso la popolazione tamil”. I civili hanno bisogno di protezione dall’esercito nazionale, ma al momento “desiderano solo l’intervento di una forza neutrale per garantire loro sicurezza”.

Il presule racconta anche dell’incontro tra gli abitanti del villaggio e il comandante locale dell’esercito, svoltosi lo stesso 17 giugno. In quest’occasione la gente ha sollevato diverse domande: “Se persino un luogo sacro come una chiesa non è sicuro, dove devono cercare riparo gli innocenti?” oppure “Perché questa crudeltà brutale contro persone che non c’entrano niente con le Ltte?”.

Il comandante ha promesso maggiore sicurezza, ma la popolazione ormai non gli crede. “Le forze di sicurezza nazionali - aggiunge mons. Joseph – si aspettano che i civili forniscano loro informazioni sui ribelli. Ma è irrealistico: non capiscono che queste persone non hanno niente a che fare con i ribelli e la loro unica preoccupazione è mantenere le proprie famiglie”. “Se i soldati non si liberano di questo pregiudizio infondato nei confronti dei civili tamil – avverte il vescovo - non saranno mai in grado di poterli difendere”.

Il presule in ultimo invita governo e Ltte a mettere fine alle violenze attraverso i mediatori di pace norvegesi e a rispettare il cessate-il-fuoco del 2002; ma nonostante i buoni propositi da entrambe le parti, ogni giorno continuano a morire sempre più innocenti.

Ewigen
22-06-2006, 18:46
MONDO

Libertà religiosa, il primo dei diritti umani

La tolleranza diventa ipocrisia se ai credenti nega di agire secondo le loro intime convinzioni L’espressione della fede non è mai acquisita, ma deve essere tutelata contro ogni limitazione

Di Giorgio Feliciani

[Avvenire] Recentemente Benedetto XVI, provocando non poche discussioni, ha affermato: «La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia».
Tra le varie letture che, nella sua sinteticità, il passo consente, merita particolare attenzione quella che lo pone in continuità con la ripulsa, da parte di Giovanni Paolo II, della pretesa che «una società democratica debba relegare al puro ambito delle opinioni personali i credi religiosi dei suoi membri e le convinzioni morali derivanti dalla fede». Va peraltro rilevata una novità di accento, in quanto il vigore del pronunciamento di papa Ratzinger, quasi un'invettiva, indica chiaramente che il Pontefice, più che ricordare principi di carattere generale, intendeva formulare un preciso giudizio su una situazione specifica e concreta, riguardante soprattutto l'Europa, espressamente menzionata.
In effetti motivi di preoccupazione gli sono offerti anche dal nostro stesso Paese, dove, da qualche tempo a questa parte, nelle discussioni circa materie di grande rilevanza sociale - quali la bioetica e la famiglia - non pochi politici e opinionisti sostengono, in modo più o meno coerente e assoluto, la seguente tesi: i credenti si astengano pure da comportamenti e prassi incompatibili con le loro personali convinzioni, ma non pretendano di vietarli ad altri. In altre parole: concezioni derivanti dalla religione non hanno diritto di cittadinanza fuori dalle coscienze.
Non è certo il caso di ricordare tutte le motivate ed approfondite critiche formulate contro questa tesi. Si vuole solo rilevare che essa risulta incompatibile con quel diritto fondamentale dell'uomo che è costituito dalla libertà religiosa. Infatti libertà religiosa autentica è quella che permette a chi crede di esprimersi secondo la propria fede, con tutte le implicazioni culturali, sociali e politiche che ne derivano. E si può senz'altro aggiungere: in caso contrario si avrebbe solo quella «tolleranza» che Benedetto XVI ha bollato come ipocrisia. Infatti, in ultima analisi, le tesi rilevate, se sostenute in modo assoluto e coerente, finiscono con l'auspicare una sorta di inaccettabile discriminazione tra i cittadini, riconoscendo a tutti il diritto, per non dire il dovere, di concorrere, nelle modalità previste dalla Carta fondamentale, alla modulazione della vita pubblica nei suoi diversi aspetti, salvo che ai credenti quando intendano agire secondo le proprie più profonde convinzioni.
Va peraltro osservato che questa sorta di interdizione a intervenire nella vita politica e sociale non viene opposta tanto a singoli fedeli, quanto, e in termini quanto mai espliciti e decisi, alla gerarchia, come si è visto chiaramente in occasione dei recenti interventi dei vescovi in materia di fecondazione assistita e di unioni di fatto. Le vivaci reazioni determinate dai più recenti pronunciamenti episcopali meritano attenzione in quanto rivelano una marcata insofferenza, per non dire una decisa ostilità, non tanto nei riguardi di precetti o dottrine morali o del cristianesimo, quanto della stessa Chiesa. Le contestano, infatti, il diritto di pronunciarsi anche con argomentazioni di natura istituzionale.
Ad esempio, una lettera pubblicata senza commento su un quotidiano nazionale riesuma la vieta e risibile tesi che la Chiesa non avrebbe titolo per interloquire negli affari italiani in quanto soggetta al sovrano di un Paese straniero, il Vaticano. Una argomentazione per lo meno preoccupante in quanto induce a considerare i cattolici cittadini di seconda categoria, come più volte avvenuto in passato. Inoltre, senza alcun serio fondamento, da più parti si è sollecitata la magistratura a intervenire, applicando ai vescovi le sanzioni penali previste per i così detti reati elettorali dei ministri di culto. E non si è esitato a ricorrere al ricatto economico, auspicando o minacciando l'abrogazione dell'otto per mille, ovviamente senza far presente che non si tratta di un privilegio della Chiesa ma di una forma di finanziamento già adottata da altre 5 confessioni e accessibile a tutti i culti che pervengano alle Intese previste dalla Costituzione.
Ma non sono neanche mancate argomentazioni più sottili e articolate come quelle di chi ha osservato che, in sé e per sé, i pronunciamenti della gerarchia sarebbero leciti, ma cessano di esserlo in presenza di un concordato. Interpretazione del tutto fantasiosa in quanto è proprio questo strumento pattizio a riconoscere la piena legittimità della presenza della Chiesa in campo sociale e persino ad impegnarla in tal senso. Infatti la Repubblica italiana e la Santa Sede, dopo aver ribadito la propria sovranità e indipendenza, vi si impegnano «alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese». Infine si arriva ad affermare che, a causa del Concordato, il nostro Stato, checché ne pensi la Corte Costituzionale che ha più volte affermato il contrario, non è laico ma confessionale. E, a questo punto, non resta che chiedere l'abrogazione dì quegli accordi approvati nel 1984 con larghissima maggioranza parlamentare.
In genere, i Paesi democratici non hanno difficoltà a sancire e tutelare i diritti individuali di libertà, almeno formalmente e nei profili essenziali. Dimostrano, invece, una più o meno decisa resistenza a riconoscere le prerogative delle confessioni religiose, come sarebbe richiesto anche da una piena attuazione del principio di sussidiarietà. Un atteggiamento decisamente criticabile - a cui sono probabilmente imputabili le resistenze parlamentari che ormai da vari anni impediscono in Italia l'approvazione della legge sulla libertà religiosa - che si manifesta in modo evidente nei più recenti documenti europei. Infatti la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione, sottoscritta a Nizza il 7 dicembre 2000, mentre riconosce espressamente e diffusamente ad ogni persona «libertà di religione», nulla dice circa le confessioni religiose.
Anche in situazioni come quella italiana - che, nel contesto del mondo, si colloca tra le più favorevoli - la libertà religiosa non può mai darsi come pacificamente acquisita e assolutamente scontata, ma deve essere continuamente e attentamente rivendicata e tutelata contro ogni tentativo di circoscriverla o limitarla. La libertà religiosa non è semplicemente uno tra i tanti diritti umani, ma ne è per così dire il più fondamentale, come dimostra il fatto che il suo rispetto implica necessariamente il godimento di una serie libertà, come quelle di pensiero, di espressione, di riunione, di associazione, di educazione dei figli.

Faethon
22-06-2006, 20:16
Ecco la “lista nera” dei paesi a rischio-persecuzione per i cristiani: Afghanistan, Algeria, Azerbaijan, Arabia Saudita, Bangladesh, Bhutan , Brunei , Chechnya, Chiapas, Cina, Cipro, Colombia, Comoro Islands, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Guinea Equatoriale, India, Indonesia, Iran, Irak, Kuwait, Laos, Libia, Malaysia, Maldive, Marocco, Mauritania, Myanmar (Birmania), Nepal, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Siria, Somalia, Sri Lanka, Sudan, Tajikistan, Tibet, Tunisia. Turchia, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam, Yemen.

A proposito di Cipro,giusto per precisare le cose.Non esiste rischio di persecuzione Cristiani,visto che i Cristiani rimasti al Nord dopo l' invasione turca sono pochissimi e le chiese sono distrutte,o trasformate in moschee,o in stalle o in bar/night clubs/alberghi per i turisti.

Estratto da un' articolo di Italiani:

The Turkish flag billows on the façade of the church of Agia Paraskevi, in the once Greek Orthodox village of Angastina. A sign says that work is underway to transform it into a mosque. The bell tower, which no longer bears a cross, is a strange minaret with the loudspeaker of the muezzin fixed upon an archway.

We stop at Trachoni, where a jewel of the Renaissance once stood, the church of the Panagia, Our Lady. Now only the walls are left; the interior bears the signs of vandalism that has not spared even the stone altar, the pieces of which have ended up in a hole dug recently to search for who knows what treasure.

At the village of Peristerona, on the road to Famagosta, the medieval monastery of Saint Anastasia (see photo) is being used as a stable, with the cows chewing their cud amid what remains of the ancient cells.The tombs of the cemetery have been profaned, and the gravestones broken.
http://www.chiesa.espressonline.it/rendercmsfield.jsp?field_name=image&id=46377

We leave the countryside behind and go to the coast. Here many of the churches have been turned into restaurants, bars, and nightclubs, for the enjoyment of the tourists. At the top of the rock of Lapethos, which juts out over the sea, the church and convent of Agia Anastasia have become a sumptuous hotel with a swimming pool dug into the cloister, and a casino under the bell tower.

520 buildings between churches, chapels, and monasteries – has been sacked, demolished, or disfigured. Only three churches and one monastery, the monastery of Saint Barnabas, which has been turned into a museum, are in a more or less dignified state.

But the last word belongs to the politicians. Huseyn Ozel, a government spokesman for the so-called Turkish Republic of Northern Cyprus, displays great cordiality with the foreign journalist. The destroyed and sacked churches? “There was a war, and bad things happened on both sides,” he explains.

I point out to him that most of the mosques in Greek Cypriot territory have been restored, while his government has authorized the transformation of churches into restaurants and hotels, an insult to the sentiment of believers. “They did this to keep the buildings from falling into ruin, and anyway, these are decisions made by the preceding government, which I do not share,” Ozel counters.

I insist: what do you have to say about the churches that, still today, are being turned into mosques? The Turkish Cypriot functionary spreads his arms wide: “It is an Ottoman custom...”

Articolo completo qui:
http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=46544&eng=y

Foto delle chiese di una provincia:
http://website.lineone.net/~pantelis.pantelides/html/churches-2.html

E alcune sparse:

http://img461.imageshack.us/my.php?image=0822vv.gif

http://img194.imageshack.us/img194/9890/220728to.gif

http://img78.imageshack.us/img78/1667/815ce4lc.gif

http://img194.imageshack.us/img194/2142/1845b81ys.gif

Una delle chiese con monastero annesso trasformato in albergo con piscina:

http://img179.imageshack.us/img179/4813/aanastasialapithos0235db.jpg

http://img267.imageshack.us/img267/3730/aanastasialapithos0247dv.jpg

E una delle chiese trasformate in moschea:

-Fuori (sembra chiesa...però mancano le croci...)

http://img358.imageshack.us/img358/8985/aparaskevilapithos0636yp.jpg

-E dentro:

http://img250.imageshack.us/img250/6408/aparaskevilapithos0428gl.jpg

Quindi non si può parlare di pericolo persecuzione,visto che non c'è niente rimasto...E quel che è rimasto si trasforma in moschea,perchè è "costume Ottomano".

E MENO MALE che sono musulmani moderati/secolari/europei/moderni/esempio per il resto dell' islam etc etc etc.

Ewigen
22-06-2006, 21:33
Rispetto per le povere persone che vengono uccise solo perchè appartengono ad un' altra religione.
Ricordati che ci sono sempre state delle persecuzioni e prima di tutte mi viene in mente quelle ai danni dei Nativi d' America (ancora in corso purtroppo).
Questo popolo lo stimo in maniera infinita tanto più che ho conosciuto e ho parlato con due anziani nativi (Seneca e Apache) e con un altro appartenente alla tribù dei Lacota.

Non è un caso che il mio avatar attuale sia di una certa persona :)


A proposito di Cipro,giusto per precisare le cose.Non esiste rischio di persecuzione Cristiani,visto che i Cristiani rimasti al Nord dopo l' invasione turca sono pochissimi e le chiese sono distrutte,o trasformate in moschee,o in stalle o in bar/night clubs/alberghi per i turisti.
Quindi non si può parlare di pericolo persecuzione,visto che non c'è niente rimasto...E quel che è rimasto si trasforma in moschea,perchè è "costume Ottomano".
E MENO MALE che sono musulmani moderati/secolari/europei/moderni/esempio per il resto dell' islam etc etc etc.


""""""""""""""""Magari""""""""""""""""""""" la persecuzione fosse solo questa (ma cmq sempre una basfema profanazione SENZA SE E SENZA MA),"""""""""magari"""""""".
Tra loro e Khamenei l'unica differenza sta nella denominazione (=confessione).Anzi no,almeno gli ayatollah un minimo di "rispetto" (se di così si può parlare) ce l'hanno.

Faethon
22-06-2006, 21:55
""""""""""""""""Magari""""""""""""""""""""" la persecuzione fosse solo questa (ma cmq sempre una basfema profanazione SENZA SE E SENZA MA),"""""""""magari"""""""".
Tra loro e Khamenei l'unica differenza sta nella denominazione (=confessione).Anzi no,almeno gli ayatollah un minimo di "rispetto" (se di così si può parlare) ce l'hanno.

Ewigen,io NON credo che esiste Islam moderato.Cioè,quando hanno la possibilità materiale,poi si comportano con le religioni altrui come si vede nelle foto che ho postato nella pagina precedente.Il resto,è discorso da salotto,per chi vuol essere "aperto" e "non razzista".Se la Turchia è il meglio dell' Islam moderato,vai a vedere i Cristiani ed Ebrei rimasti lì come sono contenti.E lo stesso succederà all' Europa ,se un giorno per motivi demografici diventano maggioranza.Da quando c'era l' impero Ottomano fino ad oggi,poco è cambiato.Come dice lui "è costume Ottomano".Noi abbiamo un proverbio "il lupo anche se è diventato vecchio e la sua pelliccia si è sbiancata,non ha cambiato nè la sua testa nè la sua mente".

Tra loro e Khamenei,la differenza è che loro hanno l' esercito che li tiene dal non diventare come il resto dei paesi islamici della zona.Quindi metà sono islamisti e metà danno supporto a una democrazia sulla carta,con la giunta militare che tiene le rendini dietro le scene.

I "non razzisti" etc,sanno ben poco della mentalità islamica ,anche se si tratta di "secolari/moderati" etc.I balcani la sanno molto meglio.

Ewigen
22-06-2006, 22:05
Ewigen,io NON credo che esiste Islam moderato.Cioè,quando hanno la possibilità materiale,poi si comportano con le religioni altrui come si vede nelle foto che ho postato nella pagina precedente.Il resto,è discorso da salotto,per chi vuol essere "aperto" e "non razzista".Se la Turchia è il meglio dell' Islam moderato,vai a vedere i Cristiani ed Ebrei rimasti lì come sono contenti.E lo stesso succederà all' Europa ,se un giorno per motivi demografici diventano maggioranza.Da quando c'era l' impero Ottomano fino ad oggi,poco è cambiato.Come dice lui "è costume Ottomano".Noi abbiamo un proverbio "il lupo anche se è diventato vecchio e la sua pelliccia si è sbiancata,non ha cambiato nè la sua testa nè la sua mente".

Tra loro e Khamenei,la differenza è che loro hanno l' esercito che li tiene dal non diventare come il resto dei paesi islamici della zona.Quindi metà sono islamisti e metà danno supporto a una democrazia sulla carta,con la giunta militare che tiene le rendini dietro le scene.

I "non razzisti" etc,sanno ben poco della mentalità islamica ,anche se si tratta di "secolari/moderati" etc.I balcani la sanno molto meglio.

Basta vedere che quello che viene chiamato fondatore della Turchia "moderna" (alias Ataturk) altro non è che un criminale che nulla ha da invidiare ai famigerati baffi delle due crimianli e blasfeme ideologie del secolo scorso (e per qualcuna non solo,purtroppo)

Faethon
22-06-2006, 22:35
Basta vedere che quello che viene chiamato fondatore della Turchia "moderna" (alias Ataturk) altro non è che un criminale che nulla ha da invidiare ai famigerati baffi delle due crimianli e blasfeme ideologie del secolo scorso (e per qualcuna non solo,purtroppo)

Ataturk è giustamente un eroe per i Turchi,perchè l' esercito greco è arrivato a 50 miglia da Ankara prima che le nostre linee di rifornimento crollassero e alcune grandi potenze cominciassero di rifornire Ataturk.Detto questo,è anche un maccellaio per la strage dei civili e l' incendio di Smirna (Izmir oggi).I Turchi a scuola ,pur di non macchiare la natura "nobile" di Ataturk,vengono insegnati che la città l' hanno bruciata i Greci (o secondo altra versione gli Armeni).Non dicono come mai non hanno bruciato il quartiere turco,ma solo il greco e l' armeno e come mai sono rimasti per 3 giorni in città ad aspettare il loro boia anzichè evacuare con sicurezza insieme all' esercito greco...E se i morti sono finiti suicidi o meno.Anche noi li abbiamo massacrato,ma i nostri storici lo ammettono.Del resto loro non ammettono nemmeno il genocifio armeno,perchè essendo eseguito dai "Giovani Turchi" che dopo hanno portato Ataturk al governo,non è buono per la icona di Ataturk...

Cmq,la situazione odierna:

Mission Impossible: Building a Church in Turkey

http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=21393&eng=y

Potrei dirti cosa è successo fra 1923 ed oggi nelle minoranze religiose fra Grecia e Turchia,ma sarebbe troppo lunga,forse un' altra volta.Noi siamo stati IDIOTI ,a non seguire la loro politica passo per passo.Più diventi elastico,più cose chiedono e più cose tagliano a te.I Turchi capiscono solo il potere della forza,nient' altro.

^TiGeRShArK^
22-06-2006, 22:55
Noi abbiamo un proverbio "il lupo anche se è diventato vecchio e la sua pelliccia si è sbiancata,non ha cambiato nè la sua testa nè la sua mente".
magari "il lupo perde il pelo ma non il vizio" suonerebbe meglio come traduzione :fiufiu:

:D

Faethon
22-06-2006, 22:58
Un ennesimo esempio di come un "Dio" non si tocca.Hanno proibito la pubblicazione di lettere della ex moglie di Ataturk,perchè gli "The Islamists hope to use her to attack Ataturk."

E l' eterna battaglia fra i credenti di Allah e i credenti di Ataturk.

http://www.washingtontimes.com/world/20050214-121805-8897r.htm

Perchè si sa del divorzio,però come dice l' articolo uscirebbero "verità disturbanti" e mica si può desacrare un Dio.Già si sa che beveva troppo ed è morto per cirrosi alcolica.E comprensibile del resto,lui ha tentato di deislamizzarli ,ha cambiato l' alfabeto da arabo in latino,ha dato diritto di voto alle donne,però non si può cambiare la religione con i divieti.E il tentativo dei suoi seguaci di non perdere le sue linee guide (le 6 "frecce" del Kemalismo),ha portato all' esercito che fa politica e il culto di Ataturk ,che assicura che la gente continuerà a dare supporto all' esercito (è l' unico esempio che so dove l' esercito fa colpi di stato ripetuti e i civilli non protestano mai).

Faethon
22-06-2006, 22:59
magari "il lupo perde il pelo ma non il vizio" suonerebbe meglio come traduzione :fiufiu:

:D

Si,è che non mi è venuto in mente il proverbio italiano,quindi ho tradotto letteralmente quello greco.

^TiGeRShArK^
22-06-2006, 23:15
Si,è che non mi è venuto in mente il proverbio italiano,quindi ho tradotto letteralmente quello greco.
alla faccia ke siete prolissi in grecia... :mbe:

Faethon
22-06-2006, 23:19
alla faccia ke siete prolissi in grecia... :mbe:

:D La maggior parte dei proverbi sono corti.Però questo in greco è come 4 versi,che fanno rima.In Italiano ovviamente non si vede.

prio
23-06-2006, 09:43
oppure il tuo indottrinamento non prevede che tu in quanto essere umano senziente pensi col tuo cervello qualora ci fosse?


Senti, la vuoi capire che questi toni non sono ammessi? :rolleyes:
Ammonito.

Ewigen
23-06-2006, 11:31
ALGERIA


[Porte Aperte] 23 giugno
Una trentina di studenti africani hanno da 10 a 15 giorni di tempo per lasciare l'Algeria. Ad alcuni di loro hanno già ritirato il permesso di soggiorno. Sebbene la ragione dell'espulsione non sia stata precisata, tutti questi giovani africani che, stanno studiando in Algeria, hanno in comune la partecipazione ad un seminario cristiano organizzato in una chiesa in Kabilia. Durante le sessioni del seminario la polizia era presente.

Lo scorso febbraio è stata approvata una legge anti proselitismo. Da allora i cristiani che non aderiscono alle chiese ufficiali sono particolarmente sorvegliati dal regime. Questa legge (n° 06/03) è stata riportata sulla Pubblicazione Ufficiale il 1° marzo 2006 è ha l'obiettivo di organizzare e regolamentare le pratiche religiose al di fuori dell'islam. Le chiese cristiane non ufficiali hanno tempo fino al 1° settembre per mettersi in regola con questa nuova legge che prevede un controllo molto pressante da parte dello stato su tutti i gruppi religiosi non musulmani.
Un credente algerino ci ha detto: "Se gli studenti stranieri, la fede dei quali è nota a tutti ed è praticata da generazioni nelle loro terre, vengono puniti in questo modo, che succederà ai nostri giovani e alle nostre chiese dopo il 1° settembre? Noi prima di convertirci eravamo musulmani, quale sarà la nostra sorte? Solo Dio lo sa e il futuro ce lo dirà".


MALAYSIA

23 Giugno 2006
Campagna di preghiere per Lina Joy: la legge non le dà il diritto di convertirsi al cristianesimo

La sua conversione è stata “rifiutata” dall’Anagrafe e dalla Corte d’Appello. Fra qualche giorno il verdetto della Corte federale.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Tutte le chiese cristiane della Malaysia sono impegnate in una campagna di preghiera perchè vengano riconosciuti i diritti di Lina Joy, una cristiana malaysiana convertita dall’islam. Il 26 giugno prossimo la Corte Federale deciderà se la legge può o non può riconoscere la sua conversione.

Lina Joy (un tempo si chiamava Azlina Jailani), si è convertita al cristianesimo nel 1998. Ha chiesto che venisse tolta la parola “Islam” dalla sua carta d’identità (che esprime la religione di appartenenza) prima all’Anagrafe e poi alla Corte di Appello. Entrambe le istanze hanno rifiutato. Il motivo è che Lina Joy, essendo di etnia malay, è considerata “d’ufficio” musulmana e “non può cambiare religione”. Tutte le questioni religiose dei malay - anche la loro conversione ad altre religioni - vanno giudicate dalla corte islamica e non dalle leggi generali del paese.

Il problema di Lina Joy è che se non viene riconosciuta come cristiana, sarà costretta a sposare un musulmano, con rito musulmano e dovrà sottostare alle leggi islamiche su matrimonio ed eredità.

Il suo caso apre il dibattito sull’effettiva libertà religiosa presente in Malaysia dove, oltre ai malay, vi sono gruppi indiani e cinesi, appartenenti ad altre religioni. Di fatto nel paese esistono due legislazioni: quella islamica e quella costituzionale che spesso entrano in conflitto. Nel caso di Lina Joy è evidente: la Costituzione garantisce la libertà di religione; la legge islamica proibisce la conversione a un’altra religione.

Proprio per la gravità della situazione, mons. Paul Tan Chee Ing, presidente della Federazione dei cristiani della Malaysia, ha lanciato un appello ai cristiani perché sostengano con la preghiera il dramma di Lina Joy. Mons. Tan Chee Ing è vescovo cattolico di Melata – Johor.

Nel testo preparato per la preghiera, si domanda a Dio di sostenere Lina Joy, qualunque decisione prendano i giudici; si chiede anche “sapienza” per i giudici chiamati a dare il verdetto sul suo caso, e “forza” per Abdullah Badawi, il primo ministro malaysiano, perché “attui la Costituzione”.



VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA CRISTIANA

Verrà beatificata una religiosa ungherese che ha dato la vita per difendere gli ebrei

ROMA, venerdì, 23 giugno 2006 (ZENIT).- Benedetto XVI ha approvato il rito di beatificazione di una religiosa ungherese assassinata perché difese gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

A Budapest (Ungheria), alle 11.00 del 17 settembre, nell’atrio della Basilica di Santo Stefano, verrà beatificata la Serva di Dio Sára Salkaházi (cfr. http://www.magyarkurir.hu), uccisa il 27 dicembre 1944 perché nascondeva un centinaio di ebrei perseguitati dagli invasori nazisti.
Benedetto XVI ha ricevuto, il 28 aprile 2006, in visita privata il Cardinale Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, José Saraiva Martins.
Nel corso dell’udienza, il Papa ha autorizzato la Congregazione a promulgare, tra gli altri, il decreto relativo al “martirio della Serva di Dio Sára Salkaházi, dell’Istituto delle Suore dell’Assistenza, nata l’11 maggio 1899 a Kassa (Košice, attualmente in Slovacchia) e morta nel dicembre 1944 a Budapest (Ungheria)”.
Il suo processo di beatificazione era stato introdotto nel 1997.
Il Cardinale Peter Erdö, Primate d’Ungheria, ha accolto la decisione affermando: “Credo che nell’anno di rinnovamento spirituale della Nazione il Santo Padre non poteva fare un regalo più bello alla Chiesa, e anche a tutta la società ungherese”.










OT:

RUSSIA

21 Giugno 2006
Mosca, aggressione in sinagoga: la Corte Suprema riapre il caso Koptsev

Il giovane, che a gennaio ha accoltellato i fedeli in preghiera perché ebrei, è condannato solo per “tentato omicido” e non anche per “istigazione all’odio razziale”, come chiedono i legali delle vittime.

Mosca (AsiaNews/Agenzie) – La Corte Suprema russa ha ordinato la revisione della condanna a 13 anni di detenzione di Aleksandr Koptsev, il giovane che a gennaio aveva aggredito dei fedeli in una sinagoga di Mosca.

Il 20enne era stato accusato di tentato omicidio, aggressione e azioni volte all’umiliazione di gruppi religiosi dopo che lo scorso 11 gennaio Koptsev, ha fatto irruzione in una sinagoga del centro ferendo con un coltello nove fedeli in preghiera. Secondo testimoni oculari, il figlio del rabbino, subito accorso, è riuscito a fermarlo. Lo stesso Koptsev in seguito ha ammesso di aver compiuto il gesto mosso da “odio razziale verso gli ebrei, perché vivono meglio”.

Il 27 marzo il giovane è stato giudicato colpevole di “tentato omicidio” e condannato a 13 anni di detenzione e a cure psichiatriche; con il verdetto i giudici avevano così scagionato il ragazzo dall’accusa di istigazione all’odio razziale (art. 282 del codice penale russo).

Un mese dopo, il suo avvocato, Vladimir Kirsanov, ha fatto appello alla Corte Suprema per ottenere una riduzione della pena. Stessa iniziativa dei difensori delle vittime che allo stesso tempo, invece, hanno chiesto di includere nei capi d’accusa anche l’istigazione all’odio razziale.

Ieri la decisione della Corte Suprema, che ordina al tribunale di Mosca di riesaminare il caso Koptsev. Il rabbino capo di Russia Berel Lazar si è detto fiducioso che il giovane venga giudicato colpevole di anti-semitismo.

Nel suo rapporto annuale per il 2004 lo Stephen Roth Institute dell'Università di Tel Aviv ha accusato Russia, Ucraina e Bielorussia di non fare abbastanza per combattere l’antisemitismo. Secondo lo studio, le autorità di questi Paesi tendono a classificare come semplici “hooligans” “terroristi” i responsabili di aggressioni fisiche o atti vandalici contro ebrei, senza citare l’antisemitismo tra i moventi delle loro azioni.

Un sondaggio dell'anno scorso condotto dal Pew Research Center for the People and the Press on global attitudes towards Muslims, Jews, and Christians, indicava la Russia come il Paese più antisemita tra quelli a maggioranza cristiana: oltre il 51% degli intervistati si era detto contrario agli ebrei.


23 giugno 2006 12.48
IRAK

BOMBA IN UNA MOSCHEA SUNNITA A NORD DI BAGHDAD: 12 MORTI

[Avvenire] Almeno dodici persone sono morte e altre venti ferite per l'esplosione di una bomba vicino ad una moschea sunnita a Hibhib, a nord di Baghdad, mentre i fedeli uscivano dopo la preghiera del venerdì. Lo hanno riferito fonti della polizia.

Ewigen
24-06-2006, 09:48
INDIA
23 Giugno 2006
Torna in India la moglie di un missionario ucciso dai fondamentalisti
di Nirmala Carvalho

A sette anni dal massacro di suo marito e dei suoi due figli, l’australiana Gledys Staines, spiega la speranza cristiana, che nasce dal perdono. In Orissa a controllare anche come procede il lebbrosario voluto dal marito.

Baripada (AsiaNews) – Dopo più di sette anni dalla morte violenta del marito, un missionario cristiano, e dei due figli uccisi da fondamentalisti, l’australiana Gladys Staines è tornata nell’Orissa, India dell’est. E con AsiaNews parla dell’importanza del perdono. “Nel perdono non c’è amarezza e quando non c’è amarezza allora c’è speranza – spiega con uno sguardo radioso – questa consolazione viene da Gesù”. È Gesù, dice, ad averle dato la “forza” di continuare a vivere: “Vivo nella speranza che quando Dio mi chiamerà alla Sua casa, potrò riunirmi alla mia famiglia”.

Gladys è arrivata in India lo scorso 15 giugno; dopo quattro giorni ha partecipato all’incontro del corpo generale dell’associazione Mayurbhanj Leprosy Home (MLH). Il MLH è una casa per lebbrosi a Baripada: il “sogno” del marito Graham, prima di morire ed oggi una realtà in crescita. La donna dice di aver ricevuto un’accoglienza calorosa: “Il 20 giugno ho festeggiato qui il mio compleanno circondata dall’amore degli amici; riaffiorano molti ricordi e mi sembra quasi di non essere mai partita, sono felice di trovarmi tra persone che amo e che mi amano”.

Ma non è tutto così semplice. PK Das, presidente del Comitato Graham Staines, racconta che “nonostante Gladys sia qui per una visita privata, deve sempre essere scortata dalla polizia”.

Il reverendo Graham Staines è stato bruciato vivo il 22 gennaio1999, mentre dormiva su una jeep insieme ai suoi due figli di 7 e 9 anni nel villaggio di Manoharpur. Per il delitto era stato condannato a morte il fondamentalista indù Dara Singh e altre 12 persone all’ergastolo. In passato Singh si era presentato come il “salvatore dell’induismo” attaccando i pastori e i missionari cristiani che “facevano offerte di conversioni”. Il 19 maggio 2005, però, l’Alta Corte dell’Orissa ha commutato la sentenza di Singh in ergastolo ed ha rilasciato 11 dei 12 complici.

Fino ad oggi Gladys è stata a Townsville, in Australia, dove sua figlia Esther frequenta la facoltà di Medicina; rimarrà in India fino alla fine di giugno.

Ewigen
25-06-2006, 00:46
USA
Predicano per strada in Kansas: arrestati

[Libero] KANSAS CITY - Che si fa quando ci si ritrova a perder tempo alla stazione e l'autobus non arriva? Si guardano distrattamente i passanti, si sfoglia un giornale, magari le pagine di un libro se lo si ha nella borsa, ci si accende una sigaretta, ci si sorprende a leggiucchiare quel capita, addirittura le pubblicità o gli avvisi dell'azienda dei trasporti municipali. Da noi, però, in Kansas no. Perché, che ti fa invece l'americano del Kansas? L'americano del Kansas prega, e se c'è pure la moglie, si sceglie un cantuccio e “condivide la fede”, ovvero improvvisa sermoncini sul Vangelo. Molto protestante, la cosa, e molto americana. Certamente molto innocua.

Michael e Joy Wheeler, coppia felicemente sposata di Kansas City, proprio questo stavano facendo la sera del 7 novembre scorso per ingannare l'attesa in un angoletto della piazzola di transito dei pulman che sta fra la Decima e Main Street della loro città. Solo che così facendo hanno suscitato le ire di un inutilmente zelante funzionario dei trasporti, il quale si è avvicinato ai due e ha intimato loro di andarsene. Come se invece di leggere il Vangelo a voce alta si stessero facendo una canna, molestando il quieto vivere cittadino e la decenza pubblica.

Quando però i Wheeler, fatte spallucce, hanno continuato con le loro pratiche di devozione, il funzionario, oltremodo indispettito, si è preso sul serio e ha chiamato la polizia. Risultato, i coniugi predicatori hanno passato una notte in guardina con l'accusa di occupazione non autorizzata del suolo pubblico e comportamento indecoroso. Assurdo? Mica tanto. L'incriminazione si regge infatti sull'idea che, predicando in pubblico la propria fede, i due hanno fatto propaganda al Vangelo, e questo, secondo l'accusa è cosa che non si può fare impunemente.

La notizia esce dal proprio cantuccio del Kansas solo ora che viene ripresa dal quotidiano online WorldNetdaily e viene alla ribalta perché se ne sta occupando con solerzia l'infaticabile Alliance Defense Fund, l'organizzazione che negli Stati Uniti difende i diritti dei credenti a norma di Costituzione federale. È certo, dunque, che la cosa diventerà un caso nazionale, visto che per l'11 di agosto è fissata la prima udienza del processo davanti alla Corte di circuito della contea di Jackson che giudicherà i Wheeler.

David LaPlant, l'avvocato dell'ADF che difende i due coniugi, annuncia battaglia senza quartiere in base al diritto alla libertà di parola, in cui rientra anche la possibilità di espressione pubblica del proprio credo religioso, garantito dalla Costituzione americana. Del resto, dice LaPlante, da 21 anni Michael Wheeler gira il Paese angolo per angolo predicando il Vangelo a chi gli capita a tiro e finora – giustamente, aggiunge – nulla è successo. Quindi...



SIRIA
Sono il 10 per cento della popolazione. Appartengono a una delle comunità più antiche Godono di un margine di manovra relativamente ampio rispetto ad altri Paesi dell'area. Ma anche da queste parti aleggia lo spettro dell'emigrazione verso Paesi dove poter vivere con minori incognite sul futuro. Viaggio-inchiesta tra i cristiani che vivono sotto l'ombrello di Bashar Assad

Cristiani di Siria:libertà vigilata

Permessi e materiale edilizio a prezzi convenzionati per la costruzione di nuove chiese Ma e-mail e telefoni sono tenuti sotto controllo

Da Damasco Filippo Cavazza

[Avvenire] «Abun dbeshmayo, netqadash smokh...». La voce di Rana risuona profonda tra le navate del convento dei Santi Sergio e Bacco. C'è qualcosa che rende misteriose le sue parole, sospese tra presente e passato. La preghiera che recita, il Padre Nostro, è in aramaico, lo stesso idioma di Gesù e degli apostoli. Ma quello di Rana non è folklore ad uso e consumo di turisti e pellegrini. A Maalula, villaggio di 5.000 abitanti abbarbicato sulle montagne a nord di Damasco, la gente parla ancora oggi aramaico. Non è solo la maggioranza cristiana (circa l'80%) del villaggio ad esprimersi in questo modo. Anche la minoranza musulmana usa la stessa lingua. La comunanza di vocaboli facilita quelli che Rana definisce "buoni rapporti" tra i due gruppi religiosi. Sono molti, inoltre, i musulmani che si recano in visita a Maalula. Le panche del convento sono oggi gremite da donne iraniane in chador.
Le decine di chiese presenti nel villaggio, così come le caverne - ancora visibili - dove si riunivano i primi cristiani, documentano le radici antiche del cristianesimo siriano. La fede cristiana dei siriani non vive solo a Maalula. Prima di arrivare nella capitale Damasco si raggiunge il santuario di Nostra signora di Saidnaya. Per un popolo che non può recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme (Siria e Israele non hanno relazioni diplomatiche), Saidnaya rappresenta il cuore della devozione mariana, con la sua basilica eretta da Giustiniano dopo un'apparizione della Madonna. In migliaia ogni anno rendono omaggio all'icona della Vergine.
Il Medio Oriente delle persecuzioni e della continua diaspora di cristiani sembra lontano dalla Siria. Il Medio Oriente delle persecuzioni e della continua diaspora di cristiani sembra lontano dalla Siria. Il presidente Bashar Assad intrattiene buoni rapporti con i cristiani e tre sono i ministri cristiani nel suo governo (Lutfi all'economia, Issa Jonny all'industria e Sweid ai rapporti con il parlamento). Da abile uomo politico sa che senza i cristiani (cir ca il 10% della popolazione) e le altre minoranze religiose (ismailiti e drusi, il 3%), i suoi alauiti, che rappresentano circa l'11% della popolazione, non potrebbero mantenere facilmente il potere in un Paese a maggioranza sunnita (76%). Chi lo conosce bene, tuttavia, giura che Assad sia rimasto sinceramente commosso dalla visita di Giovanni Paolo II del maggio di cinque anni fa.
Spingendosi a sud di Saidnaya, ci si imbatte nel caotico traffico della capitale Damasco. Oltrepassata Bab Touma (la porta di Tommaso, dal nome di un frate cappuccino), si entra in un quartiere cristiano luccicante di negozi e edifici religiosi. Spiccano, con il loro blu elettrico, le croci delle cattedrali degli armeno-cattolici e dei siro-ortodossi. Anche le chiese delle altre 11 confessioni cristiane sono ben identificabili e per nulla appartate. La libertà di cui godono i cristiani sembra qualcosa di reale. Le processioni della Settimana santa si sono svolte all'aperto, tra i vicoli del quartiere, senza che le autorità abbiano frapposto alcun ostacolo. Ad Aleppo per la domenica delle Palme i cristiani hanno fermato in alcuni punti la circolazione delle auto, senza proteste da parte dei musulmani. Per la costruzione di nuovi luoghi di culto ottengono permessi e materiale edile a prezzi convenzionati. Da qualche anno i cristiani sono tornati a gestire alcune scuole. L'educazione era stata nazionalizzata dal partito Baath nel 1967.
La libertà non è però illimitata. E-mail e telefoni sono sotto controllo, ma le stesse misure sono adottate nei confronti di tutti i cittadini. Il regime si giustifica dicendo che deve proteggersi dai nemici: oppositori interni, gruppi di estremisti come i Fratelli musulmani, spie israeliane. Con sagace realismo, i cristiani tollerano questa situazione. «Il Medio Oriente non è pronto per la democrazia - confessa Gregorius, insegnante di scuola elementare -. È forse democrazia quella che c'è adesso in Palestina con Hamas? E in Iraq?».
A Jermana, il popola re quartiere a sud della città vecchia che ingloba il memoriale della conversione di san Paolo, i cristiani sono in maggioranza. Molti di loro arrivano dall'Iraq. Lo shamasha (diacono) Georges, della chiesa caldea, è arrivato due anni fa con la moglie e i 5 figli. «La pressione degli estremisti islamici su noi cristiani era fortissima». Molti degli immigrati iracheni erano proprietari di negozi, ristoranti, saloni di bellezza. Adib Goga Matti, 50 anni, appartiene a una ricca famiglia assiro-caldea. Dopo il rapimento del nipote e il pagamento di un riscatto di 15mila dollari a una delle bande che infestano l'Iraq, Matti è partito per la Siria. A Damasco si trova bene, ma il suo vero obiettivo è ottenere un visto per l'Australia o gli Stati Uniti. Lo stesso desiderio è coltivato da altri siriani cristiani. «Non ci sentiamo perseguitati. Qui però c'è povertà e disoccupazione. Non ci resta che emigrare». Le statistiche Onu, con la Siria che occupa il numero 106 nell'Indice di sviluppo umano, confermano lo stato di arretratezza di un Paese ancora prevalentemente agricolo. L'unità tra i cristiani fa ben sperare. A Jermana, come a Bab Touma, i cristiani delle diverse confessioni vivono quello che da molti è considerato un ecumenismo reale. L'invito di Giovanni Paolo II del 2001 a superare le divisioni è stato accolto. Famiglie greco-cattoliche partecipano alla messa nella cattedrale greco-ortodossa. Bambini siro-ortodossi frequentano le scuole del patriarcato greco-cattolico e ricevono la comunione insieme ai loro coetanei di rito cattolico. Con i musulmani i rapporti sono cordiali, anche se difficoltà e pregiudizi restano. Sarah, figlia di un commerciante cristiano, è stata recentemente invitata a casa di un'amica musulmana. All'ingresso dell'abitazione, la madre si è rivolta alla figlia: «Perché frequenti questa gente? La nostra religione è superiore».

Ewigen
26-06-2006, 11:22
INDIA
ICN-News/Gfa 26/06/06]

In India, in particolare nella parte settentrionale del paese, cresce la violenza contro la comunità cristiana. Da qui l'appello disperato dei credenti ai confratelli del mondo cosiddetto libero d'intercedere per le loro sorti.

Uttar Pradesh: Negli ultimi mesi, estremisti indù hanno continuato a vessare un missionario della Gospel for Asia nello stato di Uttar Pradesh. Domencia 18 giungo, un gruppo di uomini è entrato in chiesa durante il culto, apparentemente interessato alla funzione. Gli sconosciuti si sono poi alzati ed hanno assalito il pastore e la congregazione intimando di terminare il culto, pena un pesante attacco la settima successiva.

Madhya Pradesh: In un altro caso ed in un altro stato, il Madhya Pradesh, 15 persone hanno fatto irruzione in una Scuola biblica della Gospel for Asia ed hanno occupato parte del terreno di proprietà della chiesa.

Rajasthan: Missione evangelica rischia di perdere cinque strutture[7I]
[Compass 26/06/06]

Lo stato del Rajasthan pronto ad impadronirsi dell'orfanotrofio dell'Emi - Respinto il ricorso in appelo, fondatore e presidente saranno processati nel mese di Agosto.

Il governo del Rajasthan ha annuncaito di volersi appropriare delle cinque strutture gestite dalla Emmanuel Mission International (EMI)dopo il verdetto con il quale la Suprema Corte ha respinto gli appelli della Emmanuel Missionary International contro la decisione dell'Ufficio del Registro all'inizio dell'anno di rifiutarne la registrazione. Le attività a rischio sono: Emmanuel Anath Ashram (Orfanotrofio), Emmanuel School Society, Emmanuel Chikitsalaya (Ospedale) Samiti, Emmanuel Believers Fellowship (chiesa) ed Emmanuel Bible Institute Samit (scuola biblica). L'organizzazione evangelica EMI è a capo di un movimento che aiuta 10.000 bambini.


ITALIA
Laicismi

Davvero finanziare la scuola privata è un danno per lo stato? Conti alla mano si direbbe di no...

di Francesco Agnoli


In Italia quando si ragiona di scuola si finisce sempre a parlare di istituti privati e dei finanziamenti statali che vengono loro concessi. Le scuole private cui ci si riferisce, però, non sono, che so, i diplomifici, le scuole steineriane, o altri istituti, magari non sempre perfettamente “in regola”, in quanto si tratta, in tutti questi casi, di realtà non “ideologicamente sensibili”. Quello su cui piace discutere sono, di norma, le scuole private cattoliche: sono loro a costituire lo scandalo, la pietra d’inciampo sulla strada verso la libertà, l’eguaglianza, la laicità, per comunisti, radicali e laicisti vari. Un nemico tanto bersagliato che a leggere la stampa, e a ignorare la storia, si finiscono per dimenticare alcuni evidenze. La prima è che in Italia, e in Europa, le scuole e persino le università sono nate come istituzioni private, cioè libere, con forti legami col mondo ecclesiastico. Anche nell’antica Atene, del resto, l’iniziativa scolastica era strettamente personale e familiare, a differenza di Sparta, che contemplava un rigido monopolio scolastico statale: con gli effetti che tutti conosciamo. E’ solo con i despoti illuminati e, in Italia, col Risorgimento, che la scuola diviene statale, spesso attraverso la confisca di scuole private già esistenti. Alla chiesa viene demandata per lo più solo l’istituzione di asili infantili, di scuole elementari, professionali e per l’educazione femminile: tutte realtà costose, per lo stato, necessarie, per il popolo, ma non redditizie, da un punto di vista politico e ideologico. Come a dire che statalismo e centralismo dall’Ottocento in poi amano controllare solo ciò che serve, in un’ottica di potere, non ciò che è utile al bene comune. Con le dittature, in particolare quella comunista e quella nazionalsocialista, la scuola privata morirà quasi del tutto, insieme con la libertà, tramandando però ai posteri l’idea perversa dello stato come detentore, per diritto “divino”, del monopolio educativo. La seconda evidenza, che viene spesso dimenticata, è quella economica. Ma davvero queste scuole private pesano tanto sullo stato e sui contribuenti? La realtà è l’opposto. Vediamo anzitutto l’entità della “minaccia”. In primo luogo le private, in continua e persistente diminuzione, rappresentano una percentuale minima: nel 2001 gli alunni delle non statali in Italia erano il 14 per cento scarso, laddove in Olanda le scuole non statali rappresentavano il 70 per cento, in Belgio il 59, in Irlanda il 60, in Spagna il 33 e in Francia il 17… In secondo luogo le private vengono spesso incontro a un bisogno delle famiglie di cui lo stato non si prende gran cura: infatti, sempre nel 2001, le scuole private materne (quelle, per intenderci, che non servono ad alcun “indottrinamento”, al 91 per cento cattoliche) coprivano il 37 per cento del totale degli alunni, a fronte di un misero 5 per cento di ragazzi che frequentavano scuole private superiori (delle quali solo la metà cattoliche). Inoltre è bene considerare il fatto che in Europa l’Italia si trova tra gli ultimissimi paesi per percentuale di finanziamento pubblico alle scuole non statali. A questo punto occorre chiedersi: quanto potrà incidere sullo stato e sul contribuente la scuola privata, viste le sue modeste proporzioni? Ebbene, la conclusione, chiarissima, è che il finanziamento statale alle scuole private è veramente qualcosa di risibile: nel 2003 si parlò a lungo dei 30 milioni di euro concessi alle famiglie che iscrivevano i loro figli alle private. Contemporaneamente la scuola pubblica spendeva in totale circa 43 miliardi di euro. Ogni privata, in realtà, rappresenta per lo stato un notevole risparmio: gli insegnanti vengono pagati molto meno, l’edificio è mantenuto dal privato, il personale ausiliario e tutte le spese sono ridotte al minimo. Questo significa che dal punto di vista economico ogni alunno della privata fa risparmiare allo stato una cifra considerevole (secondo alcuni calcoli costa circa 2000 euro in meno all’anno di uno studente della pubblica). A ciò si aggiunga che le famiglie dei ragazzi che vanno alle private pagano l’istruzione due volte: con le tasse, che finiranno a beneficio delle scuole statali, e con la retta. Per cui si può dire, in ultima analisi, che il cosiddetto finanziamento dello stato alle private è un finanziamento a se stesso, e in parte una restituzione alle famiglie, che usufruiscono della privata, della quota di tasse da loro versata per l’istruzione pubblica. Tolto di mezzo il falso problema della privata, occorre allora chiedersi quali siano i veri guai della scuola di oggi? Cercherò di parlarne la prossima volta.


[i]NEPAL
Governo finalmente riconosce i cristiani
25 giugno 2006 - (ve) Per la prima volta nella storia del Nepal, la minoranza cristiana viene riconosciuta ufficialmente dalle autorità. Il Nepal è un Paese a maggioranza indù. La notizia è data dalla Gossner Mission di Berlino, un organismo missionario fondato dal pastore Johannes Evangelista Gossner (1773-1858). La Gossner Mission è presente nel Nepal da oltre 35 anni.
Il parlamento sarà sciolto e un governo provvisorio dovrà preparare le elezioni che dovrebbero portare, nell’aprile 2007, alla nomina di una assemblea costituente. Secondo notizie fornite dalla Gossner Mission, il presidente del Consiglio nazionale cristiano del Nepal, Kali B. Rokaya, sarebbe stato chiamato a far parte del Consiglio nazionale nepalese per la riconciliazione. Il Consiglio dovrà vegliare sul rispetto del cessate il fuoco. La nomina di Rokaya è la prova del fatto che le autorità riconoscono l’importanza della minoranza cristiana e il ruolo del Consiglio cristiano nazionale.
L’80% circa della popolazione nepalese è indù, il 10% è buddista e il 4% circa è musulmana. Il numero dei cristiani è valutato intorno ai 700’000 fedeli, cioè il 2,5% ca. della popolazione dello Stato himalaiano. Malgrado il divieto di ogni attività missionaria, il numero dei cristiani è salito considerevolmente negli ultimi anni.


INDIA
Chiesa in Nigeria: Minacce e danni all'ordine del giorno
[Compass 26/05/06]

Per la chiesa evangelica dell'Africa Occidentale (ECWA) a Gangare, città della Nigeria, il primo sabato del mese di giugno è stato un altro giorno di difesa dalla violenza musulmana. I membri della congregazione stavano installando un recinto attorno alla chiesa quando una folla di musulmani ha assalito i credenti impedendo loro di portare a termine il progetto.

In precedenza i musulmani avevano abusivamente costruito una casa sul terreno della chiesa che li aveva poi citati in giudizio. Il caso si chiuse con la vittoria della chiesa. Allo scopo proprio di evitare ulteriori conflitti con la comunità islamica, come ha dichiarato Dauda Mshelia, un anziano della chiesa,(foto) i credenti sono dovuti correre ai ripari, visto che i Musulmani si preparavano ad attaccare l'edificio con l'intento di dare la chiesa alle fiamme. "Ed anche ora, sappiamo che ci sono progetti di attaccarci in qualsiasi momento. Per questa ragione la polizia sta ispezionando la zona". Quella dei credenti non è una paura infondata: nel 2001, i Musulmani hanno distrutto il vecchio edificio della chiesa nel corso di conflitti interreligiosi.

Ewigen
27-06-2006, 18:53
MONDO
27 Giugno 2006
Nel mondo ancora violazioni, soprusi e violenze contro la libertà religiosa

Nel Rapporto 2006 di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, l’Asia appare come il continente nel quale non solo la stragrande maggioranza degli Stati applica leggi che limitano in vario modo la libertà di religione, ma anche quello ove maggiore è il numero di persone che vedono violato tale loro diritto.

Roma (AsiaNews) - Si va dalla pena di morte per chi cambia religione all’obbligo di registrazione per tutte o alcune fedi, dal carcere per chi non aderisce alla religione di Stato all’obbligo di far parte di apposite “associazioni nazionali”, dal divieto di portare qualsiasi simbolo della propria fede, al dovere di vestirsi secondo i canoni della religione di Stato. Violazioni, soprusi, violenze, anche nel 2005 il rispetto della libertà religiosa è stato largamente violato nel mondo. E’ una realtà che, seppure con grandi differenze, riguarda tutti i continenti, come dimostra il Rapporto ACS 2006, presentato oggi a Roma.

Fonti di informazione dirette, testimonianze, documenti ufficiali, articoli di agenzie di stampa, quotidiani e periodici e notizie fornite dalle varie organizzazioni che si occupano di diritti umani contribuiscono alla stesura del Rapporto, realizzato dalla Sezione italiana di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, che offre una panoramica mondiale, analizzando nazione per nazione tutti i continenti.

Dal Rapporto 2006 emerge una situazione ancora estremamente delicata sul fronte della libertà religiosa nel mondo.

L’Asia appare il continente nel quale non solo la stragrande maggioranza degli Stati applica leggi che limitano in vario modo la libertà di religione, ma anche quello ove maggiore è il numero di persone che vedono violato tale loro diritto. La Cina dà un pesante contributo a questo doloroso record, grazie alle leggi che obbligano i fedeli ad iscriversi in apposite associazioni controllate dal governo e consentono ogni genere di abuso verso chi non ne fa parte: arresti, torture, a volte fino alla morte, distruzione e vendite di edifici sacri. Ma la libertà religiosa non è violata solo nel Paese più popoloso del mondo, anche nel secondo, l’India, si sta verificando un progressivo restringimento degli spazi di libertà, con il crescente nazionalismo indù che da un lato moltiplica gli attacchi contro i cristiani (ci sono stati anche dei morti) e dall’altro promuove liberticide leggi “anticonversione”. Ma restrizioni di varia gravità, legali o di fatto, ci sono anche in Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Brunei, Corea del Nord, Indonesia, Iran, Iraq, Israele, Laos, Maldive, Malesia, Myanmar, Pakistan, Sri Lanka, Territori palestinesi, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam e Yemen. Un capitolo a sé, in Asia, è rappresentato dalla minaccia del terrorismo, che spinge molti cristiani a scegliere la via dell’esilio in Occidente. È il caso dell’Iraq, dove solo da agosto a ottobre 2004, tra i 10mila e i 40mila cristiani hanno abbandonato il Paese, e della Palestina, in cui è alto il rischio di estinzione delle comunità cattoliche di rito orientale. Altrettanto preoccupante la situazione dell’Indonesia, dove terrorismo ed estremismo islamico, innestati su locali conflitti politici e interessi personalistici, rappresentano un reale ostacolo per la garanzia della libertà religiosa. A fine 2005 fonti interne alla pubblica sicurezza di Jakarta hanno avvertito dell’esistenza di almeno 3mila indonesiani pronti ad attacchi terroristici e suicidi in tutto l’arcipelago.

Anche in Africa, pur essendo cessate, dopo la fine di alcune guerre civili, le peggiori ondate di violenza che si sono avute in Angola, Costa d’Avorio e Sudan, resta il conflitto in Uganda e l’avanzata in alcuni Paesi dell’islam radicale, che porta con sé forti limitazioni alla libertà religiosa. Estremamente preoccupante la realtà attuale della Somalia e le prospettive di quel tormentato Paese.

Se da un lato, infatti, alcuni Stati, come Marocco e Tunisia, introducono principi che favoriscono la tolleranza, l’Algeria ha approvato una legge che punisce le conversioni dall’islam e in Egitto sembra radicalizzarsi lo scontro tra fondamentalisti islamici e cristiani copti. Difficili, ma non drammatiche, le situazioni che si registrano in Eritrea, Etiopia, Kenya, Libia, Malawi, Mauritania, Nigeria e Ruanda.

In America, invece, a parte Cuba ove restano limitazioni politiche alla libertà religiosa e il Venezuela, dove si temono sviluppi contrari al rispetto dei diritti civili, i problemi per i fedeli nascono soprattutto dall’azione dei centri che promuovono “diritti civili” come l’aborto e da atteggiamenti laicisti di alcuni partiti politici al governo. Così è stato in Brasile per l’aborto, in Canada per i “matrimoni” omosessuali, in alcuni Stati degli Usa per una distorta concezione della laicità delle istituzioni pubbliche.

Difficile, a diversi livelli, poi, in alcuni Stati, la vita per i gruppi religiosi che difendono e promuovono i diritti umani. Accade in Colombia, Ecuador, Giamaica e Messico.

Neppure l’Europa è del tutto esente da preoccupazioni per il rispetto della libertà religiosa. Qui i problemi vengono posti soprattutto dal diffondersi di un atteggiamento laicista e da un atteggiamento di “tutela” nei confronti della religione che permane in alcuni Paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica. A quest’ultimo gruppo appartengono Bielorussia, Georgia, Macedonia, Moldova e Russia, anche se in quest’ultimo Paese si intravede qualche possibilità di evoluzione positiva.

Preoccupazioni per un atteggiamento laicista dello Stato, il Rapporto segnala in Belgio, Francia e Svezia. Un caso a sé è la Turchia, dove la volontà di aderire alla Comunità europea sta spingendo le autorità a passi avanti nel rispetto della libertà di religione, ma molto resta da fare, anche a livello di società civile, dove si notano segni di penetrazione dell’estremismo islamico, come dimostra l’assassinio del missionario italiano don Michele Santoro.



”Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), Opera di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, monaco premostratense olandese, si contraddistingue come uno dei pochi Osservatori al mondo sulla libertà religiosa, nello spirito del servizio che svolge affinché la Chiesa possa svolgere la sua missione evangelizzatrice anche nelle zone di persecuzione e di maggiore difficoltà socio-economica.



CINA
In un anno le autorità hanno arrestato 1958 evangelici
27/06/06

La persecuzione più dura è avvenuta nell’Henan, dove sono stati fermati 823 fra pastori e fedeli cristiani. I più colpiti sono i leader della comunità e gli insegnanti: il governo teme che possano corrompere le nuove generazioni.

Pechino (AsiaNews) – Il regime comunista cinese ha arrestato nel corso dell’ultimo anno 1958 fra pastori e fedeli delle Chiese protestanti non ufficiali. Lo ha denunciato ieri la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina. L’organizzazione ha pubblicato, insieme alla denuncia, un rapporto dettagliato che spiega la persecuzione anti-cristiana portata avanti dalle autorità di 15 province cinesi.

“I più colpiti dalla persecuzione – si legge nel documento – sono gli incontri fra pastori ed insegnanti cristiani, visti con particolare ostilità dal governo che mira ad indottrinare le nuove generazioni. Vi sono innumerevoli prove dei maltrattamenti e delle torture subiti dai leader delle comunità da parte della polizia e dei membri dell’Ufficio affari religiosi”.

L’Henan è stata la provincia più colpita: in 12 mesi le autorità hanno arrestato 823 cristiani nel corso di 11 operazioni. Fra questi, anche cinque cittadini americani.

Molti detenuti hanno subito abusi durante il tempo trascorso in carcere. Dopo l’arresto di un gruppo di cristiani della contea di Wen, il 13 marzo scorso, due donne – di 72 e 21 anni – sono state costrette a spogliarsi durante l’interrogatorio. Il pastore Li Gongshe, disabile, è stato brutalmente malmenato ed ha riportato la rottura di una costola.

Pechino permette la pratica del cristianesimo protestante solo all’interno del Movimento delle tre autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao e l’espulsione dei missionari stranieri e dei leader delle Chiese, anche cinesi. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA. I protestanti non ufficiali, che si radunano nelle “chiese domestiche” non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni.

“Le autorità locali cinesi – continua il rapporto – hanno colpito con costante durezza le attività religiose che non rientrano nel sistema religioso controllato dallo Stato. Le decisioni prese dagli ufficiali di polizia sono spesso arbitrarie, prese su basi inconsistenti ed in contrasto con il diritto alla libertà religiosa”.

“Nel periodo fra il 2005 ed il 2006 – aggiunge il documento – la repressione nei confronti delle chiese domestiche è peggiorata in molte province, dove le autorità hanno lanciato degli attacchi contro gli incontri cristiani di grandi dimensioni ed hanno arrestato cittadini di altre città e province”.

La situazione peggiore si è verificata nel maggio 2005, quando una serie inusuale di arresti ha colpito 600 cristiani della provincia dello Jilin: secondo la Caa, questo è stato “un tentativo di bloccare l’influenza crescente delle comunità cristiane all’interno del mondo caritativo ed accademico della provincia”.


SOMALIA
inizia la caccia al cristiano
Massimo Introvigne

[Il Giornale] La vittoria della fazione più estremista, legata ad Al Qaida, dei cosiddetti Tribunali Islamici in Somalia si deve anche alla colpevole inerzia del governo Prodi, che si è disinteressato pressoché completamente della questione somala, mentre il precedente esecutivo italiano - consapevole del fatto che siamo i primi investitori stranieri nel paese e che tutto quanto avviene a Mogadiscio ha ripercussioni fra gli emigrati somali in Italia - aveva sempre operato, d'intesa con gli Stati Uniti e con silenziosa efficacia,per mantenere un equilibrio fra le varie fazioni. Tra coloro che non saranno grati al governo Prodi di questo disinteresse ci sono i cristiani della Somalia, nei cui confronti è già cominciata una vera e propria caccia all'uomo. L'Italia conosceva questo rischio dal 2003, quando era stata assassinata la missionaria Annalena Tonelli. Quindici giorni dopo due missionari protestanti inglesi, marito e moglie, ne avevano condiviso la sorte.
La minoranza cristiana in Somalia, un tempo fiorente grazie alle missioni francescane italiane (che risalgono al 1886),a quelle luterane svedesi, anglicane britanniche e mennonite americane - seguite più tardi dai pentecostali - si riduce allo 0,5% della popolazione durante la sanguinosa persecuzione anticristiana condotta dal dittatore comunista Siad Barre nei suoi ventidue anni di governo, dal 1969 al 1991, nel corso dei quali ogni attività missionaria è vietata, centinaia di chiese sono distrutte e migliaia di cristiani torturati, fatti «sparire» o giustiziati. Dopo la caduta di Barre la nuova costituzione proclama la libertà di religione, ma in pratica per i cristiani sopravvissuti è difficile vivere una vita normale o trovare un lavoro: molti emigrano in Italia o negli Stati Uniti.
Tuttavia ci sono ancora cristiani in Somalia, e una delle attività che i Tribunali Islamici hanno condotto con maggiore zelo è la loro condanna a morte per apostasia: almeno cinquecento sono stati assassinati negli ultimi anni, già prima della conquista di Mogadiscio da parte degli ultra-fondamentalisti, e le notizie degli ultimi giorni sono allarmanti.
Il programma dei Tribunali comprende, molto semplicemente, lo sterminio di tutti i cristiani somali. Uno dei loro ideologi, lo shaykh Nur Barud, ha spiegato che «non ci sono cristiani in Somalia, ci sono solo apostati. Un musulmano non può diventare cristiano: può solo diventare apostata. Non c'è posto per gli apostati in Somalia: non riconosciamo loro il diritto di esistere, solo quello di morire, e li uccideremo tutti».
I Tribunali Islamici ritengono che le sentenze di morte contro gli apostati debbano essere eseguite anche all'estero.
Una delle loro prime azioni terroristiche fu il rapimento in Kenya di un cittadino somalo convertito al cristianesimo, che fu riportato in Somalia, «processato» e giustiziato. Lo stesso, naturalmente, potrebbe avvenire in Italia. Inoltre i Tribunali ritengono che «la terra somala sia terra sacra musulmana» e che anche gli operatori stranieri cristiani - come Annalena Tonelli - non abbiano diritto di rimanervi. La loro nozione di «cristiano» si estende al non musulmano che svolga semplici attività umanitarie,e perfino giornalistiche, senza alcuna implicazione missionaria. Altri casi Tonelli sono in arrivo. Il nido di vespe lasciato prosperare a Mogadiscio grazie anche all'inerzia italiana proietta un'ombra sinistra non solo sulla Somalia, ma su tutti i paesi - e il nostro è fra i primi - dove vivono comunità somale.

kaioh
27-06-2006, 19:54
EDIT

Ewigen
27-06-2006, 19:55
CINA
27 Giugno 2006
Una delegazione vaticana è a Pechino
di Bernardo Cervellera

Guidata da mons. Claudio Celli, avrà colloqui con il governo. L’incontro avviene in un momento di particolare tensione, voluta dall’Associazione patriottica e dall’Ufficio affari religiosi.

Roma (AsiaNews) – Una delegazione vaticana è a Pechino da domenica scorsa per incontrare alcune personalità del governo cinese. Gli analisti sono divisi sul valore della visita che proseguirà fino al 1° luglio e, a quanto si apprende, lo stesso Vaticano non si fa soperchie illusioni sui risultati ottenibili, pur ritenendo assolutamente necessario “tenere aperta la porta”.

Secondo informazioni di AsiaNews, la delegazione della Santa Sede è composta da mons. Claudio Celli e da mons. Gianfranco Rota Graziosi, della segreteria di Stato. Mons. Celli, pur non essendo della Segreteria di Stato, è da anni un esperto dei rapporti fra Roma e Pechino e un veterano in fatto di visite a Pechino.

Notizie sulla visita erano state diffuse due settimane fa, ma si erano dimostrate false. Questa volta la notizia è confermata ad AsiaNews da fonti a Pechino, Hong Kong e Roma.

L’incontro della delegazione della Santa Sede con rappresentanti del governo cinese avviene nel mezzo di un periodo di tensione causato dalla serie di ordinazioni episcopali illecite criticate con forza dal Vaticano come “un attentato alla libertà religiosa”.

Proprio nel mezzo della crisi, il governo cinese ha sempre affermato di essere “sinceramente aperto” al dialogo col Vaticano, facendo intendere che gli ostacoli al dialogo – e le stesse ordinazioni illecite – sono volute da quadri intermedi del governo e cioè dall’Associazione Patriottica e dall’Ufficio affari religiosi.

Nello stesso tempo Pechino ha ripetuto il ritornello delle pre-condizioni al dialogo con la Santa Sede: rottura delle relazioni con Taiwan e non intromissione negli affari interni della Cina (compresi le ordinazioni episcopali). Il Vaticano ha da anni messo in chiaro che il dialogo va iniziato senza precondizioni e se la rottura con Taiwan è comprensibile, non è accettabile l’emarginazione della Santa Sede dalle ordinazioni episcopali.

Dalla salita al soglio pontificio di Benedetto XVI è anche divenuto chiaro che il Vaticano cerca i rapporti diplomatici con Pechino in funzione di una piena libertà religiosa della Chiesa.

Fra gli osservatori si valuta in modi diversi la visita in corso della delegazione vaticana. Secondo alcuni è “un passo verso i rapporti diplomatici”; per altri è “un buon segno”, ma non si aspettano molto. Il card. Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, ha dichiarato alla stampa che la visita “è un gesto amichevole…ma non mi attendo un progresso molto veloce nei dialoghi”.

A rendere difficile il cammino vi è una lunga serie di violazioni alla libertà religiosa: decine di sacerdoti della Chiesa sotterranea sono in prigione; vescovi della Chiesa sotterranea sono scomparsi da anni. Perfino mons. Jia Zhiguo, vescovo non ufficiale di Zhengding, la cui liberazione era stata annunciata settimane fa, è in realtà ancora prigioniero e viene curato in un ospedale dell’Hebei piantonato da 6 poliziotti giorno e notte.

I problemi non sono minori per la Chiesa ufficiale, riconosciuta dal governo: fonti di AsiaNews in Cina hanno dichiarato che alcuni sacerdoti dell’Hebei, che hanno espresso contrarietà alla politica dell’Associazione Patriottica, sono stati picchiati durante una sessione politica. I seminari ufficiali a Pechino e Shanghai sono sottoposti a controlli della Pubblica Sicurezza ed a sessioni politiche per far accettare a tutti la politica religiosa del Partito.


ISRAELE

Missione 21: protesta al governo di Israele
25 giugno 2006 - (Herrnhuter) L’assemblea dei delegati di Missione 21 (l’organismo che ha sostituito la Missione evangelica di Basilea), riunita a Basilea dal 22 al 24 giugno, ha inviato una dura lettera di protesta all’ambasciata di Israele in Svizzera e in Germania.
La protesta si riferisce all’inaccettabile attacco di forze militari israeliane contro il Centro di cure e riabilitazione dei Fratelli Moravi, situato nei pressi di Ramallah. Il Centro è gestito dalla Missione Morava, ente della Chiesa Morava, presente in Svizzera come Missione di Herrnhut e sostenitrice e partner di Missione 21.
Lo scorso 17 giugno, soldati dell’esercito israeliano sono penetrati all’interno del Centro di cure, hanno minacciato e successivamente picchiato il custode del Centro e hanno infine devastato i locali.

I 33 delegati provenienti dall’Africa, dall’Asia, dall’Europa e dall’America meridionale si sono riuniti dal 22 al 24 giugno presso la Casa delle Missioni di Basilea. Hanno approvato il rapporto annuale 2005 e il preventivo 2007 di Missione 21 e si sono reciprocamente informati sui progetti, in corso in molte parti del mondo, sostenuti e promossi dalle chiese evangeliche e dagli organismi partner di Missione 21.



INDIA
27 Giugno 2006

Fondamentalisti indù “riconvertono” oltre 600 tribali cristiani
di Nirmala Carvalho

La cerimonia è stata una delle più grandi mai svoltesi in Orissa. Ma la Chiesa avverte che non si tratta di riconversioni: i tribali non sono mai stati indù, “è solo propaganda dei partiti estremisti”. Attivisti cattolici invitano il governo centrale a monitorare gli Stati dell’Unione guidati dal Bjp.

New Delhi (AsiaNews) – Si è svolta lo scorso 23 giugno una delle più grandi cerimonie di riconversione all’induismo mai celebrate in Orissa, India dell’est. Ma esponenti della Chiesa cattolica avvertono che è solo propaganda dei fondamentalisti, portata avanti con la connivenza del governo locale.

Con la funzione di venerdì scorso il Vishwa Hindu Parishad [Vhp, formazione paramilitare giovanile di nazionalisti indù, ndr] ha “riportato” all’induismo circa 600 cristiani tribali del distretto di Mayurbhanj. In tutto si tratta di 92 famiglie. La cerimonia si è tenuta presso il campus del Pandit Raghunath Murmu Memorial College a Sarat. Secondo il coordinatore centrale del Vhp, su 602 cristiani tribali, 166 erano donne.

Presenti alla funzione alcuni dei maggiori esponenti del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito politico di impronta nazional-fondamentalista, al poter in questo Stato. Ingenti le misure di sicurezza disposte dalle autorità locali per evitare incidenti.

Fonti interne al Vhp raccontano di centinaia di uomini, donne e bambini in fila per ricevere il darshan (la vista, una sorta di benedizione).

In un’intervista ad AsiaNews mons. Lucas Kerketta, segretario del Consiglio regionale dei vescovi dell’Orissa, avverte che si tratta solo di una campagna di propaganda orchestrata dai giovani fondamentalisti della Saffron Brigade (Brigata zafferano, dal colore della bandiera dell’induismo nazionalista). “In Orissa – denuncia il vescovo – la legge anti-conversione vale solo per le conversioni al cristianesimo, ma quando si tratta di passare all’induismo la polizia viene alle cerimonie e si fa spettatrice silente diventando complice dell’estremismo indù”.

“Di recente – continua il presule – ad una delle loro cerimonie nelle remote zone rurali dell’Orissa, sono stati gridati insulti contro i missionari cristiani davanti alla polizia, che non ha mosso un dito”.

“Il tragico – spiega mons. Kerketta – è che i tribali non sono neppure indù. Essi sono solo estremamente poveri e la loro sussistenza dipende completamente dalla comunità di maggioranza, per questo sono facile oggetto di pressioni e intimidazioni, da parte di chi vuole costringerli a partecipare a queste riconversione”.

Duro anche il commento di John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union. “Prima di tutto dobbiamo parlare di ‘conversione’ e non ‘riconversione’ all’induismo - specifica - in secondo luogo, anche se sono contrario, bisognerebbe applicare la legge anticonversione anche in questi casi e non solo ai sacerdoti cristiani. É evidente che queste leggi regionali del Bjp rappresentano una minaccia non solo per le tradizioni secolari dell’India, ma anche per la struttura federale dello Stato”. E conclude con un appello: “Invito il governo centrale a prendere misure contro il modo del Bjp di amministrare Stati come Orissa, Rajasthan e Chattisgarh, pena la frattura della democrazia nazionale”.


VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA CRISTIANA
Benedetto XVI riconosce 149 martiri della persecuzione religiosa spagnola assassinati tra il 1936 e il 1937

26 giugno 2006 (ZENIT).- Benedetto XVI ha autorizzato questo lunedì la promulgazione dei decreti con cui si riconosce il martirio di 148 religiose e religiosi e di una laica assassinati in Spagna tra il 1936 e il 1937, in piena persecuzione religiosa.

I futuri santi sono:

- Buenaventura García Paredes, spagnolo, sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Predicatori (1866-1936); Miguel Léibar Garay, spagnolo, sacerdote professo della Società di Maria (1885-1936), e quaranta compagni assassinati nel 1936.

- Simón Reynés Solivellas, spagnolo (1901-1936), e cinque compagni della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e della Congregazione delle Suore Francescane Figlie della Misericordia, insieme a Prudencia Canyelles i Ginestá, spagnola, laica, assassinati nel 1936.

- Celestino José Alonso Villar, spagnolo (1862-1936), e 9 compagni dell’Ordine dei Frati Predicatori, assassinati nel 1936.

- Ángel María Prat Hostench, spagnolo (1896-1936), e 16 compagni dell’Ordine dei Frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, uccisi nel 1936.

- Enrique Sáiz Aparicio, spagnolo (1889-1936), e 62 compagni, della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, uccisi nel 1936 e nel 1937.

- Mariano de San José Altolaguirre y Altolaguirre (al secolo Santiago) (1857-1936), spagnolo, e 9 compagni dell’Ordine della Santissima Trinità, uccisi nel 1936 e nel 1937.

Monsignor Antonio Montero, Arcivescovo emerito di Mérida-Badajoz, ha pubblicato nel 1961 nella Biblioteca di Autori Cristiani una “Storia della persecuzione religiosa in Spagna, 1936-1939”, la prima grande opera sul tema, in cui si calcolava che i rappresentanti della Chiesa assassinati in quella persecuzione furono 6.832. Di questi, 4.184 erano sacerdoti diocesani, inclusi seminaristi, 2.365 erano religiosi e 283 religiose.

Questo lunedì la casa editrice Edibesa ha pubblicato il libro “ El hábito y la cruz ”, in cui l’autore Gregorio Rodríguez Fernández stabilisce, sulla base delle nuove fonti documentarie raccolte in questi anni, che in totale sono state assassinate 296 religiose di 62 congregazioni. Di queste, 80 sono già state beatificate tra il marzo 1987 e l’ottobre 2005.

Secondo quanto ha annunciato la Santa Sede, sarà beatificata anche María del Monte Carmelo del Bambino Gesù González Ramos García Prieto (al secolo María Carmela), spagnola, fondatrice della Congregazione delle Terziarie Francescane dei Sacri Cuori di Gesù e Maria (1834-1899). Il Papa ha approvato la pubblicazione di un decreto che riconosce un miracolo attribuito alla sua intercessione.

Per quanto riguarda gli Spagnoli, la Santa Sede ha riconosciuto infine con un decreto le virtù eroiche della religiosa Isabel Lete Landa (al secolo Regina), religiosa professa della Congregazione delle Suore Mercedarie della Carità, nata il 7 settembre 1913 a Osintxu-Bergara e morta il 13 ottobre 1941 ad Eibar.

Ewigen
27-06-2006, 20:33
Le atrocità commesse erano solo da una parte.
Forse qualcosa anche dall'altra, ma considerando 20 anni di dittatura e i genocidi voluti dai nazifascisti, è andata ancora di lusso.

Non erano tutti uguali.

Vergogna.
E vergogna per l'accostamento.

fg


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VERA MEMORIA STORICA

Ecco la lista ufficiale dei 108 preti italiani uccisi dai militanti comunisti in Emilia e in Istria, ma anche nel Veneto, in Toscana e Piemonte e persino in Calabria Pochissimi avevano un passato fascista e l'ultimo fu assassinato ben 6 anni dopo la fine della guerra

Partigiani all’assalto del don
di Roberto Beretta

Fu un'incredibile mattanza di sacerdoti, e senza motivi militari Ma lo Stato italiano non ha premiato nessuno dei martiri con una medaglia

C'era una volta una casa - alla Giovecca di Lugo, tra Ferrara e Ravenna - dove, una mattina del maggio 1945, fuori dalla porta fu appesa una tonaca.
C'era una volta, ma non è una favola. In quella dimora, la Casa Scardovi, si regolavano i conti malmessi di vent'anni di fascismo. In pratica, i «tribunali del popolo» partigiani e comunisti interrogavano, seviziavano e passavano per le armi i presunti «fascisti» rastrellati in varie località, anche lontane; si dice ne siano passate 300, di vittime, da quella casa. E il giorno dopo dagli indumenti appesi al gancio si capiva chi era stato giustiziato.
È rimasto anonimo il prete ucciso quella notte; un giornale scrisse che fu frustato con catene di bicicletta da un gruppo di donne. Comunque sia, la sua figura di «sacerdote ignoto» ben si presta a simboleggiare i confratelli vittima nell'incerto, sanguinoso crepuscolo tra dittatura e libertà.
Ufficialmente sono stati 729 i membri del clero italiano - dai vescovi ai seminaristi, dai religiosi ai fratelli laici - morti a causa della seconda guerra mondiale. 422 morirono prima dell'8 settembre 1943: cappellani militari uccisi in combattimento, parroci periti sotto i bombardamenti. 191 invece risultano morti durante la Resistenza, di cui la maggior parte (158) trucidati dai tedeschi e 33 dai repubblichini. Infine 108 furono le vittime dei comunisti: 53 caduti durante la Resistenza, 14 immediatamente prima del 25 aprile e 41 dopo. Addirittura 7 furono ammazzati nel 1946, uno nel 1947 e un altro nel '51.
Analizzando le stesse cifre da un altro punto di vista, l'impressione di stranezza non muta: a fronte di 57 sacerdoti morti in combattimento, infatti, di 31 defunti in prigionia e 18 nei campi di concentramento; di contro ai 265 religiosi morti durante i bombardamenti, ai 49 scomparsi in servizio per malattia e ai 30 dispersi; ben 279 appartenenti al clero italiano sono rubricati alla voce «assassinati per rappresaglia o per odio di parte»: come dire che quasi il 40 % delle vittime belliche con la talare non furono stroncate dai colpi diretti della guerra, bensì per motivi più ideologici o addirittura «politici», che siano neri oppure rossi. Per fare un altro paragone significativo, almeno in cifre assolute: i decessi dei cappellani militari durante tutto il conflitto sono stati 148, mentre i parroci italiani morti violentemente furono 238 (più 41 viceparroci e 129 tra seminaristi, novizi e religiosi laici); quasi che per i sacerdoti il fronte sia stato meno pericoloso dell'ombra del campanile.
Restringendoci alle sole vittime dell'estremismo comunista, subito viene alla mente il famoso «triangolo della morte», dove i partigiani uccisero una trentina di preti: 8 in diocesi di Bologna, 4 a Modena, 8 a Reggio Emilia, 4 a Imola, 1 a Ravenna, uno a Carpi... Non c'è solo l'Emilia Romagna, tuttavia: la geografia del martirio sacerdotale si estende da Torino a Locri (dove un parroco fu ucciso nell'ottobre 1943 dai militi della «repubblica comunista» di Caulonia); dal Veneto alla Toscana. Un'altra zona di molte uccisioni è quella di Gorizia e l'Istria, dove non meno di una quindicina di religiosi finirono infoibati dai partigiani titini o dai comunisti italiani.
Perché questa vera e propria strage di sacerdoti, che qualcuno (il «laico» Paolo Mieli) oggi taccia d'«incredibile mattanza»? Per le vittime dei nazifascisti la risposta è quasi sempre chiara, delineata entro un orizzonte - se non giustificabile moralmente - almeno comprensibile dal punto di vista storico: si trattava in prevalenza di parroci che tentavano di difendere la loro gente dalle rappresaglie, era clero accomunato al suo popolo nelle stragi di interi paesi.
Mentre per i 108 sterminati dai partigiani le ragioni degli assassinii sono ben più sottili e nascoste, spesso indicibili. Epurazione? In verità, i sacerdoti il cui passato poteva essere ricondotto a un legame con la dittatura si contano su una sola mano: e si va in gradazioni assai varie dal fanatico don Tullio Calcagno, fucilato a Milano il 29 aprile 1945 (tuttavia era già stato scomunicato per i suoi eccessi mussoliniani), all'emiliano don Carlo Terenziani, cui s'addebitava solamente un antico servizio pastorale per la milizia fascista; un'altra quindicina erano stati cappellani militari, se questo da solo può essere segno d'adesione al regime. Fu sommaria «giustizia di popolo», insorto contro l'oppressore? Ma la maggioranza dei parroci venne piuttosto uccisa da isolati sicari, da anonimi killer che agivano di notte, a volte con l'inganno, a volte saccheggiando le canoniche...
Togliamo dunque dall'elenco dei 108 i sospetti fascisti e un'altra ventina di preti uccisi all'estero: i missionari fucilati dalle guardie rossi cinesi o ammazzati da partigiani albanesi o russi. Restano comunque almeno 70 sacerdoti assassinati dai «rossi» senza un motivo direttamente militare. Perché, allora? Per aiutare a spiegarlo ecco un altro numero, che nello stesso tempo è indice ideologico: 9 sacerdoti uccisi dai tedeschi sono stati insigniti di medaglie dalla Repubblica italiana; 5 sono le onorificenze destinate a preti uccisi dai nazifascisti. E ai 108 confratelli massacrati dai partigiani comunisti? Nulla! Sette martiri risultano bensì decorati dallo Stato, ma da quello fascista e prima dell'8 settembre.
Un'artefatta ideologia della Resistenza ha finora impedito, in oltre cinquant'anni, di riconoscere che almeno qualcuno di questi italiani con la tonaca ha eroicamente difeso la democrazia, la giustizia, la libertà di tutti. Il 60° della Liberazione, ormai vicino, sarebbe un'occasione per dare una medaglia anche ai preti delle foibe e del «triangolo rosso».


VERA MEMORIA STORICA
Chi pagherà il sangue dei vincitori?
di Luca Gallesi

Per chiudere i conti con il passato va resa giustizia ai sindacalisti, ai partigiani e ai preti uccisi dalle squadre comuniste fra il 1946 e il '61 Negli anni Novanta riemerse la questione del famoso «triangolo della morte» emiliano. È ora di completare quell'esame di coscienza

Se ha suscitato un enorme scalpore il fatto che, dopo sessant'anni, qualcuno parli con pietà del "sangue dei vinti" sparso nella primavera 1945, chissà cosa succederà quando un best seller racconterà come è stato versato, dopo, il "sangue dei vincitori". Ci riferiamo ai tantissimi sacerdoti, partigiani e sindacalisti cattolici che vennero massacrati, a guerra finita, dai partigiani comunisti. E' questa una storia che - come ricordava di recente Paolo Mieli in un'intervista su queste pagine - deve essere approfondita per fare definitivamente i conti con il "passato che non vuole passare". Ci hanno provato, nella primavera del 1990, alcuni parenti degli scomparsi nel cosiddetto triangolo della morte - i cui vertici sono Reggio Emilia, Bologna e Ferrara - che chiesero con una lettera aperta di poter finalmente sapere dove erano stati tumulati i loro cari, per dare loro una sepoltura cristiana. A loro rispose, dopo alcuni mesi, il dirigente del Pci ed ex partigiano, Otello Montanari, che in agosto scrisse una lettera al Resto del Carlino invitando i vecchi compagni d'armi a raccontare la verità sui delitti compiuti a guerra finita. Il suo gesto costò a Montanari l'isolamento dal partito e una vera e propria campagna diffamatoria nella quale si distinse, tra gli altri, proprio Giampaolo Pansa. Almeno un risultato positivo fu però ottenuto: una mano ignota piantò, di notte, una croce lungo una strada di campagna vicino al comune di Campagnola, e lì sotto verranno trovati i resti martoriati di alcune persone uccise dopo il 25 aprile 1945. Sono le vittime della guerra tra le diverse anime del Comitato di liberazione nazionale: i partigiani non comunisti hanno infatti obiettivi completamente diversi da quelli dei partigiani comunisti, per i quali la guerra non è finita, ma prosegue contro un altro nemico: la Chiesa cattolica. È un elenco lungo, quello dei preti e dei cattolici uccisi dai comunisti nel decennio 1945-1955, frutto di un clima avvelenato che oggi s tentiamo a immaginare e che può essere ricostruito grazie alle cronache delle parrocchie emiliane, sui cui registri vengono annotate testimonianze come quelle della parrocchia di Rivalta: «Sono i tempi nuovi che si avanzano con la nuova barbara civiltà del sangue fraterno sparso pel capriccio folle dei vantati pionieri dell'ordine nuovo» (17 maggio 1945); «Cristo e la Chiesa sono il grande ostacolo da superare con la tattica della finzione e della menzogna di una propaganda addirittura diabolica. L'odio contro il prete schizza dagli occhi di troppi, anche fanciulli». (13 marzo 1947). Le stesse preoccupazioni angosciano gli altri parroci emiliani: a Meletole viene tolto il crocifisso dalle scuole e sospeso l'insegnamento religioso, nella parrocchia di S. Croce, il registro del 1946 si conclude con queste osservazioni: «Anno di delitti, di violenze continue ed illegali pressioni contro la libertà individuale di molte persone; tutto nascosto sotto la parvenza delle libertà democratiche, riacquistate dai peggiori elementi sovvertitori della società civile». Lo stesso vescovo Beniamino Socche, trasferito nel 1946 dalla diocesi di Cesena a quella di Reggio, interviene energicamente sin dal giorno del suo ingresso solenne, quando denuncia «l'odio che divide e uccide: incredibili episodi di crudeltà si vanno ripetendo in ogni parte d'Italia e il brigantaggio che imperversa» e che imperveserà ancora per molti anni, dato che ancora nel 1955 il vescovo denunciava l'assassinio di due militanti dell'Azione Cattrolica e il ferimento di altri due avvenuta la sera del 26 marzo: «Siamo andati - scrive il vescovo - a visitare i feriti e le salme degli innocenti e a pregare per loro, e abbiamo sentito molti domandarsi: ma, allora, che non sia venuto il tempo di mettere finalmente fuori legge il comunismo?». Parole oggi impensabili, perché impensabili sono i fatti di sangue che fino alla fine degli anni Cinquanta (l'ultima fucilata viene sparata nel 1961!) caratterizzano il clima dello scontro politico nell'Italia centrale. La lunga serie di omicidi politici non lascia adito a dubbi sulle reali intenzioni dei partigiani comunisti, per i quali "la guerra non è finita", come scrivono nei loro proclami ufficiali. Ecco un sommario e parziale martirologio: il 10 maggio 1945 a Bomporto è ucciso a raffiche di mitra il dottor Carlo Testa, membro del Cln per la Democrazia Cristiana; il 18 maggio 1945 viene assassinato Confucio Giacobazzi, agricoltore e partigiano non comunista; il 24 maggio 1945 è freddato a pistolettate don Giuseppe Preci, parroco di Zocca; il 26 maggio 1945 viene fatto sparire don Giuseppe Tarozzi, parroco di Riolo, che non sarà mai più ritrovato; il 2 giugno 1945 è sequestrato e ucciso a Nonantola il partigiano democristiano Ettore Rizzi; il parroco di Lama Mocogno, don Giovanni Guicciardi, viene ucciso a pistolettate il 10 giugno 1945; don Luigi Lenzini, parroco sessantenne di Crocette di Pavullo, viene svegliato la notte del 21 luglio 1945 da un gruppo di "garibaldini" che lo sequestrano per torturarlo: il suo cadavere viene seminascosto nella vigna, e dovranno passare alcuni giorni prima che qualcuno abbia il coraggio di seppellirlo; il 27 luglio 1945 è colpito da raffiche di mitra l'impiegato democristiano di Nonantola Bruno Lazzari.
Gli omicidi continuano anche gli anni successivi: il 15 gennaio 1946 don Francesco Venturelli, parroco di Carpi, viene ucciso a colpi di arma da fuoco, dopo che la Voce del partigiano, organo dell'Anpi, lo aveva accusato di aiutare i fascisti; il 19 maggio 1946 viene assassinato a pistolettate, mentre sta andando a messa, il dottor Umberto Montanari, medico condotto a Piumazzo ed ex-partigiano cattolico; la sera del 17 novembre 1948 un uomo fa irruzione nella canonica della parrocchia di Freto e uccide Angelo Casolari e Anna Ducati, membri del consiglio parrocchiale. E l'elemco potrebbe continuare a lungo. Molti responsabili di questi omicidi non saranno mai neppure cercati, mentre parecc hi condannati riescono a fuggire nei paesi dell'Est -soprattutto in Cecoslovacchia e in Jugoslavia - grazie all'apparato del Pci che gli garantisce aiuto e impunità.

Correggio
Pessina, una tonaca macchiata di rosso


Don Umberto Pessina [...], parroco di Correggio, è ucciso la notte del 16 giugno 1946 a causa della sua intransigenza nel denunciare i traffici del Pci. Il sindaco comunista del paese, Germano Nicolini, noto come "Diavolo", verrà condannato a dieci anni di galera come mandante dell'omicidio. Nel 1990, a seguito della denuncia di Otello Montanari, si fa avanti un altro ex-partigiano comunista, William Gaiti, che si autoaccusa dell'omicidio. I resti mortali di Don Pessina vengono tumulati nella sua parrocchia di San Martino solo dieci anni dopo la sua morte, nel giugno del 1956, con una solenne cerimonia organizzata da monsignor Beniamino Socche. Lungo tutti i 30 chilometri del percorso - come ricorda Giorgio Pisanò nel suo «Triangolo della morte» (Mursia) - «ai lati della strada manifestano due ali compatte di comunisti della Bassa. Sull'asfalto biancheggiavano scritte come "Morte al clero". Molti, nel preciso istante in cui il furgone transitava davanti a loro, sputavano con disprezzo per terra».

Bologna
Giovanni Fanin, un martire del sindacato

Il 4 novembre 1948 a San Giovanni in Persiceto viene ucciso a sprangate da una squadraccia comunista il giovane sindacalista cattolico Giuseppe Fanin (nella foto), il cui unico torto era quello di ricoprire la carica di segretario provinciale dell'Acli-terra. La sua morte ha le caratteristiche del martirio, tanto che lo scorso 4 novembre l'arcivescovo cardinale Giacomo Biffi ha presieduto, nella Cattedrale di Bologna, la chiusura del processo diocesano di canonizzazione del Servo di Dio Giuseppe Fanin. Il processo canonico si conclude quasi alla vigilia di una data simbolica, come ricorda don Piero Altieri, direttore del «Corriere Cesenate», a ridosso «di quel 9 novembre, anniversario della rivoluzione sovietica del 1917, che si vorrebbe fosse celebrato ogni anno per fare memoria delle violenze inaudite inflitte dal comunismo sovietico in tutto il mondo nel XX secolo».
[Avvenire 2004]


VERA MEMORIA STORICA

Dimenticati
di Paolo De Marchi

Una pagina rimossa della nostra storia. Centinaia di cattolici, sacerdoti e laici, uccisi dai partigiani comunisti nell’immediato dopoguerra. In odio alla fede e alla Chiesa. I testimoni tacciono. I libri di testo nascondono la verità. Viltà, paura o complicità?

Una delle accuse più squalificanti che possano essere rivolte a chi si occupa di storia è senz’altro — nell’attuale temperie culturale — quella di essere revisionista: che equivale quanto meno a impudente falsario o a spericolato negatore di verità conclamate e di tesi pacificamente ammesse dalla gente che conta. Uno storico vero dovrebbe invece essere revisionista per definizione, perché il passato è sempre suscettibile di una pluralità di letture, e la valutazione dei fatti, per essere il più possibile serena, va sgombrata da pregiudizi ideologici e luoghi comuni non verificati. Il revisionismo, insomma, dovrebbe essere strumento ordinario di lavoro per uno storico, se non altro per evitare il formarsi di miti e leggende che piano piano finiscono per sovrapporsi alla verità dei fatti. Ora, una delle mitologie più solide, in Italia, nell’ultimo cinquantennio è certamente quella che riguarda la Resistenza: della quale è intoccabile la sacralità e incrollabile il giudizio totalmente positivo, Il che spiega come, mentre molto si sa dei crimini commessi dai nazisti (e che nessuno vuole naturalmente sminuire), manchino invece del tutto studi approfonditi sui crimini commessi dai partigiani in alta Italia, e soprattutto in Emilia Romagna, nel cosiddetto Triangolo della Morte. Eppure anche un Giorgio Bocca, certo insospettabile di voler "gonfiare" le cifre, calcola in 12-15.000 il numero dei "giustiziati" dai partigiani. Diciamo subito che il termine "giustiziati" usato da Bocca non appare esalto, perché fra gli uccisi ci sono certamente molti fascisti, ma ancor di più ci sono persone eliminate per ragioni che con la politica avevano poco o nulla a che tare (si pensi, per stare alla realtà, ai sette fratelli Govoni - uno solo dei quali era qualificabile come fascista, e di cui l’ultima, lda, ventenne, era madre di una bimba di pochi mesi - trucidati ad Argelato l’11 maggio 1945, i cui corpi verranno trovati solo nel ‘51; oppure, per passare alla poesia, che spesso interpreta i fatti in modo più efficace della pura cronaca, al bellissimo racconto di Guareschi intitolato Due mani benedette). Ma quello che qui ci interessa è sottolineare il fatto che fra questi morti ammazzati elevatissimo è il numero di cattolici, uccisi proprio in quanto cattolici, ossia perché incarnavano — agli occhi sia dei nazisti sia dei partigiani comunisti —quella tragica figura del "nemico oggettivo" di cui le rivoluzioni hanno assoluto bisogno per sopravvivere.

Ebbene, di queste vittime restano dei nomi, delle date, e poco più. Perfino Il secolo del martirio, il bel libro di Andrea Riccardi di cui si è già parlato su queste pagine, nulla dice in proposito: e di questi veri martiri della fede si rischia di perdere anche la memoria, se non ci si deciderà a tentare, e presto, qualche ricerca approfondita. Eppure sono tanti: solo in Emilia Romagna sono 92 i sacerdoti e seminaristi caduti per mano dei partigiani e su L’Osservatore Romano del 1° novembre 1995 Luciano Bergonzoni ne elenca i nomi, insieme a quelli di tanti altri, vittime della ferocia nazista.

Sempre nel ‘95, il card. Biffi ha promosso una serie di celebrazioni commemorative, nelle parrocchie della diocesi di Bologna, dei sembravano socialmente sacerdoti uccisi prima e avanzate ed erano soltanto dopo la Liberazione, affermando che "questa impressionante serie di crimini dice che c’era a quel tempo il piano di impadronirsi politicamente della nostra società attraverso l’intimidazione della gente"; e proseguiva ribadendo il dovere del ricordo e della riconoscenza nei confronti di chi ha sacrificato la vita per ottenerci "il dono di un lungo periodo di prosperità e di pace", sapendo "opporsi con fermezza ed efficacia al trionfo di ideologie che sembravano socialmente avanzate ed erano soltanto cieche e disumane", e preservandoci così "dalle tristi prove toccate a molte nazioni dell’Est europeo". Non è questa la sede per un ricordo dettagliato di tanti martiri, tra cui abbondano le figure nobili e luminose, e spesso i veri e propri eroi.

Basterà menzionare il sacrificio di don Alfonso Reggiani, ucciso ad Amola il 5 dicembre 1945, e di don Enrico Donati, di Lorenzatico, ucciso il 13 mezza e ricordato espressamente dal card. Biffi, per arrivare al caso forse più famoso di tutti, quello di don Umberto Pessina, trucidato a San Martino di Correggio il 18 giugno 1946 (quindi sempre ben dopo il fatidico 25 aprile!): un delitto che invano i comunisti hanno cercato di far passare per un incidente, come è spiegato dallo storico Sandro Spreafico in un’intervista pubblicata su Avvenire del 30 dicembre 1993 (una ricostruzione dell’omicidio, che portò in carcere per dieci anni l’allora sindaco di Correggio Germano Nicolini, pur innocente, è contenuta nello studio di Frediano Sessi, Nome di battaglia: Diavolo, uscito da Marsilio nel 2000: cfr. sull’argomento M. Corradi su Avvenire del 4 giugno 2000 e R. Festorazzi su Avvenire del 18 giugno 1996).

Tanti sacerdoti, dunque, ma anche tanti seminaristi e tanti laici, come il quindicenne Rolando Rivi, ucciso a Reggio Emilia il 10 aprile 1945, in quanto "futuro ragno nero", o il famoso Giuseppe Fanin, apostolo dell’idea cristiana fra i braccianti e i contadini, ucciso a ventiquattro anni il 4 novembre 1948 vicino a Bologna, perché dava fastidio il suo impegno per tradurre in pratica la dottrina sociale della Chiesa.

Un ultimo punto vorremmo ricordare: gli assassini di tanti innocenti — colpevoli solo di essere cattolici — sono stati spesso individuati, ma le condanne sono state pochissime, perché quasi sempre essi hanno trovato, con la copertura e la connivenza del partito comunista, rifugio e ospitalità oltre la cortina di ferro. E questo va tenuto presente soprattutto oggi, quando quasi nessuno vuoi più ricordare il suo passato comunista, e addirittura vuol farsi passare per liberale, ma allo stesso tempo rifiuta un serio esame di coscienza. Ci piacerebbe insomma che anche altri, e non solo i cattolici, scoprissero la grandezza e la dignità del chiedere perdono.

Tutto questo discorso è fatto qui — sia chiaro — non per riaprire ferite o per vano spirito di polemica, ma allo scopo di mantenere viva la memoria dei fatti e far risplendere la verità, che rischia altrimenti di restare sepolta sotto gli slogan e il conformismo ideologizzato; e con la speranza che la Storia — quella vera, e non quella manipolata dagli storici non revisionisti o dai manuali scolastici — insegni a evitare gli orrori del passato.


Ricordiamo i nomi dei sacerdoti dell’Emilia Romagna sacrificati in odio alla religione o per "liberare" il nostro paese.

Bertinoro: Vincenzo Bruscoli, Giovanni Godoli.
Bologna: Luigi Balestrazzi, Medardo Barbieri, Corrado Bartolini (parroco di S. Maria in Duno, prelevato dai partigiani il 1° 1945 e fatto sparire), Raffaele Bartolini (canonico della Pieve di Cento, ucciso dai partigiani la sera del 20 giugno 1945), Dogali Raffaele Busi, Ferdinando Casagrande, Enrico Donati (arciprete di Lorenzatico, ucciso il 13 maggio 1945 da elementi qualificatisi per partigiani, chiuso in un sacco e gettato in acqua), Achille Filippi (parroco di Moiola, ucciso dai comunisti il 25 luglio 1945 perché accusato di filofascismo), Mauro Fornasari, Giovanni Fornasini (ucciso da un capitano tedesco il 13 ottobre 1944), Domenico Gianni, Arturo Giovannini, Ilario Lazzeroni, Giuseppe Lodi (ucciso dai tedeschi il 29 settembre 1944), Ubaldo Marchioni (ucciso dalle SS il 29 settembre 1944), Ildebrando Mezzetti, Aggeo Montanari, Giuseppe Rasori, Alfonso Reggiani, Eligio Scanabissi, Giuseppe Tarozzi, Elia Comini, Martino Capelli, Mario Ruggeri, Tarcisio Collina.
Carpi: Alberto Fedozzi, Amadio Po, Francesco Venturelli.
Cesena: Lazzaro Urbini.
Faenza: Angelo Cicognani, Antonio Lanzoni, Antonio Scarante.
Ferrara: Mario Boschetti, Pietro Rizzo.
Fidenza: Domenico Cavanna, Aldo Panni.
Forlì: Livio Casadio.
Guastalla: Gerrino Cavazzoli, Giacomo Davoli.
lmola: Pietro Cardelli, Teobaldo Daporto (arciprete di Castel Ferrarese, ucciso da un comunista nel settembre 1945), Giovanni Ferruzzi (arciprete di Campanile, ucciso dai partigiani il 3 aprile 1945), Giuseppe Galassi, Tiso Galletti (parroco di Spazzate Passatelli, ucciso il 9 maggio 1945 perché aveva criticato il comunismo), Settimio Pattuelli, Luigi Pelliconi, Aristide Penazzi, Evaristo Venturini.
Modena: Aldo Boni, Aristide Derni, Giuseppe Donini, Palmiro Ferrucci, Giovanni Guicciardi, Luigi Lendini (parroco di Crocette trucidato dopo inenarrabili torture il 20 luglio 1945), Elio Monari, Natale Monticelli, Giuseppe Muratori, Giuseppe Preci, Ernesto Talè.
Parma: Amedeo Frattini, Pietro Picinotti, Italo Subacchi, Giuseppe Voli.
Piacenza: Giuseppe Beotti, Giuseppe Borea, Alberto Carrozza, Francesco Delnevo, Francesco Mazzocchi, Alessandro Sozzi.
Ravenna: Primo Mantovani, Luciano Missiroli, Santo Perin, Mario Domenico Turci.
Reggia Emilia: Sperindio Bolognesi (parroco di Nismozza, ucciso dai partigiani comunisti il 25 ottobre 1944), Pasquino Borghi, Aldemiro Corsi (parroco di Grassano, assassinato nella sua canonica, con la domestica Zeffirina Corbelli, da partigiani comunisti la notte del 21 settembre 1944), Giuseppe Donadelli, Luigi Ilariucci, Giuseppe Jemmi, Sveno Maioli, Luigi Manfredi (parroco di Budrio, ucciso il 14 dicembre 1944 perché aveva deplorato gli "eccessi partigiani"), Dante Mattioli, Umberto Pessina, Battista Pigozzi, Rolando Rivi, Carlo Terenziani.
Rimini: Giuseppe Balducci, Federico Buda, Pietro Carabini, Giuliani, Pietro Maccagli.
Sarsina: Ettore Barocci, Dino Foschi, Pietro Tonelli.
[Il Timone]


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Ewigen
27-06-2006, 22:46
MONDO

Tolleranza e discriminazione dei cristiani
Intervista al professor Rocha Scarpetta

ROMA, lunedì, 26 giugno 2006 (ZENIT.org).- L’intolleranza religiosa non esiste solo nei regimi dittatoriali, ma esiste anche - in modo più sottile - nelle società libere e democratiche, secondo quanto spiega un professore di teologia delle religioni ed ecumenismo.

Joan-Andreu Rocha Scarpetta, docente presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” e l’Università Europea di Roma, è intervenuto al vertice promosso dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) sull’attuazione della tolleranza. Il tema dell’incontro, svoltosi ad Almaty (Kazakistan) dal 12 al 13 giugno, è stato: “Promuovere l’intesa interculturale, interreligiosa ed interetnica” (Cfr. ZENIT, 13 giugno 2006).

In questa intervista, Rocha Scarpetta parla delle nuove forme di intolleranza religiosa, presenti nei Paesi dell’OSCE, che tendono a porre in ridicolo pubblicamente i cristiani, in particolare attraverso i mezzi di comunicazione.

Quale era l’obiettivo dell’incontro dell’OSCE ad Almaty?

Rocha: L’obiettivo era quello di valutare e proporre nuove forme di promozione dell’intesa interculturale, interreligiosa ed interetnica.
Lo svolgimento di questo incontro è stato condizionato dai recenti avvenimenti relativi alla pubblicazione delle vignette sul profeta Maometto, percepita come una grave offesa alla sensibilità religiosa altrui.
Come si ricorderà, questi eventi hanno provocato anche l’uccisione di un sacerdote cattolico in Turchia, l’aggressione e le minacce contro altri cristiani e numerosi episodi di violenza in molte parti del mondo. Non hanno avuto come conseguenza, quindi, un unico effetto, ma una reazione a catena nell’ambito di popolazioni di altro credo.

Questo contesto ha quindi offerto uno spunto per un’opportuna focalizzazione del problema dell’identità religiosa e del suo ruolo nella società, in un contesto di libertà di espressione e di differenziazione religiosa.
Il tema della discriminazione dei cristiani è stato affrontato in modo particolare in questa riunione?

Rocha: L’OSCE si sta impegnando nella lotta contro la discriminazione e l’intolleranza, in particolare nell’ambito dell’antisemitismo e dell’islamofobia, con programmi specifici ed ampi.

Ma riguardo la discriminazione dei cristiani c’è ancora molta strada da fare. La discriminazione delle minoranze religiose sta acquisendo importanza nell’agenda delle organizzazioni, ma la discriminazione dei cristiani sembra essere vista ancora sotto un basso profilo.

Come si manifesta la discriminazione e l’intolleranza nei confronti dei cristiani?

Rocha: Si tratta di fenomeni evidenti non solo nei Paesi che sono ancora incapaci di assicurare la libertà religiosa, ma nel contesto culturale generale. Essi si manifestano soprattutto attraverso la ridicolizzazione dei simboli, delle pratiche e delle istituzioni cristiane.

La recente produzione di cartoni animati della serie “Popetown”, che ha messo in ridicolo specifici aspetti della fede cristiana ed ha rappresentato le autorità della Chiesa come delinquenti coinvolti in ogni tipo di attività malvagie, ne è un chiaro esempio.
Diversi siti Internet sono stati recentemente chiusi per aver usato un linguaggio anticristiano. Molte sono le opere d’arte moderna e di teatro che mettono in ridicolo i simboli e le pratiche cristiane. Vi sono persino alcuni politici che si permettono di scherzare con i simboli cristiani in pubblico.
Il numero crescente delle offese contro i cristiani, sotto questi aspetti dell’ironia, dell’arte o della concezione distorta della libertà d’espressione, dimostrano che qualcosa andrebbe fatto.

Come spiega lei questa situazione?

Rocha: Nei Paesi in cui il Cristianesimo costituisce il tessuto culturale di fondo e dove la religione è stata ridotta a questione personale, ci siamo abituati ad una fede soggettiva in cui crediamo senza appartenere (“believing without belonging”).
Questo crea una situazione confusa in cui prendere in giro i simboli di ciò in cui crediamo appare come una cosa normale che non ci tocca.
L’assenza di reazioni promuove la diffusione di queste offese che poi costituiscono il seme della discriminazione e dell’intolleranza.

Cosa possono fare i cristiani per lottare contro questo tipo di discriminazione nei confronti della propria fede?

Rocha: La prima cosa è riconoscere questa realtà di discriminazione velata. L’equilibrio tra libertà d’espressione e rispetto della sensibilità religiosa è una sfida imponente.
I cristiani devono reagire di fronte a queste situazioni, ovviamente senza usare la violenza, ma dimostrando il proprio scontento, nell’ambito dei mezzi di comunicazione che le producono e delle istituzioni civili che le permettono. Questo creerebbe, man mano, una nuova sensibilità sull’uso improprio dei simboli cristiani nella sfera pubblica.
Anche le organizzazioni non governative potrebbero svolgere un ruolo importante. Alcune lavorano attivamente contro la discriminazione dei gruppi etnici e religiosi. Forse è arrivato il momento che esse inizino ad evidenziare la discriminazione pubblica dei simboli, delle pratiche e delle istituzioni cristiane, e non solo la vera e propria persecuzione dei cristiani.
Questa prospettiva aprirebbe la via ad azioni più specifiche, come la creazione di un codice di deontologia sulla libertà d’espressione e il rispetto verso le religioni, che potrebbe arginare l’aumento della discriminazione contro la fede cristiana e i suoi simboli.

Ewigen
28-06-2006, 21:40
MONDO
Parlare della Bibbia in Arabia Saudita costa 750 frustate

Nella lista nera Corea del Nord e Paesi islamici, ma cresce l’allarme per l’ondata laicista in Europa


[Libero]C’è chi viene condannato a morte perché si è convertito dall’islam al cristianesimo; un insegnante in Arabia Saudita ha parlato ai suoi studenti della Bibbia e ha elogiato gli ebrei: denunciato e processato per «aver deriso l’islam», la sentenza del tribunale lo ha condannato a 750 frustate e a 40 mesi di carcere. Ci sono gli almeno tremila indonesiani, indottrinati dal fondamentalismo islamico, che sono pronti a farsi saltare in aria in attacchi kamikaze. Ma c’è anche la Comunità Europea che subisce gli assalti di una ondata laicista e chiude gli occhi anche davanti a fatti come l’omicidio di don Andrea Santoro in Turchia. Violenze, soprusi, omicidi, legislazioni liberticide: anche nel 2005 il rispetto della libertà religiosa è stato largamente violato nel mondo. Ed è il continente asiatico quello dove più forti sono le persecuzioni contro i cristiani e la Chiesa cattolica. E’ la fotografia inquietante scattata dal “Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo” curato dall’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) e presentato ieri a Roma. All’incontro hanno preso parte il direttore dell’agenzia di stampa missionaria Asianews Bernardo Cervellera, il vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam, Hans Peter Rothlin, presidente dell’Acs internazionale, Orazio Petrosillo, presidente di Acs Italia, e Attilio Tamburini, direttore di Acs-Italia. Sono passati quasi sessant’anni da quando padre Werenfried van Straaten percorreva le strade semidistrutte dell’Europa reduce dalla seconda guerra mondiale chiedendo l’elemosina con il suo cappello nero sformato per i mille disperati di cui si prendeva cura. Che poi divennero migliaia e migliaia, perseguitati e colpiti soprattutto per la loro appartenenza alla Chiesa. Oggi il suo progetto di «Aiuto alla Chiesa che soffre» è diventata una realtà grande, diffusa in 130 nazioni. La realtà storica è cambiata, ma la libertà religiosa è ancora un miraggio in molti luoghi del mondo. Basti pensare ai molti cristiani dell’Asia che hanno scelto la via dell’esilio in Occidente. E’ il caso dell’Iraq, da dove, solo da agosto a ottobre 2004, tra i 10mila ai 40 mila cristiani sono fuggiti,e della Palestina, in cui è alto il rischio di estinzione delle comunità cattoliche di rito orientale. Gravi violazioni della libertà religiosa si consumano poi in alcuni Paesi a maggioranza islamica a danno delle minoranze religiose, dall’Arabia Saudita all’Iran, con forti limitazioni della libertà religiosa per gli stessi musulmani, che sono sempre più frequentemente vittime della violenza fondamentalista. Come ribadisce Magdi Allam, secondo il quale «la libertà religiosa è il fondamento della libertà tout court», in molte aree geografiche «soprattutto del mondo arabo, esiste una libertà religiosa formale, ci sono i luoghi di culto, manon esiste autentica libertà religiosa». Allam punta il dito contro molti media italiani che «non condannano in modo esplicito l’intolleranza e il fanatismo religioso», «che definiscono “guerriglieri” o “insorti” coloro che uccidono barbaramente cittadini e civili inermi». Tutto questo «ha finito per ritorcersi contro gli stessi islamici, legittimando di fatto il terrorismo». La “classifica nera” dei Paesi più intolleranti vede in pole position l’Arabia Saudita, la Corea del Nord da dove arrivano testimonianze agghiaccianti, come gli infanticidi sistematicamente perpetrati nei campi di detenzione e la Cina. Dove, osserva padre Cervellera, «da una parte il governo sente le pressioni internazionali, per cui vuole mostrare un volto nuovo e vara i nuovi regolamenti per le attività religiose, dall’altra si continua ad arrestare fedeli e personale religioso, torturare membri di diverse comunità, distruggere luoghi di culto, imporre limiti o proibire contatti e movimenti all’interno del Paese».

Ewigen
29-06-2006, 18:45
MESSICO
Obrador, il candidato messicano «anti» che fa al Padreterno
Alberto Pasolini Zanelli
da Città del Messico

[Il Giornale] Alcuni sondaggi dicono + 3. Altri - pochi - arrivano a + 7. Altri ancora, basandosi sulla tendenza dei numeri più che sulla loro somma, lo danno invece soccombente. La pensano così, ad esempio, i bookmaker, pronti a remunerare chi punti sulla elezione a presidente del Messico di Andrés Manuel López Obrador e non chi punti su Felipe Calderón. Gli «esperti», che non mettono in gioco pesos ma la propria reputazione, insistono sul pareggio e, domenica, vinca il migliore.
Sarebbe, dunque sulla base di queste cifre, l'elezione più normale del mondo. È ormai la regola, non più l'eccezione, che le campagne si concludano in volata e gli elettori si dividano quasi esattamente fra i due contendenti maggiori, lasciando al destino, o alla paglia più corta, il compito di sceglierne uno. Lo abbiamo visto di recente in Ungheria, poco prima in Italia, l'anno avanti in Gran Bretagna, due volte su due in Germania, due su due negli Stati Uniti. Ma in Messico non è mai successo.

In Messico, tranne l'ultima volta, di candidati ce n'era in pratica uno solo, designato, almeno formalmente, dal predecessore, la cui indicazione si configurava come avvenuta mediante il segno di un dito, il famoso, o famigerato «dedazo».
Per settanta anni il più popoloso Paese ispanoamericano è stato governato da un partito a tutti gli effetti unico, anche nel nome dal momento che si era autodefinito Pri, Partido revolucionario institucional. Poi è scoppiata una piccola rivoluzione e al potere c'è andato,grazie soprattutto al voto delle grandi città, un uomo come Vicente Fox, leader di un Pan, Partido de Acción Nacional, decisamente di destra. Adesso è tempo di un nuovo termine, Fox un po' ha deluso e, comunque, non potrebbe ripresentarsi e il bipartitismo appena inaugurato si è già trasformato in una partita a tre: l'uomo del Pri Roberto Madrazo, l'erede alla guida del Pan, Felipe Calderón, e il candidato del Prd, Partido de la Revolución democrática, López Obrador, sindaco di Città del Messico e leader della sinistra.

Che non ha proprio nulla di moderato. Rappresenta soprattutto la capitale ma si è formato nella remota provincia del Tabasco, con una sua storia di romanticismo ed estremismo.
Ricordate la leggenda di Pancho Villa e di Emiliano Zapata che, rispettivamente dal Nord e dal Sud marciano su Città del Messico, depongono il dittatore Porfirio Diaz e aprono mezzo secolo di guerre civili? Accadeva pressappoco mentre l'Europa sprofondava nella I guerra mondiale, ma ha lasciato ricordi interamente vivi e che dunque sono più che ricordi.

Se tutto il Sud America è percorso di questi tempi da una febbre che chiamano «populista», il Messico non è, come retorica, molto più indietro del Venezuela con il Chavez o della Bolivia con il suo Morales.
Obrador è prima di tutto un candidato «anti». Anti globalizzazione, anti America, anti modernizzazione, anti liberismo, anti razionalismo ma anche anti cristianesimo. Il suo modo di presentare le scelte, e le cose, è, sotto un certo punto di vista, il più radicale che si senta nell'emisfero.Obrador divide il mondo, anzi l'universo, in due partiti: quelli di Sopra e quelli di Sotto. Gli americani sono evidentemente di Sopra, ma così anche gli abitanti delle città rispetto a quelli delle campagne, tutti coloro che sono insigniti di una qualche autorità contro gli umili e i disarmati, i ricchi contro i poveri, la modernità contro l'arcaismo.
Tale consequenzialità semplificatoria lo porta a includere tra i suoi bersagli il Padreterno, di cui nessuno potrà negare che sta Sopra e quindi è un oppressore di quelli di Sotto.

Con le sue regole, comandamenti, proibizioni varie. Il Messico ha conosciuto guerre di religione, aspre e violente, l'ultima delle quali è rimasta nella memoria come «rivolta dei Cristeros». Dall'altra parte combatteva, un paio di decenni prima, il generale Francisco Múgica, naturalmente un ex seminarista, che invece di arringare le sue truppe come si fa di solito, con la promessa che «Dio è con noi», diceva che Dio era contro e quindi bisognava combatterlo. Quando conquistò, nel 1916, la capitale del Tabasco,

San Juan Bautista, ne abolì il nome. Da allora essa si chiama Villahermosa. Città del Messico è un toponimo laico e quindi è improbabile che López Obrador intenda ribattezzarla. Ma, visto l'uomo, se lo dicesse ci si crederebbe.

Ewigen
30-06-2006, 18:11
INDIA
30 Giugno 2006
Suore di madre Teresa imprigionate con l\'accusa di proselitismo
di Nirmala Carvalho

Le quattro Missionarie della carità sono state aggredite e imprigionate per proselitismo e conversione. L’arcivescovo di Hyderabad ricorda ad AsiaNews la loro dedizione assoluta ai poveri e chiede un’indagine approfondita sull’accaduto.

Hyderabad (AsiaNews) – Una folla composta da fanatici indù ha aggredito in un ospedale quattro suore di madre Teresa e le ha fatte arrestare dalla polizia locale con l’accusa di proselitismo e conversione nei confronti dei moribondi.

“L’attacco – dice ad AsiaNews l’arcivescovo Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana - è un fatto tragico, che sconvolge la comunità indiana e deve essere condannato con forza. Il tutto è ancora più grave se si pensa che queste religiose sono conosciute in tutto il mondo per il loro altruismo e per la dedizione con cui servono i poveri”.

Le quattro Missionarie della carità sono state aggredite durante la loro settimanale visita ad un ospedale della città-santuario indù di Tirupati, nello Stato meridionale dell’Andra Pradesh. Le quattro religiose, tutte intorno ai 35 anni, erano infatti all’interno dell’ospedale governativo di Ruia, dove sono solite passare del tempo con i malati terminali di Aids. Un gruppo composto da circa 50 fanatici dell’Hindu Dharma Parirakshana Samithi [Gruppo per la difesa della religione indù ndr] è entrato con la forza nell’ospedale, dove ha bloccato le quattro religiose e le ha accusate di essere lì per convertire i moribondi.

La folla è cresciuta rapidamente, fino a raggiungere i 300 elementi, costringendo le suore a rimanere chiuse dentro fino alle otto e mezza di sera. A quel punto sono arrivati gli agenti di pubblica sicurezza, che le hanno portate nella stazione di polizia locale.

“Le religiose – spiega ad AsiaNews mons. Marampudi Joji, arcivescovo metropolita di Hyderabad – hanno il permesso del governo per queste visite, che hanno compiuto ogni domenica negli ultimi 20 anni. Le suore, d’accordo con l’amministrazione ospedaliera, accolgono i moribondi nelle loro case, dove possono morire circondati di dignità ed amore”.

“Appena appresa la notizia – aggiunge – ho chiamato immediatamente il Chief Minister Y.S. Rajasekhara Reddy ed il direttore generale della polizia S. Sen, entrambi cristiani, e sono corso nella prigione, da dove siamo riuscite a farle scarcerare alle dieci e mezzo di sera”.

“Le suore – racconta mons. Joji - erano terrorizzate, tremavano per l’atmosfera di intimidazione che c’era in quella stazione. Gli agenti hanno ignorato anche l’ordine della Corte suprema, che impone loro di non costringere alla custodia cautelare fra il tramonto e l’alba”.

L’arcivescovo ha guidato questa mattina una delegazione composta dalle religiose, accompagnate da una delegata della Casa madre di Kolkata, davanti al capo della polizia, a cui ha mostrato i documenti che permettono le visite ai moribondi. Nonostante tutte le assicurazioni ricevute, mons. Joji racconta però di una manifestazione organizzata da aderenti all’ideologia hindutva per le strade della città che chiedeva l’arresto delle religiose per “propagazione della fede e conversione”.

“In Andra Pradesh – sottolinea – non è in vigore alcuna legge contro la conversione e l’art. 25 della Costituzione indiana garantisce la libertà religiosa. Come cristiani perdoniamo gli aggressori, ma come arcivescovo metropolita ho il dovere di proteggere la fede e chi ne è testimone. Per questo ho chiesto al Chief Minister di investigare su questa barbarie ed arrestare chi l’ha commessa”.

“Le accuse di conversione – riprende mons. Gracias – sono totalmente infondate ed ingiuste. Questo atto dimostra non solo la bigotteria di chi l’ha compiuto, ma anche l’ignoranza nei riguardi dei bisogni delle persone povere”. “Voglio sottolineare con enfasi - conclude il presule – che nessuna congregazione religiosa indulge in conversioni e le suore di madre Teresa, ancora di più, sono note per la loro attività esclusivamente sociale. Non vi alcuna possibilità di fraintendimento su questo punto”.


RWANDA
Il sacerdote si difende dall'accusa di genocidio

[PIME]“Io e i miei collaboratori abbiamo fatto quello che potevamo. Abbiamo combattuto invano, ma non avevamo alcun potere”: si è difeso così dinanzi al Tribunale penale internazionale per il Rwanda (Tpir) con sede ad Arusha (Tanzania) padre Athanese Seromba, accusato di aver ordinato a un bulldozer di distruggere la sua chiesa a Nyange, nell’ovest del Ruanda, dove avevano cercato riparo 2.000 fedeli tutsi durante i massacri del 1994. Martedì scorso la procura del Tpir aveva chiesto per padre Seromba la condanna all’ergastolo.Patrice Monthé, Seromba è vittima di una “demonizzazione della chiesa cattolica” e la distruzione della chiesa è stata ordinata dalle autorità locali, che il sacerdote non aveva alcun potere di fermare. Padre Seromba nel febbraio 2002 aveva lasciato l’arcidiocesi di Firenze, di cui era ospite dal 1997, e si era consegnato spontaneamente ai magistrati nominati dall'Onu e incaricati di indagare sul genocidio in Rwanda del 1994. Da allora continua a ribadire la sua innocenza. Il processo, iniziato nel settembre 2004, è stato segnato da sospensioni e rinvii.

Ewigen
01-07-2006, 09:30
ITALIA
BOFFO (AVVENIRE), NEL REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE ASSISTITA “LO SBAGLIO È STATO ALL’INIZIO”

Sfogliando oggi i quotidiani e rivedendo le registrazioni dei talk show di un anno fa sul referendum, la questione complessa, ha sottolineato Boffo, è stata tramutata, nella maggior parte dei media, "in slogan semplicissimi e di grande impatto", affidati a un "piccolo esercito di personaggi noti (perché televisivi), arruolati per il sì", giocando su due concetti elementari: "Vota sì per la libertà della ricerca e per permettere ad una mamma sfortunata di avere un figlio". Un altro fronte della comunicazione, "spalancato" con il referendum del 2005, è stato, ha aggiunto Boffo, quello dell'anticlericalismo. "Una minoranza culturale agguerrita ha colto l'occasione per lanciare un'offensiva contro il cristianesimo, il Vaticano, i vescovi". Insomma, "il referendum veniva ulteriormente banalizzato, spacciandolo per la giusta battaglia contro il clericalismo arrogante, la difesa della sana laicità contro le pretese pretesche": il che, per Boffo, "era semplicemente ridicolo". Ma le cose da allora "non sono cambiate poi molto". Pur essendo la maggior parte dei mass media "i grandi sconfitti della vicenda referendaria", ha concluso Boffo, "l'esito del referendum ha indotto ad una maggiore ruvidezza verso il cristianesimo avvertito stranamente insubordinato eppure pericolosamente capace di intercettare ancora il Paese reale".[Avvenire]

VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA CRISTIANA

Il martirio dei Santi Pietro e Paolo, “atto di nascita della Chiesa di Roma”, spiega il Papa

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 30 giugno 2006 (ZENIT).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate da Benedetto XVI in occasione dell’Angelus di questo giovedì, solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni della diocesi di Roma.


Cari fratelli e sorelle!

Quest’oggi onoriamo solennemente i santi Pietro e Paolo, "apostoli di Cristo, colonne e fondamento della città di Dio", come canta l’odierna liturgia. Il loro martirio viene considerato come il vero e proprio atto di nascita della Chiesa di Roma. I due Apostoli resero la loro testimonianza suprema a poca distanza di tempo e di spazio l’uno dall’altro: qui, a Roma, fu crocifisso san Pietro e successivamente venne decapitato san Paolo. Il loro sangue si fuse così quasi in un’unica testimonianza a Cristo, che spinse sant’Ireneo, Vescovo di Lione, a metà del secondo secolo, a parlare della "Chiesa fondata e costituita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo" (Contro le eresie 3, 3, 2). Poco tempo dopo, dall’Africa settentrionale, Tertulliano esclamava: "Questa Chiesa di Roma, quanto è beata! Furono gli Apostoli stessi a versare a lei, col loro sangue, la dottrina tutta quanta" (La prescrizione contro gli eretici, 36). Proprio per questo il Vescovo di Roma, Successore dell’apostolo Pietro, svolge un peculiare ministero a servizio dell’unità dottrinale e pastorale del Popolo di Dio sparso in tutto il mondo.

In questo contesto si coglie meglio anche il significato del rito che abbiamo rinnovato questa mattina, durante la Santa Messa nella Basilica di San Pietro, cioè la consegna ad alcuni Arcivescovi Metropoliti del Pallio, antica insegna liturgica, che esprime la speciale comunione di questi Pastori con il Successore di Pietro. A questi venerati Fratelli Arcivescovi e a quanti li hanno accompagnati va il mio saluto, mentre invito tutti voi, cari fratelli e sorelle, a pregare per loro e per le Chiese ad essi affidate. C’è poi un altro motivo che rende ancor più grande oggi la nostra gioia: è la presenza a Roma, in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, di una speciale Delegazione inviata dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Ai membri di questa Delegazione ripeto con affetto il mio benvenuto e ringrazio di cuore il Patriarca per aver reso ancor più manifesto, con questo gesto, il legame di fraternità esistente tra le nostre Chiese.

Ewigen
01-07-2006, 12:32
CUT

Beati voi, quando v'oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni sorta di male per cagion mia.
Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande ne' cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.(Mt 5,11-12]

ISRAELE
Il Gay Pride a Gerusalemme

[AGR] Per il secondo anno consecutivo i leader religiosi conservatori ebrei, cristiani e musulmani si sono scagliati contro il World Gay Pride previsto a Gerusalemme dal 6 al 12 agosto. La manifestazione, la seconda di questo tipo dopo il World Pride di Roma nel 2000, era stata annullata l'anno scorso per motivi di sicurezza, a causa del ritiro israeliano da Gaza. Ancora una volta cristiani, rabbini e islamici hanno unito le forze per fare pressioni sul governo: dopo una conferenza stampa congiunta hanno inviato una lettera all'esecutivo Olmert, proclamando che se gay e lesbiche si avvicineranno al Monte del Tempio "dovranno passare sui loro cadaveri".

PAKISTAN
Detenuto per 'blasfemia', riceve un riconoscimento
30 giugno
A un cristiano pakistano è stato conferito un riconoscimento per la persecuzione religiosa perché da otto anni è detenuto con l’accusa di avere danneggiato un’insegna che riportava versetti del Corano. La Società Internazionale per i Diritti Umani (IGFM) ha assegnato a Ranjha Masih il neo costituito riconoscimento ‘Dono di Stefano’ per sottolineare la sua perseveranza nella fede cristiana.

Masih non ha potuto ritirare di persona il riconoscimento all’annuale conferenza di IGFM che si è tenuta il 6 maggio a Francoforte in Germania. Purtroppo sta scontando una condanna all’ergastolo a migliaia di chilometri, nella Prigione Centrale di Faisalabad. Masih è apparentemente inesistente per il sistema giudiziario pakistano, tre anni dopo avere presentato istanza di appello presso l’Alta Corte provinciale, non ha ancora ottenuto alcuna risposta.
L’Organizzazione gli ha anche assegnato una somma di 500 euro, nella speranza che, assieme alla pubblicità sollevata dall’evento, possa rialzare il morale a Masih, alla moglie e ai loro sei figli. Il direttore Karl Hafen ha consegnato il denaro a Wasim Muntizar, rappresentante legale dell’associazione CLAAS, (Center for Legal Aid Assistance and Settlement), uno studio legale che si occupa in particolare di fornire patrocinio legale ai cristiani accusati di blasfemia, spesso troppo poveri per permetterselo.Le norme in materia di blasfemia prevedono l’ergastolo per atti di diffamazione del Corano e la pena di morte per la bestemmia contro il Profeta Maometto. Dal 1986 ad oggi nessun condannato è stato giustiziato, ma gli omicidi degli accusati di blasfemia, anche se assolti, sono comuni in Pakistan.
Le organizzazioni per i Diritti Umani affermano che i cristiani e gli altri appartenenti a religioni di minoranza sono accusati di blasfemia in maniera sproporzionata.
Secondo i dati della Commissione Nazionale per la Giustizia e la Pace, almeno 23 persone, accusate a vario titolo di blasfemia, sono state assassinate in Pakistan. Un quarto delle vittime era cristiano, sebbene i cristiani costituiscano meno del 2% della popolazione.


RUSSIA
Restituita ai cattolici in Russia la chiesa di San Giovanni Battista

ROMA, venerdì, 30 giugno 2006 (ZENIT).- Una delle chiese cattoliche costruite all’inizio del XIX secolo in uno dei luoghi di maggiore tradizione storica in Russia è stata restituita ai cattolici a più di 50 anni di distanza dalla sua confisca ad opera del potere sovietico.
Si tratta della chiesa di San Giovanni Battista, situata nel paese del poeta Alexander Pushkin – o Tsarskoe Selo, com’era chiamato in passato –, nel nord-est della Russia, a pochi chilometri da San Pietroburgo.
Nel corso di una cerimonia celebrata il 24 giugno davanti alla chiesa, sono stati firmati i documenti che registrano il ritorno alla comunità cattolica del tempio, chiuso dal 1938 e trasformato prima in un salone per la pratica dell’educazione fisica e successivamente in una sala da concerto.
“Preparate la via al Signore!”, ha detto monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, Arcivescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca.
Durante la Messa celebrata di fronte a più di 200 fedeli che si sono riuniti per l’occasione, ha affermato che “Cristo arriva ai suoi discepoli attraverso il servizio della Chiesa”.
Come simbolo della restituzione della chiesa di San Giovanni Battista, sono state consegnate all’Arcivescovo Kondrusiewicz una croce che rappresenta il tempio e le chiavi della chiesa.
“Spero che, d’ora in poi, queste chiavi in Russia vengano utilizzate non per chiudere chiese come si è fatto per decine di anni durante l’epoca sovietica, ma per aprire santuari che siano restituiti ai fedeli”, ha detto monsignor Kondrusiewicz sottolineando il significato del gesto.
All’atto erano presenti anche il deputato dell’Assemblea Legislativa di San Pietroburgo, Igor Rimmer, il Direttore del Museo Nazionale Tsarskoe Selo, Ivan Sautov, sacerdoti russi e protestanti.
Durante la Messa, monsignor Kondrusiewicz ha benedetto un’icona della Vergine di Fatima preparata proprio per questa chiesa.

Dati storici

L’inizio della costruzione della chiesa di San Giovanni Battista risale agli anni tra il 1823 e il 1825 per ordine dello zar Alessandro I, poiché la chiesa di legno che esisteva a Tsarskoe Selo era diventata troppo piccola per accogliere i fedeli.
Il 21 novembre 1826 la chiesa venne benedetta e terminata dall’Arcivescovo della diocesi di Minsk, Lipski. Dopo l’arresto del parroco ai tempi dell’Unione Sovietica, con pressioni politiche coloro che si trovavano sotto la sua responsabilità vennero obbligati a firmare un documento in cui si dichiaravano “impossibilitati a riparare la chiesa e a pagare allo Stato le imposte corrispondenti all’immobile”.
In questo modo, nel 1938 la chiesa di San Giovanni Battista è stata chiusa al culto fino al 1991, quando il 17 marzo ha avuto luogo di nuovo una celebrazione religiosa.
Per due secoli, il paese di Tsarskoe Selo è stato considerato la “residenza di gala” dello zar durante l’estate. Dal 1811 al 1843 vi ha avuto sede anche il Liceo Imperiale di Tsarskoe Selo, dov’è stato educato il poeta nazionale della Russia, Alexander Pushkin.
Curiosamente, il ritorno della chiesa di San Giovanni Battista alla comunità cattolica coincide con la visita in Russia di alcune reliquie considerate, secondo la tradizione, i resti della mano destra di colui che battezzò Gesù nel Giordano.

CliveSt
02-07-2006, 00:52
EWIGEN Certo che sei lo SPAMMER ufficiale del Vaticano tu eh? :lamer:

Ewigen
02-07-2006, 11:00
CUBA

Il past. Carlos Lamelas, già presidente della chiesa di Dio a Cuba, è stato scarcerato a sorpresa lunedì scorso, 26 giugno. La moglie Uramis, accompagnata dalle due figlie si era recata al carcere di Villa Marita per quella che credeva fosse la visita settimanale di 15 minuti quando si è invece trovata di fronte ad una bella sorpresa: le autorità avevano deciso di chiudere il caso e rimettere l'uomo di chiesa in libertà.

Il pastore Lamelas era finito dietro le sbarre lo scorso mese di febbraio senza alcuna accusa formale. [Compass Direct]

Ewigen
02-07-2006, 13:06
CINA
Lunga storia di persecuzione
di Michela Conficconi

[MNN] La Cina è un Paese in crisi, assetato di valori che diano la pace del cuore. Marxismo e consumismo hanno deluso. I credo tradizionali non soddisfano il desiderio di verità. E la presenza di cristiani disposti, per amore di Cristo e degli uomini, alla persecuzione e alla morte, è una testimonianza carica di fascino. Così padre Bernardo Cervellera, direttore dell'agenzia di informazione «Asianews», collegata al Pime, descrive l'attuale situazione in Cina dove, afferma, ci sono 150mila battesimi di adulti ogni anno, soprattutto tra giovani, professionisti e docenti universitari.
Nonostante numerosi tentativi, la presenza cristiana in Cina rimane esigua. Perché?
Il Paese è stato segnato per secoli da un impero molto chiuso, con una cultura molto definita, difficile quindi da penetrare, e viene da una persecuzione anticristiana lunghissima.
Hanno lasciato un segno i nostri martiri?
Sono la strada attraverso la quale molti cinesi si pongono la domanda circa la verità del cristianesimo. Non c'è nessuna religione, in quel Paese, che consideri un valore la morte. Fa eccezione l'Islam. Ma mentre quella chiesta al cristiano è una disponibilità alla morte per amore, quella del fondamentalismo islamico è per la distruzione. E questo non è apprezzato. Di fronte ad un martire cristiano, invece, ci si interroga molto.
Qual è la situazione della Chiesa cattolica?
Il governo da decenni cerca di controllare e dividere la Chiesa, dividendola in una «ufficiale», che riconosce ed è iscritta all'Associazione patriottica, una «non ufficiale», che rifugge dal controllo del governo. La prima ha strutture, orari, seminari, controllati. La seconda è clandestina e i suoi aderenti rischiano continuamente di essere individuati e arrestati. Entrambe le Chiese sono quindi perseguitate: quella non ufficiale in modo più violento, con lager, prigionia, torture; e quella ufficiale in modo indiretto per l'opprimente controllo cui è sottoposta.
Perché tanta ostilità verso il cristianesimo?
Ci sono due pesanti eredità: la struttura confuciana dell'Impero, che ha sempre visto le religioni come qualcosa di sottomesso all'imperatore, e il comunismo, con il suo progetto di distruzione delle medesime. I cristiani sono più perseguitati di altri perché rientrano in una struttura internazionale. È l'unità della Chiesa che fa paura.
Quali le conseguenze delle ultime nomine episcopali non concordate col Vaticano?
È di un ulteriore tentativo del governo di dividere la Chiesa in Cina. Nei fatti è accaduta un'altra cosa: i «cristianii non ufficiali» hanno lanciato una campagna di preghiera per i «cristianii ufficiali», e l'unità, anziché frantumarsi si è invece rafforzata.
E la nomina cardinalizia di monsignor Zen?
È un prelato che ha sempre difeso strenuamente la democrazia e la libertà della Chiesa. Che il Papa lo abbia scelto è una chiara «pressione» verso una piena libertà religiosa in Cina.

Ewigen
02-07-2006, 22:27
TURCHIA
2 Luglio 2006
Aggredito sacerdote

Aveva riaperto la chiesa di don Andrea Santoro. Ferito ad un fianco, è ricoverato in ospedale non in pericolo di vita. Già fermato il suo aggressore.

Trabzon (AsiaNews) – Un sacerdote cattolico di nazionalità francese, padre Pierre Brunissen, è stato accoltellato oggi in Turchia da uno sconosciuto, subito fermato dalla polizia.

Il sacerdote aveva riaperto la chiesa di don Andrea Santoro, il sacerdote italiano assassinato il 5 febbraio scorso mentre pregava nella sua chiesa di Trabzon.

Secondo un funzionario della polizia locale, il sacerdote cattolico è stato aggredito in una strada di Samsun, località balneare a circa 350 chilometri da Trabzon, e ferito a un fianco.

Padre Brunissen è stato ricoverato in un ospedale del posto, ma non è in pericolo di vita. L'aggressione è avvenuta a un chilometro circa dalla chiesa in cui il sacerdote esercita il suo magistero.

La conferma della sua identità e la situazione di salute del padre sono state confermate dal nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello.

Il 5 marzo scorso padre Brunissen aveva riaperto con una funzione eucaristica la chiesa di S.Maria a Trebisonda, la chiesa in cui era parroco don Andrea Santoro.

Il 21 febbraio scorso alcuni giovani - bollati dalla polizia locale come “drogati” - sono penetrati nella chiesa di Samsun ed hanno minacciato don Pierre Brunissen.
Si tratta del terzo attacco contro esponenti cattolici avvenuto in Turchia: dopo la tragica morte di don Santoro, infatti, aveva ricevuto minacce di morte un francescano sempre di Trebisonda.

Faethon
02-07-2006, 22:37
TURCHIA
2 Luglio 2006
Aggredito sacerdote

Aveva riaperto la chiesa di don Andrea Santoro. Ferito ad un fianco, è ricoverato in ospedale non in pericolo di vita. Già fermato il suo aggressore.

Trabzon (AsiaNews) – Un sacerdote cattolico di nazionalità francese, padre Pierre Brunissen, è stato accoltellato oggi in Turchia da uno sconosciuto, subito fermato dalla polizia.

Il sacerdote aveva riaperto la chiesa di don Andrea Santoro, il sacerdote italiano assassinato il 5 febbraio scorso mentre pregava nella sua chiesa di Trabzon.

Secondo un funzionario della polizia locale, il sacerdote cattolico è stato aggredito in una strada di Samsun, località balneare a circa 350 chilometri da Trabzon, e ferito a un fianco.

Padre Brunissen è stato ricoverato in un ospedale del posto, ma non è in pericolo di vita. L'aggressione è avvenuta a un chilometro circa dalla chiesa in cui il sacerdote esercita il suo magistero.

La conferma della sua identità e la situazione di salute del padre sono state confermate dal nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello.

Il 5 marzo scorso padre Brunissen aveva riaperto con una funzione eucaristica la chiesa di S.Maria a Trebisonda, la chiesa in cui era parroco don Andrea Santoro.

Il 21 febbraio scorso alcuni giovani - bollati dalla polizia locale come “drogati” - sono penetrati nella chiesa di Samsun ed hanno minacciato don Pierre Brunissen.
Si tratta del terzo attacco contro esponenti cattolici avvenuto in Turchia: dopo la tragica morte di don Santoro, infatti, aveva ricevuto minacce di morte un francescano sempre di Trebisonda.

Stavolta t' hanno battuto sui tempi Ewigen :

http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1233812

Cmq,quell' area ha abbastanza nazionalisti e tradizionalisti,non mi meraviglio.Trabzon e Samsun erano città Greche,chiamate Trapesùnda e Sampsùnda.I Greci li sono stati sterminati intorno al 1915 e quelli scappati ,sono andati nel nord della Grecia per di più.Li ora vivono i "Laz" ,che sono una specie di tribu abbastanza "bellicosa",cioè da quel che so da Turchi sono un po' come i Cretesi,con armi a casa etc.Non è buona zona per fare il prete.

bollati dalla polizia locale come “drogati”

:rolleyes:

Ewigen
02-07-2006, 22:55
Stavolta t' hanno battuto sui tempi Ewigen :

http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1233812

Cmq,quell' area ha abbastanza nazionalisti e tradizionalisti,non mi meraviglio.Trabzon e Samsun erano città Greche,chiamate Trapesùnda e Sampsùnda.I Greci li sono stati sterminati intorno al 1915 e quelli scappati ,sono andati nel nord della Grecia per di più.Li ora vivono i "Laz" ,che sono una specie di tribu abbastanza "bellicosa",cioè da quel che so da Turchi sono un po' come i Cretesi,con armi a casa etc.Non è buona zona per fare il prete.

:rolleyes:


Ma,beppegrillo (l'utente) lo si può ancher scusare,tanto ci penserà il buon prio ad unirli


Per usare una fonte italiana :

ochi sono i cristiani presenti in Turchia, e gran parte di essi sono discendenti di europei (sono chiamati 'levantini') e parlano lingue europee. Inoltre essi sono divisi tra varie Confessioni Cristiane (Cattolica, Ortodossa, Armena, Siriaca, Caldea, Anglicana, Protestante...).

Il Nunzio Apostolico ad Ankara cerca di mantenere buoni i rapporti diplomatici della Sede di Pietro con le autorità civili. Un Arcivescovo cattolico (a Izmir - l'antica Smirne) e un Amministratore Apostolico (a Istanbul) provvedono al servizio della fede dei cattolici con pochi sacerdoti stranieri. Un altro Amministratore Apostolico, nominato nel 1993 per l'Anatolia, cui appartiene anche la Cappadocia, provvede alle poche migliaia di cristiani presenti nel sud-est del paese. Vi sono inoltre alcune centinaia di migliaia di 'Criptocristiani': cristiani che tengono nascosta la propria fede per paura, per poter lavorare, per non aver persecuzione o discriminazioni.
È difficile infatti vivere tra i musulmani se si è di fede diversa. Fa pensare il fatto che all'inizio del secolo XX° i cristiani in Turchia fossero il 32% della popolazione e che oggi essi siano meno dello 0,1%! Dieci anni fa circa, al quartiere del Fanar, in Istanbul, vivevano circa centomila Cristiani ortodossi: oggi meno di quattromila. Sono emigrati: se non sei musulmano non trovi lavoro.

Il popolo turco è un popolo ospitale, cordiale e generoso. Purtroppo però lo spirito di superiorità e lo spirito settario, che l'Islam più fanatico diffonde, lo sta rendendo per qualche aspetto un popolo difficile.

http://www.cinquepani.it/opuscoli/N-Z/vigilio.htm


Mah!Criptocristiani in Turchia?! :eek: Impossibile!La Bonino lo direbbe!

Poi i razzisti (l'islam,cristianesim,o,buddisti,TdG,..razze?:asd:) siamo sempre noi ...

Ewigen
02-07-2006, 23:01
Ora che non possiamo incolpare la vicenda delle vignette (già di x se assurdo), a chi la attribuiamo la colpa?

se ad alcuni (non solo nei paesi mezzalunari e dittatoriali,anche a casa nostra) oltre un miliardo e mezzo di persone sta sulle scatole per attacarle,zittirle,diffamarle,arrivando anche all'eliminazione fisica ogni motivo è buono

Faethon
02-07-2006, 23:18
Poi i razzisti (l'islam,cristianesim,o,buddisti,TdG,..razze?:asd:) siamo sempre noi ...

Ewigen,è la mancanza di informazione,perchè lavorano interessi economici contrari all' informazione.Cioè in Francia per esempio,sanno molto di pià sulla Turchia che in Italia.Non so perchè,forse avranno meno ditte li,o perchè l' ENI "Francese" non partecipa in progetti energetici li,non lo so.Di dicuro qui vi presentano un immagine plasmatica di quello che è la Turchia.Del resto ,tutta l' Europa sa tutto su Israele-Palestina,ma del fatto che nel 96 Grecia e Turchia stavano a mezzanotte del 6 Gennaio con 20 navi che puntavano una l' altra e tutte le unita militari delle isole dell' Egeo posizionate sulle postazioni di battaglia,non sa nessuno niente.Perchè mentre ci sono interessi per "divulgare" la situazione Israeliana ,ci sono interessi per presentare la Turchia come un paese normale.Poi se vai su you tube ci sono video con Kurdi che abbattono elicotteri Cobra,con camion che vengono saltati in aria etc,che uno penserebbe che sono da Iraq,ma non sono ,ci sono morti ogni giorno ,ma qui non li sentirete mai,perchè sia la destra che la sinistra servono interessi che vogliono la Turchia "un paese pieno di promesse che ha compiuto i criteri di Copenhagen".

Faethon
03-07-2006, 01:03
Questo è di Aprile,dove sembra che Brunissen era il sostituto di Santoro e ha quasi avuto la stessa fine.


Alcuni passaggi perchè è troppo lungo.La congregazione ha solo 12 Cristiani a Trabzon:

TROUBLE IN TURKEY

Fear Prevails after Priest's Murder

"Father Pierre Brunissen is deeply immersed in thought as he bumps along in the night bus along the Black Sea coast from Samsun to Trabzon in northern Turkey. There is, on this trip, little for the priest to be happy about. He is hurrying to a Christian congregation in Trabzon -- a city of 250,000 Muslims -- which boasts barely a dozen members. And he is needed because the former priest in Trabzon, Father Andrea Santoro, was murdered in his church."

-Brunissen 75-enne è stato ordinato da Samsun di andare a Trabzon perchè nessun altro si offriva volontario di andare a fare il prete la.(Mi chiedo perchè...Ma se sono secolari!)


"Because no one volunteered to replace the murdered priest, the 75-year-old Father Pierre was instructed to travel the 250 kilometers by bus from Samsun to Trabzon once a month to look after things in the city's tiny congregation."


-Il prete dice ai fedeli di NON indossare cose che possono tradire la loro fede,come croci (ma perchè?)


"Christians are a tiny, tolerated minority in Turkey, a country which is 99 percent Muslim, and the Catholic priest is wary of being too conspicuous. He even advises the members of his congregation in Samsun not to wear any visible symbols of their faith, such as a cross dangling on the outside of a blouse or shirt."


-Qui il solito ritornello turco dove il nero diventa bianco:"Non abbiamo niente contro i Cristiani dice il Sindaco.Al contrario,noi rispettiamo le altre religioni.Dopo tutto,la Turchia è casa per molte culture": (più che casa direi che è selezione naturale accelerata):

"We have nothing against Christians," says Volkan Canalioglu, the mayor of Trabzon. "On the contrary, we respect other religions; after all, Turkey is home to many cultures." A giant Turkish flag hangs in his office, and he is a member of the Republican People's Party (Cumhuriyet Halk Partisi or CHP) founded by Kemal Atatürk, which promotes the secular legacy of the founder of the modern Turkish state. "You will find no one in Trabzon who approves of this horrible deed.""


-Come al solito le chiese e monasteri Bizantino della zona sono trasformati in moschee (perchè sudare a costruire una cosa da te,quando con un minaretto qua e la ti prendi le cose delle tue vittime? )

"There are many churches and monasteries dating from centuries of Byzantine Christian rule, although most have since been converted into mosques."


-Qui l' apoteosi: Un giovane ha attaccato un monaco e un prete con un coltello...DA KEBAB (!) in un monastero a Mersina (Turchia meridionale).Luigi Padovese dice che non sono più sicuri lì e che il vescovo ormai viaggia sempre con il bodyguard che il ministero degli interni ha insistito di prendere:


"Recently a young man attacked a monk and a priest with a kebab knife in a Catholic monastery in Mersin, a small city on the Mediterranean. "We are no longer safe here," says the Vicar Apostolic for Anatolia, Luigi Padovese. "Until now, Mersin was one of our most peaceful congregations." Nowadays, the bishop never travels without bodyguards, a precaution the interior ministry has practically forced him to accept."

-Poco dopo l' uccisione di Santoro,a Izmir (Smirna),giovani nazionalisti hanno attaccato un prete Cattolico.L' hanno preso dal collo gridando "Ti uccideremo" e "Allah è grande".Da allora poliziotti stanno fuori dalla chiesa:

Shortly after the murder in Trabzon, nationalist youth attacked a Catholic priest in Izmir. They grabbed him by the neck and shouted: "We will kill you!" and "Allahu akbar! God is great!" The priest barely made it to safety. After the incident, police officers were routinely posted in front of the church in Izmir, a measure that had already been taken in other cities.

-La chiesa Cattolica non è riconosciuta,"legalmente non esiste" ,quindi non si potevano prendere permessi di lavoro per 2 assistenti per la chiesa di Trabzon:

"When Bishop Padovese requested work permits for two church employees in Trabzon, the interior ministry denied his request, arguing that because a Catholic Church doesn't exist in Turkey, it cannot file requests. "That's the paradox," says Padovese, "We are here, but legally we don't exist.""

-Korner,un Tedesco Gesuita dice "il livello basale del sentimento anti-Cristiano è aumentato".Lo sforzo turco di entrare in UE ha innescato contro-reazioni nazionaliste"."Per fino in circoli educati,gente dice che la unita turca e sovranita nazionale sono in pericolo:


The basic level of anti-Christian sentiment has increased," says Felix Körner, a German Jesuit whom the Vatican sent to Ankara to encourage a Christian-Islamic dialogue. Turkey's efforts to enter the EU have triggered nationalist counter-reactions, says Körner. "Even in educated circles, people are saying that Turkish unity and national sovereignty are in danger."


-Attacchi di "altro" tipo.Brunissen ha già vinto 4 cause per difammazione contro persone che divulgavano che di routine guarda film porno con giovani:

"Father Pierre has already won four court cases for libel against defendants who had spread rumors that he routinely watches porno films with young people. "

Completo qui:
http://service.spiegel.de/cache/international/spiegel/0,1518,411043,00.html

Ewigen
03-07-2006, 17:39
INDONESIA
3 Luglio 2006
Sulawesi: attaccata una chiesa protestante a Poso
di Benteng Reges

Sabato notte una bomba ha gettato nel panico gli abitanti: nessun ferito, solo paura. I locali: gli estremisti “vogliono solo riaccendere l’odio interreligioso”.

Poso (AsiaNews) – Terrore tra i cristiani di Poso, nella provincia indonesiana di Sulawesi centrale: sabato scorso 1 luglio una bomba ha colpito la chiesa protestante della Pentecoste, Eklesia. La forte esplosione, avvenuta nella tarda serata, non ha causato morti o feriti, ma ha lasciato insonni gli abitanti intorno a via Pulau Seram dove è situato l’edificio religioso.

Ieri Paul Purkowo, comandante della task force speciale per Sulawesi centrale, ha reso noto che la bomba era di tipo artigianale e non conteneva materiali metallici: “Si è trattato di una bomba vuota, che ha generato solo un grande frastuono”.

Secondo M Kilat, portavoce della polizia provinciale, l’attentato sarebbe opera di estremisti intenzionati a distruggere la situazione di relativa pace a Poso, dove negli ultimi due mesi non è successo “nulla di speciale”. Il portavoce ha poi aggiunto che gli abitanti sono stati invitati a non rispondere alla provocazione.

Ieri tutto sembrava normale in città: il traffico è stato regolare come pure il servizio di mezzi pubblici. Tutte le comunità cristiane si sono recate a messa. Maritje, un cittadino di Poso, riferisce che “la gente sembra ignorare quello che è successo sabato notte e al momento cristiani e musulmani (che una volta erano in lotta) convivono in modo pacifico”.

Un venditore di frutta e verdura in un mercato di Poso racconta che “ora i rapporti tra cristiani e musulmani stanno migliorando e nessuno è intenzionato riaccendere vecchie tensioni”. Proprio ieri il governatore di Sulawesi centrale ha inaugurato a Poso un monumento alla pace.

La settimana scorsa un altro episodio ha fatto temere possibili tentativi di distruggere l’armonia interreligiosa a Poso. Barie, 37 anni, ha trovato una grande quantità di munizioni in un negozio di motociclette dove era andato per riparare un guasto al sistema elettrico.

Tra il 2000 al 2001 il conflitto interreligioso a Poso ha provocato circa mille morti. Nel 2001 i leader musulmani e cristiani hanno firmato un accordo di pace. Le violenze sono diminuite, ma continuano a verificarsi ad intermittenza assassini, che il più delle volte rimangono impuniti.


VIETNAM
3 Luglio 2006
Continuano in Vietnam i processi contro i Montagnard

Gli imputati, condannati a pene tra i tre e i sette anni, sono accusati di propaganda antinazionali ed organizzazione clandestina di espatri, ma per fatti avvenuti tra il 2002 e il 2005, quando ci sono state le proteste dei cristiani.

Hanoi (AsiaNews) – Continuano in Vietnam i processi contro i Montagnard, per le manifestazioni avvenute tra il 2002 e il 2005. L’agenzia vietnamita Avi ha dato notizia della condanna di sei persone, di etnia Ede e M’Nong, a pene tra i tre e i sette anni “per aver sabotato la politica di unità nazionale” e per aver organizzato emigrazioni clandestine.

Il processo, avvenuto il 21 giugno, segue di pochi giorni, nota Eglise d’Asie, le dichiarazioni con le quali il portavoce del ministero degli Esteri, Le Dung, respingeva, definendolo menzognero, il rapporto dell'americana Human Rights Watch sulle rappresaglie messe in opera dalle autorità vietnamite contro i Montagnard rimpatriati dopo essere fuggiti in Cambogia.

Secondo le informazioni dell’Avi, i fatti per i quali i sei sono stati condannati sono avvenuti tra il 2002 e il 2005. Le prime proteste massicce di Montagnard hanno avuto luogo nel 2001 e le seconde nel 2004. Gli accusati avrebbero dato vita ad attività di propaganda antinazionale ed avrebbero creato piccoli gruppi “reazionari”, nel quadro del movimento Dega (Degar nel testo). Il termine, che fa riferimento ad una nazione delle etnie minoritarie del Vietnam, ha preso il posto del vecchio movimento Fulro (Fronte unito di liberazione delle etnie oppresse) ed è spesso usato nei documenti delle autorità a proposito del “protestantesimo Dega”.

Il rendiconto del processo non fa alcuna allusione ad attività religiose, se non per raccontare che gli accusati avevano l’intenzione di diffondere denunce calunniose di repressione antireligiosa da parte dello Stato. Ma, secondo l’AFP, i sei accusati sarebbero membri di una “Chiesa evangelica Dega”. Essi avrebbero spinto 300 persone a manifestare e sarebbero stati arrestati mentre si preparavano ad organizzare la partenza clandestina verso la Cambogia di 22 persone.

Questo processo non è certo il primo del genere. Dal 2001, a intervalli irregolari, la stampa ufficiale pubblica i resoconti di processi che hanno luogo nei tribunali popolari delle province degli Altipiani, che coinvolgono dei Montagnard accusati di crimini contro la sicurezza pubblica o l’unità nazionale.

Secondo l’ultimo rapporto di Human Rights Watch, differenti organi di stampa del Vietnam hanno dato notizia di 159 processi, nei quali sono generalmente imputati dei piccoli gruppi.

Lo stesso rapporto nota che altri processi hanno avuto luogo senza che ne sia stata data notizie e che, di conseguenza, è impossibile conoscere il numero delle condanne.


INDIA
3 Luglio 2006
Madhya Pradesh, estremisti indù bruciano una chiesa pentecostale

E’ il secondo luogo di culto ad essere distrutto nello stesso distretto. Bruciate anche le Bibbie che si trovavano all’interno. La Chiesa cattolica esprime solidarietà e preoccupazione per l’accaduto.

Bhopal (AsiaNews) – Un gruppo composto da fanatici indù ha dato fuoco ad una chiesa pentecostale del Madhya Pradesh, distrutto le Bibbie che si trovavano all’interno e minacciato di uccidere il pastore che la curava. L’incidente è avvenuto il 30 giugno scorso in pieno pomeriggio a Shivani, nel distretto meridionale di Harda.

Gli estremisti sono entrati nel luogo di culto con delle torce in mano ed hanno appiccato il fuoco ad un tavolo con sopra 150 Bibbie e libri di inni: il pastore della chiesa, Jaidi Khan, è riuscito a scappare illeso, ma non ha potuto fare nulla per evitare il rogo della chiesa, avvenuto subito dopo.

“Siamo preoccupati – dice padre Anand Mttungal, portavoce della Conferenza episcopale cattolica – per il numero di attacchi che si verificano nel Madhya Pradesh: negli ultimi mesi si sono moltiplicati e gli estremisti sono arrivati a violentare due donne per costringerle ed abbandonare il cristianesimo”. “Tuttavia – aggiunge – la persecuzione ha sempre rafforzato la fede e le comunità cristiane: siamo tutti in piedi, vicini, per combattere queste forme di violenza”.

L’arcivescovo di Bhopal, mons. Pascal Topno, ha espresso “viva preoccupazione e sconcerto” riguardo all’accaduto, ma ha invitato la comunità a non perdere il coraggio che la caratterizza da anni.

A. P. Meman, membro del Consiglio dei cristiani indiani, ha sottolineato di “aver richiesto al ministro per le Minoranze di inviare un gruppo di indagine nel Madhya Pradesh: si deve scoprire chi è il responsabile del rogo della seconda chiesa nello stesso distretto”.


TURCHIA
3 Luglio 2006
Il prete accoltellato aveva subito minacce e violenze
di Mavi Zambak

Anche la sua chiesa aveva subito vandalismi. Tra poche settimane avrebbe terminato la sua missione e stava per ritornare in Francia. Cristiani preoccupati per l’escalation di violenze.

Ankara (AsiaNews) – Aveva già subito minacce, accuse, oltraggi e vandalismi il sacerdote francese accoltellato ieri sera a Samsun, e fra poche settimane doveva tornare in modo definitivo in Francia, per aver terminato il suo servizio. P. Pierre Brunissen, 76 anni, è stato ferito ieri in strada alle 18.30 da quello che sembra essere uno squilibrato, già noto alla polizia per i suoi gesti di violenza. Il sacerdote è ancora in ospedale, ma sarà rilasciato presto: pur avendo perso molto sangue, è ormai fuori pericolo.

P. Pierre aveva già passato 15 anni come prete fidei donum in Turchia. Persone di Samsun hanno detto ad AsiaNews che “non è la prima volta che p. Pierre viene aggredito, oltraggiato con false accuse, la sua chiesa resa oggetto di vandalismi”.

Prima dell’assassinio di don Andrea Santoro – il prete italiano ucciso lo scorso 5 febbraio a Trabzon – è stato minacciato più volte. Dopo la morte del prete romano, ha subito intimidazioni e vandalismi, ma il padre ha voluto sempre rimanere nella città di Samsun sul Mar Nero, perché è l’unico sacerdote per la piccola comunità del luogo.

La comunità cristiana di Samsun, è microscopica ed è composta per lo più da stranieri in città per lavoro, persone delle ex repubbliche sovietiche e qualche giapponese.
Subito dopo la morte di don Andrea, p. Pierre ha cercato di tenere aperta anche la chiesa di Trabzon, percorrendo avanti e indietro le centinaia di chilometri che separano le due città, per assicurare almeno la messa domenicale, fino al giorno di Pasqua, quando è arrivato ufficialmente un nuovo parroco, un prete polacco, per la parrocchia di Trabzon.

A metà settembre p. Pierre doveva rientrare in Francia, avendo terminato il suo servizio. Il suo vescovo lo ha già richiamato in diocesi più volte, ma la decisione del rientro era stata posticipata a metà settembre, avendo egli espresso il desiderio di celebrare ancora una volta la festa patronale della parrocchia, dedicata alla Madonna Addolorata (che si festeggia il 15 settembre).

Sebbene l’attentatore sia in prigione, il gesto violento preoccupa i cristiani per l'escalation di violenza e di minacce nei confronti di personalità ecclesiali.


Il ferimento di p. Brunissen in un clima anticristiano che coinvolge anche la visita del Papa

Mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, denuncia l’atteggiamento della stampa turca, che riporta le accuse dell’attentatore e teme una campagna mediatica per dare una lettura negativa di quanto Benedetto XVI dirà e farà durante il suo viaggio di novembre.

Iskenderun (AsiaNews) – Secondo mons. Padovese, l’accoltellamento del sacerdote francese a Samsun è “un gesto isolato”, ma esprime “un animo esacerbato nei confronti dei cristiani”, con false accuse di proselitismo, tenuto vivo da alcuni giornali che stanno pure attaccando la prossima visita di Benedetto XVI in Turchia. In un’intervista ad AsiaNews, mons. Padovese parla del clima che si vive in Turchia a pochi mesi dal viaggio del pontefice e dopo il ferimento di p. Pierre Brunissen fuori della chiesa dell’Addolorata a Samsun.

Mons. Padovese ha potuto parlare al telefono con il ferito, già dimesso dall’ospedale, il quale “minimizza l’incidente”. Secondo il prelato, nel paese vi è “un forte nazionalismo… che cerca di creare sempre più distanza fra mondo europeo e mondo turco. Sono delle lobby di potere che si sentono minacciate dalla possibile entrata della Turchia in Europa”. Per questo egli dice che è importante fare luce sull’incidente: se è stato solo il gesto di uno squilibrato, o se dietro si nascondono dei mandanti.

La stampa turca nazionalista riporta oggi un’intervista all’attentatore, il cui nome è Atilla Nuran. Il giornale Hurriyet lo presenta da una parte come uno schizofrenico sotto terapia di psicofarmaci (tutti riportano una sua foto mentre mangia un gomitolo di lana - dicendo che è il suo alimento quotidiano); dall'altra essi riportano una sua affermazione: “il prete spesso mi leggeva il vangelo, mi proponeva soldi e mi faceva pressione perchè cambiassi religione e venissi in chiesa”. Quella del proselitismo è un’accusa ricorrente sulla stampa turca nazionalista. Era stata anche fatta verso don Andrea Santoro. Mons. Padovese commenta: “Se così fosse, come ripetutamente fanno credere i mass media, come mai la comunità cristiana a Samsun è cosi minuscola? Se fosse vero che p. Pierre dava soldi per far venire in chiesa le persone... la Messa dovrebbe essere stata strapiena”.

Don Andrea Santoro è stato ucciso a Trabzon lo scorso 5 febbraio. Il processo all’assassino sta andando avanti ma a rilento. Mons. Padovese chiede alla stampa italiana di seguire il processo: “Avere gli occhi dei media internazionali puntati [sul processo], è un modo per renderlo più palese e più trasparente”.

Ecco l’intervista concessa da mons. Padovese ad AsiaNews:



Mons. Padovese, perchè questa tensione crescente verso i cristiani?

Chi ha colpito p. Pierre è un pazzoide che il sacerdote conosceva da diverso tempo. E’ entrato in casa e gli ha detto che fuori c’era qualcuno che voleva conoscerlo. P. Pierre, forse troppo ingenuamente lo ha seguito e quando erano fuori, l’uomo ha estratto il coltello e lo ha colpito alla coscia, in una zona non vitale, ma con un taglio lungo 10 cm.

Va detto che, a Samsun, p. Pierre ha buoni rapporti con la popolazione e con le autorità, il prefetto, la polizia. Ha un ottimo rapporto di amicizia anche con il rettore della facoltà teologica islamica di Samsun. Certo, all’interno di queste realtà vi sono schegge impazzite. Dobbiamo capire se quest’uomo squilibrato ha compiuto il gesto su suggerimento di qualcuno o se lo ha fatto solo per “mettersi in mostra”. Già in passato l’arrestato ha fatto gesti eclatanti per attirare l’attenzione su di sé.

A Samsun vi sono state anche vandalismi verso le chiese…

In passato vi sono stati scalmanati entrati in chiesa… Ma il custode è riuscito a mandarli via. Sono gesti isolati che però esprimono un animo esacerbato nei confronti dei cristiani, prodotto e tenuto vivo da una certa stampa anti-cristiana che qui in Turchia è ben presente.

Nella società vi sono gruppi di insoddisfatti, che però vengono pilotati. C’è ancora un forte nazionalismo in Turchia, che cerca di creare una distanza sempre più grande fra mondo turco ed europeo. Sono delle lobby di potere che si sentono minacciate dalla possibile entrata della Turchia in Europa. Perderebbero i loro centri di potere e di interesse.

È riuscito a parlare con p. Pierre?

L’ho chiamato poco fa al telefono e lo hanno dimesso dall’ospedale. P. Pierre è molto tranquillo, ha minimizzato l’incidente. Lui è sempre molto ottimista e positivo, vive tutto con molta calma. In passato ha avuto problemi, ma ha sempre minimizzato, con un atteggiamento di fede che guarda le cose da un’altra prospettiva, cercando sempre di sdrammatizzare.

Dovrebbe rimanere a Samsun in convalescenza fino al mese di settembre, quando finisce il suo contratto con il nostro vicariato. Il vescovo di Strasburgo, dal quale dipende, ha accettato di procrastinare il suo ritorno. Il problema per me è trovare qualcuno che lo sostituisca a tempo pieno, come anche trovare un sostituto per don Andrea Santoro. Purtroppo ci troviamo con le uniche due parrocchie del nord, sguarnite di sacerdoti.

Questi incidenti hanno qualche riflesso sul prossimo viaggio di Benedetto XVI in Turchia?

Ormai, per grazia di Dio, le cose sono decise e non credo cambi nulla. Penso che qualcosa succederà dopo il viaggio del papa. Con ogni probabilità vi sarà una campagna mediatica per minimizzare quanto il pontefice andrà a dire e fare. Per molti qui in Turchia, la presenza del Papa è una presenza scomoda: soprattutto per coloro che non cercano il dialogo o non vogliono che la Turchia si avvicini all’Europa. Queste persone orientano i giornali e avranno buon gioco nel dare una interpretazione malevola alle cose che egli farà e dirà. Anche adesso, diversi giornali continuano a dire che faranno manifestazioni di protesta se il papa oserà pregare nel museo [ex cattedrale ] di Santa Sofia a Istanbul. I giornali allertano la popolazione e creano animosità in vista di questo viaggio.

A che punto è il processo sull’uccisione di don Andrea Santoro?

Sarebbe importante che la stampa italiana seguisse questo processo. Avere gli occhi dei media internazionali puntati su di esso, è un modo per renderlo più palese e più trasparente. Finora ci sono state due udienze e si aspetta di fissare la terza.



BRASILE
3/7/2006 14.20
OMICIDIO SUOR STANG, TORNA IN LIBERTÀ PRESUNTO MANDANTE DEL DELITTO

[PIME] Le associazioni che si battono per la riforma agraria e la difesa dei diritti umani hanno criticato la decisione del Supremo Tribunale Federale (Stf) di rilasciare il ‘fazendeiro’ Regivaldo Pereira Galvão, recluso in regime di detenzione preventiva da 14 mesi in un carcere di Belém, nello Stato amazzonico di Pará, con l’accusa di essere uno dei due mandanti dell’omicidio di suor Dorothy Stang, assassinata il 12 febbraio 2005. La Commissione pastorale della Terra (Cpt) ha definito l’ordinanza della corte “un affronto e una minaccia per i lavoratori rurali e i difensori dell’Amazzonia”, esprimendo preoccupazione per il rischio di “intimidazioni contro i testimoni dell’accusa”; in una nota si legge inoltre che il ritorno in libertà di Pereira “potrebbe comportare l’impunità per il proprietario terriero...che dispone di mezzi economici sufficienti per lasciare la regione e il paese ed evitare il processo”. La Cpt ha ricordato che il Pará “ha una storia segnata dall’impunità riguardo alla violenza legata ai conflitti per il possesso della terra”: su 774 omicidi avvenuti nello Stato negli ultimi 35 anni, il 70% è rimasto irrisolto. Il segretario per i diritti umani del governo brasiliano, Paulo Vannucchi, ha spiegato che il rilascio di Pereira è “un atto dovuto”, essendo trascorso per lui il periodo massimo di detenzione in attesa di giudizio. Per l’assassinio di suor Stang, uccisa a colpi di arma da fuoco mentre si recava ad un incontro con alcuni contadini senza terra ad Anapu, sono già stati condannati in primo grado a 27 e a 17 anni di carcere i due sicari, Rayfran das Neves e Clodoaldo Batista, e a 18 il fazendeiro’ (latifondista) Amair Feijoli da Cunha per concorso in omicidio. Quest'ultimo ha confessato di fronte a una giuria popolare di avere agito da intermediario tra i presunti mandanti del crimine – oltre a Pererira anche un altro latifondista, Vitalmiro Bastos de Moura – che dovrebbero essere processati entro l’anno.

[I]VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA CRISTIANA

Pagine di storia occultata...
I CADUTI IN SPAGNA HANNO FINALMENTE DIGNITÀ DI MARTIRI

Forse non tutti sanno che in Spagna, tra il 1936 e il 1937 ci fu una feroce persecuzione dei cristiani. Furono assassinati 6.845 rappresentanti della Chiesa. Di questi, 4.184 erano sacerdoti diocesani, inclusi seminaristi, 2.365 erano religiosi e 296 religiose di 62 congregazioni.


Benedetto XVI ha autorizzato questo lunedì la promulgazione dei decreti con cui si riconosce il martirio di 148 religiose e religiosi e di una laica assassinati in Spagna tra il 1936 e il 1937, in piena persecuzione religiosa. Con questo atto - doveroso e nello stesso tempo coraggioso - Joseph Ratzinger rende il giusto tributo a uomini e donne che hanno testimoniato Cristo fino al martirio. Ma offre al mondo, e soprattutto alla società italiana, l’occasione per una seria riflessione sui fatti che hanno contrassegnato il Novecento.
Inutile nasconderlo: siamo ancora affetti da un curioso strabismo prospettico, quando ci volgiamo a guardare il nostro passato recente. Paghiamo un prezzo altissimo al pensiero unico accademico e alla conseguente diffusione di testi di storia nelle scuole che offrono una lettura faziosa e parziale degli eventi. È come se qualcuno ci avesse obbligato per anni a guardarci dentro quegli specchi deformanti del Luna Park, che restituiscono un’immagine distorta della realtà. Così, è accaduto che la mattanza di cattolici consumata in Spagna da anarchici e comunisti sia stata completamente rimossa da quel bagaglio minimo di notizie che uno studente di medio-basso livello dovrebbe possedere. Qui non si parla dell’approfondimento e della ricerca scientifica, che giustamente concerne un’élite di studiosi. Stiamo parlando più modestamente della «vulgata storica», cioè di quel minimum di avvenimenti del passato che tutti, bene o male conoscono.
Ora, non c’è studente di terza media che, per quanto ottuso, non sappia qualcosa della shoah, dei lager, del nazismo, delle leggi razziali, del fascismo, di Hitler e di Mussolini. Si può dire che insieme al latte i nostri infanti abbiano poppato robuste dosi di antifascismo ufficiale, come si fa con le vaccinazioni. Per decenni, il girone dei cattivi della storia finiva lì: tolto il dente dei nazifascismi, tolto il dolore della storia. Oggi le cose sono un pochino cambiate, e puoi permetterti perfino il lusso di citare in pubblico Stalin e Pol Pot per metterli nel mazzo dei malvagi della storia. Rimane più difficile associare il comunismo al nazionalsocialismo, anche perché ci si scontra con il fatto - inconfutabile - che nel governo del Paese ci sono partiti che, nel nome e nel simbolo, si rifanno esplicitamente alla falce e martello. Quando poi si tratta di riportare i riflettori della storia sui fatti terribili della guerra di Spagna, allora il compito è addirittura proibitivo. Perché anche qui nella testa del nostro studente medio riaffiorano slogan e immagini prodotte dal conformismo dominante: Guernica di Picasso; i nazisti e i fascisti che bombardano con l’aviazione; Franco, il dittatore cattivo. Cattolici massacrati? Non ricordo. Franchismo come freno al progetto di eliminazione totale del cattolicesimo dalla Spagna? Impossibile. Così, è accaduto che questi poveri morti sono diventati ingombranti. Non solo per chi trova imbarazzante ricordare che «i buoni» - cioè gli anarchici e i socialisti spagnoli - si sono macchiati di orribili delitti. Ma l’imbarazzo si è insinuato perfino nel mondo cattolico, dove per decenni sono state esercitate pressioni di vario genere sui pontefici affinché evitassero di elevare agli onori degli altari le vittime della guerra civile spagnola.
Avete un’idea di quali siano state le proporzioni di questa persecuzione? Furono assassinati 6.845 rappresentanti della Chiesa. Di questi, 4.184 erano sacerdoti diocesani, inclusi seminaristi, 2.365 erano religiosi e 296 religiose di 62 congregazioni. Hic Rodus, hic saltus. Questi sono i fatti, di qui devono transitare i professori di storia dei nostri figli, i politici che ci rappresentano, i parroci democratici, i cattolici impegnati di ogni tipo. Insomma: tutti gli uomini che non hanno paura della verità.


[I]Dalle catacombe le radici di fede della città

Scavati nella collina, i labirinti ospitarono la prima comunità cristiana e, per un periodo, le reliquie di san Gennaro

Da Napoli Valeria Chianese

[Avvenire] ll cuore antico della diocesi di Napoli batte in due luoghi: dentro una delle sue colline, Capodimonte, e nell'«insula sacra» dei Decumani. In alto e nel suo ventre si allungano, spaziose e illuminate dal tufo giallo, le Catacombe di San Gennaro. Dalla fine del II secolo d.C. la neonata comunità cristiana napoletana si riuniva nei labirinti sotterranei scavati nella collina. Qui nel III secolo fu sepolto e venerato il primo patrono di Napoli, sant'Agrippino. Giovanni I, vescovo di Napoli, fece trasportare dal Marciano, tra il 413 e il 431, le spoglie di san Gennaro nella parte inferiore delle catacombe. Da allora il culto del santo martire conobbe una crescente diffusione tanto da battezzare le catacombe con il suo nome e la vicina chiesa, fondata nel V secolo, fu intitolata «San Gennaro extra moenia» e dopo la cattedrale Stefania era la più celebre basilica dell'antica Napoli.
La Stefania era la cattedrale che il vescovo santo Stefano fondò nel V secolo tra i Decumani, i vicoli che si intrecciano ai piedi proprio della collina di Capodimonte, a cui si affiancò la basilica di Santa Restituta. Sul luogo della prima cattedrale Carlo I d'Angiò cominciò la costruzione della chiesa attuale. La completò, inglobando anche Santa Restituta, nel 1314 Carlo II d'Angiò. La Cattedrale, intitolata all'Assunta, oltre ad essere il centro propulsore della vita spirituale della diocesi rappresenta anche il luogo primario della devozione per san Gennaro, le cui reliquie sono conservate nella Cappella edificata di fronte a Santa Restituta e consacrata il 16 dicembre del 1646, giorno in cui avviene per la terza volta nell'anno il prodigio della liquefazione del sangue, le altre date sono il sabato che precede la prima domenica di maggio e il 19 settembre.
La storia degli ultimi decenni della diocesi è stata segnata dalla guida del cardinale Corrado Ursi e del cardinale Michele Giordano. Ursi, in particolare, iniziò il cammino di rinnovamento conciliare sin dal 1966 raggiungendo un traguardo con la definizione nel 1983 del nuovo corso pastorale della Chiesa di Napoli, frutto del 30° Sinodo diocesano. Giordano, vescovo di Napoli dal 1987, ha realizzato ciò che era stato progettato in quel Sinodo, e ha indirizzato le scelte tematiche verso la famiglia, considerata sempre soggetto e oggetto della pastorale.

Ewigen
04-07-2006, 18:20
INDIA

Rajasthan - Gli orfanotrofi della EMI rischiano di essere assorbiti dallo stato
[Compass 04/07/06]

Mercoledì 28 giugno la Corte Suprema del Rajasthan ha riattivato in via temporanea le licenze di cinque delle dieci istituzioni della fondazione cristiana Emmanuel Mission International (EMI) ed ha dato loro accesso ai conti bancari. La decisione finale è attesa per oggi, martedì quattro luglio.

Intanto si è appreso che il ministero del Welfare ha annunciato che i cinque istituti passeranno tutti sotto il proprio controllo, anche se i legali della fondazione missionaria ritengono che si tratti di un'azione chiaramente illegale ed incostituzionale.


Andra Pradesh, l’attacco alle suore di madre Teresa “nato per motivi politici”
di Nirmala Carvalho

L’arcivescovo di Hyderabad accusa gli estremisti indù di aver cercato false accuse contro le religiose per far cadere il primo ministro, cristiano, ed il suo governo. Nuovi particolari sull’attacco e sul sequestro.

Hyderabad (AsiaNews) – “Ha una chiara connotazione politica" l’attacco contro le quattro suore di madre Teresa in Andra Pradesh. Lo spiega l’arcivescovo di Hyderabad, mons. Marampudi Joji, commentando ad AsiaNews la violenza, il sequestro e le false accuse mosse il 25 giugno scorso da una folla di estremisti indù contro quattro Missionarie della carità in visita ad un ospedale governativo.

"Attribuisco la responsabilità dell’evento - dice mons. Joji - ai fondamentalisti indù, che con questo gesto sperano di screditare l’attuale governo in vista delle prossime elezioni statali e tornare così al potere”. “I fondamentalisti - aggiunge - agitano lo spauracchio delle conversioni per screditare il primo ministro, che è cristiano e far cadere il suo governo”.

Le Missionarie della carità hanno iniziato il loro apostolato a Tirupati, famosa città santuario indù che si trova nel distretto di Chittoor, diocesi di Cuddapah, nel 1986. Le religiose gestiscono il Nirmala Sadan, casa di accoglienza per orfani ed indigenti. La dirigenza dell’ospedale governativo di Ruia le ha invitate a visitare i pazienti ed a prendersi cura dei morenti, degli orfani e degli anziani.

I malati di Aids o gli affetti dal virus dell’Hiv, ricoverati nello stesso ospedale, sono stati affidati alle cure delle suore. Vi sono diversi accordi scritti, firmati dai dirigenti dell’ospedale e dalle religiose, che regolano il sostegno reciproco mirato alla cura dei pazienti. Molto spesso sono proprio i dirigenti a chiedere alle suore di accogliere nella loro casa i bambini nati con delle anomalie o gli anziani abbandonati all’interno dell’ospedale.

Come di consueto, il pomeriggio del 25 giugno quattro religiose – suor Maria Julia, suor Chriselda, suor Emma Felesia e suor Reena Francis – vanno in ospedale per visitare i pazienti poveri. Due di loro si recano nell’ala di ortopedia, mentre le altre vanno a visitare i sieropositivi. Le prime due religiose stanno consolando un ragazzo che ha avuto in incidente quando un uomo le ferma ed inizia ad interrogarle sui loro gesti e sullo scopo della visita. Mentre le suore rispondono, si avvicina una folla composta da circa 40 persone, compresi giornalisti e teleoperatori, che le accusa di voler evangelizzare e convertire i pazienti e soprattutto i moribondi.

Subito dopo, i primi agitatori le portano nell’edificio centrale dell’ospedale, mentre la folla cresce fino a raggiungere circa 300 persone: sono tutti membri del Bharatia Janata Party e dell’Hindu Dharma Parirakshana Samithi [Gruppo per la difesa della religione indù ndr].

Nello stesso tempo, le altre due religiose escono dal padiglione e si avvicinano all’edificio centrale, sorprese dalla folla riunita attorno alle consorelle: vengono prese e messe al centro anche loro. Gli indù non permettono alle suore di lasciare l’ospedale, né di contattare la loro Superiora: aprono le loro borse per cercare il “materiale religioso” con cui dovrebbero fare proselitismo, ma trovano solo il libretto personale delle preghiere.

La folla le trattiene nell’ospedale per due ore, continuando ad offenderle. I più feroci minacciano di strappare il loro sari bianco ed azzurro – simbolo di carità in tutto il mondo, anche non cristiano – e costringerle ad indossare vesti color zafferano, simbolo dell’induismo. Altri propongono di portarle sulla collina di Tirumala, il santuario più importante della città, e lì farle adorare il pantheon della loro religione.

Nel frattempo, alcuni dirigenti dell’ospedale accompagnati dai leader locali del Bjp girano per le camere ed ottengono da tre malati delle false dichiarazioni in cui affermano che le religiose hanno cercato di convertirli: anche due infermiere si prestano alla menzogna. Queste “prove” vengono consegnate alla polizia, che arriva in ospedale solo alle otto di sera: gli agenti trattano le quattro Missionarie della carità come delle criminali, le accusano di proselitismo e le portano alla stazione di polizia di Alipiri. Alle dieci e mezzo di sera vengono liberate grazie all’intervento dell’arcivescovo di Hyderabad, mons. Marampudi Joji, che chiama il primo ministro e gli chiede di aiutare le religiose.

La mattina dopo, lo stesso presule indice una conferenza stampa a cui partecipa anche la Federazione cristiana dell’Andra Pradesh, corpo ecumenico che riunisce le denominazioni cristiane dello Stato, e condanna duramente l’attacco e le false accuse mosse contro le suore. Il deciso intervento dell’arcivescovo e dell’Unione delle comunità cristiana spingono le autorità a far cadere le accuse contro le quattro suore di madre Teresa e ad aprire un’indagine contro gli istigatori dell’attacco. Le religiose sono state invitate a tornare al loro apostolato.


[b]COLOMBIA
4/7/2006 13.11
RELIGIOSO FRANCESCANO UCCISO NEL NORD DEL PAESE

[PIME]Frate Luis Alfonso Herrera Moreno, religioso francescano di 46 anni, è stato ucciso in circostanze non ancora chiare e rinvenuto morto in una zona rurale nei dintorni di Santa Marta, capitale del dipartimento settentrionale di Magdalena: la notizia è stata confermata alla MISNA da fonti della Curia generalizia dell’Ordine dei Frati minori (Ofm). Frate Herrera, economo del collegio San Luis Beltrán di Santa Marta, era scomparso martedì 28 giugno dopo essere salito a bordo della sua auto per alcune commissioni ordinarie; il suo corpo era stato rinvenuto il giorno seguente vicino alla località di Bonda e presentava, secondo i patologi forensi, gravi contusioni provocate apparentemente da colpi di pietra. La sua morte è stata confermata solo più tardi, quando il cadavere è stato identificato da frate Miguel Angel Arévalo, rettore del collegio San Luis Beltrán. L’unica ipotesi formulata dagli inquirenti è che si sia trattato di un omicidio a scopo di rapina, ma non ci sarebbero ancora indizi sufficienti a individuare con certezza i responsabili. Nato nel 1960 a Pacora, nel dipartimento centrale di Caldas, frate Herrera è stato sepolto a Medellín su richiesta dei familiari. Negli ultimi 20 anni la Chiesa colombiana ha pagato un pesante tributo a causa della violenza con oltre 60 morti, tra vescovi, sacerdoti, religiosi, missionari e seminaristi, e 19 rapimenti.


MESSICO

verso il processo di appello

[MNN]CITTA' DEL MESSICO - Il lento iter giudiziario vedrà un epilogo? È quello che si augurano i trentacinque cristiani della comunità di Chenalho nel Chiapas, condannati a 36 anni e 3 mesi di detenzione. Il loro processo di appello è atteso a breve. Malgrado gli abusi rilevati durante il processo di primo grado e il fatto che nessuna prova valida sia stata prodotta, il giudice è stato molto severo. Le loro condizioni sono anche peggiorate dal 2004, dopo il trasferimento in un carcere di alta sicurezza che li ha allontanati ulteriormente dalle loro famiglie.

Questi trentacinque credenti fanno parte di un gruppo di novanta uomini arrestati a seguito di un massacro di quarantacinque indios di etnia totzil, avvenuto nella regione di Acteal nel Chiapas il 22 dicembre 1997. Quei novanta uomini, dei quali la maggior parte era innocente, sono stati divisi in tre gruppi. Il processo di appello del primo gruppo si è già svolto, quello del secondo gruppo si terrà in questi giorni. I trentacinque cristiani formano il terzo gruppo e attendono con impazienza il loro turno sperando in una assoluzione.


TURCHIA
È già stato dimesso dall’ospedale padre Brunissen, 75 anni, colpito al fianco domenica sera a Samsun. Arrestato uno squilibrato già conosciuto dalla vittima
Padre Pierre: «Mi ha ferito, ma lo perdono»
Il sacerdote francese aveva preso il posto di don Santoro «Mi ha attirato in una libreria e poi ha sferrato il colpo»

[Avvenire] «Mi sento bene». Non sembra scosso padre Pierre Brunissen, 75 anni, il sacerdotefidei donum francese accoltellato domenica sera, verso le sette, nei pressi di una libreria di Samsun. Eppure ha rischiato di essere ucciso dalla lama di un musulmano che stava per fare un altro martire, a pochi mesi di distanza dall'assassinio di don Andrea Santoro, il febbraio scorso nella chiesa di Santa Maria a Trebisonda. Un mese dopo l'uccisione, padre Pierre l'aveva riaperta. L'uomo, un 47enne che sembra soffra di disturbi mentali e che è già stato catturato dalle autorità, era conosciuto da padre Brunissen. Il sacerdote, che ha solo riportato una lieve ferita all'addome, dopo una leggera medicazione in ospedale, ieri mattina è tornato nella sua parrocchia. Racconta: «Quell'uomo lo conoscevo. Era venuto da me già altre tre volte. Ha detto che voleva presentarmi un suo amico. Ieri mi ha chiesto di accompagnarlo in una libreria e mi ha detto che li mi avrebbe presentato il suo amico. Quando siamo entrati gli ho chiesto dov'era e lui, per tutta risposta mi ha accoltellato al fianco, senza dire una parola. Nonostante tutto, non serbo rancore verso di lui». Il sacerdote francese, originario della diocesi di Strasburgo, sembra essere sicuro che si sia trattato solo del gesto di un pazzo e che quello che accaduto non sia invece dettato dal fondamentalismo islamico. «Da tempo - racconta padre Brunissen - sto cercando di creare, a partire dalla mia parrocchia dedicata alla Nostra Signora dei dolori, insieme ai miei pochissimi fedeli, il più possibile un clima di amicizia con i musulmani di Samsun, con le stesse autorità della città, da cui ho ricevuto solidarietà, e con la popolazione, nella quale ho molti amici e con cui mi trovo molto bene». Eppure sembra la fotocopia esatta di quel che accadde cinque mesi fa a Trebisonda quando un giovane assassino, sparandogli da due metri di distanza, uccise don Santoro. Anche lì si pensò al gesto di uno squilibrato ma, in realtà, molti sostengono ch e ad armare la mano di queste persone siano i fondamentalisti islamici che purtroppo sono presenti da queste parti e non vengono adeguatamente tenuti a freno da politici e governanti. Il religioso francese, comprensibilmente getta acqua sul fuoco: «No, non credo che gli islamici abbiano utilizzato questo uomo. Probabilmente è solo uno squilibrato e il suo non era un attacco esplicito contro la Chiesa cattolica. Ma non posso escluderlo con certezza: non lo so, tutto è possibile. Non credo però che il mio aggressore sia sotto l'influenza dell'integralismo islamico. Anche la libreria in cui mi ha attirato non è islamica». E aggiunge: «Forse è solo un pazzo che voleva apparire sui giornali. Il rapporto con i musulmani è buono. Pensi che in molti mi hanno addirittura telefonato oggi per chiedermi come stavo e per esprimermi piena solidarietà». La stampa turca ha riportato ieri un'intervista dell'attentatore, apparsa sul quotidiano Hurriyet, che si chiama Atila Nuran, in cui lo presenta come uno schizofrenico sotto terapia di psicofarmaci e riportano la solita accusa rivolta ai sacerdoti cattolici. «Quel sacerdote - dice Nuran - mi proponeva soldi perché cambiassi la mia religione e venissi in chiesa». Un'accusa ingiusta che echeggia spesso sui media turchi e che non fa altro che alimentare odi e pregiudizi nei confronti dei cristiani che si sentono discriminati in questo angolo sperduto di Turchia. Che la situazione sia tesa, in queste zone, lo sta a dimostrare il fatto che sette anni fa la chiesa di Samsun rischiava di essere rasa al suolo per fare costruire una strada al suo posto. Solo sette anni di diatribe legali hanno sancito il diritto dell'edificio religioso di restare al suo posto evitando l'abbattimento. Al cimitero cristiano di Trebisonda è invece andata peggio: tre anni fa, in una sola notte, è stato completamente distrutto dalle ruspe.



OT

RUSSIA
4 luglio 2006 16.21
IAKHROMA
BOMBA IN UNA MOSCHEA VICINO A MOSCA: NESSUNA VITTIMA

Un ordigno della potenza di 200-250 grammi di tritolo ha fatto saltare in aria l'ingresso e una fontana di una moschea recentemente costruita nella cittadina di Iakhroma, vicino Mosca. La bomba ha provocato pesanti danni, ma nessuna vittima: l'esplosione è avvenuta in piena notte.
Secondo gli analisti interpellati dall'agenzia on line "Gazeta.ru", non si tratta di una vendetta per la morte dei quattro ostaggi russi in Iraq, ma di una risposta alle dichiarazioni fatte dal patriarca Alessio II e dal presidente Vladimir Putin al summit religioso in corso nella capitale. Il capo del Patriarcato moscovita aveva sottolineato la "tradizionale tolleranza" della Chiesa ortodossa russa, mentre il presidente aveva parlato della necessità di aprire il dialogo interreligioso, soprattutto fra cristianesimo e islam.
La moschea danneggiata era stata eretta cinque anni fa dalla locale comunità musulmana, come "casa di preghiera" in mancanza di una più appropriata registrazione, non ancora concessa dalle autorità cittadine.

Ewigen
05-07-2006, 11:15
INDIA
5 Luglio 2006
Andhra Pradesh, le suore di Madre Teresa perdonano; il vescovo denuncia la politica del Bjp
di Nirmala Carvalho

Le quattro religiose sequestrate da una folla di estremisti indù ed accusate di proselitismo perdonano i loro aggressori e non sporgono denuncia. Il vescovo di Hyderabad spiega ad AsiaNews il piano dei fondamentalisti contro i cristiani dell'Andhra Pradesh.

Hyderabad (AsiaNews) – Le opere compiute con amore sono opere che costruiscono la pace. Con queste parole della loro fondatrice, madre Priscilla, Missionaria della carità che lavora nella Casa madre dell’ordine a Kolkata, commenta ad AsiaNews l’attacco subito il 25 giugno scorso dalle sue quattro consorelle a Tirupati, nell’Andra Pradesh.

Le quattro religiose – suor Maria Julia, suor Chriselda, suor Emma Felesia e suor Reena Francis – sono state sequestrate all’interno di un ospedale governativo da una folla di oltre 300 fanatici indù, che le ha accusate di proselitismo. Le suore di madre Teresa, nella struttura per compiere la loro regolare ed autorizzata visita settimanale, sono state inoltre arrestate dalla polizia e liberate solo in tarda serata grazie all’intervento dell’arcivescovo metropolita di Hyderabad, mons. Marampudi Joji.

“Le suore – dice il presule ad AsiaNews – non hanno denunciato nessuno per l’accaduto, ma la polizia ha mandato lo stesso un agente nella loro Casa, che con tono intimidatorio le spingeva a firmare un documento. Le missionarie si sono rifiutate, dicendo di essere pronte a perdonare i responsabili dell’accaduto”.

Per mons. Joji, l’attacco ha una chiara motivazione politica: ad AsiaNews egli ha sottolineato che la folla era composta da membri del Bharatia Janata Party e dell’Hindu Dharma Parirakshana Samithi [Gruppo per la difesa della religione indù ndr].

“Il fondamentalismo indù – ha spiegato – vuole far crescere nella popolazione la paura nei confronti dei cristiani e per questo li accusa di proselitismo e di operare nell’ombra per snaturare la natura del Paese. La realtà è che fra poco vi sono le elezioni, ed il Bjp vuole fare di tutto per screditare l’attuale governo, retto dai democratici del Congress”.

L’attacco contro le religiose di madre Teresa non è l’unica arma studiata dai fondamentalisti: fonti attendibili hanno avvertito Il presule che questi hanno in programma per l’11 luglio una manifestazione nella capitale, allo scopo di “far crescere nella popolazione la consapevolezza del ‘pericolo cristiano’, che con la tacita approvazione del governo lavora per il proselitismo”.

“Dopo questa manifestazione – aggiunge mons. Joji – vogliono chiedere al governo una legge che dichiari indipendente i templi indù di Tirupati e Tirumala”. “Hanno scoperto solo ora – ironizza – che all’interno vi lavorano dei cristiani e solo ora li accusano di essere delle spie coinvolte nel lavoro di conversione dello Stato intero. Lo stesso gioco sta avvenendo in due università di Tirupati, dove a sentir loro i cristiani lavorano lì solo per convertire e fare proseliti”.


[b]INDIA
A due anni dall’assassinio di un giovane cattolico, un Vescovo pakistano “lotta per la giustizia”

Javed Anjum è stato picchiato a morte da estremisti che volevano convertirlo all’Islam

LISBONA, martedì, 4 luglio 2006 (ZENIT).- Monsingor Joseph Coutts, Vescovo di Faisalabad, ha tenuto una relazione appassionata sulla lotta da lui portata avanti perché venga resa giustizia alla famiglia di un giovane cattolico, che è stato ucciso per non essersi voluto convertire all’Islam.

Nel 2004, Javed Anjum, di 19 anni, si era recato in visita presso la famiglia di sua madre, che viveva nella parte orientale del Pakistan. Un giorno, venne catturato da alcuni individui che lo trascinarono fino ad una “madrassa” (una scuola islamica di studi superiori) per poi forzarlo a rinunciare alla sua fede cristiana.

Dopo essersi rifiutato, il giovane venne quindi barbaramente picchiato per cinque giorni consecutivi finché le sue condizioni divennero così gravi che i suoi stessi torturatori si videro costretti a portarlo alla stazione di polizia di Toba Tek Singh, il luogo dove è accaduto il fatto, a circa 80 chilometri da Faisalabad, affermando che Javed Anjum aveva cercato di rubare.

Successivamente, la polizia lo condusse tempestivamente in ospedale, dove il giovane, alcuni istanti prima di morire per le gravi ferite e lesioni riportate, registrò in un video l’identità dei suoi aggressori.

Il caso suscitò da subito le proteste della comunità cristiana in Pakistan, tanto che la Commissione episcopale di Giustizia e Pace decise di citare in corte i responsabili e sollevare il problema della pericolosa tendenza alle conversioni forzate.

Nel raccontare l’incidente, durante una conferenza a Lisbona organizzata dall’Associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), il Vescovo Coutts ha spiegato che a distanza di due anni dall’aggressione, il caso rischia di essere ora archiviato nonostante l’esistenza di evidenti prove giudiziarie.

Il presule, che aveva impartito al giovane solamente un paio di anni prima il Sacramento della Cresima, ha parlato di una “lotta per la giustizia”.

Secondo quanto è stato riportato, in seguito si è giunti ad intraprendere un’azione giudiziaria che ha emesso una sentenza di colpevolezza ai danni del Rettore della “madrassa” di Toba.

Tuttavia, l’avvocato contattato dalla Chiesa per difendere il caso di Anjum si è visto obbligato a ritirarsi nella città di Karachi, nel sud del Pakistan, a causa delle costanti minacce rivolte a lui, a sua moglie e ai suoi tre figli.

Nel timore che il caso venga sospeso per le numerose intimidazioni da parte dei gruppi integralisti islamici, il Vescovo Coutts ha chiesto la propria collaborazione ad un generale di brigata dell’Esercito, che lavorava con il padre di Anjum.

Più tardi, a margine della conferenza, il presule ha quindi detto: “Dobbiamo continuare a fare pressione affinché sia fatta giustizia. Questi gruppi islamici sono molto potenti. Sono in grado di farlo sembrare come se fosse un incidente”.

“Devono ammettere di aver sbagliato. Devono ammettere di aver commesso un omicidio”, ha aggiunto.

“Questi musulmani credono che se converti qualcuno all’Islam, ti sei riservato un posto in Cielo”, ha sottolineato il Vescovo, affermando la necessità di ricordare ai musulmani integralisti che è contro la loro religione convertire “con la forza”.

Ewigen
06-07-2006, 11:13
ISRAELE
5 Luglio 2006
Rabbino capo al Papa: ci aiuti a fermare la sfilata gay a Gerusalemme

Il massimo esponente dell’ebraismo sefardita esprime la speranza che la protesta dei capi religiosi dissuada dalla celebrazione di una manifestazione che “viola ed umilia” la Città Santa. Anche il rabbino aschenazita chiede di fermare la manifestazione.

Gerusalemme (AsiaNews) – “Ci aiuti a contrastare la sfilata mondiale gay” (World Pride Parade), programmata per il mese prossimo a Gerusalemme, che “viola ed umilia” la Città Santa. E’ l’insolita richiesta avanzata a Benedetto XVI dal rabbino capo sefardita di Israele, Shlomo Amar, in una lettera,della quale dà notizia oggi il quotidiano Yedioth Ahronoth. Lo stesso giornale, in un articolo, riporta i dati di un sondaggio reso noto durante una discussione sulla vicenda nella Commissione interni della Knesset (il Parlamento), secondo il quale sono contrari alla Parata il 63% degli ebrei “laici”, l’81% degli ebrei “conservatori”, il 99% dei nazionalisti religiosi, il 100% degli ortodossi e il 92% degli arabi musulmani e cristiani.

“Noi – scrive il rabbino – siamo colpiti dall’udire dei progetti per tenere la World Pride Parade nella Città Santa”. “La città alla quale tutto il mondo guarda per la sua santità e la sua gloria. Sta per essere attaccata da gente cattiva che vorrebbe violare il suo onore ed umiliare la sua grandezza, con atti che la Torah disprezza, così come tutte le altre religioni. Non c’è bisogno di ragionare sui loro progetti e azioni malvagie che gettano a terra la dignità umana”. Al Papa il rabbino chiede di “opporsi a questa terribile prospettiva, nella speranza che la protesta dei capi religiosi, guidi le anime confuse che ingannano e fanno male a se stesse gravemente e dissuada la gente cattiva dal corrompere l’umanità”.

Amar esprime la sua preoccupazione sulla “cattiva influenza” della comunità gay sui bambini e sui giovani che potrebbero essere corrotti.

Dal canto suo, il rabbino capo aschenazita, Yona Metzger, da Mosca, dove partecipa all’incontro interreligioso promosso dal Patriarcato ortodosso, chiede di “cancellare la Parata nella Città Santa di Gerusalemme”. “Come tutti sanno – sostiene Metzger – Gerusalemme è la culla nella quale sono nate le tre religioni monoteiste. Dobbiamo essere uniti per preservare la sua storica santità ed i valori di purezza e moralità che la caratterizzano”.


INDIA
6 Luglio 2006
Andra Pradesh, il governo fermi la \"campagna di odio anti-cristiano”
di Nirmala Carvalho

Il presidente dell’All India Catholic Union scrive alla Commissione nazionale per le minoranze ed al governo centrale per chiedere una revisione costituzionale delle leggi statali e per intervenire contro la persecuzione lanciata dai fondamentalisti indù.

Delhi (AsiaNews) – La campagna d’odio e persecuzione lanciata dai fondamentalisti indù contro i cristiani dell’Andra Pradesh “deve essere fermata, perché si basa su false accuse e presupposti sbagliati” e perché “terrorizza la vita di una comunità che ha sempre rispettato la fede di ognuno”.

E’ questo il senso della lettera aperta che John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union [la più grande associazione di laici cattolici di tutta l’india ndr] ha scritto oggi al presidente della Commissione nazionale per le minoranze, Jenab Mohammad Hamid Ansari, inviandone copia al ministro per gli Affari delle minoranze dell’Unione.

“Vi sono stati – scrive l’attivista – diversi attacchi contro i cristiani dello Stato negli ultimi sei mesi, ma i più colpiti sono stati i pastori e le suore. Questo è il sintomo di uno scenario pericoloso, perché gli attacchi sono condotti con lo scopo di aizzare la popolazione all’odio interreligioso”.

“La zona più colpita da questo odio è quella delle colline di Tirumala – continua – che ospitano uno dei santuari più riveriti dalla maggioranza indù. Come cristiani, abbiamo un rispetto assoluto per la fede, qualunque essa sia, dei nostri concittadini e delle norme che regolano gli accessi ai luoghi sacri delle religioni. Nei quali non possiamo però includere le fermate dell’autobus o le strade dello Stato, dove avvengono gli attacchi”.

Il riferimento dell’attivista è alla teoria propagata dagli estremisti indù secondo cui “data la vicinanza con i luoghi più sacri dell’induismo” i cristiani che passano “anche in lontananza” dissacrano la loro religione. “Ci sono chiese e luoghi di culto non indù anche a Panipat, Kurukshetra, Amritsar e ad Ajmer – scrive Dayal – città sante rispettate e riverite, e questo non ha mai creato alcun problema”.

L’attacco del 25 giugno scorso contro le suore di madre Teresa che facevano visita ad un ospedale di zona “è solo l’ultimo sintomo di un malessere molto esteso. Chiedo a voi di esaminare la costituzionalità delle leggi statali che vietano ai cittadini di queste zone ogni attività, perché queste leggi sono state create solo per ostacolare le minoranze”.


PAKISTAN
6 Luglio 2006
Vescovo pakistano: “Non dimenticate Javed Anjum, morto per non aver rinnegato Cristo”

Il presule di Faisalabad invita a tenere alta l’attenzione nei confronti del processo contro uno dei torturatori del 19enne cattolico, che rischia di essere annullato a causa delle minacce dei musulmani contro l’avvocato e la sua famiglia.

Lisbona (AsiaNews) – Il vescovo di Faisalabad ha invitato la comunità internazionale a “non dimenticare il caso di Javed Anjum, il giovane morto per non aver voluto rinnegare Cristo” ed a “tenere alta l’attenzione sul processo, che rischia di essere annullato a causa delle minacce e delle violenze degli integralisti islamici contro l’avvocato e la famiglia del giovane”.

Il presule, mons. Joseph Coutts, ha lanciato la sua denuncia la settimana scorsa, nel corso della presentazione a Lisbona del Rapporto 2006 sulla libertà religiosa pubblicato da “Aiuto alla Chiesa che soffre”.

Nel marzo scorso, a 23 mesi dall’omicidio, si è concluso il processo per due dei suoi tre assassini: Ghulam Rasool e Muhammad Tayab, condannati a 25 anni di carcere. Umar Hayat, religioso islamico e rettore della madrassa [scuola islamica ndr] dove è avvenuto il crimine, è il terzo presunto assassino: arrestato nel gennaio scorso dopo 22 mesi di latitanza, è ancora in attesa di un verdetto.

Per cinque giorni, nell’aprile del 2004, i tre avevano cercato con la tortura di convertire il ragazzo all’Islam. Dopo le violenze, inutili, hanno consegnato Javed alla polizia con false accuse; le sue ferite erano così gravi che le cure mediche non sono servite a nulla. Il ragazzo è morto il 2 maggio in un ospedale statale di Faisalabad: nel rapporto medico si legge che il cristiano è morto “a causa di 26 ferite gravi procurate da tortura”.

Sul letto di morte Javed aveva fatto il nome di uno degli aguzzini, Rasool, subito arrestato: durante l’interrogatorio proprio il detenuto ha indicato Tayyab e Umar Hayat come suoi complici.

“Il rettore della madrassa di Toba – dice mons. Coutts – è ancora sotto processo ed oramai è considerato il maggior responsabile delle torture che hanno condotto Javed alla morte. Ora però l’avvocato della famiglia, che lavora anche grazia all’aiuto della nostra Chiesa, rischia di dover lasciare il caso. Ha ricevuto serie minacce di morte contro di lui, sua moglie ed i suoi tre bambini”. A causa di queste minacce, sempre più frequenti e pericolose, la famiglia del legale è fuggita nella parte meridionale del Paese.

“Dobbiamo tenere alta l’attenzione sul caso – ha aggiunto il vescovo – e far sentire la nostra voglia di giustizia. Questi gruppi islamici sono molto potenti e possono trasformare un omicidio in un incidente: noi non dobbiamo cedere, dobbiamo fargli ammettere l’orrore del loro crimine”.

“Secondo la fede islamica – ha concluso mons. Coutts – è peccato costringere qualcuno alla conversione. Per chi ha commesso questo delitto, invece, la violenza contro un ragazzo è divenuta una chiave per il Paradiso. Devono capire che hanno sbagliato”.


VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA CRISTIANA
Commemorazione dei martiri con una processione all’interno del Vaticano

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 6 luglio 2006 (ZENIT).- Si è svolta in Vaticano venerdì 30 giugno nella Chiesa di Santa Maria in Camposanto, la commemorazione dei Santi Protomartiri della Chiesa romana, con una celebrazione Eucaristica e processione con il Santissimo che la Pontificia Accademia “Culturom Martyrum” organizza ogni anno.

Fondata sotto il titolo di “Collegium Cultorum Martyrum” il 2 febbraio 1879 da M. Armellini, A. Hytreck, O. Marucchi ed E. Stevenson, insigni studiosi di antichità sacra, la Pontificia Accademia, in collegamento con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha lo scopo di promuovere il culto dei Santi Martiri e di incrementare e approfondire l'esatta storia dei Testimoni della Fede e dei monumenti ad essi collegati, fin dai primi secoli del cristianesimo.

Il commendatore Bruno Luti, Procurator dell’Accademia ha spiegato a ZENIT che “fu il Pontefice Pio IX a sollecitare la nascita del Collegium, al fine di studiare le catacombe. Ed è stato Giovanni Paolo II che ha trasformato il Collegium in Accademia”.

La cerimonia di commemorazione ufficiale dei santi protomartiri romani si è svolta per la prima volta nel 1904 e fa riferimento ai primi martiri romani che l’imperatore Nerone fece appendere ai pali e poi bruciare negli orti di sua madre, Agrippina.

La località “orti di Agrippina” corrisponde esattamente all’attuale piazza dei protomartiri romani che si estende fino ai giardini vaticani. Si tratta di uno dei primi luoghi certi del martirio cristiano a Roma.

Il Procurator dell’Accademia ha sottolineato che “la cerimonia con la processione è l’unica che si svolge con il Santissimo Sacramento sulle strade che furono cosparse del sangue dei martiri cristiani 2000 anni fa”.

L’Eucaristia è stata presieduta dall’Arcivescovo Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro, che nel corso dell’omelia ha affermato che il cuore del martirio “è la convinzione che l’amore è più forte dell’odio, la bontà è più forte della cattiveria, il perdono è più forte della vendetta”.

“Per questo motivo la Croce di Gesù è la grande vittoria di Dio, aggredito dall’odio Dio ci aggredisce con l’amore e vince”, ha aggiunto.
Il Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano ha continuato sostenendo che “le vicende di Gesù attraverso la storia sono come un fiume sotterraneo che emerge in ogni Eucaristia”. L’Eucaristia è infatti “il pane dei martiri” e “il crisma che nutre l’eroismo cristiano”.

Monsignor Comastri ha concluso facendo riferimento ad “una nuova stagione di persecuzione al cristianesimo”, che si può confrontare solo riallacciandosi all’Eucaristia: “Sarà Gesù a vincere l’aggressione dell’odio con l’aggressione dell’amore. Ciò è accaduto e accadrà sempre”.

Ewigen
07-07-2006, 11:33
NIGER
Cristiana uccisa per aver evangelizzato dei giovani
[Compass Direct 07/07/06]

Fondamentalisti islamici hanno lapidato e colpito a morte con una mazza una donna cristiana che aveva evangelizzato un gruppo di giovani musulmani. David Atab, un cattolico di Izom, ha dichiarato di essere un testimone oculare del grave fatto di sangue. La donna aveva distribuito degli opuscoli e parlato del Vangelo. La notizia era giunta agli anziani musulmani che hanno accusato la donna di aver offeso il profeta Maometto. Da qui la decisione di ucciderla. La polizia era comunque riuscita a sottrarla alla folla, che alla fine ha avuto il sopravvento assaltando la caserma.La povera donna è deceduta sotto i colpi di mazza.


YEMEN

[ICN]Win International, un osservatorio evangelico statunitense sulla libertà religiosa, per il mese di luglio incoraggia i cristiani di tutto il mondo a concentrare le loro preghiere sullo Yemen.

Nonostante il divieto di tenere riunioni religiose, alcuni gruppi cristiani hanno fatto sapere che, in mezzo al generale stato di miseria e di vasti problemi sociali dovuti alla crescita demografica ed alla carenza delle risorse, si registrano segnali incoraggianti sul piano spirituale.

Posto in posizione strategica lungo le rotte commerciali, lo Yemen è una delle civiltà più antiche del Medio Oriente, come testimonia la storia della regina di Sheba che si recò dal re Salomone. Nella parte settentrionale del paese domina la corrente sciita e nel sud quella sunnita. Prima dell'occupazione islamica nel settimo secolo e della sua quasi chiusura totale al mondo esterno, nello Yemen viveva una significativa rappresentanza cristiana. Oggi, lo Yemen è all'11° posto nella famigerata classifica dei paesi nei quali i cristiani sono maggiormente perseguitati.

Ewigen
07-07-2006, 18:32
ITALIA
Offese il Crocefisso. Adel Smith assolto

Il tribunale di Roma ha giudicato le parole di Adel Smith “non offensive e rientranti nel diritto della libera opinione e della manifestazione del pensiero”...


[La Padania]- Nessun vilipendio alla religione, nessuna offesa al Cristo: Adel Smith, presidente dell’unione dei musulmani italiani, è stato assolto dal Tribunale di Roma dall’accusa di vilipendio alla religione.
I fatti risalgono al 2001, quando Adel Smith, nel bel mezzo della diretta televisiva della trasmissione di Bruno Vespa “Porta a porta”, infervorato nei suoi deliri contro la nostra religione e tutte le raffigurazioni iconografiche del cattolicesimo, parlò del crocefisso e del Cristo, come una «raffigurazione di un cadavere in miniatura».
Ieri Massimo Zucchi, segretario dell’Umi, ha spiegato che il tribunale di Roma ha giudicato le parole di Adel Smith “non offensive e rientranti nel diritto della libera opinione e della manifestazione del pensiero”. Si chiude così, con questa sentenza destinata a far discutere, una delle tante farse pro Islam che non smettono mai di stupire. «La decisone del tribunale di Roma dimostra ancora una volta che la giustizia italiana è a corrente alternata - dichiara Andrea Gibelli, vice capogruppo della Lega Nord alla Camera - per tutto ciò che appartiene alla maggioranza culturale in questo paese. Si legittima di fatto un personaggio che in più occasioni ha denigrato la libertà che gli è stata offerta e che invece la cultura islamica, di cui lui è esponente ed espressione, nega continuamente». La sentenza in cui Smith viene assolto dal reato di vilipendio alla religione cattolica apre il viatico ad una serie di interpretazioni che possono innescare reazioni assolutamente sconvenienti da parte di tutti i sostenitori delle religioni musulmane. Non si tratta di credere in un Dio minore o superiore, nè di avallare una dottrina piuttosto che un’altra, perchè in questo caso è in gioco una ideologia, non una teologia.
Permettere a chicchesia di deridere un simbolo sacro che, indipendentemente da come la si pensi, rappresenta la radice della nostra cultura, apre ventagli di possibilità che non faranno altro che inanellare, con conseguenze a dir poco devastanti, numerose e sempre più invasive querelle della identica matrice. L’unico problema concreto, di natura sociale, è che questa sentenza fortificherà esclusivamente i sostenitori dell’islamismo al punto di poter pretendere, sempre con più protervia e con presunto maggior diritto, spazi e diritti inaccettabili. «In passato Adel Smith si era già prodigato in azioni atte a denigrare la nostra cultura - conclude Andrea Gibelli - ed è proprio questa impostazione ideologica a minare il nostro patrimonio culturale che, ancora una volta, non nasconde le derive laicissime».

:Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke: :Puke:

p.NiGhTmArE
07-07-2006, 18:37
I fatti risalgono al 2001, quando Adel Smith, nel bel mezzo della diretta televisiva della trasmissione di Bruno Vespa “Porta a porta”, infervorato nei suoi deliri contro la nostra religione e tutte le raffigurazioni iconografiche del cattolicesimo, parlò del crocefisso e del Cristo, come una «raffigurazione di un cadavere in miniatura».

Penso che siano tutti d'accordo che il crocefisso rappresenti Gesù morto, quindi un cadavere :mbe: o no?

Ewigen
07-07-2006, 19:18
CINA
Pastore di comunità familiari cinesi condannato a 7 anni e mezzo di prigione
[MNN 7 luglio]
La Corte Popolare di Zhongmu ha condannato il pastore di comunità familiari cinesi Zhang Rongliang a sette anni e mezzo di prigione il 29 giugno, sebbene il verdetto gli sia stato notificato solo il 4 luglio.
Zhang è uno dei responsabili più eminenti del movimento di comunità familiari ‘Cina per Cristo’, precedentemente nota come Fangcheng, rinominata da Zhang nell’ottobre 2004.

Era stato arrestato dalla polizia di Henan senza accuse formali il primo dicembre 2004. Solo mesi più tardi era stato accusato di “avere ottenuto un passaporto con l’inganno” e di “avere passato il confine illegalmente.” Le autorità cinesi spesso negano i passaporti ai più noti responsabili di comunità familiari. Precedentemente Zhang Rongliang era stato detenuto cinque volte, trascorrendo in totale 12 anni in prigione per le sue attività religiose. Aveva anche collaborato alla stesura di una congiunta “Confessione di Fede” delle comunità familiari nel 1999, per chiedere clemenza alle autorità durante un periodo di arresti di massa ai danni di movimenti ‘settari’.

Ewigen
07-07-2006, 19:27
Un giorno potrà capitare che, per i casi della vita, dovrai uscire dall'ombra del tuo campanile, e andare a campare sotto un altro. Se non sarai tu, sarà un tuo amico, conoscente, parente.
Spera di non trovare mai sulla tua strada quelli che "se ne sbattono le palle" :rolleyes:
E' proprio vero che spesso certe cose non si capiscono se non si provano sulla propria pelle... :doh:

Vallo a dire a chi certi paesi solo per il fatto di credere ancora a un "cadavere" (parole testuali di qulcuno) rischia la vita ogni giorno...

Faethon
07-07-2006, 19:34
parlò del crocefisso e del Cristo, come una «raffigurazione di un cadavere in miniatura».

Vedi,questa è la debolezza dell' occidente.E come un agnello,che cerca di ospitare il lupo nella sua tana.

-Uno viene qui e dice il crocefisso è una raffigurazione di un cadavere in miniatura.In tribunale viene assolto,lo può dire e ridire quanto vuole,non offende nessuno.

-Se un Cristiano va in un paese arabo o in una comunità musulmana in Italia e dice "Moametto?Chi?Il vecchio con la lunga barba che ha sposato una ragazzina di 9 anni"? (per usare parole gentili...)non ce la farà ad arrivare al tribunale.Lo avranno ammazzato di botte in 1 minuto.

Il rispetto è solo unilaterale.Noi non possiamo dire una cosa "vera",perchè essendo lui figura religiosa,niente commenti (o VIGNETTE).LORO,Si,possono farlo,perchè noi mica siamo come loro e non ci offendiamo...

Ewigen
07-07-2006, 19:34
Ewigen,è la mancanza di informazione,perchè lavorano interessi economici contrari all' informazione.Cioè in Francia per esempio,sanno molto di pià sulla Turchia che in Italia.Non so perchè,forse avranno meno ditte li,o perchè l' ENI "Francese" non partecipa in progetti energetici li,non lo so.Di dicuro qui vi presentano un immagine plasmatica di quello che è la Turchia.Del resto ,tutta l' Europa sa tutto su Israele-Palestina,ma del fatto che nel 96 Grecia e Turchia stavano a mezzanotte del 6 Gennaio con 20 navi che puntavano una l' altra e tutte le unita militari delle isole dell' Egeo posizionate sulle postazioni di battaglia,non sa nessuno niente.Perchè mentre ci sono interessi per "divulgare" la situazione Israeliana ,ci sono interessi per presentare la Turchia come un paese normale.Poi se vai su you tube ci sono video con Kurdi che abbattono elicotteri Cobra,con camion che vengono saltati in aria etc,che uno penserebbe che sono da Iraq,ma non sono ,ci sono morti ogni giorno ,ma qui non li sentirete mai,perchè sia la destra che la sinistra servono interessi che vogliono la Turchia "un paese pieno di promesse che ha compiuto i criteri di Copenhagen".

Pensiamo poi alle care alleanze che Occidente fa con...l'Arabia Saudita!

Faethon
07-07-2006, 19:39
Pensiamo poi alle care alleanze che Occidente fa con...l'Arabia Saudita!

Già,l' Arabia Saudita.Patria del Wahabismo ed esempio di tolleranza. :rolleyes:

Ewigen
07-07-2006, 19:42
Vedi,questa è la debolezze dell' occidente.E come un agnello,che cerca di ospitare il lupo nella sua tana.

-Uno viene qui e dice il crocefisso è una raffigurazione di un cadavere in miniatura.In tribunale viene assolto,lo può dire e ridire quanto vuole,non offende nessuno.

-Se un Cristiano va è un paese arabo o in una comunità musulmana in Italia e dice "Moametto?Chi?Il vecchio con la lunga barba che ha sposato una ragazzina di 9 anni"? (per usare parole gentili...)non ce la farà ad arrivare al tribunale.Lo avranno ammazzato di botte in 1 minuto.

Il rispetto è solo unilaterale.Noi non possiamo dire una cosa "vera",perchè essendo lui figura religiosa,niente commenti (o VIGNETTE).LORO,Si,possono farlo,perchè noi mica siamo come loro e non ci offendiamo...

beh in Arabia Saudita il solo parlare del Gesù evangelico (che non è il Gesù coranico!) è considerato un reato punibile con la flagellazione!

p.NiGhTmArE
07-07-2006, 19:52
è la legge. qui da noi posso parlare del crocifisso come di un cadavere rinsecchito oppure di maometto come di un vecchietto barbuto. in certi paesi è vietato dalla legge.
quando vado nei paesi arabi non mi metto certo a mangiare salsicce in pubblico o entrare in moschea in canottiera.
ma qui da noi sì.
basta sapersi adattare alle situazioni.

Faethon
07-07-2006, 20:10
è la legge. qui da noi posso parlare del crocifisso come di un cadavere rinsecchito oppure di maometto come di un vecchietto barbuto. in certi paesi è vietato dalla legge.
quando vado nei paesi arabi non mi metto certo a mangiare salsicce in pubblico o entrare in moschea in canottiera.
ma qui da noi sì.
basta sapersi adattare alle situazioni.


Non so se potrai chiamarlo vecchietto barbuto per sempre senza richiare la tua salute...Aspetta che si creino i quartieri a maggioranza araba come in Francia,e prova a vedere se le leggi Italiane ti salveranno.

Franx1508
07-07-2006, 20:15
Non so se potrai chiamarlo vecchietto barbuto per sempre senza richiare la tua salute...Aspetta che si creino i quartieri a maggioranza araba come in Francia,e prova a vedere se le leggi Italiane ti salveranno.
di fatti la laicità intesa come uguaglianza di tutte le confessioni è una stronzata pazzesca...

Ewigen
07-07-2006, 22:22
CINA
La malattia non risparmia l’arresto al Vescovo cinese di Zheng Ding

Monsignor Julius Jia Zhiguo è attualmente detenuto in un luogo sconosciuto

JIN ZHOU, venerdì, 7 luglio 2006 (ZENIT).- Dal 25 giugno scorso si sono perse le tracce del Vescovo cattolico della diocesi cinese di Zheng Ding (nella provincia dell’Hebei), da quando è finito in mano alle autorità.

Un comunicato della “The Cardinal Kung Foundation” pervenuto a ZENIT avverte che in quella data monsignor Julius Jia Zhiguo – della Chiesa “clandestina” – è stato nuovamente arrestato dal personale dell’Ufficio religioso di Jin Zhou, nell’Hebei.

Il presule è molto malato e al momento dell’arresto aveva ancora un catetere per un intervento chirurgico subito agli inizi di giugno. Attualmente non si sa dove sia detenuto.

Consacrato Vescovo nel 1980, monsignor Julius Jia Zhiguo ha 72 anni; ha vissuto quasi tutto il suo ministero episcopale agli arresti domiciliari ed ha trascorso una ventina d’anni in prigione. Nella sua casa assiste cento orfani handicappati.

La mattina del 25 giugno, le autorità hanno informato il personale dell’infermeria che si prendeva cura del presule nell’ospedale locale che era stata inviata un’automobile per portare monsignor Jia Zhiguo a casa sua, a Wu Qiu.

Le autorità volevano far uscire il Vescovo cattolico dall’ospedale prima che si potesse completare il suo recupero, ha avvertito la fondazione.

A mezzogiorno, quando i suoi fedeli si sono resi conto che non era ancora tornato, hanno iniziato a chiedere all’ufficio religioso le ragioni del ritardo.

L’ufficio li ha informati che il presule era stato inviato alla “rieducazione” per alcuni giorni. E’ ancora detenuto, ma non si sa altro.

Si calcola che dal gennaio 2004 questa sia la nona o decima detenzione di monsignor Zhiguo.

Fino ad oggi, il Governo cinese permette la pratica religiosa nel Paese solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l’Ufficio per gli Affari Religiosi e sotto il controllo dell’“Associazione Patriottica” (AP), il cui statuto prevede la creazione di una Chiesa nazionale separata dalla Santa Sede.

Questo porta alla differenziazione tra una Chiesa “ufficiale” o “patriottica” e una Chiesa “non ufficiale” o “clandestina”, composta da quei fedeli che cercano di sottrarsi al suddetto controllo per obbedire direttamente al Papa.

L’Hebei è la regione cinese con la più alta concentrazione di cattolici, più di un milione e mezzo, per la maggior parte “clandestini”.



MONDO
La fede può vincere il nichilismo della tecnica che mira a fare dell’uomo un prodotto

Intervento del Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

ROMA, venerdì, 7 luglio 2006 (ZENIT).- Questo venerdì, monsignor Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha spiegato da un punto di vista del Magistero sociale della Chiesa il ruolo dell’umanità in rapporto alla “nudità della tecnica”, dietro cui si esprime il nichilismo.

L’intervento ha avuto luogo a conclusione del Corso Estivo di Aggiornamento organizzato dalla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, sul tema “Tecnicizzare l’uomo o umanizzare la tecnica? Bioetica al futuro”.

In particolare, facendo riferimento alla tentazione di manipolazione degli embrioni, monsignor Crepaldi ha da subito precisato che il principale pericolo che la società e la cultura stanno correndo è quello della “tecnicizzazione di sfere di vita che, così considerate, anziché venire governate dall’uomo ci sfuggono al punto che il nostro potere si trasforma in impotenza”.

Secondo il Segretario del Dicastero vaticano “il sogno di Prometeo o, per restare più vicini nel tempo, di Francesco Bacone, volendo mettere nelle mani dell’uomo il segreto dell’onnipotenza, in realtà spoglia quelle mani, consegnando l’uomo alla tecnica che diventa anonima nudità del puro fare”.

A questo proposito monsignor Crepaldi ha spiegato che “l’appiattimento dell’uomo sul puro fare, la tecnicizzazione del suo mondo ci impauriscono perché dietro alla tecnica non si intravede nulla, o si intravede il nulla, giacché l’uomo si pone solo domande circa il come”. Il presule ha indicato questo atteggiamento con l’espressione di “nudità della tecnica”.

Riprendendo quanto scritto dal Cardinale Jospeh Ratzinger nell’opera “Introduzione al Cristianesimo” (Queriniana, Brescia 2003), il Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha poi ricordato che il positivismo secondo cui “ciò che si sa fare, si può anche fare” sfocia nella “dittatura della tecnica”.

E la dittatura del relativismo prende le sembianze della nudità della tecnica “nel pensare che l’essere delle cose consista nella visibilità e nella fattibilità”, così “il nichilismo, che in passato si era espresso mediante ideologie distruttrici, ora si esprime mediante la pura tecnica” .

Come già denunciato in precedenza dal Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, “se oggi le questioni etiche e le questioni tecniche si oppongono in modo così radicale è perché la tecnica vuol fare dell’uomo un prodotto”.

Monsignor Crepaldi ha quindi affermato che “la nudità della tecnica è assolutamente incompatibile con la fede cristiana, che è indispensabile per vincere la nudità della tecnica”. Di conseguenza “la fede può vincere il nichilismo della tecnica sapendosi proporre come espressione dell’Intelligenza del Principio, recuperando, in questo modo, spazio e ruolo per se stessa, ma anche per la ragione umana”.

Dopo aver ricordato la rinnovata condanna della tecnicizzazione della procreazione umana contenuta nello Studio “Famiglia e procreazione umana”, che è stato pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia il 13 maggio 2006, il Segretario del Dicastero vaticano ha dimostrato come la mera tecnicizzazione riduca la dimensione della persona umana nei campi della politica, della finanza, della cultura, dello sviluppo e dei diritti umani.

Monsignor Crepaldi ha anche spiegato che “la tecnicizzazione esasperata di questi ambiti di vita rischia di produrre un altrettanto deplorevole atteggiamento antitecnico, davanti al quale il Magistero della Chiesa pure mette in guardia”.

“Succede così, per esempio – ha aggiunto –, che ad una visione economicistica dello sviluppo vengano opposte teorie di ‘decrescita’ o di ‘doposviluppo’ ossia di negazione dello sviluppo in quanto tale”, ha osservato.

Di fronte a queste minacce il Segretario di Giustizia e Pace ha sottolineato “la necessità di un rilancio della dottrina cristiana della Creazione come punto di partenza di una cultura del ricevere prima che del fare”.

“Una nuova cultura della tecnica – ha continuato Crepaldi – deve quindi recuperare la priorità del dovere sul diritto e a questo scopo può essere decisiva una visione della natura, sia del cosmo sia della natura umana, intesa come ‘creato’, ossia qualcosa da assumere come un compito piuttosto che da produrre con la tecnica”.

Richiamando le parole scritte da Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1990, secondo cui “la natura intesa come creazione, è una vocazione”, monsignor Crepaldi ha aggiunto che “le cose non sono solo cose, ma anche i significati che le legano tra loro”.

“Per l’uomo questo ordine diventa normativo in senso morale – ha spiegato –. Da un lato la natura è un ‘dono’ e dall’altro è un ‘disegno’ che è stato affidato all’uomo perché collabori alla sua realizzazione”.

“La negazione di Dio priva la persona del suo fondamento e, di conseguenza, induce a riorganizzare l’ordine sociale prescindendo dalla dignità e responsabilità della persona”, mentre “il nichilismo della tecnica propone all’uomo di essere costruttore di se stesso come ‘prodotto’”, ha proseguito.

“La tecnica – ha continuato monsignor Crepaldi – considerata nella nudità del suo essere un puro manipolare, può consumare l’esistenza nell’istante dell’operare, può a tal punto occultare la presenza umana da trasformare l’uomo in ‘massa’, in una società burocratica che, secondo Hannah Arendt, è il ‘governo di nessuno’”.

“Essa, al contrario, può rivestirsi di senso e riscattare la propria nudità, se accetta di appartenere al regno dell’agire a partire da un senso ricevuto”, ha infine concluso.


Il predicatore del Papa avverte del rischio di non riconoscere il passaggio di Gesù

Commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM cap., alla liturgia di domenica prossima

ROMA, venerdì, 7 luglio 2006 (ZENIT).

PARTITO DI LÀ, ANDÒ NELLA SUA PATRIA


XIV Domenica del Tempo Ordinario (B)
Ezechiele 1, 13-15-2,23-25; 2 Corinzi 12, 7-10; Marco 6, 1-6


Quando ormai era diventato popolare e famoso per i suoi miracoli e il suo insegnamento, Gesù tornò, un giorno, al suo villaggio di origine, Nazaret, e, come al solito, si mise a insegnare nella sinagoga. Ma questa volta, niente entusiasmi, nessun “osanna!”. Anziché ascoltare quello che diceva e giudicarlo in base ad esso, la gente si mise a fare delle considerazioni estranee: “Dove ha attinto questa sapienza? Lui non ha studiato; lo conosciamo bene; è il carpentiere, il figlio Maria!”. “E si scandalizzavano di lui”, cioè trovavano un ostacolo a credergli nel fatto che lo conoscevano bene.

Gesù commentò amaramente: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. Questa frase è divenuta proverbiale nella forma abbreviata: Nemo propheta in patria, nessuno è profeta nella sua patria. Questa però è solo una curiosità. Il brano evangelico ci lancia anche un implicito avvertimento che possiamo riassumere così: attenti a non commettere lo stesso errore dei nazaretani! In un certo senso, Gesù torna nella sua patria, ogni volta che il suo Vangelo viene annunciato nei paesi che furono, un tempo, la culla del cristianesimo.

La nostra Italia, e in genere l’Europa, sono, per il cristianesimo, quello che era Nazaret per Gesù: “il luogo dove è stato allevato”. (Il cristianesimo è nato in Asia, ma è cresciuto in Europa, un po’ come Gesù era nato a Betlemme, ma fu allevato a Nazaret!). Esse corrono oggi lo stesso rischio dei nazaretani: non riconoscere Gesù. La carta costituzionale della nuova Europa unita non è il solo posto da cui egli viene oggi “scacciato”…

L’episodio evangelico ci insegna una cosa importante. Gesù ci lascia liberi; propone, non impone i suoi doni. Quel giorno, davanti al rifiuto dei suoi compaesani, Gesù non si abbandonò a minacce e invettive. Non disse sdegnato, come si racconta che Publio Scipione l’Africano disse lasciando Roma: “Ingrata patria, non avrai le mie ossa!”. Semplicemente se ne andò altrove. Una volta non fu accolto in un certo villaggio; i discepoli indignati gli proposero di far scendere su di esso fuoco dal cielo, ma Gesù si voltò e li rimproverò (cfr. Lc 9, 54).

Così fa anche oggi. “Dio è timido”. Ha molto più rispetto della nostra libertà di quanta ne abbiamo noi stessi, gli uni di quella degli altri. Questo crea una grande responsabilità. Sant’Agostino diceva: “Ho paura di Gesù che passa” (Timeo Jesum transeuntem). Potrebbe infatti passare senza che io me ne accorga, passare senza che io sia pronto ad accoglierlo.

Il suo passaggio è sempre un passaggio di grazia. Marco dice sinteticamente che, arrivato a Nazaret in giorno di sabato, Gesù “incominciò a insegnare nella sinagoga”. Ma il Vangelo di Luca specifica anche cosa insegnò e cosa disse quel sabato. Disse di essere venuto “per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Luca 4, 18-19).

Quello che Gesù proclamava nella sinagoga di Nazaret era dunque il primo giubileo cristiano della storia, il primo grande “anno di grazia”, di cui tutti i giubilei e gli “anni santi” non sono che una commemorazione.


SPAGNA
In Spagna, chi sostiene il matrimonio come unione fra un uomo e una donna è “al margine della legge”

Intervento a Valencia del Segretario della Conferenza Episcopale Spagnola

VALENCIA, venerdì, 7 luglio 2006 (ZENIT.org).- Il Segretario della Conferenza Episcopale Spagnola (CCE), padre Juan Antonio Martínez Camino S.I., ha affermato che l’approvazione in Spagna della legge che equipara i matrimoni alle unioni fra omosessuali ha fatto in modo che “coloro che dicono che il matrimonio è l’unione fra un uomo e una donna non sono protetti dalla legge”, ma si trovano “al margine” di essa.

Martínez Camino, che ha partecipato questo venerdì alla Fiera di Valencia nel Congresso dei Figli del V Incontro Mondiale delle Famiglie, ha affermato che l’attuale legislazione spagnola sul matrimonio “è ingiusta”, perché è “stata fatta solamente per pochi”, i quali hanno ottenuto che “il matrimonio non venisse contemplato dalla legge”.

Il Segretario della CEE ha assicurato, secondo quanto raccolto dall’agenzia AVAN, che “in Spagna il matrimonio è stato distrutto giuridicamente”, poiché attraverso la modifica apportata al Codice Civile sono scomparsi i termini “padre” e “madre” o “sposo” e “sposa”.

Questo tipo di leggi, “settarie e non destinate a tutti, non favoriscono la libertà vera né l’esercizio della libertà religiosa contemplata nella Costituzione”. Per tale ragione, ha qualificato come “inaudita” l’attuale legislazione in Spagna.

“Ciò non accade in nessun altro Paese d’Europa”, ha lamentato Martínez Camino, il quale ha aggiunto che “in altri Paesi il matrimonio è stato equiparato all’unione fra persone dello stesso sesso, però non è stato distrutto come è avvenuto in Spagna”.

Nel suo intervento, centrato sulla libertà religiosa e la trasmissione della fede, il Segretario della CEE ha poi fatto riferimento anche alla legislazione in materia educativa in Spagna.

“Nell’insegnamento dell’Educazione civica, che sarà obbligatorio per tutti i centri a tutti i livelli dell’educazione, verrà insegnato che il matrimonio non è l’unione fra un uomo e una donna”, ha precisato.

Inoltre, durante questa lezione “si chiederà ai bambini, a quelli che hanno otto anni, se hanno una opzione sessuale, che affermino se sono uomini o donne o quale sarà il loro orientamento sessuale”.

Per Martínez Camino “se si renderà obbligatorio questo insegnamento si imporrà una concezione morale della vita umana ai figli, anche se i genitori non la condividono, e, con ciò, si andrà a limitare il diritto alla libertà religiosa riconosciuto dalla Costituzione.
Ciò comporterà difficoltà nella trasmissione della fede, però non la impedirà, perché noi siamo qui per questo.Nessuno impedirà ai cristiani, né ai genitori, né ai professori, di parlare di Cristo".


VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA DEL CRISTIANESIMO
Un secolo dalla conversione dell’assassino di Santa Maria Goretti

“Piccola e dolce martire della purezza”, la descrisse Pio XII canonizzandola nel 1950

ROMA, venerdì, 7 luglio 2006 (ZENIT.org).- Questo giovedì, festa di Santa Maria Goretti – martirizzata all’età di undici anni –, le celebrazioni nella località di Nettuno (vicino Roma) hanno ricordato anche la conversione di colui che l’assassinò.

Originaria di Corinaldo (Ancona), dov’era nata il 16 ottobre del 1890, Maria Goretti trascorse la sua infanzia a Nettuno, dov’è considerata la Patrona della gioventù; aiutava la madre nei lavori domestici ed era assidua nella preghiera.

Il 6 luglio 1902 fu minacciata con un punzone da Alessandro Serenelli, un ragazzo di venti anni che cercò di abusare di lei; Maria preferì morire piuttosto che peccare. Perciò, Alessandro, di fronte alla strenua resistenza della ragazza, la colpì con ben 14 coltellate. Durante la sua agonia Maria perdonò il suo assalitore, che si convertì esattamente un secolo fa.

Nel fitto programma di celebrazioni di questo giovedì, nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie di Nettuno, dov’è custodito il corpo della piccola santa, si è ricordato il sogno che l’aggressore fece nel 1906 nel carcere siciliano di Noto, dove rimase fino al 1918.

Nella cella 45, al pianterreno, Maria Goretti apparve in sogno ad Alessandro; era vestita di bianco e raccoglieva gigli candidi che, messi nelle mani del suo assassino, si trasformavano in luci accese simili a candele.

Alessandro Serenelli scontò al sua pena e all’uscita dal carcere si ritirò in un convento dei Frati Minori Cappuccini delle Marche per concludervi la sua vita. Nella cella in cui Serenelli fu rinchiuso per quindici anni si trova attualmente una cappella.

Durante tutto il giorno, a Nostra Signora delle Grazie sono state celebrate Messe ad ogni ora sull’altare sopra il sepolcro di Marietta, come la chiamavano in famiglia.

In preparazione alla festa, sabato sera ha avuto luogo la XX edizione dell’ormai tradizionale pellegrinaggio di 10 chilometri a piedi avente come destinazione Le Ferriere, la casa del martirio di Maria Goretti.

Sono stati migliaia i partecipanti ad un percorso fatto di preghiera, canti, letture, riflessioni, una Via Crucis in ricordo delle vittime della violenza e testimonianze di alcuni giovani della Comunità “Nuovi Orizzonti”, che hanno sperimentato il carcere e che, come Serenelli, dopo un tormentato itinerario dalla colpa al pentimento sono giunti alla grazia, come ha detto padre Giovanni Alberti, del santuario di Nettuno, ad “Avvenire”.

Il luogo è meta annuale di un milione di pellegrini di tutto il mondo, la cui devozione per Marietta cresce di anno in anno.

Giovanni Paolo II riteneva che, tra i dati della testimonianza eroica di Santa Maria Goretti, meritasse particolare attenzione “il perdono offerto all'uccisore e il desiderio di poterlo ritrovare, un giorno, in paradiso”.

“Si tratta di un messaggio spirituale e sociale di straordinario rilievo per questo nostro tempo”, affermò quattro anni fa il Papa scomparso nel suo messaggio a monsignor Agostino Vallini, Vescovo di Albano, in occasione del centenario della morte di Marietta.

“Possa l'umanità introdursi con decisione nella via della misericordia e del perdono! L'uccisore di Maria Goretti riconobbe la colpa commessa, domandò perdono a Dio e alla famiglia della Martire, espiò con convinzione il proprio crimine e per tutta la vita si mantenne in queste disposizioni di spirito”, sottolineava Giovanni Paolo II.

“La mamma della Santa, per parte sua, gli offrì senza reticenze il perdono della famiglia nell'aula del tribunale dove si tenne il processo”.

Le parole di Papa Wojtyla si sono rivolte in quell’occasione anche ai giovani di oggi: “Sanno di non essere soli. Santa Maria Goretti e i tanti adolescenti, che nel corso dei secoli hanno pagato con il martirio l'adesione al Vangelo, sono accanto ad essi per infondere nei loro animi la forza di restare saldi nella fedeltà”.

Ewigen
08-07-2006, 15:56
MONDO

Il punto sulle prime dieci nazioni della lista
[MNN]


Corea del Nord

In questo paese comunista le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, così come le quelle dei diritti religiosi. Per il quarto anno consecutivo la Corea del Nord ha violato piu' di ogni altro i diritti religiosi dei cristiani. Il cristianesimo è considerato una pericolosa corrente straniera che ha provocato il crollo dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est e nell’ex Unione Sovietica; perciò e' considerata una delle maggiori minacce alla stabilita' del regime. Di conseguenza le autorità nordcoreane fanno tutto il possibile per sradicare il cristianesimo. Si ritiene che attualmente decine di migliaia di cristiani stiano soffrendo nei campi di lavoro forzato, dove subiscono abusi crudeli. Si sospetta che questo “paese eremita” detenga più prigionieri politici e religiosi che qualsiasi altra nazione al mondo. Parecchi nordcoreani si sono convertiti a Cristo dopo aver attraversato clandestinamente la frontiera con la Cina. Là sono stati contattati da cristiani locali. Al loro ritorno in Nord Corea molti fra loro sono stati smascherati come credenti, quindi sono stati arrestati e, in molti casi torturati e uccisi. Benché non si possano produrre dai preisi, il nostro staff valuta che nel 2005 centinaia di cristiani siano stati uccisi dal regime. La Corea del Nord cerca di nascondere l’assenza completa degli inalienabili diritti umani e di mantenere una apparenza di libertà religiosa, fra l’altro organizzando culti religiosi sponsorizzati dal governo in chiese propagandistiche nella capitale Pyongyang, le uniche nelle quali abbiano accesso i turisti stranieri.

Arabia Saudita

Anche quest’anno l’Arabia Saudita occupa un posto elevato fra i primi dieci paesi della nostra lista. In questo regno wahabita, la libertà religiosa non esiste; i cittadini possono aderire a una sola religione: l’islam. Il rispetto della libertà religiosa non esiste né nella costituzione, né nella pratica. Il sistema legale è basato sulla sharia, la legislazione islamica. L’apostasia, cioè la conversione a un’altra fede, è punibile con la morte. Benché il governo riconosca il diritto teorico dei non musulmani di tenere culti in privato, è proibito praticare pubblicamente una religione non musulmana. Tuttavia, nel 2005 oltre 70 cristiani stranieri sono stati arrestati mentre tenevano culti in case private; si ritiene che sia stato il peggiore attacco ai cristiani degli ultimi dieci anni. Dopo un certo tempo la maggioranza dei cristiani arrestati è stata rilasciata.

Iran

L’islam è la religione ufficiale dell’Iran; ogni legge o regolamento deve essere in armonia con l’interpretazione ufficiale della sharia. Il deterioramento della libertà religiosa per i cristiani è iniziato con la vittoria dei partiti conservatori all’inizio del 2004, ma a giugno del 2005 una nuova ondata di persecuzione si è scatenata dopo l’elezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, un falco conservatore. Per questo l’Iran è salito al terzo posto nella nostra lista. Ahmadinejad ha definito il suo trionfo elettorale una nuova rivoluzione islamica che potrebbe estendersi in tutto il mondo, e ha promesso di restaurare “il governo islamico” in Iran, facendo intendere che le amministrazioni precedenti non erano abbastanza islamiche. Dopo le elezioni del 2005, molti cristiani sono stati vessati, arrestati e percossi. A novembre un pastore di una comunità familiare è stato assassinato. I cristiani etnici possono ancora praticare la loro fede dentro le mura delle loro chiese, ma gli ex musulmani convertiti a Cristo corrono rischi enormi, perché il governo vuole che ritornino all’islam. Le autorità locali di tutta la nazione avrebbero ricevuto l’ordine di smantellare ogni riunione familiare cristiana. Alle chiese è stato proibito aiutare qualsiasi ex musulmano convertito a Cristo; perciò molte chiese non curano più i loro membri di sfondo islamico. La nuova politica minaccia l’evangelizzazione e il discepolato. Ora i gruppetti di cristiani ex musulmani si riuniscono in segreto.

Somalia

In Somalia non c’è una Costituzione o qualche provvedimento legale che protegga la libertà religiosa. Il governo è molto debole perché i bellicosi capi locali controllano ancora certe parti della Somalia. L’islam è la religione ufficiale e la pressione sociale di rispettare le tradizioni islamiche è forte, soprattutto in certe zone rurali del paese. Nella maggior parte della nazione si usano i metodi locali per sistemare i conflitti, sia l’arbitrato secolare e tradizionale basato sui diritti del clan, che la legislazione islamica (la sharia). Meno dell’uno per cento dei somali è cristiano; essi praticano la loro fede in segreto. In alcune parti della Somalia, nel 2005, i cristiani ex musulmani hanno sperimentato un peggioramento della loro situazione. Cinque fra loro sono stati uccisi da musulmani fondamentalisti e molti altri, per paura delle conseguenze, sono fuggiti in Kenya o in altre parti del mondo.

Maldive

Nell’arcipelago delle Maldive l’islam è la religione ufficiale di Stato e tutti i cittadini devono essere musulmani. La sharia è osservata e proibisce la conversione dall’islam a un’altra religione. Chi si converte potrebbe perdere la sua cittadinanza. E’ proibito praticare qualsiasi religione all’infuori dell’islam, che è considerato un mezzo importante per stimolare l’unità nazionale e per mantenere la stabilità del governo. Perciò è impossibile aprire chiese; gli stranieri hanno il permesso di praticare la loro religione in privato purché non incoraggino i residenti a partecipare. La Bibbia e altri libri cristiani non possono essere importati. Gli stranieri possono avere solo una Bibbia per uso personale. Il paese è uno fra i meno evangelizzati del mondo e conta solo un pugno di credenti indigeni che vivono la loro fede nel segreto più assoluto. La mancanza di rispetto per la libertà religiosa è rimasta inalterata nel 2005.

Bhutan

Il buddismo è la religione di Stato nel regno imalayano del Bhutan. Ufficialmente la fede cristiana non esiste e ai cristiani non è permesso pregare o praticare la loro fede in pubblico. Il governo proibisce le riunioni familiari dei cristiani. Non vengono concessi visti ai missionari. I cristiani sono privati dei loro diritti, come per esempio l’istruzione dei figli, lavori alle dipendenze dello stato o l’avvio di aziende private. L’importazione di stampa religiosa è soggetta a restrizioni; nel campo religioso solo i testi buddisti sono permessi nel paese. La pressione sociale di conformarsi alle norme buddiste è forte. I cristiani vengono spesso arrestati, perché la polizia locale usa gli arresti come tattica per dissuadere i credenti dal testimoniare. I credenti non subiscono solo le pressioni delle autorità ma anche quelle del clero buddista, a volte in forma di attacchi fisici.

Vietnam

Il Vietnam è uno degli ultimi paesi con un regime comunista. Benché la Costituzione garantisca la libertà religiosa, il regime ateo cerca di tenere la religione rigorosamente sotto controllo con il sistema della registrazione obbligatoria e molti credenti la eludono. Di volta in volta il governo vietnamita organizza campagne repressive e chiude locali di culto, particolarmente nelle zone montane. Il Vietnam è calato nella graduatoria perché i cristiani hanno asserito che, rispetto agli anni precedenti, le loro condizioni nel 2005 sono migliorate. A novembre del 2004 fu introdotto un nuovo decreto in Vietnam per regolare la religione. Benché molti temessero che la nuova ordinanza avrebbe provocato oppressioni crescenti, sembra che in pratica abbia portato qualche piccolo miglioramento. Alla Chiesa Evangelica del Vietnam è stato permesso di costruire e di rinnovare alcuni locali di culto e di organizzare corsi biblici. Benché gli arresti e i maltrattamenti dei cristiani siano continuati nel 2005, sembra che siano stati meno numerosi rispetto al 2004, quando oltre cento cristiani furono imprigionati e maltrattati. Inoltre un numero imprecisato fu ucciso a pasqua durante le dimostrazioni contro la mancanza di diritti religiosi.

Yemen

La Costituzione yemenita garantisce la libertà di religione, ma dichiara anche che l’islam è la religione di Stato e che la sharia è la base di tutta la legislazione. Il governo yemenita concede agli stranieri una limitata libertà di praticare la loro fede, ma i cittadini yemeniti non hanno il permesso di convertirsi. C’è un pugno di ex musulmani convertiti a Cristo che rischiano la pena di morte se vengono scoperti. L’anno scorso parecchi cristiani neoconvertiti sono stati arrestati e picchiati a causa della loro fede. Quasi tutti gli arrestati sono stati rilasciati dopo essere stati costretti a pagare molti soldi.

Laos

Insieme a Cuba, alla Corea del Nord, al Vietnam e alla Cina, il Laos è uno dei paesi ancora sotto un regime comunista. La Costituzione laotiana garantisce la libertà di religione. Tuttavia, l’assenza di leggi e di regolamenti specifici sugli affari religiosi, permette agli ufficiali locali di interpretare e di praticare le garanzie costituzionali come vogliono. Le autorità laotiane tollerano una presenza limitata di cristiani e sorvegliano i credenti scrupolosamente. Il regime limita il numero di chiese aperte e chiude regolarmente locali di culto, particolarmente nelle zone rurali. La sfida maggiore alla Chiesa laotiana è la pressione sociale verso i convertiti che abbandonano il culto degli spiriti. Tuttavia si svolgono ancora molte attività non registrate e, malgrado le persecuzioni, sembra che la Chiesa cresca. Il nostro staff locale comunica che la situazione per i cristiani è migliorata nel 2005, particolarmente nel sud del paese e a livello locale. I responsabili cristiani nel sud hanno detto di essere in grado di svolgere molte attività comunitarie senza (o con poche) interferenze delle autorità, e la formazione di responsabili da parte dei principali leader locali è aumentata. In particolare, negli ultimi tre anni, i responsabili di chiesa hanno aumentato le loro denunce ai ministeri nazionali di casi di persecuzione e di abuso da parte delle autorità locali. Quando gli abusi sono stati rapportati al governo nazionale, gli ufficiali locali sono stati ripresi, dimessi o trasferiti. Tuttavia, la maggioranza dei cristiani nel nord continua ad affrontare difficoltà e persecuzioni. Benché meno che negli anni precedenti, nel 2005 i cristiani hanno continuato ad essere arrestati per la loro fede e indotti con pressioni ad abiurarla. Ad agosto i nostri piani per introdurre Bibbie sono stati cancellati perché il regime ha aumentato la sorveglianza.

Cina

In Cina la Costituzione garantisce la libertà di fede religiosa e anche la libertà di non credere. Il 1° marzo sono stati ratificati nuovi ed estesi regolamenti sugli affari religiosi. Il cambiamento più significativo permette a una chiesa di far regolarizzare la sua posizione direttamente dal dipartimento degli Affari Religiosi senza dover aderire al Movimento Patriottico delle Tre Autonomie. Tuttavia non sembra che ci sia un cambiamento sostanziale rispetto alla vecchia legge sulla religione. Sembra invece che il governo stia usando i nuovi regolamenti per costringere le comunità familiari a farsi registrare e per aumentare il controllo su di loro. Nel 2005 è stato lanciato un attacco massiccio alle comunità familiari in tutta la Cina; migliaia di cristiani sono stati arrestati. La maggior parte di loro è stata rilasciata dopo pochi giorni.

Paesi nei quali la situazione è deteriorata

La libertà religiosa è deteriorata non solo in Iran, ma anche in Uzbekistan, in India e in Bangladesh.

Dopo la soppressione della rivolta popolare di maggio ad Andijan, le misure prese dal governo Uzbeko hanno provocato ripercussioni anche sulla libertà dei cristiani. Secondo i nostri collaboratori locali, un’ondata di persecuzioni ha sommerso il paese. Finora si erano generalmente verificate nella repubblica autonoma del Karakalpakstan, ma ora accadono in misura crescente anche nel resto dell’Uzbekistan. Il controllo sulle chiese è aumentato; le autorità locali e gli ufficiali della polizia segreta le ispezionano regolarmente. Parecchi pastori protestanti sono stati messi sotto la sorveglianza della polizia segreta e sono stati minacciati di arresto se non interrompono le attività delle loro chiese non registrate. Nel 2005 parecchi cristiani sono stati imprigionati, generalmente con l’accusa di aver “praticato illegalmente la loro fede” o di aver “diretto una comunità religiosa non registrata”. Alcune chiese vicino a Tashkent sono state chiuse. Benché la maggior parte delle persecuzioni siano provocate dal governo, i cristiani di sfondo islamico nelle parti remote del paese affrontano anche l’opposizione dei musulmani fondamentalisti e sono messi sotto forti pressioni affinché tornino all’islam. Vengono pubblicamente umiliati e scacciati dalle loro case e dal lavoro perché si sono convertiti al cristianesimo.

Le violenze contro i cristiani sembrano aumentare anche in India. Nel 2005 sono aumentati gli assalti alle chiese e gli attentati ai cristiani. Il governo centrale è dominato dal Partito del Congresso che ha un atteggiamento neutrale verso la Chiesa. I governi di molti stati federati però sono dominati dal BJP e da altre fazioni fondamentaliste indù, in quei casi il governo federale non ha molta voce in capitolo. Perciò a livello locale i cristiani sono esposti a pressioni crescenti (in forma di attacchi fisici, diffamazione nei media, minacce, eccetera) perché sono accusati di proselitismo. I fondamentalisti indù hanno carta bianca a livello locale; perciò diversi stati indiani hanno introdotto una legislazione che ostacola le conversioni. Nel 2005 abbiamo osservato questi fenomeni in India: una campagna per concedere gli stessi diritti ai dalit (i senza casta) cristiani, incentivi in vari stati federati per introdurre leggi contro il proselitismo, campagne per riconvertire i cristiani tribali all’induismo, attacchi fisici a pastori evangelici e a semplici cristiani, tante minacce e l’assassinio di parecchi cristiani. Alcuni cristiani sono stati arrestati in Madhya Pradesh perché accusati di aver forzato le persone a convertirsi e in Uttar Pradesh con l’accusa di aver disturbato la quiete pubblica.

Il Bangladesh ha un governo abbastanza debole che viene influenzato sempre più dai musulmani fondamentalisti. Sono in aumento l’intolleranza e le atrocità contro le minoranze. Anche i nostri collaboratori notano una radicalizzazione crescente fra i musulmani nel paese. I cristiani, soprattutto gli ex musulmani, non sono al sicuro. Nel 2005 parecchi cristiani sono stati uccisi da estremisti musulmani. Ad agosto sono state provocate oltre cento esplosioni come monito al governo e ai cristiani che l’islam radicale è sempre meno tollerante. Secondo alcune fonti i musulmani radicali hanno persino minacciato di uccidere tutti i leader spirituali non islamici in Bangladesh.
I paesi dove la situazione è migliorata

Oltre al Vietnam e al Laos ci sono altre nazioni dove le condizioni dei cristiani sono moderatamente migliorate. Sono l’Afghanistan, il Sudan, la Nigeria, la Colombia e il Messico.

Rispetto all’anno precedente, nel 2005 ci sono giunte meno segnalazioni di violenze contro i cristiani in Afghanistan. Nel 2004 cinque cristiani afgani furono assassinati perché avevano abbandonato l’islam e diffuso la loro nuova fede. Non abbiamo ricevuto notizie simili nel 2005; perciò l’Afghanistan è sceso di livello nella nostra graduatoria.

Tuttavia il clima di violenza generale continua a rimanere vivo, infatti la resistenza dei musulmani fondamentalisti è ancora attiva. In questa repubblica islamica regna ancora molta anarchia; il governo centrale non ha tutto il paese sotto il suo controllo. In Afghanistan come in Somalia, i clan locali dominano la scena. L’islam pervade ogni aspetto della società e la sharia viene in molti casi rispettata. I cristiani devono essere molto cauti. Gli stranieri che evangelizzano vengono imprigionati e solitamente espulsi. I convertiti possono essere puniti con la morte, benché recentemente non ci siano stati segnalati casi di questo tipo.

L’anno scorso abbiamo evidenziato la nuova speranza nutrita dai cristiani del Sudan, perché era stata firmata la trattativa di pace fra il governo e i leader dell’Esercito di Liberazione Popolare (SPLA) per porre fine a oltre vent’anni di guerra civile. Per quanto abbiamo potuto verificare, già nel 2004 ci furono meno violenze contro i cristiani rispetto agli anni precedenti. Sembra che nel 2005 questa tendenza sia continuata; non abbiamo ricevuto notizie di cristiani uccisi per la loro fede, mentre sono diminuite i comunicati di attacchi fisici, rapimenti e altri simili incidenti.

Anche nel 2005 ci sono pervenute notizie su violenze religiose in Nigeria, ma queste hanno provocato meno vittime fra i cristiani che nel 2004, quando oltre 1.500 cristiani furono uccisi e oltre 173 chiese distrutte. I leader cristiani e musulmani attribuiscono le violenze alle tensioni sociali provocate dall’introduzione della sharia in 12 stati settentrionali verso l’inizio del nuovo secolo. Per questo la Nigeria è tuttora una nazione da monitorare, soprattutto perché sono stati scoperti i piani preparati da musulmani militanti per attaccare i cristiani e destabilizzare l’ordine sociale in alcuni stati federati. Questi piani sono stati scoperti a Kano e hanno come obiettivo l’imposizione della legislazione islamica. Secondo l’agenzia Compass Direct, diversi gruppi di militanti sono stati reclutati e inviati in Arabia Saudita per essere addestrati.

Mentre la situazione della libertà religiosa non è cambiata molto nelle zone conflittuali della Colombia, il paese è calato di livello nella nostra lista perché, secondo le notizie in nostro possesso, meno cristiani sono stati uccisi o arrestati rispetto all’anno precedente. Tuttavia, i credenti nei territori occupati dai ribelli continuano a vivere sotto forti pressioni e in mezzo alle violenze, in parte a causa della loro fede, benché ciò non sia facile da verificare. L’esercito nazionale e le fazioni dei guerriglieri accusano i credenti di parteggiare per i gruppi rivali, benché la Chiesa rifiuti di ricorrere alla violenza. Le varie fazioni di guerriglieri accusano la Chiesa anche perché scoraggia la gioventù locale di partecipare alla rivolta armata. Parecchi pastori vengono rapiti a scopo di estorsione e molti altri vivono con la paura di essere rapiti. Fra le migliaia di sfollati dalle zone dei combattimenti si trovano anche molte famiglie evangeliche.

Riguardo alla persecuzione dei cristiani in Messico abbiamo ricevuto, rispetto agli anni precedenti, meno notizie di attacchi fisici, arresti, rapimenti e assassini. Ciò non significa necessariamente che la situazione sia migliorata per i cristiani locali. Fino a poco tempo fa la persecuzione dei cristiani messicani era limitata soprattutto allo stato federato del Chiapas, ma nel 2005 abbiamo notato che le violenze si sono allargate anche nello stato centrale di Hidalgo e nello stato di Jalisco nell’ovest. La maggioranza degli incidenti consiste di espulsioni e minacce. Nel Chiapas, anche le autorità di alcune città hanno cercato di esiliare gli evangelici. Sembra che la persecuzione dei protestanti sia ispirata da un violento nazionalismo messicano che si esprime in antiamericanismo e contro i protestanti, mentre si insiste sull’osservanza della cultura tradizionale.

Ewigen
08-07-2006, 16:24
Già,l' Arabia Saudita.Patria del Wahabismo ed esempio di tolleranza. :rolleyes:


una vecchia notizia già postata nel thread



15 Novembre 2005
ARABIA SAUDITA
Insegnante saudita accusato di “deridere” l’islam

L’uomo, condannato a 40 mesi e 750 frustate, aveva discusso in classe di Bibbia, parlato bene degli ebrei e condannato il fondamentalismo. Estremisti islamici avrebbero usato gli studenti, che non avevano passato un esame, per colpire il professore “moderato”.

Ryadh (AsiaNews/Agenzie) – Un tribunale in Arabia Saudita ha condannato un insegnante a 40 mesi di detenzione e a 750 frustate in 15 settimane, per aver “deriso l’islam”. Il maestro, denunciato da colleghi e studenti un anno e mezzo fa, aveva discusso in classe della Bibbia e parlato bene degli ebrei. La vittima avverte, però, che la denuncia a suo carico è stata montata da colleghi fondamentalisti, contrari alle sue posizioni moderate.

La sentenza, emessa il 12 novembre scorso, è stata diffusa il giorno dopo da un quotidiano saudita. Al-Madina, questo il nome del giornale, riporta che la colpa del professore di chimica Mohammad Al-Harbi, è quella di aver promosso “una dubbia ideologia, deridendo la religione, e dichiarando che gli ebrei sono nel giusto”. Secondo l’accusa egli avrebbe anche “discusso del Vangelo e impedito agli alunni di lasciare la classe per l’abluzione prima della preghiera”. All’epoca l’uomo insegnava nella scuola superiore Al-Fwailiq, nella cittadina di Ein Al-Juwa.

Intervistato dalla stampa araba Al-Harbi ha definito “crudele” la sentenza. Egli ha spiegato che gli studenti, che lo hanno denunciato erano arrabbiati perché non avevano passato l’esame mensile di chimica. “Mi avevano chiesto di poterlo ripetere e io ho rifiutato”. Secondo il professore l’iniziativa legale degli studenti è stata manovrata da alcuni insegnanti di studi islamici. Questi non vedevano di buon occhio l’impegno di Al-Harbi, il quale si era più volte espresso contro il terrorismo e il fondamentalismo cercando di sensibilizzare i giovani nella scuola.

Abdul Rahman Al-Lahem, avvocato dell’insegnante, sostiene che il verdetto è “illegale”: ogni caso che riguarda “un sacrilegio deve essere ascoltato in uno speciale tribunale religioso e non in uno regolare”. “Inoltre la difesa non ha avuto il diritto di sentire nessun testimone – conclude – faremo appello come previsto entro 10 giorni”.

Il ministero dell’Educazione ha sollevato Al-Harbi dall’insegnamento, trasferendolo all’Ufficio per l’istruzione del governatorato di Ein Al-Juwa. Quando l’uomo ha chiesto spiegazioni sul provvedimento del ministero nessuno ha saputo fornirgli una risposta chiara.

In Arabia Saudita è proibita la libertà di espressione a tutte le religioni, meno che all’Islam wahhabita. Ogni manifestazione pubblica (avere Bibbie o portare un crocifisso) è vietata. Secondo l’ultimo Rapporto annuale sulla libertà religiosa nel mondo, compilato dal Dipartimento di Stato Usa, in Arabia Saudita “non esiste libertà religiosa”. È il secondo anno consecutivo che il Paese rientra nella lista delle nazioni “oggetto di preoccupazione particolare” (CPC) per Washington; la sigla classifica le realtà in cui la grave violazione della libertà religiosa è passibile di sanzioni.
Lo stesso dossier del Dipartimento di Stato Usa nel 2003 denunciava l’uso in Arabia Saudita di un linguaggio discriminatorio e offensivo, contro ebrei, cristiani e musulmani non wahhabiti nei libri di testo delle scuole statali, durante le preghiere del venerdì in moschea e sulla stampa controllata dal governo.

Lorekon
08-07-2006, 16:26
e la Spagna dove la lasci?
http://www.jonotespere.org/

Ewigen
08-07-2006, 16:42
cut[/url]

Chi è nell'Ignore si rivede :D
Non piangere,come non dimenticarsi del felice inferno (dato che il paradiso è per il laicista il "posto" da evitare di finirci :D):

http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=13027579&postcount=890

Franx1508
08-07-2006, 19:28
di fatti la laicità intesa come uguaglianza di tutte le confessioni è una stronzata pazzesca...
mi quoto e dico a livello sociale le religioni vanno bandite... :)

Ewigen
08-07-2006, 21:49
SPAGNA
8 Luglio 2006
Papa: Senza Dio si mina la verità dell’uomo e il futuro della società

Nel messaggio ai vescovi spagnoli, Benedetto XVI chiede ai cristiani spagnoli e del mondo di riaffermare la testimonianza cristiana anche dentro le persecuzioni, per salvare il mondo da un secolarismo che lo priva della testimonianza del Dio amore. Il saluto alle famiglie e ai seminaristi.

Valencia (AsiaNews) – “Continuate a proclamare, senza scoraggiarvi, che prescindere da Dio, agire come se non egli esistesse o relegare la fede all'ambito meramente privato, mina la verità dell'uomo e ipoteca il futuro della cultura e della società”: va dritto al cuore della missione contemporanea il messaggio del papa ai vescovi della Spagna, consegnato ai presuli raccolti nella cappella del Sacro Calice nella cattedrale di Valencia.

La visita di Benedetto XVI e la partecipazione all’Incontro mondiale delle famiglie si rivela anzitutto un monito ai tentativi di soffocare l’influenza della fede nella società e di ridurre il valore della famiglia. Da oltre un anno in Spagna il governo guidato da Zapatero continua a lanciare leggi e direttive per eliminare l’insegnamento cristiano dalle scuole, varare la legalità del matrimonio fra omosessuali, il divorzio veloce, la manipolazione degli embrioni, in un crescendo di attacchi contro il cosiddetto “oscurantismo” della Chiesa. Lo schema “zapatero” è seguito in vari paesi europei e nel mondo.

Il papa incoraggia i vescovi a continuare l’azione pastorale “in un tempo di rapida secolarizzazione” perché “il mondo ha bisogno oggi in modo particolare che si annunci e si renda testimonianza di Dio che è amore e, pertanto, l'unica luce che, in fondo, illumina l'oscurità del mondo e ci dà la forza per vivere e agire”. E non dimentica il momento di forte tensione fra Chiesa e governo: perfino la visita del papa in questi giorni - pubblicizzata con un cartello e lo slogan "Ti aspettiamo!" - è stata contrastata da un comitato "Non ti aspettiamo!". Zapatero ha perfino appoggiato un Gay Pride durante i giorni dell'Incontro delle famiglie.

“In momenti o situazioni difficili, ricordate le parole della Lettera agli Ebrei: ‘corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e…non vi stanchiate perdendovi d’animo’ (12, 1-3). Proclamate che Gesù è ‘il Cristo, il Figlio di Dio vivente" (Mt 16, 16), quello che ha ‘parole di vita eterna’ (cf. Gv 6, 68), e non vi stanchiate di dare ragione della vostra speranza (cf. 1 P 3, 15)”. La sollecitudine dei vescovi deve orientare “la coscienza cristiana dei vostri fedeli su diversi aspetti della realtà davanti alla quale si trovano e che in alcune occasioni perturbano la vita ecclesiale e la fede dei semplici”.

Le centinaia di migliaia di persone che seguono il papa ad ogni passo, la gioia che manifestano, la partecipazione e la solidarietà nel lutto che ha colpito la città pochi giorni prima, sembrano quasi contrastare l’idea di una Spagna laicista. Ma essi sono soprattutto una dimostrazione delle parole di Benedetto XVI secondo il quale la fede in Dio “ci dà la forza per vivere e agire”.

Il tragitto dall’aeroporto alla città è stato accompagnato da due folte e continue ali di folla che gridano, cantano, applaudono, sventolano bandiere. Il papa ha voluto inserire nel suo programma una sosta alla stazione Jesús della Metropolitana di Valencia, per commemorare le numerose vittime del tragico incidente di lunedì scorso. Benedetto XVI ha pregato in latino e poi in silenzio ha deposto una corona di fiori. La folla ferma ai lati e nelle strade ha però continuato a gridare slogan di saluto per il papa.

Giunto in "Plaza de la Reina", Benedetto XVI è stato accolto dal sindaco (una signora) che gli ha consegnato le chiavi della città. È entrato poi nella cattedrale dell’Assunzione, per incontrare sacerdoti, religiosi, religiose e suore di clausura. Come primo gesto, mentre la gente in chiesa cantava, il papa ha raggiunto la cappella del santissimo sacramento per una breve adorazione. Quindi, è andato alla cappella del Santo Calice dove ha incontrato i vescovi della Spagna. Qui ha firma la Lettera autografa indirizzata all’episcopato spagnolo, e consegnata al Presidente della Conferenza episcopale, mons. Ricardo Blázquez Pérez. Con una battuta in italiano, il papa ha detto: “Vi risparmio l’ascolto della lettera, che ho appena consegnato al presidente episcopale”.

Dopo l’ascolto di alcune musiche antiche nella cattedrale e una visita alla basilica della "Virgen de los Desamparados (degli abbandonati)" - dove Benedetto XVI ha ancora pregato per le vittime dell’incidente del metro – il papa è uscito sul sagrato dove lo attendevano decine di migliaia di persone, fra i quali vi erano anche i seminaristi spagnoli e i loro familiari.

A loro in particolare egli ha detto: “L'amore, consegna e fedeltà dei genitori, così come la concordia nella famiglia, è l'ambiente propizio affinché si ascolti la chiamata divina e si accolga il dono della vocazione. Vivete intensamente gli anni di preparazione nel Seminario, con l'aiuto ed il discernimento dei formatori, e con la docilità e fiducia totale degli Apostoli che seguirono prontamente Gesù. Imparate dalla Vergine Maria come si accoglie senza riserve questa chiamata, con gioia e generosità”.

Il papa ha poi recitato l’Angelus e ha benedetto tutti i presenti.

Ewigen
09-07-2006, 11:44
SPAGNA,ITALIA
«Da noi non c’è rischio di zapaterismo I figli fanno riscoprire i valori cristiani»

[Il Giornale]Un gesto carico di significato. Così il Cardinale Ersilio Tonini definisce la visita pastorale di Benedetto XVI in Spagna.
Eminenza, il Santo Padre a Valencia è tornato sulla questione del matrimonio e della centralità della famiglia.

«Con la sua visita Benedetto XVI ha dimostrato un coraggio sereno. Non è andato a Valencia solo come capo della Chiesa Cattolica, ma anche come rappresentante di tutta la comunità cristiana, in una terra dove i contrasti sono tanti.
Ha voluto far percepire la sua vicinanza al popolo spagnolo».

Fra la concessione del matrimonio fra omosessuali e il riconoscimento delle coppie di fatto il premier Zapatero è stato più volte accusato di aver spaccato il Paese

«Ma guardi questa è l'opinione corrente. In realtà credo che Zapatero non abbia inventato nulla di nuovo. In passato in Spagna ci sono stati altri governi socialisti che hanno cercato per decenni di eliminare il cristianesimo proprio del popolo spagnolo. Quando Zapatero è salito al potere la situazione era già compromessa».

Come vede la Spagna oggi, a un anno dall'approvazione della legge che la Chiesa ha contestato tanto?

«C'è una parte di Spagna che sta attraversando un momento di crisi. Gli è stata fatta conoscere prima la libertà sessuale e poi una diversa concezione di coppia. Ma si riprenderà e questa ripresa partirà proprio dalla riscoperta della sua identità cristiana».

E l'Italia? Secondo lei c'è un rischio di deriva zapaterista?

«Assolutamente no. La situazione italiana è completamente diversa. Giro il nostro Paese in continuazione e posso affermare che mediamente il senso del matrimonio e della famiglia non solo non è diminuito, ma si è anche rafforzato dopo la crisi seguita al periodo della contestazione del 1968».

Le convivenze prima del matrimonio però sono in costante aumento, segno che, forse, qualcosa sta succedendo anche qui...

«È vero, ma poi, quando viene il momento di fare un figlio, ci si sposa. La convivenza prematrimoniale rappresenta un momento di attenuazione dei valori cristiani.
Ma in Italia la nascita di un figlio riesce ancora a riportare le coppie verso i valori della vita cristiana. L'arrivo di un bambino è l'evento più straordinario della vita umana».

Da dove deve iniziare secondo lei la Chiesa per mantenere intatti i valori cristiani?

«Dall'educazione, soprattutto nell'età evolutiva, dai 13 ai 15 anni. Bisogna aiutare gli adolescenti a capire quale importanza fondamentale ricopra la famiglia nella vita dell'uomo e quanto sia importate per la comunità formarne di nuove».

Ewigen
09-07-2006, 11:52
INDIA
Communists in India State "Takeover" Christian Schools, Leaders Warn
July 8, 2006, 05:20:59 PM

[BosNewsLife] -- Christian leaders warned Friday, July 7, that the Communist-led government in the Indian state of Kerala is attempting to "takeover" schools from Christians and other minorities by introducing measures allegedly aimed at ending the independence of religious education.
The advocacy group Global Council of Indian Christians (GCIC) said it was "intrigued and surprised by the unwarranted attack and interference of the government in the affairs of Christian minority institutions in Kerala."
Leaders of various Christian churches in Kerala say the Kerala Professional Colleges Bill 2006, which the parliament passed on June 30, violates minority rights guaranteed in the constitution.
Backers of the new law say it aims to regulate admission, fix non-exploitative fees and other measures to "ensure equity and excellence in professional education."

DESTROY POSITION

But GCIC President Sajan K George told BosNewsLife that the legislation would "destroy the unique position of the Christian institutions engaged in providing quality education to the needy."

In a statement, Kerala Chief Minister V. S. Achuthanandan said his government had "made legislation to provide social justice to all."

Christian protests forced out a Communist government in Kerala in 1959, two years after the first democratic election victory of Communists in the world. Christians launched their liberation struggle when the Communist government tried to take over educational institutions in the state, church watchers recalled.

GOVERNMENT DENIES

However Chief Minister Achuthanandan told reporters that if Christians "close down the institutions" this time, "we will deal with it." The row over Christian institutions comes amid growing concern among church leaders over a crackdown on Christians in several parts of India, especially in rural areas.

In one of the latest incidents, four tribal Christians in Toranpada village of Maharashtra state were reportedly attacked by police after asking for protection against Hindu extremists. Members of the local Tribal Welfare Committee had beaten Baburao Mahala, 32, Anil Chaudhry, 23, and a couple identified only as 20-year-old Kalpana and her husband Sunil, 24, on June 8 for converting to Christianity, Christian news reports said
The four converts filed a complaint at the local police station immediately after the attack. When they returned on June 15 to ask what action had been taken, one police officer allegedly told them: "Ask Jesus to call me on my mobile phone."
Three police officers then asked for a demonstration of prayer, and when the four Christians knelt down, the officers kicked them and taunted them, reported Christian news agency Compass Direct. The officers then filed charges against them for breaching the peace, reports said. There was no immediate reaction from police officials.

reptile9985
09-07-2006, 11:54
edit

Ewigen
09-07-2006, 11:57
MYAMAR
New Report Claims Burmese Chin Christian Women are Targets for Rape
July 7, 2006, 09:39:26 AM


[ANS-CSW] -- Ethnic Chin women in Burma are “under constant attack,” according to a new report which documents the use of rape by the Burma Army.


The preliminary report, “Hidden Crimes Against Chin Women,” has been written by the Women's League of Chinland, an umbrella organization comprising nine human rights groups from different parts of Chin State.

British-based human rights organization Christian Solidarity Worldwide (CSW) has worked closely with the Women's League of Chinland, most recently on a fact-finding visit to the India-Burma border in March of this year.

Chin Women “are not safe in their fields nor in their own homes,” CSW said the report claims. “Burmese soldiers destroy Chin women's lives ... As the military presence increased, so did sexual crimes in Chin State.”

The report, a news release from CSW stated, documents 30 cases of rape by Burma Army soldiers against Chin women, but says that many more cases have not been reported because the victims are afraid to speak out.
“Rape is a reality in Chin State,” CSW says the report states. “The fear of rape alone is a powerful weapon against all Chin. By assaulting Chin women, all of the Chin are demeaned and terribly disrespected.”
According to one victim, “outside of Chin State, you need to pay for women, but in Chin State payment is not necessary; they are free for the taking.”
The Chin are ninety per cent Christians, and have faced religious persecution in various forms for decades. Chin Christians suffer persecution on two counts - ethnicity and religion. “If you are double C, being a Chin and being a Christian, you have nothing in Burma, not a bright future at all,” a female Chin university student told interviewers.
In addition to rape, CSW stated the report claims that Burma Army soldiers are promised 100,000 kyat (http://en.wikipedia.org/wiki/Kyat) to marry a Chin woman. Giving Burman soldiers, who are predominantly Buddhist, incentives to marry Chin Christian women is part of the regime's strategy of “Burmanisation,” the report claims.
“Hidden Crimes Against Chin Women” follows publications in recent years documenting widespread, systematic rape and sexual slavery in Karen, Shan and Mon States. CSW stated that allegations of rape were investigated and confirmed by the U.S. State Department following the publication of “ Licence to Rape,” by the Shan Women's Action Network (SWAN) and the Shan Human Rights Foundation in 2002.
CSW's Chief Executive Mervyn Thomas said in a news release, “There is now abundant evidence of the widespread use of rape as a weapon of war in Burma. Widespread, systematic rape is a crime against humanity, and the international community should take action to prevent more vulnerable women in Burma becoming victims of this brutal regime. The United Nations Security Council has no time to lose - it must address the crisis in Burma immediately."
CSW is a human rights organization which specializes in religious freedom and works on behalf of those persecuted for their Christian beliefs.

giannola
09-07-2006, 17:09
mi quoto e dico a livello sociale le religioni vanno bandite... :)
a leggere quel che si legge nel forum comincio a pensarla come te

giannola
09-07-2006, 17:15
SPAGNA,ITALIA
«Da noi non c’è rischio di zapaterismo I figli fanno riscoprire i valori cristiani»



certo che non c'è, abbiamo politici così incoerenti che vanno a messa anche se sono atei.
Più falsi di così.....basta solo che la gente non abbia da ridire.

Viva Zapatero, viva la laicità, viva il mondo libero.
Le vostre catene e i vostri pesi portateveli da voi, noi non li vogliamo.

Ewigen
09-07-2006, 18:07
COREA DEL NORD

La notizia è una di quelle che provocano la reazione: Troppo bella per essere vera! Rick Warren, pastore di una mega chiesa negli Stati Uniti ed autore de "La vita guidata da uno scopo", ha detto ai suoi fedeli di aver ricevuto un invito a predicare nella Corea del Nord.

[he Christian Post]L'evento storico avrà luogo nel corso del suo tour-de-force di 40 giorni, durante i quali sarà in Australia, Malesia, Singapore, Rwanda, Corea del Sud. A Seoul predicherà nella chiesa più grande del mondo: La Yoido Full Gospel Church che conta 800.000 membri. "Vi chiedo di pregare per me", ha detto Warren alla sua chiesa. Nella Corea del Nord Warren avrebbe potuto predicare in uno stadio più grande se fosse stato in grado di attirare più di 15.000 persone. Associazioni di Diritti Umani ed osservatori cristiani sulle violazioni della libertà religiosa considerano la Corea del Nord uno dei peggiori paesi. Dr. Richard Land , presidente della commissione su Etica e Libertà Religiosa l'ha definita: "la società più chiusa al mondo". Una decina di anni fa anche Billy Graham era stato invitato a predicare nella Corea del Nord; il noto evangelista americano, però, aveva incontrato solo alcune centinaia di studenti.


SPAGNA

La mala educación di José Luis Zapatero

[Avvenire]La visita di Benedetto XVI a Valencia, per il quinto incontro mondiale delle famiglie, resterà contrassegnata da una novità: né il primo ministro spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, né il vice primo ministro María Teresa Fernández de la Vega (alla quale pure è stato assegnato il compito di migliorare le relazioni con la Santa Sede) assisteranno questa mattina alla Messa papale, e non hanno voluto essere a fianco del Pontefice nei momenti più importanti della visita.
Si tratta di una scelta di rottura di indubbio significato: nel recente passato, infatti, non hanno mancato di partecipare alle liturgie pontificie e di accompagnare il Papa neppure Fidel Castro, Daniel Ortega o capi di Stato e di governo islamici, perché questi gesti prima che una scelta politica o religiosa sono un dovere di etichetta. Obblighi cioè che un capo di Stato o di governo deve compiere come rappresentante di un Paese che accoglie un ospite importante e di riguardo. In questo caso poi l'ospite del primo ministro spagnolo è per di più il capo riconosciuto della confessione religiosa professata da gran parte dei suoi concittadini e che soprattutto costituisce un elemento fondamentale della cultura del suo Paese.
Si tratta quindi di un atto di scortesia diplomatica grave e del tutto gratuito, perché il capo del governo spagnolo non aveva certo bisogno di questo nuovo sgarbo per dimostrare la sua ostilità alla tradizione cattolica che ha segnato la storia della Spagna - e forse anche la sua, almeno negli anni giovanili - avendolo già fatto ed esibito in mille modi, soprattutto nei provvedimenti di fatto rivolti contro la famiglia.
Perché allora Rodríguez Zapatero, forte della sua base politica e della sua posizione istituzionale, non si è sentito di onorare il suo dovere di ospitalità anche nei confronti di chi considera senza dubbio un avversario ideologico? È forse tramontata la tradizione diplomatica che, proprio con i rituali concordati e condivisi in Oriente come in Occidente, nel mondo ricco e in quello povero, ha permesso incontri politicamente e culturalmente difficili, stemperando nelle formalità aggressività e contrapposizioni?
La scelta del primo ministro spagnolo - che rivela forse anche una debolezza e un disagio di natura personale - è però soprattutto l'espressione di una realtà più generale: che cioè questa "laicità" non è la tanto decantata neutralità lontana dalle contrapposizioni violente, proprio quelle che secondo molti sarebbero invece caratteristica intrinseca delle religioni, e in particolare dei monoteismi. Una "laicità" che insomma non è quel modello di equilibrio ed equidistanza che si suole attribuire agli arbitri delle situazioni conflittuali, e men che mai un sinonimo di moderazione e di pensiero alto. Lo sgarbo di Rodríguez Zapatero dimostra invece, in modo lampante, che la sua "laicità" può esistere solo in contrapposizione alla religione, e in particolare a quella tradizione religiosa che è parte integrante della storia del Paese da lui rappresentato.

Ewigen
09-07-2006, 23:27
Un ennesimo esempio di come un "Dio" non si tocca.Hanno proibito la pubblicazione di lettere della ex moglie di Ataturk,perchè gli "The Islamists hope to use her to attack Ataturk."

E l' eterna battaglia fra i credenti di Allah e i credenti di Ataturk.

http://www.washingtontimes.com/world/20050214-121805-8897r.htm

Perchè si sa del divorzio,però come dice l' articolo uscirebbero "verità disturbanti" e mica si può desacrare un Dio.Già si sa che beveva troppo ed è morto per cirrosi alcolica.E comprensibile del resto,lui ha tentato di deislamizzarli ,ha cambiato l' alfabeto da arabo in latino,ha dato diritto di voto alle donne,però non si può cambiare la religione con i divieti.E il tentativo dei suoi seguaci di non perdere le sue linee guide (le 6 "frecce" del Kemalismo),ha portato all' esercito che fa politica e il culto di Ataturk ,che assicura che la gente continuerà a dare supporto all' esercito (è l' unico esempio che so dove l' esercito fa colpi di stato ripetuti e i civilli non protestano mai).



posto un articolo a proposito:



Spiritualità come resistenza al laicismo: il movimento Nur in Turchia
di Massimo Introvigne

La resistenza della spiritualità al laicismo kemalista

La distinzione fra spiritualità e religione costituisce uno dei campi più promettenti della ricerca sociologica in un' epoca segnata dal divario fra believing e belonging[1]. Se la religione, per usare un' espressione di Danièle Hervieu-Léger[2], si «disistituzionalizza», il risultato della sottrazione degli aspetti istituzionali (del belonging) alla credenza (al believing) che pure rimane, e che non resta un puro atteggiamento intellettuale ma cerca in qualche modo di manifestarsi, è precisamente la spiritualità: un insieme di riti e comportamenti religiosi che non passano per le istituzioni. Questi sociologi europei e americani hanno in mente un consumatore religioso che non vuole avvalersi delle istituzioni. Chi ha studiato la religiosità nella Turchia di di Mustafa Kemal Atatürk (1881-1938) e dei suoi primi successori ha dovuto invece prendere in considerazione un consumatore religioso diverso: passerebbe per le istituzioni se potesse, anzi ne ha persino nostalgia, ma non può utilizzare le istituzioni perché queste sono state messe al bando da un regime laicista.

Il 1° novembre 1922 Mustafa Kemal abolisce il sultanato e nel 1923 proclama la Repubblica. L' ultimo erede della dinastia ottomana, Abdülmecid II (1868-1944), è proclamato califfo, ma non sultano. Quando però inizia a manifestarsi in diverse regioni una reazione religiosa, che rischia di trasformarsi in una Vandea turca, Kemal ne approfitta nel 1924 per abolire il Califfato. Abdülmecid II va in esilio a Parigi, mentre dall' Egitto all' India la nostalgia del Califfato diventa un mito di fondazione del moderno fondamentalismo.

La nuova repubblica di Kemal si occupa prioritariamente - come i suoi predecessori Giovani Turchi non erano pienamente riusciti a fare - della questione religiosa. Il 1° marzo 1924, rivolgendosi al parlamento, Kemal promette di «ripulire ed elevare la fede islamica, liberandola dal ruolo di strumento politico cui è stata asservita per secoli»[3]. Nei mesi seguenti, chiarisce con i fatti in che cosa consista l' opera di «pulizia» dell' islam: tra il 1924 e il 1925 sequestra definitivamente i beni delle fondazioni pie - già affidati dai sultani del XIX secolo alla gestione dello Stato -; abolisce tutti i tribunali religiosi, creando un nuovo diritto di famiglia che si ispira a quello svizzero; porta le scuole coraniche sotto il controllo del Ministero dell' Educazione, preludio alla loro imminente chiusura. Kemal non si limita a colpire l' islam «ufficiale» dei dotti, gli ‘ulama' . Attacca anche l' islam popolare e delle campagne, facendo chiudere manu militari i luoghi di pellegrinaggio alle tombe dei santi, e le potentissime confraternite sufi, che nel 1925 sono tutte sciolte, con i beni confiscati e trasferiti all' Erario. Seguiranno nel 1928 la gigantesca riforma dell' alfabeto - che sostituisce i caratteri latini (anche se con qualche variante specificamente turca) a quelli arabi, sacri perché legati al Corano e dotati secondo il sufismo di significati e poteri mistici -; e nel 1932 la sostituzione della lingua turca a quella araba nella chiamata alla preghiera. Nel 1937, infine, sarà soppresso l' articolo della prima Costituzione repubblicana del 1923 che proclamava l' islam religione dello Stato.

Una riforma apparentemente minore, ma dalla grande portata simbolica, scatena le maggiori resistenze: nel 1925 Kemal vieta il fez e impone i cappelli all' europea. Paradossalmente - perché il fez è a sua volta il risultato di una riforma ottocentesca a suo tempo denunciata dagli ‘ulama' come modernista - molti vi vedono il segno di una rottura definitiva con l' islam, e scoppiano le prime rivolte armate.

La repressione di queste rivolte è sanguinosa, ma induce Kemal a rinunciare almeno a una delle riforme, che aveva annunciato in un discorso dell' agosto 1925: il divieto del velo per le donne, che avrebbe dovuto seguire quello del fez per gli uomini. I rapporti che gli giungono dalle province è che su questo punto la resistenza popolare sarebbe implacabile e rischierebbe di travolgere il regime. Solo dopo la morte dell' Atatürk il velo sarà vietato negli uffici pubblici e nelle università, non senza resistenze ed eccezioni e creando un contenzioso che occupa ancora oggi un ruolo centrale nella politica turca.

Questo non impedisce al presidente di incitare le donne turche ad abbandonare il velo e a mostrarsi persino in costume da bagno. Alev Çinar ha notato la straordinaria importanza simbolica attribuita dal regime kemalista ai concorsi di bellezza, e perfino le campagne per cui mobilita le ambasciate e i mezzi non sempre trasparenti con cui il governo cerca di far vincere alle concorrenti turche titoli di miss internazionali[4]. Sembrano vicende al limite del pettegolezzo, ma mostrano l' importanza simbolica del corpo come strumento di eversione della tradizione islamica e di laicismo.

Al corpo delle reginette di bellezza turche mostrato in patria e all' estero senza velo e senza veli fa da contrappunto il corpo stesso dell' Atatürk, che non nasconde affatto le sue caratteristiche di beniamino delle donne, astuto giocatore di poker[5] e robusto bevitore (che pagherà con la cirrosi epatica[6]), e che diventa oggetto di culto in innumerevoli ritratti e monumenti prima di essere sepolto - dopo la morte avvenuta il 10 settembre 1938 - ad Ankara, dapprima all' interno del Museo Etnografico e poi nel 1953 in un apposito grande mausoleo.

Ma che cosa sia esattamente il laicismo turco, il laiklik come è chiamato con una parola importata dalla Francia, non è del tutto evidente ed è oggetto di controversie ancora oggi. Kemal Atatürk afferma ripetutamente che la sua personale «religione» è il positivismo di Auguste Comte (1798-1857). Ma la sua irreligiosità privata coesiste con il continuo richiamo pubblico a un islam «purificato», i cui contorni rimangono deliberatamente vaghi. Ci sono pochi dubbi che Kemal sia privatamente irreligioso. Alla giornalista e femminista inglese Grace Ellison (1877-1935) - che era diventata famosa per avere vissuto per qualche tempo in un harem - il presidente turco dichiara nel 1927: «Io non ho religione e qualche volta vorrei vedere tutte le religioni affondare in fondo al mare. Solo un governante debole ha bisogno della religione per sostenere il suo governo: è come se catturasse il suo popolo con una trappola. Il mio popolo dovrà apprendere i principi della democrazia, i dettami della verità e gli insegnamenti della scienza. La superstizione dovrà sparire»[7]. Peraltro, osserva il principale biografo (e ammiratore) del presidente turco, «come molti razionalisti Mustafa Kemal era egli stesso superstizioso e scrutava i sogni alla ricerca dei presagi»[8]; sembra che non disdegnasse neppure la lettura propiziatoria di versetti del Corano agli ufficiali che si preparavano alla battaglia[9]. Ma si tratta di curiosità, che non inficiano il ritratto di un uomo personalmente «senza religione», che tuttavia non può essere paragonato senza riserve, come pure è stato fatto spesso, a laicisti radicali occidentali come Émile Combes (1835-1921) in Francia o il suo contemporaneo Plutarco Elías Calles (1877-1945) in Messico, in quanto resta convinto della necessità pubblica dell' islam - e di un islam pubblico - in Turchia. Kemal non vuole sradicare la religione, ma portarla sotto il controllo rigoroso e quotidiano del governo laicista.

La differenza fondamentale fra il laiklik turco e la laïcité francese sta nel fatto che la seconda afferma di voler confinare la religione nella sfera privata. Ma lasciare la religione alla sfera privata è precisamente quello che l' Atatürk cerca con tutte le forze di evitare. Sa bene - e dopo la sua morte la storia turca si incaricherà di dargli ragione - che un islam sottratto al controllo dello Stato manterrà la sua presa sulla società civile e presto o tardi vorrà tornare a farsi sentire in politica. L' unico vero laicismo possibile in Turchia non consiste nel separare la religione dallo Stato lasciando che si organizzi e funzioni autonomamente, ma nel ricondurla al più rigoroso controllo statale attraverso un Dipartimento, chiamato poi Ministero, degli Affari Religiosi (Diyanet) che nomina gli imām, ne sorveglia l' istruzione e interferisce nei più minuti dettagli della vita religiosa, con lo scopo malcelato di fare sì che non si espanda troppo. Ammiratore di Comte e della Francia, l' Atatürk è abbastanza realista da rendersi conto che la trascrizione letterale della laïcité francese in un paese islamico è impossibile. Il kemalismo, mentre abolisce le istituzioni tradizionali dell' islam ottomano, crea un islam di Stato e un complesso meccanismo di gestione e di controlli del campo religioso.

Ecco allora che la spiritualità, che è diffidenza per le istituzioni nell' Occidente cristiano a partire dagli anni 1950[10], diventa invece nostalgia delle istituzioni e resistenza passiva a chi le ha abolite, nell' attesa e nella speranza di ristabilirle, nella Turchia degli anni che vanno dal 1920 al 1950. L' islam turco compie quella che è stata chiamata una «migrazione interiore»[11], andando ad occupare spazi diversi da quello pubblico vietato alla religione. Le confraternite sufi - o almeno quelle le cui caratteristiche permettono di fare a meno di sedi e riti pubblici - si ritirano nella sfera personale e familiare. Il movimento Nur occupa il campo della cultura - nel senso più ampio del termine, che investe le persone semplici che leggono o si fanno leggere testi di spiritualità in piccole cerchie domestiche - attraverso i «circoli di lettura» del Risale-i Nur, il best seller del fondatore.

Non che questa migrazione si compia senza intoppi. Incidenti in cui qualcuno è arrestato per avere organizzato in casa propria un circolo di preghiera o di lettura clandestino punteggiano tutto il periodo che va dal 1924 al 1950, e si ripresentano occasionalmente anche più tardi, specie dopo la stretta anti-religiosa successiva al colpo di Stato, detto in Turchia «postmoderno» perché avviene in modo incruento, del 1997. Ma, a differenza di gesti pubblici macro- o anche micro-istituzionali come costruire moschee o portare il velo, la spiritualità ha una sua natura fluida, carsica, sfuggente che non può essere veramente arrestata.

Così, in un contesto di secolarismo attivo e talora persecutorio, sostituire la spiritualità alla religione resta una scelta: ma è una scelta di resistenza. In Turchia, il successo sarà così notevole che dopo anni di percorso sotterraneo l' islam sostenuto dalla spiritualità riemergerà come religione e riconquisterà una buona fetta di potere politico. Senza il trait d' union costituito dalla spiritualità non si spiegherebbe come la religione, cacciata dalla vita pubblica, possa rientrarvi trionfalmente dopo così tanti anni. Dopo tutto, gli elettori che hanno determinato le fortune prima del fondamentalismo dell' ex-primo ministro Erbakan, poi - in misura assai più massiccia - dell' islam politico conservatore dell' attuale premier Erdoğan, non sono tutti vecchi centenari che hanno studiato nelle scuole elementari ottomane. Se alcuni si sono formati nelle scuole private religiose İmam Hatip, la maggioranza esce da una scuola realizzata dal regime kemalista ma preparata dalle idee pedagogiche dei Giovani Turchi, che - avvalendosi perfino della consulenza della massoneria italiana[12] - avrebbe dovuto formare cittadini entusiasti del laicismo. Ma, quando hanno potuto esprimersi liberamente, questi figli della scuola dell' Atatürk hanno invece votato in massa per partiti di ispirazione religiosa.

Il primo vettore di questa lunga marcia della spiritualità islamica attraverso il secolarismo è costituito dalle confraternite sufi: ma non da tutte. Quando nel novembre 1925 la Repubblica scioglie tutti gli ordini sufi, quelli che hanno bisogno per sopravvivere di luoghi di culto (tekke) visibili, cerimonie più o meno vistose basate sulla danza estatica o sul canto, musica e preghiere ad alta voce che vicini eventualmente sospettosi non possono fare a meno di sentire e riferire alla polizia sono rapidamente liquidate, almeno nelle grandi città, anche se una più ampia rete di solidarietà di villaggio e di omertà le protegge in ambiente rurale. La branca della Naqshbandiya dominante in Turchia si rifà al magistero nell' India del XVI e XVII secolo di Ahmad Shirindi¯ (1563-1625), come trasmesso e reinterpetato nel XVIII e XIX da Mavlana Khalid al-Baghdadi¯ (1776-1827), da cui prende il nome di Naqshbandiya Khalidiya. Questa branca sottolinea lo zikr (invocazione di Dio) silenzioso, il legame discreto con lo shaykh e le buone opere. Non ha bisogno di una loggia o tekke: i fedeli possono semplicemente recarsi nella loro moschea e lì meditare e pregare. La confraternita sfugge quindi, semplicemente facendosi più discreta, alle periodiche ondate di repressione anti-sufi dei sultani «illuminati». In epoca kemalista l' avversario è più agguerrito, e dà subito un segnale dei tempi mutati con l' eliminazione fisica del più noto shaykh naks¸ibendi dell' epoca, Mehmet Esad (1847-1931).

Tuttavia la Naqshbandiya Khalidiya non interpreta queste vicende come un segno che le sue attività in Turchia sono destinate a cessare, ma solo che devono farsi più discrete e privilegiare l' ambito privato e le famiglie. Un network resiste, e da questo emergono intellettuali di portata nazionale come Abdülaziz Bekkine (1895-1952), fondatore di una delle cinque principali branche di Istanbul della Naqshbandiya Khalidiya, quella Gümüşanevi. La Gümüşanevi non è la branca più numerosa della Naqshbandiya in Turchia: questo ruolo spetta probabilmente alla Erenköy Cemaati che prende il nome da un quartiere di Istanbul e che, dopo durissimi scontri con il regime kemalista, ha diretto le sue energie verso la costruzione di una grande rete caritativa e missionaria. Ma la Gümüşanevi è stata negli anni 1950, con il suo shaykk Mehmed Zahid Kotku (1897-1980), il «seminario» dove si sono formati i principali dirigenti dell' islam politico turco, compresi tre futuri primi ministri, e ha svolto un ruolo che - con tutte le differenze del caso, e utilizzando una semplice analogia - può essere paragonato a quello dell' Azione Cattolica nell' Italia della prima egemonia democristiana.

Naturalmente, la Naqshbandiya «cittadina» di Istanbul non esaurisce il sufismo turco, né quello dell' antica capitale (dove sono presenti, per esempio, la Jerratiya-Halvetiya nel quartiere di Fatih o la Kadiriya in quello di Tofane), e neppure - ancora - le infinite varianti naks¸ibendi che si trovano nei villaggi e restano legate a dinastie di shaykh locali. Se alcune si sono mostrate sensibili alle sirene del fondamentalismo, altre hanno percorso la via del progressimo e dell' accomodamento con il regime. Ma sono le grandi branche naks¸ibendi di Istanbul a porsi alle origini di un accostamento conservatore ma non fondamentalista né, in linea di principio, anti-occidentale all' islam, che ha avuto nel XX e XXI secolo importanti derivazioni politiche.


Il Movimento Nur

Non tutta la «matrice» del conservatorismo centrista oggi maggioritario nell' islam turco è sufi. Ve n' è una parte che può essere definita post-sufi, «mistica ma non sufi», o anche (ma in questo caso contro l' auto-comprensione dei suoi fondatori e membri) sufi ma non organizzata secondo il modello delle confraternite. All' origine di una buona parte di questa galassia di movimenti c' è Bediuzzaman Said Nursi, un mistico di origini curde morto nel 1960 mentre quanto alla data di nascita i documenti ufficiali riportano senza indicazione del mese e del giorno l'anno 1293 del Calendario di Rumi, allora in uso nell' Impero Ottomano, che corrisponde a una parte degli anni 1876 e 1877, ancorché una tradizione di famiglia sostenga invece che sarebbe nato nel 1873 e registrato all' anagrafe ottomana solo tre o quattro anni più tardi.

Nursi stesso distingue nella sua biografia il periodo del «vecchio Said» (fino al 1920-21) e quello del «nuovo Said» (1921-1950); altri vi aggiungono un «terzo Said» (1951-1960) con riferimento all' ultimo decennio della sua vita[13]. Benché il «nuovo Said» abbia svolto un' esplicita autocritica di alcune scelte del «vecchio Said», le differenze non sono dovute solo a una maturazione del pensiero del mistico turco, ma anche alle mutate circostanze.

Said Nursi nasce nel villaggio curdo di Nur, ed è un prodotto del sistema educativo degli ‘ulama' , della cui classe è per certi versi un membro tipico. Le sue caratteristiche di studente prodigio nel sistema delle medrese (scuole coraniche) dell' Anatolia, capace in particolare di mandare a memoria numerosi trattati, gli valgono prima della maggiore età l' appellativo di Bediuzzaman («Meraviglia dell' epoca»), conferitogli dai suoi insegnanti, ma non gli impediscono di diventare ben presto un critico della struttura scolastica di cui fa parte. Egli ritiene le medrese non in grado di difendere l' islam dall' assalto del sapere profano impregnato di materialismo e di positivismo, e fondate su un metodo di insegnamento superato. Si dedica pertanto allo studio delle scienze moderne - storia, filosofia, scienze sociali, ma anche scienze naturali occidentali - ed elabora un progetto di creazione di una moderna università islamica «dell' Oriente», che spezzi il monopolio di Istanbul nell' educazione superiore a vantaggio dell' Anatolia e che sogna di istituire a Van. Nel 1907 si reca a Istanbul per presentare il suo progetto al sultano Abdülhamid II (1842-1918): scambiato per un agitatore è arrestato, e trascorre un breve periodo in prigione.

Convinto che la riforma dell' educazione cui pensa non possa venire dall' autocrazia di Abdülhamid, il «vecchio Said» si avvicina a un riformismo liberale sulla linea che era stata nel XIX secolo dei Giovani Ottomani; tiene perfino qualche conferenza sotto l' egida del laicista Comitato Unione e Progresso. Da allora, il suo pensiero mantiene un fermo orientamento «costituzionalista» e democratico, che lo separa dal fondamentalismo. Distingue però fra un costituzionalismo liberale aperto alla religione, e uno di stampo positivista e anti-religioso, di cui riconosce la pericolosa presenza nella maggioranza del Comitato Unione e Progresso. Questa lo accusa così nel 1909 di essere coinvolto nella rivolta reazionaria di un gruppo di ‘ulama' di Istanbul - la stessa che serve da pretesto per deporre il sultano Abdülhamid II - e lo fa arrestare una seconda volta. I tempi sono pericolosi, e il rischio di una condanna alla pena capitale tutt' altro che teorico: Nursi presenta però un' abile difesa (che sarà più tardi pubblicata) e il 24 maggio 1909 è assolto.

La vicenda non modifica le convinzioni costituzionaliste di Nursi, che corrispondono del resto a un vasto movimento che coinvolge tutto l' Impero Ottomano, dove molti pensano a un rinnovamento saldamente radicato nel Corano ma aperto a un dialogo con la scienza e con il pensiero politico liberale. Non è casuale che Nursi pronunci uno dei suoi più importanti sermoni nel 1911 a Damasco, la città simbolo e culla del moderno risveglio islamico. E non è neppure sorprendente che nella Prima guerra mondiale organizzi un battaglione di volontari per sostenere la causa nazionale turca (nel 1916 questo gli costa due anni nel campo russo di Kosturna come prigioniero di guerra), condanni l' occupazione straniera e si schieri con il governo nazionalista. Nel 1922, dopo ripetuti inviti, accetta l' invito dell' Atatürk di recarsi ad Ankara, ma - anche in conseguenza di una serie di colloqui piuttosto burrascosi con il «padre dei Turchi» - si rende conto che la corrente positivista cui si era sempre opposto è destinata a dominare la futura politica nazionale. Il 17 aprile 1923 lascia Ankara per Van e per un lungo periodo di studio, meditazione e isolamento.

Nel frattempo, meditando sulla fine dell' Impero Ottomano, ma anche - dopo aver visto tanti amici e compagni cadere nella Prima guerra mondiale - sulla morte, era emerso il «nuovo Said», che tra il 1920 e il 1921 critica radicalmente ogni progetto fondato su mezzi puramente umani e sugli «idoli» dell' Io e della natura per affidarsi interamente a Dio e al Corano. Si ha qui propriamente il passaggio di Nursi dalla politica alla spiritualità, anche se la parola «spirituale» (ruhanî) è raramente usata dal mistico turco, che la riferisce principalmente al sufismo, una strada per cui ha parole di stima, dai cui maestri (principalmente naks¸ibendi) è certamente influenzato, ma che non ritiene né conforme alle necessità dell' epoca né indispensabile all' islam in genere. Non si tratta solo, come alcuni penseranno, di aggirare la messa al bando delle confraternite sufi da parte del regime kemalista. Per Nursi la strada che insegna «è hakikat (realtà) piuttosto che tarikat (la via delle confraternite)».

Per passare dalla vita apparente dell' Io non sottomesso a Dio alla vita reale ci sono, insegna Nursi, due strade: la prima attraversa i complessi gradi del sufismo con un lungo viaggio, la seconda va direttamente dall' apparenza alla realtà. Questa seconda via appare oggi sia opportuna - nelle difficili circostanze determinate dal dominio del secolarismo e del materialismo - sia possibile, attraverso un percorso che metta al servizio dello studio del Corano insieme il cuore e la mente: la compassione e la riflessione, terzo e quarto pilastro dell' insegnamento di Nursi. Il punto di partenza è la franca ammissione dell' impotenza e della povertà umane, primo e secondo pilastro della stessa architettura spirituale, che si riassumono a loro volta nel riconoscere che l' uomo da solo e senza l' aiuto di Dio non può fare nulla di buono. Le differenze con il sufismo sono dunque dottrinali e spirituali, e trascendono i problemi storici - pure assai dibattuti fra gli interpreti - dell' eventuale affiliazione in giovane età di Nursi a una confraternita[14], che oggi gli storici tendono peraltro a negare, e dell' esattezza della sua interpretazione critica di Ibn ‘Arabi¯ (1165-1240), nella cui dottrina dell' «unità dell' esistenza» Nursi, come altri, pensava di scorgere rischi di panteismo e di negazione della stessa esistenza dell' universo creato.

L' esilio di Nursi in Anatolia è solo inizialmente volontario. Dopo la rivolta anti-kemalista del 1925 - cui Nursi non solo non partecipa, ma che considera fin dall' inizio votata all' insuccesso - la vita del mistico trascorre tra anni di confino in località sempre più piccole e remote (Burdur, Barla, Isparta, Kastamonu, Emirdag) e periodi di carcerazione: a Eskisehir nel 1935, a Denizli nel 1943 e - in condizioni particolarmente dure - ad Afyon per venti mesi fra il 1948 e il 1949. Contrariamente alle aspettative del governo, il confino e anche la carcerazione sono occasione per Nursi per continuare la sua monumentale opera di commento al Corano, le Epistole della Luce (Risale-i-Nur), che prima di essere stampate circolano clandestinamente nel fenomenale numero di seicentomila copie trascritte a mano dai discepoli, tanto più straordinario in quanto si tratta di oltre seimila pagine. Gli attacchi del governo, inoltre, accrescono semmai la fama del mistico e il numero di circoli (più tardi chiamati dershane) che si riuniscono in case private per leggere il Risale-i-Nur e che l' attività repressiva non ha praticamente modo di fermare.

La repressione, se non cessa del tutto (Nursi subisce ancora un processo nel 1952, ma è assolto), si attenua con il processo democratico che inizia nel 1950. Nursi sostiene il Partito democratico, ma scrive anche ai nuovi leader che la sfida contro il comunismo, nel contesto della Guerra Fredda, può essere vinta solo dalla religione. È il decennio del «terzo Said», in cui si alternano speranze e delusioni, e si accentuano i toni anticomunisti. Contro la minaccia dell' ateismo marxista Nursi prospetta una collaborazione fra cristiani e musulmani, aprendo la strada all' impegno di diverse branche del suo movimento nel dialogo inter-religioso, che fiorirà in iniziative di notevole importanza e respiro dopo la sua morte ma i cui germi già si trovano nel suo pensiero[15].

Prima di morire nel 1960, Nursi può vedere nel 1956 la prima pubblicazione autorizzata del Risale-i-Nur nel nuovo alfabeto turco, mentre in precedenza erano circolate solo copie manoscritte o fotocopie in caratteri arabi. Benché questa pubblicazione sia autorizzata da Nursi, e anzi causa per lui di grande gioia, un gruppo di «tradizionalisti» sotto la guida di Hüsrev Altınbas¸ak (1899-1977) costituisce una branca separata detta Yazıcılar che rifiuta la pubblicazione nel nuovo alfabeto. Si tratta - vivente ancora il fondatore - di un primo «scisma» nel mondo nurcu (così sono chiamati i seguaci di Nursi) che intende abbandonare la posizione centrista e conservatrice del mistico di Nur per trincerarsi in un atteggiamento risolutamente tradizionalista[16].

Più in là, su questa linea, va la Aczmendiya fondata nel 1987 da Müslüm Gündüz (1941-) con l' intento esplicito di riportare il pensiero di Nursi nell' ambito della struttura di una tipica confraternita sufi, i cui discepoli manifestano il loro tradizionalismo anche nell' abbigliamento addirittura pre-ottocentesco. La Aczmendiya non è riconosciuta come una componente legittima del movimento Nur da molte altre branche. Tuttavia lo spettacolare arresto di Gündüz il 28 dicembre 1996 mentre si trova a letto con una sua «moglie spirituale» e le successive peregrinazioni di questa donna, Fadime S¸ahin (1973-), soprannominata «la Marilyn velata» dalla stampa scandalistica, attraverso i talk show delle televisioni turche danno agio ai media secolaristi di utilizzare non solo contro la Aczmendiya ma contro le confraternite e il misticismo in genere tutta la retorica del «lavaggio del cervello» e dei «guru manipolatori», ampiamente messa in campo in Occidente contro le cosiddette «sètte» ma per dire il meno controversa negli ambienti accademici[17]. Mentre Gündüz è condannato per violazione delle leggi sul secolarismo - con una sentenza peraltro giudicata in violazione della Convenzione Europea sui Diritti dell' Uomo dalla Corte di Strasburgo il 4 dicembre 2003 - la «Marilyn velata», pure critica nei confronti del maestro aczmendi, continua peraltro a rifiutarsi di togliere il velo[18].

Ma forse parlare di «scismi» nel movimento Nur è solo parzialmente corretto. Nursi non voleva fondare una confraternita, e più che di discepoli parlava di «lettori del Risale-i-Nur», così che è da un certo punto di vista normale che, tanto più dopo la sua morte, network diversi di circoli di lettura si accostino al testo in modo diverso[19]. Alcune branche sono però più organizzate di altre. È il caso di Yeni Asya («Nuova Asia»), la più antica organizzazione nurcu fondata da Zübeyir Gündüzalp (1920-1971), da cui si separa nel 1993 (in parte per divergenze di tipo politico) il gruppo Nesil («Generazione»), cui è vicina la Istanbul İlim ve Kültür Vakfı («Fondazione di Istanbul per la scienza e la cultura»), particolarmente attiva nella disseminazione delle idee di Said Nursi in ambiente accademico anche internazionale e nel dialogo interreligioso.

Se le branche nurcu con una presenza nazionale o anche internazionale sono una buona trentina, nessuna ha ricevuto più pubblicità - positiva o negativa, a seconda dell' orientamento dei diversi media - sui mezzi di comunicazione turchi del movimento di Fetüllah Gülen (1941-). A proposito di quello che molti (ma non i suoi membri, che tengono al nome «Movimento Nur») chiamano «Movimento Fethullah Gülen», alcuni osservatori accademici parlano di uno stile di pensiero «neo-Nur»[20], che unisce alle idee di Said Nursi un chiaro nazionalismo turco o grande-turco (del resto presente da decenni tra i nurcu), il che ne spiega il successo nelle popolazioni che si considerano etnicamente affini ai Turchi nell' Asia Centrale post-sovietica e fino alla Mongolia. Attraverso le oltre trecento scuole istituite in Europa e Asia, il «Movimento Nur» di Fethullah Gülen si è affermato come una delle principali presenze mondiali di un islam centrista. Anche il movimento di Fethullah Gülen dedica particolare attenzione al dialogo inter-religioso, e in questo senso vanno segnalati un incontro fra lo stesso Gülen e Giovanni Paolo II (1920-2005) nel 1998, nonché un congresso organizzato a Roma nel maggio 2003.

L' attenzione alle scuole, alle università e ai media - il quotidiano Zaman, con le sue cinquecentomila copie, è uno dei più letti della Turchia; la catena televisiva Saman Yolu ha ormai una dimensione internazionale - ha conferito al gruppo di Gülen una notevole influenza politica, che il suo leader non si è astenuto dal giocare nella turbolenta vita partitica turca. Dopo un iniziale sostegno a Erbakan, Gülen - che tiene a marcare le sue distanze dal fondamentalismo - appoggia il primo ministro insieme sufi e tecnocrate Turgut Özal (1927-1993) e diventa uno dei principali critici della corrente fondamentalista sia turca sia internazionale. Nel 1997 è tra i leader religiosi che rifiutano il famoso invito di Erbakan, allora primo ministro, a un pasto che il capo dell' esecutivo condivide con esponenti islamici per celebrare la fine del ramadān. Gülen sostiene piuttosto gli eredi del Partito democratico, una formazione che vuole limitare il potere dei militari ma resta legata al laicismo: quando le correnti più rigide dell' Esercito lo attaccano, il leader storico dei democratici Bulent Ecevit lo difende e il primo ministro signora Tansu Çiller, che appartiene alla stessa famiglia ideologica, lo riceve ufficialmente. Con gli incontri di Abant - seminari cui partecipano esponenti dell' élite del Paese, kemalisti «moderati» compresi - Gülen lancia un progetto di riconciliazione nazionale, scoprendo persino aspetti positivi dal punto di vista islamico nella vita e nel pensiero dell' Atatürk.

Il fatto che Gülen sia per molti turchi la voce più visibile dell' islam ne fa un ovvio obiettivo della repressione anti-religiosa dopo il colpo di Stato «postmoderno» del 1997, che pure il leader neo-Nur, che detesta la principale vittima di tale colpo di Stato, Erbakan, e lo considera un effettivo pericolo per la democrazia, inizialmente approva[21]. Incriminato nel 2000, si rifugia negli Stati Uniti, da cui fino a oggi non ha ritenuto prudente tornare. Da una parte, ritiene i militari ultra-kemalisti ancora troppo potenti; dall' altra i violenti scontri del passato con i partiti erbakaniani non rendono immediatamente ovvio un riavvicinamento all' AKP di Erdog˘an, la cui storia e il cui passato sono legati a questi scontri, ancorché Erdog˘an abbia rotto con Erbakan fin dal 2001, e sia l' AKP sia Gülen si rivolgano allo stesso segmento centrista e conservatore del mercato religioso intra-islamico turco. In ogni caso, c' è una differenza fra Gülen e gli altri discepoli di Said Nursi (con cui le relazioni, tese negli anni intorno al colpo di Stato del 1997, si sono fatte più cordiali). Per Nursi, diffidente nei confronti della politica partitica, la società si conquista partendo dai cuori. Gülen dà spesso l' impressione di voler conquistare i cuori partendo dall' attivismo sociale.

Le statistiche precise sui nurcu in genere rimangono incerte - proprio perché si tratta di uno, anzi di diversi, network più che di un movimento - ma i seguaci sono certamente nell' ordine dei milioni, probabilmente da quattro a sei. Fenomeno per certi versi unico nel mondo islamico, il movimento che origina da Said Nursi - sia nella sua branca più culturale e spirituale, sia in quella più «sociale» e neo-Nur di Gülen - insieme occupa la nicchia centrista e conservatrice del mercato religioso turco, e conferisce a questa nicchia una forza e una capacità di espansione internazionale i cui effetti - se hanno qualche difficoltà maggiore a penetrare nel mondo arabo, a causa del carattere quintessenzialmente turco e per certi versi «ottomano» del movimento - si avvertono in una vasta area asiatica che fa riferimento all' islam, dall' Asia Centrale ex-sovietica alle Filippine. Dopo la lunga marcia attraverso gli anni della repressione laicista, la rinascita turca - e mondiale - dell' islam permette a quella che era una spiritualità di generare nuovamente istituzioni.

Franx1508
10-07-2006, 07:42
ma slegati da queste bambinate,cresci che tanto nn vai cmq da nessuna parte anzi usi metà del tuo potenziale... :rolleyes:

prio
10-07-2006, 10:30
ma slegati da queste bambinate,cresci che tanto nn vai cmq da nessuna parte anzi usi metà del tuo potenziale... :rolleyes:

Ancora? Ma quando hai intenzione di capirla che questi toni non sono consentiti?
3 gg.

Faethon
10-07-2006, 11:18
@Ewigen

Articolo molto interessante.Infatti se Ataturk potesse vivere per sempre,forse avrebbe potuto tenere l' Islam buono per sempre.Però ,anche se l' esercito è da costituzione garante del suo retaggio,non è lo stesso come avere lo stesso Ataturk vivo.Lui ha provato di tutto,come dice l' articolo per separarli dall' islam,ma non è così facile.A proposito,molti Turchi,se chiami Ataturk semplicemente "Kemal" si offendono.Perchè lui ha introdotto anche i cognomi in Turchia.Lui è nato "Mustafa",senza cognome.Kemal è soprannome datogli durante la sua crescita,non mi ricordo se prima o dopo la sua entrata all' accademia militare e significa "perfetto",perchè era ottimo studente.Ataturk è il cognome che ha scelto per se stesso "Padre dei Turchi".
La sua mania verso l' Islam secondo alcuni ebrei è perchè era "Doenmeh",cioè criptoebreo,tanto Salonicco aveva molti ebrei all' epoca.Su internet si trova qualcosa a proposito da siti ebraici,ma mi scoccio di trovarli.

Fatto sta che ogni tanto,dopo la sua morte,gli islamisti prendono il governo o tentano di prenderlo (Menderes finito impiccato,poi Erbakan,ora Erdogan) e si ha questo sottile gioco di forze fra loro e l' esercito.Per esempio,oggi in Turchia,anche se ufficialmente sono vietate,funzionano madras,dove la gente manda i figli,cioè sono clandestine per legge,ma tutti sanno che ci sono.Se cambia governo il uno Kemalista forse le richiudono.E anche caratteristico,che mentre all' epoca lui aveva potere assoluto,per aver salvato la Turchia dai Greci,per cui ha potuto fare tutto quello che voleva,oggi molti Turchi islamisti lo chiamano solo "Kemal Pasha" ,cioè generale Kemal,non "Ataturk".

L' Islam è difficile da addomesticare.

kaioh
10-07-2006, 11:26
edit

Ewigen
10-07-2006, 11:27
CINA
10 Luglio 2006
Senza prove, la Cina condanna a morte sei pastori protestanti

Le accuse sono omicidio ed appropriazione indebita, ma gli avvocati denunciano prove inconsistenti e confessioni estorte con la tortura. La denuncia di China Aid Association.

Pechino (AsiaNews) – La giustizia cinese ha condannato a morte sei leader protestanti con l’accusa di omicidio ed appropriazione indebita: secondo gli avvocati, le prove presentate non sono sufficienti per incriminare nessuno di loro e la confessione che per i giudici ha risolto il caso è stata estorta con la tortura. Lo denuncia la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.

Il verdetto è stato pronunciato dal giudice Liu Qingyi, della Corte intermedia del popolo di Shuangyashan, nella provincia orientale dell’Heilongjiang. Secondo una fonte - anonima per motivi di sicurezza - che ne ha ottenuto una copia, la polizia ha messo sotto accusa nello stesso processo 17 persone: Xu Shuangfu (60 anni), Li Maoxing (55) e Wang Jun (36) sono stati condannati a morte per omicidio. Con la stessa accusa sono stati condannati, sempre alla pena capitale, anche Zhang Min (35 anni), Zhu Lixin (37) e Ben Zhonghai: per loro, la sentenza è stata sospesa. Il giudice ha poi condannato gli altri 11 processati a pene che variano dai 3 ai 15 anni di reclusione.

Secondo le accuse del governo, Xu – leader del gruppo protestante “Tre gradi di Servizio”, con oltre 500 mila aderenti in tutto il Paese – avrebbe ucciso insieme agli altri 16 condannati, tutti membri del suo gruppo, 20 funzionari del gruppo Lampo dell'oriente. Inoltre, si sarebbe appropriato di 32 milioni di yuan [circa 3,2 milioni di euro ndr].

Per gli avvocati della difesa - Li Heping, dello Studio Gaobo Longhua di Pechino e Zhang Lihui, che lavora presso la sede della capitale dell’Ufficio legale Xingyun - le prove presentate dal governo non determinano in alcun modo la colpevolezza dei loro assistiti e sono state estorte tramite tortura, una pratica che lo stesso governo cinese ha definito “diffusa” nelle sue carceri.

Xu Baiyin, figlia di Xu Shuangfu, ritiene il padre del tutto innocente e dice: “La verità verrà rivelata davanti al trono di Dio, anche se in questa vita non vi sarà giustizia”. Secondo la Caa, Xu ha chiesto ai suoi avvocati di continuare ad appellarsi presso l’Alta corte per cercare di commutare la sentenza.

La Caa sottolinea un continuo incremento nella repressione verso i protestanti non ufficiali che aderiscono alle comunità domestiche di tutto il Paese. Il 6 luglio la polizia di Langzhong, nel Sichuan, ha arrestato il pastore Wang Shixiu mentre faceva acquisti e sette dei 30 leader arrestati il 28 maggio scorso sono ancora detenuti. Un pastore, che ha chiesto l’anonimato, dice che nel Guangdong gli agenti di pubblica sicurezza entrano nei luoghi di culto con il mitra in mano. Nella provincia, il governo ha chiuso con la forza le chiese domestiche di Meixin e Wu Yang.

Pechino permette la pratica del protestantesimo solo all’interno del Movimento delle tre autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao e l’espulsione dei missionari stranieri e dei leader delle Chiese, anche cinesi. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA. I protestanti non ufficiali, che si radunano nelle “chiese domestiche” non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni. Nel corso dello scorso anno, il governo ha arrestato 1958 fra pastori e fedeli delle chiese protestanti non ufficiali.

Ewigen
10-07-2006, 11:41
FILIPPINE
Philippines' Islamic Militants Suspected Of Killing Pastor And Daughter
July 7, 2006, 10:16:59 AM

MANILA/AMSTERDAM (BosNewsLife)-- Suspected Islamic militants shot and killed a 47-year-old pastor and his 22-year-old daughter in Mindanao, the second largest and easternmost island of the Philippines, investigators said Thursday, July 6.


Speaking from its headquarters in Ermelo, the Netherlands, human rights group Open Doors said it learned from Christian sources that Pastor Mocsin Hasim, a former Muslim, was shot at least 19 times, while his daughter Mercilyn was five times hit.



The attack on June 3, of which details only recently emerged, happened shortly after Pastor Harsim led a wedding service that day, Open Doors said.



"While the two were driving their motorcycle they were ambushed" on an empty road, the well-informed group added. There were apparently no witnesses.



SMS THREAT



Hasim, who was part of the Christian and Missionary Alliance Church (CAMA), was attacked hours after receiving a text message on his mobile phone with a death threat, Christians said.



"However that was nothing new for the former Muslim who evangelized among Muslim tribes in the area Zamboanga del Norte. He had received threats over a period of several months," Open Doors said in a statement to BosNewsLife.



Local police have reportedly linked the attack to the Moro Islamic Liberation Front, described as an "extremist rebel group."



POLICE CRITICIZED



Hasim leaves behind a wife, two sons and a daughter. His wife, Evelyn, does not expect police to make arrests any time soon.



"They wrote a report, but didn’t do anything else," she said in published remarks. "When we collected the human remains of my husband and daughter, [the police] did not even provide protection." It was difficult to reach police officials for comment.



Hasim and his daughter were buried June 11, Open Doors said. The group added that Evelyn and her children received threats and are "currently in hiding to overcome the emotional experiences." Open Doors, which supports persecuted Christians around the world, said it and other organizations are giving financial help to the family.

Luca Pitta
10-07-2006, 13:23
Viva Zapatero, viva la laicità, viva il mondo libero.

Alla faccia del bicarbotato di sodio. :eek:


Io non voglio la "tua" libertà che tu credi di trovare. Tienila tu.


Pitta

giannola
10-07-2006, 15:59
Alla faccia del bicarbotato di sodio. :eek:


Io non voglio la "tua" libertà che tu credi di trovare. Tienila tu.


Pitta
la "mia" libertà, volente o nolente, ce l'hai anche tu, è quel libero arbitrio che nostro signore c'ha dato e che per fortuna non è solo a parole, non viene meno se decidiamo di fare del male.

La mia libertà mi è stata data, come intendo utilizzarla è affar mio e di chi mi (perchè sono credente) ha messo a camminare su questo mondo.
Nessun papa e nessuna parola potrà mai togliermi questa certezza, per cui "viva chiunque mi riconosca uomo libero".


P.S. poi mi spieghi cos'è il "bicarbotato" ? :D

Ewigen
10-07-2006, 21:05
cut


O Herr, behüt vor fremder Lehr',
Daß wir nicht Meister suchen mehr(Martin Luther)

traduzione:

Signore,proteggici dalle pseudo dottrine,
affinchè non cerchiamo altri (pseudo) maestri.

Ps:niente contro di te,sia chiaro :)

Ewigen
10-07-2006, 22:05
@Ewigen

Articolo molto interessante.Infatti se Ataturk potesse vivere per sempre,forse avrebbe potuto tenere l' Islam buono per sempre.Però ,anche se l' esercito è da costituzione garante del suo retaggio,non è lo stesso come avere lo stesso Ataturk vivo.Lui ha provato di tutto,come dice l' articolo per separarli dall' islam,ma non è così facile.A proposito,molti Turchi,se chiami Ataturk semplicemente "Kemal" si offendono.Perchè lui ha introdotto anche i cognomi in Turchia.Lui è nato "Mustafa",senza cognome.Kemal è soprannome datogli durante la sua crescita,non mi ricordo se prima o dopo la sua entrata all' accademia militare e significa "perfetto",perchè era ottimo studente.Ataturk è il cognome che ha scelto per se stesso "Padre dei Turchi".
La sua mania verso l' Islam secondo alcuni ebrei è perchè era "Doenmeh",cioè criptoebreo,tanto Salonicco aveva molti ebrei all' epoca.Su internet si trova qualcosa a proposito da siti ebraici,ma mi scoccio di trovarli.

Fatto sta che ogni tanto,dopo la sua morte,gli islamisti prendono il governo o tentano di prenderlo (Menderes finito impiccato,poi Erbakan,ora Erdogan) e si ha questo sottile gioco di forze fra loro e l' esercito.Per esempio,oggi in Turchia,anche se ufficialmente sono vietate,funzionano madras,dove la gente manda i figli,cioè sono clandestine per legge,ma tutti sanno che ci sono.Se cambia governo il uno Kemalista forse le richiudono.E anche caratteristico,che mentre all' epoca lui aveva potere assoluto,per aver salvato la Turchia dai Greci,per cui ha potuto fare tutto quello che voleva,oggi molti Turchi islamisti lo chiamano solo "Kemal Pasha" ,cioè generale Kemal,non "Ataturk".

L' Islam è difficile da addomesticare.

Beh,naturalmente non che siano solo gli islamici a non vedere di buon occhio Kemal Pasha,vedi armeni.Sarebbe come andare ad un ebreo e chiedere cosa pensa di un baffo centro eruropeo famoso negli anni '30 e '40.

A prosposito di armeni,posto una notizia un poì old:

VERA MEMORIA DELLA VERA STORIA DEL CRISTIANESIMO
Genocido armeno: i martiri forse santi
22 settembre 2005 - (ve/eni) Un comitato della Chiesa Apostolica Armena sta valutando l’eventualità di proclamare santi le vittime del genocidio commesso dalle forze armate dell’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1917. Come è noto, gli armeni considerano il massacro perpetrato dai turchi un genocidio, ma i turchi respingono le accuse. Gli armeni sostengono che circa un milione e mezzo di loro compatrioti sono stati sterminati in seguito a un preciso piano allestito dall’Impero Ottomano. La Turchia sostiene invece che si trattò di una evacuazione di massa per allontanare la popolazione da un territorio di guerra – i fatti avvennero nel corso della prima guerra mondiale – e che i decessi furono causati dalle difficili condizioni in cui si svolse l’evacuazione e non sono da imputare a un piano sistematico di eliminazione del popolo armeno.

giannola
11-07-2006, 07:37
O Herr, behüt vor fremder Lehr',
Daß wir nicht Meister suchen mehr(Martin Luther)

traduzione:

Signore,proteggici dalle pseudo dottrine,
affinchè non cerchiamo altri (pseudo) maestri.

Ps:niente contro di te,sia chiaro :)

grazie, non potevi trovare parole migliori, in effetti noi uomini liberi proprio nn abbiamo bisogno di nuovi pseudo maestri, tali in virtù di una supposta superiorità etica che non esiste.

Persone che prima ci adulano per convinncerci ad aderire ed il cui vero scopo è, invece, sottometterci alla loro volontà grazie al fatto che solo loro detengono la verità (parlo anche dei mussulmani, testimoni di geova, ecc).

Ebbene, dico "no, grazie", tenetevi per voi la vostra verità e la vostra fede che io tengo la mia candela e la mia "piccola" ragione a rischiarare il cammino della mia vita.
E quando fra di voi avrete finito di scannarvi (a furia di farvi difensori dei voleri del vostro dio) e non sarà sopravvissuto alcun credente, tirerò un sospiro di sollievo perchè sarò sicuro che nessuno più mi tirerà per la giacca dicendomi "segui il nostro dio" oppure "no, segui quest'altro".
Allora continuerò a camminare guardando bene dove vado, avendo un sicuro appoggio nella mia umile e limitata ragione che non nei nuovi pseudo poeti.

<Straker>
11-07-2006, 10:51
Alla faccia del bicarbotato di sodio. :eek:


Io non voglio la "tua" libertà che tu credi di trovare. Tienila tu.


Pitta
Ti fai sfuggire un dettaglio importante: ovvero che la "sua" liberta' e' anche la "mia", la "tua", lo "nostra" liberta': ovvero la liberta' di professare la religione -se ci va; la liberta' di vivere serenamente la laicita' -se ci va; la liberta' di non sentirci sopraffatti da chi vuole imporre le sue idee sulla base di una del tutto presunta e mai dimostrata superiorita' morale.
Cio' che tu rifuggi e' la liberta', per abbracciare invece le catene: catene imposte dalla religione -qualunque religione- anche a chi, quella religione, non la professa.
Contento te :)
Per fortuna, pur tra mille difficolta', il nostro stato e' laico. Non abbastanza imho, ma laico ;)

CS25
11-07-2006, 11:08
Ti fai sfuggire un dettaglio importante: ovvero che la "sua" liberta' e' anche la "mia", la "tua", lo "nostra" liberta': ovvero la liberta' di professare la religione -se ci va; la liberta' di vivere serenamente la laicita' -se ci va; la liberta' di non sentirci sopraffatti da chi vuole imporre le sue idee sulla base di una del tutto presunta e mai dimostrata superiorita' morale.
Cio' che tu rifuggi e' la liberta', per abbracciare invece le catene: catene imposte dalla religione -qualunque religione- anche a chi, quella religione, non la professa.
Contento te :)
Per fortuna, pur tra mille difficolta', il nostro stato e' laico. Non abbastanza imho, ma laico ;)

*

Non avrei potuto esprimerlo meglio.

Ewigen
11-07-2006, 11:27
Se vi va di polemizzare nei nostri confronti e deridere del sangue che ogni giorno versiamo per via di una persona che consideriamo come guida con i vostri soliti prevedibili ciclici discorsetti (malamente) velalti antichristian-antievangelization style almeno fatelo su uno dei tanti thread già aperti.Grazie..

Ewigen
11-07-2006, 11:29
PAKISTAN
Il prezzo della conversione
[Compass Direct 11/07/06]
Lo stupratore torna il libertà e minaccia la vittima

Scarcerato in seguito al pagamento di una cauzione, un pachistano che aveva violentato una ragazza cristiana per costringerla a convertirsi all'Islam è tornato alla carica e minaccia la vittima. Ribqa Masih riesce appena a pronunciare le parole "Ho paura di uscire", quando scoppia in lacrime. Confessa di non essere in grado di concentrarsi per gli studi.

La ragazza aveva appena finito le scuole superiori ed era in attesa di conoscere gli esiti degli esami quando, nel settembre del 2005, alcuni vicini di casa, ricchi musulmani, la rapirono e violentarono. Fra loro, Muhammad Kashif, al quale è stata concessa la libertà dietro cauzione, perché sarebbe affetto da
psoriasi. "Questa però non gli ha impedito di violentare Masih", ha commentato Khalil Tahir Sindhu, il legale della ragazza.[/QUOTE]

<Straker>
11-07-2006, 11:44
http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=12562935&postcount=787

E invece toh guarda!, ci va di farlo qui :D E il bello e' che non ce lo puoi impedire: il succo del forum e' proprio il dialogo e lo scambio di opinioni.
Pero' visto che vogliamo essere buoni ti diamo anche la possibilita' di non risponderci. ;)


A proposito: prego :)

.

Luca Pitta
11-07-2006, 12:10
CS25
Cio' che tu rifuggi e' la liberta', per abbracciare invece le catene: catene imposte dalla religione -qualunque religione- anche a chi, quella religione, non la professa.


Parlate di catene, quando non vi rendete conto che le catene sono solo le vostre idee piene di pregiudizi / preconcetti e di quella cultura che crede a nulla.
"la religione è l'oppio dei poveri" vero?

Puoi non credere, e mi sta bene, ma non mi venire a parlare che chi crede sia "incatenato". L'incatenamento lo vivi tu, io no, se permetti.



Pitta

nestle
11-07-2006, 12:38
Parlate di catene, quando non vi rendete conto che le catene sono solo le vostre idee piene di pregiudizi / preconcetti e di quella cultura che crede a nulla.
"la religione è l'oppio dei poveri" vero?

Puoi non credere, e mi sta bene, ma non mi venire a parlare che chi crede sia "incatenato". L'incatenamento lo vivi tu, io no, se permetti.



Pitta

meglio credere al nulla piuttosto che inventarsi favole per sopravvivere un po' meglio.

favole senza prove e credibili quanto un qualsiasi libro fantastico, al quale però volete che tutti credano e portino rispetto. Scusa ma rispetto verso persone in maschera che raccontano storie di fantasia non riesco proprio a farmelo venire... ed è proprio l'incatenamento culturale che porta alle famose persecuzioni di questo thread... voi siete incatenati dalla vostra religione, con le sue verità assurde e le sue storie incredibili, altri sono incatenati alle loro storie che ritengono più vere delle vostre... finchè tutti non si libereranno dalle catene le persecuzioni saranno inevitabili.

giannola
11-07-2006, 12:44
.
potrai quotarti un milione di volte, ma questo 3d è pubblico e riguardo al cristianesimo e alle persecuzioni (anche da parte dei cristiani nei confronti dei laici, ultimo esempio l'aggressione nei confronti di Zapatero) non puoi assolutamente farci nulla.
Continuerò a scrivere punto e basta, ti invito pertanto a "non invitare" altri utenti a non scrivere in questo 3d solo perchè non sono in accordo con le tue idee, è un forum, e questo atteggiamento non è consono.

<Straker>
11-07-2006, 12:45
Parlate di catene, quando non vi rendete conto che le catene sono solo le vostre idee piene di pregiudizi / preconcetti e di quella cultura che crede a nulla.
"la religione è l'oppio dei poveri" vero?

Puoi non credere, e mi sta bene, ma non mi venire a parlare che chi crede sia "incatenato". L'incatenamento lo vivi tu, io no, se permetti.



PittaI dettagli continuano a sfuggirti, peccato che siano proprio quelli a fare la differenza. E sei pure un tantinello violento nei confronti di chi non "crede" nella "tua" religione: quale forma di arroganza ti da il diritto di affermare "la vostra cultura che non crede a nulla"? Non credo che tu sia in grado di leggere nel pensiero e di sapere in cosa credo io, in cosa credono gil altri.
Facendo cosi' non fai altro che dimostrare che il rispetto per chi non la pensa come te, proprio non ti appartiene.
Continua a vivere nelle catene dell'odio verso chi non la pensa come te. Tu sei felice cosi'; io sono felice se tutti possono fare cio' che vogliono, compreso non credere.

Luca Pitta
11-07-2006, 12:50
meglio credere al nulla piuttosto che inventarsi favole per sopravvivere un po' meglio.

favole senza prove e credibili quanto un qualsiasi libro fantastico, al quale però volete che tutti credano e portino rispetto. Scusa ma rispetto verso persone in maschera che raccontano storie di fantasia non riesco proprio a farmelo venire... ed è proprio l'incatenamento culturale che porta alle famose persecuzioni di questo thread... voi siete incatenati dalla vostra religione, con le sue verità assurde e le sue storie incredibili, altri sono incatenati alle loro storie che ritengono più vere delle vostre... finchè tutti non si libereranno dalle catene le persecuzioni saranno inevitabili.

Ho scritto che uno è libero di non credere e per quanto mi riguarda vivo benissimo lo stesso.
Io non voglio e nemmeno la chiesa vuole importi nulla (quelli che impongono sono altri).
Ma il rispetto lo devi cmq visto che non facciamo nulla di male. Quello che tu stai esprimendo è solo odio, e ne accetto il peso.


Pitta

Luca Pitta
11-07-2006, 12:53
I dettagli continuano a sfuggirti, peccato che siano proprio quelli a fare la differenza. E sei pure un tantinello violento nei confronti di chi non "crede" nella "tua" religione: quale forma di arroganza ti da il diritto di affermare "la vostra cultura che non crede a nulla"? Non credo che tu sia in grado di leggere nel pensiero e di sapere in cosa credo io, in cosa credono gil altri.
Facendo cosi' non fai altro che dimostrare che il rispetto per chi non la pensa come te, proprio non ti appartiene.
Continua a vivere nelle catene dell'odio verso chi non la pensa come te. Tu sei felice cosi'; io sono felice se tutti possono fare cio' che vogliono, compreso non credere.

i dettagli........

ma chi ti impedisce di fare quello che vuoi? IO? La chiesa? Dio? Gesu?
Poi lo ha detto lui che non crede in nessuna religone. Cavoli suoi.

Pitta

nestle
11-07-2006, 12:55
Ho scritto che uno è libero di non credere e per quanto mi riguarda vivo benissimo lo stesso.
Io non voglio e nemmeno la chiesa vuole importi nulla (quelli che impongono sono altri).
Ma il rispetto lo devi cmq visto che non facciamo nulla di male. Quello che tu stai esprimendo è solo odio, e ne accetto il peso.


Pitta

il problema è che la chiesa vuole imporre la propria visione (come le altre religione del resto), se non lo volesse la penserei esattamente come te.
basta guardare cosa succede ultimamente: a la chiesa non vanno bene i pacs e cerca di imporre la propria visione a tutti; non si limita a dire ai propri seguaci di formare solo famiglie tradizionali, vuole che anche un ateo non sia libero di scegliere il proprio tipo di legame.

una religione deve rimanere al di fuori dalle leggi e consigliare solo ai propri adepti; quando la chiesa farà così avrà tutta la mia stima.

giannola
11-07-2006, 12:58
I dettagli continuano a sfuggirti, peccato che siano proprio quelli a fare la differenza. E sei pure un tantinello violento nei confronti di chi non "crede" nella "tua" religione: quale forma di arroganza ti da il diritto di affermare "la vostra cultura che non crede a nulla"? Non credo che tu sia in grado di leggere nel pensiero e di sapere in cosa credo io, in cosa credono gil altri.
Facendo cosi' non fai altro che dimostrare che il rispetto per chi non la pensa come te, proprio non ti appartiene.
Continua a vivere nelle catene dell'odio verso chi non la pensa come te. Tu sei felice cosi'; io sono felice se tutti possono fare cio' che vogliono, compreso non credere.

è la violenza del credente, d'altronde chi crede in qualcosa non ammette tutto il resto.
A parlare di libertà veniamo considerati degli sciocchi, perchè per loro la libertà esiste solo a partire dalla fede e chi non crede, o crede in altro, non è allo stesso livello.
E' l'assioma base dei monoteismi, chi crede è libero, è nella verità, è eletto ad essere "grande", mentre chi non aderisce è schiavo, è cieco, è sordo, diventa polvere, è, per semplificare, "fuori".
Di fronte a questo teorema c'è il muro della comunicazione, ci si può comprendere solo se tu accetti la loro religione e te ne fai portatore.

nestle
11-07-2006, 13:04
è la violenza del credente, d'altronde chi crede in qualcosa non ammette tutto il resto.
A parlare di libertà veniamo considerati degli sciocchi, perchè per loro la libertà esiste solo a partire dalla fede e chi non crede, o crede in altro, non è allo stesso livello.
E' l'assioma base dei monoteismi, chi crede è libero, è nella verità, è eletto ad essere "grande", mentre chi non aderisce è schiavo, è cieco, è sordo, diventa polvere, è, per semplificare, "fuori".
Di fronte a questo teorema c'è il muro della comunicazione, ci si può comprendere solo se tu accetti la loro religione e te ne fai portatore.


quoto tutto

giannola
11-07-2006, 13:10
il problema è che la chiesa vuole imporre la propria visione (come le altre religione del resto), se non lo volesse la penserei esattamente come te.
basta guardare cosa succede ultimamente: a la chiesa non vanno bene i pacs e cerca di imporre la propria visione a tutti; non si limita a dire ai propri seguaci di formare solo famiglie tradizionali, vuole che anche un ateo non sia libero di scegliere il proprio tipo di legame.

una religione deve rimanere al di fuori dalle leggi e consigliare solo ai propri adepti; quando la chiesa farà così avrà tutta la mia stima.

basti pensare a come hanno trattato Zapatero ("è un atto di scortesia", "nemmeno Castro lo ha fatto"), aggredendolo e dicendo che è peggio di un dittatore, che toglie le libertà al suo popolo se non peggio.
Questa è persecuzione vera e propria da parte del cristianesimo.

Non voglio andare a messa ?
Non sono forse libero ?
Chi sei per giudicarmi ?
Non dovresti forse prendere la causa degli oppressi e guardare, ma soprattutto, lanciare moniti proprio verso Cuba, la Cina e la Corea ?
Invece ho visto tutt'altro atteggiamento, assolutamente non tollerante verso i laici e chi vuol rimanere tale.
Doveva forse andare li a sentire il papa che diceva di lui e del suo governo che sono degli "assassini", perchè non rispettano la vita ?
Personalmente mi sarei alzato e me ne sarei andato, quindi prevedendo una cosa del genere, meglio non andare neanche.
Il risultato è scritto sui giornali.

LightIntoDarkness
11-07-2006, 13:40
Visti i presupposti
<cut> Scusa ma rispetto verso persone in maschera che raccontano storie di fantasia non riesco proprio a farmelo venire... <cut>sono dubbioso se rispondere o meno, ma ci provo.
il problema è che la chiesa vuole imporre la propria visione (come le altre religione del resto), se non lo volesse la penserei esattamente come te.
basta guardare cosa succede ultimamente: a la chiesa non vanno bene i pacs e cerca di imporre la propria visione a tutti; non si limita a dire ai propri seguaci di formare solo famiglie tradizionali, vuole che anche un ateo non sia libero di scegliere il proprio tipo di legame.

una religione deve rimanere al di fuori dalle leggi e consigliare solo ai propri adepti; quando la chiesa farà così avrà tutta la mia stima.Qui c'è qualcosa che non mi quadra.

In una democrazia il potere non appartiene al popolo?

Se si, le leggi non sono espressione dei suoi valori, della sua volonta?

Se quindi i cristiani decidono di vivere questi valori, è sbagliato che cerchino di incarnarli nelle leggi dello stato al quale appartengo attraverso gli strumenti della democrazia?

PS: se volete, date un occhiata ai discorsi del papa alle famiglie qui (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/july/documents/hf_ben-xvi_spe_20060708_incontro-festivo_it.html) e qui (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2006/documents/hf_ben-xvi_hom_20060709_valencia_it.html) ;)

LightIntoDarkness
11-07-2006, 13:42
è la violenza del credente, d'altronde chi crede in qualcosa non ammette tutto il resto.
A parlare di libertà veniamo considerati degli sciocchi, perchè per loro la libertà esiste solo a partire dalla fede e chi non crede, o crede in altro, non è allo stesso livello.
E' l'assioma base dei monoteismi, chi crede è libero, è nella verità, è eletto ad essere "grande", mentre chi non aderisce è schiavo, è cieco, è sordo, diventa polvere, è, per semplificare, "fuori".
Di fronte a questo teorema c'è il muro della comunicazione, ci si può comprendere solo se tu accetti la loro religione e te ne fai portatore.Se davvero il cristianesimo fosse così come lo descrivi, ne sarei fuori da un bel pezzo, fidati! ;)

<Straker>
11-07-2006, 13:45
ma chi ti impedisce di fare quello che vuoi? IO? La chiesa? Dio? Gesu?
Poi lo ha detto lui che non crede in nessuna religone. Cavoli suoi.

PittaTu non puoi impedire proprio niente a chicchessia :D
Dio e Gesu' sono elementi d'amore, e non impediscono proprio niente :)
La chiesa, gli elementi politicizzati della stessa, frange intolleranti della medesima tentano in continuazione di imporre il loro pensiero nei confronti della totalita' del paese, anche quindi nei confronti di chi non la pensa come loro, non li segue, vuole vivere civilmente e in laicita' -ma nonostante questo li tollera (cosa che loro non fanno), li rispetta (cosa che loro non fanno) e gli permette di vivere la loro vita come meglio credono (cosa che loro non fanno).

Catene invisibili, a volte impalpabili, ma non meno presenti e vincolanti ;)

fabio80
11-07-2006, 13:49
potrai quotarti un milione di volte, ma questo 3d è pubblico e riguardo al cristianesimo e alle persecuzioni (anche da parte dei cristiani nei confronti dei laici, ultimo esempio l'aggressione nei confronti di Zapatero) non puoi assolutamente farci nulla.
Continuerò a scrivere punto e basta, ti invito pertanto a "non invitare" altri utenti a non scrivere in questo 3d solo perchè non sono in accordo con le tue idee, è un forum, e questo atteggiamento non è consono.


e qui se mi è concesso sbagli, come gli altri che si ostinano a intervenire. di fatto, lo state perseguitando e spronando a fare cristinamanete il suo lavoro. tanto non vi risponde.

secondo me se nessuno gli rispondesse più, prima o poi, dico tra qualche anno, alla seicentesima pagina, si stuferà.

prio
11-07-2006, 14:07
Se vi va di polemizzare nei nostri confronti e deridere del sangue che ogni giorno versiamo per via di una persona che consideriamo come guida con i vostri soliti prevedibili ciclici discorsetti (malamente) velalti antichristian-antievangelization style almeno fatelo su uno dei tanti thread già aperti.Grazie.

Ewigen, cerchiamo di capirci:
questo e' un forum di discussione. Ed in un forum di discussione, fatto salvo il rispetto del regolamento, e' garantito a _chiunque_ il diritto di rispondere.
Se vuoi un thread in cui puoi postare quel che ti pare senza che altri rispondano non fai altro che dircelo: chiudiamo questo e ti apri un thread da qualche altra parte.
Ma se vuoi che questo thread rimanga aperto, l'accettazione delle altrui risposte non e' punto su cui si possa trattare.

nestle
11-07-2006, 14:19
Ewigen, cerchiamo di capirci:
questo e' un forum di discussione. Ed in un forum di discussione, fatto salvo il rispetto a tutti, e' garantito a _chiunque_ il diritto di rispondere.
Se vuoi un thread in cui puoi postare quel che ti pare senza che altri rispondano non fai altro che dircelo: chiudiamo questo e ti apri un thread da qualche altra parte.
Ma se vuoi che questo thread rimanga aperto, l'accettazione delle altrui risposte non e' punto su cui si possa trattare.

esatto...
o meglio apriti un blog e mettilo nella firma... :rolleyes: così non avrai problemi di commenti scomodi...


Qui c'è qualcosa che non mi quadra.

In una democrazia il potere non appartiene al popolo?

Se si, le leggi non sono espressione dei suoi valori, della sua volonta?

Se quindi i cristiani decidono di vivere questi valori, è sbagliato che cerchino di incarnarli nelle leggi dello stato al quale appartengo attraverso gli strumenti della democrazia?


in una democrazia che diritto ha un altro stato di chiedere insistemente che siano fatte alcune leggi e altre no? e sempre tra popoli civili come si può permettere un capo di stato, dopo aver criticato e mostrata la "giusta" via al nostro presidente della camera, sdegnarsi di una risposta non in linea con le sue idee e far dire ai suoi uomini che non ci si può permettere di andare contro a lui?

diciamo che la democrazia inoltre deve garantire anche le minoranze.... e matrimoni tra gay o pacs tra eterosessuali o omosessuali non toglierebbero niente a nessuno ma darebbero molto a minoranze (che tanto minoranze non sono...)

Luca Pitta
11-07-2006, 14:29
Tu non puoi impedire proprio niente a chicchessia :D
Dio e Gesu' sono elementi d'amore, e non impediscono proprio niente :)
La chiesa, gli elementi politicizzati della stessa, frange intolleranti della medesima tentano in continuazione di imporre il loro pensiero nei confronti della totalita' del paese, anche quindi nei confronti di chi non la pensa come loro, non li segue, vuole vivere civilmente e in laicita' -ma nonostante questo li tollera (cosa che loro non fanno), li rispetta (cosa che loro non fanno) e gli permette di vivere la loro vita come meglio credono (cosa che loro non fanno).

Catene invisibili, a volte impalpabili, ma non meno presenti e vincolanti ;)

Ma scusa se la chiesa e i cristiani credono nella vita e nelle unioni con il matrimonio, cosa vuoi che dica il papa? W i pacs? Dai scusa ma cosa stai scrivendo? Se la chiesa crede in certi valori, che tu non ritieni seguibili o che non rispecchiano la tua cultura, pace ma non si può tentare di impedire che la chiesa dica le sue linee fondamentali. Se queste linee guida contrastano con le tue, il problema è tuo.


Pitta

<Straker>
11-07-2006, 14:32
Ewigen, cerchiamo di capirci:
questo e' un forum di discussione. Ed in un forum di discussione, fatto salvo il rispetto a tutti, e' garantito a _chiunque_ il diritto di rispondere.
Se vuoi un thread in cui puoi postare quel che ti pare senza che altri rispondano non fai altro che dircelo: chiudiamo questo e ti apri un thread da qualche altra parte.
Ma se vuoi che questo thread rimanga aperto, l'accettazione delle altrui risposte non e' punto su cui si possa trattare.
:O Miscredente!!


:sofico:

<Straker>
11-07-2006, 14:40
Ma scusa se la chiesa e i cristiani credono nella vita e nelle unioni con il matrimonio, cosa vuoi che dica il papa? W i pacs? Dai scusa ma cosa stai scrivendo? Se la chiesa crede in certi valori, che tu non ritieni seguibili o che non rispecchiano la tua cultura, pace ma non si può tentare di impedire che la chiesa dica le sue linee fondamentali. Se queste linee guida contrastano con le tue, il problema è tuo.Ma a me sta benissimo che il papa creda nella vita e nelle unioni con il matrimonio, non ho nulla in contrario se lo dice e se le persone che credono nel papa, in dio o quant'altro seguano il loro padre spirituale.
Sono decisamente meno d'accordo invece (e tu questo ti ostini a non capirlo) sul fatto che il papa parli anche per chi non la pensa come lui, cosi' come la vita civile nel nostro paese e' fortemente influenzata da cio' che dice lui.
Il papa e' contro i pacs? Mi sta bene, puo' dirlo; ma non dovrebbe impedirmi di stipulare un contratto di convivenza che abbia gli stessi effetti del matrimonio civile, se lo voglio fare e non sono un fedele della sua chiesa.
Libera chiesa in libero stato vuol dire questo, lo sai?

Luca Pitta
11-07-2006, 14:45
Come te lo impedisce?

Pitta

<Straker>
11-07-2006, 14:50
Come te lo impedisce?

PittaL'ho scritto prima. Per quanto ancora vuoi girarci intorno facendo finta di non vedere? Guarda che prendi in giro solo te stesso, non certo me o chi ci legge ;)

La chiesa, gli elementi politicizzati della stessa, frange intolleranti della medesima tentano in continuazione di imporre il loro pensiero nei confronti della totalita' del paese, anche quindi nei confronti di chi non la pensa come loro, non li segue, vuole vivere civilmente e in laicita' -ma nonostante questo li tollera (cosa che loro non fanno), li rispetta (cosa che loro non fanno) e gli permette di vivere la loro vita come meglio credono (cosa che loro non fanno).

Luca Pitta
11-07-2006, 15:01
Io non prendo in giro nessuno.

Ho letto quello che hai scritto, ma dimostra con i fatti come fisicamente ti impongono il loro pensiero, o come si dimostrano intolleranti nei tui confronti o come ti impediscono di vivere la tua vita.


Pitta

<Straker>
11-07-2006, 15:19
Ho letto quello che hai scritto, ma dimostra con i fatti come fisicamente ti impongono il loro pensiero, o come si dimostrano intolleranti nei tui confronti o come ti impediscono di vivere la tua vita.Anche questo te l'ho detto prima.

Sono decisamente meno d'accordo invece sul fatto che il papa [e per estensione la chiesa intera] parli anche per chi non la pensa come lui, cosi' come la vita civile nel nostro paese e' fortemente influenzata da cio' che dice lui [e per estensione la chiesa].
Tanto e' vero che i pacs in italia non ci sono; l'omofobia impera; l'eutanasia e' vietata; metodi incruenti di interruzione volontaria della gravidanza sono negati (ora non piu' per fortuna) :)
Esistono forze politiche che si rifanno piu' o meno apertamente alle posizioni espresse dalla chiesa: e quelli che ti ho esposto prima sono i risultati.

LightIntoDarkness
11-07-2006, 15:34
Ma a me sta benissimo che il papa creda nella vita e nelle unioni con il matrimonio, non ho nulla in contrario se lo dice e se le persone che credono nel papa, in dio o quant'altro seguano il loro padre spirituale.
Sono decisamente meno d'accordo invece (e tu questo ti ostini a non capirlo) sul fatto che il papa parli anche per chi non la pensa come lui, cosi' come la vita civile nel nostro paese e' fortemente influenzata da cio' che dice lui.
Il papa e' contro i pacs? Mi sta bene, puo' dirlo; ma non dovrebbe impedirmi di stipulare un contratto di convivenza che abbia gli stessi effetti del matrimonio civile, se lo voglio fare e non sono un fedele della sua chiesa.
Libera chiesa in libero stato vuol dire questo, lo sai?Anche io non riesco a capire.
Cosa intendi per "il Papa parla anche per chi non la pensa come lui"?
Io credo che il Papa parla ai cristiani ed allarga il suo messaggio a tutto il mondo come invito, come apertura a tutti, cristiani o meno, tutti ugualmente degni dell'amore di Dio e degli uomini.

Il Papa è contro i Pacs? Bene.
Domanda.
E' in un discorso del genere ... (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/july/documents/hf_ben-xvi_spe_20060708_incontro-festivo_it.html)
"Invito, dunque, i governanti e i legislatori a riflettere sul bene evidente che i focolari domestici in pace e in armonia assicurano all'uomo, alla famiglia, centro nevralgico della società, assicurano le case che vivono nella pace, nell’armonia, come ricorda la Santa Sede nella Lettera dei Diritti della Famiglia. L'oggetto delle leggi è il bene integrale dell'uomo, la risposta alle sue necessità e aspirazioni. Questo è un notevole aiuto alla società, del quale non può privarsi, e per i popoli è una salvaguardia e una purificazione. Inoltre, la famiglia è una scuola di umanesimo, affinché cresca fino a diventare veramente uomo. In questo senso, l’esperienza di essere amati dai genitori porta i figli ad avere coscienza della loro dignità di figli."

...che secondo te si trova l'ingerenza della Chiesa?
Perchè a me questa non sembrerebbe ingerenza.

;)

CS25
11-07-2006, 15:46
Parlate di catene, quando non vi rendete conto che le catene sono solo le vostre idee piene di pregiudizi / preconcetti e di quella cultura che crede a nulla.
"la religione è l'oppio dei poveri" vero?

Puoi non credere, e mi sta bene, ma non mi venire a parlare che chi crede sia "incatenato". L'incatenamento lo vivi tu, io no, se permetti.



Pitta

Questione di punti di vista, saperli accettare e' un altro paio di maniche ovviamente :)
Del resto in questo thread l'autore stesso bolla con termini farseschi chi manifesta punti di vista differenti, sottintendendo (ed anche no) che l'ignorare chi non la pensa come lui e' la chiave per vivere bene... accidenti, se questi non sono vincoli, dimmi tu :)

<Straker>
11-07-2006, 16:03
Anche io non riesco a capire.
Cosa intendi per "il Papa parla anche per chi non la pensa come lui"?
Io credo che il Papa parla ai cristiani ed allarga il suo messaggio a tutto il mondo come invito, come apertura a tutti, cristiani o meno, tutti ugualmente degni dell'amore di Dio e degli uomini.

Il Papa è contro i Pacs? Bene.
Domanda.
E' in un discorso del genere ... (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/july/documents/hf_ben-xvi_spe_20060708_incontro-festivo_it.html)
"Invito, dunque, i governanti e i legislatori a riflettere sul bene evidente che i focolari domestici in pace e in armonia assicurano all'uomo, alla famiglia, centro nevralgico della società, assicurano le case che vivono nella pace, nell’armonia, come ricorda la Santa Sede nella Lettera dei Diritti della Famiglia. L'oggetto delle leggi è il bene integrale dell'uomo, la risposta alle sue necessità e aspirazioni. Questo è un notevole aiuto alla società, del quale non può privarsi, e per i popoli è una salvaguardia e una purificazione. Inoltre, la famiglia è una scuola di umanesimo, affinché cresca fino a diventare veramente uomo. In questo senso, l’esperienza di essere amati dai genitori porta i figli ad avere coscienza della loro dignità di figli."

...che secondo te si trova l'ingerenza della Chiesa?
Perchè a me questa non sembrerebbe ingerenza.

;)Sorry, non posso farci nulla se tu non vedi catene dove ce ne sono. Forse, tu nemmeno le vedi come tali, e sei fortunato per questo.
Ci sono invece molte persone che vorrebbero vivere una vita civile e non possono farlo. Quelle persone le catene le sentono, e pure pesanti.

LightIntoDarkness
11-07-2006, 16:21
Sorry, non posso farci nulla se tu non vedi catene dove ce ne sono. Forse, tu nemmeno le vedi come tali, e sei fortunato per questo.
Ci sono invece molte persone che vorrebbero vivere una vita civile e non possono farlo. Quelle persone le catene le sentono, e pure pesanti.No davvero, ti prego, riesci a rispondere al mio post, al di là di tutto? Cosa pensi dell'intervento del Papa che ho quotato? E' un modo sbagliato di porsi nei confronti dei poteri sovrani di uno stato secondo te?
Grazie.
:)

<Straker>
11-07-2006, 16:45
No davvero, ti prego, riesci a rispondere al mio post, al di là di tutto? Cosa pensi dell'intervento del Papa che ho quotato? E' un modo sbagliato di porsi nei confronti dei poteri sovrani di uno stato secondo te?
Grazie.
:)

Invito, dunque, i governanti e i legislatori a riflettere sul bene evidente che i focolari domestici in pace e in armonia assicurano all'uomo, alla famiglia, centro nevralgico della società, assicurano le case che vivono nella pace, nell’armonia, come ricorda la Santa Sede nella Lettera dei Diritti della FamigliaCerto che e' un modo sbagliato. Invita governanti e legislatori a BLABLA "come ricorda la santa sede", e i governanti e i legislatori, se mi permetti, sanno pensare con la loro testa senza che qualcuno li imbocchi (si chiama "ingerenza"); e propone una visione come quella "giusta", alla faccia della pluralita' delle opinioni e dei modi di vivere e di pensare (e questa si chiama "discriminazione").

Riesci a vederle queste cose, al di la' di tutto? ;)

LightIntoDarkness
11-07-2006, 17:01
Certo che e' un modo sbagliato. Invita governanti e legislatori a BLABLA "come ricorda la santa sede", e i governanti e i legislatori, se mi permetti, sanno pensare con la loro testa senza che qualcuno li imbocchi (si chiama "ingerenza"); e propone una visione come quella "giusta", alla faccia della pluralita' delle opinioni e dei modi di vivere e di pensare (e questa si chiama "discriminazione").

Riesci a vederle queste cose, al di la' di tutto? ;)
Innanzitutto grazie per aver risposto. :)

Invitare i governanti a riflettere, esponendo le proprie motivazioni e i propri punti di vista IMHO è alla base di una sana democrazia, non è contro la sovranità del popolo.

Mi piacerebbe capire come dovrebbe esprimersi il pontefice per non "proporre la propria visione come quella giusta": attenzione a non confondere la pluralità delle opinioni con la loro totale assenza!
Se leggi i discorsi del Papa, trovi delle prese di posizione basate sulla Fede, ma non mi sembra di vedere una chiusura o una condanna verso chi non accetta: ovvio che la Chiesa ha una propria morale, un giusto e uno sbagliato. Ma non si può davvero chiederle di non avere questo, IMHO sarebbe una visione davvero distorta della libertà. (riesci a vederlo, questo :p ;) ? )

Se davvero si vuole che il Papa e la Chiesa non possano dire qual'è la propria posizione nei confronti dei temi etici e morali perchè "altrimenti imbocca i legislatori", IMHO dobbiamo riflettere su cosa vuol dire democrazia, su cosa vuol dire libertà di espressione.

Poi, sia ben chiaro, che ci siano ampie frange di cristiani bigotti, di cristiani chiusi in posizioni assurde per uno che dovrebbe seguire le orme di Cristo, lo vedo anche io, ed è davvero difficile non voler ribaltare tutto, a volte!

marco1474
11-07-2006, 17:01
No davvero, ti prego, riesci a rispondere al mio post, al di là di tutto? Cosa pensi dell'intervento del Papa che ho quotato? E' un modo sbagliato di porsi nei confronti dei poteri sovrani di uno stato secondo te?
Grazie.
:)


Beh, il ricatto politico che la chiesa attua durante le elezioni con i vari partiti politici per spostare i voti dei loro "dipendenti" nel nostro paese da un a parte o dall'altra, io lo trovo abbastanza grave. ;)

marco1474
11-07-2006, 17:04
Beh, il ricatto politico che la chiesa attua durante le elezioni con i vari partiti politici per spostare i voti dei loro "dipendenti" nel nostro paese da un a parte o dall'altra, io lo trovo abbastanza grave. ;)


Senza contare che durante i referendum sulla fecondazione assistita incitavano a non andare a votare (Reato). Il vaticano (e tutte le sue ramificazioni) si intromette nella vita politica dello STATO ITALIANO in modo inaccettabile. Dovremmo svegliarci e fare come la spagna.

LightIntoDarkness
11-07-2006, 17:05
Beh, il ricatto politico che la chiesa attua durante le elezioni con i vari partiti politici per spostare i voti dei loro "dipendenti" nel nostro paese da un a parte o dall'altra, io lo trovo abbastanza grave. ;)Anche io. Infatti secondo il direttore di RadioMaria io alle elezioni ho commesso un peccato gravissimo, di cui renderò conto a Dio. :D :muro: :muro: :muro:

C'è da sottolineare anche l'incoerenza dei politici che, dichiaratosi cristiani, incarnano nella propria famiglia e con le proprie leggi valori e priorità totalmente estranei alla proprio dichiarata "fede".
Ma se l'essere cristiani della gente si ferma alla superficialità, al "cristiano-fai-da-te", al vado a messa e sono a posto, è davvero dura dura dura...

LightIntoDarkness
11-07-2006, 17:07
Senza contare che durante i referendum sulla fecondazione assistita incitavano a non andare a votare (Reato). Il vaticano (e tutte le sue ramificazioni) si intromette nella vita politica dello STATO ITALIANO in modo inaccettabile. Dovremmo svegliarci e fare come la spagna.Mah, forse siamo troppo OT. Diciamo che la possibilità di non votare per un referendum che non si ritiene appropiato e un diritto... certo poi non si dovrebbe considerare il risultato come una vittoria piena, ma come un tema ancora da verificare al 100%.

D4rkAng3l
11-07-2006, 17:11
Mah, forse siamo troppo OT. Diciamo che la possibilità di non votare per un referendum che non si ritiene appropiato e un diritto... certo poi non si dovrebbe considerare il risultato come una vittoria piena, ma come un tema ancora da verificare al 100%.

c'è una legge che vieta ai ministri di qualsiasi culto religioso e ad altre categorie di vietare o anche solo consigliare l'astinenza dal voto...l'errore più grosso fu fatto nell'unità d'Italia...non dovevamo lasciargli il vaticano...troppo buoni...in finale sonos tati conquistati....

marco1474
11-07-2006, 17:14
Anche io. Infatti secondo il direttore di RadioMaria io alle elezioni ho commesso un peccato gravissimo, di cui renderò conto a Dio. :D :muro: :muro: :muro:

C'è da sottolineare anche l'incoerenza dei politici che, dichiaratosi cristiani, incarnano nella propria famiglia e con le proprie leggi valori e priorità totalmente estranei alla proprio dichiarata "fede".
Ma se l'essere cristiani della gente si ferma alla superficialità, al "cristiano-fai-da-te", al vado a messa e sono a posto, è davvero dura dura dura...


Fai poco lo spiritoso perche per irdere non hai capito quello che volevo dire.....se vuoi la buttiamo in caciara e ridiamo insieme. ;)


La gravità la vedo non nell'indicazione di voto che danno a te o a me, ma al fatto di vendere i voti dei loro dipendenti (preti e tutti gli altri) al miglior offerente. A cosa pensi servano le riunioni pre elezione in vaticano dei maggiori schieramenti politici?

Luca Pitta
11-07-2006, 17:14
Anche questo te l'ho detto prima.


Tanto e' vero che i pacs in italia non ci sono; l'omofobia impera; l'eutanasia e' vietata; metodi incruenti di interruzione volontaria della gravidanza sono negati (ora non piu' per fortuna) :)
Esistono forze politiche che si rifanno piu' o meno apertamente alle posizioni espresse dalla chiesa: e quelli che ti ho esposto prima sono i risultati.

Questi sono tuoi punti di vista, la chiesa in quanto tale non ha imposto nulla. Se poteva imporre il suo volere non permetteva la legge sull'aborto oppure fermava la vendita del medicinale più venduto al mondo: la pillola del giorno dopo.
La chiesa deve fare la sua strada e non può modificare le sue basi sulle quali si regge ad ogni moda del momento. Chi resta fuori non si deve sentire, come fai tu, "escluso" ma semplicemente e davvero libero di andare per la sua strada.
La chiesa non obbliga nessuno a seguire la parola di Gesù. Per le stesse ragioni per le quali stiamo discutendo, sono le stesse che anno portato Gesù sulla CROCE.

Pitta

marco1474
11-07-2006, 17:15
Mah, forse siamo troppo OT. Diciamo che la possibilità di non votare per un referendum che non si ritiene appropiato e un diritto... certo poi non si dovrebbe considerare il risultato come una vittoria piena, ma come un tema ancora da verificare al 100%.


Mi dispiace ma quello che hanno fatto è reato penalmente perseguibile......ma loro sono GLI INTOCCABILI ;)

marco1474
11-07-2006, 17:16
Questi sono tuoi punti di vista, la chiesa in quanto tale non ha imposto nulla. Se poteva imporre il suo volere non permetteva la legge sull'aborto oppure fermava la vendita del medicinale più venduto al mondo: la pillola del giorno dopo.
La chiesa deve fare la sua strada e non può modificare le sue basi sulle quali si regge ad ogni moda del momento. Chi resta fuori non si deve sentire, come fai tu, "escluso" ma semplicemente e davvero libero di andare per la sua strada.
La chiesa non obbliga nessuno a seguire la parola di Gesù. Per le stesse ragioni per le quali stiamo discutendo, sono le stesse che anno portato Gesù sulla CROCE.

Pitta


Lo impone ai politici in cambio di voti. ;)
Il medicinale + venduto al mondo è la pillola anticoncezionale, non la pillola del giorno dopo. :doh:

ErbaLibera
11-07-2006, 17:18
Questi sono tuoi punti di vista, la chiesa in quanto tale non ha imposto nulla. Se poteva imporre il suo volere non permetteva la legge sull'aborto oppure fermava la vendita del medicinale più venduto al mondo: la pillola del giorno dopo.
La chiesa deve fare la sua strada e non può modificare le sue basi sulle quali si regge ad ogni moda del momento. Chi resta fuori non si deve sentire, come fai tu, "escluso" ma semplicemente e davvero libero di andare per la sua strada.
La chiesa non obbliga nessuno a seguire la parola di Gesù. Per le stesse ragioni per le quali stiamo discutendo, sono le stesse che anno portato Gesù sulla CROCE.

Pitta

:asd:

No non obbliga nessuno direttamente ma fa sembrare il fedele un infedele se non segue le sue direttive.

marco1474
11-07-2006, 17:20
Cristianesimo e persecuzioni attuali !

Il bue che dice cornuto all'asino. Tutte le persecuzioni e discriminazioni che ha fatto la chiesa in 2000 anni e stanno qui a lamentarsi mentre il papa chiude i sacramenti ai divorziati ma permette l'annullamento del matrimonio in cambio di migliaia di euro o da del MALATO a qualsiasi omosessuale? Ma daiiiiiiiii :asd:

ErbaLibera
11-07-2006, 17:21
Cristianesimo e persecuzioni attuali !

Il bue che dice cornuto all'asino. Tutte le persecuzioni e discriminazioni che ha fatto la chiesa in 2000 anni e stanno qui a lamentarsi mentre il papa chiude i sacramenti ai divorziati ma permette l'annullamento del matrimonio in cambio di migliaia di euro o da del MALATO a qualsiasi omosessuale? Ma daiiiiiiiii :asd:

Ora aspettati il disegno col troll sbarrato e la solita frasetta del "gioite quando vi perseguitano" :asd:

Luca Pitta
11-07-2006, 17:22
c'è una legge che vieta ai ministri di qualsiasi culto religioso e ad altre categorie di vietare o anche solo consigliare l'astinenza dal voto...l'errore più grosso fu fatto nell'unità d'Italia...non dovevamo lasciargli il vaticano...troppo buoni...in finale sonos tati conquistati....

Io invece ti dico che abbastanza grave quello che scrivi.
Come puoi dire che la chiesa non si può intromettere nella politica? Guarda che non sei in RUSSIA del 900.

Certo che la chiesa può dare le sue indicazioni e come tali rimgagono.
Poi siamo noi cristiani bigotti. Sei tu un bigotto del laicismo estremista.

Pitta

Luca Pitta
11-07-2006, 17:26
Cristianesimo e persecuzioni attuali !

Il bue che dice cornuto all'asino. Tutte le persecuzioni e discriminazioni che ha fatto la chiesa in 2000 anni e stanno qui a lamentarsi mentre il papa chiude i sacramenti ai divorziati ma permette l'annullamento del matrimonio in cambio di migliaia di euro o da del MALATO a qualsiasi omosessuale? Ma daiiiiiiiii :asd:

Ma se non credi nella chiesa, cosa ti importa di quello che fa la chiesa ai propri fedeli?
Malsani é...........


Pitta

marco1474
11-07-2006, 17:27
Io invece ti dico che abbastanza grave quello che scrivi.
Come puoi dire che la chiesa non si può intromettere nella politica? Guarda che non sei in RUSSIA del 900.

Certo che la chiesa può dare le sue indicazioni e come tali rimgagono.
Poi siamo noi cristiani bigotti. Sei tu un bigotto del laicismo estremista.

Pitta


Ma fai finta di non capire o sei prorpio così?
Si tratta di dare indicazioni o consigliare l'ASTENERSI DAL VOTARE e questo è reato. Non si sta parlando di indicazioni di voto.........anche se trovo assurda anche questa.....e come se l'italia cominciasse a dare indicazioni di voto con campagne pubblicitarie ai francesi durante le elezioni francesi :asd:

Luca Pitta
11-07-2006, 17:32
Ma fai finta di non capire o sei prorpio così?
Si tratta di dare indicazioni o consigliare l'ASTENERSI DAL VOTARE e questo è reato. Non si sta parlando di indicazioni di voto.........anche se trovo assurda anche questa.....e come se l'italia cominciasse a dare indicazioni di voto con campagne pubblicitarie ai francesi durante le elezioni francesi :asd:

Non preoccuparti di me e di come sono, quello è affar mio.

Dove sta scritto che consigliare di non votare è reato? Poi scusa, nel caso di reato finiscono in galera i cristiani mica tu, sbaglio?


Pitta

marco1474
11-07-2006, 17:33
Ma se non credi nella chiesa, cosa ti importa di quello che fa la chiesa ai propri fedeli?
Malsani é...........


Pitta


Riesci a ribaltare un fatto di incoerenza della chiesa con una mia ( ? ) richiesta dei sacramenti......... :asd:

Purtroppo, con atti politici organizzati, la chiesa impone ad uno stato confinante le sue ideologie estremiste. E' un dato di fatto inconfutabile (vedi i miei precedenti post dove spiego COME PRATICAMENTE avviene questo.......e ce ne sarebbero altri da raccontare).

Luca Pitta
11-07-2006, 17:35
I discorsi che fai tu sono estremisti.


Pitta

marco1474
11-07-2006, 17:36
Non preoccuparti di me e di come sono, quello è affar mio.

Dove sta scritto che consigliare di non votare è reato? Poi scusa, nel caso di reato finiscono in galera i cristiani mica tu, sbaglio?


Pitta

Mi dispiace ma quello che hanno fatto è reato penalmente perseguibile......ma loro sono GLI INTOCCABILI ;)

Art. 98 del Testo Unico delle leggi elettorali, Titolo VII:

Il pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio, l'esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse, si adopera
1. a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od
2. a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati
3. ad indurli all'astensione.

;)


Ora dirai che queste leggi non riguardano lo stato vaticano come hanno fatto loro per pararsi il culo mentre noi, per ringraziarli, gli togliamo l'imposta ICI su tutte le loro proprietà in territorio ITALIANO :doh:

marco1474
11-07-2006, 17:38
I discorsi che fai tu sono estremisti.


Pitta


No, trovi solo difficoltà perche io ti porto FATTI e non PAROLE. Riuscire a divincolarsi su fatti recenti realmente accaduti è un pochino + difficile che far credere che un tizio, 2000 anni fa, camminava sull'acqua...... ;)

Luca Pitta
11-07-2006, 17:41
............sei proprio di "durazzo"................





Pitta

marco1474
11-07-2006, 17:43
Ora aspettati il disegno col troll sbarrato e la solita frasetta del "gioite quando vi perseguitano" :asd:


Un po come dire "Beati i poveri perché erediteranno la terra" ....... io ancora aspeto mentre il vaticano è lo stato + ricco del mondo :asd:

ErbaLibera
11-07-2006, 17:47
Un po come dire "Beati i poveri perché erediteranno la terra" ....... io ancora aspeto mentre il vaticano è lo stato + ricco del mondo :asd:

Già allora sti tirchioni sganciano o cosa?
:asd:

ErbaLibera
11-07-2006, 17:50
............sei proprio di "durazzo"................





Pitta

Però almeno lui argomenta e porta fatti e prove tu piu che parlare con "fede" non fai e dimostri(come se ce ne fosse bisogno)che finchè si parla di bandiere e caroselli il buon cristiano è un leone con le parole ma quando si va agli atti pratici eccolo diventare magicamente un agnellino.

marco1474
11-07-2006, 17:52
............sei proprio di "durazzo"................





Pitta


Tipico, non sono per niente stupito....ma che a voi cristiani vi fanno con lo stampino?
Una volta un prete arrivo a dirmi "o credi o non credi....i fatti non contano". :doh:
Ciauz, vado a casina ;)

marco1474
11-07-2006, 17:54
Già allora sti tirchioni sganciano o cosa?
:asd:


La vedo dura.......io aspetto per altri 40 anni (spero), poi inizierò a incazzarmi. :O



:asd:

D4rkAng3l
11-07-2006, 17:54
Io invece ti dico che abbastanza grave quello che scrivi.
Come puoi dire che la chiesa non si può intromettere nella politica? Guarda che non sei in RUSSIA del 900.

Certo che la chiesa può dare le sue indicazioni e come tali rimgagono.
Poi siamo noi cristiani bigotti. Sei tu un bigotto del laicismo estremista.

Pitta

ma scusa se c'è una legge che VIETA AI MI NISTRI DI QUALSIASI CULTO RELIGIOSO DI CONSIGLIARE DI NON VOTARE che ci vuoi fare?!!??! può non sembrarti giusta...problemi tuoi


anche a me non sembra giusta la legge che condanna uno che fà uso di cannabis come un cocainomane ma se mi beccano che mis tò facendo una canna...problemi miei....che faccio gli dico: "no per me questa legge è ingiusta non la rispetto"...come per me sono problemi miei dovrebbero esserli anche per Ruini...non vedo la differenza...c'è una legge...ci sono delle forze che la fanno rispettare e che la facciano rispettare per tutti....

Comunque stà di fatto che state diminuendo e che per quanto possano girarmi le balle nel vedere lo strapotere del vaticano sò anche che vivo in un periodo storico dove posso sedermi in poltrona a godermi la sua lenta agonia...e forse più è lenta più proverò gusto alla fine

Luca Pitta
11-07-2006, 17:58
Ma sei anche tu della famiglia dei durazzini?
Ma non capite che più scrivete, e più mi diverto?
Lo spasso più grande è sapere che per fortuna siete pochi e non potrete fare nulla per poter cambiare lo stato delle cose. La rabbia che avete contro la chiesa è veramente disarmante da un lato e dall'altro veramente esilarante.

Bravi continuate. :ahahah:


Pitta

ErbaLibera
11-07-2006, 18:00
Ma non capite che più scrivete, e più mi diverto?



Non sai quanto noi a leggere le tue non argomentazioni e le arrampicate sui vetri,per la cronaca sei gia stato smentito abbondantemente la tua reazione è quella del topo in gabbia :asd:

fabio80
11-07-2006, 18:02
prima mi sono detto: vuoi vedere che sto inutile thread prende vita e diventa qualcosa da leggere?

durato dieci battute :asd:

vabbè :asd:

marco1474
11-07-2006, 18:03
Ma sei anche tu della famiglia dei durazzini?
Ma non capite che più scrivete, e più mi diverto?
Lo spasso più grande è sapere che per fortuna siete pochi e non potrete fare nulla per poter cambiare lo stato delle cose. La rabbia che avete contro la chiesa è veramente disarmante da un lato e dall'altro veramente esilarante.

Bravi continuate. :ahahah:


Pitta


:eek: ........e dicevano che in piazzetta stanno male........

Luca, esci nel mondo reale e parla con i ragazzi dai 16 ai 35 e renditi conto delle idee che hanno riguardo alla chiesa. Dopo aver fatto questo, pensa che il futuro sono loro e non i loro nonni o i loro genitori o i "dipendenti" della chiesa. Vedi la spagna.........ecco, mio figlio (se non io) vivrà in uno stato come quello: LAICO. ;)

Ciao da un Durazzino ;)

ErbaLibera
11-07-2006, 18:04
prima mi sono detto: vuoi vedere che sto inutile thread prende vita e diventa qualcosa da leggere?

durato dieci battute :asd:

vabbè :asd:

Anche perchè per avere un dialogo bisogna che anche l'altra parte dica qualcosa di sensato anzichè sventolare bandiere e suonare le trombette :fagiano:

marco1474
11-07-2006, 18:04
prima mi sono detto: vuoi vedere che sto inutile thread prende vita e diventa qualcosa da leggere?

durato dieci battute :asd:

vabbè :asd:

Vado via, vado via..... :stordita:

Buon divertimento :D

D4rkAng3l
11-07-2006, 18:05
Ma sei anche tu della famiglia dei durazzini?
Ma non capite che più scrivete, e più mi diverto?
Lo spasso più grande è sapere che per fortuna siete pochi e non potrete fare nulla per poter cambiare lo stato delle cose. La rabbia che avete contro la chiesa è veramente disarmante da un lato e dall'altro veramente esilarante.

Bravi continuate. :ahahah:


Pitta

veramente sono le vostre chiese ad essere sempre più vuote...vatti a leggere le statistiche dagli anni 60 ad oggi...un 35-40 anni fà le riempivate tutti i giorni oggi a stento la domenica...lenta lenta lenta agonia...mmm che piacere vedervi affondare

ErbaLibera
11-07-2006, 18:06
:eek: ........e dicevano che in piazzetta stanno male........

Luca, esci nel mondo reale e parla con i ragazzi dai 16 ai 35 e renditi conto delle idee che hanno riguardo alla chiesa. Dopo aver fatto questo, pensa che il futuro sono loro e non i loro nonni o i loro genitori o i "dipendenti" della chiesa. Vedi la spagna.........ecco, mio figlio (se non io) vivrà in uno stato come quello: LAICO. ;)

Ciao da un Durazzino ;)

Ma va ma non lo sai che le nuove generazioni vanno in chiesa tutte le domeniche e dicono la preghierina tutte le sere? :O :asd: (occhio a dargli queste notizie cosi di botto che gli prende un colpo :D )

D4rkAng3l
11-07-2006, 18:10
:eek: ........e dicevano che in piazzetta stanno male........

Luca, esci nel mondo reale e parla con i ragazzi dai 16 ai 35 e renditi conto delle idee che hanno riguardo alla chiesa. Dopo aver fatto questo, pensa che il futuro sono loro e non i loro nonni o i loro genitori o i "dipendenti" della chiesa. Vedi la spagna.........ecco, mio figlio (se non io) vivrà in uno stato come quello: LAICO. ;)

Ciao da un Durazzino ;)

infatti cioè io su un centinaio di ragazzi che frequento più a meno assiduamente 4 hanno le sue idee...ti giuro più di 4 non me ne vengono in mente...forse 5 includendo anche un amico che però stà aprendo i suoi orizzonti negli ultimi anni...gli altri sono tra l'ateisimo o una fede molto molto indifferente e critica rispetto ai problemi sociali.....tempo che schioppa qualche vecio catto-dipendente e saranno guai per quelli come voi...certo che poi se vi contata a piazza San Pietro...vabbè...così ce so buoni tutti hahha conta anche che quella gente è sparsa su un territorio moltooo grosso e che molti di loro magari non sono poi neanche così attaccati e ci vanno per i più vari motivi...tho alla gmg a roma ci andò mia sorella...atea e anticlericale ahha

<Straker>
11-07-2006, 18:12
Ma sei anche tu della famiglia dei durazzini?
Ma non capite che più scrivete, e più mi diverto?
Lo spasso più grande è sapere che per fortuna siete pochi e non potrete fare nulla per poter cambiare lo stato delle cose. La rabbia che avete contro la chiesa è veramente disarmante da un lato e dall'altro veramente esilarante.

Bravi continuate. :ahahah:


PittaQuando non si hanno piu' argomenti concreti per dibattere si passa all'insulto e alla denigrazione, e tu non fai eccezione vedo :D
Poi non e' "rabbia contro la chiesa", ci mancherebbe solo, qui si ha il massimo rispetto per il sentimento religioso delle persone. Quello di cui si dibatte e' la persecuzione che la chiesa attua, in modo piu' o meno velato (per fortuna non siamo in una teocrazia altrimenti sarebbe piu' manifesto) nei confronti di certe categorie di persone.

Luca Pitta
11-07-2006, 18:12
Non sai quanto noi a leggere le tue non argomentazioni e le arrampicate sui vetri,per la cronaca sei gia stato smentito abbondantemente la tua reazione è quella del topo in gabbia :asd:


Fumati l'erba cosi ti senti davvero libero.

Ho già espresso quello che penso e non volgio ripetermi.

NB: la mia gabbia è più grande in quella dove vivi tu. ;)



Pitta

<Straker>
11-07-2006, 18:13
:Vedi la spagna.........ecco, mio figlio (se non io) vivrà in uno stato come quello: LAICO. ;)Gia' adesso rosica con tutti i cambiamenti che ci sono e ci saranno, sai dopo poi :D

D4rkAng3l
11-07-2006, 18:14
Fumati l'erba cosi ti senti davvero libero.

Ho già espresso quello che penso e non volgio ripetermi.

NB: la mia gabbia è più grande in quella dove vivi tu. ;)



Pitta

vabbè ma non è un problema...cioè in finale basta evitarvi come la peste, basta telegarvi nei vostri gruppi settarolo e non farvi espandere...cavoli vostri...in finale quello che tra qualche anno farà: "ahh le cose non sono più come ai mie tempi..." sarai te e noi potremmo esser fieri di aver partecipato al cambiamento

ErbaLibera
11-07-2006, 18:15
Fumati l'erba cosi ti senti davvero libero.

Questo che c'entra?cosa vuol dire "mi sento libero?" so che non hai argomenti e qualsiasi cosa dici viene puntualmente smentita ma andare sul personale e sparlacchiare cosi non ti fan fare una bella figura(come se ne stessi facendo una bella :asd: )

Ho già espresso quello che penso e non volgio ripetermi.

Che cosa che siamo di Durazzo?perle di saggezza :O (tralasciando il volgio eh questi salesiani troppo impegnati ad insegnar religione e non danno importanza alle altre materie....)

NB: la mia gabbia è più grande in quella dove vivi tu. ;)

Vado a dirlo alla maestra :bimbo:



Pitta

Erba

D4rkAng3l
11-07-2006, 18:16
Questo che c'entra?cosa vuol dire "mi sento libero?" so che non hai argomenti e qualsiasi cosa dici viene puntualmente smentita ma andare sul personale e sparlacchiare cosi non ti fan fare una bella figura(come se ne stessi facendo una bella :asd: )



Che cosa che siamo di Durazzo?perle di saggezza :O



Vado a dirlo alla maestra :bimbo:





Erba

basta dai ignoriamolo...tanto ha dato sfoggio della pasta di cui è fatto ;-)

ErbaLibera
11-07-2006, 18:18
basta dai ignoriamolo...tanto ha dato sfoggio della pasta di cui è fatto ;-)

No il segnale sarà il trollone e la frasetta fatta :O e poi dai è cosi divertente :asd:

Luca Pitta
11-07-2006, 18:19
:eek: ........e dicevano che in piazzetta stanno male........

Luca, esci nel mondo reale e parla con i ragazzi dai 16 ai 35 e renditi conto delle idee che hanno riguardo alla chiesa. Dopo aver fatto questo, pensa che il futuro sono loro e non i loro nonni o i loro genitori o i "dipendenti" della chiesa. Vedi la spagna.........ecco, mio figlio (se non io) vivrà in uno stato come quello: LAICO. ;)

Ciao da un Durazzino ;)


Io sono già nel mondo reale, ho due figli una di 3 anni e una di 3 mesi, felicemente sposato e credente.
Non vorrei mai che le mie due bimbe vivessero in un mondo senza Cristo, con la piena libertà di poter scegliere la strada che lo riterranno più giusta. Cercherò fino quando possibile di insegnargli quello che significa credere in Dio, ma non saranno obbligate certamente da me.


Pitta

<Straker>
11-07-2006, 18:21
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200607articoli/7525girata.asp

LA POLEMICA «VOGLIAMO CONTINUARE AD AMMINISTRARE I SACRAMENTI»
La rivolta dei sacerdoti sposati
«Per la Chiesa meglio i pedofili»
Il leader dell’associazione: loro hanno una seconda chance
11/7/2006
di Antonella Mariotti

«Circondati in piazza San Pietro. Poliziotti e Carabinieri ci hanno chiesto i documenti come ai sospettati di terrorismo. Ma noi avevamo chiesto le autorizzazioni a questura e prefettura». Ha una voce calma, Giuseppe Serrone, pacata, forse è lo stesso tono di quando era «don» e la domenica dopo il Vangelo esponeva la sua omelia ai fedeli di Chia, frazione di Viterbo. Da cinque anni don Giuseppe, 46 anni, è sposato, ha scelto di vivere con Albana, una ragazza albanese di 30. «Ma non ho abbandonato la tonaca», spiega. E da qui nascono tutti i suoi tormenti, la Chiesa non riconosce il ministero dei preti sposati, e don Giuseppe ha fondato l’associazione dei «Sacerdoti lavoratori e sposati», e organizzato una protesta che ha portato fin sotto le finestre del Papa .

Perché la marcia in Vaticano? Una provocazione?
«No. Mia moglie e d io siamo arrivati a questo al termine di un cammino di evoluzione, che ci ha portato a questo con mia moglie e con alcuni che ci seguono. Questa iniziativa coincideva con il viaggio dei Papa a Valencia, dove volevamo andare, ma non avevamo disponibilità economiche. Sapevamo di correre dei rischi, che scendere in piazza voleva dire essere attaccati. Non è stato un flop, come hanno detto: quella di Roma era una marcia simbolica».

Avete raccontato di minacce e di discriminazioni. Non avete mai pensato a cambiare casa?
«Ci siamo spostati da amici e parenti per qualche tempo. Ma il vero problema è trovare lavoro, non solo le aggressioni delle persone, come le pietre contro Albana come fosse una strega, ma la possibilità di lavorare. I continui ostacoli della Chiesa solo perché vogliamo vivere questa nostra situazione alla luce del sole».

Lei insegnava a scuola. Adesso come vi mantente?
«Ci aiutano i miei genitori, da giugno dell’anno scorso lavoro pochissimo. Mi sono dimesso nel 2001, poi per diciotto mesi ho avuto l’assistenza dall’istituto di sostentamento del clero. Da allora non ho più lavorato. Proprio perché ho lasciato la Chiesa e soprattutto per questo mio modo di rendere pubblica la mia scelta. Avevo anche scritto dei libri e la libreria dove erano in vendita li ha ritirati dagli scaffali dopo che mi sono sposato: mi dissero che non potevano più tenerli».

In questi giorni un paese della zona di Lecco o è in subbuglio per la reintegrazione di un prete sospettato di pedofilia. La Chiesa cerca di recuperare situazioni anche così gravi...
«Loro vengono perdonati, noi no. A loro viene data una seconda chance. La comunità cristiana è pronta a perdonare ma con due pesi e due misure. Insomma sembra sia meglio essere prete sospettato di pedofilia che un sacerdote sposato. E soprattutto non si uscire allo scoperto».

Cosa vuol dire?
«Ci sono sacerdoti che hanno una relazione e vengono tollerati perché cercano di nasconderlo. Mi hanno sospeso dall’insegnamento e poi mi hanno detto ‘’Se non scrivi per un anno e se non fai propaganfa, allora ti facciamo lavorare’’. Non ho accettato. Sto lottando per degli ideali. Non faccio niente di male. Mi hanno accusato di avere sul mio sito Internet dei contenuti contro il Papa, ma sono le persone che scrivono i loro pensieri come in molti blog: noi siamo fornitori di informazioni».

Insomma se vivesse nell’anonimato tutto si risolverebbe?
«Certo il problema è che dico quello che sono. Sono un personaggio scomodo. Qui a Viterbo c’è un prete sposato e divorziato che adesso insegna religione. Noi invece combattiamo per il riconoscimento del ministero di sacerdoti sposati, alcuni vescovi ci hanno scritto, quello di Concordia a Pordenone e quello di Ischia. Adesso siamo in contatto con il consiglio delle Conferenze espiscopali europee, Ccee, di cui fa parte anche il vescovo O’connors, che è favorevole ai preti sposati. Stiamo sviluppando una forma di collaborazione, mi hanno contattato per un convegno sulle vocazioni».

<Straker>
11-07-2006, 18:23
Io sono già nel mondo reale, ho due figli una di 3 anni e una di 3 mesi, felicemente sposato e credente.
Non vorrei mai che le mie due bimbe vivessero in un mondo senza Cristo, con la piena libertà di poter scegliere la strada che lo riterranno più giusta. Cercherò fino quando possibile di insegnargli quello che significa credere in Dio, ma non saranno obbligate certamente da me.
PittaE se una di queste strade, ti auguro di no eh ;) fosse in contrasto con la chiesa?
E' quello per cui stiamo dibattendo. Proprio per la possibilita' che tutti, anche le tue figlie, possano vivere la propria vita con i diritti e i doveri di tutti, anche se seguiranno strade diverse da cio' che propone/impone la chiesa.

Luca Pitta
11-07-2006, 18:27
Lascierò fare, non impedirò nulla a loro perche l'amore che ho per loro supera quello che io ritengo giusto per loro anche se sarà fonte di dispiacre per me e per mia moglie, ma sinceramente lo escluso: quella più grande, quando vado a prendere l'ostia durante una messa, tira la tonaca al prete perchè ne vorrebbe anche lei.

Pitta

ErbaLibera
11-07-2006, 18:28
quella più grande, quando vado a prendere l'ostia durante una messa, tira la tonaca al prete perchè ne vorrebbe anche lei.

Pitta

Farebbe la stessa cosa ad un barista se prendessi un pacchetto di caramelle....

Luca Pitta
11-07-2006, 18:31
Farebbe la stessa cosa ad un barista se prendessi un pacchetto di caramelle....


;Ma non vai a mangiare? o sei già partito per il viaggio?



Pitta

D4rkAng3l
11-07-2006, 18:31
Lascierò fare, non impedirò nulla a loro perche l'amore che ho per loro supera quello che io ritengo giusto per loro anche se sarà fonte di dispiacre per me e per mia moglie, ma sinceramente lo escluso: quella più grande, quando vado a prendere l'ostia durante una messa, tira la tonaca al prete perchè ne vorrebbe anche lei.

Pitta

una scenetta degna della famiglia Flanders :D

Luca Pitta
11-07-2006, 18:34
Dai su, non senti che la mamma ti chiama che e pronto in tavola?

Lavati le mani!



Pitta

ErbaLibera
11-07-2006, 18:37
;Ma non vai a mangiare? o sei già partito per il viaggio?



Pitta


Finiscila di attaccare sul personale....è un consiglio....
Ma certo rimani convinto che tua figlia di 3 anni tiri la toga la prete quando vede che ti consegna l'ostia solo perchè è una profondissima cristiana amante della religione che già vuole intraprendere la strada per diventare suora :rolleyes: e non semplicemente perchè una bambina ha il normale istinto del "voglio!" soprattutto con una cosa data a suo padre :rolleyes: fortuna che non ho un padre esaltato cattolico sarei gia venuto alle mani da un pezzo :rolleyes:

<Straker>
11-07-2006, 18:42
Lascierò fare, non impedirò nulla a loro perche l'amore che ho per loro supera quello che io ritengo giusto per loro anche se sarà fonte di dispiacre per me e per mia moglie, ma sinceramente lo escluso: quella più grande, quando vado a prendere l'ostia durante una messa, tira la tonaca al prete perchè ne vorrebbe anche lei.

PittaMi sembra piu' una pia illusione che un modo maturo di affrontare la realta'. Soprattutto quando questa diventa dura. In quei casi non ti salvera' la speranza, ma la certezza del diritto -proprio quel diritto laico e civile che la chiesa osteggia.

Kharonte85
11-07-2006, 18:42
.
:eek: Hai una firma orripilante...da brividi...
veramente sono le vostre chiese ad essere sempre più vuote...vatti a leggere le statistiche dagli anni 60 ad oggi...un 35-40 anni fà le riempivate tutti i giorni oggi a stento la domenica...lenta lenta lenta agonia...mmm che piacere vedervi affondare
Non credo proprio che accadra'...non esistono societa' areligiose...ed un motivo pure ci sara'...

Anche secondo me la chiesa non deve dare indicazioni di voto... :D


Ah...dimenticavo: l'ateismo è fede :read:

Ciao :)

<Straker>
11-07-2006, 18:44
Non credo proprio che accadra'...non esistono societa' areligiose...ed un motivo pure ci sara'...Il sentimemto religioso e' un conto; il potere temporale (piu' o meno mascherato) della chiesa e' un altro ;)

Luca Pitta
11-07-2006, 18:44
Ma è stato un esempio simpatico che tu non hai minimamente colto.

Fatti una famiglia ciccio e poi ne riparliamo.

Pensa al mixer e ai piatti e falli entrare in battuta che è meglio. (BPM)



Pitta

HenryTheFirst
11-07-2006, 18:49
Dai su, non senti che la mamma ti chiama che e pronto in tavola?

Lavati le mani!



Pitta

Non sono ammessi questi toni. Ammonito.

Kharonte85
11-07-2006, 18:50
Il sentimemto religioso e' un conto; il potere temporale (piu' o meno mascherato) della chiesa e' un altro ;)
Si' ma è quasi inevitabile...vanno di pari passo...perche' la chiesa è fondata su dogmi e quindi ha bisogno di un'organizzazione rigida che li tuteli...

ErbaLibera
11-07-2006, 18:55
Ma è stato un esempio simpatico che tu non hai minimamente colto.

Fatti una famiglia ciccio e poi ne riparliamo.

Pensa al mixer e ai piatti e falli entrare in battuta che è meglio. (BPM)



Pitta

Ciccio a tua sorella,una famiglia me la son gia fatta:mamma e la figlia(per prima pure la piu anziana!),quanto all'esempio simpatico tu non hai capito la risposta simpatica,al mixer ci penso gia abbastanza e mi pagano pure qualche prete ti da la mancia invece quando vai in chiesa?

ErbaLibera
11-07-2006, 18:57
Ah...dimenticavo: l'ateismo è fede :read:



:rotfl: :rotfl: :rotfl:

Un utente in firma ha scritto questo "Se l'ateismo è una fede la sanità è una malattia".

Kharonte85
11-07-2006, 19:01
:rotfl: :rotfl: :rotfl:

Un utente in firma ha scritto questo "Se l'ateismo è una fede la sanità è una malattia".
:D Divertente...ma puoi dire quello che ti pare ma secondo me è vero...non a caso a domanda molti rispondono: credo che non esista un Dio oppure credo in Dio

Dimostrami che Dio non esiste...e diventero' Ateo...

Dimostrami che Dio esiste...e diventero' credente...

:)

ErbaLibera
11-07-2006, 19:05
:D Divertente...ma puoi dire quello che ti pare ma secondo me è vero...non a caso a domanda molti rispondono: credo che non esista un Dio oppure credo in Dio

Dimostrami che Dio non esiste...e diventero' Ateo...

Dimostrami che Dio esiste...e diventero' credente...

:)

Io non devo dimostrare niente ;) nessuna apparazione,voce,fischio,saluto fatto in 2000 e passa anni senza contare le innumerevoli contraddizioni(è cosi buono che muore sempre chi non ha mai fatto nulla di male mentre peggio bestie rimangono libere a far del male....)inoltre non sono io che mi sono inventato la presenza di un essere onnipotente quindi è chi difende tale teoria che DEVE dimostrare a me non il contrario.
E comunque a domanda io rispondo non esiste.
Per finire l'ateo null'altro è che una persona non indottrinata cattolicamente.