PDA

View Full Version : Persecuzioni anticristiane attuali


Pagine : 1 2 [3] 4 5 6 7 8

ivanao
20-02-2006, 12:20
.

Spectrum7glr
20-02-2006, 12:22
Ewigen com'è che stavolta nn parli degli assalti a benghazi ?
Sarà che stavolta è fin troppo evidente la nostra deliberata provocazione ? :D


ah, quindi indossare una t-shirt con una vignetta su Maometto è una provocazione tale da giustificare l'assalto all'ambasciata...ah, bene: è colpa di Calderoli se ci sono i pazzi in giro...figo il ragionamento.

ivanao
20-02-2006, 12:40
.

ivanao
20-02-2006, 12:51
.

giannola
20-02-2006, 16:53
perchè adel smith forse non è un demente? si comporta come tale, è intollerante ai cristiani, quindi perchè difenderlo. Essere mite e benevolo non vuol dire essere fesso e quindi che puoi farmi ciò che vuoi.
Ma perchè i cristiani hanno sbagliato secoli fa allora vanno puniti ancora?

E' la seconda volta che usi un offesa esplicita, non mi lasci altra scelta che segnalare.
Essere mite e benevolo significa a volte apparire al mondo intero come "fesso", ma forse ti sei scordato che delle tue azioni devi rendere conto a Dio.
Non ti è stato forse insegnato ad amare e perdonare i nemici, perchè se ami e perdoni solo gli amici che merito ne hai ?
Se non intendi porgere l'altra guancia solo perchè si chiama adel smith, se come quello che mette mano all'aratro e poi si volta indietro.
Non a caso Gesù ha detto che pochi passeranno per la porta stretta....
I Cristiani hanno sbagliato secoli fa, hanno sbagliato nel secolo scorso, sbagliano ancora e ancora sbaglieranno, è bene che te lo metti in testa.

giannola
20-02-2006, 16:55
xke ho parlato male di smith? :eek:

non hai risposto alla mia domanda, dove parli di nostra delaiberata provocazione? ma nostra de che?

2 volte gli hai dato del demente.

Nostra nel senso di Cristiani.

giannola
20-02-2006, 17:00
ah, quindi indossare una t-shirt con una vignetta su Maometto è una provocazione tale da giustificare l'assalto all'ambasciata...ah, bene: è colpa di Calderoli se ci sono i pazzi in giro...figo il ragionamento.

proverbio: non te l'ha insegnato la mamma non tirare la coda al gatto ?

Se ti trovi dinanzi ad un permaloso non lo schernisci.
Sei Mussulmani sono filosoficamente e teologicamente più indietro di noi, non dobbiamo porci come esseri superiori e disprezzarli, dobbiamo aiutarli a crescere.
Inducendoli a ragionare, non è certo provocando che si induce alla ragione.
Sono concetti che ho espresso più volte ma che, o non leggete oppure nemmeno considerate.

Ma in fondo a voi interessa solo aver ragione, non ve ne frega un fico secco di prendere per mano il vostro prossimo e condurlo alla maturità.
Mi piace proprio questa vostra religione....

giannola
20-02-2006, 17:05
guarda io ci provo a capirlo giannola ma non ci riesco... ha un buonismo teso a colpevolizzare più i cristiani che altri...mah contento lui.

certo che nn capisci, perchè non ti fa comodo.
Si chiama responsabilità, la stessa che ognuno deve avere nell'amministrare i propri talenti.
Più talenti uno ha, maggiore è la responsabilità.
Come fede più matura (che non significa superiore) abbiamo l'obbligo morale di capire, di aiutare, di sacrificarci se serve per i fratelli che stanno indietro.
I mussulmani vanno aiutati a crescere, non osteggiati.
Per "ama il prossimo tuo come te stesso" Gesù intende anche colui che ti odia.

Per capire me devi capire il libro a cui mi sono conformato, ma mi sembra che questo ti sia estraneo.

Amu_rg550
20-02-2006, 21:06
tranquillo ha già buttato un crocifisso dalla finestra quel demente...perchè adel smith forse non è un demente? si comporta come tale, è intollerante ai cristiani, quindi perchè difenderlo. Essere mite e benevolo non vuol dire essere fesso e quindi che puoi farmi ciò che vuoi.
Ma perchè i cristiani hanno sbagliato secoli fa allora vanno puniti ancora?dal regolamento:1.2 - Discussioni politiche
Non sono consentiti/e:
a) insulti di alcun tipo rivolti a personaggi politici o pubblici. La critica deve essere sempre rispettosa delle idee altrui e sempre nei limiti del commento e non dell'insulto.non è che se non lo si insulta lo si difende automaticamente eh..

dato che esiste un regolamento sottoscritto liberamente, ed una lingua italiana ricca di vocaboli che ci permette la possibilità di esprimerci senza scadere nell'insulto non vedo perchè fare certe uscite.
vale come ammonizione.

Ziosilvio
21-02-2006, 10:53
Essere mite e benevolo significa a volte apparire al mondo intero come "fesso", ma forse ti sei scordato che delle tue azioni devi rendere conto a Dio.
Una cosa è essere mite e benevolo. Un'altra è essere debole.
Lo stesso Gesù rispose con dignità al sommo sacerdote prima, e al soldataccio che gli aveva tirato uno schiaffo poi.
Non ti è stato forse insegnato ad amare e perdonare i nemici, perchè se ami e perdoni solo gli amici che merito ne hai ?
Ci è stato insegnato anche qualcos'altro: Vangelo di Matteo, capitolo 7, versetto 6 o giù di lì.
Quel pezzo lì, chissà perché, viene sempre saltato a piè pari.
Boh... sarà politicamente scorretto...

A proposito: poco prima (capitolo 5, versetti da 43 a 48) si parla di "amare i nemici e pregare per i persecutori".
Non si dice niente a proposito di perdonare chi non ha chiesto perdono.
Se non intendi porgere l'altra guancia solo perchè si chiama adel smith, se come quello che mette mano all'aratro e poi si volta indietro.
Non a caso Gesù ha detto che pochi passeranno per la porta stretta....
I Cristiani hanno sbagliato secoli fa, hanno sbagliato nel secolo scorso, sbagliano ancora e ancora sbaglieranno, è bene che te lo metti in testa.
Una curiosità: a quale variante del cristianesimo fai capo?
Voglio dire: sei luterano, anglicano, ciellino, neocatecumenale... cosa?

giannola
21-02-2006, 11:56
1.Una cosa è essere mite e benevolo. Un'altra è essere debole.
Lo stesso Gesù rispose con dignità al sommo sacerdote prima, e al soldataccio che gli aveva tirato uno schiaffo poi.

2.Ci è stato insegnato anche qualcos'altro: Vangelo di Matteo, capitolo 7, versetto 6 o giù di lì.
Quel pezzo lì, chissà perché, viene sempre saltato a piè pari.
Boh... sarà politicamente scorretto...

3.A proposito: poco prima (capitolo 5, versetti da 43 a 48) si parla di "amare i nemici e pregare per i persecutori".
Non si dice niente a proposito di perdonare chi non ha chiesto perdono.

4.Una curiosità: a quale variante del cristianesimo fai capo?
Voglio dire: sei luterano, anglicano, ciellino, neocatecumenale... cosa?

1. Questa proprio me la dovresti spiegare...

2. non ho capito come vuoi fare entrare i passi che riguardano vari precetti (umiltà, fede, ecc) con la discussione.
Anzi proprio in quel capitolo si dice "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro".

3. Questo tuo discorso dimostra che non hai capito niente del messaggio cristiano, se Gesù per perdonarci (rimettere i nostri peccati) avesse atteso che chiedessimo perdono, la croce sarebbe ancora lì in attesa del sacrificio.
Seguire le orme di Gesù e caricarci della croce significa compartecipare alla gratuità del perdono, qualunque sia il nostro persecutore (non dimenticare cosa ha chiesto a Suo Padre mentre era sulla croce riguardo ai suoi persecutori).

4. Che t'importa ?

giannola
21-02-2006, 12:00
CITTA’ DEL VATICANO

<<Malgrado tutto sono ottimista. Alla fine, ne sono certo, prevarrà la ragione anche di fronte alle violenze delle ultime ore.
Il dialogo interreligioso è la strada maestra per tutti.
Ma per far crescere il rapporto tra mussulmani e cristiani occorre prima che il rispetto reciproco sia autentico. Vero. Dispiace dirlo, la vicenda delle vignette satiriche purtroppo non è andata in questa direzione. Le aggressioni e le intolleranze di questi giorni sono sempre condannabili, ma senza generalizzare e in particolare senza confondere i gruppi di integralisti con tutti i popoli dell’Islam>>
Chi parla è il cardinale Siriano Ignace Moussa I Doaud, la più alta autorità cristiana di radice orientale attualmente in attività nella curia vaticana, essendo il prefetto della congregazione delle chiese orientali. Carica che il porporato siriano unisce ad un profonda e intensa attività sul fronte del dialogo interreligioso anche nella sua veste di Gran Cancelliere del pontificio istituto orientale, la storica fucina vaticana di missionari destinati alle chiese delle terre più a rischio e di confine.
Un doppio incarico che fa del cardinale Moussa I Doaud dopo il Papa, il primo responsabile della politica vaticana delle chiese cristiane in terre d’oriente.
In questi ultimi tempi sotto minaccia dell’integralismo islamico.
Eminenza, cristiani aggrediti, missionari uccisi, chiese assaltate in Nigeria, in Turchia, in Pakistan.
Come sta vivendo questi momenti nella sua veste di prefetto delle chiese orientali
<< Con grande apprensione, con profonda preoccupazione, ma con una certezza: sono convinto che tutto finirà perché la ragione è destinata sempre a prevalere in ogni uomo, sia esso cristiano o mussulmano, al di là delle religioni e delle nazioni di provenienza. Anche di fronte ai momenti più critici.>>
Difficile parlare di dialogo e di ragione di fronte a ondate di violenza che per il momento non sembrano destinate ad attenuarsi.
<<Malgrado tutto io sono sempre ottimista. Anche nei momenti più drammatici. Spero in coscienza che per il futuro alla fine prevarranno sempre il dialogo e la ragione in tutti gli uomini a partire dai cristiani e dai mussulmani. Ne sono più che convinto.>>
Tanta violenza per delle vignette satiriche. Il Papa ieri ha detto che intolleranza e violenza non possono mai essere giustificate come risposte alle offese. Lei lo condivide ?
<<Certamente. Le parole del Santo Padre sono profetiche. La violenza non è mai giustificabile. Penso comunque che provocare, offendere, deridere simboli religiosi di altre fedi non sia mai corretto. Anzi, penso che in queste provocazioni il primo ad essere danneggiato sia proprio il dialogo interreligioso. Ecco perché penso che appena finiranno queste offese, il dialogo tra musulmani e cristiani riprenderà a crescere.>>
Il Papa ancora ieri ha lanciato un nuovo appello alla libertà religiosa e al dialogo tra musulmani e cristiani, qualcuno ascolterà in terra d’oriente ?
<<Siamo grati al Santo Padre per i suoi appelli alla ragione, alla libertà, al rispetto reciproco.
E’ questa la strada maestra che occorre seguire per arrivare a una felice e proficua convivenza in quelle terre dove vivono fratelli di altre religioni. Questi appelli sono opportuni, non cadono mai nel vuoto. Ma senza il rispetto reciproco tutto diventa più difficile.>>
Non è però semplice parlare di rispetto reciproco di fronte a chi aggredisce fedeli cristiani, distrugge chiese e incita all’odio. Non crede ?
<<E’ vero,non è semplice, ma io non generalizzerei, perché come si sa generalizzare è sempre sbagliato.
Bisogna distinguere tra chi aggredisce e chi vuole il dialogo.
Tra i musulmani non tutti sono per la violenza anzi, sono certo che la stragrande maggioranza delle popolazioni che seguono la fede del profeta Maometto ama il dialogo e la convivenza coi cristiani. Ecco perché dico che occorre avere fiducia nel futuro e nella ragione umana. Anche di fronte a chi oggi sceglie la strada dell’estremismo e della violenza.>>

da La Repubblica del 21/02/2006

Questo per mostrare che esistono persone col sale in zucca che nn si arroccano sugli stessi principi di Ewigen.

Ziosilvio
21-02-2006, 12:41
Questa proprio me la dovresti spiegare
Quando si è trovato circondato da persone che gli davano addosso, Gesù si è sempre comportato con dignità.
Su questo forum, invece, c'è chi propone che i cristiani accettino supinamente tutto quello che viene fatto loro dai non cristiani, per il semplice fatto che loro sono cristiani e gli altri no.
Io trovo lampante il contrasto tra il comportamento del maestro e quello proposto ai discepoli.
Tu no?
non ho capito come vuoi fare entrare i passi che riguardano vari precetti (umiltà, fede, ecc) con la discussione.
Quello che voglio dire, è che non siamo noi cristiani a dover chiedere scusa per tutte le persecuzioni di cui siamo fatti oggetto da parte dei non cristiani, e che nel Vangelo non c'è nessun incoraggiamento verso una tale pratica.
Anzi proprio in quel capitolo si dice "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro".
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Questo tuo discorso dimostra che non hai capito niente del messaggio cristiano
Potrei dire lo stesso di te; ma sarebbe solo uno scontro di punti di vista.
Per cui: non perdiamo troppo tempo in battibecchi e cerchiamo di capire chi dei due ha ragione, o se abbiamo entrambi torto.
se Gesù per perdonarci (rimettere i nostri peccati) avesse atteso che chiedessimo perdono, la croce sarebbe ancora lì in attesa del sacrificio.
Il sacrificio di Gesù Cristo è stato già compiuto, una volta per tutte, per i peccati di tutti gli uomini.
Non c'è alcun motivo per ripeterlo.

Per quanto riguarda il perdono: è vero che, se Gesù non ce lo avesse dato per primo, noi oggi non potremmo offrirlo.
Ma è anche un dono prezioso, e i doni preziosi vanno concessi con giudizio.
Seguire le orme di Gesù e caricarci della croce significa compartecipare alla gratuità del perdono, qualunque sia il nostro persecutore (non dimenticare cosa ha chiesto a Suo Padre mentre era sulla croce riguardo ai suoi persecutori).
Non si tratta di perdonare senza chiedere nulla in cambio, ma di non dare niente a chi non chiede niente.
D'altronde, lo dice anche Gesù: chiedete e vi sarà dato, perché chi chiede ottiene.

Per quanto riguarda la frase di Gesù sulla croce, mi permetto di farti osservare che chi perseguita i cristiani oggi, sa benissimo quello che fa.
Che t'importa ?
Curiosità personale. Se preferisci, puoi dirmelo in pvt.

giannola
21-02-2006, 13:15
1.Quando si è trovato circondato da persone che gli davano addosso, Gesù si è sempre comportato con dignità.
Su questo forum, invece, c'è chi propone che i cristiani accettino supinamente tutto quello che viene fatto loro dai non cristiani, per il semplice fatto che loro sono cristiani e gli altri no.
Io trovo lampante il contrasto tra il comportamento del maestro e quello proposto ai discepoli.
Tu no?

2.Quello che voglio dire, è che non siamo noi cristiani a dover chiedere scusa per tutte le persecuzioni di cui siamo fatti oggetto da parte dei non cristiani, e che nel Vangelo non c'è nessun incoraggiamento verso una tale pratica.

3. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

4. Potrei dire lo stesso di te; ma sarebbe solo uno scontro di punti di vista.
Per cui: non perdiamo troppo tempo in battibecchi e cerchiamo di capire chi dei due ha ragione, o se abbiamo entrambi torto.

Il sacrificio di Gesù Cristo è stato già compiuto, una volta per tutte, per i peccati di tutti gli uomini.
Non c'è alcun motivo per ripeterlo.

Per quanto riguarda il perdono: è vero che, se Gesù non ce lo avesse dato per primo, noi oggi non potremmo offrirlo.
Ma è anche un dono prezioso, e i doni preziosi vanno concessi con giudizio.

Non si tratta di perdonare senza chiedere nulla in cambio, ma di non dare niente a chi non chiede niente.
D'altronde, lo dice anche Gesù: chiedete e vi sarà dato, perché chi chiede ottiene.

Per quanto riguarda la frase di Gesù sulla croce, mi permetto di farti osservare che chi perseguita i cristiani oggi, sa benissimo quello che fa.

5. Curiosità personale. Se preferisci, puoi dirmelo in pvt.

1.mi sembra che anche i primi cristiani abbiano accettato "supinamente" le persecuzioni dei Romani.
Gesù quando è venuto il momento si è lasciato insultare, sputare e schiaffeggiare, sebbene non avesse colpe.
Non vedo questo contrasto.

2.Allora dì pure che GP2 ha detto una cazzata quando si è scusato per il male commesso dai cristiani nel passato.
La stessa cosa dovrebbe farla ciascuno di noi, non per timore le colpe dei nostri avi ci perseguitino, ma come lezione ad evitare di ripetere gli errori del passato.

3. questa se vuoi me la spieghi.

4. Essere cristiano nn significa relazionarsi in termini di torto o ragione (questo lo fanno già tutte le persone).
Per me tu puoi avere tutte le ragioni di questo mondo, io seguo la Sua strada aggrappandomi la bastone della fede.
E questa strada mi porta a domandarmi se IO ho fatto tutto il bene possibile nei confronti dei miei fratelli oppure se loro abbiano qualcosa da ridire nei miei confronti.
Coloro che mi perseguitano sono miei fratelli, questa è la mia fede.
Gesù ci ha salvati attraverso il sacrificio, non sarà che io rinunci al sacrificio perchè lo creda inutile.
Se vale la tua condizione Gesù non avrebbe mai dovuto perdonarci perchè non ce lo meritavamo, nè soprattutto gliel'avevamo chiesto.
Se tu non vuoi dare il tuo perdono ai tuoi fratelli, liberissimo di farlo (esiste sempre il libero arbitrio), mica ti posso condannare.
Io seguo il mio cuore, la mia coscienza che mi porta alla mitezza e a riporre fede nella giustizia di Dio (non in quella degli uomini).
Coloro che perseguitavano Gesù e poi i suoi discepoli sapevano quel che facevano tanto quanto lo sanno i musulmani.

5. Nato Cattolico, sono Cristiano, dovresti averlo letto dalla mia sign.
Ambisco ad un ritorno alla spiritualità dei primi cristiani e credo fermamente nella fusione delle correnti cristiane.
Siamo come fratelli dispersi.
non è appartenere ad una confessione piuttosto che un'altra che ti qualifica in più o in meno.
"Chi non è contro di me, è con me"

Lorekon
21-02-2006, 14:11
un'altra vergongnosa persecuzione....

http://children.safepassagefoundation.org/archives/2005/04/woman_claims_ch.html
oppure
http://www.americanchronicle.com/articles/viewArticle.asp?articleID=2052

in italiano

GIAPPONE: ABUSO' DI RAGAZZINE, SACERDOTE CONDANNATO A 20 ANNI

Per anni ha abusato di sette ragazzine dicendo loro che sarebbero andate all'inferno se gli avessero resistito. Un sacerdote cristiano di Kyoto e' stato condannato a 20 anni di carcere per le violenze, andate avanti dal marzo del 2001 fino al settembre del 2004. Gli abusi erano compiuti da Tamotsu Kin, oggi sessantaduenne, nella sacrestia della Chiesa Centrale del Santo Signore e le vittime avevano tutte tra i 12 e i 16 anni. Il tribunale ha inflitto il massimo della pena sottolineando che "le ragazzine non potevano rifiutarsi perche' per loro Kin rappresentava quanto di piu' vicino a Dio ci fosse sulla Terra.

Repubblica.it

poveriniiiiiiiiiiii :cry:

accusati anche di stupro :cry: :cry:


almeno in Giappone non li assolvono...

Ziosilvio
21-02-2006, 15:40
mi sembra che anche i primi cristiani abbiano accettato "supinamente" le persecuzioni dei Romani.
Gesù quando è venuto il momento si è lasciato insultare, sputare e schiaffeggiare, sebbene non avesse colpe.
Non vedo questo contrasto.
Appunto: quando e' venuto il momento.
E per noi, per essere sputati e schiaffeggiati, il momento non e' giunto.
Quando giungera', ci lasceremo sputare e schiaffeggiare.
Prima, no.
Allora dì pure che GP2 ha detto una cazzata quando si è scusato per il male commesso dai cristiani nel passato.
La stessa cosa dovrebbe farla ciascuno di noi, non per timore le colpe dei nostri avi ci perseguitino, ma come lezione ad evitare di ripetere gli errori del passato.
Papa Wojtila ha chiesto perdono per delle colpe che la Chiesa Cattolica ha.
Qui invece ci si chiede di accettare a capo chino ogni sorta di sopruso a motivo di colpe che non abbiamo.
Riesci a vedere la differenza?
questa se vuoi me la spieghi
I cristiani trattano gli altri come vorrebbero che gli altri trattassero loro?
In linea di massima, si'.

Gli altri trattano i cristiani non dico come i cristiani vorrebbero, ma almeno secondo le regole della convivenza civile?
No.
Essere cristiano nn significa relazionarsi in termini di torto o ragione (questo lo fanno già tutte le persone).
Secondo la tua logica, Gesu' non avrebbe dovuto polemizzare con i farisei.
Per fortuna, "X non significa Y" non significa "X significa non-Y".
Per me tu puoi avere tutte le ragioni di questo mondo, io seguo la Sua strada aggrappandomi la bastone della fede.
Ossia: le cose possono essere vere o no, tu farai in ogni caso quello che ti pare.
Per me va anche bene; ma non chiamarlo cristianesimo.
Se tu non vuoi dare il tuo perdono ai tuoi fratelli, liberissimo di farlo (esiste sempre il libero arbitrio), mica ti posso condannare.
Certo che puoi. Lo stai facendo adesso (anche se magari non te ne accorgi).
Nato Cattolico, sono Cristiano, dovresti averlo letto dalla mia sign.
Nato cattolico romano, sono cattolico romano e lo rimarro' finche' ne avro' la forza.
Ambisco ad un ritorno alla spiritualità dei primi cristiani
Ossia: butteresti al vento duemila anni di filosofia e teologia.
De gustibus.
"Chi non è contro di me, è con me"
No: "chi non e' contro di noi, e' per noi".

giannola
21-02-2006, 16:17
1. Appunto: quando e' venuto il momento.
E per noi, per essere sputati e schiaffeggiati, il momento non e' giunto.
Quando giungera', ci lasceremo sputare e schiaffeggiare.
Prima, no.

2. Papa Wojtila ha chiesto perdono per delle colpe che la Chiesa Cattolica ha.
Qui invece ci si chiede di accettare a capo chino ogni sorta di sopruso a motivo di colpe che non abbiamo.
Riesci a vedere la differenza?

3. I cristiani trattano gli altri come vorrebbero che gli altri trattassero loro?
In linea di massima, si'.

Gli altri trattano i cristiani non dico come i cristiani vorrebbero, ma almeno secondo le regole della convivenza civile?
No.

4. Secondo la tua logica, Gesu' non avrebbe dovuto polemizzare con i farisei.
Per fortuna, "X non significa Y" non significa "X significa non-Y".

Ossia: le cose possono essere vere o no, tu farai in ogni caso quello che ti pare.
Per me va anche bene; ma non chiamarlo cristianesimo.

5. Certo che puoi. Lo stai facendo adesso (anche se magari non te ne accorgi).

6. Nato cattolico romano, sono cattolico romano e lo rimarro' finche' ne avro' la forza.

7. Ossia: butteresti al vento duemila anni di filosofia e teologia.
De gustibus.

8. No: "chi non e' contro di noi, e' per noi".

1. E chi lo decide quando è venuto il momento, tu?
Per quanto mi riguarda potremmo essere entrati nel 3° segreto di fatima, dove si parla delle persecuzioni dei cristiani ad opera di soldati (la jihad ti dice qlcs).
Quindi questo sarebbe il momento in cui lo si voglia o no, tocca di porgere l'altra guancia.
Ma tu sei liberissimo di non farlo.

2. Gesù ha accettato i soprusi di colpe che non aveva, preferisco seguire lui e nn te.

3. A me non interessa se gli altri nn rispettano i cristiani, o non rispettano me, della mia anima devo rendere conto a Dio, non della loro.
Preferisco stare più attento alla mia trave che alla loro pagliuza.

4. Io faccio ciò che mi comanda il cuore (se comprendi quello che intendo), semplicemente da cristiano preferisco ragionare d'amore piuttosto che di logica.
Gesù era Gesù e come Rabbì poteva tranquillamete mettersi a discutere con i farisei perchè conosceva le scritture, ma ha anche cercato di fare capire che non è la conoscienza delle leggi che porta alla salvezza.
Ah... e non decidi tu come debbo chiamarlo

5. No, non posso e non lo sto facendo, non sono io che ho cominciato a rispondere ai post, e me ne accorgo benissimo quando giudico una persona.

6. per quanto mi riguarda puoi vivere e morire cattolico romano, non mi crea alcun problema.

7. No, butterei via l'artificiosità ritualistica creata dai cattolici.
Voglio vedere, ad esempio, a furia di farsi la comunione quanti affrontano quel momento con la dovuta partecipazione.
Con i riti tutto diventa meccanico e ripetitivo e la spiritualità va a farsi friggere.
Non è neanche tanto da andare a chiedere ai fedeli seduti cos'è la transustanziazione (che anche lì vedresti un sacco di gente fare spallucce), il problema è coglierne l'essenza e parteciparvi con adeguata intensità.
Cosa da cui metteva in guardi pure Paolo nelle sue lettere.

8. Ma io l'avevo già capito che tu sei uno che vuole avere ragione sui dettagli, il problema è l'essenza.....

Ziosilvio
21-02-2006, 16:55
E chi lo decide quando è venuto il momento, tu?
E chi dovrebbe deciderlo? Tu?
Io faccio ciò che mi comanda il cuore (se comprendi quello che intendo), semplicemente da cristiano preferisco ragionare d'amore piuttosto che di logica.
Sapevi che, ai tempi di Gesu', il cuore era ritenuto la sede del pensiero?
Ah... e non decidi tu come debbo chiamarlo
Come vuoi.
Permettimi, pero', di stabilire come devo chiamarlo io.
non sono io che ho cominciato a rispondere ai post
Chissa' se Ewigen e ivanao sono dello stesso parere.

Questo, ovviamente, al di la' del fatto che intervenire in una discussione e' una cosa normale.
Voglio vedere, ad esempio, a furia di farsi la comunione quanti affrontano quel momento con la dovuta partecipazione.
Non parlavi, poco fa, di cercare la trave nel tuo occhio?
Con i riti tutto diventa meccanico e ripetitivo e la spiritualità va a farsi friggere.
Questa affermazione e' semplicemente falsa.
I riti ci sono perche' c'e' una spiritualita' dietro, ed e' stata quella spiritualita' --- che tu, sia ben chiaro, puoi non capire, o non condividere, o anche solo non trovare di tuo gusto, perche' no --- a condurre all'elaborazione di quei riti.
Ma io l'avevo già capito che tu sei uno che vuole avere ragione sui dettagli, il problema è l'essenza
Li' si parla della differenza tra un "aiuto", chiamiamolo cosi', volontario ("con"), e uno involontario ("per").
Se a te sembra un dettaglio...

giannola
21-02-2006, 18:17
1.E chi dovrebbe deciderlo? Tu?

2. Sapevi che, ai tempi di Gesu', il cuore era ritenuto la sede del pensiero?

Come vuoi.
3. Permettimi, pero', di stabilire come devo chiamarlo io.

4. Chissa' se Ewigen e ivanao sono dello stesso parere.

Questo, ovviamente, al di la' del fatto che intervenire in una discussione e' una cosa normale.

5. Non parlavi, poco fa, di cercare la trave nel tuo occhio?

6. Questa affermazione e' semplicemente falsa.
I riti ci sono perche' c'e' una spiritualita' dietro, ed e' stata quella spiritualita' --- che tu, sia ben chiaro, puoi non capire, o non condividere, o anche solo non trovare di tuo gusto, perche' no --- a condurre all'elaborazione di quei riti.

7. Li' si parla della differenza tra un "aiuto", chiamiamolo cosi', volontario ("con"), e uno involontario ("per").
Se a te sembra un dettaglio...

1. Cerchi di spostare il discorso :mc:

2. Idem :mc:

3. nessuno te l'ha mai impedito

4. non mi interesso del loro parere su una cosa che riguarda solo me, soprattutto perchè Ewigen mostra un'innata indifferenza nei miei confronti.
Tu puoi intervenire quanto vuoi .

5. mi sa che hai un innato senso del fraintendimento (oppure è voluto nella vana speranza di farmi perdere le staffe e farmi dire qualcosa di sbagliato :D ), in ogni caso confondi il giudizio con osservazione.
La trave la ho qui con me se vuoi te la presto :D

6. vacci piano con le generalizzazioni, devi dimostrare ciò che dici.
Hai negato che è falsa ? Dimostralo, altrimenti è l'ennesimo :mc:
I riti ci sono per uniformare una celebrazione che attraverso persone in malafede rischiava di degenerare, di trasformarsi in altro.
Questa universalizzazione però ha fatto perdere qualcosa: si chiama spontaneità.

7. Se a me sembra un dettaglio...?
Continua, vai avanti, spiega che sono tutt' orecchi, non dici che questa è una discussione, non lasciare le frasi a metà.

Ziosilvio
21-02-2006, 20:08
Cerchi di spostare il discorso
Cerco di farti osservare che io e te siamo ugualmente qualificati o non qualificati a capire quando è il momento di chinare la testa, e quando di tenerla alta.
E che dire "io ragiono con il cuore e non con la testa" è una contraddizione in termini, perché anche i sentimenti buoni vengono dalla testa.
non mi interesso del loro parere su una cosa che riguarda solo me
Nel momento in cui tiri in ballo l'opportunità di rispondere a un messaggio in un forum, la cosa riguarda tutti gli utenti del forum.
confondi il giudizio con osservazione
Possibile, ma in presenza di un'affermazione assolutistica, diventa difficile capire dove finisce l'osservazione e comincia il giudizio.
Non dico che non devi essere duro nell'esprimerti: dico che non devi sorprenderti quando tu sei duro e chi ascolta (o legge) capisce fischi per fiaschi.
vacci piano con le generalizzazioni, devi dimostrare ciò che dici.
Vale solo per me?
Non per altro, ma anche la tua affermazione precedente è categorica e non provata.
I riti ci sono per uniformare una celebrazione che attraverso persone in malafede rischiava di degenerare, di trasformarsi in altro.
Perché parli di malafede?
Questa universalizzazione però ha fatto perdere qualcosa: si chiama spontaneità.
Tu sei convinto che la spontaneità sia sempre una cosa buona?

Io no.
Dopo tutto, anche Calderoli è stato spontaneo...
Se a me sembra un dettaglio...?
Continua, vai avanti, spiega che sono tutt' orecchi, non dici che questa è una discussione, non lasciare le frasi a metà.
Figure retoriche queste sconosciute, eh?

Il senso della frase era che l'uso del "per" al posto del "con" non è un dettaglio.
Il motivo era spiegato subito prima.

Ewigen
22-02-2006, 11:38
TURCHIA
Il vicario apostolico per l’Anatolia denuncia la tensione crescente e le accuse infondate a carico dei cristiani. Aumenta l’influenza del nazionalismo e del fondamentalismo musulmano

«In Turchia un clima sempre più ostile»

Campagne di stampa denigratorie e un film che incendia l'opinione pubblica. «Ci incolpano di proselitismo e di attentare all'identità turca e islamica Ma siamo trentamila su 70 milioni»
Di Giorgio Paolucci

«Inutile nasconderlo: la situazione per i cristiani in Turchia si fa sempre più difficile e la paura cresce. Stamattina, ad esempio, sono arrivate nuove minacce telefoniche a Pierre Brunissen, il parroco della chiesa di Samsun dove nei giorni scorsi un gruppo di giovani era entrato urlando slogan minacciosi e strappando alcuni cartelli. Dopo l'omicidio di don Santoro chiese, sacerdoti e religiosi vengono tenuti sotto stretta sorveglianza dalla polizia». Anche a monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico per l'Anatolia, è stata assegnata la scorta, che lo abbandona solo quando va a dormire nella sua casa di Iskenderun. Il vescovo, in Italia per pochi giorni, domani verrà ricevuto in Vaticano da Benedetto XVI, al quale documenterà il clima sempre più ostile in cui la comunità cattolica è costretta a vivere.
Quali sono i segni di questa ostilità?
Cominciamo dalla stampa: ogni settimana c'è qualche giornale che presenta qualcosa di negativo sui cristiani. È stata orchestrata una vera e propria campagna diffamatoria in cui veniamo accusati di fare opera di proselitismo e di attentare all'identità di una terra che deve restare «turca e musulmana». È un'accusa che si salda con gli attacchi di circoli nazionalisti e di gruppi islamici radicali, ma è totalmente infondata. Semmai, si può dire che la presenza cristiana si sta riducendo. I cattolici dei diversi riti sono circa 30mila su 70 milioni di abitanti. Veda lei.
Anche don Santoro è stato coinvolto in queste accuse. Si parla di denaro offerto ai musulmani che si convertono.
Lo conoscevo bene, escludo una simile ipotesi. Se l'avesse fatto, non avrebbe avuto «solo» i tre-quattro catecumeni che frequentavano la sua chiesa a Trebisonda. La verità è che il proselitismo è un alibi a cui si sta facendo ricorso per rinfocolare una polemica che è insieme anticristiana e antioccidentale.
E voi come reagite?
Ho dato incarico a un avvocato di querelare i giornali che rilanciano ques te accuse prive di fondamento, e abbiamo già ottenuto la pubblicazione di alcune rettifiche. Ma lei capisce, la smentita arriva quando il fuoco già divampa. Metta nel conto anche interventi devastanti, come la recente dichiarazione della moglie dell'ex premier Ecevit in televisione...
Cosa ha detto?
Ha detto che «la religione islamica sta scivolando dalle nostre mani e sono molti i musulmani che si convertono al cristianesimo». Aggiunga a questo le parole infuocate di Hasan Kundakei, un generale attualmente in pensione: pochi giorni fa ha denunciato che la Turchia è diventata un Paese «dove i missionari possono agire indisturbati, replicando quanto fecero gli armeni contro gli ottomani durante la prima guerra mondiale». Come si può vivere tranquilli quando persone così autorevoli parlano in questa maniera? E poi c'è quel film che sta facendo clamore...
Quale film?
S'intitola «La valle dei lupi-Iraq», è stato molto pubblicizzato e sta riscuotendo grande successo nelle sale. Contiene accostamenti tendenziosi tra le violenze perpetrate dai soldati americani sulla popolazione irachena e i simboli cristiani. Se ne ricava un'equazione incendiaria: Occidente cristiano uguale violenza contro i musulmani.
In queste condizioni il processo di avvicinamento della Turchia alla Ue si fermerà?
È proprio quello a cui stanno puntando nazionalisti e fondamentalisti: destabilizzare il Paese per dimostrare che «non può» entrare in Europa, facendo fallire i tentativi del premier Erdogan.
E il governo cosa fa?
Sono convinto che Erdogan stia cercando di rispettare gli impegni presi per arrivare all'ingresso nella Ue. Non solo quelli di tipo economico, anche quelli legati alla democrazia e alla libertà religiosa. Ma in Turchia è come se ci fossero due Stati: uno ufficiale e uno parallelo, costituito da un incrocio tra apparati burocratici, nazionalismo e radicalismo islamico, che se il Paese diventasse membro dell'Unione Europea perder ebbero il potere reale che hanno ora. Quello che è certo è che non si può vivere insieme se non si rispettano i principi fondamentali della democrazia e del pluralismo. E noi cristiani vogliamo vivere insieme ai musulmani.
Al di là degli schieramenti organizzati, che aria si respira nella società turca?
Non si può generalizzare. Nelle grandi città (Smirne, Istanbul, Mersin) operano minoranze esagitate che cercano di avvelenare il clima. Buona parte della popolazione non condivide questi atteggiamenti, ma neppure si muove per arginarli. I militanti scaldano le piazze, i benpensanti stanno a guardare. Poi ci sono centri al Nord come Samsun e Trebisonda dove il fondamentalismo ha più seguito tra la gente e condiziona i giornali, e la presenza cristiana è ridotta al lumicino. Al Sud, dove vivo io, i cattolici hanno mantenuto una certa consistenza e non ci sono grandi problemi, almeno rispetto a quello che accade altrove: qualche vetro in frantumi, campanelli rotti...
Quando riaprirà la chiesa di Trebisonda, chiusa per motivi di sicurezza dopo la morte di don Santoro?
La prossima settimana, mentre il 5 marzo verrà celebrata una messa in sua memoria. Stiamo cercando chi prenderà il suo posto, per continuare la sua piccola-grande opera di testimonianza.


«Vogliono costruire qui un piccolo Vaticano»

«Nel nostro Paese sono aumentate le violenze. Non più solo per questioni private, ma per motivi ideologici e per il fondamentalismo religioso. L'omicidio del sacerdote italiano è un esempio esplicito di questa tendenza. Che non è da limitare a Trebisonda, perché episodi simili avvengono ormai in tutta la Turchia, anche se non finiscono con il morto». È l'allarme che si leva dalle colonne del quotidiano Radikal Gazetesi, dove Altan Oymen esprime preoccupazione per il riemergere di due correnti non certo nuove: quella dell'integralismo islamico e del nazionalismo. Due filoni culturali distinti, ma che si stanno congiungendo in un abbraccio molto pericoloso, grazie anche all'appoggio sempre più esplicito dei media locali: «A causa di alcuni quotidiani si è diffuso un clima tale per cui se venisse provato che don Santoro svolgeva un lavoro missionario, il suo assassinio sarebbe da giustificare… o comunque sarebbe da leggere come la risposta a una pesante provocazione».
Oymen denuncia anche il ritorno nell'informazione di slogan di contenuto surreale, come «vogliono costruire a Istanbul un piccolo Vaticano, vogliono far risorgere Bisanzio…». La realtà parla un altro linguaggio: i cattolici sono 30mila in una popolazione di 70 milioni. La conclusione dell'articolo suona ovvia per noi, molto meno evidentemente per i lettori turchi: «Non c'è alcun motivo etico o razionale per vedere gli appartenenti ad altre religioni come un pericolo. Il pericolo sta nella possibilità che questo clima di sospetto raggiunga dimensioni incontrollate e alimenti l'odio».


l'inchiesta

L'assassino di don Andrea Santoro, il giovane Ouzhan Akdil, ha confessato di avere sparato al sacerdote romano il 5 febbraio scorso nella chiesa di Trebisonda. Ma sui mandanti e sulle motivazioni del gesto le indagini sono ancora in alto mare. Tra le ipotesi finora emerse, quella di una «punizione» contro il sacerdote accusato di fare opera di proselitismo, cosa che è stata ampiamente smentita da vari testimoni ma continua a essere rilanciata da alcuni organi di stampa. Un'opera di disinformazione che sarebbe pilotata da ambienti legati sia all'estremismo nazionalista sia al fondamentalismo di matrice islamica, e alla quale monsignor Padovese, nella sua qualità di vicario apostolico per l'Anatolia, ha reagito dando incarico a un legale di querelare i media che hanno riportato queste voci. Dopo il delitto il governatore di Trebisonda aveva dichiarato che il sacerdote era stato oggetto di minacce.[Avvenire]




NIGERIA

Cordoglio del Papa per le vittime degli scontri in Nigeria

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 21 febbraio 2006 (ZENIT.org).- In seguito alle “tragiche conseguenze” degli scontri in Nigeria, che hanno provocato varie vittime nella comunità cristiana, tra le quali un sacerdote, Benedetto XVI ha inviato un telegramma alle autorità ecclesiastiche e civili del Paese.
Nel messaggio, trasmesso tramite il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato vaticano, il Papa si dice “addolorato per aver appreso delle tragiche conseguenze delle recenti proteste violente nel nord della Nigeria”.
Benedetto XVI “assicura a tutte le vittime la sua vicinanza nella preghiera e raccomanda il defunto padre Michael Gajere e tutti i morti alla misericordia amorevole dell’Onnipotente”, prosegue il telegramma.
Sulle famiglie in lutto, “il Santo Padre invoca le benedizioni divine della forza e della consolazione”, così come prega “per tutti coloro che sono coinvolti nel fornire sicurezza, incoraggiandoli nei loro sforzi per assicurare la pace e promuovere il dominio della legge a cui aspira tutta la gente di buona volontà”.
Gli scontri nigeriani sono stati visti da più parti come un nuovo capitolo delle proteste contro le vignette su Maometto pubblicate da alcuni giornali occidentali, che hanno scatenato violente reazioni in vari Stati musulmani.
Di diverso avviso è il nunzio apostolico in Nigeria, monsignor Renzo Fratini, che ha affermato all’agenzia “Fides” che “la protesta per le vignette è solo un pretesto”.
“Non vi è un odio specifico contro i cattolici in Nigeria”, ha osservato.
“Vi sono, è vero, da diverso tempo tensioni tra musulmani e cristiani, quindi non solo cattolici, ma si tratta di un fenomeno che ha poco a che vedere con la religione, perché vi sono strumentalizzazioni politiche che mirano a sfruttare le divisioni della società nigeriana per i propri scopi”, ha aggiunto, smentendo quanti sostengono che i cattolici siano stati presi di mira dai musulmani.
Anche se “visto dall’Europa è facile pensare che vi sia un unico contesto che possa spiegare le violenze in Nigeria come quelle che accadono in altri Paesi”, secondo il nunzio “bisogna tenere conto invece del contesto specifico della Nigeria”.
“In effetti, le dimostrazioni, degenerate nella violenza dei giorni scorsi, erano state indette non solo per protestare contro le vignette ma anche in opposizione ad un emendamento alla Costituzione che permetterebbe al presidente Olusegun Obasanjo di puntare ad un terzo mandato nel 2007”, ha rivelato.
“Dall’altra parte – ha confessato – quello che accade negli altri Paesi ha certamente un riflesso in Nigeria contribuendo ad alimentare la tensione nel Paese”.
Dopo le violenze a Maiduguri, altri scontri hanno avuto luogo a Bauchi. Secondo fonti della stampa locale, i disordini sarebbero scoppiati dopo che si era diffusa la notizia che un insegnante di un liceo locale aveva confiscato un documento islamico ad una studentessa che lo stava leggendo in classe.
La diocesi di Bauchi aveva organizzato un ritiro spirituale che doveva essere guidato dall’Arcivescovo di Jos, monsignor Ignatius Ayau Kaigama. In seguito alle violenze, il ritiro è stato annullato.



Sacerdote nigeriano prima di morire, ha salvato la vita dei chierichetti

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 21 febbraio 2006 (ZENIT).- Le manifestazioni violente sono costate la vita ad un altro sacerdote, padre Michael Gajere, nigeriano.
“È la nuova vittima del clima di violenza e di intolleranza che pare diffondersi nel mondo”, “dopo don Andrea Santoro, ucciso in Trabzon, in Turchia, lo scorso 5 febbraio”, riporta sulla prima pagina dell’edizione italiana di questo martedì “L'Osservatore Romano”.
“Ha reso testimonianza al Vangelo con il supremo dono della vita”, riconosce il quotidiano della Santa Sede ricordando questo omicidio, avvenuto il 18 febbraio.
Padre Gajere si trovava da appena un mese a Bulunkutu, un quartiere della città nigeriana di Maiduguri nel quale sorge la parrocchia di Santa Rita.
“Il sacerdote è stato brutalmente assassinato da un gruppo di uomini armati, ma non prima di aver messo eroicamente in salvo i chierichetti presenti nella parrocchia”, spiega il giornale.
Gli aggressori, che oltre al sacerdote hanno ucciso una quindicina di persone, prima di colpire chiedevano alle loro vittime di parlare in dialetto locale, avvisando che sarebbero stati considerati “colonizzatori” se non ne fossero stati capaci.
“Negozi ed edifici pubblici sono stati presi d'assalto e devastati, diverse chiese sono state date alle fiamme, alcuni fedeli sarebbero stati uccisi mentre stavano pregando, altri cristiani sarebbero stati linciati per la strada”, scrive L'Osservatore Romano”.
“Le efferate violenze accadute in Nigeria sono state favorite da un contesto sociale in cui motivazioni politiche locali – in particolare la tensione tra le popolazioni prevalentemente islamiche del Nord del Paese ed il Presidente della Repubblica Federale, originario del Sud e cattolico – si sono mescolate a diffuse reazione emotive di carattere religioso, in connessione con la vicenda delle vignette offensive per l'Islam”, conclude il quotidiano.



PAKISTAN
“Immediata e risoluta” la risposta del Governo dopo gli attacchi contro i cristiani

Dichiara l’Arcivescovo di Lahore

LAHORE, martedì, 21 febbraio 2006 (ZENIT.org).- La risposta del Governo del Pakistan in seguito agli atti di violenza provocati dalle manifestazioni di protesta contro le vignette satiriche su Maometto è stata “immediata e risoluta”, ha affermato l’Arcivescovo di Lahore.

“In questi momenti di tensione esacerbata, abbiamo bisogno di tutto l’appoggio che il Governo ci può dare”, ha dichiatato monsignor Lawrence Saldanha, dopo che una folla inferocita di musulmani ha incendiato due chiese e saccheggiato alcune scuole cristiane a Sukkur, una località situata a circa 450 chilometri a nord di Karachi, la principale città costiera del Pakistan.

Un comunicato recapitato alla redazione di ZENIT dall’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS) afferma che almeno due persone sono rimaste ferite negli attacchi verificatisi questa domenica 19 febbraio, quando circa 2.500 persone hanno preso d’assalto la località di Sukkur, incendiando la chiesa cattolica di Santa Maria e la chiesa protestante di San Salvatore, provocando gravi danni anche alle scuole annesse a queste due chiese.

La polizia è quindi intervenuta tempestivamente ed ha disperso gli assalitori con gas lacrimogeni.

Dopo aver sottolineato la crescente pressione vissuta dai cristiani in Pakistan a causa della furia esplosa fra i musulmani in seguito alla pubblicazione delle vignette nei periodici occidentali, l’Arcivescovo Saldanha ha quindi elogiato il Governo così come altri leader politici per il modo in cui hanno condannato gli attacchi.

Secondo quanto riferito da alcune fonti locali, gli incidenti sono stati causati da un presunto caso di blasfemia denunciato da un ragazzo a danno di un cristiano. L’Arcivescovo Saldhana ha dichiarato a tal proposito: “Che [il ragazzo] è stato altamente irresponsabile, perché era chiaro che questo atto avrebbe avuto una forte ripercussione”.

Alcune opre dopo gli attacchi, Ishratul, governatore della provincia di Sind, a cui appartiene Sukkur, ha annunciato di voler predisporre una serie di misure di sicurezza destinate a proteggere i cristiani, oltre a voler assumere l’impegno di provvedere alla riparazione delle chiese incendiate.

Il partito politico Muttahida Qaumi Movement (MQM), che a Sind rappresenta i musulmani di origine indù, ha denunciato immediatamente l’accaduto, mentre il suo massimo rappresentante Altaf Hussai ha assicurato che questi fatti hanno una matrice politica e non hanno alcuna relazione con l’Islam.

Come Presidente della Commissione di Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Pakistana, l’Arcivescovo Saldanha ha inoltre affermato: “Applaudo di tutto cuore le parole del governatore e del rappresentante del MQM”

.

INDIA
22 Febbraio 2006
Nazionalisti indù: conversioni al cristianesimo, "un'offesa" e "terrorismo" culturale
di Nirmala Carvalho

I movimenti nazionalisti indù chiedono una nuova e più severa legislazione per “fermare le conversioni al cristianesimo”. Teologo verbita: “Solo una mossa politica. Usano con gioia i servizi medici e le scuole dei missionari ma si sentono quasi obbligati ad attaccarli”.

Guwahati (AsiaNews) – E’ “solo un’altra mossa politica” la proposta fatta dal Bharatiya Janata Party - Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista - che ha chiesto “con urgenza” al governo centrale indiano una legge “per impedire le conversioni al cristianesimo”.
Padre Augustine Kanjamala, teologo verbita ed insegnante di Sociologia della religione, spiega così ad AsiaNews l’ultimo attacco lanciato dai nazionalisti indù, che “periodicamente si sentono costretti ad attaccare il cristianesimo, il loro miglior nemico”. “E’ una politicizzazione della religione – aggiunge - ed è la strada con cui il Bjp spera di trasformare i sentimenti di nazionalismo indù che ancora vivono nei cittadini indiani in voti”.
La richiesta al governo è stata formulata da Rajnath Singh, presidente del Partito, durante una manifestazione che si è svolta domenica scorsa nella capitale dello stato orientale dell’Assam. “Vi è una minaccia in questa nazione – ha detto durante il suo discorso – e proviene dai missionari cristiani che, con la scusa dello sviluppo e delle attività sociali, convertono alla loro religione soprattutto i poveri delle aree tribali”.
Singh, presente alla manifestazione per inaugurare la campagna elettorale del Bjp in vista delle elezioni politiche di aprile, sostiene che le “conversioni al cristianesimo su larga scala minacciano l’essenza socio-religiosa dell’India”. “Abbiamo avvertito – ha aggiunto - tutti gli stati governati dal nostro Partito: non devono permettere alcun tipo di conversione al cristianesimo”.
“E’ illogico – commenta p. Kanjamala - perchè tutti loro approfittano con gioia delle strutture sociali, mediche ed educative, dei missionari: arrivati a questo punto, però, si sentono obbligati a difendere la loro identità”.
Lo stesso appello è stato lanciato dai vertici del Viswa Hindu Parishad – Vhp, formazione paramilitare giovanile di nazionalisti indù - che hanno chiesto una “legislazione chiara” sull’argomento, che definisca ogni “passaggio” religioso “un’offesa” e come tale punita. L’appello è stato rivolto al governo durante un pellegrinaggio di due giorni a Puri, santuario indù nello stato orientale dell’Orissa. Il Vhp chiede “a tutti i partiti di unirsi, senza distinzione politica” per portare avanti questa battaglia “in nome dell’unità, integrità e sicurezza dell’India”.
Sempre nel corso del pellegrinaggio, i nazionalisti indù hanno chiesto di “fermare il flusso di denaro straniero che entra nella nazione tramite le organizzazioni cristiane” perché “usato per convertire al cristianesimo e per portare avanti attività terroristiche sul suolo indiano”.
Alla fine del convegno religioso, il Vhp ha preparato un documento in tale senso che minaccia il governo: “Se non ascoltate le nostra richieste – scrivono i leader – nasceranno disordini in tutta la nazione”. Secondo il testo, la prima mossa che Delhi deve approvare è “l’immediata deportazione degli oltre tre mila missionari cristiani entrati nel Paese come turisti o uomini d’affari”.
“La conversione religiosa o politica ottenuta con la forza o con la frode – dice ad AsiaNews John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union - è illegale in India ed in molte altre nazioni, e questo è giusto. La conversione per libera scelta o desiderio è invece un diritto fondamentale protetto dalla Costituzione, oltre ad essere un principio cardine delle Nazioni Unite perché parte della libertà di professare, praticare e propagare la fede personale”.
“La libertà di conversione – sottolinea - è anche una componente intrinseca della storia e della tradizione culturale dell’India, come dimostra la diffusione del buddismo indiano in Afghanistan, Indonesia, Sri Lanka e Mongolia. Chiedere la fine della libertà religiosa significa negare l’essenza costituzionale del Paese e tradirne l’essenza democratica, pluralista e repubblicana. E’ un atto fascista”.

giannola
22-02-2006, 12:53
1. Cerco di farti osservare che io e te siamo ugualmente qualificati o non qualificati a capire quando è il momento di chinare la testa, e quando di tenerla alta.

2. E che dire "io ragiono con il cuore e non con la testa" è una contraddizione in termini, perché anche i sentimenti buoni vengono dalla testa.

3. Nel momento in cui tiri in ballo l'opportunità di rispondere a un messaggio in un forum, la cosa riguarda tutti gli utenti del forum.

4.Possibile, ma in presenza di un'affermazione assolutistica, diventa difficile capire dove finisce l'osservazione e comincia il giudizio.
Non dico che non devi essere duro nell'esprimerti: dico che non devi sorprenderti quando tu sei duro e chi ascolta (o legge) capisce fischi per fiaschi.

5.Vale solo per me?
Non per altro, ma anche la tua affermazione precedente è categorica e non provata.

6.Perché parli di malafede?

7.Tu sei convinto che la spontaneità sia sempre una cosa buona?

Io no.
Dopo tutto, anche Calderoli è stato spontaneo...


8.Il senso della frase era che l'uso del "per" al posto del "con" non è un dettaglio.
Il motivo era spiegato subito prima.

1. Io non mi sento di essere qualificato, preferisco apparire "fesso" e, come l'invitato, mettermi a sedere nell'ultimo posto anzichè a capotavola.

2. Ovviamente l'esclusione dell'uno o dell'altra rende incompleto il cammino di fede, il mio era solo un invito a non fare affidamento sulla logica o sulla dialettica, poichè la fede non dipende necessariamente da essi.
Ovvero, per esempio, tu puoi battere dialetticamente sul suo terreno un cristiano pur essendo ateo (perchè magari non conosce la legge alla perfezione) e nonostante tutto tu non intacchi la sua fede.

3. certo ma l'argomento riguardava altro.

4. Per quanto mi riguarda conosco tante persone che non solo non hanno idea su cosa si la trans...eccetera, ma non hanno idea di quello che fanno andando i chiesa a comunicarsi, a confessarsi, a dare il segno della pace.
Una mia amica ha battezzato il figlio, quando le ho domandato se aveva capito cosa le avesse domandato il prete a cui lei aveva risposto si, lei mi è cascata dalle nuvole.
Ho visto altre persone che so che si odiano, darsi la mano, uscire dopo la messa e continuare a sparlarsi.
Io nn mai detto che sono tutti incosapevoli, ma buona parte delle persone effettivamente segue con una partecipazione prossima allo zero.
Ti ho anche invitato a guardarti in giro, per farti rendere conto che più spesso la gente va in chiesa per farsi "vedere" che non per avvicinarsi a Dio.
Ovviamente ci sono quelli che cercano Dio e non si lasciano distrarre ma sono pochi, come è vero quanto ha profetizzato Gesù riguardo alla porta stretta.
Per inciso non sono contento se la gente va in chiesa e se ne frega di Dio, ma sono liberi di farlo.

5. Vale per tutti, e come sopra ribadisco che dire molti non è uguale a dire tutti, quindi io nn ho generalizzato.

6. perchè c'era la possibilità che ognuno si facesse il culto che più gli aggradava, come effettivamente capitò con le eresie.

7. si e Calderoli non lo considero un cristiano, se lo fosse non provocherebbe.

8. Io questa differenza "sostanziale" non gliela vedo (al massimo formale), sono sicuro che potremmo discutere per un intero 3d su questo "per" e "con" restando ognuno delle nostre idee.
Ma come detto in alto non è coi dettagli e con la propria verbosità che si mette in risalto la propria fede.

Lorekon
22-02-2006, 20:04
Nigeria, vendetta dei cristiani
uccisi 20 musulmani nel sud

Nigeria, vendetta dei cristiani uccisi 20 musulmani nel sud
Violenza a Onitsha

Onitsha (Nigeria) - In Nigeria esplode la vendetta dei cristiani contro i musulmani. Almeno venti persone sono stati uccise nel sud-est del Paese, sulla scia degli scontri avvenuti a nord, e costati la vita a decine di cristiani. A Onitsha, capitale dello Stato cristiano di Anambra, la violenza era cominciata ieri all'arrivo degli autobus che trasportavano le salme dei cristiani. Migliaia di giovani sono scesi nelle strade con in mano bastoni e machete. Il bilancio di cinque giorni di violenze di marca religiosa è a questo punto di almeno 66 morti, centinaia di ferite e migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie case, in maggioranza per cercare riparo in caserme e commissariati di polizia.

I cadaveri di alcune delle vittime di Onitsha sono carbonizzati, altri senza vestiti, altri ancora orribilmente mutilati.

A Bauchi, nel nord-est, almeno 18 persone sono state uccise e 3.000 sono rimaste senza casa in due giorni di scontri scatenati dalle voci di una profanazione del Corano. I disordini innescati dalle proteste contro le vignette che raffiguaravano Maometto hanno provocato almeno 21 morti a Miaduguri, nella regione nord-orientale del Paese. Altre vittime si sono registrate in altre aree.

I 140 milioni di abitanti della Nigeria sono suddivisi pressoché equamente tra musulmani, al nord, e cristiani, al sud, anche se minoranze etniche e religiose vivono in entrambe le regioni.
(22 febbraio 2006)

repubblica.it



poveriniiiiiii addirittura accusati di strageeeeeeeeeee:cry: :cry: :cry:
questi infedeli sono veramente dei cattivoniiiiiii :(

Ewigen
22-02-2006, 20:39
Se vi va di polemizzare con i soliti discorsetti uaar-style almeno fatelo su uno dei tanti vostri ad aperti,grazie.

Visto che voglio essere buono vi do pure i link recenti:

http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1139901
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1141682

"buona" vostra prosecuzione da quelle parti


Tornando IT

Gaza - L'incerto futuro dei cristiani
PALESTINA
[21/02/06]
Gaza (MNN) - In seguito alle sommosse a Gaza e nel Medio Oriente causate dalle elezioni palestinesi, sono aumentate le minacce e le persecuzioni ai Cristiani.

Todd Nettleton, della Voce dei Martiri, dice delle recenti pressioni contro la Società Biblica Palestinese: " Penso che probabilmente sono militanti Islamici che stanno facendo un altro passo per eliminare il Vangelo dal loro paese, dalla loro terra. Speriamo che questo non accada. Sappiamo che la Parola di Dio è un mezzo potente per raggiungere le anime e cambiarle. Cosi' preghiamo che la Società Biblica Palestinese possa continuare a lavorare a Gaza, distribuendo la Parola di Dio".
Nettleton dice che i credenti ora hanno una opportunità di far vedere Cristo a quelli che li perseguitano. "Penso che in questo momento possono mostrare realmente l'amore di DIo a quelle persone e forse raggiungerle con il Vangelo. Cosi', vedete, Dio dalle minacce e dalla persecuzione può far nascere qualcosa di buono. Penso che dobbiamo pregare che questo accada sia per il bene di quelli che lavorano per la Società Biblica Palestinese, ma ancor di più per il popolo Palestinese."
I militanti hanno fatto esplodere una bomba quando hanno mandato un messaggio minaccioso alla Società Biblica Palestinese e Nettledon dice " Penso vogliono farci capire che non si tratta solo di una lettera, ma che sono pronti all'azione. Questo accresce la paura, l'intimidazione, la minaccia. Penso sia anche un messaggio per le persone che abitano nel palazzo e che non appartengono alla Società Biblica, "è meglio che mandiate via queste persone altrimenti le vostre vite e le vostre case saranno in pericolo."
La situazione è seria e Nettleton chiede di pregare per i credenti nella regione, che rimangano forti in mezzo alle difficoltà.

Ewigen
22-02-2006, 21:02
«Sfida al nichilismo»
Carrón: non orfani di Giussani Niente meno di Dio basta all’uomo
Da Milano Marina Corradi

Un anno dopo la morte di don Giussani. «È stato padre di molti», aveva detto l'allora cardinale Ratzinger nell'omelia dei funerali in Duomo, celebrati insieme all'arcivescovo Tettamanzi. Ma: «Non ci siamo sentiti orfani», scrive in una lettera alla Fraternità di Comunione e Liberazione don Julián Carrón, successore di Giussani alla guida del Movimento. Ripensi a quanta gente gremiva il Duomo quel giorno di un anno fa, e quanto commossa. Eppure, quell'affermazione quasi fiera: non siamo orfani, «un'eredità presente continua a sfidarci».
Oltre la morte - che spesso invece lascia solo meste commemorazioni. Dov'è per voi ora, don Carrón, la presenza di Giussani?
Lo stesso Ratzinger in quell'omelia aveva detto che Giussani non ha legato le persone a sé, ma a Cristo, e così ha legato i cuori. È questa presenza di Cristo che noi vediamo all'opera tra di noi in quest'anno, in un modo che ci stupisce: per la nostra unità, per l'intensità della vita fra noi, per ciò che continua a accadere. L'eredità di Giussani è viva, la sua presenza permane.
Lei si è detto grato a Giussani di averla resa consapevole di tutta la profondità del desiderio dell'uomo. È l'ampiezza di questo desiderio, ciò che dell'insegnamento di Giussani continua a attrarre i giovani?
Sì, perché i ragazzi hanno ancora vivo tutto il desiderio nel cuore. Questo richiede che si sia all'altezza di tale desiderio. È difficile, ormai, incontrare un adulto che a 40 anni non sia scettico. I ragazzi stanno a guardare, e quando vedono che una dopo l'altra tutte le loro aspettative di felicità non hanno compimento pensano che, forse, non c'è una risposta, e si rassegnano. Trovare una persona che vuole vivere con intensità per tutta la vita non lascia indifferente chi abbia a cuore la propria felicità: Giussani è stato questo.
Riprendendo un tema a lui caro, lei ha scritto recentemente che viviamo in una cultura che ha dimenticato il Mistero, e ha ridotto la realtà alla sua apparenza. In un nichilismo senza inquietudine. Come è possibile reagire ?
Solo qualcosa di reale e presente, in grado di trascinare il cuore, può sfidare il nichilismo. La gente è sempre più apatica, perché mancano proposte che affascinino l'Io. Ma è solo quando il Mistero rivela il suo volto che l'uomo trova la chiarezza e l'energia per aderire. Abbiamo bisogno del Mistero presente, di una presenza viva di cui innamorarci. Ci vuole un'attrazione carnale, come quella del bambino per la madre. Niente di meno basta all'uomo.
E come è possibile innamorarsi di Cristo in questo modo?
Ci occorre la presenza di un altro uomo. Occorre che il Mistero sia diventato carne. Questo è il cristianesimo, come ha detto Benedetto XVI nella Deus caritas est: i concetti che erano astratti, in Cristo si sono fatti carne e sangue. Questo realismo inaudito, questo coinvolgimento con il Mistero è la sola possibilità di essere salvati. Nessuna riduzione del cristianesimo a spiritualismo o etica è in grado di ridestare gli uomini. Giussani ha ripetuto mille volte una frase di Giovanni Paolo II: «Noi crediamo in Cristo morto e risorto, presente qui e ora». Il "qui e ora" è la contemporaneità a ogni uomo. E, come afferma la Veritatis splendor, la contemporaneità di Cristo all'uomo si chiama Chiesa. Il suo Corpo è segno tangibile e storico, che porta nel grembo il Mistero.
Eppure, anche fra noi cristiani c'è spesso malinconia e quasi senso di sconfitta, come se la pienezza promessa sfuggisse sempre.
Proprio per questo ci occorrono degli uomini che testimonino questa pienezza per tutta la vita. Ci occorrono dei testimoni. Giovanni Paolo II lo è stato, Giussani fino alla fine ci ha mostrato che una pienezza di vita è possibile. Il cristianesimo è in grado di abbracciare tutto l'umano e portarlo a compimento, senza alcuna riduzione.
Non è il senso, quest'ultimo, della Deus caritas est?
Infatti: nell'enciclica il Papa dimostra come l'esperienza cristiana viva dialoghi con Nietzsche, e affronti l'eros, senza togliere niente all'intensità del desiderio dell'uomo. Ma è accaduto in passato che il cristianesimo fosse ridotto a morale o a poco di più di un discorso corretto. Come disse Giovanni Paolo II: abbiamo cambiato lo stupore del Vangelo con delle regole. E dunque leggendo questa enciclica, che ci riporta alla novità dell'inizio, ci stupiamo. Così come stupiva l'inizio. È lo stupore del Vangelo. Davanti alla capacità di Cristo di rispondere agli uomini, di perdonare, alla sua tenerezza non era possibile non dire: non abbiamo mai incontrato un uomo come questo.
Il contributo del Movimento - lei scrive - è mostrare la ragionevolezza della fede. In che modo affrontate oggi questa sfida?
Occorre intervenire su questa atrofia spirituale, per cui in molti hanno dimenticato il loro desiderio ultimo di felicità. È l'apatia che spesso gli insegnanti vedono negli studenti, quasi non capissero più la ragione di studiare; è la fatica nei matrimoni e in famiglia. È l'ora di mostrare un cristianesimo non ridotto nella sua natura. Ma il problema è di metodo: bisogna presentare la proposta cristiana rendendo possibile la verifica della sua verità, e mostrando la ragionevolezza dell'adesione.
Dunque è una questione che riguarda l'educazione.
L'educazione è per noi certamente l'emergenza più drammatica. Stiamo riproponendo ovunque Il rischio educativo di Giussani. Occorre tornare a educare, contro quello che Augusto Del Noce chiamava nichilismo gaio, e che è l'assenza del «cor inquietum» di S.Agostino. Solo qualcosa di presente e di reale può ridestarci. Questa è la battaglia.
Il Papa recentemente ha accostato nichilismo e fondamentalismo, quali comuni minacce per l'uomo. Come guarda all'ondata di violenza anti-cristiana in alcuni Paesi islamici?
La prima cosa è non sottovalutare il pericolo di questa minaccia. In ogni caso, quanto sta accadendo è occasione per approfondire la coscienza della nostra identità, nella consapevolezza che questo è l'unico modo per vivere la testimonianza cristiana, come ha ricordato il Papa dopo la morte di don Santoro: «Il Signore faccia sì che il sacrificio della sua vita contribuisca alla causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli». Questo non toglie che si facciano tutti gli sforzi per evitare il dilagare della violenza, e che si debba essere attenti alla tutela della libertà religiosa da parte delle autorità dei singoli Paesi e delle istituzioni internazionali.
Come guarda all'Italia nell'imminenza delle prossime elezioni?
Rispetto alla crisi profonda di cui ho detto, non ci aspettiamo dalla politica la risposta, ma speriamo in una politica che dia spazio a quei soggetti sociali che possano offrire un contributo nell'affrontare questo disagio. Una politica che non sia statalismo, che non tagli le gambe all'iniziativa della società.
Non teme che l'Italia possa affrontare un'offensiva laicista come quella della Spagna, il suo Paese?
Zapatero in Spagna ha incontrato poche resistenze. In Italia c'è una maggiore tenuta del corpo intermedio della società. Certo, se non si affronta l'emergenza educativa, il rischio c'è. C'è una spinta forte nella cultura dominante in Italia, ed è la pretesa di assoluta autonomia dell'uomo, come si è visto nel referendum sulla legge 40. In questo senso la sfida del Movimento è seguire la eredità che ci ha lasciato Giussani: educarci a sentirci figli, e dunque a convertirci continuamente. Che è anche il solo modo per non invecchiare.

Lorekon
22-02-2006, 23:17
«Sfida al nichilismo»
Carrón: non orfani di Giussani Niente meno di Dio basta all’uomo
Da Milano Marina Corradi

(...)



questa sarebbe una "persecuzione" ? :confused:

giannola
23-02-2006, 07:41
Visto che voglio essere buono vi do pure i link recenti:

http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1139901
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1141682

"buona" vostra prosecuzione da quelle parti


Tornando IT

Gaza - L'incerto futuro dei cristiani
PALESTINA
[21/02/06]
Gaza (MNN) - In seguito alle sommosse a Gaza e nel Medio Oriente causate dalle elezioni palestinesi, sono aumentate le minacce e le persecuzioni ai Cristiani.

Todd Nettleton, della Voce dei Martiri, dice delle recenti pressioni contro la Società Biblica Palestinese: " Penso che probabilmente sono militanti Islamici che stanno facendo un altro passo per eliminare il Vangelo dal loro paese, dalla loro terra. Speriamo che questo non accada. Sappiamo che la Parola di Dio è un mezzo potente per raggiungere le anime e cambiarle. Cosi' preghiamo che la Società Biblica Palestinese possa continuare a lavorare a Gaza, distribuendo la Parola di Dio".
Nettleton dice che i credenti ora hanno una opportunità di far vedere Cristo a quelli che li perseguitano. "Penso che in questo momento possono mostrare realmente l'amore di DIo a quelle persone e forse raggiungerle con il Vangelo. Cosi', vedete, Dio dalle minacce e dalla persecuzione può far nascere qualcosa di buono. Penso che dobbiamo pregare che questo accada sia per il bene di quelli che lavorano per la Società Biblica Palestinese, ma ancor di più per il popolo Palestinese."
I militanti hanno fatto esplodere una bomba quando hanno mandato un messaggio minaccioso alla Società Biblica Palestinese e Nettledon dice " Penso vogliono farci capire che non si tratta solo di una lettera, ma che sono pronti all'azione. Questo accresce la paura, l'intimidazione, la minaccia. Penso sia anche un messaggio per le persone che abitano nel palazzo e che non appartengono alla Società Biblica, "è meglio che mandiate via queste persone altrimenti le vostre vite e le vostre case saranno in pericolo."
La situazione è seria e Nettleton chiede di pregare per i credenti nella regione, che rimangano forti in mezzo alle difficoltà.

caro Ewigen questo 3d non è di tua proprietà, quelle raccontate de Lokeron stanno tranquillamente bene qui, di cristiani si parla sia che le piglino, sia che le subiscano.
Come vedi ho ragione nel dire che inasprendo gli animi si alimentano conflitti, lo confermano i fatti.
Questo per me è un grosso incentivo a metterti i bastoni fra le ruote per tentare di impedirti di portare avanti la tua opera di incattivimento dei cristiani di questo forum, visto che di odio e di guerre ce ne sono già abbastanza.
Io non so a quali sacerdoti tu ti affidi ma sono sicuro che se gli raccontassi ciò che fai essi non approverebbero.
E ricordati che come tuo fratello ho il dovere di ammonirti, quindi se hai da lamentarti abbi il coraggio di farlo apertamente, come io non mi sono mai tirato indietro

giannola
23-02-2006, 07:44
questa sarebbe una "persecuzione" ? :confused:
in teoria il titolo è molto vago parla di cristianesimo (quindi si può parlare perfino della storia del cristianesimo) e di persecuzioni attuali (che potrebbe essere vista come un tematica sulle persecuzioni in generale)

Ewigen
23-02-2006, 11:27
[Avvenire]Nel rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre, l’inquietante documentazione delle discriminazioni contro i cristiani. Violenze e vessazioni in Cina e nei Paesi islamici, assassini di religiosi in Sudamerica. E l’insidia di nichilismo e laicismo in Occidente

La Croce nel mirino delle intolleranze

«Quello che abbiamo raccontato rappresenta soltanto la punta dell’iceberg». Ogni anno si risponde a settemila richieste di aiuto

Da Parigi Daniele Zappalà

Il martirio di don Andrea Santoro in Turchia e le violenze anticristiane degli ultimissimi giorni non vengono citati. Ma non è certamente una distrazione di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), l'associazione pubblica universale della Chiesa cattolica sotto il cui emblema è stato presentato ieri a Parigi l'inquietante rapporto annuale «Persecuzioni anticristiane nel mondo». Semmai, si tratta dell'ennesima riprova che i libri cartacei debbono andare prima o poi in stampa, mentre il libro reale delle persecuzioni continua ad allungarsi ogni giorno per effetto della violenza e dell'odio che ai quattro angoli del globo non risparmiano i testimoni del Vangelo.
Il rapporto di Acs cerca di offrire un'istantanea di quanto è avvenuto nel 2005 nei vari continenti, con la doverosa premessa che quanto viene riportato «rappresenta solo la punta dell'iceberg, probabilmente solo l'1% o ancora meno del totale delle violenze fisiche, o di quelle intangibili ma non per questo meno insidiose contro i cristiani», sottolinea Thomas Grimaux, il curatore francese del volume.
Ma già solo la punta dell'iceberg appare terrificante, tanto le persecuzioni sono diffuse e diverse nelle loro forme: dagli assassini di religiosi soprattutto in Paesi come la Colombia, il Brasile, il Kenya, la Repubblica democratica del Congo o l'India, fino alle profanazioni di luoghi sacri che si moltiplicano oggi nel cuore dell'Europa e dell'Occidente. Accanto alle persecuzioni sanguinose o dall'immediato effetto distruttivo, il rapporto sottolinea anche quelle «subdole» che aggrediscono quotidianamente, talora con un'evidente volontà di stritolamento, la libertà di professarsi cristiani. Entrano in gioco, così, forme di discriminazione a livello amministrativo, fiscale, giuridico o sociale. A Khartum, nel Sudan islamista, un cristiano può trovarsi di fronte a brutali diktat intimidatori del tipo «rinnega la tua fede e avrai questo lavoro». In Pakistan, i battezzati possono venire stigmatizzati ed esclu si dalla ristretta cerchia familiare. Per i missionari il rilascio di un visto d'ingresso può diventare un'impresa in molti Paesi. Ma anche in quegli Stati che teoricamente garantiscono a tutti nella propria Costituzione e nel proprio funzionamento ordinario la libertà religiosa, i cristiani e i simboli della fede cristiana possono lo stesso divenire il capro espiatorio di gruppi settari votati a una cultura della morte, di amministrazioni pervase da un laicismo aggressivo, di forme di vilipendio mediatico tollerate con crescente leggerezza dai poteri pubblici. Si va dai crocifissi rimossi in Germania negli uffici locali in cui si insediano amministratori "allergici" alla fede, ai raid di gruppi satanici contro chiese e cimiteri, in crescita ad esempio in Francia e in altri Paesi europei.
Fra gli Stati dove professarsi cristiani rappresenta un rischio mortale - tanto la libertà di culto è di fatto inesistente - compaiono la Cina comunista, il «buco nero» Corea del Nord e quel Vietnam dove i numerosi cattolici (7% della popolazione) sono «molto sorvegliati» e «minacce ed attacchi provenienti da una parte del clero buddista sono regolarmente denunciati». Analogo discorso per Paesi o aree dove i cristiani vivono costantemente sotto la spada di Damocle del fondamentalismo islamico, soprattutto fuori dal tessuto urbano: dall'Afghanistan a quel piccolo angolo teoricamente dell'Unione europea che è il Nord di Cipro occupato di fatto dalle truppe turche; dalla Penisola arabica fino alle vaste aree settentrionali della Nigeria da anni costantemente nel sangue - fino alle spaventose violenze in corso anche in queste ore - dove i governatori locali cercano di imporre la legge coranica anche ai non musulmani, in flagrante violazione della Costituzione federale.
Islamismo, comunismo, fanatismo indù e buddista in Asia ma anche le nuove metamorfosi del nichilismo nelle società «avanzate» rappresentano secondo il rapporto i quattro grandi poli da cui giungono le principal i minacce verso la Chiesa. In zone dove le croci erette spesso in tempi anche remoti di armonia e tolleranza interreligiosa, vengono oggi brutalmente strappate e abbattute. E si ritrovano da sole a terra come quella, fotografata in un cimitero profanato del Kosovo, che fa da copertina al rapporto.
Nel 2005, la barbara uccisione di 25 religiosi - fra cui tre italiani, monsignor Luigi Locati, l'abate Giuseppe Bessone e padre Angelo Redaelli - ha drammaticamente allungato lo stesso martirologio a cui è appena venuto ad aggiungersi il nome di don Andrea. La Mongolia, Taiwan o il Mali rappresentano alcuni degli esempi positivi citati nel rapporto che mostrano come l'intolleranza verso le minoranze cristiane anche più esigue possa essere sempre evitata, se esiste la volontà di farlo. Ma l'Acs, fondata alla fine della Seconda guerra mondiale dal monaco tedesco Werenfried van Straaten, risponde ogni anno a circa 7 mila richieste di aiuto di cristiani in pericolo in tutto il mondo. Anche più vicino di quanto spesso si creda, «gli atti di persecuzione sanguinosi o subdoli sono in aumento e rischiano di crescere ancora, se non saremo vigilanti», ha sostenuto ieri Grimaux con le sue tristi cifre in mano.

Ewigen
23-02-2006, 11:40
questa sarebbe una "persecuzione" ? :confused:

:read: http://thumbs.ebay.com/pict/6849423710.jpg :asd:


«Sfida al nichilismo»
Carrón: non orfani di Giussani Niente meno di Dio basta all’uomo
Da Milano Marina Corradi

Un anno dopo la morte di don Giussani. «È stato padre di molti», aveva detto l'allora cardinale Ratzinger nell'omelia dei funerali in Duomo, celebrati insieme all'arcivescovo Tettamanzi. Ma: «Non ci siamo sentiti orfani», scrive in una lettera alla Fraternità di Comunione e Liberazione don Julián Carrón, successore di Giussani alla guida del Movimento. Ripensi a quanta gente gremiva il Duomo quel giorno di un anno fa, e quanto commossa. Eppure, quell'affermazione quasi fiera: non siamo orfani, «un'eredità presente continua a sfidarci».
Oltre la morte - che spesso invece lascia solo meste commemorazioni. Dov'è per voi ora, don Carrón, la presenza di Giussani?
Lo stesso Ratzinger in quell'omelia aveva detto che Giussani non ha legato le persone a sé, ma a Cristo, e così ha legato i cuori. È questa presenza di Cristo che noi vediamo all'opera tra di noi in quest'anno, in un modo che ci stupisce: per la nostra unità, per l'intensità della vita fra noi, per ciò che continua a accadere. L'eredità di Giussani è viva, la sua presenza permane.
Lei si è detto grato a Giussani di averla resa consapevole di tutta la profondità del desiderio dell'uomo. È l'ampiezza di questo desiderio, ciò che dell'insegnamento di Giussani continua a attrarre i giovani?
Sì, perché i ragazzi hanno ancora vivo tutto il desiderio nel cuore. Questo richiede che si sia all'altezza di tale desiderio. È difficile, ormai, incontrare un adulto che a 40 anni non sia scettico. I ragazzi stanno a guardare, e quando vedono che una dopo l'altra tutte le loro aspettative di felicità non hanno compimento pensano che, forse, non c'è una risposta, e si rassegnano. Trovare una persona che vuole vivere con intensità per tutta la vita non lascia indifferente chi abbia a cuore la propria felicità: Giussani è stato questo.
Riprendendo un tema a lui caro, lei ha scritto recentemente che viviamo in una cultura che ha dimenticato il Mistero, e ha ridotto la realtà alla sua apparenza. In un nichilismo senza inquietudine. Come è possibile reagire ?
Solo qualcosa di reale e presente, in grado di trascinare il cuore, può sfidare il nichilismo. La gente è sempre più apatica, perché mancano proposte che affascinino l'Io. Ma è solo quando il Mistero rivela il suo volto che l'uomo trova la chiarezza e l'energia per aderire. Abbiamo bisogno del Mistero presente, di una presenza viva di cui innamorarci. Ci vuole un'attrazione carnale, come quella del bambino per la madre. Niente di meno basta all'uomo.
E come è possibile innamorarsi di Cristo in questo modo?
Ci occorre la presenza di un altro uomo. Occorre che il Mistero sia diventato carne. Questo è il cristianesimo, come ha detto Benedetto XVI nella Deus caritas est: i concetti che erano astratti, in Cristo si sono fatti carne e sangue. Questo realismo inaudito, questo coinvolgimento con il Mistero è la sola possibilità di essere salvati. Nessuna riduzione del cristianesimo a spiritualismo o etica è in grado di ridestare gli uomini. Giussani ha ripetuto mille volte una frase di Giovanni Paolo II: «Noi crediamo in Cristo morto e risorto, presente qui e ora». Il "qui e ora" è la contemporaneità a ogni uomo. E, come afferma la Veritatis splendor, la contemporaneità di Cristo all'uomo si chiama Chiesa. Il suo Corpo è segno tangibile e storico, che porta nel grembo il Mistero.
Eppure, anche fra noi cristiani c'è spesso malinconia e quasi senso di sconfitta, come se la pienezza promessa sfuggisse sempre.
Proprio per questo ci occorrono degli uomini che testimonino questa pienezza per tutta la vita. Ci occorrono dei testimoni. Giovanni Paolo II lo è stato, Giussani fino alla fine ci ha mostrato che una pienezza di vita è possibile. Il cristianesimo è in grado di abbracciare tutto l'umano e portarlo a compimento, senza alcuna riduzione.
Non è il senso, quest'ultimo, della Deus caritas est?
Infatti: nell'enciclica il Papa dimostra come l'esperienza cristiana viva dialoghi con Nietzsche, e affronti l'eros, senza togliere niente all'intensità del desiderio dell'uomo. Ma è accaduto in passato che il cristianesimo fosse ridotto a morale o a poco di più di un discorso corretto. Come disse Giovanni Paolo II: abbiamo cambiato lo stupore del Vangelo con delle regole. E dunque leggendo questa enciclica, che ci riporta alla novità dell'inizio, ci stupiamo. Così come stupiva l'inizio. È lo stupore del Vangelo. Davanti alla capacità di Cristo di rispondere agli uomini, di perdonare, alla sua tenerezza non era possibile non dire: non abbiamo mai incontrato un uomo come questo.
Il contributo del Movimento - lei scrive - è mostrare la ragionevolezza della fede. In che modo affrontate oggi questa sfida?
Occorre intervenire su questa atrofia spirituale, per cui in molti hanno dimenticato il loro desiderio ultimo di felicità. È l'apatia che spesso gli insegnanti vedono negli studenti, quasi non capissero più la ragione di studiare; è la fatica nei matrimoni e in famiglia. È l'ora di mostrare un cristianesimo non ridotto nella sua natura. Ma il problema è di metodo: bisogna presentare la proposta cristiana rendendo possibile la verifica della sua verità, e mostrando la ragionevolezza dell'adesione.
Dunque è una questione che riguarda l'educazione.
L'educazione è per noi certamente l'emergenza più drammatica. Stiamo riproponendo ovunque Il rischio educativo di Giussani. Occorre tornare a educare, contro quello che Augusto Del Noce chiamava nichilismo gaio, e che è l'assenza del «cor inquietum» di S.Agostino. Solo qualcosa di presente e di reale può ridestarci. Questa è la battaglia.
Il Papa recentemente ha accostato nichilismo e fondamentalismo, quali comuni minacce per l'uomo. Come guarda all'ondata di violenza anti-cristiana in alcuni Paesi islamici?
La prima cosa è non sottovalutare il pericolo di questa minaccia. In ogni caso, quanto sta accadendo è occasione per approfondire la coscienza della nostra identità, nella consapevolezza che questo è l'unico modo per vivere la testimonianza cristiana, come ha ricordato il Papa dopo la morte di don Santoro: «Il Signore faccia sì che il sacrificio della sua vita contribuisca alla causa del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli». Questo non toglie che si facciano tutti gli sforzi per evitare il dilagare della violenza, e che si debba essere attenti alla tutela della libertà religiosa da parte delle autorità dei singoli Paesi e delle istituzioni internazionali.
Come guarda all'Italia nell'imminenza delle prossime elezioni?
Rispetto alla crisi profonda di cui ho detto, non ci aspettiamo dalla politica la risposta, ma speriamo in una politica che dia spazio a quei soggetti sociali che possano offrire un contributo nell'affrontare questo disagio. Una politica che non sia statalismo, che non tagli le gambe all'iniziativa della società.
Non teme che l'Italia possa affrontare un'offensiva laicista come quella della Spagna, il suo Paese?
Zapatero in Spagna ha incontrato poche resistenze. In Italia c'è una maggiore tenuta del corpo intermedio della società. Certo, se non si affronta l'emergenza educativa, il rischio c'è. C'è una spinta forte nella cultura dominante in Italia, ed è la pretesa di assoluta autonomia dell'uomo, come si è visto nel referendum sulla legge 40. In questo senso la sfida del Movimento è seguire la eredità che ci ha lasciato Giussani: educarci a sentirci figli, e dunque a convertirci continuamente. Che è anche il solo modo per non invecchiare.

Lorekon
23-02-2006, 11:59
:read: http://thumbs.ebay.com/pict/6849423710.jpg :asd:


il pezzo l'ho letto.

Un'intervista di 50 righe, di cui hai evidenziato due DOMANDE, di cui UNA addirittura su una presunta "offensiva laicista" in Spagna...

Presunta "offensiva laicista" che, ri-domando, sarebbe una persecuzione? insomma adesso vado in strada, becco una bella ragazza, le chiedo "mi fai un bel pompino?" e se mi dice "NO" le urlo "Ma allora mi vuoi perseguitare!!" :asd:.


riguardo ai miei interventi, segnalami pure, se i mod vorranno zittirmi ne prenderò atto. Magari poi apro un 3d-blog come il tuo sulle "persecuzioni agli agnostici"! :ciapet:

Lorekon
23-02-2006, 15:05
Vediamo di fare chiarezza...perchè il vittimismo estremo può far sembrare che qualcuno stia porgendo l'altra guancia, mentre non è così (IMHO giustamente, ma non mi piacciono le ipocrisie, le strumentalizzazioni e le mistificazioni):


Nigeria, vendetta cristiana, uccisi 20 musulmani
mercoledì, 22 febbraio 2006

In Nigeria esplode la vendetta dei cristiani contro i musulmani. Almeno venti persone sono stati uccise nel sud-est del Paese, sulla scia degli scontri avvenuti a nord, e costati la vita a decine di cristiani. A Onitsha, capitale dello Stato cristiano di Anambra, la violenza era cominciata ieri all’arrivo degli autobus che trasportavano le salme dei cristiani. Migliaia di giovani sono scesi nelle strade con in mano bastoni e machete. Il bilancio di cinque giorni di violenze di marca religiosa è a questo punto di almeno 66 morti, centinaia di ferite e migliaia di persone costrette ad abbandonare le proprie case, in maggioranza per cercare riparo in caserme e commissariati di polizia. I cadaveri di alcune delle vittime di Onitsha sono carbonizzati, altri senza vestiti, altri ancora orribilmente mutilati. [...]


noooooooo sei veramente :old:

guarda ieri alle 21.04 cosa ho postato :sborone:

giannola
23-02-2006, 15:13
[Avvenire]Nel rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre, l’inquietante documentazione delle discriminazioni contro i cristiani. Violenze e vessazioni in Cina e nei Paesi islamici, assassini di religiosi in Sudamerica. E l’insidia di nichilismo e laicismo in Occidente

La Croce nel mirino delle intolleranze

«Quello che abbiamo raccontato rappresenta soltanto la punta dell’iceberg». Ogni anno si risponde a settemila richieste di aiuto

Da Parigi Daniele Zappalà

Il martirio di don Andrea Santoro in Turchia e le violenze anticristiane degli ultimissimi giorni non vengono citati. Ma non è certamente una distrazione di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), l'associazione pubblica universale della Chiesa cattolica sotto il cui emblema è stato presentato ieri a Parigi l'inquietante rapporto annuale «Persecuzioni anticristiane nel mondo». Semmai, si tratta dell'ennesima riprova che i libri cartacei debbono andare prima o poi in stampa, mentre il libro reale delle persecuzioni continua ad allungarsi ogni giorno per effetto della violenza e dell'odio che ai quattro angoli del globo non risparmiano i testimoni del Vangelo.
Il rapporto di Acs cerca di offrire un'istantanea di quanto è avvenuto nel 2005 nei vari continenti, con la doverosa premessa che quanto viene riportato «rappresenta solo la punta dell'iceberg, probabilmente solo l'1% o ancora meno del totale delle violenze fisiche, o di quelle intangibili ma non per questo meno insidiose contro i cristiani», sottolinea Thomas Grimaux, il curatore francese del volume.
Ma già solo la punta dell'iceberg appare terrificante, tanto le persecuzioni sono diffuse e diverse nelle loro forme: dagli assassini di religiosi soprattutto in Paesi come la Colombia, il Brasile, il Kenya, la Repubblica democratica del Congo o l'India, fino alle profanazioni di luoghi sacri che si moltiplicano oggi nel cuore dell'Europa e dell'Occidente. Accanto alle persecuzioni sanguinose o dall'immediato effetto distruttivo, il rapporto sottolinea anche quelle «subdole» che aggrediscono quotidianamente, talora con un'evidente volontà di stritolamento, la libertà di professarsi cristiani. Entrano in gioco, così, forme di discriminazione a livello amministrativo, fiscale, giuridico o sociale. A Khartum, nel Sudan islamista, un cristiano può trovarsi di fronte a brutali diktat intimidatori del tipo «rinnega la tua fede e avrai questo lavoro». In Pakistan, i battezzati possono venire stigmatizzati ed esclu si dalla ristretta cerchia familiare. Per i missionari il rilascio di un visto d'ingresso può diventare un'impresa in molti Paesi. Ma anche in quegli Stati che teoricamente garantiscono a tutti nella propria Costituzione e nel proprio funzionamento ordinario la libertà religiosa, i cristiani e i simboli della fede cristiana possono lo stesso divenire il capro espiatorio di gruppi settari votati a una cultura della morte, di amministrazioni pervase da un laicismo aggressivo, di forme di vilipendio mediatico tollerate con crescente leggerezza dai poteri pubblici. Si va dai crocifissi rimossi in Germania negli uffici locali in cui si insediano amministratori "allergici" alla fede, ai raid di gruppi satanici contro chiese e cimiteri, in crescita ad esempio in Francia e in altri Paesi europei.
Fra gli Stati dove professarsi cristiani rappresenta un rischio mortale - tanto la libertà di culto è di fatto inesistente - compaiono la Cina comunista, il «buco nero» Corea del Nord e quel Vietnam dove i numerosi cattolici (7% della popolazione) sono «molto sorvegliati» e «minacce ed attacchi provenienti da una parte del clero buddista sono regolarmente denunciati». Analogo discorso per Paesi o aree dove i cristiani vivono costantemente sotto la spada di Damocle del fondamentalismo islamico, soprattutto fuori dal tessuto urbano: dall'Afghanistan a quel piccolo angolo teoricamente dell'Unione europea che è il Nord di Cipro occupato di fatto dalle truppe turche; dalla Penisola arabica fino alle vaste aree settentrionali della Nigeria da anni costantemente nel sangue - fino alle spaventose violenze in corso anche in queste ore - dove i governatori locali cercano di imporre la legge coranica anche ai non musulmani, in flagrante violazione della Costituzione federale.
Islamismo, comunismo, fanatismo indù e buddista in Asia ma anche le nuove metamorfosi del nichilismo nelle società «avanzate» rappresentano secondo il rapporto i quattro grandi poli da cui giungono le principal i minacce verso la Chiesa. In zone dove le croci erette spesso in tempi anche remoti di armonia e tolleranza interreligiosa, vengono oggi brutalmente strappate e abbattute. E si ritrovano da sole a terra come quella, fotografata in un cimitero profanato del Kosovo, che fa da copertina al rapporto.
Nel 2005, la barbara uccisione di 25 religiosi - fra cui tre italiani, monsignor Luigi Locati, l'abate Giuseppe Bessone e padre Angelo Redaelli - ha drammaticamente allungato lo stesso martirologio a cui è appena venuto ad aggiungersi il nome di don Andrea. La Mongolia, Taiwan o il Mali rappresentano alcuni degli esempi positivi citati nel rapporto che mostrano come l'intolleranza verso le minoranze cristiane anche più esigue possa essere sempre evitata, se esiste la volontà di farlo. Ma l'Acs, fondata alla fine della Seconda guerra mondiale dal monaco tedesco Werenfried van Straaten, risponde ogni anno a circa 7 mila richieste di aiuto di cristiani in pericolo in tutto il mondo. Anche più vicino di quanto spesso si creda, «gli atti di persecuzione sanguinosi o subdoli sono in aumento e rischiano di crescere ancora, se non saremo vigilanti», ha sostenuto ieri Grimaux con le sue tristi cifre in mano.

mi raccomando nn fare menzione di quello che hanno fatto i cristiani, eh ?
Non sia mai che ti crolli il castello di carte che ti sei fatto.
Ti lamenti di loro ma non sei affatto diverso, ne lo sono gli altri.

Ho anche sentito che qualcuno si è lamentato del fatto che è stato tolto il nome di Allah dalla canzone della fattoria (quella di Carosone).
Ma che si lamentano a fare ?
Anzi dovrebbero prendere esempio da un certo rigore morale degli islamici, non è scritto "non nominare il nome di Dio invano" ?
Se loro pretendono una cosa simile non possono essere derisi da chi si dice fedele.
Mi sa che visto che siamo lascivi nella nostra fede ci stupiamo che loro non lo siano.
Io invece mi stupisco di come col tuo silenzio e col tuo desiderio di portare odio tu ti sia eretto a giudice.
Bene continua così un posto sicuramente te lo guadagni, anche se nn è quello che speri... :sofico:

Ewigen
23-02-2006, 18:56
23 Febbraio 2006
BHUTAN
Tv nazionale “buddista” per emarginare le altre religioni
di Prakash Dubey

Il governo lancia il nuovo ente televisivo a copertura nazionale, ma le minoranze avvertono: la programmazione “mira a radicare l’egemonia culturale buddista nel Paese ed a tenere al guinzaglio le altre religioni”.

Thimphu (AsiaNews) – Il lancio dell’ente televisivo nazionale via satellite in Bhutan è visto dalle autorità come un momento storico per l’informazione del Paese, ma dalle minoranze come un mezzo per radicare ancora di più l’egemonia culturale del buddismo e “tenere al guinzaglio” le altre religioni.

Lo scorso 20 febbraio, in occasione del lancio, il ministro dell’Informazione e delle comunicazioni, Lyonpo Leki Dorji, ha dichiarato che ora la Bhutan Broadcasting Service (Bbs) assume un ruolo di vero ente televisivo nazionale, con notiziari e programmi disponibili nelle case di ogni abitante. Il nuovo servizio televisivo ha il sostegno economico dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu).

Dorji ha aggiunto che in vista dell’adozione della nuova Costituzione nel 2008 – la quale introduce la democrazia parlamentare nel piccolo Regno himalyano – la Bbs dovrà avere un ruolo ancora più importante nell’educare il pubblico. “Questo significa che la Bbs dovrà migliorare la qualità dei suoi notiziari e programmi fin da ora”, ha rimarcato il ministro.

Kamala Chetri, nepalese originaria del Bhutan, racconta ad AsiaNews che le 10 ore di programmazione della Bbs “sono letteralmente piene di notizie sulla famiglia reale, i monasteri buddisti, le loro preghiere. Non è previsto niente che riguardi indù, musulmani o altre religioni e culture”. Inoltre, questa televisione “a prevalenza buddista” rischia di aumentare la distanza tra indù, cristiani e animisti di origine nepalese e la comunità buddista indigena. Questi programmi – continua Kamala – “non aiutano la coesistenza”.

Chetri, una suora locale, spiega che negli ultimi 20 anni si sono creati forti contrasti tra buddisti buthanesi e originari del Nepal fedeli di altre religioni. “Dal 1990 circa 100 mila buthanesi di origine nepalese vivono in campi profughi: sono stati costretti a lasciare il Paese perché accusati di cospirare contro la cultura e la religione buddista in Bhutan”.

Un pastore cristiano impegnato nel sud con fedeli di origine nepalese, racconta ad AsiaNews che qui il Cristianesimo e l’Islam sono due religioni proibite: “Abbiamo centinaia di fedeli cristiani nel Paese, ma non possiamo pregare in pubblico”. L’induismo ha una sorta di riconoscimento ufficiale, ma di fatto i monaci buddisti cercano di ostacolarne riti e cerimonie.

“La nuova rete televisiva con il completo blackout di riferimenti ad altre realtà diverse dal buddismo, è parte di una strategia ben studiata per tenere al guinzaglio le altre religioni”, conclude il pastore, che ha chiesto l’anonimato.

giannola
23-02-2006, 19:17
23 Febbraio 2006
BHUTAN
Tv nazionale “buddista” per emarginare le altre religioni
di Prakash Dubey

Un pastore cristiano impegnato nel sud con fedeli di origine nepalese, racconta ad AsiaNews che qui il Cristianesimo e l’Islam sono due religioni proibite: “Abbiamo centinaia di fedeli cristiani nel Paese, ma non possiamo pregare in pubblico”. L’induismo ha una sorta di riconoscimento ufficiale, ma di fatto i monaci buddisti cercano di ostacolarne riti e cerimonie.

“La nuova rete televisiva con il completo blackout di riferimenti ad altre realtà diverse dal buddismo, è parte di una strategia ben studiata per tenere al guinzaglio le altre religioni”, conclude il pastore, che ha chiesto l’anonimato.

è forse un consiglio per fare anche noi come gli altri ?
In ogni caso nn è, come si legge, sempre colpa dell'islam. :D

Ewigen
24-02-2006, 20:32
LIBIA
I francescani: Libia, assalto a un convento

RomaL'incendio del portone dell'Immacolata a Bengasi non è stato un episodio isolato: l'Ordine dei frati Francescani ha fatto sapere che anche il convento dove vivevano alcuni sacerdoti, nei giorni scorsi è stato preso di mira dai fondamentalisti e dato alle fiamma. I frati, su suggerimento delle autorità libiche, sono stati costretti a riparare a Tripoli. Si tratta di due filippini, due polacchi, del vescovo della diocesi, monsignor Sylvester Carmel Magro e di alcune suore. «Sono stati costretti ad abbandonare le rispettive abitazioni e a rifugiarsi nella capitale» informa una nota dell'Ordine dei Francescani. Fonti dell'Ordine in Libia informano che la chiesa e il convento dei religiosi sono stati incendiati. La situazione piuttosto critica ha indotto il ministro generale dell'Ordine, padre Josè Rodriguez Carballo, a scrivere un messaggio alla comunità cristiana locale per ribadire la «ferma volontà» a restare nel Paese ad affermare «senza cedimenti alle pressioni negative dell'ambiente, i valori del rispetto reciproco, della solidarietà e della pace. I francescani ripetono che «la vita di ogni essere umano è sacra sia per i cristiani che per i musulmani». Il ministro generale insiste sulla via del dialogo per «ricercare i valori, presenti nelle tradizioni religiose e culturali, che portano all'unità tra gli uomini per superare barriere ideologiche o interessi economici e riconoscere la dignità di ogni persona e dei suoi fondamentali diritti».[AVVENIRE]


EUROPA
nichilismo
In Europa crescono i movimenti satanici
D.Z.

L'inquietante crescita di subdole persecuzioni anticristiane nel mondo occidentale è dovuta spesso ai movimenti legati alla "cultura della morte", come quelli satanici. In Francia, il numero di cimiteri e chiese profanati continua spaventosamente a crescere, spesso senza che ciò abbia un'eco significativa sui media. Del resto, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica d'Oltralpe su questo scempio è stato uno dei moventi che ha spinto «Aiuto alla Chiesa che soffre» a organizzare ieri la conferenza stampa di Parigi. Ma fenomeni analoghi attraversano tutta l'Europa e gli Stati Uniti, affiancandosi anche alle offensive anticristiane o fortemente laiciste di gruppi settari e amministrazioni locali.


24 Febbraio 2006
PAKISTAN
Leader cristiani: “Non fate di noi i capri espiatori degli errori occidentali”
di Qaiser Felix

Durante un incontro con il primo ministro pakistano nove leader religiosi, cattolici e protestanti, “condannano la pubblicazione delle vignette su Maometto, ma chiedono di fermare la violenza”.

Lahore (AsiaNews) – “Non fate di noi i capri espiatori degli errori occidentali”. Con queste parole due vescovi cattolici e sette leader delle comunità protestanti hanno chiesto il 22 febbraio al primo ministro pakistano, Shaukat Aziz, “maggiore giustizia e minor discriminazione all’interno della società”.
Le proteste contro la pubblicazione delle vignette su Maometto – ritenute “blasfeme e dissacranti” dalla comunità musulmana mondiale – sono infatti divampate anche in Pakistan, dove a farne le spese sono stati i fedeli e le proprietà cristiane, lasciando un’ondata di insicurezza e paura. “Ci hanno ricevuto in maniera molto cordiale – dice ad AsiaNews monsignor Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore – ed hanno chiesto scusa per gli attacchi e la distruzione di chiese ed edifici cristiani”. Cattolici e protestanti, dal canto loro, hanno “condannato fermamente ancora una volta la pubblicazione delle vignette offensive, ma anche la violenza che ne è derivata”.
Con una lettera aperta pubblicata oggi, i leader religiosi “assicurano la loro vicinanza ai fedeli sparsi in tutto il Paese” in questa situazione “tesa e difficile”. “Non abbiamo dubbi nell’affermare – si legge nel testo – che la distruzione delle chiese di Sukkur e di Sangla Hill, e molti altri casi di violenza, vi rendono insicuri e timorosi. Il primo ministro ci ha però assicurato che farà eliminare da tutte le moschee ogni incitamento alla violenza contro i non-musulmani ed ha ricordato che il governo intende promuovere l’armonia interreligiosa, oltre a garantire sicurezza e protezione per la vita e le proprietà delle minoranze”.
“Un lato positivo di tutta questa vicenda – concludono – esiste: l’unità e la collaborazione fra cattolici e protestanti. Siamo felici di questo sentimento di cooperazione, genuino, e di questa solidarietà ecumenica. Nell’unità si trova la nostra forza”.



Cantante cristiano picchiato per costringerlo a convertirsi all’Islam
Si tratta di A. Nayyar, molto popolare nel Paese; la Commissione Giustizia e Pace scrive al ministro per gli Affari religiosi.

Lahore (AsiaNews) – Una semplice rapina a un famoso cantante cristiano in Pakistan si è trasformata in un tentativo di conversione forzata all’Islam. È successo il 18 febbraio scorso a Lahore, Punjab. Mentre tornava a casa di notte, il cristiano A. Nayyar è stato fermato da sei uomini, che volevano rapinarlo. Quando i criminali lo hanno riconosciuto, però, hanno iniziato a picchiarlo e offenderlo, chiedendogli di recitare il Salama-Tayyaba, la professione di fede islamica.
Dopo averlo derubato e ferito i rapinatori sono fuggiti lasciando Nayyar a terra. Abitanti della zona, che avevano sentito le urla, sono accorsi ad aiutare il cantante.
L’artista, come rende noto la Commissione nazionale Giustizia e Pace (Ncjp) – organo della Chiesa pakistana per i diritti umani – non avrebbe intenzione di intraprendere azioni legali contro i responsabili, ancora non identificati. Questi, secondo Waseem Muntazir, un amico del cantante, sarebbero solo criminali dilettanti, perché altrimenti “avrebbero fatto molto di più”.
Nayyar, che interpreta molte canzoni nazionali oltre che diversi brani cristiani, è molto popolare anche tra i musulmani.
Dopo l’incidente la Ncjp ha scritto una lettera al ministro per gli Affari religiosi e le minoranze, affinché affronti questi episodi e provi ad educare la popolazione al rispetto religioso.


24 Febbraio 2006
CINA
Arrestati due sacerdoti sotterranei nell’Hebei

Nella regione è in atto una dura campagna dell’Associazione patriottica. Uno dei due catturati svolge le funzioni di vicario episcopale; non si sa dove è stato portato.

Roma (AsiaNews) – Continua la campagna persecutoria dell’Associazione patriottica dell’Hebei per bloccare e controllare la Chiesa cattolica sotterranea cinese. Oggi si è avuta notizia dell’arresto di due sacerdoti sotterranei, Lu Genjun, 44 anni, e Guo Yanli, 39 anni. Fonti cinesi di AsiaNews dicono che padre Lu Genjun svolge da tempo il ruolo di vicario episcopale in una regione nella quale in passato sono scomparsi tre vescovi: mons. Han Dingxian, vescovo non ufficiale di Yongnian, mons. Giacomo Su Zhimin, 72 anni, ordinario della diocesi di Baoding, scomparso dal 1996 e mons. Francesco An Shuxin, 54 anni, ausiliare di Baoding, arrestato e scomparso nel 1997. Il 18 novembre scorso sono stati arrestati anche sei preti cattolici della diocesi di Zhengding.
Nel dare oggi notizia dell’arresto di Lu Genjun e Guo Yanli, la Cadinal Kung Foundation aggiunge che i due sacerdoti sono stati presi dalla polizia il 17 febbraio, alla stazione di Baoding, dove erano andati ad attendere un amico.
Dopo l’arresto, padre Lu è stato condotto in una località sconosciuta, mentre padre Guo è stato portato al centro di detenzione provinciale di Xushui.
Padre Lu, che è sacerdote dal 1990, è stato già arrestato tre volte. La prima il 5 aprile dello stesso anno della sua ordinazione, la domenica delle Palme, per un breve periodo. Una seconda volta è stato imprigionato prima di Pasqua nel 2001 ed è rimasto per tre anni nel campo di lavoro provinciale di Gao Yang, nell’Hebei. Poco dopo il suo rilascio è stato nuovamente arrestato il 14 maggio 2004, per un periodo non precisato.
L’Hebei è la regione della Cina con la massima densità di cattolici (oltre 1,5 milioni), dove i cattolici non ufficiali, cioè quelli non riconosciuti dal governo, sono forte maggioranza.

Ewigen
24-02-2006, 20:33
doppio

giannola
25-02-2006, 07:35
ho sentito al telegiornale che dei cristiani hanno ucciso a colpi di machete :eek:

Ewigen
25-02-2006, 08:55
EGITTO
EGITTO: RAGAZZA CRISTIANA RAPITA CONTATTA LA FAMIGLIA
Scomparsa da più di un mese, una ragazza cristiana è riuscita a mettersi in contatto telefonico con la famiglia alla quale ha fatto sapere di essere stata rinchiusa in un appartamento a Il Cairo dove stava subendo pressioni a convertirsi all'Islam.

Theresa Ghattass Kamal era stata vista l'ultima volta il 3 gennaio scorso a El-Saff a 30 km a sud de Il Cairo. Tre settimane dopo ha telefonato ad una zia alla quale aveva comunque dichiarato di essere riuscita a non cedere alle richieste dei suoi rapitori di convertirsi all'Islam. Lo ha riferito all'agenzia umanitaria Compass il fratello Sa'eed Ghattass Kamal.

Il rapporto fornito è in aperto contrasto con le dichiarazioni fatte dalla polizia secondo cui la ragazza si era volontariamente convertita all'Islam e non aveva alcuna intenzione di rivedere la famiglia. Quest'ultima è comunque riuscita a localizzare il punto dal quale è partita la telefonata della loro congiunta: la diciannovenne è rinchiusa nel distretto di Shubra a Il Cairo, in un appartemento di proprietà da un musulmano, un certo Mostafa Mhamood Ali, la cui casa, nella descrizione fornita da un sacerdote "è un posto pericoloso, pieno di fondamentalisti". [Compass]


Bielorussia
Aumentano le pressioni a carico di due chiese protestanti di Minsk

[ICN-News 25/02/06]


ll pastore Georgi Vyazovsky della Chiesa Battista Riformata del Patto di Cristo è stato riconosciuto passibile di reati amministrativi per essersi posto alla guida di una chiesa non registrata. La condanna gli è stata recapitata domenica 5 febbraio da un funzionario del comune e da un poliziotto. Il processo sarà celebrato il 2 marzo. Lo riferisce Forum18, l'osservatorio norvegese sulle violazioni dei diritti religiosi nei paesi dell'Est. In un altro caso, le autorità giudiziarie hanno imposto una tassa pari a 50 euro al pastore Ernst Sabilo della Chiesa Evangelica Bielorussa di Minsk per la conclusione dello status legale della sua chiesa. Sabilo, reduce dai campi di lavoro forzato sovietici per la sua fede ed ora pensionato, ha comunicato di non essere in grado di pagare quanto richiestogli. Tutt'e due le chiese fanno parte di un numero considerevole di gruppi religiosi che non riescono ad ottenere la registrazione ufficiale del loro status di chiesa a causa delle restrizioni burocratiche, finendo così nel circolo vizioso di "comunità illegali".

giannola
25-02-2006, 10:53
EGITTO
EGITTO: RAGAZZA CRISTIANA RAPITA CONTATTA LA FAMIGLIA
Scomparsa da più di un mese, una ragazza cristiana è riuscita a mettersi in contatto telefonico con la famiglia alla quale ha fatto sapere di essere stata rinchiusa in un appartamento a Il Cairo dove stava subendo pressioni a convertirsi all'Islam.


:rotfl: si certo adesso rapiscono i cristiani, gli fanno un corso accelerato di Islamologia e li rispediscono a casa col manuale del perfetto integralista sotto braccio :D


Bielorussia
Aumentano le pressioni a carico di due chiese protestanti di Minsk

[ICN-News 25/02/06]


ll pastore Georgi Vyazovsky della Chiesa Battista Riformata del Patto di Cristo è stato riconosciuto passibile di reati amministrativi per essersi posto alla guida di una chiesa non registrata. La condanna gli è stata recapitata domenica 5 febbraio da un funzionario del comune e da un poliziotto. Il processo sarà celebrato il 2 marzo. Lo riferisce Forum18, l'osservatorio norvegese sulle violazioni dei diritti religiosi nei paesi dell'Est. In un altro caso, le autorità giudiziarie hanno imposto una tassa pari a 50 euro al pastore Ernst Sabilo della Chiesa Evangelica Bielorussa di Minsk per la conclusione dello status legale della sua chiesa. Sabilo, reduce dai campi di lavoro forzato sovietici per la sua fede ed ora pensionato, ha comunicato di non essere in grado di pagare quanto richiestogli. Tutt'e due le chiese fanno parte di un numero considerevole di gruppi religiosi che non riescono ad ottenere la registrazione ufficiale del loro status di chiesa a causa delle restrizioni burocratiche, finendo così nel circolo vizioso di "comunità illegali".


Che facciano una colletta ma non vengano a lamentarsi di essere perseguitati dalla burocrazia.
Le regole ci sono, vanno pagati i 50 €, mica possono pretendere che venga fatta una eccezione (a che titolo poi?).
Guarda visto che sono così pietosi fammi avere il loro numero di c/c che glieli spedisco io 50 € :D
Così almeno la smettete di sentirvi perseguitati da tutto e tutti (quando si dice che ci vuole l'analista.... :rolleyes: )

Infy
25-02-2006, 23:02
Ewigen....io, da ateo, dopo i recenti fatti delle vignette su Maometto, mi sono imbestialito alquanto e paradossalmente o stranamente mi sento più vicino alla religione Cattolica.

Europa senza midollo e senza una costituzione comprensibile, si piega di fronte a dei fanatici e l'italia manda il premier alle tv arabe a leccare il q lo...

Sono a conoscenza del genocidio dei cristiani nel mondo e noto una sproporzione tra le due religioni, tanto che ritengo quella di casa nostra un bene!

PERO' se tu continui a postare questi post ripetutamente, ottieni il risultato contrario; togli il respiro....un forum ha una quantità di ossigeno determinata e tu lo stai intossicando...lo dico per te;)
Ciao

giannola
26-02-2006, 17:59
A Dublino tornano gli scontri come a Belfast

Dublino è stata teatro di violenti scontri tra polizia e irredentisti CATTOLICI scesi in piazza per impedire una manifestazione di unionisti protestanti filobritannici.
La marcia, 'Ama l'Ulster', le 6 provincie del nord ad amministrazione autonoma, è stata organizzata da un'associazione di familiari delle vittime dell' IRA e aveva richiamato migliaia di persone.
Gli irredentisti forse mobilitati dal Sinn Fein, il braccio politico dell'IRA nell'Irlanda del Nord, hanno rimosso le transenne e bloccato la marcia.
Lo scontro con la polizia è stato inevitabile e in breve la zona si è trasformata in un teatro di battaglia come in passato è stata Belfast.
(Giornale di Sicilia - 26/02/2006)

Ecco come sono perseguitate le persone che ricordano i propri scomparsi dai cristiani irlandesi oggi.
Quanto siamo superiori..... :Prrr:

Ewigen
26-02-2006, 19:15
INDIA
Hyderabad
Scomparso un pastore

[VoM 26/02/06]

Quando il pastore K. Chandra Paul viaggiava per motivi pastorali era sua abitudine chiamare casa ogni ora, ma da quando il 23 gennaio è andato via per condurre una riunione di preghiera e predicare, la famiglia l'ha sentito per l'ultima volta il 28 gennaio. Da allora sul ministro del Vangelo a Hyderabad è calato un preoccupante velo di silenzio. Dopo quattro giorni di attesa, la famiglia si è rivolta alla polizia per sentirsi dire di cercare il proprio congiunto fra amici e parenti. A tutt'oggi non ci sono tracce del pastore Paul e della sua motocicletta.
Nel mese di giugno del 2005 due pastori morirono di morte violenta. Comprensibilmente, la famiglia del pastore Paul vive ora nell'angoscia. Voice of Martyrs, che monitora la situazione, ha lanciato un appello per la preghiera in loro sostegno.


Eritrea
Aggiornamento sull'evangelista etiope picchiato
[ICN-News 26/02/06]

Nel mese di gennaio il servizio di Allerta per la Persecuzione e la Preghiera aveva diffuso la notizia della grave aggressione ai danni di un evangelista etiope abbandonato in una strada di Meki, a sud di Addis Abeba perché ritenuto oramai morto. Aman ha lasciato l'ospedale ed è già attivamente impegnato nelle attività pastorali. "Quella di Aman - scrive persecution.net - è la storia straordinaria della grazia di Dio in atto".




25 febbraio 2006 19.01
PAPA AI SEMINARISTI: SEGUITE L'ESEMPIO DI DON SANTORO

[AVVENIRE] Il ricordo di don Andrea Santoro, il sacerdote italiano ucciso domenica 5 febbraio da un giovane fanatico islamico mentre era in preghiera nella sua parrocchia di Trebisonda, in Turchia, è stato uno dei momenti più intensi della visita di questo pomeriggio di papa Benedetto XVI al Seminario Romano Maggiore, in Laterano, in occasione della festa della patrona, la Madonna della Fiducia. Nella sua formazione da sacerdote, don Andrea era stato un allievo del Seminario, e fu ordinato diacono nella cappella 36 anni fa.
"Seguendo una tradizione cara all'amato Papa Giovanni Paolo II - ha detto il Papa nel suo discorso ai seminaristi -, ho approfittato della festa odierna per incontrarvi qui, dove voi pregate, studiate e vivete in fraternità, preparandovi al futuro ministero pastorale". Parlando del suo momento di preghiera dinanzi all'immagine della Madonna della Fiducia,
Benedetto XVI ha spiegato di aver ripensato "ai molti seminaristi che sono passati nel Seminario Romano e che poi hanno servito con amore la Chiesa di Cristo: penso, tra gli altri - ha aggiunto -, a Don Andrea Santoro, ucciso recentemente in Turchia mentre pregava. E così ho invocato la Madre del
Redentore perchè ottenga anche a voi il dono della santità".
Un chiaro riferimento, quest'ultimo, all'apertura del processo di beatificazione e canonizzazione del sacerdote ucciso, ricorrendo nella sua vicenda i termini del "martirio", annunciato dal cardinale vicario Camillo Ruini durante la cerimonia funebre proprio in Laterano.
Benedetto XVI ha definito questa sera il Seminario Maggiore "uno dei luoghi più importanti della Diocesi", un "vivaio sacerdotale" dove si prepara la "missione dei presbiteri al servizio della Chiesa". E oltre che la protezione della Madonna della Fiducia, indicando il doppio significato della "fiducia dei seminaristi" e della "fiducia della chiesa di Roma e specialmente del suo vescovo", il Papa ha evocato anche l'esempio-guida e il sostegno di San Giuseppe, figura cui è ispirato l'Oratorio "Ombra del Padre" composto dal maestro mons. Marco Frisina, eseguito per l'occasione dai seminaristi e dal coro diocesano.
"L'esempio di san Giuseppe, 'uomo giustò - ha detto papa Joseph Ratzinger dopo aver definito il santo 'mio Patronò -, pienamente responsabile di fronte a Dio e di fronte a Maria, costituisca per tutti un incoraggiamento nel cammino verso il sacerdozio".
Presenti all'incontro del Pontefice con i seminaristi, tra gli altri, anche il cardinale Camillo Ruini e il rettore del Seminario, monsignor Giovanni Tani, i vari vescovi ausiliari, il rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella.

Ewigen
27-02-2006, 22:01
CIPRO
Edifici di culto cristiani trasformati in moschee,ristoranti, alberghi. O che giacciono nel più totale abbandono. È il quadro desolante che s’incontra nella parte dell’isola occupata dai turchi

Cipro, pellegrinaggio tra le chiese sfregiate

Il ministro degli Esteri cipriota: speriamo che durante il negoziato per l'ingresso di Ankara in Europa qualcuno si ricordi di questo scempio

Dal Nostro Inviato A Nicosia Luigi Geninazzi

L'Europa finisce qui, nell'isola più bella e incontaminata del Mediterraneo sfregiata da un muro che la spezza in due. L'Europa finisce bruscamente lungo una barriera di filo spinato, cemento e torrette militari che taglia Cipro in tutta la sua larghezza e divide Nicosia, capitale ferita nel suo cuore antico. È l'estremo confine orientale dell'Unione Europea: di qua la Repubblica di Cipro, membro del club dei 25, di là uno Stato fantasma che nessuno al mondo riconosce salvo la Turchia. Di qua i greco-ciprioti, di là i turco-ciprioti, separati con la forza nel 1974 quando l'esercito di Ankara invase la parte settentrionale dell'isola. Un'occupazione militare che dura tuttora tra accuse reciproche e tentativi falliti di riconciliazione. Una ferita che stenta a rimarginarsi ed è ormai una piaga che va in cancrena. Per l'Onu che la presidia coi suoi Caschi blu è la «linea verde». Ma qui la gente continua a chiamarla «linea Attila», dal nome in codice che i turchi avevano dato all'invasione.
Il «flagello» ha lasciato tracce. Ha colpito Cipro, sede della più antica comunità cristiana sul suolo europeo, nel suo tesoro artistico, culturale e religioso. Stupende chiese bizantine e romaniche, monasteri imponenti, mosaici e affreschi d'inestimabile valore. Un patrimonio che nella parte nord dell'isola, sotto occupazione turca, è stato saccheggiato, violato e distrutto. Per rendersene conto basta attraversare la «linea Attila» al check-point di Nicosia, ed eccoci nella cosiddetta Repubblica turca del Nord di Cipro che accoglie il visitatore con un grande striscione su cui sta scritto un benvenuto a rovescio: «Quanto sono felice di essere turco!» (famosa frase di Kemal Ataturk). L'orgoglio nazionalistico dei discendenti dell'impero ottomano ha modificato anche il paesaggio naturale scolpendo la mezzaluna e la stella rossa sul fianco dei monti Pentadattilos, marchio arrogante che domina l'ampia pianura.
La bandiera turca sventola sulla facciata della chiesa di Agia Parask evi nel villaggio un tempo greco-ortodosso di Angastina. Un cartello segnala lavori in corso per ridurla a moschea. Il campanile, senza più la croce, è uno strano minareto con l'altoparlante del muezzin fissato su un'arcata. Christodoulos, il giovane archeologo che m'accompagna, è scosso da un fremito. «Sono stato battezzato qui» dice con voce rotta dall'emozione. E' uno dei 200 mila profughi greco-ciprioti, cacciati dalle loro case trent'anni fa. Christodoulos s'inginocchia sul luogo dove una volta c'era il battistero, quindi vi accende una candela. Gli operai turchi, accovacciati davanti all'abside per la pausa pranzo, lo guardano incuriositi. «Ogni volta che torno da queste parti è sempre peggio», sospira il nostro archeologo. Ci fermiamo a Trachoni dove sorgeva un gioiellino rinascimentale, la chiesa di Panagia, Nostra Signora. Oggi ci sono solo le mura, l'interno porta i segni di vandalismi che non hanno risparmiato neppure l'altare di pietra, i cui pezzi sono finiti dentro un buco scavato di recente per cercarvi chissà quale tesoro. Il nostro è un triste pellegrinaggio che ad ogni tappa aumenta sdegno e incredulità, una via dolorosa che ripercorre i luoghi della memoria cristiana a rischio di sparizione. Al villaggio di Peristerona, sulla strada per Famagosta, il monastero medievale di Sant' Anastasio è adibito a stalla, con le mucche che brucano l'erba tra quel che resta delle antiche celle. Le tombe del cimitero sono state profanate e le lapidi spezzate.
Ci lasciamo la campagna alle spalle e andiamo sulla costa. Qui molte chiese sono state trasformate in ristoranti, bar e night-club per la gioia dei turisti. In cima alla roccia di Lapethos, a strapiombo sul mare, la chiesa ed il convento di Agia Anastasia sono diventati un sontuoso hotel con la piscina ricavata nel chiostro ed il casinò sotto il campanile. La quasi totalità del patrimonio artistico della Chiesa ortodossa sul territorio occupato dai turchi, 520 edifici tra ch iese, cappelle e monasteri, è stato saccheggiata, demolita o sfigurata. Solo tre chiese ed un monastero, quello di San Barnaba, trasformato in museo, si trovano in uno stato più o meno dignitoso.
«Lo scempio è sotto i nostri occhi ma l'Unione Europea preferisce girare la testa da un'altra parte - ci dice amareggiato il ministro degli Esteri cipriota, George Iacovou -. L'unica speranza è che, nel corso dei negoziati per l'adesione della Turchia alla Ue, qualcuno tiri fuori il dossier della vergogna». L'Accademia bizantina di Nicosia ha raccolto una documentazione accurata e puntigliosa sulle chiese occupate a Cipro. E da due anni è iniziato un tentativo di dialogo inter-religioso, sostenuto dal vescovo ortodosso Nikiforos dello storico monastero di Kykko. «Ci siamo incontrati con i leader musulmani guidati dal muftì di Lefka ed ho detto loro che il rispetto per i nostri luoghi di culto è la base per la cooperazione». Nikiforos è moderatamente ottimista : «Ho trovato molta comprensione. Sono stati compiuti errori da una parte e dall'altra, dobbiamo superare le divisioni del passato e camminare insieme».
Ma l'ultima parola tocca ai politici. Huseyn Ozel, portavoce governativo della cosiddetta Repubblica turca del nord di Cipro, sfodera grande cordialità con il giornalista straniero. Le chiese distrutte e saccheggiate? «C'è stata una guerra, le cose brutte sono successe su entrambi i fronti» spiega. Gli faccio notare che la maggior parte delle moschee sul territorio greco-cipriota sono state restaurate, mentre il suo governo ha autorizzato la trasformazione delle chiese in ristoranti ed hotel, un insulto al sentimento dei credenti. «L'hanno fatto per non lasciare andare in rovina gli edifici, e comunque sono decisioni prese dal governo precedente che non condivido», si schermisce Ozel. Insisto: cosa mi dice delle chiese che, anche in questi giorni, vengono trasformate in moschee? Il funzionario turco-cipriota allarga le braccia: «È un'usanza ottomana…». Una tradizi one che purtroppo continua. Un biglietto da visita un po' inquietante per la Turchia che aspira ad entrare nel club europeo.[AVVENIRE]




PAKISTAN
Solidarietà del Governo del Pakistan dopo gli atti di violenza contro i cristiani

LAHORE, lunedì, 27 febbraio 2006 (ZENIT).- Un rappresentante cattolico del Pakistan ha elogiato il Primo Ministro del Paese per aver preso parte insieme alla gerarchia cattolica ad un atto di solidarietà, dopo la serie di attacchi perpetrati contro i cristiani.

Successivamente ad un incontro fra i leader cristiani e i rappresentanti del Governo, l’Arcivescovo Lawrence Saldanha di Lahore ha espresso la propria stima nei confronti del Primo Ministro Shaukat Aziz, il quale ha condannato pubblicamente gli aggressori che si sono scagliati contro i cristiani, mettendo in risalto la lealtà al Paese di questi ultimi, così come il loro contributo alla società e la loro opposizione alle vignette satirtiche che ritraevano il profeta Maometto.

Al termine del colloquio tenutosi la settimana scorsa nella sua residenza a Islamabad, il Primo Ministro ha sottolineato l’urgenza per i ledear religiosi e il Governo locale e centrale di organizzare incontri e riunioni volte a far fronte comune all’ondata di violenza anti-cristiana.

In una intervista concessa all’Opera di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), l’Arcivescovo Saldanha, che è anche Presidente della Conferenza Episcopale Cattolica pakistana, ha dichiarato che l’incontro è servito per alimentare nuove speranze sul destino dei cristiani in questa terra.

Ed ha aggiunto: “E’ la prima volta che il Governo ha agito in maniera così rapida e decisiva. Ora possiamo nutrire una speranza reale di poter sopportare le pressioni a cui verremo sottoposti”.

L’Arcivescovo ha spiegato che gli sforzi compiuti dal Governo si possono vedere riflessi nella decisione di Aziz di organizzare rapidamente un incontro dopo gli incidenti verificatisi il 19 febbraio scorso, quando una folla inferocita di musulmani ha preso d’assalto e incendiato due scuole e due chiese in Sukkur (nel Sud-Est del Pakistan).

giannola
28-02-2006, 07:03
PAKISTAN
Solidarietà del Governo del Pakistan dopo gli atti di violenza contro i cristiani

LAHORE, lunedì, 27 febbraio 2006 (ZENIT).- Un rappresentante cattolico del Pakistan ha elogiato il Primo Ministro del Paese per aver preso parte insieme alla gerarchia cattolica ad un atto di solidarietà, dopo la serie di attacchi perpetrati contro i cristiani.

Successivamente ad un incontro fra i leader cristiani e i rappresentanti del Governo, l’Arcivescovo Lawrence Saldanha di Lahore ha espresso la propria stima nei confronti del Primo Ministro Shaukat Aziz, il quale ha condannato pubblicamente gli aggressori che si sono scagliati contro i cristiani, mettendo in risalto la lealtà al Paese di questi ultimi, così come il loro contributo alla società e la loro opposizione alle vignette satirtiche che ritraevano il profeta Maometto.

Al termine del colloquio tenutosi la settimana scorsa nella sua residenza a Islamabad, il Primo Ministro ha sottolineato l’urgenza per i ledear religiosi e il Governo locale e centrale di organizzare incontri e riunioni volte a far fronte comune all’ondata di violenza anti-cristiana.

In una intervista concessa all’Opera di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), l’Arcivescovo Saldanha, che è anche Presidente della Conferenza Episcopale Cattolica pakistana, ha dichiarato che l’incontro è servito per alimentare nuove speranze sul destino dei cristiani in questa terra.

Ed ha aggiunto: “E’ la prima volta che il Governo ha agito in maniera così rapida e decisiva. Ora possiamo nutrire una speranza reale di poter sopportare le pressioni a cui verremo sottoposti”.

L’Arcivescovo ha spiegato che gli sforzi compiuti dal Governo si possono vedere riflessi nella decisione di Aziz di organizzare rapidamente un incontro dopo gli incidenti verificatisi il 19 febbraio scorso, quando una folla inferocita di musulmani ha preso d’assalto e incendiato due scuole e due chiese in Sukkur (nel Sud-Est del Pakistan).


"Ora possiamo nutrire una speranza reale di poter sopportare le pressioni a cui verremo sottoposti".
Questi cattolici mettono tristezza, una volta la loro speranza era riposta nel Signore, adesso la ripongono nei governi.
Non c'è più la fede di una volta.

Lorekon
28-02-2006, 10:50
Per caso qualcuno si ricorda che successe a Sabra e Shatila?
In quel caso chi massacrò chi? I Falangisti di Gemayel di che religione erano?

Non fu quella una persecuzione (vera, intendo)?

Si levò forse in quell'occasione la lagnosa voce contro le "persecuzioni"?

Alla luce di quanto avvenne, non vi spiegate come mai qualche musulmano possa avercela con qualche cristiano da qualche parte, nel mondo?

Perchè qualcuno cercadi seminare l'ODIO fra popoli diversi?

giannola
28-02-2006, 10:57
Perchè qualcuno cercadi seminare l'ODIO fra popoli diversi?


E' quello che mi domando anch'io ;)

Ewigen
28-02-2006, 19:03
Kazakistan
La sofferenza del martirio scolpita in un monumento in Kazakistan
KÖNIGSTEIN/PETROPAVLOVSKIY, martedì, 28 febbraio 2006 (ZENIT).- Nella regione di Karaganda (Kazakistan) è stato inaugurato un monumento dedicato alla memoria dei martiri ucraini deceduti nei Gulag sovietici.
A confermarlo all’Opera di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) è stato dieci giorni fa il Delegato apostolico dei greco-cattolici in Kazakistan e Asia centrale, padre Vasyl Hovera.
Il monumento, collocato nel cimitero di Mamin del villaggio di Dolinka, simboleggia la sofferenze patite dalle tante vittime dei Campi di lavoro forzato nati dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917 e soprattutto la testimonianza eroica del Beato Oleksiy Zarytskyi (1913-1963), uno dei 27 martiri beatificati da Giovanni Paolo II il 27 giugno del 2001.
Padre Zarytskyi, ordinato sacerdote dal Metropolita Andriy Sheptytsky nel 1936, venne tenuto in carcere per dieci anni per poi essere deportato a Karaganda. Dopo essere stato rilasciato nel 1957, fu nominato Amministratore Apostolico di Kazakistan e Siberia, prima di venire nuovamente imprigionato per tre anni. Il 30 ottobre del 1963 trovò la morte in un ospedale del campo di concentramento di Dolinka.
“Si prese instancabilmente cura non solo degli ucraini e dei polacchi, ma anche dei tedeschi e dei russi, che versavano in condizioni disumane”, ha ricordato padre Hovera.
Nel 2001 è stata inaugurata una cappella dedicata ad Oleksiy Zarytskyi nella chiesa della Protezione della Madre di Dio in Karaganda – una diocesi grande all’incirca come l’Italia –.
Indipendente da quattordici anni, la ex Repubblica sovietica del Kazakistan è composta da 17 milioni di abitanti – in maggioranza musulmani ed ortodossi –, fra i quali si contano 360 mila cattolici.
Nelle sue terre il regime totalitario comunista ha sparso molto sangue – così come dura fu la persecuzione a danno dei cattolici –, poiché il Kazakistan venne spesso utilizzato da Mosca come Paese di deportazione.





EUROPA
INTERVISTA
In Europa cresce l'intolleranza verso il cristianesimo: parla lo studioso Baumier, che ha scritto un pamphlet contro Onfray

Scacco all'ateologo

«Accuse ridicole e postulati falsi: così s’incrementa una mentalità anticristiana e il cristianesimo diviene il capro espiatorio»
Da Parigi Daniele Zappalà

«Di quale cristianesimo parla Onfray? Non certo del mio o di quello dei cristiani che conosco. La sua pretesa filosofia descrive il fantasma del cristianesimo proprio solo al suo mondo. Onfray lotta contro i suoi fantasmi ed è per questo che il suo libro è spesso oltraggioso e, in termini di riflessione, di un semplicismo sconvolgente». Matthieu Baumier, di cui esce adesso in Italia l'Antitrattato di ateologia (Lindau, pp. 240, euro 18), fa parte di quell'ormai folta schiera di intellettuali francesi, non solo cattolici, che si è rivoltata negli ultimi mesi di fronte alla somma di calunnie anticristiane e antireligiose in generale, di farneticazioni intellettuali e alla fiamma nichilista del famigerato Trattato di ateologia di Michel Onfray. «Il suo cristianesimo immaginario - continua Baumier - assomiglia alle concezioni magiche che precedettero la nascita dei monoteismi. Proprio ciò a cui si è opposto il giudeo-cristianesimo».
Cosa intende quando denuncia il "sistema Onfray"?
«Il libro di Onfray propone un ateismo che è ideologico perché l'autore organizza la sua violenza antimonoteista, e in particolare anticristiana, secondo modalità di pensiero per nulla filosofiche. La questione è quella dell'etica minima dell'intellettuale. Della responsabilità dell'intellettuale che lancia accuse incontrollate nella polis, accuse infondate che trovano un'eco importante nei media e che, in questo modo, finiscono per passare per delle "evidenze". Il trattato è fondato su confusione di concetti, riduzioni e postulati falsi. Questi tre aspetti formano un sistema».
Dove si situano, a suo avviso, le radici dell'odio anticristiano e in generale antireligioso del libro?
«Il trattato denuncia il cristianesimo come una concezione odiosa dell'uomo, della donna, dell'intelligenza… La violenza di questa visione del cristianesimo si trova già, ad esempio, in diversi libri di Nietzsche come L'Anticristo. Ma anche nella maggior parte dei filosofi materialisti dominanti. Questi modi d i pensiero postulano l'esistenza di un "solo e vero mondo" e rifiutano la possibilità di una concezione non materialista della vita. Il filosofo Bernard Sichère ha di recente giustamente osservato che il pericolo attuale è rappresentato non certo dal "ritorno del religioso", ma proprio da coloro che vogliono impedirci di credere».
Cosa pensa a proposito della "disonestà intellettuale" del libro di Onfray?
«C'è disonestà e malevolenza. Un esempio: Onfray rifiuta con un colpo di spugna semplicista la realtà del paganesimo nazista. Per lui, questo paganesimo è un "luogo comune". Questa base quantomeno disonesta permette di spianare la strada all'odio: se il nazismo non è pagano, ci sciorina Onfray, è perché Hitler era cristiano… Nell'ultimo capitolo del mio libro, espongo quanto questa interpretazione malevola e ideologica malevolenza sia un pericolo: il saggio di Onfray mette all'indice i cristiani, in particolare i cattolici, come dei capri espiatori, responsabili di tutte le sventure degli uomini. Designare dei capri espiatori, sulla base di argomenti fraudolenti di propaganda, mi pare quantomeno pericoloso».
L'attacco gratuito alla religione le sembra ancora in voga presso alcuni strati di intellettuali francesi ed europei?
«La situazione è complessa. Ma l'attacco gratuito alla religione è diffuso nell'insieme della società europea. Per esempio, in occasione dell'elezione di Benedetto XVI, alcune reazioni sono state inammissibili: una rete televisiva privata, in Francia, ha presentato una marionetta del Papa in uniforme nazista… Attaccare il cristianesimo è diventato una specie di sport senza rischi. Credo fermamente che gli intellettuali cattolici debbano levarsi e rifiutare la violenza fatta alla fede cristiana. Nel 2005, delle chiese sono state incendiate in Francia. Nell'indifferenza generale. Il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa è stato anch'esso profondamente choccante: l'ideologia dominante nega la realtà storica. Un anticristianesimo diffuso , che sfocia talora in un'autentica cristianofobia, fa la sua triste avanzata».
Onfray denuncia la "stupidità" di fondo dei credenti e subito dopo, senza tema di apparire assurdo, il "dominio" dei credenti sulla società. Come possono simili controsensi imporsi sull'intelligenza del lettore?
«Con decine di migliaia di lettori del suo libro, in Francia Onfray ha conquistato la copertina delle riviste più lette… Perché una tale eco? La risposta credo si trovi nell'estensione dell'incultura religiosa delle nostre società, un andamento associato talora a un autentico insabbiamento dell'intelligenza. Si cercano risposte semplici di fronte a fenomeni complessi. E cosa c'è di più semplice della teoria del complotto? Il libro di Onfray appartiene alla letteratura del complotto. Sarebbe interessante studiare i punti comuni fra i fantasmi di Dan Brown e quelli di Onfray…».
Perché ha scelto di citare Emmanuel Mounier all'inizio del suo "antitrattato"?
«Constato con gioia che il pensiero di Mounier conosce oggi un importante recupero di interesse. Come quello di Maritain, del resto, malgrado le loro differenze e opposizioni. È probabilmente giunto il momento di rileggerli osservando ciò che questi pensatori apportano al nostro mondo. Mounier ha rifiutato ogni via totalitaria, sia politica che economica, ed è sempre d'attualità. Mounier forse non sarebbe d'accordo, ma credo che il cristianesimo contemporaneo debba affermarsi oggi anche come filosofia, cioè come concezione del mondo e progetto. Il concetto di "persona" sviluppato da Mounier, ad esempio, è l'elemento fondamentale del nostro tempo. Una filosofia cristiana, fondata sulla Rivelazione, dove la fede illumini la ragione, mi pare oggi una necessità vitale. Dovremmo opporre l'umano reale, cioè la persona, e un umanesimo integrale all'individuo disintegrato che si è imposto in Europa. La crisi è nell'uomo. È giunta l'ora dell'appuntamento ritrovato dell'uomo con la sua anima».[AVVENIRE]


SUDAN
Visita in Sudan del cardinal Sepe: la Chiesa non si senta abbandonata

Roma«La Chiesa del Sudan non si senta abbandonata, tutta la Chiesa la sostiene». Di ritorno da un viaggio in Sudan e nel Darfur, intrapreso a nome di Papa Benedetto XVI, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, non nasconde preoccupazione «per la situazione deplorevole in cui versano tanti nostri fratelli». Il Paese, spiega il porporato, è minato da povertà ma anche «dall'odio, dalla guerra e dall'estremismo religioso». «Anche tra le fila della Chiesa - ha aggiunto in una intervista alla Fides, l'agenzia di Propaganda Fide - sono numerosi i sacerdoti e i religiosi che hanno subito traumi profondi a causa delal guerra civile, e che ora si sta cercando di recuperare. per non parlare poi del dramma nel Darfur che è ancora una piaga aperta e sanguinante». Nei giorni scorsi il cardinale Sepe ha esortato la comunità internazionale a «mettere in pratica le azioni decisive per fermare questa orribile situazione» che Papa Giovanni Paolo II definì «una vergognosa ferita dei nostri giorni». [Avvenire]




28 Febbraio 2006
COREA
Corea, card. Cheong: "Impensabile una visita del Papa finchè continua la repressione nel Nord"

Dopo la sua prima messa da prossimo cardinale, l’arcivescovo di Seoul definisce “inaccettabile” l’atteggiamento del regime di Pyongyang. La sua nomina “segno del nuovo peso della Chiesa coreana e della nazione stessa”.

Seoul (AsiaNews) – “E’ impensabile che il Pontefice non possa visitare l’intera penisola coreana per l’atteggiamento della parte nord, che ancora oggi rifiuta la presenza permanente di sacerdoti, di qualunque nazionalità, sul suo territorio”. Con queste parole il neocardinale coreano, l’arcivescovo di Seoul Nicholas Cheong Jin-suk, ha rinnovato il suo “disappunto” per la situazione della libertà religiosa sotto il regime di Pyongyang.

“Quando il Papa visita una nazione – ha sottolineato, parlando ai giornalisti nella cattedrale di Myeongdong – sacerdoti e religiosi devono essere liberi di poterlo raggiungere, di poter parlare con lui o almeno vederlo. La repressione religiosa rende tutto questo impossibile”.

“Il numero dei cattolici in Corea del Nord – ha ricordato il futuro porporato, che ricopre anche il ruolo di amministratore apostolico di Pyongyang - è precipitato da 55 mila (con 58 chiese e circa 100 sacerdoti) presenti subito dopo la liberazione dal dominio coloniale del Giappone, ad un numero che varia dai mille ai tre mila, non confermabili, di oggi”.

''Da parte della Santa Sede, ma anche da parte mia - ha ricordato il neocardinale, che ricevera' la berretta rossa nel concistoro annunciato dal Papa per il prossimo 24 marzo - sono state rivolte, per parecchi anni, alla Corea del Nord richieste di consentire la presenza di sacerdoti. Ma ci hanno continuato a rispondere che 'non e' ancora il momento opportuno'''.

“Eppure – ha aggiunto - la Chiesa coreana, ed in particolar modo l’arcidiocesi di Seoul, non ha mai smesso di inviare beni di vario tipo al di là del confine negli ultimi anni, arrivando a donare oltre dieci milioni di dollari americani”.

“Prima di intraprendere la strada della riunificazione, le due Coree devono perdonare e pentirsi di ciò che hanno fatto durante la guerra civile e nel periodo seguente”.

Il presule ha poi posto l’attenzione sul fatto che la sua creazione cardinalizia “è un segno del maggior peso della Chiesa cattolica coreana, ma anche della nazione intera, perchè vi sono solo 30 nazioni al mondo con due o più cardinali. La Corea è entrata nell’Oecd [il gruppo dei Paesi più economicamente sviluppati ndr] perché il mondo dell’economia le ha dato il giusto peso. Lo stesso accade per la Chiesa universale, che ci concede questo grande onore”.

Il cardinal Stephen Kim Sou-hwan, il primo porporato coreano, “conosce tutto questo e sa tutto ciò di cui abbiamo bisogno, perché ha fatto questo lavoro da solo per 37 anni: cercherò di imparare il possibile da lui, che io considero un maestro, un mentore ed un membro della mia stessa famiglia”.

giannola
28-02-2006, 19:19
EUROPA
INTERVISTA
In Europa cresce l'intolleranza verso il cristianesimo: parla lo studioso Baumier, che ha scritto un pamphlet contro Onfray

Scacco all'ateologo

«Accuse ridicole e postulati falsi: così s’incrementa una mentalità anticristiana e il cristianesimo diviene il capro espiatorio»
Da Parigi Daniele Zappalà

1. « Il filosofo Bernard Sichère ha di recente giustamente osservato che il pericolo attuale è rappresentato non certo dal "ritorno del religioso", ma proprio da coloro che vogliono impedirci di credere».

2. «La situazione è complessa. Ma l'attacco gratuito alla religione è diffuso nell'insieme della società europea. Per esempio, in occasione dell'elezione di Benedetto XVI, alcune reazioni sono state inammissibili: una rete televisiva privata, in Francia, ha presentato una marionetta del Papa in uniforme nazista… Attaccare il cristianesimo è diventato una specie di sport senza rischi. Credo fermamente che gli intellettuali cattolici debbano levarsi e rifiutare la violenza fatta alla fede cristiana. Nel 2005, delle chiese sono state incendiate in Francia. Nell'indifferenza generale. Il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa è stato anch'esso profondamente choccante: l'ideologia dominante nega la realtà storica. Un anticristianesimo diffuso , che sfocia talora in un'autentica cristianofobia, fa la sua triste avanzata».
[AVVENIRE]



1. Ma chi impedisce di credere ?
Semmai si impedisce ai cattolici di fare in occidente quello che i musulmani fanno in M.O.

2. Voi cattolici ormai avete manie di persecuzione.
Da cristiano tutta questa aggressività non l'ho vista.
Persino gli atei di questo forum riescono ad andare d'accordo con me. :D

Poveri cattolici, che non sapete più guardarvi dentro, che avete lasciato il vostro tempio vuoto e desolato, che avete ceduto la vostra fede per una moneta d'oro.
Fossero anche tutte le chiese arse dalle fiamme che vi manca 'o pietre viventi ?
Smettete, si, smettete di guardare l'altro con l'alterigia dei vostri occhi;
scrutatelo invece con lo sguardo del vostro cuore;
perchè non i primi saliranno in cielo, ma quest'ultimo.
:winner:

Lorekon
28-02-2006, 19:36
quindi in pratica è scandaloso che attaccare il cristianesimo sia "senza rischi"...
(a parte che è tutto da discutere).

la normalità sarebbe che chi attacca il cristianesimo debba per ciò stesso correre dei rischi :D
di cosa? di in columità? di non avere successo? di che altro dovremmo rischiare?

annamo bene!

Ziosilvio
28-02-2006, 22:08
Voi cattolici ormai avete manie di persecuzione.
Suffragate dai fatti, come Ewigen non manca mai di mettere in evidenza.
Da cristiano tutta questa aggressività non l'ho vista.
Persino gli atei di questo forum riescono ad andare d'accordo con me.
Se riesci ad andare d'accordo con un ateo in materia di religione, forse non sei tanto cristiano quanto credi.
Poveri cattolici, che non sapete più guardarvi dentro, che avete lasciato il vostro tempio vuoto e desolato, che avete ceduto la vostra fede per una moneta d'oro.
Fossero anche tutte le chiese arse dalle fiamme che vi manca 'o pietre viventi ?
Smettete, si, smettete di guardare l'altro con l'alterigia dei vostri occhi;
scrutatelo invece con lo sguardo del vostro cuore;
perchè non i primi saliranno in cielo, ma quest'ultimo.
:winner:
Sai che ti dico?

Hai centrato precisamente il punto.

Chi sa di essere nel giusto, chi conosce la verità, non deve certo stare a guardare ciò che succede nel mondo per conservare la fede.
Egli è nel giusto, e gli altri hanno smarrito la via, e non importa se la Storia stessa è dall'inizio alla fine una negazione delle sue convinzioni.
E dal momento che Dio è con lui, che importa se gli uomini lo abbandonano?












































Ragion per cui: *PLONK*

giannola
01-03-2006, 06:34
1.Suffragate dai fatti, come Ewigen non manca mai di mettere in evidenza.

2.Se riesci ad andare d'accordo con un ateo in materia di religione, forse non sei tanto cristiano quanto credi.

3.Sai che ti dico?

Hai centrato precisamente il punto.

Chi sa di essere nel giusto, chi conosce la verità, non deve certo stare a guardare ciò che succede nel mondo per conservare la fede.
Egli è nel giusto, e gli altri hanno smarrito la via, e non importa se la Storia stessa è dall'inizio alla fine una negazione delle sue convinzioni.
E dal momento che Dio è con lui, che importa se gli uomini lo abbandonano?


1. Infatti sono cristiani quelli che hanno ucciso in Nigeria e quelli che hanno rivoltato Dublino.

2. Se riesco ad andare d'accordo con gli atei è perchè sono amico di quel beone e mangione, amico di pubblicani e prostitute, che era Gesù.

3. Bravo tu continua a stare pure nel giusto, mentre io che sono un peccatore, continuerò a servire finchè Dio lo vorrà.
Solo non capisco dov'è che avrei detto che i cristiani stanno nel giusto, questa è proprio una cosa strana.

Ewigen
03-03-2006, 21:48
ot



E' stato un (dis)piacere averti conosciuto.Addio e a mai più risentirci,non mi sprecherò più con persone con te.

Ewigen
03-03-2006, 21:54
INDIA
ICN-News 01/03/06
Missionario picchiato a sangue e minacciato di morte


Membri di un gruppo paramilitare estremista indù hanno aggredito due missionari indigeni di Gospel for Asia nelle loro abitazioni. Uno dei due pastori è rimasto ferito alla testa.
Gli assalitori hanno intimato ai due missionari di lasciare la zona pena la morte. Prakas e Samuel, questi i nomi dei due malcapitati, si sono impegnati in attività evangelistiche da quando, l'anno scorso, hanno terminato gli studi al Bible College di Gospel for Asia. In pochi mesi hanno condotto 20 indigeni alla conversione.
La zona nella quale operano ospita uno dei templi indiani più frequentati, più imponenti dal punto di vista architettonico e più ricchi dal punto di vista culturale nel sud-est indiano. Gli estremisti indù sono fortemente irritati per il successo del lavoro evangelistico svolto dai due missionari. Per diversi mesi, il braccio armato del movimento nazionalista indù ha vessato i due missionari. Lo scorso 23 febbraio, una banda di malintenzionati ha fatto irruzione nella stanza nella quale si trovavano i missionari e li ha minacciati con coltelli e bastoni. "Non potete esercitare il ministero qui", hanno intimato i radicali, "questa è la casa degli Indiani, così non rovinate l'ambiente con le vostre prediche su Gesù".

A nulla sono valsi i tentativi dei due missionari di convincere il gruppo che le loro intenzioni sono pacifiche. Uno degli estremisti ha aggredito Prakas e lo ha lasciato sanguinante dall'orecchio e dal collo. Samuel, l'altro missionario, è corso fuori per chiedere aiuto. I vicini hanno affrontato la banda degli assalitori, che se ne sono andati solo dopo aver ammonito i missionari di "lasciare questo luogo altrimenti vi faremo fuori". Il responsabile locale di Gospel for Asia ha lanciato un appello ai cristiani perchè reagiscano all'attacco con la preghiera.


Evangelici marciscono in carcere[7I]

In seguito all'aumento della violenza nei confronti dei pastori evangelici è stato lanciato un appello urgente alla preghiera. I cristiani stanno marcendo ingiustamente in carcere dove sono finiti sulla base di accuse prefabbricate. A Madhya Pradesh, ci sono stati tentativi di dare alle fiamme una chiesa pentecostale. A soffiare contro la chiesa sono i venti dell'HIndutva", letteralmente "induità ", una ideologia che sta guadagnano terreno e che ha come obiettivo l'instaurazione di una nazione indù. Il motto che circola è "essere indiano significa essere indù".


2 Marzo 2006
[I]Il Rajasthan si prepara ad introdurre la legge anti-conversione
di Nirmala Carvalho

L’amministrazione statale è guidata dal partito nazionalista Bjp; i cattolici si oppongo al disegno di legge, ma le autorità locali rimangono sorde. Vescovo di Jaipur: con questa legge il governo dà il suo tacito consenso alle violenze anti-cristiane.

Mumbai (AsiaNews) – Il governo del Rajasthan, India, assicura di “non voler creare una divisione nello Stato” tra comunità religiose, mentre alcuni dei suoi funzionari di spicco premono per introdurre una Legge anti-conversione, che aggraverebbe le violenze contro i cristiani, già in atto nello Stato. Qui è al potere il Bharatiya Janata Party - Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista – che mira a far passare la legge “il prima possibile”.

Esponenti della Chiesa cattolica locale vedono nella legge il “tacito consenso del governo alle violenze, un incitazione al sentimento anti-cristiano” e intanto preparano l’opposizione.

Ieri in occasione dell’Assemblea statale, Vasundhara Raje, capo del governo (Chief minister), ha dichiarato che “in Rajasthan siamo una sola famiglia” e che i responsabili delle ultime violenze contro i cristiani saranno puniti “severamente”. Membri locali del partito Congress denunciano però che proprio lo stesso capo del governo giorni fa si è rifiutato di incontrare una delegazione di cristiani che chiedeva protezione dagli attacchi contro la comunità.

In un’intervista ad AsiaNews mons. Oswald Lewis, vescovo di Jaipur, capitale del Rajasthan, annuncia che la Chiesa si opporrà al “Disegno di legge sulla libertà religiosa” e che alcuni rappresentanti cattolici hanno già parlato con ministro dell’Interno, Gulab Chand Kataria, spiegandogli “l’inutilità della legge”.

Ma Kataria – racconta il presule – continua difendere il disegno di legge come necessario. A fine febbraio annunciava: “Mancano gli ultimi ritocchi, proveremo a discuterne in occasione dell’Assemblea e a farla diventare legge il prima possibile”.

A niente sono servite le statistiche sulle conversioni al cristianesimo nello Stato, viste come una minaccia dai fondamentalisti indù. Mons. Lewis dichiara di averle sottoposte alle autorità: “Sono una prova concreta che le conversioni non sono mai state imposte o operate con l’inganno”, come accusano i fondamentalisti indù. Al contrario, sottolinea il vescovo, dall’ottobre 2005 sono aumentate “in modo allarmante” le violenze anti-cristiane.

Pretesto per gli ultimi attacchi in Rajasthan è stata la pubblicazione di un libro in indi, tradotto dall’inglese, che conterrebbe offese all’induismo. L’opera è attribuita a un gruppo protestante. Domenica scorsa, in presenza della polizia, un gruppo di attivisti del Vishwa Hindu Parishad, ha impedito ad alcuni cristiani di pregare in una chiesa e vandalizzato due scuole di missioni a Jaipur.

Secondo il presule se approvata, con questa legge il governo locale darebbe “il suo tacito consenso a queste violenze e inciterebbe il sentimento anti-cristiano, che porta alla perdita di vite umane e proprietà”.

Ewigen
03-03-2006, 22:12
COREA DEL NORD
Alla Corea del Nord il primato di peggiore persecutore dei cristiani

[ICN-News 02/03/06]

Per il quarto anno consecutivo, la Corea del Nord è al primo posto nella lista, stilata da Open Doors, dei cinquanta paesi persecutori del cristianesimo. La classifica si basa su analisi e testimonianze raccolte dalla nota associazione umanitaria evangelica attraverso contatti locali, persone che lavorano in loco e membri della chiesa perseguitata.
Si stima che attualmente, nelle carceri della Corea del Nord, decine di migliaia di cristiani siano soggette a trattamenti feroci. Secondo alcuni, questa roccaforte comunista ha più prigionieri politici e religiosi di qualsiasi altro paese al mondo.


CINA
2 Marzo 2006
Polizia sgombra con la forza una scuola biblica nell'Anhui: 36 arresti

L’operazione rientra nell’ambito di una campagna nazionale tesa ad eliminare con la forza le chiese non ufficiali cattoliche e protestanti.

Huaibei (AsiaNews/Caa) – La polizia cinese ha sgombrato ieri con la forza una scuola biblica retta da una chiesa protestante non ufficiale di Huaibei, nella provincia orientale dell’Anhui, ed ha arrestato 36 persone che si trovavano all’interno. Lo denuncia la China Aid Association (Caa), organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.

Oltre 50 agenti, armati di manganelli elettrici, sono penetrati nella scuola, circondata da 10 camionette, portando via tutti coloro che si trovavano all’interno dell’edificio: studenti, insegnanti e leader della comunità.

Chu Huaiting, proprietario della scuola, è stato arrestato più tardi nella sua casa. Secondo la Caa, Chu è il vice presidente dell’Alleanza delle chiese domestiche cinesi, organizzazione non ufficiale che raccoglie circa 300 mila fedeli.

La scuola era usata anche per insegnare cucito agli alunni: oltre alla letteratura religiosa, la polizia ha confiscato tutta la biancheria presente nell’edificio. Un’agente della stazione di polizia locale, raggiunto telefonicamente, non ha confermato gli arresti ma non ha neanche voluto identificarsi.

L’operazione rientra nell’ambito di una campagna nazionale tesa ad eliminare con la forza le chiese non ufficiali. Pechino permette la pratica del cristianesimo protestante solo all’interno del Movimento delle Tre Autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao e l’espulsione dei missionari stranieri e dei leader delle chiese anche cinesi.

L’MTA, in nome del nazionalismo, vuole far crescere delle chiese nazionali, separate e sottomesse al Partito Comunista. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA. I protestanti non ufficiali, che si radunano nelle “chiese domestiche” non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni.

giannola
04-03-2006, 07:10
COREA DEL NORD
Alla Corea del Nord il primato di peggiore persecutore dei cristiani

[ICN-News 02/03/06]

Per il quarto anno consecutivo, la Corea del Nord è al primo posto nella lista, stilata da Open Doors, dei cinquanta paesi persecutori del cristianesimo. La classifica si basa su analisi e testimonianze raccolte dalla nota associazione umanitaria evangelica attraverso contatti locali, persone che lavorano in loco e membri della chiesa perseguitata.
Si stima che attualmente, nelle carceri della Corea del Nord, decine di migliaia di cristiani siano soggette a trattamenti feroci. Secondo alcuni, questa roccaforte comunista ha più prigionieri politici e religiosi di qualsiasi altro paese al mondo.


Ma le liste non vanno compilate da persone che stanno al di sopra delle parti ?
Certo che una classifica fatta dai diretti interessati sa di propaganda. :D


CINA
2 Marzo 2006
Polizia sgombra con la forza una scuola biblica nell'Anhui: 36 arresti

L’operazione rientra nell’ambito di una campagna nazionale tesa ad eliminare con la forza le chiese non ufficiali cattoliche e protestanti.


Quando si capirà che non è persecuzione se un paese impone il rispetto delle proprie leggi.
Se non sono autorizzate chiese non registrate, che si registrino oppure non si lamentino.
Mica hanno sgomberato una chiesa autorizzata.
Massì continuiamo a fare propaganda.

Ewigen
05-03-2006, 22:33
INDIA
Due missionari picchiati e minacciati per le loro attività evangelistiche

[Gospel for Asia 05/03/06]

Il mese scorso più di 200 abitanti del villaggio di Haryana, India, si sono riuniti nel cortile della casa di un credente per vedere, con grande interesse, L'Uomo di Misericordia, un film sulla vita di Gesù. Alcuni si sono assiepati dall'altra parte del muro.

La cosa non è piaciuta ad un gruppo di militanti indù che hanno minacciato e picchiato William ed Eno, i due giovani missionari di Gospel for Asia che stavano proiettando il film. Gli incidenti sono andati avanti per un tre quarti d'ora, fino all'arrivo, cioè, della polizia che ha riportato la calma. Una volta andate vie le forze dell'ordine, però, è sopraggiunta una folla di quasi mille persone che ha circondato la casa del credente presso si stava proiettando il film ed ha urlato slogan e minacce contro coloro che erano dentro. Per miracolo, il proprietario è riuscito ad evitare che i dimostranti entrassero in casa.

"Per quanto sia difficile crederci, questo incidente è solo uno dei tanti casi di persecuzione che si stanno verificando in India", ha sottolineato il presidente di Gospel for Asia, K.P. Yohannan. "Sarebbe ugualmente molto grave anche se si trattasse di un caso isolato. Ma è peggio. In tutta l'India gli estremisti indù stanno aggredendo apertamente i cristiani e la situazione va peggiorando. E' come se improvvisamente tutti gli estremisti indù avessero deciso di dichiarare guerra alla cristianità".

Come spesso accade, dicono a Gospel for Asia, qualcosa di buono sta per venirne fuori. "Il giorno dopo gli incidenti, il sovrintendente distrettuale della polizia ha indetto una riunione per Cristiani ed Indù. Sulle prime l'aria era carica di tensione, in particolare quando gli Indù hanno criticato i Cristiani per le loro attività evangelistiche. Poi Dio stesso è intervenuto ed ha riportato la calma, fino al punto di raggiungere un accordo".

La polizia ha assicurato incolumità fisica alle chiese. Il sovrintendente ha perfino dichiarato di essere stato toccato dalla preghiera dei credenti alla fine della riunione. Ha detto che era la prima volta in vita sua che aveva sentito una preghiera del genere. "Questo fatto - ha commentato il presidente di Gospel for Asia - è stato di grande ispirazione ai nostri fratelli che si sono sentiti incoraggiati a proseguire il loro lavoro. Ora speriamo e preghiamo che questa persecuzione rafforzi la chiesa".

Lungi dal sentirsi scoraggiati, William ed Eno, i due missionari picchiati, ritengono che sia stato un privilegio per loro aver sofferto per il Signore. E sembra che siano più forti e più radicati nel loro amore e nel loro impegno per l'opera del Vangelo".

EUROPA
I laicisti ci vogliono in un ghetto

«Civiltà cattolica» mette in guardia contro la marea montante del laicismo. La rivista dei gesuiti infatti invita «i cristiani a non sottovalutare la conflittualità che contro i valori da essi affermati esercita ancora il laicismo, il quale pur essendo la contraffazione della vera laicità, pretende di essere in Italia e in Europa l'unico interprete della laicità». Un'ideologia ammantata di appelli alla "libertà", ma che «è all'opera - sottolinea padre Giandomenico Mucci - ogni qualvolta lavora affinché i cristiani siano confinati in un reale ghetto dorato: e ciò può avvenire anche quando lo Stato si giova strumentalmente della loro presenza per colmare le sue carenze». Le prove sono sotto gli occhi di tutti: il laicismo «è all'opera quando si misconoscono la dignità e i diritti degli embrioni, il valore dei gesti dell'amore procreativo, la tutela della famiglia, il diritto a una scuola libera». La rivista sottolinea che «su questi e altri temi la mentalità laicista tenta di confinare le ragioni razionali dei cristiani dentro le motivazioni della loro fede squalificandole per questa via nel dibattito democratico». Il vero problema è che si «continua a parlare di dialogo, ma in realtà ci si è incamminati sulla via dell'opportunismo: in particolare un certo stile laicista, pronto sempre a voler insegnare ai credenti che cosa debbono fare o dire».[ICN]


Iran
Cristiani vivono aspettando il peggio. Sono ufficialmente riconosciuti, ma sono sempre sotto pressione. I più colpiti sono gli evangelicali

(ve/epd) I circa 100’000 cristiani che vivono in Iran – un paese che conta oltre 65 milioni di abitanti – costituiscono una minoranza, ufficialmente riconosciuta, che vive relativamente in pace con la popolazione musulmana. Nello stato dei mullah non esiste tuttavia un regime di libertà religiosa paragonabile a quello previsto dalla carte europea dei diritti umani.
Cristiani che non si attengono alle rigide norme stabilite dallo stato sono controllati strettamente. E alcuni temono che sotto la presidenza di Ahmadinejad la situazione sia destinata a peggiorare ulteriormente. Finora questo timore si è però rivelato infondato.

Secondo l’organizzazione evangelicale “Open Doors” l’Iran figura al quinto posto nella graduatoria dei paesi in cui i cristiani subiscono le maggiori pressioni. Rapporti delle Nazioni Unite e di Amnesty International sul rispetto dei diritti umani in Iran indicano che le più perseguitate sono le cosiddette “chiese domestiche”. E questo perché esse, ignorando le regole iraniane, evangelizzano, celebrano culti in persiano e accolgono musulmani convertiti al cristianesimo (cosa assolutamente proibita dalla legge).
Nella vita pubblica questi gruppi evangelici – come ad esempio la chiesa pentecostale Assemblea di Dio – sono pressoché invisibili. Tra il 1994 e il 1996 quattro vescovi evangelici e pastori sono stati uccisi. Da allora la chiesa agisce solo nella clandestinità.
Non esistono cifre precise sulla consistenza delle chiese domestiche. Esse sono inoltre sottoposte a stretta sorveglianza da parte degli organi di sicurezza iraniani. Le riunioni di culto, riferisce lo storico e difensore dei diritti umani svizzero Florian Lüthy, sono spiate. Se una nuova persona entra a far parte della chiesa questo deve essere notificato alle autorità. E il ministero dell’informazione, responsabile del controllo dell’attività delle chiese, è diretto da Mohseni Ezhei, il quale è accusato, da Human Rights Watch, di essere coinvolto in casi di gravi violazioni dei diritti umani.
Secondo valutazioni della Chiesa evangelica in Germania la situazione dei cristiani in Iran non è peggiorata dopo l’elezione del nuovo presidente..

PALESTINA
Danneggiata sede società biblica
03 marzo 2006 - (ve/idea) Un ufficio della Società biblica palestinese, a Ramallah, è stato bersaglio di un attacco con un ordigno incendiario. L'Ambasciata cristiana internazionale di Gerusalemme comunica che si sono registrati danni di lieve entità. Non ci sono stati feriti. Minacce sono state rivolte anche all'ufficio della Società biblica palestinese a Gaza City.

Ewigen
05-03-2006, 22:35
ALBANIA
LE RADICI CRISTIANE
Dalla memoria dei martiri la nuova Albania

Il Paese delle Aquile riscopre la sua storia di fede per affrontare le sfide del presente E premia don Oreste
Benzi per la sua lotta contro la «tratta umana». Il vescovo di Sapë, Dodë Gjergji: «Segni di speranza per tutta la società»l’evento. Dalle persecuzioni dell’impero romano alle vittime del regime comunista: oggi a Blinisht il cardinale
José Saraiva Martins consacrerà una chiesa dedicata ai «testimoni della fede»

Di Lorenzo Rosoli

I martiri cristiani dei primi secoli, vittime delle sanguinose persecuzioni dell'impero romano. I «testimoni della fede» immolati sull'altare dell'ateismo di Stato da una delle dittature più spietate del XX secolo, il regime comunista di Enver Hoxha.
E poi: le ragazze ridotte in schiavitù dal business della prostituzione dopo la caduta del regime, con tutta la loro voglia di riscatto e la fattiva solidarietà di quanti - un nome per tutti: don Oreste Benzi - accompagnano da anni il loro cammino. Infine: i giovani cattolici del Paese delle Aquile, chiamati ad essere i protagonisti della rinascita ecclesiale e civile di questa terra così ricca di memorie, dolori, speranze.
Sono i volti dell'Albania che in questi giorni si stringe intorno al cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, invitato dalla Conferenza episcopale del Paese balcanico per partecipare a una serie di iniziative ricche di significati. Non solo religiosi.
Il culmine del programma sarà stamani alle 10 con la consacrazione della chiesa parrocchiale di Blinisht, diocesi di Sapë, dedicata ai santi martiri albanesi Danakto, diacono di Valona, e Astio, vescovo di Durazzo, perseguitati al tempo dell'imperatore Traiano. Accanto alla chiesa che verrà consacrata da Saraiva Martins c'è un monumento: ritrae due sacerdoti gesuiti, l'albanese Danjel Dajani e l'italiano Giovanni Fausti, fucilati dai comunisti dopo un processo farsa esattamente sessant'anni fa, il 4 marzo 1946.
Il 10 novembre 2002, nella cattedrale di Scutari, si aprì la fase diocesana del processo di beatificazione di quaranta «testimoni della fede», fra i quali vi sono anche Dajani e Fausti. Oggi a Blinisht i martiri dell'antichità e i martiri del nostro tempo verranno ricordati insieme, come tralci della stessa vite, la cristianità albanese.
Ma il programma delle manifestazioni ha preso il via ieri pomeriggio con la consegna di un premio a don Oreste Benzi, il fondatore dell'Associazione Papa G iovanni XXIII, per l'impegno profuso in favore delle ragazze albanesi vittime della tratta. E si chiuderà domani nella cattedrale di Vau Dejës, dove Saraiva Martins incontrerà un migliaio di giovani della diocesi di Sapë.
«Si tratta di eventi, segni e gesti importanti per la nostra diocesi e per l'intera Chiesa e società albanese. Per questo abbiamo invitato il cardinale Saraiva Martins a condividere la nostra gioia, la memoria della santità di ieri e del nostro tempo con le sfide che ci attendono», spiega il vescovo di Sapë, Dodë Gjergji, che è anche segretario generale della Conferenza episcopale e presidente della Caritas albanese.
«Quando dieci anni fa iniziammo a costruire la chiesa di Blinisht, assieme al parroco di Santo Stefano, don Antonio Sciarra, speravamo di poterla dedicare ai testimoni della fede uccisi dal regime comunista - confessa Gjergji -. Ma il loro processo di beatificazione è ancora in corso. Così abbiamo scelto di intitolare il luogo di culto oggi consacrato da Saraiva Martins ai martiri dei primi secoli, come a scandire una continuità fra quei testimoni e i testimoni del '900. Ma ancora nei nostri anni l'Albania ha sofferto nuove forme di martirio - non esito a usare questa parola: la tratta delle nostre ragazze, molte giunte in Italia, schiavizzate dal business della prostituzione, a volte fino alla morte».
Ecco, allora, il premio dato ieri a don Benzi: «Un modo per ringraziare quanti, come lui, stanno lottando per rompere le catene della schiavitù. Ma anche per rinnovare l'attenzione verso una tragedia ancora viva ma forse meno considerata rispetto agli anni scorsi - incalza Gjergji -. Il premio è stato assegnato dalla Presidenza della Repubblica su proposta della Caritas albanese».
Martiri di ieri e del nostro tempo, vittime di oggi. Memorie e sensibilità ancora vive tra la gente albanese? «Sì. Nemmeno la dittatura di Hoxha è riuscita a estirpare il senso religioso dai nostri cuori - risponde il vescovo di Sapë -. Quando alla caduta del regime è ripresa l'attività religiosa, la gente della mia diocesi non aveva perso la memoria delle preghiere, dei riti. E dei luoghi di culto: ancora tutti sapevano dove stavano le chiese rase al suolo o trasformate e ridotte ad altri impieghi. Soprattutto, però, era ancora viva la memoria delle persone, dei testimoni della fede. Nomi e volti custoditi nei nostri cuori anche nei tempi più duri, che ora celebriamo, nel segno della gratitudine, come esempi per il cammino che verrà».


EUROPA
L'Europa di san Benedetto si apra alla fede
Da Roma Luca Liverani

«L'Europa dovrebbe discutere se è veramente un progresso togliere la dimensione religiosa dalla società civile e quella etica dalla scienza». Perché la civiltà europea è «attaccata: da fuori dal terrorismo e dal fondamentalismo islamico, dal suo interno dal relativismo». E rischia seriamente di «disgregarsi». Marcello Pera alza la voce contro la «ghettizzazione della dimensione religiosa». L'occasione è la presentazione, alla Pontificia università lateranense, del libro su San Benedetto da Norcia di Andrea Pamparana, Benedetto padre di molti popoli. Oltre al presidente del Senato ci sono - tra gli altri - il rettore, il vescovo Rino Fisichella, e il decano della facoltà di filosofia, monsignor Antonio Livi. In prima fila ascolta attento il presidente della Cei cardinale Camillo Ruini.
Oggi la fede si è ritirata nel ghetto della soggettività, perché il laicismo sta relegando la religione alle chiese e ai confessionali.Gli stati moderni non sono più innervati dal cristianesimo, ma dal principio contrario: lo Stato laico spesso è inteso come: "Fuori la religione". La separazione è andata oltre, spingendo la dimensione religiosa fuori dalla società civile:il preambolo della Costituzione europea, il caso Buttiglione, il laicismo imperante in Francia, le discussioni sul crocifisso, le polemiche sulle interferenze della Chiesa sullo Stato circa questioni che toccano temi fondamentali bon sono che degli esempi lampanti.
Proprio grazie a San Benedetto, dice il vescovo Fisichella, esistono in Europa
quelle «radici che dobbiamo ricordare con grande determinazione. Benedetto, come Cirillo e Metodio, sono icone dell'Europa, nella cultura, nell'arte, nel pensiero dei popoli. Analisi frettolose non fanno emergere tutto ciò: San Benedetto è una figura carismatica che ancora oggi ci dice molto.
Monsignor Livi ricorda che «l'idea della religione vista come utile per lo Stato è dibattuta oggi negli Stati Uniti così come in Europa il tema delle radici cristiane». E ribadisce che nonostante la ghettizzazione sono nel cristianesimo le premesse dei valori politici validi per il bene comune, quelle fondamenta valoriali di quello che ci piace dell'Europa: la dignità delle persone, del lavoro, il rispetto della donna.


Casini: «Pregiudizi anticristiani, altro che ingerenza»

Zanella «La Chiesa fa propaganda elettoralistica» E Capezzone ironizza il presidente. «Non si può negarle il diritto di intervenire sulle questioni cruciali»

Da Roma Pier Luigi Fornari

All'ordine del giorno ancora una volta la "questione cattolica"? Pier Ferdinando Casini ristabilisce la verità dei fatti. «La vera questione aperta oggi in Italia è quella del sentimento anticristiano», afferma il presidente della Camera, che concorda con Francesco Cossiga nel registrare «un'inaudita contestazione del diritto della Chiesa italiana di parlare». L'"inquilino" di Montecitorio interviene insieme al presidente emerito della repubblica e a monsignor Rino Fisichella, Rettore della Pontificia università lateranense, alla presentazione di un libro del capogruppo dell'Udc alla Camera, Luca Volonté ("Politica militante").
L'ultima verifica della affermazione di Casini è un'intervista di Monica Bellucci, nella trasmissione di Paolo Bonolis. L'attrice, infatti, «ha banalizzato l'impegno di gran parte dei politici cattolici per l'astensione al referendum». Secondo il presidente della Camera «mettere in discussione il diritto della Chiesa di interloquire sulle grandi questioni del nostro tempo pone la questione anticattolica al centro del nostro tempo».
Monsignor Fisichella spiega che per la Chiesa è «irrinunciabile» intervenire, quando è in gioco la verità, la dignità della persona. «Siamo pastori, abbiamo l'obbligo di intervenire per risvegliare le coscienze di fronte al relativismo», sottolinea il vescovo, invocando anche un «recupero della razionalità nella politica», che porti fuori dalle «connotazioni ideologiche». In tal modo sarà possibile un confronto anche con la scienza, senza pretendere che essa abbia, però, l'ultima parola.
Casini, ancora d'accordo con Cossiga, punta il dito contro il «laicismo di Stato» che si sta consolidando «forse più in Francia che in Spagna». Secondo il presidente della Camera la differenza tra laicità e laicismo va «ben spiegata alla sinistra», e all'Unione che nel suo «enciclopedico programma dedica alle unioni civili, come alla Tav, cinque righe». Su questo tema «il centrosinistra oggi parte in punta di piedi per non spaventare, ma dietro l'angolo c'è la deriva spagnola».
E in effetti la tesi di Casini di una sorta di pregiudizio «anticattolico» viene confermata dagli acidi commenti ad una affermazione fatta martedì da Jean-Marie Le Mené, nel corso di un congresso internazionale della Pontificia accademia per la Vita. Il presidente della Fondazione Lejeune ha sostenuto che votare per un candidato favorevole alla sperimentazione sull'embrione costituisce una complicità con questo omicidio. «Siamo di fronte a gravi ingerenze nella campagna elettorale da parte di settori ecclesiastici», tuona il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto. Luana Zanella accusa la Chiesa di fare «propaganda elettoralistica». Critiche pretestuose riprese da Daniele Capezzone che vorrebbe convocare a Palazzo Chigi le rappresentanze diplomatiche vaticane. Ma forse più coerentemente con le sue premesse, dovrebbe nel caso specifico dichiarare guerra alla Francia invece che prendersela con la Chiesa, visto che l'asserzione incriminata viene da un laico d'oltralpe. Ma per la Rosa nel Pugno poco importa. Enrico Boselli si scaglia contro «i privilegi fuori della realtà» di cui godrebbe la Chiesa. E Capezzone conclude con il solito refrain del partito: il superamento del Concordato. «Non se ne parla nemmeno», sbotta Clemente Mastella, puntando il dito contro «il bigottismo laico». «Nessuno può mettere in discussione una conquista dei socialisti di Craxi. - avverte il leader dell'Udeur -. Evidentemente Boselli è diventato pannelliano ad oltranza».

giannola
06-03-2006, 05:55
EUROPA
I laicisti ci vogliono in un ghetto

«Civiltà cattolica» mette in guardia contro la marea montante del laicismo. La rivista dei gesuiti infatti invita «i cristiani a non sottovalutare la conflittualità che contro i valori da essi affermati esercita ancora il laicismo, il quale pur essendo la contraffazione della vera laicità, pretende di essere in Italia e in Europa l'unico interprete della laicità». Un'ideologia ammantata di appelli alla "libertà", ma che «è all'opera - sottolinea padre Giandomenico Mucci - ogni qualvolta lavora affinché i cristiani siano confinati in un reale ghetto dorato: e ciò può avvenire anche quando lo Stato si giova strumentalmente della loro presenza per colmare le sue carenze». Le prove sono sotto gli occhi di tutti: il laicismo «è all'opera quando si misconoscono la dignità e i diritti degli embrioni, il valore dei gesti dell'amore procreativo, la tutela della famiglia, il diritto a una scuola libera». La rivista sottolinea che «su questi e altri temi la mentalità laicista tenta di confinare le ragioni razionali dei cristiani dentro le motivazioni della loro fede squalificandole per questa via nel dibattito democratico». Il vero problema è che si «continua a parlare di dialogo, ma in realtà ci si è incamminati sulla via dell'opportunismo: in particolare un certo stile laicista, pronto sempre a voler insegnare ai credenti che cosa debbono fare o dire».[ICN]


In America i cristiani cattolici si stanno ghettizzando da soli.

In ogni caso ripeto io sono cristiano e non mi sento ghettizzato.

Ewigen
06-03-2006, 11:39
6 Marzo 2006
PAKISTAN
Condanna per gli assassini del giovane cattolico Javed Anjum
di Qaiser Felix

La sentenza pronunciata solo per due dei tre assassini, condannati a 25 anni di carcere. Il giovane 19enne era stato torturato per costringerlo ad abbracciare l'Islam.

Faisalabad (AsiaNews) – Dopo 23 mesi dall’omicidio del 19enne cattolico Javed Anjum si è concluso il processo per due dei suoi tre assassini: Ghulam Rasool e Muhammad Tayab sono stati condannati a 25 anni di carcere. Umar Hayat, religioso islamico, è il terzo presunto assassino: arrestato nel gennaio scorso dopo 22 mesi di latitanza, è ancora in attesa di un verdetto.

Per 5 giorni, nell’aprile del 2004, i tre avevano cercato con la tortura di convertire il ragazzo all’Islam. Dopo le violenze, inutili, hanno consegnato Javed alla polizia con false accuse; le sue ferite erano così gravi che le cure mediche non sono servite a nulla. Il ragazzo è morto il 2 maggio in un ospedale statale di Faisalabad: nel rapporto medico si legge che il cristiano è morto “a causa di 26 ferite gravi procurate da tortura”.

Sul letto di morte Javed aveva fatto il nome di uno degli aguzzini, Rasool, subito arrestato: durante l’interrogatorio proprio il detenuto ha indicato Tayyab e Umar Hayat come suoi complici.

“La sentenza pronunciata da Javed Iqbal Warraich, giudice del distretto di Toba Tek Sing – dice ad AsiaNews Khalil Tahir Sindhu, il legale della famiglia – è importante ma non soddisfacente: Pervez Masih, il padre di Javed, mi ha già chiesto di presentare un ricorso all’Alta corte del Pakistan per chiedere la pena di morte per i due torturatori”.

Lo stesso Masih “è stato portato via prima della sentenza per motivi di sicurezza”. “L’aula – racconta ancora l’avvocato - era piena di studenti della Jamia Hassan Bin Ali Almurtaza, la madrassah dove Javed è stato torturato a morte, che urlavano e minacciavano i presenti: una situazione molto tesa”.

“Sono convinto – conclude Sindhu – che Javed è stato preso di mira dai tre estremisti a causa della fermezza della sua fede. Mons. Coutts, vescovo di Faisalabad, mi ha detto che nelle sue tasche, dopo la morte, sono state trovate solo una croce ed un libro di preghiere”.

giannola
06-03-2006, 14:22
6 Marzo 2006
PAKISTAN
Condanna per gli assassini del giovane cattolico Javed Anjum
di Qaiser Felix

La sentenza pronunciata solo per due dei tre assassini, condannati a 25 anni di carcere. Il giovane 19enne era stato torturato per costringerlo ad abbracciare l'Islam.

Faisalabad (AsiaNews) – Dopo 23 mesi dall’omicidio del 19enne cattolico Javed Anjum si è concluso il processo per due dei suoi tre assassini: Ghulam Rasool e Muhammad Tayab sono stati condannati a 25 anni di carcere. Umar Hayat, religioso islamico, è il terzo presunto assassino: arrestato nel gennaio scorso dopo 22 mesi di latitanza, è ancora in attesa di un verdetto.


Direi che questo significa che il Pakistan non è uno dei cosiddetti stati persecutori di cristiani. ;)


“il padre di Javed, mi ha già chiesto di presentare un ricorso all’Alta corte del Pakistan per chiedere la pena di morte per i due torturatori”.



E questo invece è un esempio di carità cristiana. :doh:

D4rkAng3l
06-03-2006, 15:21
TORMENTOR OF CRHISTIAN SOULSSSSS W I DIMMU BORGIR

giannola
06-03-2006, 17:21
TORMENTOR OF CRHISTIAN SOULSSSSS W I DIMMU BORGIR


parla potabile pls :muro:

Ewigen
07-03-2006, 11:40
VIETNAM
E' stato scarcerato l'evangelista Pham Ngoc Thach
[ICN07/03/06]

Pham Ngoc Thach, un evangelista mennonita finito in carcere per due anni con l'accusa di "resistenza a pubblico ufficiale in servizio", è stato scarcerato tre giorni fa. All'uscita dalla prigione ad attenderlo una delegazione di 15 membri di chiesa.

Thach era stato arrestato nel mese di marzo del 2004 dopo aver denunciato la presenza di poliziotti in borghese davanti alla casa del pastore Nguyen Hong Quang. Thach ed un'altra persona avevano pure tentato di scattare delle foto della motocicletta del poliziotto, ma questi aveva reagito aggredendoli e facendo scattare le manette.

Secondo alcuni testimoni oculari, la polizia aveva perfino incitato i vicini ad aggredire Thack ed i suoi amici. Le forze dell'ordine arrestarono un anziano di nome Nhia. Più tardi, Thach ed altri due giovani evangelisti si recarono alla stazione di polizia per chiedere notizie dell'anziano ma finirono in carcere anche loro. In seguito si apprese che il giovane fu picchiato fino al punto di perdere conoscenza. Thach ed altri cinque mennoniti, che finirono con l'essere conosciuti come "I sei mennoniti", furono tutti condannati per "resistenza a pubblico ufficiale in servizio". In realtà gli arrestati avevano solo insistito che i poliziotti si attenessero alla legge.

Come mai sono stati scarcerati prima della fine della pena? I dirigenti della chiesa mennonita vietnamita sono convinti che le ragioni siano da cercare nell'attenzione data al loro caso da organizzazioni per i diritti umani, dai media e dai difensori della libertà religiosa.



Intimidazione inaccettabile
Lasciamo che il Papa faccia il Papa
Giorgio Ferrari

[Avvenire]Se esiste - come esiste - una sorta di rapporto costi-benefici nella lotta politica, esso sembra suggerire in questi ultimi tempi a più di un soggetto - politico o mediatico che sia - una strategia ben definita: attaccare la Chiesa, nella convinzione che ciò apporti un sicuro beneficio in termini di consenso. Che poi tutte le indagini, anche le più aggiornate, rivelino che il giudizio pubblico sull'operato della Chiesa sia in modo crescente favorevole a quest'ultima, non importa. Avanti a testa bassa, e corna alte. Non si coglierebbe altrimenti il senso della polemica che istantaneamente si è scatenata attorno all'ipotesi di un'udienza in Vaticano da parte degli esponenti del Partito popolare europeo, la cui richiesta era maturata a Strasburgo parecchio tempo fa, in epoca - come dire - non sospetta, ed estesa ad almeno trecento persone, quasi un obbligo protocollare per una formazione di politici cristiani che si riunisce a Roma: cosa si sarebbe detto - guardiamo al rovescio della medaglia - se il Ppe riunito nella città eterna avesse evitato - magari per eccesso di political correctness - di chiedere un incontro al Papa? Che era - come minimo - preda di un delirio di secolarizzazione...
Il miope calcolo politico tuttavia, spronato da una tumultuante dietrologia d'antan, l'ha fatta da padrone. Quando mai altrimenti il Corriere della sera avrebbe dato a Marco Pannella uno spazio come quello di ieri per protestare con altissimi guaiti? Quando mai uno squillo di tromba così concertato avrebbe intonato un simultaneo altolà sui quotidiani della repubblica? E tutto per un'interpretazione di parte, faziosa quanto maliziosa. Si badi, il fatto stesso che la data del presumibile incontro venga indicata in modo incerto fra il 30 e il 31 marzo prossimi sta a dimostrare due cose: che niente è ancora perfezionato e che la notizia certo non proveniva dal Vaticano. Da dove, allora? Da ambienti politici, senza ombra di dubbio. Gli stessi, verosimilmente, che prendendo a pretesto l'esposizione mediatica messa sgradevolmente in carico alla Chiesa, hanno costruito una polemica tutta preventiva, volta a intimidire, non altro, anche a costo di portare - con una flagrante caduta di stile - la tenzone politica fin sotto le mura leonine. Un doppio torto. Anzitutto nei confronti di Benedetto XVI, che con la sua finezza è ben lungi dal voler anche minimamente entrare nell'agone politico; e un torto nei confronti dell'intelligenza dei cittadini italiani, ai quali continuiamo nostro malgrado ad assegnare sufficiente capacità di discernere.
Ma ciò che maggiormente sorprende - e nella sua tortuosità a suo modo colpisce - è che questo eccesso di scrutinio da parte del mondo laico porta paradossalmente questo stesso mondo a un eccesso di clericalismo, una sorta di morbosità clericale (Pannella docet) che si credeva seppellita sotto le rovine del vecchio millennio. Al punto da enucleare un vistoso ossimoro concettuale: da una parte si insinua che quando il Papa parla nessuno, neppure tra i cattolici, lo ascolta. Dall'altra basta una ventilata udienza collettiva, una delle tante che avvengono ogni giorno, per vedervi una diabolica ingerenza ai danni della democrazia. Il totem di sempre, invocando il quale si cerca poi di mascherare ogni sopruso.
E dire che venerdì scorso, nella sua generosa attenzione all'Italia, Benedetto XVI aveva incontrato gli esponenti dell'imprenditoria cattolica: nessuna obiezione per la circostanza, anzi, foto di esponenti dei poteri e grandi azionisti di giornali in bella mostra. È bastato poi che il Pontefice appena accennasse a virare l'attenzione verso un'altra fetta del gregge, non meno bisognoso di premure se pure massmedialmente più debole, ed ecco che il laicissimo giornalismo s'impenna. Si rilassi pure, che nessuno si fa intimidire.


[B]BIRMANIA
un padre fatto letteralmente a pezzi dai soldati
[Christian Freedom International 06/03/06]
Mae Hong Song, Thailand

Lah Yui Say, 21 anni, birmana, del gruppo etnico dei Karen, è diventata una credente molti anni fa. Giorni addietro si è diplomata presso la scuola biblica dell'associazione umanitaria Christian Freedom International. Dietro il suo volto sorridente nasconde una tragedia che ha dell'incredibile. Ce ne parla lei stessa:


"I soldati birmani sono venuti nel mio villaggio ed hanno bruciato le nostre case. Nel 2003, io, le mie quattro sorelle, un fratello ed i miei genitori siamo scappati dalla Birmania ed abbiamo trovato rifugio presso un campo profughi in Tailandia. I miei genitori avevano paura che i soldati violentassero me e le mie sorelle. Avevano sentito dire che saremmo state al sicuro in un campo profughi. Ecco perché siamo venuti qui".

Un anno dopo, incoraggiata dal papà, Lah Yui Say, si è iscritta ad una scuola biblica della Christian Freedom International per profughi Karen e Karenni in Tailandia al confine con la Birmania.Qualche giorno fa si è diplomata, ma, come spiega lei stessa, la cerimonia aveva del dolce-amaro.

"L'anno scorso a maggio, mio padre e due suoi amici stavano venendo qui alla scuola biblica dal campo profughi. Presero una scorciatoia attraverso la Birmania e mio padre cadde nelle mani dei soldati birmani. I suoi amici riuscirono a mettersi in salvo. Mio padre fu catturato e torturato. I soldati gli tagliarono le gambe, le braccia e la testa e le appesero su pali circondati da mine di modo che nessuno potesse avvicinarvisi. Non capiamo perché abbiano fatto una cosa del genere. Mio padre era un uomo buono, non era un soldato, era un cristiano". A questo punto Lah Yui Say comincia a piangere. Poi riprende il racconto terrificante:"Mio padre si era allontanato dal campo profughi solo perché voleva venire a trovare me. Oggi, giorno del diploma, sarebbe voluto essere certamente qui. Dopo la sua morte andai a stare con mia madre per un mese, ma lei era convinta che il mio posto fosse qui alla Scuola Biblica. Qui i docenti mi hanno parlato molto della Bibbia e di Gesù. Io stessa volevo stare proprio qui. I miei genitori ci tenevano tanto che fossi qui. Ora voglio lavorare per il Signore a tempo pieno. Al momento tornerò al campo profughi e lavorerò come assistente nella mia chiesa. Come profughi non abbiamo una patria. Viviamo qui come rifugiati".

Ewigen
10-03-2006, 22:16
10 Marzo 2006
MYANMAR
Preghiera “mondiale” per il Myanmar

L’iniziativa per domenica prossima della Commissione per la libertà religiosa della Alleanza evangelica mondiale.

Roma (AsiaNews) - Una preghiera universale domenica 12 marzo per la pace e il rispetto delle minoranze e delle religioni nel Myanmar. E’ questa la proposta della Commissione per la libertà religiosa della Alleanza evangelica mondiale (Wea), ente della Chiesa evangelica presente in 121 nazioni.

“Preghiamo insieme – si legge nel comunicato della Wea – per la pace, il perdono, la giustizia e la riconciliazione in Birmania. Possa la pace, e non il potere, essere il desiderio di tutti i birmani, in modo particolare di coloro che occupano posizioni di comando”.

La Wea ricorda che oggi i birmani vivono sotto una delle dittature più repressive del mondo. La giunta militare al governo è interessata al potere e i cristiani sono discriminati e perseguitati perché appartengono a minoranze etniche.

Proprio nelle minoranze etniche si contano infatti le comunità più numerose di cristiani. I Karen, la più grande minoranza - circa il 20% della popolazione totale - è composta per il 40% da cristiani. Cristiani sono anche molti tra i Kachin del nord, i Chin e i Naga nella parte ovest. Le minoranze sono favorevoli alla democrazia e, nonostante la dittatura reprima ogni forma di dissenso, si registrano continue insurrezioni nelle zone orientali abitate da Shan, Karen e Karenni

L’esercito birmano è inoltre noto per violare in modo continuo i diritti umani con pratiche quali lavoro forzato, stupri, uccisioni, decapitazioni e mutilazioni. I conflitti interni sono causa di oltre un milione di profughi all’interno del Paese, e di un altro milione oltre confine, costretto nei campi di accoglienza nelle nazioni confinanti.

Nello spiegare l’iniziativa, la Wea sottolinea la continua e sistematica violazione della libertà religiosa. A metà degli anni ‘60 quasi tutti i missionari stranieri sono stati espulsi, e tutte le scuole private e gli ospedali da loro gestiti sono stati nazionalizzati. I militari limitano l’evangelizzazione, la costruzione e la riparazione delle chiese, l’importazione e la distribuzione di libri cristiani. Inoltre la giunta supervisiona le attività religiose per accertarsi che non si parli di diritti umani e di democrazia.

Su una popolazione di oltre 46 milioni di abitanti in Myanmar il 72% è buddista, il 2,% musulmano. I cristiani sono l’8,3%.



BOLIVIA
2006.03.08
Credente Simba sopravvive ad un pestaggio

Taperillas, Bolivia: Tre credenti Simba, Joni, Oliver e Wilson sono tornati al proprio villaggio facendo proprio ciò che i missionari desideravano, insegnando cioè ciò che hanno imparato.
Questi uomini hanno riposto la loro fede in Cristo mentre frequentavano lezioni evangelistiche nel villaggio di Taperillas qualche mese fa e erano impazienti di condividerle con i propri vicini.
I loro insegnamenti, tuttavia, non sono stati ben accolti da alcune persone di Karaitindi e dintorni. Queste persone hanno iniziato fare pressioni sui tre credenti perché smettessero di insegnare la parola di Dio.
Nonostante siano stati ripetutamente minacciati, questi fratelli hanno continuato a dare agli altri testimonianza della Buona Novella che ha cambiato le loro vite.
Recentemente alcuni uomini hanno preso in malo modo Wilson, lo hanno picchiato e drogato lontano dal suo villaggio, gli hanno rotto entrambe le gambe e lo hanno lasciato solo credendolo morto. Ma Wilson è sopravvissuto al pestaggio. Qualcuno lo ha trovato e riportato a casa.
Pregate che Wilson, Joni e Oliver possano rimanere forti in mezzo all'opposizione e che possano continuare a condividere con altri il loro amore per Cristo


Pakistan
Dopo gli attacchi ad una chiesa raddoppiano i partecipanti alla Messa

SUKKUR, giovedì, 9 marzo 2006 (ZENIT.org).- Il numero dei partecipanti alla Messa è raddoppiato da quando una chiesa nel sud-est del Pakistan è diventata l’ultimo bersaglio della violenza di contestatari inferociti.
Noncuranti di fronte ad un’impennata di intimidazioni, più di 1.000 fedeli si sono recati settimanalmente alla chiesa cattolica di St. Mary, a Sukkur, che il 19 febbraio è stata ridotta ad un rudere carbonizzato, così come le classi del catechismo.
Una folla di migliaia di persone armata di esplosivi si è riversata nella città della provincia di Sindh prima di abbattere le porte della parrocchia e dar fuoco a quasi tutto ciò che si trovava a vista.
Gli assalitori si sono scatenati contro St. Mary dopo aver distrutto St. Saviour, la principale chiesa protestante di Sukkur, anch’essa ridotta ad una rovina fumante.
Sia St. Saviour che St. Mary hanno riportato un significativo incremento della partecipazione alle funzioni liturgiche dopo gli attacchi. In assenza della chiesa, la comunità cattolica si riunisce in una sala scolastica costruita a metà.
C’erano solo posti in piedi nella sala domenica scorsa, 5 marzo, quando il Vescovo cattolico locale, monsignor Max Rodrigues di Hyderabad, ha lodato i parrocchiani per il loro coraggio e la loro fede.
Parlando allo staff di “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), il Vescovo ha affermato: “Ciò che sta accadendo qui a Sukkur mostra come sia vero che il sangue dei martiri è il seme che porta allo sbocciare della fede”.
“E’ un periodo di persecuzioni per la Chiesa e i cristiani di Sukkur stanno mandando un segnale importante del fatto che rimarranno saldi nella loro fede nonostante la violenza e le intimidazioni”.
Gli attacchi a Sukkur sono stati scatenati da una disputa di famiglia in cui un ragazzo che si era convertito dal cristianesimo all’islam ha accusato suo suocero di aver bruciato delle pagine del Corano in un disperato tentativo di impossessarsi di una casa.
Quando si sono diffuse le notizie relative all’accaduto, il risentimento musulmano si è scatenato rapidamente.
Il Governo ha promesso di risarcire i cristiani per la perdita di St. Mary e St. Saviour ed ha già provveduto ad un pagamento iniziale per coprire le prime spese d’emergenza.

Ewigen
12-03-2006, 08:54
11 Marzo 2006
CINA
Ondata di arresti contro cristiani protestanti

Nell’Henan la polizia sgombra una riunione biblica ed arresta tre pastori “dediti ad un culto malvagio ed illegale”. Condannato ai domiciliari anche Su Wenxing, musicista cristiano di fama internazionale.

Pechino (AsiaNews/Caa) – La polizia cinese ha arrestato tre dirigenti di una Chiesa protestante ufficiale dell’Henan perché “dediti ad un culto malvagio ed illegale”. Uno di loro, il pastore Liu Tuanjie, è stato rilasciato poco dopo l’arresto solo grazie al pagamento di una multa di tre mila yuan (circa 300 euro) da parte della famiglia.

Lo denuncia la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.

Il raid nell'Henan e' avvenuto lunedì scorso: la polizia ha circondato la chiesa protestante in un villaggio della contea di Xiangchen durante una riunione biblica: all’interno dell’edificio si trovavano circa 50 persone.

Secondo l’Associazione, la polizia ha costretto agli arresti domiciliari a Pechino anche Su Wenxing - musicista cristiano famoso anche all’estero per il suo repertorio di musica sacra – ed ha effettuato altri arresti di leader protestanti nel Xinjiang e nello Shanxi.



IRAK
11/3/2006 13.35
UCCISI CRISTIANO IN OSTAGGIO DA NOVEMBRE E DUE GIORNALISTI IRACHENI

È stato ucciso Tom Fox, 54 anni, uno dei quattro attivisti dell’organizzazione non governativa canadese ‘Christian peacemaker teams’ (Cpt) rapiti il 26 novembre, mentre in mattinata un gruppo di uomini armati ha assassinato due giornalisti iracheni. Le preoccupazioni per la vita di Fox erano aumentate giovedì scorso, quando la televisione ‘Al-Jazeera’ aveva diffuso un video datato 28 febbraio in cui venivano mostrati i suoi compagni, il britannico Norman Kember e i due canadesi James Loney e Harmeet Singh Sooden. Nel filmato, Fox non c’era e la sua assenza aveva suscitato timori di una tragedia già consumata. Stanotte è arrivata la conferma, dopo che l’Fbi ha verificato che il corpo trovato venerdì mattina, con le mani legate dietro la schiena, ferite d’arma da fuoco e segni di tortura, apparteneva all’uomo originario di Clear Brook in Virginia. Non si hanno invece notizie degli altri tre pacifisti: i loro rapitori del sedicente gruppo ‘Spade della verità’ aveva minacciato di ucciderli se non fossero stati liberati tutti i prigionieri iracheni, ma senza fissare una scadenza. Gli Stati Uniti hanno perciò rinnovato l’appello al rilascio senza condizioni di tutti gli ostaggi, tra cui anche la giornalista del ‘Christian Science Monitor’ Jill Carroll. Stamattina uomini armati hanno ucciso Amhad Hameed e Anwar Turki, due dipendenti della televisione statale irachena ‘Iraqiya’, vicina ai partiti sciiti che guidano il governo ad interim. L’episodio sembra seguire per rappresaglia l’uccisione di martedì scorso di un altro giornalista televisivo, Munsuf Abdallah Al-Khaldi, un presentatore di ‘Baghdad Television’, rete gestita dal Partito islamico iracheno, principale partito dei sunniti. Ieri sera tre civili iracheni sono morti in attacchi distinti a nord di Baghdad.



11 Marzo 2006
INDONESIA
Estremisti islamici chiudono con la forza una chiesa cattolica “domestica”
di Benteng Reges

L’incidente è stato confermato ad AsiaNews da un sacerdote locale. Gli assalitori “sono venuti da fuori” e la polizia, informata del fatto”, ha “suggerito” alla comunità cattolica di “non fare troppa confusione sull’argomento”.

Java (AsiaNews) – L’Islamic Defender Front, movimento indonesiano composto da fondamentalisti islamici, ha chiuso con la forza una chiesa cattolica “domestica” a Sumedang di Garut, circa 350 chilometri dalla capitale Jakarta, ed ha intimato ai fedeli locali di “non cercare un altro luogo dove professare la fede”. Lo ha confermato ieri ad AsiaNews un sacerdote locale.

La chiusura forzata è avvenuta il 5 marzo, quando alcuni membri del Fronte – qui meglio conosciuto come Fpi (Front Pembela Islam) – hanno intimato al proprietario della casa dove si svolgevano le messe domenicali di “interrompere immediatamente ogni attività liturgica”.

Gli assalitori hanno chiesto un milione di rupie indonesiane (circa 100 dollari) come tangente per non riportare alla stampa locale il caso di “cattolici locali che infrangono la legge”. Secondo il sacerdote che ha parlato ad AsiaNews – anonimo per motivi di sicurezza – “i membri del Fpi sono venuti da fuori, non sono abitanti del posto”.

In Indonesia, soprattutto nelle aree più remote del Paese, spesso la comunità cattolica decide di destinare una casa o un chiosco – di proprietà di uno di loro – all’attività liturgica. Dato che non vi è una vera e propria parrocchia, questa fase viene chiamata “stasi” e precede l’inizio della lunghissima trafila burocratica per chiedere il permesso di erigere una vera e propria chiesa.

Subito dopo la chiusura della loro cappella, un gruppo di cattolici locali si è recato dalla polizia per denunciare il casi ma “al fine di mantenere la pace nella zona” gli è stato “suggerito” di non fare troppa confusione.

Quest’ultimo incidente dimostra come i nuovi decreti varati pochi giorni fa dal governo per la costruzione di edifici religiosi devono ancora essere applicati nonostante siano stati già approvati.

giannola
12-03-2006, 16:18
lascerai il tempo che trovi :D

Ewigen
15-03-2006, 21:45
15 Marzo 2006
IRAN
Speranze per la scarcerazione del pastore convertito dall’Islam

Hamid Pourmand, in carcere da 18 mesi per la sua fede, potrebbe usufruire dell’amnistia annuale concessa ai detenuti tra l’11 febbraio e il 21 marzo.

Teheran (AsiaNews) – Ultime speranze per la scarcerazione di Hamid Pourmand, il pastore protestante iraniano in carcere per la sua fede. Entro marzo il suo legale spera che il cristiano venga liberato in base all’amnistia annuale concessa ai detenuti tra l’11 febbraio, anniversario della rivoluzione islamica del 1989, e il 21 marzo data che segna il Nuovo anno iraniano. L’avvocato ha presentato tempo fa una petizione perché Hamid usufruisca di questa amnistia e i buoni rapporti instaurati tra il pastore e le autorità carcerarie fanno ben sperare.

“Non sappiamo come risponderanno le autorità all’appello” riferisce all’agenzia Compass Direct un cristiano locale in contatto con la difesa del pastore. “Sappiamo però – ha aggiunto – che ufficiali e secondini in carcere hanno instaurato buoni rapporti con Pourmand negli ultimi mesi”. Il cristiano è detenuto nel carcere Evin di Teheran.

Sposato con due figli, il pastore è in carcere da 18 mesi; a novembre scorso gli è stato concesso di visitare la famiglia tre giorni al mese. A Natale ha potuto compiere una visita speciale, anche grazie alla pressione internazionale sollevata dal suo caso. “Sono tutti molto educati con lui”, racconta la fonte anonima. I responsabili della prigione avrebbero anche smesso di fargli pressione per abiurare il cristianesimo e tornare all’islam.

Se le autorità iraniane accetteranno l’appello per la scarcerazione, il legale di Pourmand crede che la librazione avverrà intorno al 21 marzo. Se ciò non accadesse, Hamid dovrà scontare tutti e tre gli anni di detenzione previsti dalla condanna.

Pourmand si è convertito al cristianesimo nel 1980. È stato arrestato l’8 settembre 2004 in un raid della polizia iraniana contro un raduno dell’Assemblea di Dio, una denominazione protestante della quale egli fa parte in qualità di pastore. All’epoca era colonnello dell’esercito iraniano.

A maggio del 2005 una corte islamica ha sollevato il pastore dall’accusa di apostasia e proselitismo, per le quali rischiava la morte. È però rimasta in piedi la condanna della corte marziale a tre anni di detenzione per aver nascosto la sua conversione ai superiori. La legge islamica vigente in Iran non permette che un non musulmano faccia parte dell’esercito con il grado di ufficiale. In seguito alla condanna Pourmand è stato licenziato e privato del suo stipendio, della pensione e dell’alloggio per la sua famiglia. Egli ha sempre sostenuto che i suoi superiori fossero a conoscenza della sua fede.



INDONESIA
Suor Yermina Jamlean, delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, vittima di un malvivente

ROMA, mercoledì, 15 marzo 2006 (ZENIT.org).- Una suora cattolica di 33 anni appartenente alla congregazione delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore è stata uccisa venerdì scorso, 10 marzo, nelle isole Molucche, in Indonesia.
Suor Yermina Jamlean, residente nel convento di Jalan Pattimura, nella città di Ambon – la capitale delle isole –, aveva sorpreso un intruso nel convento, secondo quanto reso noto da “Fides”.
L’uomo, forse un ladro, l’ha aggredita e colpita con un coltello. Quando suor Yermina è stata trovata dalle consorelle era molto grave. E’ deceduta dopo essere stata portata in ospedale.
La Chiesa locale di Ambon è in lutto e nei giorni scorsi ha celebrato vari momenti di preghiera, chiedendo intercessione per la religiosa uccisa e pregando per la pace.
Secondo fonti locali, l’omicidio sarebbe il frutto della violenza di un bandito.


15 Marzo 2006
Ascoltati nuovi testimoni a favore dei tre cattolici condannati a morte
di Benteng Reges

La Corte di Palu ha rivisto il caso e riferito alla Corte Suprema. Ma la polizia delle Sulawesi centrali ribadisce che l'esecuzione dei tre è “imminente” .

Palu (AsiaNews) – La Corte distrettuale di Palu (Sulawesi centrali), ha concesso ai tre cattolici condannati a morte una revisione del loro caso. L’udienza, tenutasi lo scorso 9 marzo, si è conclusa senza importanti decisioni. La stessa Corte nel 2001 aveva condannato Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu alla pena capitale per aver pianificato attacchi contro i musulmani durante gli scontri interreligiosi del 2000 nelle Sulawesi. La sentenza era stata approvata anche della Corte suprema di Jakarta.

Il Centre of Advocacy Service for Justice and Peace in Indonesia, un gruppo di avvocati di diverse religioni meglio conosciuto come Padma, aveva chiesto ufficialmente la revisione del caso, sulla base di 30 nuovi testimoni a favore dei tre.

Durante l’udienza del 9 marzo gli avvocati del Padma hanno ribadito: “I nostri clienti non sono assassini”. S Roy Rering, il coordinatore del gruppo ha aggiunto: “La sentenza è stata emessa sulla base di opinioni, senza ascoltare testimoni chiave”.

I 7 testimoni che hanno deposto dichiarano che “Tibo non era sul luogo del crimine quando scoppiarono le rivolte e le uccisioni nel villaggio di Kayamanya, vicino alla chiesa di Santa Teresa e all’annesso orfanotrofio”; lui e i suoi amici erano all’interno (e non all’esterno) del complesso cattolico e cercavano di aiutare la gente a mettersi in salvo. Secondo la ricostruzione del Padma, i tre cristiani sono vittime di un complotto, di cui sono emersi i nomi di due provocatori: Janis Simangunsong e Paulus Tungkanan.

Il tribunale di Palu ha già inviato una “conclusione” generale alla Corte Suprema, che nominerà un gruppo di giudici incaricati di valutare queste “nuove importanti informazioni”.

Intanto l’Ufficio del Procuratore generale e la polizia provinciale confermano che tutto è pronto per l’“imminente” esecuzione dei tre. Nonostante la revisione del caso, il gen. Oegroseno, capo della polizia delle Sulawesi centrali, ha detto che il suo primo compito è portare a termine ciò che la Corte Suprema ha stabilito. La polizia si è già coordinata con l’Ufficio del procuratore generale, incaricato di eseguire la sentenza capitale, e ha preparato il plotone di tiratori scelti. “Non abbiamo ancora deciso luogo e giorno – ha detto Oegroseno – ma l’esecuzione avverrà questo mese”.




INDIA
Missionari nel fuoco dei gruppi estremisti
[ICN 14/03/06]

Un altro missionario della Gospel for Asia rapito e costretto a partecipare ad un "campo d'informazione" di una settimana.

Jandol Paul si stava recando alla sede regionale di Gospel for Asia per ottenere ulteriori informazioni sul rapimento di uno dei suoi collaboratori quando è stato rapito anche lui ma da una fazione politica opposta. L'obiettivo dei rapitori è sensibilizzare la gente contro i Naxalite di orientamento marxista che fanno ricorso alla violenza, alla coercizione ed al terrorismo nell'intento di stabilire una società senza classi.


Quello di Jandol non è un caso isolato in una regione nella quale i cittadini sono spesso vittime della tensione tra il governo locale ed i gruppi estremisti. "La gente - come scrive un responsabile di Gospel for Asia - è colta tra due fuochi. Se non mostra simpatia verso i responsabili del "campo d'informazione" viene attaccata dai leader del luogo, se cede deve fare i conti con i Naxalite". Fortunatamente, tutt'e due i missionari sono stati finalmente rilasciati.





14 Marzo 2006
TURCHIA
Aggredisce frate in Turchia, per i Tg accusa la chiesa di far prostituire i giovani

“Trascurato” il fatto che il ragazzo, con un lungo coltello, ha minacciato due frati e i giovani che preparano la recita della Passione, rotto una porta e rubato un cellulare. Fermato e subito rilasciato dalla polizia.

Mersin (AsiaNews) – Sembra una vera campagna mediatica quella in atto contro la Chiesa cattolica in Turchia. Ne è conferma il modo col quale è stata raccontata l’aggressione, per fortuna senza conseguenze, subita dai ragazzi e dai frati della parrocchia di Mersin da parte di un giovane armato di un lungo coltello.“Alcuni telegiornali – ha scritto ad AsiaNews padre Hanri Leylek, uno dei frati della parrocchia – hanno detto che ‘Il ragazzo che si era introdotto nella chiesa cattolica accusa la chiesa di far prostituire i ragazzi con le ragazze che vengono in chiesa’ come se fosse la notizia principale”, tralasciando, cioè, l’aggressione.

Invece, “l’11 marzo – racconta padre Leylek - verso le ore 19.00, mentre stavamo organizzando le prove del teatro della Passione di Cristo nel Convento della parrocchia, un giovane di circa 22 anni che si era mescolato ai ragazzi della parrocchia, si è introdotto con spintoni nel convento. C’erano circa 25 ragazzi di età tra 15 e 19 anni. Uno dei ragazzi della parrocchia mi ha chiamato dicendomi che c’era uno sconosciuto che creava problemi e voleva parlare con un prete. Io sono uscito dalla camera e ho cominciato a parlare con lui; visto che stava dicendo delle cose sconnesse e delle minacce l’ho invitato di uscire fuori, lui ha rifiutato e ha cominciato a minacciare ancora di più e a dire delle parolocce. Il tutto svolgeva nel corridoio del convento, dove erano nel frattempo radunati anche i ragazzi. A questo punto ho deciso di telefonare alla polizia. Il telefono si trova nella cabina del corridoio. Ho preso il telefono e ho fatto il numero della polizia. All’improvviso ho visto i ragazzi scappare ognuno da una parte e questo tizio venuto in cabina telefonica con in mano una specie di scimitarra (un coltello lungo 80-90 cm. per tagliare il doner kebap turco) che aveva nascosto dietro la schiena e ha cominciato a minacciarmi con questo coltello”.

“Ho messo il telefono giù – continua il racconto di padre Leylek - e cercato di calmarlo. Se avesse voluto comunque poteva farmi del male. Ho potuto uscire dalla cabina. Nel frattempo era venuto nel corridoio anche padre Roberto. Questo volta il ragazzo si è diretto verso padre Roberto minacciandolo con il coltello in mano. Ho potuto uscire e andare alla stazione della polizia vicino alla chiesa. Anche padre Roberto ha cercato di tenerlo calmo. Questa volta il ragazzo si è diretto verso il salone dove erano scappati i ragazzi. Ha rotto il vetro della porta con il lungo coltello aprendo la porta e ha cominciato a frugare le giacche dei ragazzi portando con sé un cellulare. I ragazzi, abbandonato il salone si erano rinchiusi in diverse camere e nei bagni. Il ragazzo continuava a gridare e a minacciare. In meno di cinque minuti ero ritornato in convento con 3-4 poliziotti. I quali hanno incontrato il ragazzo sulle scale del convento. Il ragazzo ha minacciato anche i poliziotti i quali hanno cercato di parlare con lui per calmarlo. Nel frattempo erano sopraggiunti i giornalisti e una decina di poliziotti. Le trattative sono durate circa un quarto d’ora. Alla fine il ragazzo si è arreso alla polizia”.

“Questo è il secondo attacco verso la nostra parrocchia di Mersin. Il primo era due mesi fa verso le quattro del mattino. Sempre un giovane, alto e robusto aveva rotto con dei calci le due porte del convento entrando dentro. Anche lui voleva parlare con un prete. Comunque non aveva armi ed era molto calmo. Noi eravamo usciti alle urla del ragazzo. Due di noi hanno cominciato a parlare con lui ed io sono andato a chiamare la polizia che l’ha preso senza opporre resistenza. Il ragazzo aveva anche bruciato dei libri che c’erano nel nostro Ufficio d’informazione della parrocchia”.

“La notizia è stata data sui telegiornali come un fatto di cronaca: ‘Un ladro è entrato nella chiesa cattolica per rubare, ma quando ha incontrato il prete l'ha minacciato con un coltello. Poi il tutto è terminato con l'arrivo della polizia’. Su altri telegiornali invece ‘Il ragazzo che si era introdotto nella chiesa cattolica accusa la chiesa di far prostituire i ragazzi con le ragazze che vengono in chiesa (dando queste notizie la televisione facevano vedere le immagini dei ragazzi e delle ragazze che erano venuti per le prove del teatro). Come fosse la notizia principale”.

“Poco fa – l’inattesa conclusione - abbiamo saputo che il ragazzo è lasciato libero, perchè non esiste un fatto per tenerlo in prigione”. “Noi, come Chiesa cattolica abbiamo organizzato per oggi una conferenza stampa, invitando giornalisti locali e nazionali”.

Il racconto di padre Leylek conferma che in Turchia c’è chi cerca di insinuare nella gente l’idea che la Chiesa sta “convertendo” i turchi e crea un pericolo. Così, a meno di un mese dall’uccisione di don Andrea Santoro, il 28 febbraio, il quotidiano nazionale Vatan scriveva che don Andrea distribuiva dollari per invitare i giovani in chiesa. E altri giornali nazionali continuano a parlare dei missionari e del loro proselitismo, della distribuzione di soldi e tante altre illazioni senza mai specificare l’identità degli interessati.

Ewigen
17-03-2006, 17:21
INDIA
Pastore aggredito rimane in gravi condizioni
[VoM Canada 16/03/06]


Il pastore Lavete Jacob, la moglie Mary e le loro due figlie stavano pregando ad una festa di compleanno quando un gruppo di persone mascherate è entrato in casa ed ha cominciato a picchiare il missionario con catene e bastoni. Quando le tre donne hanno cercato d'intervenire gli assalitori si sono lanciati anche contro di loro, picchiandole selvaggiamente. Anusha, la figlia che quel giorno compiva 13 anni, è stata aggredita. Gli assalitori le hanno schiacciato una mano fra due porte in maniera grave. Cinque persone sono finite in manette. Il pastore Jacob rimane in condizioni gravi.


17 Marzo 2006
ISRAELE
Continua la guerra dello stato d’Israele contro l’Ospizio delle suore della Carità
di Arieh Cohen

Governo e organizzazioni commerciali da decenni tentano di espropriare con mezzi illeciti una costruzione che a Gerusalemme ospita bambini poveri, anziani e portatori di handicap, per costruire cinema e centri di intrattenimento. Richiesta la mobilitazione dell’opinione pubblica cattolica mondiale.

Tel Aviv (AsiaNews) – La Chiesa cattolica in Israele sta cercando tutti i modi di salvare l’Ospizio per anziani e bambini, il convento e la chiesa delle Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli. La prestigiosa istituzione caritativa è infatti nel mirino di un’alleanza fra governo israeliano e imprenditori che vuole costringerle a vendere la proprietà ad alcune aziende private. In un ultimo appello, le suore hanno denunciato il complotto alla Corte distrettuale di Gerusalemme, ma molto difficilmente la Corte darà ascolto alle suore senza l’intervento diplomatico del Vaticano e senza la pressione dell’opinione pubblica cattolica in tutto il mondo.

A tutt’oggi l’Ospizio ospita 150-200 persone: circa 30 neonati e bambini al di sotto dei 4 anni; fra 80 e 120 ragazzi e ragazze minori di 18 anni; un gruppo di adulti e anziani con forti handicap fisici e mentali. Ogni giorno 30 bambini ricevono cure ambulatoriali; un centinaio di bambini e bambine, in maggioranza poveri, sono accolti in un asilo. L’Ospizio è mantenuto in funzione da 7 suore Figlie della Carità e da uno staff di 75 persone fra dottori, psicologi, psichiatri, infermieri, assistenti sociali, fisioterapisti e altri. Al centro dell’edificio vi è una delle chiese cattoliche più famose e importanti di Gerusalemme.

L’Ospizio è riconosciuto e ammirato dal folto pubblico per il suo insostituibile impegno a favore dei bisognosi e sofferenti, piccoli e grandi. Ma la sua posizione, al confine fra Gerusalemme est e ovest, a breve distanza dalla porta di Giaffa, lo hanno reso da sempre una preda ambita.

Nel 1974, l’allora sindaco di Gerusalemme, noto per i suoi continui sforzi di trasferire proprietà ecclesiastiche a mani israeliane (governo e privati), ha fatto pressioni sulla superiora facendole firmare un contratto di vendita di una parte dell’Ospizio, a favore di un businessman israeliano. Non essendo autorizzata dalla Chiesa, la vendita era illegale e la Chiesa di Gerusalemme ha richiesto che il contratto venisse dichiarato nullo. Per tutta risposta lo stato ha confiscato la proprietà, assicurandone il trasferimento agli imprenditori israeliani.

La Chiesa si è allora rivolta ai tribunali per annullare la confisca. A questo punto lo Stato israeliano preme sulle suore per far loro firmare un nuovo contratto di vendita (più precisamente “di affitto per 125 anni…”).

Nel nuovo contratto lo Stato ha incluso diverse condizioni richieste dalla Chiesa, per garantire il buon funzionamento dell’Ospizio, della chiesa e del convento. Così, per esempio, era stata garantita una “via di accesso” attraverso l’area confiscata (o “affittata”), per permettere ad auto, ambulanze, camion di fornitori di entrare e uscire dal centro. Un’altra garanzia scritta era che l’area edificata nella nuova proprietà non avrebbe dovuto essere troppo alta per non privare l’Ospizio della luce solare.

Le nuove costruzioni, varate di recente, violano in modo netto tutte le garanzie richieste dalla Chiesa. In particolare, i nuovi proprietari si rifiutano di fare una strada di accesso, minacciando di soffocare l’Ospizio, rendendo impossibile il suo funzionamento. I nuovi edifici, poi, sono progettati per giungere ad una tale altezza che l’Ospizio sarà destinato a non vedere per sempre la luce del sole. Violando il contratto, sono in programma cinema e centri di intrattenimento, minacciando di affogare l’Ospizio e i suoi residenti in un chiasso perpetuo, specialmente di notte.

Le Figlie della Carità si sono lamentate e hanno domandato al governo e all’organizzazione commerciale di onorare le loro promesse stilate sul contratto. Come risposta, governo e businessmen hanno consigliato alle suore di vendere tutta la proprietà, chiudere l’Ospizio e andare via… Ormai, diverse persone a Gerusalemme pensano che questo fosse lo scopo ultimo dell’operazione fin dall’inizio.

Le suore hanno presentato una nuova denuncia, chiedendo al governo e all’organizzazione commerciale di onorare i loro impegni. Ma il cammino sembra arduo. Il potere politico cerca da molto tempo di strappare in tutti i modi edifici di proprietà delle Chiesa per incamerarli in mano israeliana, pubblica e privata. In questo caso, al potere forte dello stato si aggiunge anche un forte potere economico, dati gli enormi interessi commerciali coinvolti.

Secondo l’Accordo Fondamentale del 1993 fra la Santa Sede e Israele, la chiesa e il convento delle suore sarebbero dei “luoghi sacri”, con diritto a una speciale protezione (v. Art 4, par. 3 del trattato). Ma il governo israeliano continua a rifiutarsi di recepire l’Accordo nelle leggi dello Stato e ha dichiarato diverse volte che esso reputa l’Accordo non vincolante e non applicabile nei tribunali israeliani. Ancora di recente – in un altro caso, davanti alla Corte suprema di Israele – il governo ha riaffermato la posizione secondo cui Israele non è vincolato dalle obbligazioni contratte con l’Accordo Fondamentale con la Santa Sede.

Fonti locali dicono che è molto probabile un’assistenza diplomatica della Francia. In passato la Francia ha infatti firmato alcuni accordi con Israele per la protezione di diverse istituzioni cattoliche. Ma le stesse fonti affermano che la speranza più forte è nella mobilitazione dell’opinione pubblica cattolica mondiale. Perdere l’Ospizio significa perdere un elemento significativo della presenza e della missione cattolica a Gerusalemme, una perdita insieme morale e fisica.

In Israele la missione di servizio delle Figlie della Carità ha un importante ruolo di testimonianza di ciò che è il cuore della fede cristiana: manifestare che “Dio è amore”, come il papa della “Deus caritas est” ha ricordato alle Chiese e al mondo. Evidentemente, politici e imprenditori israeliani hanno altri interessi e altre idee…

IRAK
Tom Fox, una testimonianza al potere dell'amore
[ICN-News 16/03/06]

-La morte di Edward Fox, l'attivista statunitense dei Christian Peacemaker Teams (CPT) rapito in Iraq lo scorso novembre e il cui corpo è stato ritrovato la scorsa settimana a Bagdad, ha unito in momenti di commozione e riflessione i cristiani del mondo intero.

"Anche nel dolore per la perdita del nostro amato collega - hanno dichiarato i responsabili dei CPT in un comunicato stampa - noi continuiamo ad essere illuminati dalla sua forte testimonianza resa al potere dell'amore e al coraggio della nonviolenza". Fox, 54 anni, era membro della comunità quacchera di Clear Brook in Virginia. Gli altri tre pacifisti rapiti con Fox, tra cui il battista inglese Norman Kember, sono ancora nelle mani dei loro rapitori.

Ewigen
17-03-2006, 17:21
Benedetto XVI sul dramma degli ucraini «Le vostre sofferenze scuola di unità»

In una lettera inviata a Husar Ratzinger ricorda le persecuzioni iniziate sessant'anni fa contro i greco-cattolici rimasti fedeli a Roma

Da Roma

Il ricordo delle sofferenze patite con la persecuzione iniziata «sessant'anni fa» deve oggi diventare «stimolo», per la Chiesa greco-cattolica in Ucraina, «ad approfondire il suo intimo e convinto legame con il Successore di Pietro».
Lo ha scritto il Papa nella lettera inviata lo scorso 22 febbraio, diffusa ieri dalla Sala stampa vaticana, al cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halic. Un messaggio, sottolinea Benedetto XVI, scritto per «commemorare il 60° anniversario dei tristi eventi che segnarono la vita della Chiesa greco-cattolica ucraina a seguito dello pseudo-sinodo di Lviv, del marzo 1946». In quell'occasione, ricorda il Pontefice, «un gruppo di ecclesiastici si arrogò il diritto di rappresentare la Chiesa attentando in modo grave all'unità ecclesiale. Si intensificarono poi le violenze contro quanti erano rimasti fedeli all'unità con il Vescovo di Roma, provocando ulteriori sofferenze e costringendo la Chiesa greco-cattolica a ridiscendere nelle catacombe».
Ma nonostante fossero «oppressi, privati dei propri Pastori da un apparato statale ideologico e disumano», i fedeli ucraini rimasero «fedeli» alla «eredità spirituale di Olga e Vladimiro». E «da quella Chiesa, purificata dalle persecuzioni - prosegue il Papa - sono sgorgati fiumi di acqua viva non soltanto per i cattolici ucraini, ma per l'intera Chiesa cattolica sparsa nel mondo».
Oggi dunque «duplice è la missione affidata alla Chiesa greco-cattolica, in comunione piena con Pietro», sottolinea ancora il Papa. Da una parte «è suo compito mantenere visibile nella Chiesa cattolica la tradizione orientale» e, dall'altra, deve «favorire l'incontro delle tradizioni, testimoniando non solo la loro compatibilità, ma anche la loro profonda unità nella diversità».[Avvenire]

Dagon
17-03-2006, 17:39
OT

Ear the cries from the mourning palace... ;)

OT

Il miglior album dei Dimmu Borgir!!!

IT:

Ma questo topic cos'è ? Un bollettino di guerra?

D4rkAng3l
17-03-2006, 18:33
Ma credi davvero che sia fico mettere la foto di un pretozzo vecchio bacucco come avatar? non hai mai pensato che potresti (dico potresti non la prendere come un offesa :D ) renderti un tantinello ridicolo?

Ewigen
17-03-2006, 23:50
visto che si avvina il 26 anniversario un doveroso ricordo è d'obbligo:


Il Doppio Martirio di Oscar Arnulfo Romero
Bruto Maria Bruti


Oscar Arnulfo Romero è stato un vescovo fedele al magistero della Chiesa e
alla sua dottrina sociale.
Egli ha subìto un doppio martirio perché non solo è stato ucciso ma è stato
anche strumentalizzato da quelle ideologie social-comuniste che ha sempre
combattuto perché propongono, come insegna la Chiesa, un rimedio peggiore
del male che pretendono di combattere: per questo Giovanni Paolo II ha affermato: "Romero è nostro".
Nel 1973 egli scriveva in merito alle teologie della liberazione:"- di
fronte a queste liberazioni dalla dottrina ambigua, la vera teologia della
liberazione non è altro che l'eterna dottrina della salvezza di Cristo"-.
In un altro scritto egli ribadiva la sua chiara professione di fede: "- da
parte nostra abbiamo preferito restare ancorati alle cose sicure, attaccati
con timore e tremore alla roccia di San Pietro, riparandoci all'ombra del
magistero ecclesiastico, ponendo l'orecchio vicino alle labbra del Papa,
invece di vagare qua e là come acrobati audaci e temerari nel campo delle
speculazioni, opera di pensatori azzardati e di movimenti sociali di dubbia
ispirazione"- ( cfr Jesùs Delgado, Monsenor, vita di Oscar Arnulfo Romero,
Paoline 1986, Cinisello Balsamo-Milano, pag 98-
99 ).
Romero diventa vescovo il 22 febbraio 1977; il 12 marzo 1977 viene
assassinato padre Rutilio Grande che non era un teologo ma un pastore che
aveva scelto di operare accanto ai poveri.
Successivamente si venne a sapere che nell'uccisione di Padre Grande erano
implicati i corpi di sicurezza governativi. Romero assume un atteggiamento
di grande intransigenza nei confronti del governo del presidente Molina (
cfr Jesùs Delgado, ibidem, pag 120-121 ).
La sua fermezza contro la corruzione ed i soprusi del governo e la sua
opzione preferenziale per i poveri ed i diseredati fanno credere ai
filo-marxisti che Romero sia scivolato verso le forme ambigue della teologia
della liberazione: alcuni teologi di dubbia ispirazione parlano di questo
periodo di Romero come del periodo della sua -conversione - alla teologia
della liberazione ( cfr Iesùs Delgado, ibidem, pag 125-136 ).
In realtà Romero non sta né dalla parte degli ingiusti poteri economici di
orientamento massonico-liberale, né dalla parte del comunismo: egli resta
fedele alla dottrina sociale della Chiesa.
Romero scrive nel suo diario:"- (...) il mio appoggio all'organizzazione
popolare non significa affatto una simpatia per la sinistra o, ancor meno,
non vedere il pericolo dell'infiltrazione ( marxista, ndr ), che riconosco
ben reale; ma vedo anche con chiarezza che l'anticomunismo, fra di noi,
molte volte è l'arma che usano i poteri economici e politici per continuare
le loro ingiustizie sociali e politiche." ( Oscar Arnulfo Romero, Diario, La
Meridiana, Molfetta-Bari, 1991, pag 531 ).
Certo falso anticomunismo di stampo massonico-liberale, dietro cui si
nascondono ingiusti poteri economici, è il migliore alleato del comunismo,
sia perché gli prepara la strada ponendo le basi per la nascita della lotta
di classe, e sia perché spesso finisce per colludere con il comunismo
stesso. Non si può ignorare il fatto che la rivoluzione comunista in Russia
fu finanziata dall'alta finanza di Wall Street e da essa sostenuta nei
periodi ricorrenti di grave crisi economica.
Negli anni passati è rimasta emblematica la denuncia del senatore
repubblicano Jesse Helms che ha documentato il fatto che il dipartimento di
stato degli USA ha imposto nei paesi dell'America Centrale ( El Salvador,
Guatemala, Costarica, Panama ) dei governi socialisti perché il socialismo
provocava la miseria e la miseria creava un indebitamento pubblico che
faceva il gioco dei banchieri di New York
( cfr Pierre Faillant de Villemarest, le sources financieres du communisme,
ed CEI, Cierrey 1984, France; cfr M. Geller e A. Nekric, Storia dell'URSS,
Rizzoli 1984, pag 244-245, 744-745; cfr Jesse Helms, Quaderni di
Cristianità, n.5, estate-inverno, Piacenza 1986, pag 51 ).

Romero, nell'omelia del 16 aprile 1978, ribadisce la sua fedeltà alla
dottrina sociale della Chiesa:"- (...) se la Chiesa ha prospettive di
giustizia sociale e (...) non è d'accordo con l'attuale - ordine - di
ingiustizia imperante nel paese, questo non significa che la Chiesa si
identifichi con tutti coloro che aspirano agli stessi cambiamenti -" ( cfr
Jesùs Delgado, op. cit. , pag 137 ).
Al Presidente Molina succede il generale Carlos Humberto Romero: nel paese
continuano i soprusi, le violenze, la corruzione e i tumulti sociali.
Il 15 ottobre 1979 alcuni giovani ufficiali realizzano un colpo di stato
incruento e promettono un ritorno alla giustizia e alla partecipazione
democratica alla vita dello stato.
Romero, in un documento ufficiale, dà un appoggio - condizionato - al nuovo
governo: "- (...) questo governo potrà meritarsi la fiducia e la
collaborazione del popolo solo quando dimostrerà che le belle promesse
contenute nel proclama, diffuso all'alba, non sono lettera morta (...). Da
parte nostra, in qualità di Pastori della Chiesa, siamo disposti al dialogo
e alla collaborazione"- ( Oscar Arnulfo Romero, op. cit., pag 351 ).
I sacerdoti della teologia marxista della liberazione, legati alle
organizzazioni popolari, protestano contro Romero e lo accusano di
tradimento. Le comunità di base vietano la vendita del giornale diocesano e
numerosi sacerdoti e laici delle organizzazioni popolari occupano
l'arcivescovado ( cfr Jesùs Delgado, op. cit., pag 156-161, pag 163-164 ).
Monsignor Romero scrive nel suo diario: "- Sono arrivati (...) diversi
gruppi di persone che hanno subìto danni a causa degli atti di violenza di
gruppi estremisti di sinistra.
Sembra così che la sinistra sia diventata più repressiva delle repressioni
che prima denunciava. Abbiamo espresso la nostra solidarietà con tutti
questi operai e lavoratori che hanno sofferto danni gravi circa la loro
situazione familiare ed economica-" ( Oscar Arnulfo Romero, op. cit., pag
389 ).
Lunedì 5 novembre 1979, Romero scrive:"- ho ricevuto una lettera dal signor
nunzio del Costarica, portata da una suora salesiana, nella quale mi
comunica, in forma confidenziale, che dalla segreteria di stato del Vaticano
l'hanno pregato di avvertirmi che è arrivata là, da fonte degna di fede,
l'informazione di una minaccia contro di me da parte dell'estrema sinistra.
Questa eventuale minaccia, se divenisse realtà, avrebbe lo scopo di creare
problemi alla nuova giunta di governo, e aumentare la confusione nel nostro
popolo-" ( Oscar Arnulfo Romero, op. cit. pag 374-375 ).
Nel gennaio del 1980 il processo di rinnovamento avviato dal nuovo governo
sembra bloccato, il governo entra in crisi, tutti i ministri -civili - si
dimettono, nel paese si respira un clima di vera e propria guerra civile: da
una parte si intensifica il desiderio di repressione da parte dei militari e
dall'altra cresce il desiderio di insurrezione da parte delle organizzazioni
popolari.
Romero si adopera instancabilmente fra le parti per cercare una soluzione
politica attraverso il dialogo ed il confronto.
Sabato 23 febbraio 1980, Romero scrive:"- (...) c'è una nuova minaccia di
morte. Infatti il signor nunzio del Costarica mi ha avvisato che il pericolo
della minaccia contro di me c'è di nuovo e mi ha avvertito di stare
attento-" ( Oscar Arnulfo Romero, op. cit., pag 509 ).
Il 24 marzo 1980, alle ore 18,30, monsignor Romero viene ucciso mentre
celebra l'Eucarestia. Meditando sulla morte egli aveva scritto nei propri
appunti spirituali una frase dell'Apocalisse:- E cenerò con Lui-.
Di solito egli cenava alle 18,30: la sera del 24 marzo cenò con il Signore.[Avvenire,Associazione Cattolica]

http://img371.imageshack.us/img371/1210/romerophoto63tx.jpg

Ewigen
18-03-2006, 09:30
18 Marzo 2006
INDIA
Il Gujarat allontana le suore da un lebbrosario. I malati, le seguiremo

I malati temono di dover subire ancora emarginazione e rifiuto. Per il governo è solo una decisione amministrativa e non nasconde alcun rifiuto ideologico hindutva.

Ahmedabad (AsiaNews/Ucan) – Il governo nazionalista indù del Gujarat ha deciso di allontanare delle suore dal lavoro in un lebbrosario, interrompendo un contratto che dura da circa 60 anni.

La decisione è però contrastata dai pazienti. Molti dei malati hanno detto che essi seguiranno le suore ovunque andranno. “Esse sono tutto per noi – ha detto Babban Sitapur – nemmeno un nostro parente stretto si prende cura di noi come fanno loro”.

Le Missionarie salesiane di Maria Immacolata hanno rilevato la gestione dell’ospedale per i lebbrosi nel 1949. A quel tempo il Gujarat era parte dello Stato di Bombay, successivamente diviso in Maharashtra e Gujarat. Il governo aveva invitato le suore dopo aver sentito tante critiche che bollavano quel lebbrosario ad Ahmedabad come uno dei peggiori luoghi di cura di tutto il Paese. Ogni 5 anni il governo rinnovava il contratto. Tutto è andato avanti tranquillamnte fino al 2001, quando è salito al potere dello stato il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp).

P. Cedric Prakash, il gesuita che ha aiutato le suore a rinnovare il contratto nel 2001, ha detto di esservi riuscito con “grande difficoltà”. Già allora ha capito cosa si stava preparando. Oggi il rinnovo del contratto ha ormai “una vaga e remota possibilità”. Il 21 febbraio scorso il governo ha annunciato che non lo avrebbe rinnovato. Il contratto con le suore scade il 1° aprile.

L’ospedale si stende su un’area di 10 ettari e comprende case per 40 ricoverati e strutture per il day-hospital di centinaia di malati. Al confine dell’ospedale vi è pure la casa delle suore.

Padre Prakash sostiene che dietro la decisione di mandare vie le suore vi sia la mossa del Ministro dello Stato Narendra Modi e di quello della sanità Ashok Bhatt, entrambi noti per il loro atteggiamento anti-cristiano.

Non appena la notizia si è diffusa, i malati si sono radunati sotto un albero e hanno studiato il da farsi. “Andremo dal governo a lamentarci”, ha detto uno, ma un altro, agitando il braccio bendato, gli ha gridato: “Non ci permetteranno nemmeno di entrare nell’edificio!”

Joseph John, un malato cattolico, ha proposto di fare uno sciopero della fame, ma non tutti erano d’accordo. Suor Karuna, la responsabile dell’ospedale, che assisteva da lontano alla discussione, ha spiegato che il timore dei malati è di ritornare ad un’esperienza di emarginazione, dopo aver sperimentato l’accoglienza con loro. “La gente viene qui con esitazione, ma poi non vuole più andare via. A casa si sentono odiati, isolati e alcuni vengono persino gettati via”.

Chinga Powar proveniva da un ospedale governativo del Maharashtra. In quell’ospedale – racconta – i dottori “non si avvicinavano nemmeno a noi”. “Le infermiere ci passavano le medicine in una borsa di plastica, allungandocele con un bastone. I bagni non erano mai puliti, solo perché li usavamo noi lebbrosi. Eravamo trattai peggio degli animali”.

Un giorno qualcuno gli ha parlato dell’ospedale ad Ahmedabad. “Non conoscevo il luogo, ma sapere che era retto da cristiani, mi bastava per ispirarmi fiducia”. Una notte decide di lasciare l’ospedale del Maharashtra. Si copre tutte le ferite, si avvolge la faccia nascondendola in uno scialle e si infila in un autobus per Ahmedabad. In seguito, ha aiutato altri due malati a passare dal Maharashtra all’ospedale di Ahmedabad.

Cinga Powar dice che se le suore lasciano, non sa dove potrà andare. Egli pensa che la cosa migliore da fare è domandare la governo di lasciar continuare il lavoro alle suore.

Minabel Patel, 81 anni, indù, ha lavorato con le suore per gli ultimi 50 anni. Secondo lei, il “vero scopo” del governo è quello di prendere possesso del terreno. Grazie allo sviluppo della città, esso è ormai accresciuto di valore. Non vi è nessuno, secondo la donna, disposto a sostituire le suore. “Il governo può guadagnare un po’ di terreno, ma perderà per sempre qualcuno che ha cura dei poveri”.

Rao, segretario del dipartimento della Sanità, afferma che la decisione di non rinnovare il contratto alle suore è “puramente amministrativa”. Il governo, essendo proprietario dell’ospedale e della terra è libero “di decidere di dare l’amministrazione a chi vuole”.

Il ministro della Sanità, ha dichiarato che il governo ha in progetto di espandere i servizi dell’ospedale e che la cessazione del contratto alle suore non ha alcun legame con l’ideologia [nazionalista hindutva – ndr].

Il contratto precisava che le suore non dovevano “predicare la Bibbia o praticare attività di proselitismo fra i pazienti dell’ospedale e nell’area”. Le suore affermano che esse si sono sempre attenute a queste indicazioni.

Circa un anno fa il governo aveva permesso alle suore di aprire anche una casa per i malati di Aids nello stesso comprensorio. I cristiani hanno visto questa scelta come espressione di apprezzamento per il servizio reso dalle suore. A tutt’oggi alcuni malati di Aids vivono nell’ospedale, mentre altri 500 ricevono cure e medicine.

Finora le suore non hanno ricevuto una comunicazione ufficiale della decisione da parte del commissario per la Sanità. Essi hanno solo ricevuto alcune informazioni dal dipartimento per la salute e la famiglia.


ITALIA
Sbalorditivo articolo di Michele Ainis sul "Riformista"

Incostituzionale il Concordato? Non diciamo stupidaggini
Carlo Cardia

Va bene che siamo in campagna elettorale, e qualche intemperanza è prevedibile. Va bene che in Italia esiste un'opposizione pregiudiziale al Concordato, e una certa foga polemica è comprensibile. Ma tante imprecisioni, reticenze e non-verità, tutte insieme non si erano mai viste. Come non era mai accaduto di veder messa in discussione addirittura la questione romana risolta con il Trattato del Laterano e con l'articolo 7 della Costituzione. "Il Riformista" di ieri pubblicava un articolo, un po' nascosto a pagina sette, con il quale si sostiene che i Patti lateranensi sono incostituzionali. Afferma che lo Stato Vaticano è uno Stato teocratico, e che "di quest'imbarazzante condominio occorrerebbe liberarsi. Lo si può fare disdicendo il Trattato, revocandolo unilateralmente". Nientemeno. L'articolo si dilunga prima su un fatto noto, e cioè che i Patti lateranensi sono soggetti al giudizio di costituzionalità, anche se dimentica di dire che per la Corte costituzionale tale giudizio deve verificare un contrasto tra le disposizioni pattizie e i "principi supremi dell'ordinamento costituzionale". Quindi, i cittadini possono stare tranquilli perché a vigilare sulla costituzionalità dei rapporti tra Stato e Chiesa sta la Corte costituzionale, e già questo smentisce il titolo dell'articolo. Afferma poi che il nuovo Concordato si presta a critiche di incompatibilità costituzionale, riferendosi espressamente all'8 per mille, "agli insegnanti di religione pagati dallo Stato e scelti dalla Chiesa, fino all'insegnamento nelle scuole della religione cattolica, anziché della religione in generale, agli effetti civili delle pronunzie dei tribunali ecclesiastici".
In questo modo l'autore dell'articolo si erge lui a giudice delle leggi ed emana sentenze già definite. Peccato che da quando esiste il Concordato del 1984, che è assai diverso da quello del 1929, la Corte non abbia mai dichiarato incostituzionale una (non una sola) norma del Concordato e del Trattato. Anzi, quando si è o ccupata dell'insegnamento religioso, e della giurisdizione delle nullità matrimoniali (sottoposta a controlli in sede civile) ha confermato la normativa concordataria. Non si dice poi che l'insegnamento religioso, cattolico, protestante, ortodosso, a volte ebraico (come documentato da "Avvenire" dell'altro giorno) è impartito in quasi tutta l'Europa occidentale, centrale ed orientale. E poiché pressoché tutti i Paesi europei hanno costituzioni laiche e pluralistiche, se ne deve dedurre che insegnare religione per chi voglia fruirne è pienamente in armonia con le rispettive carte fondamentali. Altrettanto può dirsi per l'8 per mille, perché in quasi tutti i Paesi europei le Chiese ricevono finanziamenti, sostegni e agevolazioni.
Con riferimento al Trattato del Laterano, l'articolo de "il Riformista" perviene francamente al grottesco. Contesta l'apertura del Trattato ("in nome della Santissima Trinità") senza tener presente che quell'inizio ha oggi un valore storico, perché il principio del confessionismo dello Stato (dell'articolo 1°) è stato concordemente abolito con il nuovo accordo del 1984. Aggiunge, scandalizzandosi, che l'articolo 8 equipara il Papa al Presidente della Repubblica quanto a tutela penale, anziché ad un capo di stato estero. Ma non dice che quella norma è stata scritta per prima dai nostri padri liberali nell'articolo 1° della Legge delle guarentigie del 1871, che equiparava la persona del Pontefice alla persona del Re. Vogliamo condannare anche il separatismo italiano?
Infine, si afferma che lo Stato Vaticano è uno stato teocratico, e si citano D'Avack e altri giuristi. Però, si ignora la dottrina contraria, e si dimentica di dire che lo Stato vaticano è assolutamente sui generis, perché è stato creato esclusivamente con il fine di garantire l'indipendenza della Santa Sede e del Pontefice. Esso è esteso 0,49 kmq (dicesi, zero virgola quarantanove chilometri), e i suoi cittadini sono cardinali, vescovi, monsignori, persone che hanno un incarico o una missione da svolgere in Vaticano. Non si dice che il Vaticano non dà cittadinanza stabile ma temporaria, mentre si vuol far credere a chi legge che in Vaticano ci siano cittadini oppressi dalla teocrazia!
Fermiamoci qui, perché sul piano giuridico è sufficiente. Resta un interrogativo culturale e politico, che riveste una maggiore importanza. Perché, perché questo regresso, e questa faziosità che non ha eguali? Io credo che un atteggiamento del genere non giovi neanche a chi ha posizioni laiche anche severe. Ogni proposito riformatore è legittimo e può riguardare i Patti lateranensi come altri Trattati internazionali e altre leggi. Ma per essere riformatori si deve essere rispettosi della verità e avanzare proposte, non puntare su polveroni, su fatti inesistenti, o sull'azzeramento di una parte importante della nostra storia nazionale.[Avvenire]

Ewigen
18-03-2006, 10:31
Il miglior album dei Dimmu Borgir!!!

IT:

Ma questo topic cos'è ? Un bollettino di guerra?

guerra che non abbiamo dichiarato e nemmeno voluta.

pseudo-cattolici

Dillo a coloro che per testimoniare la loro pseudo-fede (uso anche il vostro linguaggio,contento?) pagano con attacchi verbali (anche leggendo il forum),con l'arresto se non persino con la vita che sono dei pseudo-cattolici poi vediamo poi cosa ti rispondono....

ps:come detto non sono cattolico (oh pardon,pseudo-cattolico),quindi evita di farmi la predichetta,grazie

Dagon
18-03-2006, 14:02
Dillo a coloro che per testimoniare la loro pseudo-fede (uso anche il vostro linguaggio,contento?) pagano con attacchi verbali (anche leggendo il forum),con l'arresto se non persino con la vita che sono dei pseudo-cattolici poi vediamo poi cosa ti rispondono....

ps:come detto non sono cattolico (oh pardon,pseudo-cattolico),quindi evita di farmi la predichetta,grazie

Hai estrapolato una mia frase da un mio intervento in un'altro thread e l'hai usata come meglio ti pareva, questa si chiama mistificazione.
Per me l'eutanasia è una cosa giusta e necessaria in una società moderna e civile, ma c'è chi non la pensa come me. Va benissimo. Giovanardi è uno pseudo-cattolico perchè porta avanti le sue battaglie "pseudo-cattoliche" sono quando gli conviene politicamente, in altri casi (vedi legge sull'immigrazione clandestina, che è stata criticata anche dalla chiesa, e tu lo dovresti sapere, visto che sembri così ben informato) la sua fede va a farsi benedire! Come si spiega 'sta cosa?

Io sono contro tutte le persecuzioni, quelle fatte ai cattolici, così come quelle fatte ai dissidenti politici, così come quelle fatte a qualsiasi altra persona che professa una fede politica, religiosa nei confronti di un sistema che non tollera la libertà di espressione.
Non ho chiamato costoro "pseudo-cattolici", questo accostamento è dovuto soltanto alle tue mistificazioni. Impara a tollerare punti di vista differenti dai tuoi, che non sono migliori di quelli degli altri solo pechè tu credi. La fede non è il filtro definitivo attraverso il quale guardare il mondo, può essere il tio, ma non è il mio.

P.s. Se vuoi discutere con me, fallo pure. Ma evita le mistificazioni, perchè sminuiscono, e di molto, ciò che tu vuoi esprimere. Quella che tu chiami "predichetta" non è altro che la risposta ovvia ad una tua affermazione che mi riguardava. Siamo ancora in democrazia! Poi se sei o meno cattolico, sono problemi tuoi, non miei.

Ciao

giannola
18-03-2006, 16:39
Hai estrapolato una mia frase da un mio intervento in un'altro thread e l'hai usata come meglio ti pareva, questa si chiama mistificazione.
Per me l'eutanasia è una cosa giusta e necessaria in una società moderna e civile, ma c'è chi non la pensa come me. Va benissimo. Giovanardi è uno pseudo-cattolico perchè porta avanti le sue battaglie "pseudo-cattoliche" sono quando gli conviene politicamente, in altri casi (vedi legge sull'immigrazione clandestina, che è stata criticata anche dalla chiesa, e tu lo dovresti sapere, visto che sembri così ben informato) la sua fede va a farsi benedire! Come si spiega 'sta cosa?

Io sono contro tutte le persecuzioni, quelle fatte ai cattolici, così come quelle fatte ai dissidenti politici, così come quelle fatte a qualsiasi altra persona che professa una fede politica, religiosa nei confronti di un sistema che non tollera la libertà di espressione.
Non ho chiamato costoro "pseudo-cattolici", questo accostamento è dovuto soltanto alle tue mistificazioni. Impara a tollerare punti di vista differenti dai tuoi, che non sono migliori di quelli degli altri solo pechè tu credi. La fede non è il filtro definitivo attraverso il quale guardare il mondo, può essere il tio, ma non è il mio.

P.s. Se vuoi discutere con me, fallo pure. Ma evita le mistificazioni, perchè sminuiscono, e di molto, ciò che tu vuoi esprimere. Quella che tu chiami "predichetta" non è altro che la risposta ovvia ad una tua affermazione che mi riguardava. Siamo ancora in democrazia! Poi se sei o meno cattolico, sono problemi tuoi, non miei.

Ciao

:rotfl:

ma tu stai a discutere con Ewigen ?
Se ti va bene nemmeno ti considera, nemmeno ti risponde, continuerà a postare solo di cristiani offesi, perchè per lui contano solo quelli.
Fatti una bella passeggiata in questo 3d vedrai quante volte ho parlato di teologia e fede e quante volte s'è degnato di rispondermi (limite che tende a zero).
Queste due frasi ti fanno capire il grado di fede e fratellanza di questa persona.
Come si dice al mio paese : levaci mano. :D

P.S. la sua vecchia sign diceva appunto che lui neanche da conto e ragione a persone che (lui stesso) giudica incapaci di capire.
Qualche pagina fa io l'ho quotata quindi cmq se ti interessa leggerla la trovi. ;)

Dagon
18-03-2006, 20:26
:rotfl:

ma tu stai a discutere con Ewigen ?
Se ti va bene nemmeno ti considera, nemmeno ti risponde, continuerà a postare solo di cristiani offesi, perchè per lui contano solo quelli.
Fatti una bella passeggiata in questo 3d vedrai quante volte ho parlato di teologia e fede e quante volte s'è degnato di rispondermi (limite che tende a zero).
Queste due frasi ti fanno capire il grado di fede e fratellanza di questa persona.
Come si dice al mio paese : levaci mano. :D

P.S. la sua vecchia sign diceva appunto che lui neanche da conto e ragione a persone che (lui stesso) giudica incapaci di capire.
Qualche pagina fa io l'ho quotata quindi cmq se ti interessa leggerla la trovi. ;)

Bisogna però che Ewigen capisca che questo non è il suo blog personale, ma un forum di discussione e che quindi se lui decide di aprire un thread si deve anche confrontare con noi poveri mortali.

Ewigen
19-03-2006, 01:24
Riquote:

Se vi va di polemizzare nei nostri confronti con i soliti discorsetti laicisti uaar-style almeno fatelo su uno dei tanti vostri thread aperti,grazie.


Ritornado IT:

INDIA
Arrestato il pastore Samuel Thomas
17/3/2006

NUOVA DELHI (India) - Samuel Thomas, presidente della missione internazionale Emmanuel (EMI) e figlio di M.A. Thomas, fondatore della missione, è stato arrestato ieri. Entrambi si erano nascosti dopo che estremisti indù li avevano accusati di distribuire un libro controverso nel quale, secondo loro, vengono denigrate la loro religione e le loro divinità. Alcuni poliziotti in borghese hanno fermato l'auto a bordo della quale viaggiavano i due, e hanno obbligato Samuel Thomas a entrare nella loro auto. L'arresto ha avuto luogo a Noida, nello stato di Uttar Pradesh. Alcuni estremisti indù avevano anche messo una grossa taglia sui due cristiani.
La EMI ha fondato diverse scuole, ospedali e orfanotrofi nella regione, prendendo a cuore la sorte di migliaia di bambini; pochi giorni fa Madan Dilawar, il ministro del welfare, aveva fatto una dichiarazione che ha spinto una folla di indù ad attaccare alcune strutture di proprietà della EMI. Il ministro Dilawar aveva chiesto fra l'altro di essere preso a sassate se non avesse preso provvedimenti nei confronti dei Thomas.
Le tensioni hanno avuto inizio il 25 gennaio, quando Thomas e suo figlio erano stati minacciati e ammoniti a non tenere la consueta cerimonia annuale di laurea per gli studenti orfani e quelli appartenenti alla casta dei dalit (gli intoccabili), la categoria più bassa della società indiana. La cerimonia era stata così posticipata, ma il 2 febbraio una folla di estremisti indù ha attaccato, armata di sassi e bastoni, un orfanotrofio della EMI, provocando anche la morte di un bambino. [Voice of the Martyrs]

IRAK
«Noi cristiani ormai stranieri nel nostro Paese»

«Nella Costituzione troppe contraddizioni: impossibile conciliare Sharia, democrazia e diritti umani»
Di Luca Geronico

[Avvenire]In Italia per un convegno, Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad, quasi non si ricorda di essere in prossimità del terzo anniversario. Forse c'è poco da festeggiare.
Tre anni dopo gli iracheni benedicono o maledicono quel 9 aprile 2003, quando arrivarono gli americani?
Penso che ci sia una specie conflitto interno. La guerra ha portato una libertà che, sia pur diventata anarchia, era una libertà sconosciuta. Ma ci sono state molte delusioni che spiegano la parte oscura del rapporto con gli americani. All'inizio gli iracheni erano sedotti dalla tecnologia dalla loro "way of life". Una sorta di fascinazione del sacro, ma poi le delusioni si sono accumulate. Ma bisogna anche ricordare che la società irachena ha la sua storia, le sue inibizioni, i suoi problemi che affondano le radici più in profondità della guerra.
Il terrorismo sconvolge le coscienze, ma il nuovo governo è vicino al sentire della popolazione?
Penso che il governo uscente abbia molto deluso. Chi lo difende ritiene che in quelle condizioni non fosse possibile fare meglio. Ma, malgrado tutti i piani di emergenza, la sicurezza resta l'emergenza e la ripresa economica, nella vita quotidiana, non vi vede.
Dopo l'assalto alla cupola d'oro di Samarra si teme una guerra civile. L'appello alla pacificazione nazionale dei leader religiosi ha fermato una rivolta che sembrava degenerare. Le tensioni sono tuttavia altissime. Come uscirne?
Dietro episodi come quello di Samarra c'è una società che ha rivelato di essere ancora molto tribale: e allora come si può «inculturare», per usare il linguaggio della pastorale, lo Stato di diritto, la cittadinanza, la persona come soggetto fondamentale della democrazia? Non basta la forza di polizia, ma bisogna considerare tutta la massa sommersa dell'iceberg della società irachena. Certo c'è un problema politico, di violenza, di disoccupazione, ma soprattutto in Iraq c'è un problema culturale. E tutto questo va rivisitato.
Si teme l'estremismo islamico, c'è il rischio del fondamentalismo sciita?
Esiste. Che sia pilotato o meno da un gruppo, esiste una mentalità fondamentalista. Questo non significa che chi ha questa mentalità sia un violento, ma in tutto il Medio Oriente questa mentalità sta dominando. Si possono trovare molte spiegazioni, ma ci sono segnali ben evidenti: quando arrivai a Baghdad 5 anni fa non c'erano tante donne velate, che oggi sono la maggioranza. Monsignor Sleiman, davvero non ci sono segni di ostilità particolari verso i cristiani. Intanto l'emigrazione continua...
È un problema molto delicato, e che risale agli anni 50. Il governo l'ha relativamente arginata, ma c'è stata sempre. Ora è più facile espatriare non occorre il visto. Il problema è che c'è un vero disincanto fra i cristiani iracheni. Le cause di oggi rivelano una ferita molto più profonda. Questo disincanto è molto pericoloso.
Ma per chi resta la nuova Costituzione dà garanzie sufficienti?
Questa Costituzione riconosce molti diritti fondamentali, ma quello che dà da un lato è pericoloso per altri. L'articolo due contemporaneamente che non si può legiferare contro la sharia, contro la democrazia e contro i diritti umani. Ora questo articolo ha in sé troppe contraddizioni. La Sharia è contraria alla democrazia, e a maggior ragione è in contraddizione con il riconoscimento dei diritti di libertà di coscienza e di opinione. Un testo che potrebbe creare dei conflitti anche fra i musulmani stessi. Inoltre se si parla di Stato di diritto non si può indicare l'islam come religione di Stato. C'è, a mio avviso, una carenza nella filosofia dello Stato di questa Costituzione.

giannola
19-03-2006, 07:53
Bisogna però che Ewigen capisca che questo non è il suo blog personale, ma un forum di discussione e che quindi se lui decide di aprire un thread si deve anche confrontare con noi poveri mortali.

nn glielo avessero detto, ma più d'uno l'ha fatto.
Come si dice al mio paese "cu nasci tunnu, un pò moriri cuatratu".
e come vedi ecco puntuale il suo intervento che dimostra come avessi ragione.

Ma una cosa a beneficio dei tanti la dico : "Chi non ha fede misura quella degli altri, chi ce l'ha misura il suo peccato"

Lorekon
19-03-2006, 11:21
Bisogna però che Ewigen capisca che questo non è il suo blog personale, ma un forum di discussione e che quindi se lui decide di aprire un thread si deve anche confrontare con noi poveri mortali.

purtroppo ho già sollecitato ripetutamente un intervento dei moderatori (non ho segnalato, ovviamente).

Sembra che la cosa stia bene così com'è, quindi invito tutti a farsi un piccolo blog a spese di Corsini, se lo desiderate.

Io mi sa che ne apro uno oggi, rompo gli indugi :D

Dagon
19-03-2006, 14:53
purtroppo ho già sollecitato ripetutamente un intervento dei moderatori (non ho segnalato, ovviamente).

Sembra che la cosa stia bene così com'è, quindi invito tutti a farsi un piccolo blog a spese di Corsini, se lo desiderate.

Io mi sa che ne apro uno oggi, rompo gli indugi :D

Oggi stavo pensando proprio ad inviare un PVT ad un mod. A prescindere quale possa essere l'opinione a riguardo, questo è un atteggiamento assurdo. Perchè questo utente non solo ha aperto praticamente un blog, ma tronca sul nascere qualsiasi tipo di discussione. Un atteggiamento estremamente maturo e tollerante :rolleyes: !!
Contento lui.

Ewigen
20-03-2006, 11:35
20 Marzo 2006
INDIA
Assassinato il parroco di Goa: condannava le violenze interreligiose

Ignoti il movente e gli autori: forse due uomini che gli avevano chiesto ospitalità la sera prima. L’arcidiocesi condanna “un crimine a sangue freddo” e chiede alle autorità “un intervento rapido contro gli autori di questo vile gesto”.

Goa (AsiaNews/Cbci) – “Profondamente addolorati ed angosciati, condanniamo l’omicidio a sangue freddo di padre Eusebio Ferrao, prete diocesano di Goa. Chiediamo alle autorità un intervento rapido, che consegni alla giustizia i responsabili di questo vile atto”.

Con queste parole, l’arcidiocesi di Goa ha condannato con un comunicato ufficiale il 19 marzo l’omicidio di p. Ferrao, parroco della chiesa di S. Francesco Saverio, avvenuto nella notte fra il 17 ed il 18 marzo. “Preghiamo ardentemente –conclude il messaggio - per il nostro fratello, che nel corso della sua missione aveva sempre parlato di pace, affinché possa ora godere della pace eterna nella casa del Padre”.

La dinamica del crimine non è ancora chiara: l’unica cosa sicura è che il sacerdote è morto soffocato da un cuscino, ma gli autori sono ignoti. Secondo alcuni testimoni, due uomini dell’Uttar Pradesh si sono presentati davanti alla residenza del parroco la notte del 17 ed hanno chiesto ospitalità. Padre Ferrao li ha accolti, nutriti e gli ha indicato un luogo dove riposare: la polizia, al momento, dice di essere sulle loro tracce.

Anche il movente non è chiaro. Secondo alcuni parrocchiani, va ricercato nell’impegno del sacerdote per la pace: p. Ferrao era infatti solito commentare le violenze interreligiose che avvengono nella zona su un giornale locale.

Goa è un territorio noto per la convivenza pacifica fra i membri delle varie comunità religiose: negli ultimi tempi si è però registrato un aumento delle violenze settarie. Molte chiese, cappelle e croci cattoliche sono state dissacrate e sono frequenti le offese ai danni dei membri della comunità cattolica locale, che vengono invitati a “tornare da dove sono venuti”.

20 Marzo 2006
AFGHANISTAN
Convertito al cristianesimo, rischia la pena di morte

Abdul Rahman aveva lasciato l’Islam 16 anni fa; durante il processo ha rifiutato di abiurare.

Kabul (AsiaNews) – “Convertito cristiano potrebbe essere condannato a morte”. È il titolo che oggi occupa le prime pagine di diversi giornali in Afghanistan. Fonti di AsiaNews a Kabul confermano che la notizia è riportata “a caratteri cubitali” e “non fa ben sperare”.

Abdul Rahman, 41 anni, è separato dalla moglie; è stato arrestato il mese scorso, dopo che la sua famiglia, con la quale è in lite per la custodia dei figli, lo ha denunciato come convertito. L’uomo, che portava con sé una Bibbia, è stato accusato di aver rinnegato l’Islam.

Durante il processo a suo carico a Kabul, Rahman ha confessato di essersi convertito 16 anni fa, dopo aver conosciuto un operatore sanitario di un gruppo cristiano che aiuta i profughi afgani in Pakistan. Il pubblico ministero, Abdul Wasi, ha detto di aver offerto all’imputato di cancellare le accuse a suo carico se fosse tornato musulmano, ma Rahman ha rifiutato. Wasi, che ha definito il comportamento del cristiano come un attacco all’Islam, ha chiesto la pena capitale.

Esperti di Afghanistan sottolineano ad AsiaNews che il caso “non è altro che l’applicazione della sharia, la legge islamica, su cui si basa la stessa Costituzione del Paese”. Spiegano poi che casi di conversione al cristianesimo sono frequenti tra i profughi afghani in Iran o in Pakistan, ma spesso sono “solo di comodo”: molti si convertono “nella speranza di ottenere un visto per gli Stati Uniti o il Canada, dove poi riabbracciano l’Islam”.

Cattolici della comunità internazionale nella capitale dichiarano che “l’eventuale condanna a morte non solo preoccupa come violazione a uno dei diritti umani fondamentali, quello della libertà religiosa, ma sarebbe anche un brusco passo indietro, quasi una chiusura, nel cammino del dialogo con l’Islam”. “Speriamo – concludono le fonti – che l’Occidente non rimanga a guardare in silenzio di fronte a una profanazione così grande delle fondamentali libertà dell’uomo”.


20 Marzo 2006
INDONESIA
La benedizione del Papa ai tre cattolici condannati a morte in Indonesia
di Benteng Reges

Ieri il vescovo di Manado, Sulawesi del nord, ha visitato Tibo e i suoi compagni in carcere, come “inviato speciale” del Vaticano. Benedetto XVI invita i tre detenuti, vittime di un processo iniquo, a recitare con lui il rosario in questo momento difficile.

Palu (AsiaNews) – Il Papa è vicino ai tre cattolici indonesiani condannati a morte, ai quali ha inviato in carcere la sua benedizione. Il Pontefice, attraverso un vescovo locale, ha invitato i detenuti a recitare insieme a lui il rosario, affinché attraverso la preghiera “sopportino” questo difficile momento. Lo riferisce mons. Joseph Suwatan, vescovo di Manado (Sulawesi del nord), che ieri ha incontrato in prigione Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu condannati alla pena capitale per un massacro di musulmani avvenuto nel 2000 durante gli scontri interreligiosi a Poso. Il presule ha detto di aver compiuto la sua visita al carcere di Palu in veste di “inviato speciale del Vaticano”. Egli ha spiegato che Benedetto XVI vuole condividere il dolore ed esprimere la sua solidarietà per l’ingiustizia legale subita dai tre cattolici durante il loro processo. A numerosi indonesiani il processo contro i tre cattolici appare controverso; durante il suo svolgimento si sono verificate intimidazioni su vasta scala da parte dei fondamentalisti islamici.

Mons. Suwatan ha consegnato a Tibo e ai suoi compagni una croce e un rosario; all’uscita dalla prigione ha spiegato ai giornalisti la sua missione: “La Santa Sede mi ha incaricato di visitare questi fratelli cattolici, perché il Papa in persona vuole esprime la sua profonda vicinanza ai condannati”. “Benedetto XVI - aggiunge il vescovo – ha chiesto ai tre cattolici di avere pazienza in questi momenti difficili, condividendo i loro sentimenti con la Madonna e recitando il rosario insieme a lui”.

Tibo, parlando a nome anche di da Silva e Riwu, si è detto fortemente impressionato dal grande interesse mostrato dal Vaticano alla loro causa. “Questo ci aiuta ad avere coraggio nell’affrontare la pena di morte”, ha detto.

Ad accompagnare mons. Suwatan in carcere anche il parroco della chiesa di San Paolo a Palu, p. Melky Toreh, e ad alcuni legali del Padma, il gruppo di avvocati che rappresenta Tibo e compagni. Il Padma ha di recente fatto appello alla Corte Suprema perché riveda il caso sulla base di nuovi testimoni che scagionano i tre. Il coordinatore del gruppo, Roy Stephen Rering ha annunciato che se l’Ufficio del procuratore generale delle Sualwesi centrali (Ago) non rivedrà la sua decisione, il Padma chiederà di sottoporre il caso di Tibo ad un Tribunale Internazionale.

Intanto lo scorso 17 marzo, dopo la preghiera del venerdì, il capo polizia delle Sulawesi centrali, generale Oegroseno, ha ribadito che tutto è pronto per l’esecuzione dei tre, di cui ancora non sono note data e luogo. “Se la sentenza verrà eseguita – afferma Rering – il conflitto di Poso rimarrà un mistero e nessuno saprà mai la verità”.

Dal 2000 al 2001 negli scontri tra cristiani e musulmani a Poso morirono oltre mille persone. Finora nessun musulmano è stato processato per quegli eventi.

Onisem
20-03-2006, 11:41
In un paese vicino a dove sto hanno investito un parroco. Pare che alla guida ci fosse un feroce saladino. Se vuoi ti passo l'articolo.

giannola
20-03-2006, 12:29
In un paese vicino a dove sto hanno investito un parroco. Pare che alla guida ci fosse un feroce saladino. Se vuoi ti passo l'articolo.
:rotfl:
mi sono fatto la pipì addosso dalle risate.
basta che sennò mi pigliano per matto :D

Dagon
20-03-2006, 12:41
In un paese vicino a dove sto hanno investito un parroco. Pare che alla guida ci fosse un feroce saladino. Se vuoi ti passo l'articolo.

Nel mio invece un parroco è scivolato e si è rotto una gamba. Pare che la buccia di banana l'abbia messa un terrorista islamico.

giannola
20-03-2006, 12:43
Nel mio invece un parroco è scivolato e si è rotto una gamba. Pare che la buccia di banana l'abbia messa un terrorista islamico.

no, gliel 'ha messa la scimmia di Bin Tharzhan !

Ewigen
20-03-2006, 21:56
IRAK
Christian Peacemaker Teams rimane in Iraq

Malgrado l'uccisione dell'attivista per la pace Tom Fox, assassinato dai suoi rapitori, Christian Peacemaker Teams non intende lasciare il Paese.

17 marzo 2006 - (rns) L'organizzazione pacifista nordamericana Christian Peacemaker Teams (CPT) afferma di voler proseguire il proprio lavoro in Iraq, malgrado l'uccisione di uno dei quatro attivisti rapiti alla fine del 2005.
Il corpo esanime dell'attivista americano per la pace Tom Fox, membro del movimento dei Quaccheri, è stato ritrovato lo scorso 9 marzo. L'annuncio della morte del 54enne, torturato prima di essere assassinato, è stato dato il giorno seguente.
I rapitori non hanno fornito nessun motivo per l'uccisione di Fox.
"Il nostro lavoro andrà avanti," ha affermato in un'intervista, rilasciata il 13 marzo, Kryss Chupp, portavoce dell'organizzazione CPT.
Intanto non si hanno notizie degli altri tre attivisti per la pace rapiti insieme a Fox. Chupp ha affermato che CPT rimarrà in Iraq per "accogliere a braccia aperte gli altri tre pacifisti, quando saranno rilasciati." Malgrado l'uccisione di Fox, ha detto ancora Chupp, l'organizzazione continua a sperare nella liberazione degli altri tre ostaggi: Norman Kember, 74enne inglese, James Loney, 41enne e Harmeet Singh Sooden, 32enne, entrambi canadesi.
Fox, Kember, Loney e Singh Sooden erano in viaggio verso Baghdad, lo scorso novembre, per collaborare con attivisti iracheni impegnati nella difesa dei diritti dei detenuti rinchiusi nelle carceri irachene e delle loro famiglie.
Il quartetto è stato rapito il 26 novembre da un gruppo armato che si fa chiamare Brigate delle spade della giustizia e che chiede l'immediata liberazione di tutti i detenuti rinchiusi nelle carceri americane in Iraq.
Immagini dei rapiti sono state diffuse in numerosi video. L'ultimo video, mandato in onda lo scorso 7 marzo, non mostrava Tom Fox.

Christian Peacemaker Teams (http://www.cpt.org/) è un'organizzazione che interviene in diverse regioni in cui sono in corso dei conflitti. L'organizzazione ha i suoi uffici a Chicago e Toronto. CPT è stata fondata nel 1984 da Mennoniti, Fratelli e Quaccheri.

sider
21-03-2006, 07:18
ot


E' stato un (dis)piacere averti conosciuto.Addio e a mai più risentirci,non mi sprecherò più con persone con te.

Non darmi questa importanza....è un forum, la vita reale è un'altra cosa ed è pure bella. Io ho una famiglia e sono una persona serena.
Cerca anche tu un pò di serenità invece di fomentare odio fra religioni con questo thread. Dopo aver letto la tua storia ho capito che sei una persona molto tormentata, sinceramente provo compassione per te per cui ho smesso di intervenire. L'odio non mi appartiene.

Addio!

Dagon
21-03-2006, 08:52
Non darmi questa importanza....è un forum, la vita reale è un'altra cosa ed è pure bella. Io ho una famiglia e sono una persona serena.
Cerca anche tu un pò di serenità invece di fomentare odio fra religioni con questo thread. Dopo aver letto la tua storia ho capito che sei una persona molto tormentata, sinceramente provo compassione per te per cui ho smesso di intervenire. L'odio non mi appartiene.

Addio!

.

Ewigen
21-03-2006, 11:22
21 Marzo 2006
INDONESIA
“Inviato speciale” del Papa visita i tre cattolici condannati a morte

Il presidente di Giustizia e Pace a Manado, presente all’incontro di domenica, invia le immagini di quel momento ad AsiaNews. Il sostegno internazionale alla causa di “Tibo e compagni”.

Palu (AsiaNews) – La visita del vescovo di Manado, in veste di “inviato speciale” del Papa, ai tre cattolici indonesiani condannati a morte ha infuso ai detenuti “grande coraggio nell’affrontare il loro incerto destino”. A raccontare l’incontro del 19 marzo tra Fabianus Tibo, Marianus Riwu, Dominggus da Silva e mons. Joseph Suwatan è p. Benny Salombre, presidente della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Manado, Sulawesi del nord. Lo stesso p. Salombre ha inviato ad AsiaNews le foto che pubblichiamo.

Il sacerdote, che ha accompagnato il presule nel carcere di Palu dove sono detenuti i tre, riferisce che la visita “ha dato loro sostegno per sopportare le sofferenze accresciute dalle recenti voci sulla imminente esecuzione”.

Tibo, 60 anni, Riwu, 48 e da Silva, 42 sono condannati come responsabili di un massacro di musulmani avvenuto nel 2000 a Poso all’interno degli scontri interreligiosi che hanno insanguinato la zona fino al 2001. Il loro processo è stato segnato da intimidazioni di estremisti islamici e i giudici non hanno ascoltato i testimoni della difesa, che scagionano i tre cattolici.

Benedetto XVI non è l’unico a sostenere la causa di “Tibo e compagni”, come ormai sono conosciuti i tre amici. Da subito nel Paese si sono mossi a loro favore attivisti per i diritti umani cristiani e musulmani, sia a livello nazionale che internazionale.

Amnesty international ha lanciato un appello per la cancellazione della pena capitale diretto al presidente Susilo Bambang Yudhoyono. Sempre al capo di Stato ha scritto anche il vescovo di Manado, nella cui diocesi rientra Poso; il suo gesto ha mobilitato la comunità cristiana nel Paese. Un gruppo di avvocati di diverse religioni, conosciuto come Padma, si è offerto di rappresentare i tre, ha trovato nuovi testimoni a loro favore e chiesto la riapertura del caso alla Corte Suprema. Campagna Giubileo, un movimento composto da cristiani protestanti, ha lanciato una raccolta di firme a favore di un gesto di clemenza per i tre cattolici.

Ad appoggiare la causa di Tibo anche Nawawi S. Kilat, un esponente di spicco della comunità musulmana di Poso e anche uno dei firmatari degli accordi di pace di Malino, del dicembre 2001, che hanno posto fine al conflitto religioso. Anche il capo del Sinodo protestante delle Sulawesi, il reverendo Rinaldy Damanik, ha chiesto ulteriori indagini, in particolare per approfondire il ruolo delle 16 persone indicate dai tre condannati come responsabili degli scontri.

Un “importante ruolo” nel far conoscere l’ingiustizia subita da Tibo e compagni a livello internazionale è stato giocato pure da AsiaNews, secondo quanto dichiara mons. Suwatan.

giannola
21-03-2006, 13:45
Non darmi questa importanza....è un forum, la vita reale è un'altra cosa ed è pure bella. Io ho una famiglia e sono una persona serena.
Cerca anche tu un pò di serenità invece di fomentare odio fra religioni con questo thread. Dopo aver letto la tua storia ho capito che sei una persona molto tormentata, sinceramente provo compassione per te per cui ho smesso di intervenire. L'odio non mi appartiene.

Addio!

Caro Ewigen colgo l'occasione per farti notare, usando i commenti degli altri utenti, che razza di esempio di insegnamento cristiano stai dando.
Io me ne vergogno.
Sai che nella religione cristiana fra fratelli si deve riprendere quello che sbaglia, ma con te è un tentativo vano, sia personalmente che insieme anche alla comunità di forumisti cristiani che ti hanno risposto.

Oltre tutto i tuoi articoli che tu spacci per persecuzioni contro cristiani non dimostrano l'innocenza delle persone oggetto di condanna che sembrano anzi colpevoli e quindi meritevoli della suddetta.
Non vedo alcuna persecusione oggettiva e continuata, semplicemente una continua mistificazione e falsificazione di dati che vorresti che gli utenti leggessero con i tuoi occhi.
In ogni caso con i tuoi atteggiamenti stai violando alcune norme del regolamento:
art. 1.2 - Discussioni politiche
Non sono consentiti/e:
b) Apologie di ideologie politiche, religiose, o qualsiasi enfatizzazione di superiorità di una razza, etnia, nazionalita', regione, ideologia o credo religioso.
c) Sono da evitare atteggiamenti sarcastici e denigratori, in modo da rendere il clima delle discussioni il più sereno possibile.

intendo farlo presente ai mod.

zerothehero
21-03-2006, 14:43
Intervengo nel merito per dire due/tre cosette.

Il thread aperto da Ewigen non viola alcuna regola del forum e quindi rimarrà aperto..da parte mia nessuna sanzione in merito...il termine "apologia" nel regolamento non va inteso in modo letterale, in quanto "l'apologia" di una ideologia e/o di una religione non costituisce di per sè un fatto illecito..è evidente che se io ho un'idea di una superiorità della "democrazia" ne farò apologia (difesa) considerandola superiore rispetto ad un altro sistema ("che so "teocrazia").
Il tutto va quindi inteso "cum grano salis"..l'apologia di un sistema e/o di un valore (che è inevitabile nell'atto stesso in cui si discute di qualche "sistema valoriale" a meno di essere "avalutativi", cosa impossibile) non deve però [trascendere] in offese immotivate ad utenti che la pensano in modo diverso...la regola principale è la BUONA EDUCAZIONE.

Certo, è inutile che io stia a dirvi che I THREAD e LE DISCUSSIONI sono luoghi di confronto, credo che le persone che postano in questa sezione siano mediamente intelligenti e mediamente adulte.

Dunque:
-Sono ASSOLUTAMENTE VIETATI insulti alla persona e/o all'utente.
-E' caldamente auspicabile all'atto stesso dell'apertura di un THREAD una certà volontà di dialogare in modo costruttivo anche con chi la pensa in modo diverso, altrimenti la discussione si fa sterile e improduttiva.
Ovvio che se posso sanzionare gli insulti, non posso obbligarvi ad essere "costruttivi" e "dialoganti"...ci si affida in questo all'intelligenza delle persone.


Se avete degli appunti da fare fateli in privato...ovviamente qualora ci fossero delle offese a degli utenti avete lo strumento della segnalazione.

Lorekon
21-03-2006, 15:29
-Sono ASSOLUTAMENTE VIETATI insulti alla persona e/o all'utente.
E' stato un (dis)piacere averti conosciuto.Addio e a mai più risentirci,non mi sprecherò più con persone con te.



...ci si affida in questo all'intelligenza delle persone.
campa cavallo

Ewigen
22-03-2006, 21:05
ALGERIA
Una legge contro il «proselitismo» per ostacolare le conversioni al cristianesimo
Di Camille Eid

Convertirsi al cristianesimo in Algeria ora è reato a tutti gli effetti dopo che il Senato del Paese nordafricano ha approvato la «legge sull'esercizio dei riti religiosi non islamici». Nel presentarla ai senatori, il ministro della Giustizia Tayeb Belaiz ha detto che rappresenta «un quadro giuridico che garantisce il consolidamento del principio della libertà di culto previsto dalla Costituzione, dalle Carte e i patti internazionali». Anche la stampa locale fa l'elogio di un testo che «intende consacrare la tolleranza, la convivenza interreligiosa e la protezione statale del culto non islamico nel quadro del rispetto dei diritti e libertà altrui». In verità l'obiettivo è ben altro, come appare da una dichiarazione di un responsabile del ministero degli Affari religiosi, che lo individua nel voler «impedire le campagne di evangelizzazione clandestine». La legge, composta di 17 articoli, vieta l'esercizio del culto non islamico al di fuori degli edifici adibiti all'uopo e subordina questi edifici all'ottenimento di una previa autorizzazione. Un articolo prevede soprattutto una multa da 500 mila a un milione di dinari (da 5 a 10 mila euro) e una pena carceraria da un anno a dieci anni contro «chiunque cambi la funzione originaria dei luoghi di culto» oppure «inciti o costringa o usi mezzi persuasivi per costringere un musulmano ad abbracciare un'altra religione». Stesse pene contro chi «produce o immagazzina o distribuisce pubblicazioni o cassette audio e video o altri mezzi volti a minare la fede nell'islam». Negli ultimi mesi la stampa algerina ha insistito molto sulle presunte attività missionarie nella Cabilia, abitata prevalentemente dai berberi, avanzando il numero di 10-15 mila convertiti al cristianesimo.


CHIESA D’ALGERIA
Amico dei trappisti uccisi nel 1996 in Algeria, era con loro quando vennero rapiti. Stasera nel Duomo di Milano si farà voce del loro messaggio di pace «Oggi come allora, fedeli alla verità nell’amore»

Tibhirine, dieci anni dopo i martiri

Thierry Becker: «Dal loro esempio la forza di incontrare l'islam»

da Milano Lorenzo Rosoli
Don Thierry Becker, da 44 anni sacerdote della diocesi algerina di Orano, era a Tibhirine, ospite del monastero di Notre-Dame-de-l'Atlas, quando la notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 i fondamentalisti islamici rapirono padre Christian de Chergé, il priore suo intimo amico, e altri sei trappisti. Era con loro, sotto lo stesso tetto. Nell'abbraccio della medesima vocazione - essere uomini di pace e di fraternità nel nome del Vangelo in un'Algeria straziata dalla violenza. Non li avrebbe più rivisti in vita, i suoi amici. Una notte scolpita nella memoria.
«Ma questa è aneddotica», si schernisce alla richiesta di raccontare quelle ultime, drammatiche ore. «Quel che conta è l'eredità dei monaci di Tibhirine: un messaggio di povertà, di abbandono nelle mani di Dio e degli uomini, di condivisione con tutti della fragilità, della vulnerabilità, della condizione di peccatori perdonati. Nella convinzione che solo disarmati si può incontrare l'islam e scoprire nei musulmani una parte del volto totale di Cristo».
È il messaggio che don Thierry porterà stasera alle 21 nel Duomo di Milano, dove si svolge l'incontro dal titolo Vinci il male con il bene, tappa dell'itinerario Incontro allo straniero. Dialoghi di Quaresima 2006. Claudia Koll e Mattia Sbragia leggeranno passi degli scritti dei martiri di Tibhirine; don Thierry aggiungerà la sua voce di testimone.
Ecco il punto. Le parole di don Thierry non sono il distillato di un esercizio di buonismo salottiero. Questo prete è un testimone. Che ha condiviso il calvario del popolo algerino. Che s'è visto portare via gli amici di Tibhirine. Che era vicario generale a Orano quando il 1° agosto 1996 il suo vescovo, Pierre Claverie, venne ucciso assieme a un giovane amico algerino. Sangue cristiano e sangue musulmano versati insieme.
Insieme si patì in quegli anni di violenza, fra l'incudine dell'islamismo radicale armato e il martello della repressione governativa; insieme si deve percorrere il cammino che unisce verità, memoria e riconciliazione. «Proprio il desiderio di accogliersi nella verità ci aveva convocati dieci anni fa a Tibhirine - spiega don Thierry -. Là si svolgeva in quei giorni l'incontro di Ribat es-Salâm, il Legame di pace, un gruppo di dialogo islamo-cristiano che mirava alla condivisione delle rispettive ricchezze spirituali attraverso la preghiera, il silenzio, il confronto delle esperienze».
Un cammino interrotto dalla violenza? «No, il Ribat esiste ancora, non ha rinunciato alla sfida della comunione con le profondità spirituali dell'islam - risponde don Thierry -. Così facciamo nostro il testamento spirituale di padre Christian de Chergé, che aveva maturato la scelta monastica dopo aver avuta salva la vita da un amico algerino durante la guerra di liberazione, mentre poi quell'amico, musulmano di grande spiritualità, era stato ucciso per rappresaglia. Christian, di fronte all'eventualità di cadere vittima del terrorismo islamista, aveva scritto: "La mia morte sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno trattato da ingenuo o da idealista... Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell'islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze"».
La "gioia segreta" di padre Christian. La vocazione di Tibhirine. E del "piccolo gregge" d'Algeria. Nascere come "Chiesa dei colonizzatori" francesi per compiere un cammino di conversione fino a diventare Chiesa d'Algeria. Fino a guardare all'islam con lo sguardo di Cristo. «Siamo oranti in mezzo a un popolo di oranti, amava dire il priore ai confratelli, i quali - tutti - avevano deciso di restare a Tibhirine anche quando la violenza era al massimo. Il monastero nel corso dei decenni si spogliò delle sue ricchezze - racconta don Thierry -, donò quasi tutta la sua terra allo Stato, condivise il suo grande giardino con il villaggio vicino... I monaci fecero una scelta di povertà: anche nel senso di abbandono totale alla volontà di Dio e degli uomini. E con la gente del villaggio nacque una grande fiducia, tanto che dieci anni dopo i fatti del 1996 al monastero non è sparito un chiodo, tutto è stato rispettato. Anche il futuro di quel luogo santo è nelle mani degli algerini».
E il futuro della Chiesa d'Algeria? «La nostra presenza è apprezzata sul piano delle opere sociali, culturali e di carità. Nulla di ciò viene fatto senza collaborazione con i musulmani». E sul piano della libertà religiosa? Ad esempio: qual è la sorte del musulmano che si converte al cristianesimo? «C'è libertà di culto, ma verso i convertiti l'ostracismo sociale è totale. La società e le famiglie non accettano le conversioni, le vivono come un tradimento, una ferita. I convertiti oggi sono pochi, legati principalmente all'iniziativa di gruppi evangelici. Per noi cattolici la priorità resta il dialogo con tutti, il mettere a disposizione di tutti le nostre ricchezze spirituali e culturali, fedeli alla verità nell'amore».


[Avvenire]

Ewigen
22-03-2006, 21:14
22 Marzo 2006
INDIA
Goa, arrestati gli assassini di p. Ferrao

Sono due uomini dell’Uttar Pradesh: uno “era amico del sacerdote”. Ancora ignoti i motivi.

Goa (AsiaNews/Cbci) – La polizia indiana ha arrestato due uomini per l’omicidio di padre Eusebio Ferrao, parroco di Goa, avvenuto il 17 marzo scorso. Un gruppo di investigatori distaccato a Nagpur è riuscito a fermare Amit Shukla e Manish Dubey, entrambi di Allahbad, nell’Uttar Pradesh. Dopo l’arresto, avvenuto ieri, 21 marzo, ma del quale si è avuta notizia solo oggi, e il primo interrogatorio, i due hanno confessato il crimine.

Non vi è un movente preciso: secondo la dichiarazione degli stessi fermati, p. Ferrao era “un amico di Amit, a cui aveva promesso un lavoro” e che, per questo motivo, “lo aveva già incontrato diverse volte”.

La sera dell’omicidio Amit e Manish arrivano alla parrocchia di Goa, dove il sacerdote offre loro la cena. Accortosi dell’ora tarda, gli permette di dormire in una sala della sua casa: nel corso della notte, p. Ferrao si reca a controllare la sistemazione dei suoi ospiti, ma, entrato nella sala, viene strangolato. Secondo la polizia, i due hanno agito sotto effetto di alcool.

Secondo il referto dell’autopsia, p. Ferrao è morto per asfissia, ma il suo corpo presenta anche 27 ferite di un’arma da taglio.

Dopo l’omicidio, i due colpevoli sono scappati a Margao, da dove hanno preso un treno per Kalyan, ma vengono fermati dalla polizia.

I funerali del sacerdote si sono svolti il 21 marzo nel suo villaggio nativo, Chinchinim, nella parte meridionale di Goa. Oltre 8 mila persone hanno preso parte alle esequie


22 Marzo 2006
Rajasthan, marcia silenziosa contro le violenze anti-cristiane
di Nirmala Carvalho

Migliaia di persone – cristiani, musulmani e leader della sinistra parlamentare – hanno sfilato per le strade della capitale contro gli attacchi ai danni dei cristiani. Vescovo di Jaipur: “Siamo cristiani ed amiamo la nostra terra, ma non rinunciamo a difendere la vita che ci è stata donata da Dio”.

Jaipur (AsiaNews) – Migliaia di cristiani hanno sfilato in silenzio ieri, 21 marzo, lungo le strade di Jaipur - la “città rosa”, capitale del Rajsthan - per protestare contro l’aumento delle violenze anti-cristiane nello Stato. Gruppi di musulmani ed esponenti della sinistra parlamentare si sono aggiunti alla protesta, organizzata dall’Unione per le libertà civili, che si è conclusa all’esterno del Parlamento statale. Erano presenti anche mons. Oswald Lewis, vescovo di Jaipur, e mons. Ignatius Menezes, vescovo di Ajmer.

“E’ stata una protesta pacifica – dice ad AsiaNews mons. Lewis – dove ho voluto parlare del contributo della Chiesa allo sviluppo ed al progresso dell’India. Ho sottolineato che siamo tutti indiani e che l’India è la nostra amata madre-patria, la terra in cui affondano le nostre radici”.

Il commento del vescovo si riferisce agli slogan urlati dai nazionalisti in occasione di tutte le proteste e gli attacchi anti-cristiani, che invitano i cristiani “a tornare da dove sono venuti” e dipingono le istituzioni della Chiesa in India come “roccaforti dell’Occidente”.

Il presule ha risposto anche alle accuse lanciate dal Bharatiya Janata Party - Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista – che ha in più riprese attaccato “il terrorismo operato dai missionari cristiani” nei confronti della popolazione tribale e sta cercando di introdurre una “legge anti-conversione” all’interno del Rajasthan.

“L’impegno della Chiesa – dice il presule – si concentra nelle aree rurali non per desiderio di convertire chi vive lì, come affermano i nostri detrattori, ma perché sono zone che hanno assoluto bisogno di aiuto, in primo luogo medico e didattico, che nessuno vuole fornire”. “Ho voluto fornire anche le statistiche statali degli istituti sanitari e degli ospedali, dei dispensari medici e delle altre strutture rette dalla Chiesa: tutti luoghi in cui può entrare chiunque, senza distinzione di casta, fede o credo”.

“Voglio che sia chiaro – ha concluso – che come cristiani adoriamo un Verbo di amore e perdono e preghiamo per i nostri persecutori, ma non per questo rinunciamo al diritto di difendere la vita che ci è stata donata da Dio. Questa marcia vuole mettere in luce la persecuzione, le intimidazioni ed i pericoli che corriamo solo perché cristiani, pur essendo indiani”.

I partecipanti hanno condannato pubblicamente, nel corso della manifestazione, l’arresto del leader protestante Samuel Thomas, della missione internazionale Emmanuel, condannato per aver pubblicato un libro ritenuto offensivo nei confronti dell’induismo, i numerosi attacchi alle missioni cristiane e le cerimonie di “riconversione all’induismo” che avvengono “sempre più spesso e sempre nei confronti dei tribali”.

Remond Kohilo, presidente della Compagnia dei cristiani del Rajasthan, ha concluso: “Il vero motivo che ci fa marciare è la voglia di farla finita con questi attacchi. Nell’ultimo periodo abbiamo affrontato una dura opposizione e, purtroppo, abbiamo subito molte atrocità, ma i nostri figli non devono essere costretti a vivere in questa situazione”.



22 Marzo 2006
AFGHANISTAN
Kabul: il governo, spetta alla giustizia decidere sulla sorte del convertito cristiano

Il governo prende le distanze dal caso di Abdul Rahman, che rischia la pena di morte per apostasia. Parti del processo trasmesse in tv. Analisti afghani ad AsiaNews: troppo forti le pressioni di integralisti, nel Paese comandano ancora i mullah. Per un cambiamento occorrono tempi lunghissimi, fondamentale la presenza militare internazionale se si vuole evitare una nuova guerra civile.

Kabul (AsiaNews) – Il governo afgano prende le distanze dal caso del convertito cristiano che rischia la pena di morte per apostasia. Dopo le numerose pressioni internazionali da parte di gruppi per i diritti umani e dei governi occidentali Kabul, finora silente, ha dichiarato che solo la giustizia può decidere sulla sorte del cittadino afghano.

Khaleeq Ahmad, a nome del presidente Hamid Karzai, spiega che “questa vicenda è stata portata sul terreno giudiziario dalla famiglia dell’accusato e deve essere affrontata dal solo potere giudiziario, che è indipendente”. “Il governo dell'Afghanistan – assicura - resta comunque determinato a far rispettare i diritti dell'uomo nel Paese”. Posizione di cui non sono state fornite ulteriori specificazioni. Secondo la legge afghana spetta comunque al presidente firmare l’autorizzazione all’esecuzione capitale.

Abdul Rahman, 41 anni, è in carcere da due settimane denunciato dai suoi parenti, perché convertito. L’uomo aveva abbandonato l’islam 16 anni fa, quando lavorava per una Ong cristiana a Peshawar (Pakistan). Emigrato poi in Germania vi ha vissuto fino al 2002; dopo la caduta dei talebani è tornato per chiedere l’affidamento delle figlie. Ora rischia la pena di morte secondo la sharia, la legge islamica, alla base della Costituzione afgana.

L’atteggiamento del governo sembra confermare le affermazioni di alcuni analisti locali interpellati da AsiaNews sul caso: “L’Afghanistan è ancora in mano ai mullah e la sharia ha l’ultima parola su tutto”. Secondo le fonti, anonime per motivi di sicurezza, “l’evoluzione del Paese richiede tempi lunghissimi, perché la religione è troppo radicata e le decisioni dei mullah, dei quali molti sono ignorantissimi anche sul diritto religioso, sono indiscutibili”.

“Che il potere sia ancora gestito da integralisti islamici – spiega la fonte – è un dato oggettivo: chi ha vinto le elezioni? Da chi è formato il parlamento? Da ex mujaheedin e signori della guerra. I giudici sono degli ulema; a capo della Corte Suprema di Kabul – organo che dovrebbe fare da guida a tutti gli apparati giuridici nazionali – vi è un super fondamentalista: Hadi Shinwari, leader dei reazionari religiosi afghani”.

Il problema allora è più profondo: “In Afghanistan da sempre si sa che l’abiura dell’islam potrebbe comportare la pena di morte; dobbiamo allora chiederci se in un Paese che cammina verso la democrazia è ancora ammissibile questo reato? Prima o poi il governo dovrà porsi un problema di coscienza”. “Tra coloro che hanno guidato la stesura della nuova costituzione – aggiunge - vi erano anche consiglieri ed esperti occidentali, forse all’epoca avrebbero potuto essere più energici ed espliciti sulle garanzie del rispetto dei diritti dell’uomo”.

Siti afghani riportano momenti del processo, trasmesso anche dalla tv nazionale; durante l’udienza il pubblico ministero, Abdul Wasi, con un tono “durissimo”, ha chiesto per l’imputato “la pena più severa”, cioè l’impiccagione. Rahman, al quale era stato offerto di salvarsi abiurando, ha risposto: “Accetto (la pena), ma non sono un infedele o un apostata. Sono un seguace di Cristo”.

La reazione della comunità internazionale è stata forte da subito. Quattro paesi alleati NATO che hanno truppe in Afghanistan - Italia, Stati Uniti, Germania e Canada - hanno inviato ieri messaggi diretti a Kabul, a difesa del diritto di libertà di religione e per la salvezza di Rahman.

“Le pressioni sono giuste - concludono gli analisti di AsiaNews - ma speriamo che le minacce di ritiro dal Paese siano solo provocazioni per far capire che l’Occidente non è indifferente a questo atteggiamento; la presenza militare delle forza internazionale è fondamentale per mantenere la pace nel Paese. Se questa venisse meno si scatenerebbe la guerra civile: i rancori non sono sopite né dimenticati, basta vedere cosa succede nel sud dove la forza dei talebani è consistente e dove c’è la minaccia del mullah Omar di riprendere con più veemenza la lotta contro gli stranieri”.

[Avvenire]IL CASO DIPLOMATICO
Si è convertito dall’islam. Convocato l’ambasciatore. Il ministro: ritengo che la condanna non verrà eseguita. Ue investita del caso. In campo anche Casini e Pera

Fini protesta con Kabul:«Salvate quel cristiano»
Da Roma

Il caso del cittadino afghano convertito al cristianesimo che rischia la pena di morte potrebbe aprire un fronte diplomatico tra Roma e Kabul. Il ministro degli Esteri Fini ha disposto la convocazione dell'ambasciatore afghano in Italia e ha dato istruzioni a quello italiano a Kabul di compiere un analogo passo presso le autorità locali. La nostra ambasciata ha anche convocato una riunione dei capi missione dell'Unione europea e della questione è stato investito il gruppo esperti Ue sui diritti umani. Anche se, sempre Fini, ha dichiarato di «ritenere che la condanna non verrà eseguita».
Il nostro Paese, garantisce la Farnesina, si adopererà al più alto livello, anche portando la questione all'attenzione dei vertici dell'Unione europea a Bruxelles, per impedire conseguenze incompatibili con la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
«Non è assolutamente accettabile - ha detto il presidente del Senato Marcello Pera - che un individuo venga non solo minacciato, ma anche giustiziato, solo perchè si è convertito ad un'altra religione».
Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha inviato una lettera al presidente del Parlamento afghano, Mohammad Yunos Qanuni nella quale si chiede di «adoperarsi affinchè la vicenda possa trovare esito in forme coerenti con la tutela della dignità della persona umana e dei diritti che su di essa si radicano»
Un passo analogo è stato fatto dal governo tedesco. «Faremo tutti gli sforzi possibili per salvare la vita di Abdul Rahman - ha dichiarato il ministro tedesco per gli Aiuti allo sviluppo, Heidemarie Wieczorek-Zeul al quotidiano Bild Zeitung - La libertà di religione deve valere per tutte le persone del mondo. In questo senso mi rivolgerò al presidente Karzai». Gli Stati Uniti seguono «molto da vicino» il caso.
«Abbiamo fatto presente al ministro degli Esteri afghano - ha detto McCormack, portavoce del Dipartimento di Stato - che riteniamo che tolleranza e libertà di culto siano eleme nti importanti di ogni democrazia. Via via che gli afghani proseguono sulla strada per la democrazia, queste sono questioni con le quali dovranno fare i conti».
Rahman, 40 anni, è stato arrestato il mese scorso. Era tornato in patria nel 2002, successivamente alla caduta del regime dei taleban, dopo aver vissuto per diversi anni nel vicino Pakistan e in Germania. Durante il processo l'uomo ha ammesso di essersi convertito mentre lavorava come infermiere per un'associazione umanitaria cristiana che operava a Peshawar in soccorso dei rifugiati afghani.
«Sono contento di queste prese di posizione perchè qui si tratta non solo di difendere la vita di un uomo, ma di difendere il diritto alla libertà religiosa, diritto fondamentale che dovrebbe essere rispettato da tutti». Padre Giuseppe Moretti, responsabile per conto della Santa Sede della «missio sui iuris» afghana, unico sacerdote presente nel Paese, commenta positivamente le iniziative diplomatiche annunciate dal ministro Fini e parla con cautela, misurando le parole ed evitando di dare giudizi, poichè, ripete, «la mia posizione qui è molto delicata».

Ewigen
24-03-2006, 11:41
23 Marzo 2006
CINA
Nuove violenze contro i protestanti

Non si ferma la persecuzione nei confronti dei cristiani non ufficiali di tutta la Cina. Dopo il Xinjiang e lo Shanxi, nuovi arresti e violenze nell’Hunan e nell’Hebei.

Xiantao (AsiaNews/Caa) – La polizia cinese ha arrestato il 20 marzo il pastore protestante Lian Changnian mentre conduceva uno studio biblico in una chiesa domestica di Xiantao, nell’Hubei, davanti a circa 100 fedeli. Dopo l’arresto Lian è stato portato nel carcere cittadino, dove è tuttora rinchiuso. Lo denuncia la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa in Cina.

La stessa organizzazione sottolinea che sono ancora in carcere altri 15 protestanti che guidavano congregazioni domestiche, arrestati il 13 marzo scorso nella contea di Wen, nell’Henan. Fra loro vi è una evangelista 15enne.

Dopo l’arresto, la polizia ha usato contro di loro manganelli elettrificati e uno dei 15, il pastore Li Gongshe, è stato portato d’urgenza all’ospedale di Mengzhou per una costola rotta che gli impediva di respirare. Il pastore è tuttora ricoverato, mentre non si hanno notizie di sei arrestati. L’accusa per tutti loro è quella di “essere dediti ad un culto malvagio ed illegale”.

Due famosi avvocati cinesi, Zhang Xingshui e Fan Yafeng, hanno accettato di occuparsi della loro difesa: Zhang è il direttore dello studio legale Jingding, di Pechino, mentre Fan è professore di Diritto costituzionale all’Accademia cinese delle Scienze sociali.

Il mese scorso una campagna aveva preso di mira delle chiese non ufficiale del Xinjiang, portando all’arresto di diverse decine di responsabili cristiani. Lunedì, sono state arrestate altre due persone nello Shanxi, mentre altri tre pastori sono stati fermati all’inizio di marzo.

Pechino permette la pratica del cristianesimo protestante solo all’interno del Movimento delle tre autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao e l’espulsione dei missionari stranieri e dei leader delle Chiese, anche cinesi. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA. I protestanti non ufficiali, che si radunano nelle “chiese domestiche” non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni.



AFGHANISTAN
Arrestati altri cristiani accusati di "apostasia"

[Compass Direct 24/03/06]Almeno altri due convertiti sono stati arrestati ed un altro è finito in ospedale.
Per motivi di sicurezza per i cristiani, Compass non può rivelare il nome della località dove sono avvenuti gli arresti. Si sa che lo scorso weekend, un giovane afgano convertitosi al cristianesimo è stato picchiato selvaggiamente davanti alla propria abitazione da 6 uomini che lo hanno colpito alla testa facendogli perdere i sensi. Uno dei suoi amici ha assicurato a Compass Direct: "Il nostro fratello rimane incrollabile nella sua fede, nonostante l'ostracismo e l'aggressione".
Si è pure appreso che la polizia ha compiuto perquisizioni nelle case e sul luogo di lavoro di altri cristiani. Alcuni hanno ricevuto telefonate di minacce.




Petizione in favore di Abdul Rahman, convertito al Cristianesimo in Afghanistan

[ICN-News 24/03/06]La sezione italiana dell’Associazione internazionaleper la difesa della libertà religiosa (Aidlr) lancia un appello al Presidente della Repubblica islamica dell’Afghanistan, Hamid Garzai, affinché non sia comminata la pena di morte per apostasia ad Abdul Rahman, un uomo quarantenne convertito al Cristianesimo 16 anni fa. Il verdetto definitivo sulla possibile esecuzione del decreto di morte sarà pronunciato entro un paio di mesi.

Abdul era fuggito dalla sua patria per timore di essere messo a morte in seguito alla sua conversione al Cristianesimo, e aveva lavorato in Pakistan e in Germania per diversi anni. È ritornato in Afghanistan nel 2002, dopo la caduta dei talebani, per chiedere che gli venissero riaffilate le due figlie, per anni date in custodia ai nonni materni. Alcuni giorni fa, trovandosi in tribunale a Kabul, il suocero lo ha accusato di apostasia davanti al giudice e, come prova, ha invitato i poliziotti a guardare nella sua borsa dove c’era un Bibbia. Non accettando Abdul di rinnegare la sua fede cristiana e di rientrare nell’islam, ora i giudici dovranno esprimersi se procedere con l’esecuzione, pena prevista dalla shari’à per il delitto di apostasia.
Anche l’Aidlr vuole dare il suo
contributo per salvare la vita ad Abdul Rahman e lancia una
petizione da indirizzare all’Ambasciatore dell’Afghanistan in
Italia.



INDIA
24 Marzo 2006
Contro la discriminazione dei cristiani, 50 mila persone lasciano il Bjp

Netta protesta contro “l’ignoranza e gli insulti” dei leader del Partito nazionalista, il più grande del Paese, nei confronti delle minoranze.

Guwahati (AsiaNews/Icns) – Oltre 50 mila iscritti al Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista – dello Stato orientale dell’Assam hanno lasciato il Partito per protesta contro il suo atteggiamento aggressivo nei confronti delle minoranze. I leader del gruppo hanno inoltre accusato la leadership nazionale del Bjp di “ignorare deliberatamente i cristiani in occasione delle elezioni statali”.

Dewan Rongpi, leader cristiano, dice che i capi del Partito manifestano una discriminazione ingiusta ed offensiva nei loro confronti ed afferma di “non voler più sopportare la loro ignoranza”. “Vi erano almeno dieci cristiani della mia zona che volevano candidarsi alle elezioni – dice - ma sono stati semplicemente respinti, senza motivo. Questo è un grave insulto e così circa 50 mila lavoratori iscritti hanno stracciato la tessera”.
A livello statale, la strategia del Partito prevede la ricerca di una cooperazione con i leader cristiani per cercare di vincere dei seggi in quelle aree dove il Bjp è malvisto, mentre a livello nazionale la leadership tiene un atteggiamento aggressivo nei confronti delle minoranze.
Durante un comizio elettorale a Guwahati, Rajnath Singh, presidente del Bjp, ha annunciato la decisione di voler chiedere una legge anti-conversione nello Stato ed ha definito la presenza dei missionari cristiani “una minaccia nazionale”.
La dichiarazione di Singh ha convinto i leader cristiani ad abbandonare ogni possibile alleanza. “Come possono essere i missionari una minaccia – dice Prafulla Garbi – quando in tutti questi anni non hanno fatto altro che lavorare per lo sviluppo dell’Assam?”.


Lo stato del Rajasthan sotto pressione da parte del Bhariya Janata perché perseguiti i cristiani

[ICN]Alla conclusione di una missione investigativa di tre giorni, una delegazione dell'All India Christian Council ha consegnato al primo ministro indiano un rapporto nel quale il partito di maggioranza Bhartiya Janata è accusato di fare pressioni sullo stato del Rajasthan perché perseguiti i cristiani.

I rappresentanti dell'All India Christian Council hanno pure incontrato Samuel Thomas, presidente della Emmanuel Mission International, attualmente in carcere. Thomas ha assicurato di non essere stato sottoposto a maltrattamenti; s'è detto, però, preoccupato per le sorti dell'orfanotrofio e dell'ospedale della missione. Timori fondati: la delegazione ha infatti appurato che gli ammalati non stanno ricevendo le cure adeguate a causa della presenza della polizia che presidia l'ospedale ed a causa delle minacce secondo le quale il personale che presta assistenza sarà arrestato e l'intera struttura verrà chiusa.

Ewigen
24-03-2006, 11:41
23 Marzo 2006 EDITORIALE
GIORNATA DEI MARTIRI
Un Rosario per i martiri
di Bernardo Cervellera

La Chiesa italiana celebra domani la Giornata di preghiera e digiuno per i martiri: un ricordo e una solidarietà verso chi ha perduto la vita a causa della fede, che si rinnova ormai da 14 anni.

È soprattutto grazie a Giovanni Paolo II che la percezione del martirio è cambiata fra i cristiani.

Fino a poco tempo fa, “martire” era considerato un’eccezione alla pacifica vita di fede e relegata a qualche isola o paese sperduto.

Prima del Giubileo del 2000 Giovanni Paolo II ha messo in chiaro che alle radici della Chiesa di ogni continente vi sono generazioni di martiri e che l’odio delle ideologie totalitarie del XX secolo contro i cristiani è stato il più violento di tutta la storia del cristianesimo.

In questo modo – e grazie alle canonizzazioni – i martiri sono divenuti nostri “contemporanei”. Ma un’altra contemporaneità, ancora più radicale, è venuta sempre più in luce. Grazie alla facilità con cui le informazioni corrono nel mondo, veniamo tutti i giorni a sapere di persone uccise a causa della fede sotto regimi marxisti, o islamici, o in zone di mafie o di guerre interetniche. La contemporaneità è data dal fatto che ormai la lotta fra la verità e la menzogna, fra l’amore e l’odio, fra Cristo e il mondo si è fatta quotidiana e presente ad ogni latitudine. Non sono più solo sacerdoti, missionari, suore i soli ad essere uccisi a causa della fede. Come mostrano spesso le notizie di AsiaNews, vi sono le studentesse indonesiane di Poso (Sulawesi), che sono state decapitate in odio alla fede. In Pakistan un semplice giovane come Javed Anjum, ha trovato la morte sotto le percosse di alcuni che volevano convertirlo all’Islam. In Nigeria decine di cristiani sono morti nelle violenze sorte a motivo delle vignette satiriche su Maometto. Che dire poi di Laos, Myanmar, Cina? Qui i regimi controllano così tanto le informazioni che le notizie dei martirii giungono mesi dopo. La notizia della morte di mons Gao Kexian, vescovo di Yantai, morto di stenti dopo 6 anni di lager, è stata sussurrata per mesi prima di ricevere la conferma definitiva. Ma questo non toglie la sua “contemporaneità”. Ormai il martirio è divenuta una possibilità di tutti i giorni per chi vive il cristianesimo. Il World Christian Database, una fonte di statistiche del mondo protestante, parla di 160 mila martiri cristiani ogni anno, considerando fra loro fedeli che sono stati uccisi a motivo della fede anche in ambienti familiari, di lavoro, e sociali.

Papa Benedetto XVI, commentando il martirio di santo Stefano lo scorso 26 dicembre, ha detto: “Come non riconoscere che anche in questo nostro tempo, in varie parti del mondo, professare la fede cristiana richiede l’eroismo dei martiri? Come non dire poi che dappertutto, anche là dove non vi è persecuzione, vivere con coerenza il Vangelo comporta un alto prezzo da pagare?”. Il papa poi concludeva: “chiediamo a Dio la grazia di vivere con coerenza la nostra fede, pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3,15)”. Celebrare il martirio di tanti nostri fratelli non è un’orgogliosa e sanguinaria orgia da kamikaze, ma è l’affermazione che al mondo esiste una speranza più forte della morte. E tale speranza abbraccia il martire e il suo uccisore.

Una comunità italiana da tempo ogni mese si dà appuntamento in chiesa per pregare un Rosario per i martiri. Ad ogni diecina ricordano brevemente la storia del martirio e pregano per la Chiesa di quel luogo e per il popolo.

Ewigen
25-03-2006, 11:15
24 Marzo 2006
CINA
Gioia nella Chiesa, timori a Pechino per la nomina di mons. Zen a cardinale

Il nuovo porporato è “un modello” per cristiani ufficiali e sotterranei. L’ambasciata cinese a Roma e il governo di Pechino contrariati e divisi. Alla cerimonia si è pregato in cinese per tutti i cristiani perseguitati.

Roma (AsiaNews) – Ad AsiaNews continuano ad arrivare dalla Cina auguri pieni di entusiasmo per la berretta cardinalizia che Benedetto XVI ha conferito oggi a mons. Joseph Zen, vescovo di Hong Kong. Ma vi sono anche notizie di impaccio e timore da parte del governo cinese che vedono nel vescovo di Hong Kong un “piantagrane”.

Grande campione della libertà della Chiesa, il card. Zen è fra le personalità che conoscono di più la Chiesa ufficiale e quella sotterranea in Cina, dove il prelato, da sacerdote, ha insegnato per molti anni. Un sacerdote della Chiesa sotterranea nel nord della Cina ha detto ad AsiaNews: “Il card. Zen è il nostro modello di sacerdote e di vescovo, desideroso solo di difendere la libertà di religione per la Chiesa e amico del popolo cinese. Siamo tutti entusiasti e pieni di gioia”.

La Chiesa ufficiale non si esprime in pubblico, ma alcuni vescovi hanno fatto sapere ad AsiaNews che anch’essi sono contenti della scelta del Papa: “Il card. Zen - ha detto uno di essi - sarà il modello di tutti noi vescovi e potrà essere un ponte fra Cina e Vaticano per far comprendere a Pechino le esigenze spirituali della Chiesa e far comprendere al Vaticano la mentalità cinese”. Un altro afferma: “È un grande onore per tutto il popolo cinese”. I cattolici ufficiali temono però che se esprimono pareri troppo positivi, il governo cinese li possa angariare ancora di più.

Finora non vi sono stati pronunciamenti ufficiali del governo cinese sul nuovo cardinale cinese. Ma Li Zhaoxing , ministro degli Esteri cinesi, pressato dai giornalisti, ai primi di marzo aveva detto: “Hong Kong è una provincia cinese ed i suoi abitanti sono nostri compatrioti. La Cina è felice di vedere i successi raggiunti da questi compatrioti”. Antonio Liu Bainian, vice-presidente dell’Associazione Patriottica, ha invece definito la nomina del card. Zen “un atto ostile nei confronti della Cina”.

Fonti di AsiaNews affermano che all’ambasciata cinese a Roma, la nomina del card. Zen, ha creato all’inizio molta contrarietà. “Nella leadership – dice una personalità cinese vicina all’ambasciata – vi sono molti che vedono mons. Zen come un ‘piantagrane’”. Con la sua difesa della libertà per la Chiesa, le critiche all’Associazione Patriottica, la spinta per la democrazia e il suffragio universale ad Hong Kong, il card.Zen ha creato scompiglio nel Partito comunista cinese. Ma proprio nella leadership vi sono alcuni che vedono il nuovo cardinale come un catalizzatore per camminare verso riforme politiche e sociali divenute ormai necessarie per modernizzare la Cina.

Ad Hong Kong, dove il card. Zen è molto noto come campione dei diritti umani, molta gente è uscita prima dal lavoro per seguire la cerimonia in piazza san Pietro. “Siamo tutti eccitati dalla gioia per questo grande evento”, ha detto una ragazza

Al concistoro a Roma erano presenti diverse centinaia di fedeli di Hong Kong e un centinaio di cattolici cinesi che vivono in Italia. Durante la preghiera universale, una donna ha pregato in lingua cinese: "per tutti coloro che ancora soffrono a causa della loro fede cristiana: affinché nella prehiera esperimentino la certezza della comunione di tutta la Chiesa e possano un giorno raccogliere nella gioia ciò che per lunghi anni hanno seminato nella pazienza e nell'amore".

Ewigen
25-03-2006, 11:20
EL SALVADOR
24/3/2006
MONSIGNOR ROMERO: 26 ANNI DOPO UNO DEGLI ACCUSATI CHIEDE PERDONO

L’ex-capitano delle forze aeree salvadoregne Alvaro Rafael Saravia ha rotto il silenzio, 26 anni dopo, chiedendo perdono alla Chiesa per l’uccisione monsignor Oscar Arnulfo Romero: “È un obbligo morale che ho come essere umano nei confronti della società, della Chiesa e verso me stesso” ha detto in un’intervista esclusiva rilasciata al quotidiano ‘El Nuevo Herald’ in una località non precisata del Sudamerica, l’ex-ufficiale accusato di avere organizzato l’omicidio in complicità con l’ex-maggiore dell’esercito Roberto d’Aubuisson. Saravia ha aggiunto che se la sua richiesta di perdono sarà accettata si presenterà di fronte all’attuale arcivescovo di San Salvador, monsignor Fernando Sáenz Lacalle che ha accolto con favore le sue dichiarazioni: “Dio perdona sempre quando c’è il vero pentimento e desiderio di riparare, è una cosa buona che chi ha sulla coscienza un peso così grande possa liberarsene e trovare la pace e l’amicizia del Signore” ha dichiarato il presule raggiunto nella capitale da ‘El Nuevo Herald’. L’ex-ufficiale si è anche detto disponibile a fornire informazioni sugli altri responsabili dell’assassinio che sono comunque tutelati da una controversa amnistia decretata nel 1993 dall’allora presidente Alfredo Cristiani a beneficio di tutti i militari accusati di crimini e violazioni dei diritti umani durante la guerra civile (1980-’92). “Se il signor Saravia vuole fare pace con se stesso e con il Salvador deve oltrepassare la soglia e dire chi uccise monsignor Romero, chi premette il grilletto” secondo Almudena Bernabeu, avvocato del ‘Center for Justice and Accountability’ (Cja) di San Francisco che nel settembre 2005 ha ottenuto contro l’ex-militare una condanna civile per il suo ruolo nel crimine da parte di un tribunale della California. Secondo le prove e le testimonianze raccolte da una ‘Commissione per la verità’ istituita dall’Onu nel ’92, l’omicidio fu ordinato da Roberto d’Aubuisson, il capo dell’estrema destra deceduto in carcere 14 anni fa, creatore degli ‘squadroni della morte’ e fondatore del partito ‘Arena’, al governo all’epoca dei fatti e oggi stesso. Secondo quanto emerso durante il processo in California, Saravia coordinò molti aspetti dell’omicidio, tra cui la scelta dell’autista Amado Antonio Garay per guidare il veicolo da cui il sicario – ancora non identificato - sparò contro monsignor Romero, la fornitura dell’arma da usare e il compenso da consegnare all’assassino. Saravia, tuttavia, non ha processi penali a carico né negli Usa né in Centroamerica.[PIME]


E il Salvador ricorda Romero
Nella capitale una processione e la Messa in Cattedrale per mantenere viva la memoria dell’arcivescovo ucciso il 24 marzo 1980
Di Fabrizio Mastrofini

Conferenze, manifestazioni e dibattiti hanno segnato la giornata di ieri, in cui in Salvador è stato ricordato il ventiseiesimo anniversario della morte di monsignor Oscar Romero. L'arcivescovo era stato ucciso mentre celebrava la Messa, il 24 marzo 1980, nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza, nella capitale del Paese centro-americano. Nella giornata di ieri, una processione silenziosa è dalla piazza El Salvador, al centro della città, con la partecipazione di diverse centinaia di persone.
Con le candele accese in mano, i fedeli hanno sfilato verso la poco lontana Cattedrale metropolitana, dove hanno partecipato all'Eucaristia presieduta da monsignor Orlando Cabrera, vescovo di Santiago de Maria.
Nell'omelia il presule ha ricordato con toni commossi la figura dello scomparso arcivescovo e il suo impegno per la giustizia e la pace, invitando tutto il Paese ad unirsi per superare le divisioni e dare vita ad una società riconciliata e nuova. «Un uomo che promosse e difese la dignità delle persone, soprattutto dei poveri, di coloro che soffrono - ha detto Cabrera -. Ci ha lasciato un messaggio che dopo tutti questi anni è ancora strettamente attuale». «Ogni giorno - ha aggiunto - la stragrande maggioranza della nostra gente è sempre più povera, è una situazione disperata che non può più attendere e, come diceva monsignor Romero, dobbiamo ancora lavorare molto affinché tutti possano aspirare a una vita degna nel loro paese». Il riferimento è alla fragilità dell'economia nazionale e alla disoccupazione che costringono in media quotidianamente 500 salvadoregni a emigrare negli Stati Uniti.
Ricardo Urioste, presidente della Fondazione Romero, che organizza le manifestazioni dell'anniversario, ha preparato un fitto programma di attività per tenere viva non solo la memoria dello scomparso arcivescovo ma anche la richiesta di giustizia per le vittime della dura guerra civile degli anni Ottanta. E ha ricordato di nuovo il risultato della speciale Commissione delle Nazioni Unite, che ha attribuito ai vertici militari dell'epoca la responsabilità dell'assassinio, per ordine della destra allora al potere.[AVVENIRE]

http://www.cafod.org.uk/var/storage/images/media/cafod/images/latin_america_caribbean/el_salvador/oscar_romero/6483-1-eng-GB/oscar_romero_medium.jpghttp://www.3sat.de/imperia/md/images/partnersender/ard/2004/10_oktober2/p_romero_tod_e_erz1_n_155x90.jpghttp://www.3sat.de/imperia/md/images/partnersender/ard/2004/10_oktober2/p_romero_tod_e_erzb3_n_310x180.jpg

Ewigen
26-03-2006, 12:10
26 Marzo 2006
Papa: Il Concistoro vicino ai cristiani perseguitati e uccisi per la fede

Benedetto XVI indica ai cardinali il segno dei martiri e esprime incoraggiamento, solidarietà e preghiera per i cristiani che soffrono restrizioni alla libertà religiosa. Il papa ha scritto a Karzai per salvare la vita al convertito afghano condannato a morte per apostasia dall'Islam.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Benedetto XVI torna a parlare del Concistoro e della “ricchezza spirituale della collegialità” nel “ritrovarsi insieme tra fratelli di diverse provenienze, tutti accomunati dall’unico amore per Cristo e per la sua Chiesa”. Ma si sofferma soprattutto su una “provvidenziale coincidenza”: il 24 marzo, quando egli ha conferito la berretta cardinalizia a 15 vescovi e arcivescovi, era anche la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri “che nell’anno trascorso sono caduti sulle frontiere dell’evangelizzazione e del servizio all’uomo in diverse parti della terra”. “Il Concistoro – egli ha detto - è stato un’occasione per sentirci più che mai vicini a tutti quei cristiani che soffrono persecuzione a causa della fede. La loro testimonianza, di cui quotidianamente ci giunge notizia, e soprattutto il sacrificio di quanti sono stati uccisi ci è di edificazione e di sprone a un impegno evangelico sempre più sincero e generoso”. Il papa ha anche ricordato che il rosso porpora degli abiti cardinalizi, “il colore del sangue”, indica “la fedeltà” e la prontezza dei cardinali a diffondere il Vangelo “fino al sacrificio della vita”.

Fra i nuovi porporati vi sono Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, che ha messo in luce le sofferenze della Chiesa in Cina; Nicholas Cheong, arcivescovo di Seoul e amministratore apostolico di Pyongyang, dove la chiesa è soffocata dal regime di Kim Jong-Il. Nel ricordare le tante chiese perseguitate, il papa ha aggiunto: “Il mio pensiero si rivolge, in modo particolare, a quelle comunità che vivono nei Paesi dove la libertà religiosa manca o, nonostante la sua affermazione sulla carta, subisce di fatto molteplici restrizioni. Ad esse invio un caloroso incoraggiamento a perseverare nella pazienza e nella carità di Cristo, seme del Regno di Dio che viene, anzi, che è già nel mondo A quanti operano al servizio del Vangelo in tali difficili situazioni, desidero esprimere la più viva solidarietà a nome di tutta la Chiesa, ed insieme assicurare il mio quotidiano ricordo nella preghiera”.

A testimonianza di una preoccupazione continua per i perseguitati, proprio ieri la Sala stampa della Santa Sede ha reso noto che Benedetto XVI ha inviato una lettera al presidente afghano Hamid Karzai per chiedere che venga salvata la vita a Abdul Rahman, convertito al cristianesimo dall’Islam, che i tribunali islamici del Paese hanno condannato a morte per apostasia.

Concludendo le sue riflessioni prima della preghiera dell’Angelus, Benedetto XVI ha detto: “La Chiesa avanza nella storia e si diffonde sulla terra, accompagnata da Maria, Regina degli Apostoli. Come nel Cenacolo, la Vergine Santa costituisce sempre per i cristiani la memoria vivente di Gesù. E’ lei ad animare la loro preghiera e a sostenerne la speranza. A Lei chiediamo di guidarci nel cammino quotidiano e di proteggere con speciale predilezione quelle comunità cristiane che versano in condizioni di più grande difficoltà e sofferenza”.



26 Marzo 2006
CINA
Card. Zen: La mia berretta rossa, per il sangue e le lacrime della Chiesa di Cina

Messaggio del neocardinale ai cattolici cinesi, diffuso dalla Radio Vaticana. Le aperture di Mons. Lajolo.

Città del Vaticano (AsiaNews) – In un messaggio ai cattolici cinesi, il neo-cardinale Joseph Zen li ha esortati ad essere “pazienti”, anche se nel paese non vi è ancora una piena libertà religiosa e ha detto che il colore rosso dei suoi abiti ricorda “le lacrime e il sangue dei numerosi eroi senza nome della Chiesa” in Cina. Il messaggio era inserito nell’omelia che il porporato ha tenuto celebrando ieri la messa in lingua cinese diffusa dalla Radio Vaticana. “Il mio divenire cardinale – ha detto Zen – mostra il grande apprezzamento del papa verso il popolo cinese. Il colore rosso che io indosso significa la volontà di un cardinale a versare il proprio sangue”. “Ma – ha aggiunto – non è il mio sangue che è stato versato: è il sangue e le lacrime dei numerosi eroi senza nome della chiesa ufficiale e sotterranea che hanno sofferto per essere fedeli alla Chiesa”.

Egli ha poi aggiunto che sebbene nel paese non vi è piena libertà religiosa, i cattolici cinesi devono essere pazienti, aiutare a costruire una società armonica e lavorare per la “maturità” della nazione.

Quello della “società armonica” è uno dei leit-motiv del presidente Hu Jintao, che vuole ricomporre le contraddizioni presenti in Cina riconciliando tensioni sociali, squilibri fra ricchi e poveri, città e campagne. Nelle parole del card. Zen, citare il tema della “società armonica” significa far intendere alla Cina che richiedere la piena libertà della Chiesa in Cina e la sua stessa nomina cardinalizia non sono “un atto ostile” contro il Paese, ma uno dei passi necessari a Pechino per la riconciliazione anche interna, data la grande rinascita religiosa che si registra nella società cinese. Il card. Zen ha avuto anche espressioni di speranza: “L’inverno è passato – ha detto nella sua omelia rivolta ai cattolici della Cina – e la primavera è arrivata. I semi che avete seminato nelle lacrime, porteranno frutto molto presto”.

Ieri, in un’intervista concessa al South China Morning Post, mons. Giovanni Lajolo, segretario vaticano per le relazioni con gli stati, ha riaffermato che la nomina cardinalizia di Zen – giudicato da alcuni della leadership e dell’Associazione Patriottica come un “piantagrane” – era un riconoscimento di Benedetto XVI verso “gli alti valori di cultura e saggezza della grande tradizione cinese, e del ruolo della Cina moderna nella società contemporanea”. Mons. Lajolo ha anche affermato che “il tempo è maturo” per superare le differenze e aprire dialoghi diretti ai pieni rapporti diplomatici. In un’altra intervista alla televisione I-cable di Hong Kong egli ha detto di confidare “nell’apertura di spirito delle supreme autorità della Repubblica Popolare cinese, che non possono ignorare le aspettative della loro gente, come anche i segni dei tempi”.
Mons. Lajolo ha anche detto che Benedetto XVI desidera visitare presto la Cina, magari prima delle Olimpiadi del 2008.


AFGHANISTAN
25/3/2006 23.46
CASO RAHMAN: LETTERA DI BENEDETTO XVI


A nome di Benedetto XVI, il cardinale segretario di stato, Angelo Sodano, ha scritto, una lettera al presidente dell’Afganistan, Hamid Karzai, riguardante la sorte del convertito al cristianesimo Abdul Rahman, che rischia la pena capitale. La lettera - secondo una nota pervenuta alla MISNA dal dottor Joaquin Navarro-Valls direttore della sala stampa vaticana - porta la data del 22 marzo; vi si dice tra l’altro che l’appello del Papa è ispirato da “profound human compassion”, profonda compassione umana, e da “profonda fiducia nella dignità della vita umana e dal rispetto per la libertà di coscienza e di religione di ogni persona.” (‘firm belief in the dignity of human life and by respect for every person’s freedom of conscience and religion’ nel testo originario in inglese). La lettera aggiunge: “Sono certo signor presidente che dismettere il caso contro il signor Rahman conferirebbe grande onore al popolo afgano e solleverebbe un coro di ammirazione nella comunità internazionale. Contribuirebbe quindi in maniera molto significativa alla nostra comune missione di favorire la mutua comprensione e il rispetto tra le diverse religioni e culture del mondo” (I am certain, Mr President, that dropping the case against Mr Rahman would bestow great honour upon the Afgan People and would raise a chorus of admiration in the international community. It would then contribute in a most significant way to our common mission to foster mutual understanding and respect among the world’s different religions and cultures). Rahman si era convertito al cristianesimo 16 anni fa, aveva vissuto in Germania ed era tornato in Afghanistan nel 2002. A quanto pare in seguito a dissidi e delazioni familiari, solo un paio di settimane fa Rahmad, in base alla legge islamica, era stato arrestato per la sua antica conversione e, rischiando a quanto pare anche un'eventauale condanna a morte, era diventato un caso prima nel suo paese e poi nel mondo. Fonti anonime diverse citate dall'agenzia di stampa francese Afp, sostengono che l'intera vicenda potrebbe essere una "vendetta" successiva all'ondata di proteste e di scontri che in febbraio si era levata nel mondo a causa delle cosiddette "caricature di Maometto" pubblicate da diversi giornali mesi dopo una prima comparsa, senza grandi conseguenze, su un giornale olandese. In tarda serata l'Afp ha anche diffuso la notizia che già domani, secondo una fonte governativa che aveva chiesto l'anonimato, Rahmad potrebbe tornare il libertà, confermando voci già diffuse da altre fonti di stampa nelle ultime 48 ore, cioè dopo l'invio della lettera di Benedetto XVI. Oggi, a Kabul, Karzai aveva anche partecipato a una riunione di governo dedicata al caso ma dopo la quale non sono state fatte comunicazioni ufficiali.[MISNA]


25 Marzo 2006
INDIA
Rapporto a Singh: i nazionalisti indù vogliono eliminare i cristiani dal Rajasthan
di John Dayal

New Delhi (AsiaNews) – Il Rajasthan è “dominato da istituzioni composte da nazionalisti che, con ogni evidenza, appoggiano in ogni modo i più frustrati e violenti fra i fondamentalisti indù”. E’ la denuncia presente nel rapporto presentato da John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union”, al Primo Ministro indiano, Manmohan Singh, dopo una visita nello Stato orientale indiano. In esso, Dayal chiede un “libero corso della giustizia, che deve essere liberata dalle ingerenze da parte dei fondamentalisti” che mirano a ripulire “nel più breve tempo possibile” lo stato da ogni cristiano.

Lo spunto per questa indagine viene dai ripetuti attacchi alla missione Emmanuel, organismo cristiano indipendente che da oltre 30 anni si occupa di orfani e malati. La missione è stata chiusa con false accuse e la sua dirigenza incarcerata. “Le vere vittime di questo ennesimo attacco contro i cristiani – conclude l’attivista per i diritti umani– non sono loro, per quanto possano aver sofferto. Sono gli orfani, i malati ed i lebbrosi che ora non hanno più cure”.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera giunta ad AsiaNews.

Signor Primo Ministro, la ragione principale per la quale le scrivo è quella di porre alla sua attenzione la situazione molto tesa fra tutte le comunità etnico-religiose del Rajasthan, non solo nei confronti dei cristiani. E’ ovvio che la macchina di questo Stato – il sistema giudiziario, civile ed amministrativo – è schiacciata dalle pressioni politiche del Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista- fondamentalista ndr – i cui membri si muovono liberi mentre offrono somme di denaro per l’uccisione dell’arcivescovo protestante M. A. Thomas, o mentre strozzano i suoi orfanotrofi e le sue scuole, annullando in maniera sommaria i loro certificati di idoneità senza dar loro tempo di fare nulla. Sono tutti fili che parlano di una cospirazione portata avanti in maniera aggressiva da gruppi nazionalisti.

La comunità si sente minacciata

Io ho sentito la violenza allargarsi in ogni momento ed in ogni luogo, ad iniziare da Kota. Diversi incidenti ai danni di cattolici, protestanti e comunità evangeliche – che rappresentano la totalità della Chiesa cristiana in Rajasthan – sono già avvenuti; si può dire che la missione Emmanuel è solo l’ultimo simbolo e la vittima di una cospirazione in atto in tutto lo Stato contro la fede cristiana, i suoi fedeli ed il lavoro che essi compiono verso gruppi e persone ai margini della società.

Dieci anni fa il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss, formazione paramilitare di estremisti indù), ha minacciato di rendere il distretto di Banswara “libero dai cristiani entro l’anno 2000”. Hanno fallito, all’epoca, ma stanno cercando in maniera molto seria di adempiere oggi alla loro promessa.

Noi chiediamo il suo intervento in questa situazione di emergenza. Come membro del Consiglio nazionale per l’integrazione e capo di due delle maggiori organizzazioni cristiane - l’Unione cattolica ed il Consiglio cristiano - ho visitato Kota, Jaipur e le aree nei pressi di queste due città dal 18 al 20 marzo. Insieme a me ha compiuto questa visita un gruppo di investigatori: il nostro scopo era quello di valutare la situazione e la persecuzione nei confronti dei nostri fratelli e delle nostre organizzazioni. I miei colleghi in questa visita sono persone molto in vista: suor Mary Scaria, avvocato difensore presso la Corte Suprema e segretario della Commissione Giustizia e Pace dell’arcidiocesi di Delhi; il reverendo Mdhu Chandra, segretario generale della regione di Delhi per l’All India Christian Council; due giornalisti indipendenti.

Abbiamo visitato Kota a fondo ed abbiamo cercato di capire la situazione etnico-religiosa di tutta la zona, fra cui la città di Bundi e la capitale dello Stato, Jaipur. Abbiamo letto ed analizzato la stampa locale, in hindi ed in inglese, ed il modo in cui parla dei recenti incidenti avvenuti contro i cristiani. Abbiamo parlato con le autorità locali così come abbiamo incontrato diversi sacerdoti cattolici, pastori protestanti, direttori di orfanotrofi ed ospedali, oltre alla gente comune. Fra questi vi erano musulmani ed indù.

Per amore di brevità, ho tagliato buona parte del mio rapporto: le sottopongo cinque punti, verso i quali chiedo la sua attenzione, ed una breve introduzione.

La cospirazione contro la missione Emmanuel è iniziata nel 2002, quando il Bjp ha preso il potere nel Rajasthan: orfanotrofi ed ospedali cristiani sono state chiusi e molte persone che vi lavoravano sono state cacciate. I loro conti bancari sono stati congelati. Le conseguenze peggiori, tuttavia, sono state vissute da chi, in quelle organizzazioni, era ricoverato.

La situazione è precipitata con gli avvertimenti contro l’arcivescovo e suo figlio, il reverendo Samuel Thomas, che è stato poi arrestato nell’Uttar Pradesh. Ogni giorno si può leggere sulla stampa qualche attacco contro di loro, attacchi che fanno parte di una campagna di denigrazione decisa a tavolino dai nazionalisti indù, che sono liberi di offrire taglie sulla testa del leader protestante.

Tutto questo nasce da un presunto libro, chiamato Haqeekat, che sarebbe stato stampato dalla missione guidata dai Thomas e che conterrebbe passaggi che offendono i sentimenti religiosi dei fedeli indù.

Ecco i cinque punti:

1) Come io ed il dr. Joseph D’Souza, presidente dell’All India Christian Council, abbiamo già scritto nella nostra ultima lettera a lei e ad altri membri del governo centrale, i gruppi composti da frustrati fondamentalisti religiosi ed iper-nazionalisti, tutti del Sangh Parivar, hanno nel mirino i cristiani. Il Rajasthan, il Gujarat e l’Orissa sono al primo posto fra le aree di massima preoccupazione: il Madhya Pradesh, lo Jharkhand ed il Karantaka li seguono molto da vicino. Le amministrazioni delle province, in particolare i settori educativi e le forze di polizia, sono sotto il controllo del Bjp. Tutti questi stati hanno un’alta percentuale di Dalit, indigeni e popolazioni tribali che, storicamente, hanno sempre mostrato interesse per la vita ed il messaggio di Gesù. Nonostante il regno di terrore che i nazionalisti hanno istaurato in queste zone, i cristiani sopravvivono, anche a Banswara. Kota, con la sua storia di attriti fra musulmani ed indù, sembra essere l’incubatrice di future tensioni e possibili nuove violenze. Il fatto che la missione Emmanuel sia attiva in queste zone l’ha resa il logico bersaglio da colpire. Eppure, anche le scuole e persino un lebbrosario cattolico sono stati colpiti. Un lebbrosario è una minaccia alla sicurezza nazionale o ad una qualche religione? Un lebbrosario può essere usato come luogo di conversione?
2) L’attacco alla missione Emmanuel: l’arcivescovo Thomas è attivo a Kota da oltre 30 anni. La sua è una missione indipendente con un carisma ben preciso: cura per gli orfani e scuole ed ospedali per i senza tetto. Non fa parte della Chiesa cattolica e non è affiliato ad alcuna chiesa protestante: lavora in maniera del tutto indipendente. E’ molto popolare fra la gente ed il suo lavoro ha convinto il governo a conferirgli il premio Padm Shree per il suo impegno sociale. Nonostante questo, continua ad essere bersaglio di ostilità. Da quando il Bjp ha conquistato il potere, una serie di ignoti ha chiesto in continuazione indagini contro di lui e le sue istituzioni. E’ stato sottoposto ad interrogatori penali e ad inchieste amministrative dal Dipartimento che si occupa della registrazione delle associazioni caritative. In tutti questi anni, non è stata trovato alcun errore nella sua gestione. Ora, senza alcun avvertimento e senza lasciargli il tempo di fare nulla, tutte le sue opere sono state chiuse ed i suoi conti sono stati congelati. Questo ha significato però anche una diminuzione delle risorse per i suoi orfani. Per tre giorni, in un orfanotrofio, ci hanno detto di aver cucinato su un fuoco di legna, per la mancanza di gas. Nell’ospedale i pazienti non vengono curati perché la polizia di guardia ha minacciato l’arresto dello staff medico e la chiusura totale della struttura se qualcuno si avvicina ai malati. Fra i ricoverati vi sono bambini con la tubercolosi: almeno uno di loro è in coma.
3) La stessa famiglia Thomas è terrorizzata. Avvisi di garanzia, che non prevedono la cauzione, sono stati emessi contro il padre, il figlio e tutta la dirigenza della missione. Molti di loro sono stati arrestati a causa di questo fantomatico libro che offende gli indù. Senza entrare nel merito di questa questione, è ovvio che il sistema giudiziario è sotto una forte pressione politica. Samuel, il figlio, è stato arrestato a Noida in circostanze non chiare e solo l’azione della polizia lo ha salvato dal linciaggio. Ora è sotto la custodia della polizia stessa, ma vi è molto da dire sul luogo in cui è stato rinchiuso. Un foglio passato sotto la sua porta definisce il padre un vigliacco ed un fuggiasco.
4) La mancanza di un’azione legale contro i fanatici che offrono taglie su tutte queste teste è il segno più chiaro dei legami che corrono fra il Sangh Parivar e le autorità. Allego alla lettera un articolo di giornale che sottolinea questo mandato di omicidio. Questo schiaffeggia le attività di al-Qaeda. E la legge rimane a guardare, in silenzio.
5) La controversia che riguarda questo libro, l’Haqeekat. Il testo è stato bandito e quindi non ne abbiamo visto neanche una copia. Tuttavia, ne ho letto degli stralci nel settimanale dell’Rss, il Panchjanya. L’autore del libro e colui che lo ha tradotto devono essere puniti dalla legge, ma il fatto che esso sia stato trovato in una zona di proprietà della missione non significa che essa, o il suo fondatore, ne siano gli autori. In ogni caso, sulla stessa linea di pensiero e per rispetto della medesima legge, l’ex ministro Arun Shourie, lo scrittore del Bjp Sita Ram Goel e molti professori del Sangh devono essere processati per i loro scritti sul cristianesimo e sui cristiani. La stessa cosa deve avvenire per i leader del Bjp, che offendono i sentimenti religiosi dei musulmani ogni giorno.

Signor Primo Ministro, la nostra inchiesta preliminare mostra nel Rajasthan un uso iniquo e manipolato della giustizia, oltre alla connivenza fra l’autorità e gli attivisti nazionalisti. Ma le immediate vittime di questa situazione non sono i membri della famiglia Thomas o la dirigenza della missione, per quanto possano avere sofferto. Le vere vittime sono i 2.200 orfani, ricoverati e lebbrosi. Ci appelliamo a lei per avere giustizia. Lasci che la legge cammini senza pressioni politiche e senza ingerenze da parte di rappresentanti ufficiali.

Ewigen
27-03-2006, 23:04
AFGHANISTAN
25/3/2006 23.46
CASO RAHMAN: LETTERA DI BENEDETTO XVI


AFGHANISTAN
Il Papa scrive a Karzai per il convertito
Si lavora a una soluzione del caso. Le autorità afghane: «Presto Rahman sarà liberato»
Di Luca Geronico

Una lettera a nome di Papa Benedetto XVI, fatta recapitare nei giorni scorsi al presidente afghano Hamid Karzai, sulla sorte di Abdul Rahman, arrestato la scorsa settimana a Kabul e accusato di "apostasia" per essersi convertito al cattolicesimo. Un reato, secondo la sharia, punibile con la pena di morte. L'intervento della Santa Sede - un atto diplomatico ufficiale - segna il culmine delle pressioni internazionali per la liberazione dell'uomo afghano. Un appello ispirato da «profonda umana compassione» e dalla «fermo credo nella dignità della vita umana e dal rispetto per la libertà di coscienza e di religione per ogni persona». Scrive ancora il cardinale Angelo Sodano che il caso Rahman «dovrebbe conferire un grande prestigio al popolo afghano e potrebbe accrescere un coro di consensi nella comunità internazionale. Questo potrebbe anche contribuire in maniera significativa alla nostra comune missione per favorire la reciproca comprensione e rispetto tra le differenti religioni e culture del mondo». Il presidente Karzai, nei giorni scorsi, avrebbe già assicurato al premier canadese Stefan Harper che Rahman non sarà giustiziato. E ieri fonti dell'esecutivo di Kabul parlano di «pesanti pressioni a cui è stato sottoposto il presidente Karzai in queste ore da parte di tutti i Paesi donatori e della comunità internazionale più in generale, compresi Stati Uniti, Unione europea e Vaticano». Il governo afghano ha risposto dando assicurazioni, ma non è ancora chiaro come potrebbe organizzare la liberazione dell'uomo. In Afghanistan la sharia (legge islamica) è la fonte principale del diritto e tradizionalmente nessuna legge si può opporre ad essa. Ma la pressione di moti dei Paesi donatori che sostengono la ricostruzione afghana e la riprovazione generale rende molto più difficile il compito del presidente Karzai che deve giocare fra la lealtà degli alleati e il tragico peso della tradizione. La lettera di Papa Ratzinger segue di pochi giorni le prese di posizione di monsi gnor Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale giustizia e pace e di monsignor Luigi Bressan, presidente della Commissione episcopale per l'evangelizzazione tra i popoli che chiedevano al ministro degli Esteri italiano di «proseguire e intensificare, anche in collaborazione con l'Unione europea e altri Stati, compresi almeno alcuni a maggioranza islamica, l'azione intrapresa». Come noto Gianfranco Fini aveva fatto pressioni ufficiali su Kabul perché l'uomo non venisse giustiziato. Fra le autorità cattoliche anche il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Karl Lehmann, si era pronunciata per il rispetto della libertà religiosa in Afghanistan. Sul versante strettamente politico, dopo Gianfranco Fini, anche il cancelliere tedesco Angela Merkel aveva riferito di sue pressioni su Karzai, mentre il presidente americano George Bush si era detto «profondamente turbato» all'idea che l'uomo potesse essere condannato a morte. Intanto la scarcerazione di Abdul Rahman è data per imminente. Sarebbe questo l'orientamento emerso da una riunione del governo tenuta ieri a Kabul e espressamente convocata per discutere della vicenda. «Il presidente Karzai ha incontrato numerosi esponenti del governo per trovare una soluzione pacifica a questa grave crisi», ha dichiarato una fonte anonima. «Esistono forti probabilità» che Rahman torni libero oggi, ha aggiunto. In teoria l'uomo dovrebbe essere processato nei prossimi giorni per apostasia.


INDONESIA
Java, chiusa con la forza una chiesa domestica
di Benteng Reges

Bogor (AsiaNews) – Una folla a Griya Bukit Jaya - complesso residenziale nei pressi della Reggenza di Bogor, West Java – ha costretto con la forza domenica 26 marzo il pastore cristiano Fekky Tatulus ad interrompere il servizio domenicale e a chiudere la sua chiesa domestica. L’attacco è stato motivato con la mancanza del permesso per celebrare servizi religiosi all’interno di una casa privata.

L’attacco è avvenuto davanti ai circa 200 fedeli della chiesa pentecostale indonesiana - Gereja Pentakosta di Indonesia, meglio conosciuta come Gpdi - della zona. E’ il primo caso del genere dopo l’approvazione dei nuovi, controversi decreti ministeriali sull’edificazione dei luoghi di culto: il n° 8 ed il n° 9 del 2006, promulgati il 15 marzo scorso.

L’incidente è iniziato quando alcuni musulmani del complesso residenziale, insieme ad altri provenienti da fuori, hanno obbligato il pastore ad interrompere il servizio ed hanno istituito posti di blocco nella zona per impedire alla congregazione cristiana di riunirsi di nuovo. Agenti della polizia locale e soldati dell’Esercito indonesiano erano presenti sul luogo, ma non hanno fatto nulla.

Durante un colloquio con il pastore, le autorità della sotto-Reggenza di Gunung Putri ed il capo della polizia della Reggenza di Bogor “hanno invitato” il leader e la sua comunità ad “abbandonare la zona e lasciar stare ogni forma di attività religiosa”. Il pastore ha rifiutato gli “inviti” e non ha firmato il documento che le autorità gli presentavano, con cui si “piegava” alle richieste della folla.

Per motivare la sua scelta, Tatulus ha spiegato che lui e la sua congregazione hanno bisogno di un luogo dove poter svolgere il servizio domenicale e che la sua chiesa domestica è nata nel 1987, tre anni prima della promulgazione del Regolamento del West Java sui luoghi di culto che impedisce l’uso di case private per le attività religiose.

“Per favore – ha detto poi il pastore alla folla inferocita – ditemi dove 190 cristiani possono partecipare al servizio domenicale, se mi chiudete con la forza anche questa casa”.



INDIA
50mila cristiani via dal partito nazionalista
Da New Delhi (E.A.)

[Avvenire]Un vero e proprio "esodo" volontario per protestare contro la discriminazione di cui sono vittima i cristiani. Ben 50mila iscritti al Bharatiya Janata Party - Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista - dello Stato orientale indiano dell'Assam hanno lasciato il partito. Ne ha dato notizia l'agenzia AsiaNews. A spiegare il significato del gesto e della fuoriuscita dalla formazione politica è il leader cristiano Dewan Rongpi: i capi del Bjp manifestano una discriminazione ingiusta ed offensiva nei confronti dei cristiani. «Vi erano almeno dieci cristiani della mia zona che volevano candidarsi alle elezioni - ha spiegato Rongpi - ma sono stati semplicemente respinti, senza motivo. Questo è un grave insulto e così circa 50 mila lavoratori iscritti hanno stracciato la tessera». Durante un comizio elettorale Rajnath Singh, presidente del Bjp, ha annunciato la decisione di voler chiedere una legge anti-conversione nello Stato ed ha definito la presenza dei missionari cristiani «una minaccia nazionale». Che la situazione dei cristiani in India stia diventando sempre più precaria - e minacciata - lo conferma il rapporto presentato da John Dayal, presidente dell'"All India Catholic Union", al primo ministro indiano, Manmohan Singh. In una lettera indirizzata al premier - pubblicata da AsiaNews - Dayal denuncia come lo Stato di Rajasthan sia «dominato da istituzioni composte da nazionalisti che, con ogni evidenza, appoggiano in ogni modo i più frustrati e violenti fra i fondamentalisti indù». In particolare, questa volontà vessatoria nei confronti dei cristiani si è tradotta in una «cospirazione contro la missione Emmanuel: orfanotrofi ed ospedali cristiani sono state chiusi e molte persone che vi lavoravano sono state cacciate. I loro conti bancari sono stati congelati. Le conseguenze peggiori, tuttavia, sono state vissute da chi, in quelle organizzazioni, era ricoverato». La situazione - si legge ancora nella lettera - «è precipitata con gli avvertimenti contro l'arcivescovo e suo figlio, il reverendo Samuel Thomas, che è stato poi arrestato nell'Uttar Pradesh. Ogni giorno si può leggere sulla stampa qualche attacco contro di loro, attacchi che fanno parte di una campagna di denigrazione decisa a tavolino dai nazionalisti indù, che sono liberi di offrire taglie sulla testa del leader protestante». Dayal si appella al premier indiano perché questa persecuzione finisca e perché si faccia finalmente «giustizia».

Ewigen
28-03-2006, 11:39
Turchia
La stampa non perde l'occasione d'infierire contro i cristiani

[ICN-News 28/03/06]

La Turchia è un paese nel quale gli organi d’informazione solo soliti dipingere con tinte fosche la piccola comunità protestante e dove sono sempre pronti ad attaccare i cristiani anche quando sono vittime di minacce da parte dei musulmani.

E così qualche settimana, quando ad una fiera del libro, gli operatori di uno stand cristiano sono stati fatti oggetto d’intolleranza, i media non si sono lasciati sfuggire l’occasione di gettare benzina sul fuoco.

L’8 marzo, cinque adolescenti, membri del Movimento del Partito Nazionalista, hanno contestato a Samir Serkek e Vahit Yildiz il fatto che stessero vendendo letteratura cristiana “in un paese musulmano”. “Faremo i conti con voi legandovi delle corde al collo. Come vi permettete di vendere bibbie qui? Questo è un paese musulmano”, hanno gridato. Stesse minacce a Pubblicazioni d’Amore, una casa editrice di Izmir.

Il giorno dopo un gruppo di ragazze ha urlato insulti contro gli operatori cristiani accusati di “denigrare la cultura turca" e di "dividere il popolo turco”. Qualche giorno dopo una quarantina di persone, in gran parte giovani, tutti del Movimento del Partito Nazionalista, ha circondato lo stand dell’editrice e per una decina di minuti ha urlato slogan del tipo “La Turchia è turca e rimarrà turca”. Il gruppo è stato poi disperso dalla polizia.

La notizia è comunque finita sulle pagine dei giornali e nei notiziari televisivi. Il quotidiano di destra, Yeni Cag, ha parlato in termini negativi di “libera distribuzione di bibbie”. “I missionari che stanno conquistando ogni angolo della Turchia si sono ora stabiliti nelle fiere del libro”.


28 Marzo 2006
AFGHANISTAN
Lascia la prigione il convertito afghano e chiede asilo all'estero

Kabul (AsiaNews) - Abdul Rahman, l’afghano che rischiava la pena di morte per essersi convertito dall’Islam al cristianesimo, è libero. Rahman era detenuto nella prigione di massima sicurezza di Pul-e-Charki, ed è stato liberato durante la notte e non si sa dove sia andato. Il procuratore generale aggiunto, Mohammed Eshak Aloko, ha detto che Rahman è stato rilasciato dopo averlo dichiarato “mentalmente instabile e incapace di sostenere un processo”.

Ieri il portavoce dell’Onu a Kabul aveva dichiarato che Rahman, convertitosi alla fede cristiana 16 anni fa, domandava asilo in qualche paese terzo.

Abdul Rahman denunciato dai suoi familiari per essersi convertito al cristianesimo, rischiava di essere condannato da un tribunale islamico alla pena di morte, secondo la tradizione musulmana.
Molti governi e lo stesso papa Benedetto XVI avevano chiesto al presidente Hamid Karzai di risparmiare la vita all’uomo. Karzai aveva promesso di non comminare la pena di morte a Rahman ma fino a ieri vi sono state manifestazioni di integralisti a Kabul che chiedevano l’esecuzione del condannato.


28 Marzo 2006
INDIA
Gujarat, è “spietata e regolare” la persecuzione contro cristiani e musulmani
di p. Cedric Prakash sj

Tre anni dopo il massacro dei musulmani del Gujarat il gesuita padre Cedric Prakash analizza la situazione dello Stato indiano e il tranello politico che i fondamentalisti “si sono tesi da soli” con l’approvazione della legge anti-conversione.

Ahmedabad (AsiaNews) – Il governo del Gujarat “si è dimenticato l’art. 25 della Costituzione indiana, che garantisce la libertà di fede, e fa tutto ciò che è in suo potere per continuare ed addirittura giustificare una spietata persecuzione contro i cristiani ed i musulmani che vivono nello Stato”. Con queste parole padre Cedric Prakash - direttore di Prashant, Centro gestito dai gesuiti che si occupa di diritti umani, giustizia e pace – conclude il suo articolo in ricordo della “Carneficina del Gujarat”: il massacro operato tre anni fa da “ignoti” contro la comunità musulmana.

Padre Prakash esamina la legge anti-conversione attualmente in vigore, approvata dal partito nazionalista indù, e pone una serie di domande alle quali “il governo semplicemente non risponde”. Il gesuita è molto noto per il suo impegno a favore dei diritti umani: il presidente indiano gli ha conferito il premio Kabir Puraskar “per il suo impegno, teso a promuovere la pace e l’armonia etnico-religiosa nel Paese”.

Riportiamo di seguito il testo integrale dell’articolo

Il governo del Gujarat è retto dal Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista- fondamentalista ndr – che si è aggiudicato una schiacciante vittoria elettorale (con una maggioranza di oltre 2/3 dei seggi a disposizione) nelle elezioni del dicembre 2002. Questo risultato è il frutto di un pogrom ai danni della minoranza musulmana dello Stato, chiamata “La carneficina del Gujarat 2002”.

Un aspetto dominante che ha garantito loro la vittoria è rappresentato dalle promesse espresse all’interno del loro programma elettorale: in caso di vittoria, infatti, i leader del Bjp avevano promesso la promulgazione nello Stato di una legge anti-conversione. La promessa è stata mantenuta il 26 marzo 2003, tre anni fa, quando, sconfitta una flebile opposizione, il governo ha approvato l’Atto per la libertà religiosa del Gujarat.

Molto ironicamente, lo stesso giorno, Haren Pandya – ex ministro dell’Interno del Gujarat e feroce oppositore di Narendra Modi, leader nazionalista – viene ucciso con un colpo di pistola in pieno giorno, nel cuore della città. La verità su questo omicidio non è ancora stata scoperta, ma se uno ascolta Vitthalbhai Pandya, il padre della vittima, si convincerà facilmente che gli autori non sono i “terroristi musulmani” che sono stati accusati dalle autorità.

E’ strano però che, nonostante l’approvazione dell’Atto, ancora oggi il governo statale non è riuscito a emanare le leggi che servono a metterlo effettivamente in pratica. Nella sua essenza, il decreto si impegna a “garantire la libertà religiosa nel territorio, proibendo la conversione da una religione ad un’altra quando questa viene ottenuta con la forza, con la manipolazione o con intenti fraudolenti”.

I punti fondamentali dell’Atto sono:
1) Chiunque voglia convertirsi o voglia convertire un’altra persone da una religione ad un’altra deve prima di tutto ottenere il permesso del magistrato distrettuale.

2) Chiunque contravvenga all’Atto sarà punito con la reclusione fino a tre anni e con una multa di 50 mila rupie.

3) Se il “colpevole” è un minore, una donna, un tribale o un fuori casta, la reclusione si allunga fino a quattro anni e la multa diventa di 100 mila rupie.

Subito dopo l’approvazione di questo Atto, il governo non è stato in grado di rispondere ad alcune semplici domande. Vi sono casi di conversioni forzate, nel Gujarat? Qualcuno se ne è mai lamentato? Cosa significa manipolazione? Se – per esempio – una persona promette ad un’altra “una vita più pacifica” o un metodo “per affrontare meglio l’arte di vivere”, si configura manipolazione? E cosa succede se una persona decida di divenire indù, sikh, jainista o buddista? Vi è bisogno di un permesso per una conversione di questo tipo?

Dopo questo primo aspetto, bisogna affrontare alcuni aspetti draconiani della legge. Chi è il giudice distrettuale, che può giudicare in materia di fede e coscienza? Sulla base di quali fattori decide se concedere o meno il suo permesso? Cosa succede se una persona decide di divenire ateo o agnostico? E’ questa decisione una conversione? Perché la legge prevede pene più severe se a contravvenire la legge sono bambini, donne, dalit o adivasi? Questi gruppi valgono meno dei “maschi braminizzati” che dominano la nostra società?

Il giorno di Natale del 2005, nel corso di un dibattito televisivo molto pubblicizzato, è stato chiesto ad Amit Shah – attuale ministro dell’Interno del Gujarat – perché le leggi necessarie per mettere in pratica l’Atto non erano ancora state approvate. Egli semplicemente non ha risposto.

Ovviamente, il tono della retorica e la ferocia delle richieste sono aumentate vertiginosamente nel corso della Shabri Kumbh Mela [festa di purificazione indù ndr], celebrata dall’11 al 13 febbraio scorso. Qui si è sparso solo odio e veleno contro i cristiani. Uno degli scopi dichiarati di questa Mela era quello di fare in modo che l’India intera abbia al più presto una legge per bandire le conversioni. Un paio di settimane dopo, nel corso di un incontro del Rashtriya Swayamsevak Sangh [Rss, formazione paramilitare di estremisti indù considerata il braccio armato del Bjp ndr] è stata adottata una risoluzione simile.

La domanda è: perché non è stata approvata una legge del genere, quando al potere c’erano i nazionalisti? Perché la chiedono al governo nazionale attuale? Perché se è vero che, ora come ora, la legge non ha i denti per mordere, è anche vero che essa pende su tutta la popolazione come una spada di Damocle, usata spesso dalle autorità per intimidire e minacciare i dalit ed i tribali.

La signora Jayalalitha, nel Tamil Nadu, ha approvato una legge similare anche se meno rigida qualche tempo fa: ha dovuto ingoiare amaro per gli effetti della legge e così, molto convenientemente, l’ha ritirata. Il governo del Gujarat si trova nella stessa situazione: la legge è approvata, anche se i suoi effetti non possono essere applicati: sanno infatti che nel momento in cui questo avvenisse, rischierà. E’ un tranello politico che si sono tesi da soli.

Un’altra domanda che ci dobbiamo porre è questa: davvero il governo del Gujarat teme che centinaia, migliaia di persone abbraccino il cristianesimo? E se lo pensa veramente, perché non si chiedono il perché queste persone vogliono convertirsi ad un’altra fede?

Mentre non si pone questa domanda, l’autorità continua a perseguitare cristiani, musulmani e tutte le altre minoranze dello Stato con una regolarità terrificante. Fanno tutto ciò che è in loro potere per giustificare questa legge e questa persecuzione. Il Gujarat ha molto convenientemente dimenticato l’art. 25 della Costituzione indiana, che garantisce ad ogni singolo cittadino la libertà di praticare, pregare e propagare la propria fede.

Il 26 marzo del 2003 è stato un giorno di sangue nella storia del Gujarat: la società civile ha il dovere di chiedere giustizia, libertà e verità in modo che un giorno come quello non si ripeta mai più. E infine abbiamo bisogno di sapere: il governo del Gujarat ha paura di qualcosa?

M@aster
28-03-2006, 16:08
Caro Ewigen colgo l'occasione per farti notare, usando i commenti degli altri utenti, che razza di esempio di insegnamento cristiano stai dando.
Io me ne vergogno.
Sai che nella religione cristiana fra fratelli si deve riprendere quello che sbaglia, ma con te è un tentativo vano, sia personalmente che insieme anche alla comunità di forumisti cristiani che ti hanno risposto.

Oltre tutto i tuoi articoli che tu spacci per persecuzioni contro cristiani non dimostrano l'innocenza delle persone oggetto di condanna che sembrano anzi colpevoli e quindi meritevoli della suddetta.
Non vedo alcuna persecusione oggettiva e continuata, semplicemente una continua mistificazione e falsificazione di dati che vorresti che gli utenti leggessero con i tuoi occhi.


Falsificazione e' una grossa parola che io difficilmente userei quando i fatti non possono essere contestati, perchè la loro reale natura ci permette solo di capire in quale direzioni il mondo sta girando.

Tu hai forse paura della realtà dei fatti di cronaca o sei infastidito che episodi reali possano mettere in luce il grave problema che il mondo sta affrontando?

Se tu pensi che tutto questo e' falso, allora ti invito ad andare a pregare in una chiesa in siria o in algeria o in arabia saudita o anche in turchia. Forse non sai che le chiese sono difese da recinzioni e fortificate per difenderle da " estremisti " . Ti assicuro che la Turchia si dichiara un paese civile e aperto ai nuovi orizzonti, ma spaventa il fatto che il lavoro di Ataturk stia finendo per fare strada a un buio medievale.

Noto che critichi gli articoli di cronaca e ti invito quindi a mostrare altri articoli dove si nega ciò che viene detto nei precedenti.
Forse una cosa buona e' che la croce rossa ha dovuto cambiare il suo simbolo, perchè infastidiva " loro " ? :doh:

Ewigen
31-03-2006, 23:58
Bella sign :)

Ewigen
01-04-2006, 00:02
NIGERIA
Scomparsa insegnante cristiana accusata di aver dissacrato il Corano
[CD 31/03/06]

Quando la mattina del 20 febbraio scorso, Florence Chuckwu, un'insegnante cristiana della Government Day Secondary School nella capitale dello stato nigeriano di Bauchi, è andata a lavoro non aveva la più pallida idea che il tentativo di mantenere la calma in classe avrebbe costituito una minaccia per la sua vita ed avrebbe provocato la morte di oltre 20 cristiani.

La settimana prima, in altri due stati del nord del paese, erano scoppiati violenti disordini in seguito alla pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto. Chuckwu aveva sottratto ad una studentessa la copia del Corano che stava leggendo ad alta voce invece di seguire la lezione d'inglese. Improvvisamente gli studenti musulmani sono saltati sui tavoli ed hanno cominciato a lanciare libri contro l'insegnante cristiana al grido di: "Infedele, hai dissacrato il Corano". I vigilantes in servizio sono corsi in suo soccorso sottraendola alle ire della classe. Da allora non si sa più nulla di lei.

Il pastore Dauda Diga Jimra, presidente della Christian Association of Nigeria nello stato di Bauchi, ha confermato il racconto della scomparsa ed ha espresso apprensione per le sorti dell'insegnante cristiana.



BRASILE
Ucciso un sacerdote di origine italiana

BRASILIA/CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 31 marzo 2006 (ZENIT.org).- Don Bruno Baldacci, un sacerdote sessantatreenne di origine italiana della diocesi brasiliana di São Salvador da Bahia, è stato ucciso nella notte tra mercoledì e giovedì nella sua abitazione a Victoria da Conquista, nello Stato di Bahia.

Un altro nome si aggiunge dunque a quelli di quanti “... sono caduti sulle frontiere dell'evangelizzazione e del servizio all'uomo”, come ha detto domenica scorsa in occasione dell'Angelus Benedetto XVI, e la cui testimonianza e il cui sacrificio “... ci è di edificazione e di sprone a un impegno evangelico sempre più sincero e generoso”.

Don Bruno viveva da 42 anni in Brasile, dove era stato ordinato sacerdote nel 1968, e da oltre vent'anni risiedeva nella parrocchia di Nossa Senhora das Candelas. Secondo quanto la polizia locale ha riferito ai familiari del sacerdote – tre sorelle e un fratello, che vivono a La Spezia –, il movente del delitto è ancora ignoto.

Il parroco di Nossa Senhora das Candelas, don Edilberto Amorin, in alcune dichiarazioni pubblicate da “L'Osservatore Romano” (1° aprile) ha detto che don Bruno “non si era mai preoccupato per la sua sicurezza personale”, nonostante le numerose minacce ricevute a causa del suo impegno al servizio dei più poveri e soprattutto per strappare i giovani tossicodipendenti alla schiavitù della droga.



INDIA
Rilasciati i tre cristiani arrestati lunedì
[ICN-News 31/03/06]

I due missionari della Gospel for Asia ed un credente indiano, arrestati lunedì scorso, sono statti tutti rilasciati. I missionari erano impegnati in attività evangelistiche da due mesi in un villaggio nel quale avevano stabilito una piccola comunità di credenti. Avevano pure tenuto riunioni di preghiera in cinque paesi vicini.

Secondo Gospel for Asia, il lavoro era stato coronato da successo. I fatti che avevano portato all'arresto: Uno dei credenti del villaggio aveva offerto ai missionari la possibilità di proiettare in casa propria il film "L'uomo di misericordia" con l'obiettivo di diffondere il Vangelo fra gli abitanti del villaggio. Durante la proiezione, però, membri di un gruppo di estremisti anti-cristiani si sono presentati insieme con la polizia ed hanno montato contro i missionari l'accusa di "conversioni forzate". Le forze dell'ordine avevano risposto alla richiesta d'intervento confiscando le attrezzature per la proiezione del film ed arrestando i missionari ed il padrone di casa. Due giorni fa la polizia è tornata sui suoi passi: ha scarcerato i credenti ed ha restituito il proiettore.

ITALIA
Napoli, rubano le statue in chiesa e le sostituiscono

[Avvenire]La Chiesa di san Pietro ad Aram ha un rilevo storico enorme, ricorda il passaggio per Napoli dell'apostolo prediletto. Sulla vicenda indagano gli agenti del commissariato Vicarìa e la "scientifica". Il Gesù Bambino di maggior valore si trovava fra le braccia di una statua di San Giuseppe: risale alla scuola scultorea napoletana del 18esimo secolo. Il secondo, collocato tra le braccia di una statua che rappresenta Sant'Antonio, è opera di un artista del primo Novecento. Povero san Pietro. Nella "sua" chiesa di Napoli le sue proverbiali chiavi non sono bastate. Ma, forse, meglio sperare che qualcuno si ravveda e restituisca il maltolto.

Ewigen
01-04-2006, 10:30
[Avvenire]

ARABIA SAUDITA
Libertà religiosa, l'Arabia Saudita non cambia
Di Camille Eid

Tempo scaduto per l'Arabia Saudita. Il 30 settembre scorso, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice aveva dato sei mesi di tempo per mostrare progressi nel campo della libertà religiosa, pena sanzioni economiche. Un anno prima, il Dipartimento di Stato Usa aveva dichiarato che la libertà religiosa era praticamente inesistente nel regno wahhabita includendolo nella lista dei Paesi "Cpc" (Country of Particular Concern, oggetto di preoccupazione particolare) in cui la grave violazione della libertà religiosa è passibile di sanzioni.
Nessun segnale di progresso, dunque, dal Paese «amico dell'Occidente». Già alla metà di novembre, il Centro per la democrazia e i diritti umani in Arabia Saudita - organismo no profit - aveva sottolineato che a 139 giorni alla scadenza del termine «il governo saudita non ha proposto né applicato nessun provvedimento». A differenza del Vietnam il quale, incluso anch'esso tra i "Cpc" aveva raggiunto un accordo con il Dipartimento di Stato sulla promozione della libertà religiosa.
Su quali siano le sanzioni si era espressa la Commissione sulla libertà religiosa nel mondo, l'agenzia federale che presenta un rapporto annuale sulla situazione nei vari Paesi del mondo: divieto di rilasciare licenze di esportazione di tecnologia che potrebbe essere impiegata nei programmi militari e divieto per i politici sauditi responsabili delle violazioni di visitare gli Stati Uniti.
Alla prova sarà ora anche la credibilità degli Stati Uniti. Aspettando, magari, il primo abuso. L'anno scorso sono state numerose le retate condotte dalla polizia religiosa, forte di 5 mila uomini distribuiti in 466 postazioni, contro dei cristiani riuniti a pregare. Una situazione che crea no pochi disagi al milione di lavoratori stranieri cristiani. «Per ragioni di sicurezza non posso fornire dati precisi sull'Arabia Saudita», ha scritto l'anno scorso sulla rivista internazionale Oasis il vicario apostolico d'Arabia Paul Hinder. «Lì la situazione è molto simile a quella delle prime comunità cristiane, una Chiesa che prega e che spera un giorno di potere uscire dalle catacombe».

AFGANISTAN
IL CONVERTITO RAHMAN
«A Kabul i taleban uccidono chi non è musulmano»
Da Roma Danilo Paolini

La domanda è già stata accolta, da ieri Abdul Rahman, 41 anni, è ufficialmente un rifugiato in Italia «perché perseguitato per motivi religiosi», come recita l'articolo 1 della Convenzione di Ginevra del 1951. La notizia è stata diffusa dal ministero dell'Interno nel primo pomeriggio di ieri, quando il cittadino afghano, che nel suo Paese ha rischiato la pena di morte per essersi convertito dall'islam al cristianesimo, era in Italia da meno di 48 ore. E lui ringrazia, in un breve incontro con la stampa. Ringrazia «il Papa per essersi adoperato» per il suo caso e il nostro Paese: «I politici, il governo e tutti quelli che mi hanno aiutato dalla partenza di Kabul all'arrivo in Italia». In Afghanistan non vuole tornare «mai più». È la sua terra, ma lì «purtroppo chi cambia religione è perseguitato e subisce una condanna a morte». Non ce l'ha con il presidente Karzai («lui è una persona per bene, ma nelle strade ci sono ancora i talebani che uccidono chi non è musulmano»), tuttavia è convinto che la sua carcerazione doveva «servire da monito per gli altri che avessero osato ribellarsi». Sventola con commozione due fogli piegati che trae da una tasca della giacca. Sono scritti in Dari, un dialetto afghano. «Ecco, questa è la mia condanna a morte, qui c'è scritto che mi uccideranno», spiega Abdul. Che in quel nome non si riconosce più. «Ora mi chiamo Joel, l'ho letto sulla Bibbia e credo mi vada bene», dice. Già la Bibbia, il libro che gli ha cambiato la vita circa 8 anni fa, quando David, un amico belga lo avvicinò alla lettura del volume donatogli tempo prima da un americano, tale Richard. «Grazie alla Bibbia ho imparato ad amare - racconta oggi Joel-Abdul -. Lì si legge il bene di Dio per gli uomini e per le donne. C'è uguaglianza, rispetto. La Bibbia significa amore per tutta l'umanità». Ora vorrebbe «vivere e lavorare per sempre in Italia», anche se il cuore batte forte al pensiero dei due figli, un maschio e una femmina, rimasti in Afghanistan. Dalla sua famiglia, però, è stato ripudiato in quanto apostata. Ora Rahman si trova in una località segreta, protetto dalle spesse mura di una caserma. Secondo la legge, infatti, ha diritto alla sicurezza personale e a condurre un'esistenza tranquilla, per quanto possibile. Ma se adesso la sua vita è per forza di cose ancora "blindata", gradualmente dovrebbe normalizzarsi. Pare addirittura che per il rifugiato venuto da Kabul sia già arrivata una proposta di lavoro, da parte di un imprenditore che ha attività nel settore agricolo in Toscana e in quello dei trasporti in altri Paesi europei.


CINA
Il Papa prega per la libertà dell’evangelizzazione in Cina

Nelle sue intenzioni per il mese di aprile

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 31 marzo 2006 (ZENIT.org).- Benedetto XVI pregherà in modo speciale ad aprile “perché la Chiesa in Cina possa svolgere con serenità e piena libertà la sua missione evangelizzatrice”.

Lo annuncia l’intenzione missionaria dell’Apostolato della Preghiera, che il Santo Padre assume come propria per offrire le sue preghiere e i suoi sacrifici insieme a migliaia di laici, religiosi, religiose, sacerdoti e Vescovi del mondo intero.
Il grande anticipo con cui vengono approvate le intenzioni di preghiera di ogni anno permette di affermare che quelle del 2006 rispondevano alla volontà di Giovanni Paolo II espressa mesi prima della sua scomparsa, della quale domenica ricorrerà il primo anniversario.
Il suo segretario personale per quarant’anni – il Cardinale Stanislaw Dziwisz – ha confermato in un’intervista pubblicata domenica scorsa sul quotidiano “La Repubblica” quanto Papa Wojtyla tenesse alla Cina.
Secondo l’attuale Arcivescovo di Cracovia, il Papa scomparso pensava spesso alla Cina: “Conosceva cosa significa la persecuzione dei fedeli, sapeva cosa vuol dire il carcere e la prigione per chi crede. Per questo motivo cercava sempre di stare molto vicino ai cattolici cinesi”, “non solamente con il pensiero”, ma anche con gli sforzi.

“Il cristianesimo è aperto a tutte le culture. Non esiste che Gesù Cristo sia solo per alcuni. Cristo è per tutti, non è per una cultura sola, non è unicamente per la cultura occidentale”.

Benedetto XVI ha raccolto il testimone. Tra i Cardinali che ha creato il 24 marzo c’è anche il Vescovo Joseph Zen Ze-Kiun, di Hong Kong.
L’Arcivescovo Giovanni Lajolo – segretario vaticano per i rapporti con gli Stati – ha descritto questa chiamata alla porpora come il segno dell’affetto speciale che Benedetto XVI prova per tutta la popolazione cinese.
Il presule ha anche assicurato il desiderio del Pontefice che questo gesto venga compreso nel modo corretto.
Pechino ha rotto le sue relazioni con la Santa Sede nel 1951, due anni dopo l’arrivo al potere di Mao Tse Tung, espellendo il nunzio apostolico, l’Arcivescovo Antonio Riberi.

La libertà che chiede la Chiesa

“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” è ciò che ha detto “Gesù ai discepoli dopo la resurrezione. È il mandato missionario che ha animato la vita della Chiesa fin dagli inizi”, ha ricordato monsignor Ambrogio Spreafico O.F.M.Cap. – Magnifico Rettore della Pontificia Università Urbaniana (Roma) – commentando l’intenzione missionaria di aprile.
Nella sua riflessione – diffusa dalla Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli – sottolinea che “la missione della Chiesa non rifiuta ciò che c’è di buono e di vero nelle culture dei popoli, per cui nutre un grande rispetto”.
Per constatarlo basta pensare “a Matteo Ricci conosciuto in Cina come “Li Madou”, “il saggio d’Occidente”, ndr], e al grande rispetto che egli ebbe per quel Paese che gli appariva enorme e così lontano dalla cultura occidentale da cui proveniva”, ha ricordato.
“Egli riuscì a mostrare proprio quello che l’annuncio del Vangelo di Cristo vuole significare per ogni condizione umana e per ogni popolo – ha spiegato –: una parola che aiuta lo sviluppo integrale dell’uomo, che non si può privare in alcun modo del suo bisogno di trascendenza, di ricerca di Dio”.
“L’esigenza di poter ‘svolgere in serenità e piena libertà la sua missione’, per cui la Chiesa intera si unisce nella preghiera, non è che la risposta al mandato del Signore, che è per la Chiesa un’esigenza irrinunciabile”, ha sottolineato monsignor Spreafico.
Il Vescovo ha insistito sul fatto che la Chiesa “si presenta al mondo libera da condizionamenti politici”; la sua unica pretesa è “comunicare ciò che essa ritiene contenga il vero bene dell’uomo, il messaggio di Gesù Cristo”.
“E, se la Chiesa chiede libertà, è anche consapevole che la parola che comunica è un dono che viene da Dio e non potrà mai essere imposta. La conversione infatti è una risposta libera alla chiamata del Signore”, ha affermato.
“A Roma studiano oggi diversi sacerdoti cinesi”, ha ricordato. E’ importante l’esistenza di clero autoctono, che, “proprio per la sua cultura di origine, meglio di tutti interpreterà all’interno della Cina il mandato missionario che Gesù ha affidato alla Chiesa di tutti i tempi”.
“Preghiamo allora perché nella grande Cina la Chiesa sempre di più possa svolgere liberamente il suo compito ovunque e possano cessare le ostilità nei confronti di Vescovi e preti. Questa maggiore libertà non potrà che giovare al bene stesso della Cina e alla sua crescita umana e spirituale, di cui ogni uomo ha bisogno”, ha concluso il Rettore dell’Urbaniana.
La Pontificia Università Urbaniana (www.urbaniana.edu), istituzione di carattere missionario che ha servito e deve servire la Chiesa nel compimento del suo mandato missionario-apostolico nella formazione di futuri missionari o di esperti nel settore della Missionologia o in altre discipline necessarie per l’attività evangelizzatrice della Chiesa, ha quasi quattro secoli.
La sua natura la lega strettamente al dicastero missionario, il cui prefetto è sempre Gran Cancelliere dell’Università.
Il Papa prega anche tutti i mesi per un’intenzione generale, che per il mese di aprile recita così: “Perché siano rispettati i diritti individuali, sociali e politici della donna in tutte le Nazioni”.



IRAN
Cresce la persecuzione contro i cristiani
[ICN-News 01/04/06]

Windows International, osservatorio statunitense per l'intercessione, ha lanciato un appello alla preghiera per i cristiani in Iran per la politica anti-cristiana di Ahmadinejad . Primo presidente "laico", da quando è salito al potere l'anno scorso, Ahmadinejad ha dato il via ad una nuova ondata di persecuzione convinto com'è che la sua vittoria debba essere considerata una nuova rivoluzione islamica che potrebbe diffondersi in tutto il mondo. Ha promesso di ripristinare in Iran un "governo islamico", lasciando intendere che le precedenti amministrazioni non erano state sufficientemente islamiche.
L'Iran occupa il terzo posto nella classifica dei peggiori persecutori del cristianesimo stilata da Open Doors. Dal mese di giugno del 2005, da quando cioè Ahmadinejad è salito al potere, molti cristiani, soprattutto quelli convertitisi dall'islam, sono diventati vittime di vessazioni e molti di loro sono stati arrestati e picchiati.

Ewigen
01-04-2006, 23:53
BRASILE
1/4/2006 13.47
SACERDOTE ITALIANO UCCISO: CONFERMATO UN SECONDO ARRESTO

[PIME] Una seconda persona è stata arrestata dalla polizia nelle indagini per l’omicidio di don Bruno Baldacci, il sacerdote originario di La Spezia ucciso giovedì nella sua abitazione a Vitória da Conquista: lo ha confermato oggi alla MISNA monsignor Geraldo Lyrio Rocha, arcivescovo della città brasiliana. La diocesi ha nominato un avvocato che sta seguendo gli sviluppi dell’inchiesta: “La polizia sta mantenendo uno stretto riserbo sulle indagini – dice il presule al telefono – e per ora non abbiamo nemmeno i nomi delle queste arrestate. Sappiamo comunque che anche il secondo giovane fermato dagli inquirenti è legato al giro dei tossicodipendenti che don Bruno aiutava spesso”. Don Baldacci non lavorava nella comunità di recupero per tossicodipendenti, che invece è stata aperta due anni fa da un altro religioso, il brasiliano padre Edilberto Amorin. “Don Bruno era attento ai poveri, ai quali non faceva mai mancare il suo sostegno. La sua figura era molto conosciuta, anche perché lavorava nella parrocchia di di ‘Nossa Senhora das Candeias’ da vent’anni. Per questo conosceva bene anche i tossicodipendenti, che sapevano di poter contare sulla sua solidarietà e spesso lo venivano a cercare” aggiunge l’arcivescovo. I due fermati, ha aggiunto l’arcivescovo, già in passato avevano compiuto dei furti nell’abitazione del sacerdote italiano, seppellito ieri – per sua volontà – nel paese al quale aveva dedicato gran parte del suo impegno missionario.


1 Aprile 2006
INDONESIA
Manifestazioni a Jakarta: rinviata l’esecuzione dei tre cattolici condannati a morte
di Benteng Reges

L’ufficio del Procuratore generale dello Stato ha detto che la decisione è stata presa perché “mancano importanti documenti”. Per gli indonesiani significa che “vi è stato un ordine preciso dall’alto”. Si moltiplicano i sit-in a favore dei tre cattolici nella capitale e nelle Sulawesi.

Jakarta (AsiaNews) – L’esecuzione di Fabianus Tibo, Dominggus “Domi” da Silva e Marinus Riwu, i tre cattolici indonesiani condannati a morte per le violenze di Poso del 2000, è stata rinviata. Lo ha annunciato l’ufficio del Procuratore generale dello Stato, che ha confermato che l’esecuzione era stata fissata in segreto per oggi, 1 aprile.

Masyudi Ridwan, portavoce dell’ufficio, ha spiegato che il rinvio è dovuto alla mancanza di “documenti importanti”: la frase, per gli indonesiani, significa che la decisione è stata presa a causa di “un ordine ricevuto dall’alto”. Ridwan non ha voluto rilasciare alcun commento in merito alla nuova data fissata. Il Brigadiere generale Oegroseno, capo della polizia delle Sulawesi centrali, ha detto che l’esecuzione dovrebbe avvenire comunque “nei prossimi giorni”, ma ha rifiutato di commentare il rinvio.

M Jahja Sibe SH, capo del Procuratorato delle Sulawesi – che ha l’autorità per decidere l’esecuzione – aveva detto pochi giorni fa che era “tutto pronto per l’esecuzione” e che addirittura era stata preparata “una speciale divisa per i tre condannati”. L’esecuzione dovrebbe avvenire in un’area remota della periferia di Palu.

Hanno dunque avuto successo le forti proteste del Padma, il gruppo di avvocati che difende i tre cattolici, e della popolazione indonesiana che ha chiesto in più riprese la riapertura del processo: anche oggi è in corso una manifestazione di centinaia di persone per le strade di Jakarta. Per gli organizzatori – l’Alleanza nazionale per la libertà di Tibo e dei suoi amici – la manifestazione “sfida la decisione del governo, che deve garantire ad ogni indonesiano un processo giusto ed equo”. I manifestanti sfilano con cartelli sui quali è scritto “Liberateli”, “La loro vita è nelle mani del presidente Susilo” e “Scoprite i veri colpevoli e rilasciate gli innocenti”.

Davanti al Palazzo di Stato, Stephen Roy Rening – avvocato e coordinatore del Padma – ha affermato che l’Alleanza “è pronta a presentare il caso davanti alla Corte di giustizia internazionale se il governo non ascolta le nostre richieste”. “Qui – ha aggiunto – è una questione di umanità. Abbiamo scoperto che questo processo è stato ingiusto e chiediamo al presidente Susilo di sospendere l’esecuzione e ridare la libertà ai tre cattolici”.

Rening ha concluso invitando il procuratore a “dare il giusto peso alle deposizioni di importanti testimoni oculari che hanno in più riprese testimoniato a favore dei tre”.

E' in programma per i prossimi giorni anche una manifestazione a Tentena, città delle Sulawesi a maggioranza cristiana, a favore di "un nuovo ed equo processo per i tre condannati".

Ewigen
04-04-2006, 21:35
VETNAM
5 Aprile 2006
Ancora violenze contro i cristiani Hmong in Nord Vietnam

Freedom House denuncia minacce della polizia per costringerli all’apostasia e espropri di terre e case.

Washington (AsiaNews) – Almeno 22 leader cristiani Hmong sono ricercati dalla polizia vietnamita per evangelizzare fuori delle strutture ufficiali; altri fedeli ricevono minacce per spingerli all’apostasia; alcuni sono deportati fuori della loro casa e villaggio. La denuncia viene dal Centro per la libertà religiosa della Freedom House, un’organizzazione americana per i diritti umani. La denuncia si basa su documenti originali e su informazioni ricevute dal Vietnam.

Il Centro è in possesso di un documento governativo del distretto di Bac Quang, nella provincia settentrionale di Ha Giang, che tratteggia un programma di persecuzione contro le comunità cristiane sotterranee Hmong della regione. Il documento è datato 9 dicembre 2005 e s’intitola “Piano di distribuzione delle forze per combattere e controllare individui che guidano la propagazione religiosa illegale”. Nel documento sono citati 22 nomi e indirizzi di leader cristiani ricercati dalle autorità.

Fonti locali hanno comunicato al Centro che molte famiglie cristiane, a causa della loro fede, vengono sradicati dal territorio. Ad alcune famiglie Hmong del villaggio di Ma Sao è stato negato il certificato di residenza solo perché erano “cristiani”, come appare dalla domanda fatta al distretto di Bat Xat (provincia di Lao Cai).

Nel marzo 2006 Giang A Teng, un cristiano Hmong del villaggio di Vi Lau, ha denunciato alla chiesa ufficiale evangelica di Hanoi di aver subito minacce da polizia e guardie di frontiera per fargli abbandonare la fede e farlo ritornare ai culti ancestrali. Avendo resistito, la polizia lo ha espulso da casa sua e dalla sua terra. Il cristiano racconta che uno dei rappresentanti del governo, Vu A Mang, segretario della comune di Trinh Tuong, “ha distrutto la nostra casa e ha confiscato la nostra terra solo perché non vogliamo abbandonare la nostra fede”.

Il Centro ricorda altre violenze contro i cristiani nella provincia di Dien Bien lo scorso ottobre e novembre 2005 e accusa come false le rese di posizioni del primo ministro vietnamita Phan Van Khai. Nel febbraio 2005 Phan aveva varato una “Istruzione speciale riguardo ai protestanti” in cui si affermava che “i tentativi di forzare a seguire o ad abbandonare una religione sono illegali”.

Nel maggio 2005 il Vietnam ha preso un impegno con gli Stati Uniti nel rispettare la libertà religiosa.

Da decenni i gruppi Hmong, insieme ad altre tribù dei monti subiscono persecuzione da parte del governo vietnamita. Essi sono stati sempre sospettati per aver militato con gli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam. Spesso la persecuzione è motivata dall’espansione di gruppi vietnamiti verso territori montagnard, con esproprio di terre e arresti. Negli ultimi anni centinaia di Hmong sono stati costretti all’esilio. Spesso, quelli fuggiti in Cambogia e Laos sono stati rimpatriati in Vietnam.



ITALIA
Rimini, offensiva laicista al raduno dei massoni

I massoni italiani della Gran Loggia 2006, riuniti a Rimini per l'annuale ritrovo del Grande Oriente d'Italia, vedono nella Francia della legge del 2004, quella che proibisce di portare simboli religiosi a scuola, il modello da seguire anche da noi. E lo hanno ribadito ieri alla tavola rotonda su "Laicità, Costituzione e società civile", con un richiamo forte alla mobilitazione «per contrastare la Chiesa italiana che cerca di avere l'egemonia nella società».
"Né atei, né devoti" è stato il motto del professore Angelo Scavone, dell'Università di Bologna, che si è scagliato contro il Concordato. «Il regime concordatario non ci piace», ha detto. «Vogliamo il separatismo, che in Italia vi è stato fino al 1929. Nessuna Chiesa deve essere trattata in modo particolare. È lo Stato che deve avere la competenza delle competenze, l'ultima parola nei confronti della Chiesa. E invece il concordato prescrive che le questioni religiose vadano affrontate in maniera congiunta tra Stato e Santa Sede. E questo non è ammissibile. La laicità deve venire prima di tutto, e quindi lo Stato deve decidere da ultimo». Scavone si è lanciato quindi in una difesa della «supremazia dello Stato», come l'ha chiamata, in nome della modernità. «Non vogliamo essere devoti - ha detto - ad una gerarchia che vuole dallo Stato carta bianca per penetrare nella società civile».
Per Stefano Merlini, dell'Università di Firenze, i richiami ai valori del cardinal Ruini, presidente della Cei, e di Benedetto XVI prima delle elezioni, costituiscono «un pericolo gravissimo, che rischia di portare l'Italia lontana dall'Europa con la pretesa della gerarchia di essere interpellata di fronte alle decisioni dei parlamenti». Merlini si è scagliato anche contro la richiesta d'inserimento del richiamo alle radici cristiane nella Costituzione europea. «I principi del cristianesimo non c'entrano nulla con le decisioni che vengono prese dal parlamento italiano e da quello europeo», ha detto. «Questo vale in ogni campo: famiglia, bioetica, matrimonio». E ha aggiunto: «Matrimonio e famiglia non sono la stessa cosa: si può fare famiglia anche senza il matrimonio. Per questo il principio delle radici cristiane non ci può stare in una costituzione, come quella europea». Merlini ha aggiunto, inoltre, che l'articolo 7 della Costituzione fu votato a forza dai costituenti per la minaccia della Dc di De Gasperi di ricorrere altrimenti al referendum slla Costituzione stessa. «Occorre ribadire - ha insistito - che l'obbligo di rapporti concordatari permanenti fra Stato e Chiesa nella Costituzione non c'è, e la stessa modifica del 1984 è di fatto un superamento dell'articolo 7». Per Merlini occorre quindi oggi in Italia una legge «che assicuri la laicità dello Stato e tuteli i laici», anche per fronteggiare «la battaglia di Ruini e della Cei sull'identità religiosa e culturale della Chiesa».
Al dibattito ha partecipato anche don Paul Renner, dell'Istituto di Scienze religiose di Bolzano, che ha messo in guardia dal fanatismo laicista e dalla supremazia dello Stato. «Lo Stato non è santo - ha detto - non ha il diritto di diventare il padrone della mia coscienza. E se sulla moneta c'è l'effige di Cesare, sull'uomo c'è l'effige di Dio. La religione, quindi, non può essere solo un fatto privato, ma ha una sua precisa dimensione pubblica».[Avvenire]


In Italia 3000 adepti, 4 le sette sataniche on line
Da Milano

Sono quattro le principali chiese nere on-line: The church of Satan e The first satanic church (fondati da padre e figlia La Vey, vedi articolo sotto), The first church of Satan, The temple of Set. Da queste poi derivano centinaia di club, che raccolgono adepti in tutto il mondo. Vi sono caldeggiati princìpi quali l'odio razziale ispirato ad Adolph Hitler, magia nera, suicidio ed eutanasia, sacrifici umani, cannibalismo. Un sito specializzato su quest'ultima pratica spiega: "Noi vogliamo difendere i nostri diritti. Droga, prostituzione, sodomizzazione e cannibalismo sarebbero legali, se il nostro ordine controllasse il mondo". Non solo, anche la pena di morte sarebbe diffusa ovunque: "Le punizioni capitali con iniezioni letali sarebbero prassi". E il traffico di organi sarebbe una conseguenza: "Gli organi vitali dovrebbero essere rimossi dai giustiziati e trasportati subito negli ospedali per i trapianti"... Un paradosso di vita negata e donata, simile a quello di un altro sito che dà la doppia possibilità di un patto col diavolo o con Dio. Il secondo, naturalmente, è utilizzato se ci si pente del satanismo... Ma tra i requisiti richiesti per il perdono c'è un sacrificio umano. Devianze cerebrali che possono lasciare scettici, ma che certo non lasciano indifferenti le menti più fragili. Il sacrificio di suor Maria Laura Mainetti, uccisa in Val Chiavenna da tre ragazzine in onore di Satana, parla chiaro. Nella sola Italia sarebbero 3.000 i satanisti e 500 le sette.

[Avvenire]

MONDO
Se il demonio fa proseliti su Internet

Centinaia i siti che organizzano la vita (e la morte) degli adepti Dagli appelli al cannibalismo alle istruzioni per suicidarsi
Di Lucia Bellaspiga

È labile il confine tra satanismo e follia: difficile sostenere che chi adora il Male e pratica la crudeltà più efferata (tortura, cannibalismo, sacrificio umano) sia lucido. Eppure il fatto stesso che il satanismo contemporaneo sia studiato dai criminologi più che dagli psichiatri fa capire quanto la malattia mentale, purtroppo, non basti da sola a spiegare un fenomeno oggi in crescita, e quanta responsabilità abbia invece Internet nella diffusione delle sette.
Se trovasse conferma la tesi del satanismo anche nel caso di Caraffa, Claudio Tomaino potrebbe rappresentare quella fragilità che proprio in Internet trova l'innesco per sconfinare nell'orrore. Basta navigare nei siti giusti, infatti, per trovare l'istigazione ai peggiori delitti, tra cui i più frequenti sono l'esortazione al suicidio, all'odio razziale, al consumo di droghe, all'omicidio. Lo strumento più usato per fare "proselitismo" è la newsgroup, ovvero un gruppo di posta elettronica dedicato alla discussione di un argomento specifico: una "bacheca virtuale" in cui i seguaci del demonio lasciano messaggi, richieste, consigli, veri e propri appelli demenziali. "Sono altamente interessato ad essere vittima di cannibalismo", scrive un giovane statunitense aderente a un club satanista specializzato nell'antropofagia. Non si pensi che sia uno scherzo, tutt'altro. Il ragazzo spiega l'origine della pulsione: "Ho avuto questa fantasia da quando avevo 6 anni. Guardavo i disegni di Robinson Crusoe, mi sono immediatamente identificato con le vittime legate per essere mangiate...". Poche righe desolanti, che drammaticamente colgono come, in presenza di un disagio mentale, anche un'innocua illustrazione possa creare fantasie patologiche.
Chissà allora i danni che può fare la miriade di siti dediti al satanismo, frequentati senza ostacoli anche dai giovanissimi. È agghiacciante e ricca di dettagli, a tal proposito, una ricerca on-line pubblicata da Psychomedia. Il risultato dell'indagine tra i siti satanisti ha permesso di individuare le principali chiese nere on-line e il proliferare dei relativi club, la maggior parte ispirati ad Anton La Vey, fondatore in California della " chiesa di Satana" nel 1966 e considerato il "padre" del satanismo moderno (il 1966 è considerato dai suoi seguaci l'Anno Uno). In rete si trova la sua "bibbia di Satana" ma anche i "Precetti del satanista".
Non da meno sono altri gruppi scismatici, come "The order of Nietzsche" o "The order of the vampyre". D'altra parte proprio il vampirismo è un culto molto diffuso, soprattutto negli Usa, dove dal 1989 il governo federale non ha trovato di meglio che riconoscerne una chiesa ufficiale, che possiede una propria bibbia e un vero statuto. Buon sangue non mente, poi, se Karla La Vey, figlia del già nominato Anton La Vey, nel 1999 ha fondato "The first satanic church", con tanto di recapito postale per smistare la corrispondenza degli adepti.
Un folto gruppo di satanisti (tra cui anche italiani) ha invece accettato come tempio la "chiesa dell'eutanasia" (preferiamo, in tutti questi casi, non citare i nomi dei siti né gli indirizzi di posta elettronica), che si è prefissata lo scopo di porre rimedio al boom demografico attraverso pochi ma chiari princìpi di base: aborto, suicidio e cannibalismo. Logico che per aderire bisogna innanzitutto non procreare. Se però per incidente avvenisse, con ineffabile rapidità il sito dà assistenza per le "pillole del giorno dopo". Così come offre tutti i dettagli per il suicidio: "Non sei costretto a ucciderti, ma se lo vuoi fare, prima unisciti alla nostra chiesa: così diventerai automaticamente santo". E naturalmente "sei libero di lasciarci le tue proprietà".
In soli due anni i club sono triplicati: da 114 a 322. E grazie a Internet non c'è frontiera che li fermi.

PAKISTAN
Quinta chiesa attaccata in due mesi
di Qaiser Felix

Escalation di violenza nel Paese, dove attivisti per i diritti umani e esponenti cristiani chiedono che autorità e forze dell’ordine garantiscano sicurezza alle minoranze perseguitate.

Mian Channu (AsiaNews) – Quinta chiesa attaccata in Pakistan in due mesi. È successo la notte del 30 marzo nella provincia del Punjab. Dopo l’incidente, attivisti per i diritti umani in Pakistan chiedono con forza che leader religiosi e politici internazionali si schierino contro la persecuzione dei cristiani nel Paese con la stessa forza con la quale si sono battuti per la vita del convertito afghano Abdul Rahman.

La notte di giovedì scorso un gruppo di ignoti ha dato fuoco alla chiesa protestante del villaggio di Mian Channu. L’incendio non ha provocato feriti. La polizia dichiara di non avere idea di chi possa nascondersi dietro l’attacco. Secondo quanto riferito da un ufficiale della polizia locale, l’azione mirerebbe a creare “agitazioni religiose” nella zona. Anche il pastore della chiesa, il reverendo Nathaniel Barkat, dice di non conoscere i responsabili, ma ipotizza che possano essere alcuni estremisti del posto. Il pastore ha fatto appello alle forze dell’ordine perché assicurino maggiore sicurezza ai cristiani, “scossi da questo gesto”.

In un comunicato stampa ufficiale Ejaz Ghauri, presidente della Human Development Net (Hdn), ha condannato ieri l’attentato alla chiesa di Mian Channu puntando il dito contro le autorità, colpevoli di non intervenire a favore delle minoranze negli episodi di persecuzione religiosa.

Nel testo diffuso Ejaz Ghauri ringrazia il Papa per la solidarietà espressa a favore di tutti i cristiani perseguitati per la loro fede e per quelli che vivono in Paesi senza libertà religiosa. Allo stesso tempo, però, chiede che i leader internazionali, schieratisi per la liberazione di Abdul Rahman - il convertito cristiano scampato al patibolo la scorsa settimana in Afghanistan - concedano la stessa attenzione alla crescente persecuzione religiosa in Pakistan.

Gli ultimi due mesi hanno registrato un aumento delle violenze contro obiettivi cristiani. Il 3 febbraio una chiesa cattolica è stata attaccata a Kanwanlit, distretto di Sialkot; distrutti gli arredi, le finestre e testi religiosi. Il 20 febbraio, mentre montavano le proteste contro le vignette su Maometto, una folla composta da alcune centinaia di musulmani inferociti ha assaltato e saccheggiato due chiese a Sukkur: la St. Mary, cattolica, e la St. Saviour, della Chiesa del Pakistan. Qualche giorni prima, il 15 febbraio, la violenza dei manifestanti ha colpito tre scuole superiori cristiane. Il 28 febbraio è stata la volta della chiesa presbiteriana di Basti Noori Gate, a Sarghoda, data alle fiamme.

Attacchi si sono verificati anche contro persone. Il 18 febbraio alcuni uomini non identificati hanno picchiato il noto cantante cristiano A Nayyar. Gli aggressori lo hanno poi costretto a recitare il kalma (la professione di fede islamica)

Ewigen
05-04-2006, 18:54
5 Aprile 2006
INDONESIA
Procuratore generale: è irrevocabile la condanna a morte dei tre cattolici indonesiani
di Benteng Reges

Nuovo annuncio di Abdul Rahman Saleh che fissa entro aprile l’esecuzione di Tibo e dei suoi compagni, condannati per le violenze a Poso del 2000. Parroco a Tentena rifiuta di accompagnare i tre davanti al plotone; ma la presenza di un prete è necessaria per legge affinché si possa portare a termine la sentenza.

Jakarta (AsiaNews) – Ennesimo passo indietro nel caso dei tre cattolici indonesiani condannati a morte per le violenze del 2000 a Poso, provincia delle Sulawesi centrali. Oggi il procuratore generale Abdul Rahman Saleh ha ribadito che Fabianus Tibo, Dominggus “Domi” da Silva e Marinus Riwu verranno giustiziati “possibilmente entro aprile”.

Si raffreddano così l’entusiasmo e la speranza accesisi il primo aprile quando l’Ufficio del procuratore generale dello Stato aveva annunciato il rinvio dell’esecuzione, fissata in segreto proprio per domenica scorsa, a causa della mancanza di “documenti importanti”.

Ieri il procuratore ha detto alla stampa che la revisione legale del caso da parte del gruppo di avvocati Padma, il sostegno morale di attivisti per i diritti umani e di leader di tutte le religioni non serviranno a cambiare il verdetto. “La sentenza capitale è definitiva”, gli fa eco il portavoce dell’Ufficio di Saleh.

Il 3 aprile, intanto, il capo dell’Ufficio del procuratore generale delle Sulawesi centrali, ufficiali della polizia e il sindaco di Palu si sono incontrati a porte chiuse con altri dirigenti dell’amministrazione provinciale per pianificare l’esecuzione.

La notizia ha alimentato nuove critiche e denunce da parte della società civile. In molti ormai concordano sul fatto che il processo ai tre cattolici sia stato dettato dalle pressioni dei fondamentalisti islamici e che Tibo e i suoi amici siano solo “capri espiatori”.

A loro favore si sono schierati anche esponenti della comunità musulmana. Alamsyah Hanafiah, un avvocato, ha espresso la sua preoccupazione riguardo la “durezza” del Procuratore generale e alla sua indifferenza verso “la voce di gente senza speranza”. L’avvocato musulmano dichiara di unirsi alle famiglie dei tre condannati e al Padma che hanno chiesto, per la seconda volta, la grazia al presidente Susilo Bambang Yudhoyono.

Protesta anche il parroco della chiesa di Tentena, a Poso, p. Tumbelaka. Il sacerdote annuncia che non accompagnerà i tre davanti al plotone. Secondo la legge la presenza di un prete cattolico è obbligatoria prima e dopo l’esecuzione di condannati cattolici.

Leader delle comunità religiose nelle Sulawesi centrali temono che l’eventuale morte di Tibo e dei suoi compagni possa accendere nuovi scontri nelle Sulawesi centrali, dove vivono in egual numero cristiani e musulmani. La provincia è già stata teatro di un violento conflitto interreligioso tra il 2000 e il 2001.


CIPRO
«L'Europa protegga le chiese di Cipro»

Strasburgo«L'Unione europea deve prendere atto che una coesione sociale armonica dei popoli deve passare attraverso il rispetto del patrimonio culturale, storico e religioso». Lo ha dichiarato Iles Braghetto, europarlamentare dell'Udc, avviando la raccolta di firme alla dichiarazione «sulla protezione e la salvaguardia del patrimonio religioso nella parte nord di Cipro», insieme al cipriota Panayiotis Demetriou (Ppe). «Nella parte nord di Cipro - si legge nel testo della dichiarazione - dal 1974 sotto il controllo dell'esercito turco, sono stati sconsacrati più di 133 edifici fra chiese, cappelle e monasteri. 78 chiese sono state trasformate in moschee, 28 vengono utilizzate come ospedali o depositi militari e 13 sono adibite a ricoveri per il bestiame. I rispettivi arredi ecclesiastici, fra cui più di 15.000 icone, sono stati rimossi illegalmente e di essi si è persa ogni traccia». «La Turchia - ha detto Braghetto - ha fatto in questi ultimi anni alcuni buoni progressi per quanto riguarda la protezione dei diritti umani», ma, ha rilevato l'eurodeputato, la condivisione dei principi dell'Ue «non può fondarsi su presunte superiorità religiose». I due eurodeputati avranno ora tre mesi di tempo per raccogliere le firme della maggioranza degli europarlamentari, perché la dichiarazione possa essere trasmessa alla Commissione ed al Consiglio europeo.[Avvenire]


TaJIKISTAN
Libertà religiosa : il Tajikistan prepara la "legge più repressiva" dell'Asia Centrale[05/04/06]

Il parlamento sta rimuginando su una proposta di legge che potenzialmente potrebbe diventare una delle più repressive dell'Asia Centrale. Spetterà infatti allo stato stabilire chi dovrà insegnare religione all'interno dei gruppi religiosi che non potranno essere guidati da stranieri. Jerry Dykstra di Open Doors:"Si finirebbe con il mettere le catene ai vari e numerosi religiosi, che non vorranno registrarsi, e a non poter fornire istruzione religiosa ai bambini al di sotto dei 7 anni. I cristiani non potrebbero più parlare della loro fede con i musulmani". Di fronte a questo scenario, Dykstra ritiene che "dobbiamo pregare affinchè questa proposta di legge, così com'è ora, non arrivi al Parlamento e che alla fine, attraverso l'intercessione ed un atteggiamento critico verso questo obiettivo, sia alleggerita e non sia così limitativa com'è ora".[Mission News Network]

NIGERIA
Il coraggio di dire
[Compass Direct 05/04/06]


"Se mi costringi a sposare un musulmano per il solo fatto di essere diventata una cristiana, allora preferisco che tu mi ammazzi piuttosto che sposare quest'uomo".

Con queste parole coraggiose Jamila Norma, ora sedicenne, ha reagito nel 2004 al padre Malam Norma, durante un'udienza in un tribunale islamico nel villaggio di Jimeri, nello stato di Bauchi, nel Nord della Nigeria. La ragazza era stata arrestata dalla polizia su ordine del padre quando si era convertita al cristianesimo ed aveva conseguentemente rifiutato di sposare un musulmano.

In questi ultimi due anni, la ragazza è rimasta in una sorta di limbo. I giudici non hanno ancora chiuso il caso, Jamila è stata disconosciuta dal padre che l'ha pure cacciata di casa. Vive adesso in casa del suo avvocato. La ragazza ha definito suo padre un "pagano", con una famiglia fatta di sei mogli e 16 figli. Lei è l'ultima di 6 figli della stessa madre.

Jamila aveva manifestato il desiderio di convertirsi due anni fa, dopo aver sentito il vangelo nella chiesa del suo villaggio. Sapeva, però, che sarebbe stato difficile. Due dei suoi fratelli avevano dovuto affrontare tempi duri quando avevano deciso di diventare cristiani.

barbera
05-04-2006, 20:11
è inutile lamentarsi votando Prodi....
la sinistra ridurrà l'italia come la francia sotto l'aspetto religioni: ANDIAMO AVANTI A COLTIVARCI LE SERPI IN SENO e vedrete dove andremo a finire. i mussulmani ce lo metteranno in c..o lungo così!

Ewigen
05-04-2006, 21:20
è inutile lamentarsi votando Prodi....
la sinistra ridurrà l'italia come la francia sotto l'aspetto religioni: ANDIAMO AVANTI A COLTIVARCI LE SERPI IN SENO e vedrete dove andremo a finire. i mussulmani ce lo metteranno in c..o lungo così!

Per quanto certi partiti e correnti sinistre (ma non che alcune persone e correnti interne ad alcuni partiti dell'altra parte,vedi referendum di giugno scorso,siano meglio,anzi il mio discorso vale anche per loro) malate di teofobia cronica farebbero bene a sparire per sempre dalla politica tuttavia questo non è un thread elettorale.
E soprattutto per piacere,non traformiamo il disprezzo (totalmene giusto senza se e senza ma) per qualsiasi forma di anticristianesimo in una caccia al mussulmano,dato che pure l'Islam in varie parti del mondo paga col sangue e derisione sua esitenza.

prio
05-04-2006, 22:26
è inutile lamentarsi votando Prodi....
la sinistra ridurrà l'italia come la francia sotto l'aspetto religioni: ANDIAMO AVANTI A COLTIVARCI LE SERPI IN SENO e vedrete dove andremo a finire. i mussulmani ce lo metteranno in c..o lungo così!

un bel pot pourri di generalizzazioni contro i mussulmani, e pure polemica "elettorale" gratuita e assolutamente fuori luogo in questo thread.
Il fatto che si sia elezioni non e' una giustificazione per esacerbare i toni e pure a sproposito.
Ammonizione (e sono decisamente buono), ed invito a darti una _decisa_ moderata.
E' tutto il giorno che sei su di giri, e' meglio che cambi registro: postare sempre borderline e' cosa ancora meno gradita di un'infrazione saltuaria al regolamento.

Ewigen
08-04-2006, 10:58
ITALIA
Profanata una chiesa di Trento con urina e manifesti.
07 aprile

Nella Chiesa di S. Giuseppe a Trento hanno orinato sull'altare. Ne ha dato notizia domenica all'omelia il parroco, e una parrocchiana ha denunciato la cosa all'Adige, giornale locale. Nei giorni precedenti avevano "espletato i propri bisogni corporali" intorno alla Chiesa. Sempre negli ultimi giorni, all'esterno la chiesa è stata tappezzata di manifesti del Partito dei Comunisti Italiani e della Rosa nel Pugno. Sono stati coperti anche gli avvisi nelle bacheche.[Avvenire-Fatti Senitre]

8 aprile 2006 11.30
Sassari,messa interotta con urla e parolacce,bloccati tre giovani

Sconcertante episodio stamane nel centro di Sassari: due giovani e una ragazza verso le 9.30 sono entrati nella chiesa del Carmelo gremita di fedeli, soprattutto anziani, e hanno interrotto la messa con urla e parolacce.
I tre, con abbigliamento "dark" e visibilmente alterati, sono saliti sull'altare e, impadronitisi del microfono, hanno continuato a urlare parolacce contro i fedeli gettandoli nel panico. Uno di loro si è anche abbassato i pantaloni.
Sul posto sono intervenute immediatamente le volanti della polizia. Gli agenti hanno bloccato i tre che sono stati accompagnati in questura. Uno, Giampaolo Oggiano di 25 anni, si è scagliato contro gli agenti colpendoli con calci e pugni, per cui è stato arrestato anche per resistenza a pubblico ufficiale. Al momento gli altri due sono stati denunciati.[Avvenire]



7 Aprile 2006
PALESTINA
Ramallah: violenze islamiche contro i cristiani

Padre Ibrahim, parroco di Ramallah, racconta ad AsiaNews di aule scolastiche bruciate, vetrate di chiese distrutte, sale bibliche incendiate e giovani cattolici minacciati da musulmani. I sospetti, secondo il religioso, “palestinesi che sono contrari al governo di Hamas”.

Ramallah (AsiaNews) – Aule scolastiche bruciate, vetrate di chiese distrutte, sale bibliche incendiate e giovani cattolici minacciati da musulmani: è una lista delle violenze crescenti che i cristiani subiscono a Ramallah, da quando Hamas ha vinto le elezioni.
A denunciarlo ad AsiaNews è il parroco, p. Ibrahim Hijazin, 55 anni. P. Ibrahim è parroco di Ramallah da 9 anni; da 13 è anche responsabile della scuola Al Ahliyya, che offre istruzione a bambini poveri cristiani e musulmani. Il collegio è stato costruito nel 1856, ancora nel periodo ottomano e in precedenza non era mai stato oggetto di violenze.
Ramallah, sede della presidenza palestinese, una volta era considerata una città cristiana con almeno 40-50 mila cristiani. Adesso almeno 30 mila sono emigrati in America e nei paesi del Golfo. Ora, a causa dell’emigrazione, su una popolazione complessiva di circa 40mila persone, i cristiani sono circa 10 mila, suddivisi in ortodossi, anglicani, luterani, melkiti e cattolici, che sono circa 2 mila.
Secondo il parroco i teppisti sono persone che vengono da fuori, determinati a screditare il governo di Hamas e la loro capacità a mantenere l’ordine.
“Il 10 febbraio scorso – racconta padre Ibrahim - mentre ero a Gerico per un incontro con le Legioni di Maria, con il patriarca di Gerusalemme, un giovane mi telefona per avvertirmi che un’aula era stata bruciata. Quando sono arrivato, ho scoperto i resti di due bottiglie molotov, lanciate dalle finestre, che avevano i vetri rotti. Abbiamo chiamata la polizia che ha aperto un’inchiesta, ma non abbiamo avuto alcun risultato”.
Ancora, “il 5 marzo, una domenica, dopo la messa, uno dei miei parrocchiani è venuto ad avvertirmi che c’era un altro incendio, scoppiato nella palestra della scuola. Tutte le attrezzature erano andate distrutte e la sala era tutta in rovina. Anche allora abbiamo chiamato la polizia, ma non sono ancora riusciti a trovare i colpevoli. Questa volta però sono venute anche una trentina di persone di Hamas. Mi hanno proposto di mettere della gente di Hamas a guardia dell’edificio e della chiesa, anche all’interno. Ma io ho declinato l’offerta, accettando solo che vi sia una guardia all’esterno dell’edificio”.
“Tutti gli incidenti sono avventi di notte. Una volta, mentre era qui il card. Theodore Mc Carrick di Washington con il patriarca, abbiamo fatto presente la cosa al presidente Abu Mazen e anche lui ha promesso di verificare la situazione. Ma fino ad ora non abbiamo visto alcun risultato. Continuiamo ad avere anche problemi alle comunità: i nostri giovani che si incontrano la sera per le attività spesso sono minacciati e picchiati da giovani musulmani che arrivano ed entrano con forza nell’edificio della parrocchia. Anche per questo abbiamo sporto denuncia alla polizia”.
Il parroco non pensa che vi siano accuse contro di lui: “sono molto conosciuto perché la scuola accoglie ragazzi cristiani e musulmani, molto poveri e fra loro vi è una bella amicizia. Abbiamo anche corsi sulle diverse religioni. Prima dell’Intifada avevamo anche corsi di ebraismo e ragazzi israeliani che vi partecipavano”.
Quanto ai responsabili degli incidenti, “noi pensiamo che vengano dall’esterno di Ramallah. I sospetti si dirigono verso palestinesi che sono contrari al governo di Hamas e che cercano di innescare un conflitto interconfessionale” per screditare. Il parroco giura che Hamas non ha mai avuto problemi con loro.
Anche altre comunità cristiane sono state colpite. Il 20 marzo scorso la chiesa luterana ha avuto tutte le finestre e le vetrate rotte. La sede dell’associazione biblica protestante di Birzeit “Pietre vive” è stata bruciata. Sulla porta vi era scritto: “O profeta di Dio, [siamo] al tuo servizio!”.


6 Aprile 2006
INDIA
Attivista cattolico: “E’ ormai operativo in tutta l’India un piano anti-cristiano”

Dopo il suo viaggio nel Rajasthan, a pochi giorni dall’approvazione della Legge anti-conversione, John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union, scrive al primo ministro Singh: “Non sono più attacchi sporadici. Qui è in atto un piano per eliminare le minoranze dal Paese”.
New Delhi (AsiaNews) – I nazionalisti indù “non limitano più la loro opera anti-cristiana ad attacchi sporadici”, ma hanno preparato “un piano ben congegnato di terrore ed intimidazione contro le minoranze” che in questi giorni “si sta attuando in tutto il Paese”. E’ questo il senso della lettera aperta scritta da John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union, a Manmohan Singh, il primo ministro indiano.
“I vertici politici ed amministrativi di molti Stati – scrive l’attivista – ed il loro sistema giuridico pieno di pregiudizi sono causa di paura ed insicurezza per le minoranze religiose ed etniche, che sono costrette a vivere in condizioni terribili”. “Signor primo ministro – aggiunge - lei è di sicuro al corrente della politica a senso unico che ha preso piede nel Rajasthan e che mira solo ad aumentare la tensione etnico-religiosa nella zona: il caso della missione Emmanuel oltre all’introduzione della Legge anti-conversione lo dimostrano e non hanno bisogno di altri commenti. Altri due episodi, però, hanno procurato grave preoccupazione in tutti noi”.
“Il primo – spiega - è stata l’aperta manifestazione di violenza degli attivisti del Rashtriya Swayamsevak Sangh [Rss, formazione paramilitare di nazionalisti indù ndr] che hanno marciato armi in mano a Jhansi, nell’Uttar Pradesh, in occasione delle elezioni statali. Questo rappresenta una grave violazione al Decreto sulle armi in vigore nell’Unione, ma nessuno ha fatto nulla per fermarli. L’Uttar Pradesh non è neanche governato dal Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di cui l’Rss è il braccio armato ndr - e può immaginare da solo cosa sarebbero in grado di fare con un eventuale patrocinio politico”.
“Il secondo caso – racconta - è più grave e violento, anche se in maniera diversa: la confisca da parte del governo del Gujarat del lebbrosario di Ahmadabad e l’allontanamento delle sei suore cattoliche che lo mandavano avanti. Le religiose sono state persino cacciate dal Convento Ave Maria, l’istituto che è stata la loro casa per 60 anni”.
La storia delle suore inizia infatti nel 1949, subito dopo l’Indipendenza, quando il governo dell’allora Bombay invita il padre gesuita Villalonga a fermare la minaccia della lebbra nella città di Ahmadabad. Con l’aiuto delle suore francescane di Kumbakonam, guidate da suor Naemi, il sacerdote si lancia nell’impresa.
Il governo ed il vescovo firmano un permesso sanitario – rinnovabile ogni cinque anni - che dà alla struttura la dignità di “lebbrosario governativo”. Le suore iniziano il loro lavoro che, dopo 60 anni, è leggendario nella zona ed il permesso viene rinnovato sempre, senza problemi. “Fino allo scorso mese – riprende Dayal – perché, se anche le suore non avevano alcun sospetto quando la Commissione salute ha chiesto di rivedere il permesso, capiscono la situazione quando arriva una lettera del governo che chiede ad una dottoressa laica del lebbrosario di prendere in gestione la struttura. Nello stesso tempo, alle suore vengono dati due giorni per liberare il convento”.
“La Commissione sanitaria – continua - non concede loro il rinnovo del permesso e spiega che non può fare nulla per il caso, perché gli ordini sono stati dati dall’alto. Le vittime di tutto questo non sono le suore, ma i lebbrosi. E’ evidente che l’unico motivo per cui le religiose sono state trattate in questo modo è la loro religione, perchè il governo non può ritenere un lebbrosario un luogo adatto all’evangelizzazione”.
“Questi, signor primo ministro – conclude - non sono segnali di una insofferenza religiosa e non fuochi fatui. Questa è una campagna basata sul terrore contro la nostra comunità, anche se gli avvenimenti sono divisi fra di loro da tempo e spazio. Chiedo a lei l’invio di un segnale forte che possa fermare i colpevoli e rassicurare le vittime”.


6 Aprile 2006
CINA
Scomparsi 14 missionari sudcoreani

Secondo la denuncia di due loro compagni, sono stati rapiti nel Liaoning, dove sarebbero tenuti in ostaggio.

Seoul (AsiaNews) – Il ministero sudcoreano degli Esteri e la polizia di Seoul stanno cercando 14 missionari cristiani che, secondo una denuncia, sono stati rapiti in Cina. La stazione di polizia di Mapo, nella capitale, ha annunciato martedì 4 aprile di aver ricevuto la denuncia da parte di altri due missionari che, insieme ai 14 scomparsi, avevano lasciato il Paese il mese scorso per recarsi a Dalian, nella provincia nord-orientale del Liaoning.
Secondo i due, che hanno telefonato ai poliziotti di Mapo lunedì 3 aprile, il gruppo è stato rapito ed al momento è tenuto in ostaggio in quella zona del Paese. La polizia ha aggiunto che i due avevano annunciato l’intenzione di tornare a Seoul il giorno dopo la telefonata, ma apparentemente non sono mai saliti sull’aereo. Il ministero ed i vertici della polizia sudcoreani hanno chiesto la cooperazione della pubblica sicurezza cinese per risolvere la questione.
L’opera dei missionari stranieri in Cina è spesso rivolta al servizio dei circa 400 mila immigrati clandestini nordcoreani, che hanno attraversato il confine nord-orientale in cerca di cibo e lavoro.
Da quando il governo cinese ha deciso di aiutare Pyongyang a rimpatriare i profughi, essi sono costretti a vivere in clandestinità, in attesa di riuscire a raggiungere un’altra destinazione. Il rimpatrio significherebbe per loro carcere, torture, interrogatori estenuanti, deportazioni, lavoro forzato. In Corea del Nord la detenzione è talmente dura per i maltrattamenti e la carenza di cibo che un grande numero di prigionieri non riesce a sopravvivere.
Per i rifugiati che si sono convertiti, spesso dopo l’incontro con missionari e volontari cristiani che li hanno aiutati, i rischi sono ancora maggiori. Se vengono scovati e rimpatriati, la loro punizione è ancora più brutale e può addirittura arrivare alla morte.
Per aiutare i profughi, gruppi cristiani e missionari danno loro gli aiuti economici di cui hanno bisogno. Spesso li mettono in contatto con le sedi diplomatiche presenti sul territorio cinese, in modo da poter fuggire all’estero, spesso in Corea del Sud. Molte famiglie di cristiani cinesi e coreani che vivono in Cina adottano giovani nord-coreani, che spesso si convertono al cristianesimo.
Negli ultimi anni, Pechino e Pyongyang hanno messo in atto misure ancora più repressive per dare la caccia ai rifugiati e a quelli che li assistono.

Ewigen
08-04-2006, 11:03
ITALIA
Profanata una chiesa di Trento con urina e manifesti.
07 aprile



ITALIA
CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Trento, 3 aprile 2006
Ill.mo
Giacomo Bezzi
Presidente del Consiglio provinciale
Palazzo Trentini

INTERROGAZIONE
“Sugli incresciosi episodi di profanazione della chiesa di S. Giuseppe in Trento”

Già da un paio di settimane sporadicamente avviene che i muri della chiesa siano utilizzati per attaccare manifesti politici... ma siamo in clima elettorale e sono cose che capitano...
Ma a S. Giuseppe dalla scorsa settimana gli eventi hanno preso una piega davvero preoccupante.
La cosa è cominciata mercoledì sera.
Il parroco ed un gruppo di una trentina di persone, uscendo dalla catechesi degli adulti sono stati “accolti” da manifesti ed adesivi del partito comunista (rifondazione) e della Rosa nel pugno attaccati nella bacheca, sui muri della canonica e della chiesa.
Poco oltre veniva trovata una bambola con i capelli tagliati e barba e baffi disegnati.
I parrocchiani segnalano che da un po' di tempo c'è chi provvede abitualmente a lasciare i propri bisogni corporali attorno alla chiesa ed all'oratorio, e che i luoghi vengono ripuliti a cura della canonica...
Giovedì però è avvenuto un fatto gravissimo ed increscioso: si è scoperta la pipì sull'altare, che si “espandeva” proprio nel luogo dove i sacerdoti celebrano l'eucarestia.
Qualcuno cioè si è permesso di entrare in chiesa salire all'altare ed ivi lasciare i propri bisogni corporali...
Da quel giorno ogni mattina (venerdì, sabato, domenica ed oggi) il parroco ed alcuni volontari hanno provveduto a staccare dai muri, dalle colonne e dal sagrato, oltre che dalle bacheche parrocchiali dei manifesti della rosa nel pugno e adesivi di rifondazione.
Ovviamente tutti i manifesti delle attività parrocchiali vengono sistematicamente stracciati, coperti e sparsi attorno...
Domenica il parroco ha provveduto ad informare i fedeli della situazione che sta vivendo la parrocchia e del suo dolore e della sua tristezza.
Al termine della celebrazione il parroco, triste ed avvilito, ha narrato come da un paio di settimane nottetempo ignoti vanno tappezzando la chiesa (muri e colonne) ed il sagrato di manifesti ed adesivi e che qualcuno ha lasciato attorno all'altare i propri bisogni corporali, facendo notare che l'altare non è un “angolino”...
Anche tutti i fedeli in chiesa erano avviliti, tristi e partecipi del dolore e del disagio.
Alcuni fedeli hanno informato i giornali.
Un quotidiano (unico a pubblicare la notizia) titolava: “Fanno pipì sull'altare, la rabbia del parroco e a pag. 12 “S. Giuseppe, orinano sull'altare” sottotitolo: “Chiesa tappezzata da manifesti del Pdci e della Rosa nel pugno”.
Il titolo in prima pagina non è corretto e neppure rende conto di quanto è avvenuto.
Il parroco non era arrabbiato era avvilito e preoccupato, forse era stufo... Non era di sicuro un iracondo: ha dato la notizia ai fedeli con gravità e preoccupazione ma toni moderati.
Nel testo dell'articolo di RB si intravvedeva la gravità del fatto, ma l'autore lo bollava più come una “porcheria” che come un grave atto di profanazione di un luogo di culto (anche se a pag. 12 dava atto che “... l'ultimo è una vera e propria profanazione della casa di Dio”).
L’episodio si commenta da solo pure per la violenza insita dell’indegno utilizzo di un luogo di culto riservato alle comunicazioni di una comunità parrocchiale, per appendervi manifesti politici di alcuni partiti che si ritengono “contro”.
Aggiungo a questo la mia personale e pubblica deplorazione anche per l’aberrante violazione di un luogo di culto che non solo squalifica gli autori, ma offende altresì i cristiani e tutti gli uomini di buon senso.
Resta un profondo sentimento di disagio e di amarezza in tutta la comunità cristiana di S. Giuseppe, per quel gesto vergognoso di lasciare i propri bisogni dentro un luogo di culto che rispetto, frequento e, personalmente, amo.
Il tutto alla faccia della “tolleranza” e della “libertà di culto”.
Ciò premesso,
interrogo il Presidente della Giunta provinciale per conoscere:
1. quali provvedimenti intende urgentemente adottare a fronte degli anzidetti fatti;
2. se non intenda dissociarsi pubblicamente non solo da quei fatti, ma dalle formazioni politiche che ne sono responsabili. Perciò se non intenda di disporre immediatamente,
in collaborazione con le autorità statali competenti, un’adeguata vigilanza affinché simili episodi non abbiano più a verificarsi.
A norma di regolamento si chiede risposta scritta.
Pino Morandini






8 Aprile 2006
INDIA
Card. Toppo: “La nuova legge anti-conversione nel Rajasthan non fermerà la nostra opera”
di Nirmala Carvalho

Con la nuova legge chi è accusato di conversione forzata può essere subito arrestato. Gruppi per i diritti umani accusano lo stato del Rajasthan di voler distogliere l’attenzione dai reali problemi della gente: la mancanza di cibo, vestiti e abitazioni.

Jaipur (AsiaNews) - “La nuova legge non fermerà la nostra opera”, ha dichiarato il cardinal Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci) dopo l’approvazione di ieri della legge anti-conversione nello stato del Rajasthan. “Questo è il 6° stato dove viene approvata una legge di questo tipo”, continua. Negli altri 5 stati, Madhya Pradesh, Orissa, Tamil Nadu, Gujarat e Chhattisgarh la nostra missione non si è fermata e la nostra testimonianza non è diminuita né cambiata. Perché nel Rajasthan dovrebbe essere diverso?”.

Il decreto, secondo quanto reso noto dagli amministratori dello stato indiano del Rajasthan, è stato approvato perché le attività di conversione creano problemi. La legge prevede che in caso di accusa di conversione vi sia l’immediato arresto del presunto colpevole prima dell’inizio delle indagini, e non è possibile il rilascio dietro cauzione. Chi è riconosciuto colpevole di conversione forzata o ingannevole dovrà scontare dai 2 ai 5 anni di carcere e pagare una multa che può arrivare fino a 50 mila rupie (1.120 dollari). Secondo il decreto la religione di una persona è determinata dalla religione dei suoi antenati.

“Noi non facciamo conversioni forzate o ingannevoli”, continua il cardinal Toppo. “Non infrangiamo i diritti della persona umana, la dignità dell’uomo è al contrario fondamentale nella nostra missione. Il governo può fare quello che vuole ma il nostro lavoro continua. Possono approvare centinaia di leggi e decreti ma questo servirà solo a rafforzare la nostra missione e la nostra vocazione”.

“Sono orgoglioso di essere indiano – continua il porporato - sono orgoglioso della nostra costituzione che ci riconosce il diritto di mettere in pratica la nostra fede e la nostra libertà di essere cristiani. Siamo cittadini di una grande nazione, perché dovrei preoccuparmi? La libertà di scelta è incastonata nella nostra costituzione, e questo assicura il trionfo della Verità. E nulla è più potente del mistero che la Chiesa celebrerà la prossima settimana. Anche il momento in cui è stato approvato il decreto è simbolico. È l’ultimo venerdì di quaresima che ci introduce alla Settimana santa. Affronteremo questo decreto con la fede”.

Molti gruppi a favore della promozione dei diritti umani hanno criticato il nuovo decreto. Padre Cedric Prakash, attivista per i diritti umani, ha dichiarato ad AsiaNews che “la decisione per questa legge in Rajasthan riflette la mentalità che ha l’amministrazione dello stato. Vogliono distogliere l’attenzione da quelli che sono i problemi reali, cioè il cibo, i vestiti, l'abitare, e altri problemi come la mancanza di acqua e la disoccupazione. Una conversione è un problema di coscienza personale e non può essere mai ottenuta in modo ingannevole. Inoltre nel paese vi sono molte leggi più importanti da far rispettare, come quelle del matrimonio fra bambini e l’aborto dei feti femminili. Il governo del Rajasthan dovrebbe pensare a questi veri problemi”.

“Abbiamo intenzione di appellarci all’alta corte del Rajasthan e se necessario alla corte suprema”, ha aggiunto ad AsiaNews John Dayal, presidente dell’All India catholic union. "Intensificheremo inoltre la campagna contro questo decreto e le altre leggi simili approvate in passato”.

Lorekon
08-04-2006, 11:04
è inutile lamentarsi votando Prodi....
la sinistra ridurrà l'italia come la francia sotto l'aspetto religioni
(...)

non farmi sognare! :p

titovalma
08-04-2006, 11:09
ITALIA
CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Trento, 3 aprile 2006
Ill.mo
Giacomo Bezzi
Presidente del Consiglio provinciale
Palazzo Trentini

INTERROGAZIONE
“Sugli incresciosi episodi di profanazione della chiesa di S. Giuseppe in Trento”

Già da un paio di settimane sporadicamente avviene che i muri della chiesa siano utilizzati per attaccare manifesti politici... ma siamo in clima elettorale e sono cose che capitano...
Ma a S. Giuseppe dalla scorsa settimana gli eventi hanno preso una piega davvero preoccupante.
La cosa è cominciata mercoledì sera.
Il parroco ed un gruppo di una trentina di persone, uscendo dalla catechesi degli adulti sono stati “accolti” da manifesti ed adesivi del partito comunista (rifondazione) e della Rosa nel pugno attaccati nella bacheca, sui muri della canonica e della chiesa.
Poco oltre veniva trovata una bambola con i capelli tagliati e barba e baffi disegnati.
I parrocchiani segnalano che da un po' di tempo c'è chi provvede abitualmente a lasciare i propri bisogni corporali attorno alla chiesa ed all'oratorio, e che i luoghi vengono ripuliti a cura della canonica...
Giovedì però è avvenuto un fatto gravissimo ed increscioso: si è scoperta la pipì sull'altare, che si “espandeva” proprio nel luogo dove i sacerdoti celebrano l'eucarestia.
Qualcuno cioè si è permesso di entrare in chiesa salire all'altare ed ivi lasciare i propri bisogni corporali...
Da quel giorno ogni mattina (venerdì, sabato, domenica ed oggi) il parroco ed alcuni volontari hanno provveduto a staccare dai muri, dalle colonne e dal sagrato, oltre che dalle bacheche parrocchiali dei manifesti della rosa nel pugno e adesivi di rifondazione.
Ovviamente tutti i manifesti delle attività parrocchiali vengono sistematicamente stracciati, coperti e sparsi attorno...
Domenica il parroco ha provveduto ad informare i fedeli della situazione che sta vivendo la parrocchia e del suo dolore e della sua tristezza.
Al termine della celebrazione il parroco, triste ed avvilito, ha narrato come da un paio di settimane nottetempo ignoti vanno tappezzando la chiesa (muri e colonne) ed il sagrato di manifesti ed adesivi e che qualcuno ha lasciato attorno all'altare i propri bisogni corporali, facendo notare che l'altare non è un “angolino”...
Anche tutti i fedeli in chiesa erano avviliti, tristi e partecipi del dolore e del disagio.
Alcuni fedeli hanno informato i giornali.
Un quotidiano (unico a pubblicare la notizia) titolava: “Fanno pipì sull'altare, la rabbia del parroco e a pag. 12 “S. Giuseppe, orinano sull'altare” sottotitolo: “Chiesa tappezzata da manifesti del Pdci e della Rosa nel pugno”.
Il titolo in prima pagina non è corretto e neppure rende conto di quanto è avvenuto.
Il parroco non era arrabbiato era avvilito e preoccupato, forse era stufo... Non era di sicuro un iracondo: ha dato la notizia ai fedeli con gravità e preoccupazione ma toni moderati.
Nel testo dell'articolo di RB si intravvedeva la gravità del fatto, ma l'autore lo bollava più come una “porcheria” che come un grave atto di profanazione di un luogo di culto (anche se a pag. 12 dava atto che “... l'ultimo è una vera e propria profanazione della casa di Dio”).
L’episodio si commenta da solo pure per la violenza insita dell’indegno utilizzo di un luogo di culto riservato alle comunicazioni di una comunità parrocchiale, per appendervi manifesti politici di alcuni partiti che si ritengono “contro”.
Aggiungo a questo la mia personale e pubblica deplorazione anche per l’aberrante violazione di un luogo di culto che non solo squalifica gli autori, ma offende altresì i cristiani e tutti gli uomini di buon senso.
Resta un profondo sentimento di disagio e di amarezza in tutta la comunità cristiana di S. Giuseppe, per quel gesto vergognoso di lasciare i propri bisogni dentro un luogo di culto che rispetto, frequento e, personalmente, amo.
Il tutto alla faccia della “tolleranza” e della “libertà di culto”.
Ciò premesso,
interrogo il Presidente della Giunta provinciale per conoscere:
1. quali provvedimenti intende urgentemente adottare a fronte degli anzidetti fatti;
2. se non intenda dissociarsi pubblicamente non solo da quei fatti, ma dalle formazioni politiche che ne sono responsabili. Perciò se non intenda di disporre immediatamente,
in collaborazione con le autorità statali competenti, un’adeguata vigilanza affinché simili episodi non abbiano più a verificarsi.
A norma di regolamento si chiede risposta scritta.
Pino Morandini


VOGLIAMO UN PAESE "LAICISTICISTICO" ! ! !
Ecco i risultati.
Il passo è breve...per le bestie! :muro:

Ewigen
09-04-2006, 22:09
PALESTINA
Gaza: Riaperta la libreria evangelica, ma la situazione rimane pericolosa

[ICN-News 09/04/06]

Il 3 aprile la libreria della Società Biblica di Gaza ha ripreso le sue attività dopo una chiusura di 5 settimane, in seguito ad una lettera minatoria nella quale si minacciava di far saltare l'intero edificio.

Hanna Massad, pastore della chiesa battista di Gaza e marito della direttrice della libreria, ha annunciato che la riapertura ha avuto luogo con l'autorizzazione del Ministero dell'Interno, malgrado le obiezioni dei proprietari dello stabile. "Abbiamo affrontato la potenza del regno delle tenebre, particolarmente in questi ultimi 4 giorni", ha scritto Massad in una e-mail ai suoi sostenitori in preghiera. "Siamo stati incoraggiati dalle risposte alle vostre preghiere, grazie se continuerete a pregare con noi e per noi".

Il 3 febbraio, degli anonimi integralisti islamici hanno fatto saltare la porta della libreria. I terroristi avevano annunciato che avrebbero ucciso il proprietario dello stabile ed i residenti, se la libreria non avesse chiuso le sue attività entro il 28 febbraio. Hanno anche ammonito i gestori della libreria di non limitarsi a traslocare, ma di cessare completamente le loro attività in tutta la Palestina.

La Società Biblica in Medio Oriente, e quella palestinese in particolare, sono sostenute da Porte Aperte. Massad ci ha chiesto di continuare a pregare: "La situazione a Gaza è molto pericolosa, il pericolo è permanente e il nemico fa tutto il possibile per impedirci di svolgere il nostro ministero".


ITALIA
In comune nei pressi di Terni, indagano carabinieri

(ANSA) - AMELIA (TERNI), 9 APR - Ieri in un seggio di una scuola di Fornole (Amelia), il presidente della sezione avrebbe deciso di togliere il crocifisso dal muro. La sua decisione ha causato le immediate proteste di alcuni rappresentanti dei partiti di centrodestra impegnati nello stesso seggio.Sono stati gli agenti della GdF ad avvertire del fatto i carabinieri di Amelia, che in tarda mattinata hanno compiuto un sopralluogo. Il crocifisso, al momento, non e' stato ancora ricollocato al suo posto.

<Straker>
09-04-2006, 22:14
Il crocifisso, al momento, non e' stato ancora ricollocato al suo posto.

E speriamo che rimanga in un cassetto. Non e', un seggio elettorale ne' una scuola, luogo dove professare una fede in uno stato laico come e' (dovrebbe essere) l'Italia.
Chi vuol vedere una croce, vada in chiesa.

Ewigen
09-04-2006, 22:39
VOGLIAMO UN PAESE "LAICISTICISTICO" ! ! !
Ecco i risultati.
Il passo è breve...per le bestie! :muro:

:nonsifa: non vedrai mai una bestia chiedere di togliere il crocifisso e/o entatre in un luogo sacro per fare i bisognini.

Ewigen
10-04-2006, 11:32
10 Aprile 2006
ARABIA SAUDITA
Arrestato ed espulso sacerdote cattolico a Riyadh

Sorpreso a celebrare la messa in un appartamento privato. Era in visita ai numerosi cattolici indiani che, come tutti i non islamici, non possono avere alcuna cura pastorale. Sono circa un milione i cattolici in Arabia Saudita.

Riyadh (AsiaNews) – Un sacerdote cattolico indiano è stato costretto a lasciare ieri l’Arabia saudita. Era stato scoperto dalla polizia religiosa ad organizzare un incontro di preghiera in preparazione alla Pasqua. Arrestato il 5 aprile scorso, è rimasto nelle mani della polizia religiosa per 4 giorni e ieri è ripartito per l’India. In Arabia Saudita è proibita la pratica di ogni religione differente dall’islam. Sono proibiti anche incontri tenuti in privato, fra amici, in casa.

Il sacerdote, p. George Joshwa, appartiene al rito malankarico del Kerala (India). Con il permesso del suo vescovo, aveva organizzato una visita ai molti indiani cattolici presenti nel regno saudita.

Il 5 aprile scorso p. George aveva celebrato la messa in una casa privata, quando hanno fatto irruzione 7 poliziotti religiosi (muttawa) e 2 poliziotti ordinari. La polizia ha arrestato due persone, fra cui il prete.

La polizia religiosa saudita è conosciuta per essere spietata e spesso tortura i fedeli di altre religioni che vengono arrestati.

Secondo fonti di AsiaNews, in Arabia Saudita vi sono circa 400 mila cattolici indiani, ai quali è proibita ogni cura pastorale. Gli stranieri cattolici arrivano almeno fino a un milione: tutti loro, finché sono in Arabia Saudita, non possono partecipare ad alcuna messa. Per i loro figli, almeno 100 mila bambini, è proibito ogni catechismo.

Spesso, in occasione delle feste di Pasqua e Natale, i cattolici programmano delle vacanze negli Emirati, in Bahrein o Abu Dhabi, dove essi hanno per almeno una volta, la libertà di partecipare alla messa.

titovalma
10-04-2006, 13:31
:nonsifa: non vedrai mai una bestia chiedere di togliere il crocifisso e/o entatre in un luogo sacro per fare i bisognini.

Hai ragione,
mi perdonino le bestie.

Ewigen
10-04-2006, 23:21
10 Aprile 2006
[ARABIA SAUDITA - INDIA
P. George: Nelle prigioni saudite, ho partecipato alle sofferenze di Cristo crocefisso
di Nirmala Carvalho

In un’intervista ad AsiaNews il sacerdote racconta l’arresto al termine della celebrazione della messa e l’interrogatorio; la polizia religiosa conosceva tutti i suoi spostamenti.

Trivandrum (AsiaNews) – “È stata una chiamata a partecipare e servire le sofferenze di Cristo”: così p. George Joshua, 41 anni, descrive i giorni passati in prigione a Riyadh e la sua espulsione dall’Arabia Saudita solo per aver celebrato una messa nel Paese dove la pratica di ogni altra religione, escluso l’Islam, è proibita.

In un’intervista esclusiva ad AsiaNews, p. George, sacerdote cattolico di rito malankar, racconta la sua piccola odissea. Tutto è cominciato la settimana scorsa, quando il p. George, col benestare del suo vescovo, è andato in Arabia saudita per preparare alla Pasqua le migliaia di indiani cattolici che lì vivono senza sacerdoti, eucaristia, o catechesi.

Il 5 aprile scorso P. George si trovava a Riyadh in una sala privata con un gruppo di cattolici stranieri per celebrare la messa. “Ho cominciato l’Eucaristia alle 20.30 ed era dedicata ai malati e a coloro che soffrono. Il rito orientale del Malankar è molto elaborato e la liturgia è durata fino alle 22.30. Avevo appena tolto i paramenti quando un gruppo di poliziotti della muttawa (polizia religiosa) e 2 poliziotti ordinari sono arrivati nella sala. I muttawa hanno un costume speciale e all’inizio ho pensato che fossero dei sacerdoti che volevano aggiungersi a noi”.

“Subito si sono diretti verso di me e mi hanno elencato tutti i luoghi dove io ero stato fino allora, le mie attività, le preghiere di gruppo che avevo organizzato nelle case private, ecc.”.

“Mi hanno domandato che tipo di visto io avevo e ho loro risposto: Un visto per business.

“Al che i muttawa mi dicono: Non lo sai che è illegale svolgere attività cristiane senza un visto speciale per religiosi? E io: Io sono un sacerdote, il mio ‘business’ è Gesù Cristo; per questo il visto da business va bene”.

“I muttawa mi hanno poi costretto a rivestirmi con i paramenti e mi hanno fatto stare di fronte al tavolo usato come altare e davanti a un crocefisso. Hanno scattato un sacco di foto, come prova che io ero un prete cristiano che svolgeva attività religiose illecite”.

“A un certo punto mi fanno parlare al telefono con il quartier generale della Muttawa. Qualcuno mi grida con arroganza: Non sai che posso mandarti in prigione anche per un anno? Io ho detto loro che svolgevo il mio lavoro religioso per la ‘mia’ gente e non per la loro. Gli ho detto che non sono colpevole, sono venuto cosicché, essendo buoni cristiani, possono amare e servire meglio il vostro popolo. Questo è il mio business”.

La muttawa ha portato Thomas, un guardiano sudanese, e me in un ufficio.

La polizie religiosa era entrata nella sala dove avevo finito di celebrare la messa intorno alle 22.30 e mi hanno interrogato fino alle 3 di notte, prima di portarmi al comando. Da lì sono stato portato alla stazione di polizia di Al Badia. Alle 4.30 sono stato gettato nella cella della polizia. Ho provato una sensazione di pace ed un’intensa gioia: Cristo era nato in una stalla, una mangiatoia, ed era morto sulla Croce. Per me partecipare alla sua sofferenza, proprio una settimana prima del Venerdì Santo era un dono speciale. Io ero benedetto”.

La sera di sabato 8 sono atterrato a Trivandrum (Kerala), ospite nella casa dell’arcivescovo.

Ewigen
11-04-2006, 22:10
Hai ragione,
mi perdonino le bestie.

:)

Ewigen
11-04-2006, 22:22
EUROPA
MTV: proteste per diffusione Popetown


09 aprile 2006 - (Idea) Continuano in Germania le proteste contro la prevista diffusione della serie di cartoni animati “Popetown“ da parte dell’emittente MTV. La serie, basata sulle comiche e irriverenti avventure di prelati corrotti e di un papa piccolo e grasso che si aggira per il Vaticano saltando su una molla, dovrebbe essere trasmessa a partire dal prossimo 3 maggio.
Il Zentralkomitee der deutschen Katholiken sta vagliando le possibilità di denuncia nei confronti di MTV per “vilipendio della chiesa cattolica“. Per il presidente dei cattolici tedeschi, prof. Hans Joachim Meyer, la serie televisiva è un attacco diretto contro la fede cristiana: ”Ciò che milioni di tedeschi ritengono essere di fondamentale importanza per la loro vita è messo alla berlina in modo infame”. Il movimento cattolico “Nie Wieder“ ha già sporto denuncia contro MTV, affermando che la serie offende, dileggia e oltraggia la fede cristiana. Il presidente della Kirchlichen Sammlung um Bibel und Bekenntnis della Baviera, Andreas Späth, ha dichiarato di non capire come mai “nei confronti dell’islam si usa un rispetto che giunge fino all’autonegazione, mentre nei confronti dei cristiani non si esita a gettare continuamente il discredito”. La serie televisiva, nata in Gran Bretagna, non è stata diffusa dalla BBC – che ne è produttrice – dopo forti proteste da parte della chiesa cattolica inglese. Anche altre emittenti hanno rinunciato alla diffusione, per lo stesso motivo. Solo l’emitente neozelandese Channel 4 ha finora diffuso “Popetown”.
In Italia “Popetown” è stato acquistato da Canal Jimmy, legata a Sky. Ma la diffusione della serie, prevista nel corso del 2005, è stata bloccata dalla protesta del Copercom, cui fanno capo l’Azione Cattolica e altre sigle per un totale di oltre 2 milioni di aderenti. La Copercom ha chiesto ai responsabili di Canal Jimmy e di Sky di “annullare la programmazione della serie del cartoon, per il contenuto di vilipendio gravemente offensivo della dignità della persona del Papa e della missione della Chiesa cattolica”. Nel cartone, dice un documento risalente allo scorso anno, diffuso dalla Copercom, “la figura del Papa e l’attività della Santa Sede vengono derise e offese in nome di una comicità spazzatura. Se la Bbc ha riconosciuto il contenuto del cartoon non divertente ma offensivo, è inaccettabile che ora lo si voglia riproporre per il pubblico italiano. Il Copercom chiede ai responsabili del canale di cancellare la programmazione di “Popetown”. In caso contrario si riserva di mobilitare l’opinione pubblica e di porre in atto tutte le iniziative legali per tutelare la dignità del Papa e perché venga evitata una così grave offesa al Pontefice, ai cattolici e a tutti gli uomini che nel mondo riconoscono l’altissimo magistero umano e morale del Papa”.


BANGLADESH
Chiesa data alle fiamme


Un anno d'intense ostilità verso alcuni abitanti del villaggio convertitisi dal buddismo al cristianesimo è culminato in un incendio appiccato ad una chiesa da una folla agguerrita.
Sebbene il Bangladesh sia un paese prevalentemente musulmano, il buddismo ha una discreta rappresentanza nel distretto di Pannchari, teatro dell'atto vandalico. Il governo ha reagito spiegando alcune forze di polizia nel villaggio per prevenire un peggioramento della situazione. I cristiani presi di mira sono stati avvertiti di non cercare aiuto presso le istituzioni e di non ricoverarsi in ospedale per farsi curare pena un intensificarsi della persecuzione.

11 Aprile 2006
SRI LANKA
[I]Si avvicina il varo della legge anti-conversione

Nominati i membri del Comitato incaricato di esaminare l’ultima versione del disegno di legge; se approvato mancherà solo la votazione finale in Parlamento. Cristiani “allarmati” avvertono: se il voto non sarà segreto, difficilmente qualcuno si esprimerà contro.

Colombo (AsiaNews) – Nonostante le promesse del nuovo governo per il rispetto della libertà religiosa in Sri Lanka, va avanti l’iter per l’approvazione del “pericoloso” Bill on Prohibition of Forcible Conversion, meglio conosciuta come legge anti-conversione.

Il 5 aprile il presidente del Parlamento, Lokubandara, ha nominato i 19 membri del Comitato legislativo permanente incaricato di esaminare l’ultimo testo del disegno di legge. L’approvazione da parte della Commissione rappresenta l’ultimo passo prima della lettura finale in Parlamento e della votazione definitiva. Cattolici e minoranze religiose in Sri Lanka si dicono “allarmati” dalla notizia e chiedono al presidente Mahinda Rajapakse - eletto a novembre - di rispettare le promesse fatte ai cittadini.

Il Bill on Prohibition of Forcible Conversion, è stato proposto nel luglio 2004 dal partito di monaci buddisti Jathika Hela Urumaya (Jhu); prevede che ogni individuo debba informare della sua conversione le autorità locali entro un periodo stabilito e che “nessuno convertirà o cercherà di convertire persone da una religione all’altra con la forza o con mezzi fraudolenti”. Per chi infrange la legge, la pena è la detenzione fino a cinque anni o una multa fino a 1500 dollari. La condanna arriva fino a sette anni di prigione e a una multa di oltre 5 mila dollari se i convertiti appartengono alla cosiddetta “Schedule 1”, la categoria ritenuta più a rischio “conversioni forzate”; vi rientrano donne, bambini, detenuti, ritardati fisici o mentali, studenti, ricoverati di ospedali e cliniche, rifugiati, membri delle forze armate o della polizia.

A maggio 2005 il Bill on Prohibition of Forcible Conversion è stato approvato in modo parziale dal Parlamento con gli emendamenti introdotti dopo il fermo della Corte Suprema, che ad agosto 2004 ne aveva dichiarato due punti non compatibili con l’articolo 10 della Costituzione - quello che assicura la libertà religiosa e di avere o adottare una religione o un credo a propria scelta. Ora il Comitato legislativo permanente, studierà gli emendamenti proposti e passerà il testo al Parlamento.

Esponenti della comunità cristiana nel Paese ricordano che il 25 novembre, in un suo discorso ufficiale, il neo eletto presidente Rajapakse aveva assicurato: “Adotteremo misure per assicurare a tutti i cittadini libertà religiosa e di coscienza, incluso il diritto di abbracciare ogni religione o fede”.

Secondo alcuni analisti cristiani a Colombo, ci sono molte probabilità che la legge passi “nonostante contravvenga i principi stessi della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo”. “Il Parlamento potrebbe fermarla - avvertono gli esperti - solo se il voto sarà segreto, altrimenti nessuno avrà il coraggio di esprimersi contro”. (SDS)


Mina uccide due operatori della Caritas
di Danielle Vella

L’esercito accusa i separatisti che negano ogni responsabilità.

Colombo (AsiaNews) - Sono stati uccisi dall’esplosione di una mina “claymore” due operatori della Hudec (Caritas Jaffna). L’esplosione, avvenuto nei pressi di Mirusuvil, lungo l’autostrada A-9, ha distrutto il veicolo sul quale viaggiavano ed ha colpito anche un veicolo militare, provocando la morte di cinque soldati. Shanmugaratnam Pathmanathan, di 55 anni, e Chelvendra Pradeepkumar, di 29, stavano tornando dall’ufficio locale della Hudec a Kilinochchi (Wanni).

L’esercito ha accusato i separatisti Tamil (LTTE), ma i ribelli hanno negato ogni responsabilità ed espresso la loro condanna per l’esplosione.

Secondo la Hudec, la mina era stata fissata ad una bicicletta appoggiata ad un lato di un piccolo negozio vuoto. Quando il veicolo militare si è avvicinato, la mina è esplosa, proprio mentre la vettura degli operatori della Caritas stava arrivando dalla parte opposta. “L’esplosione – ha spiegato padre Jeyakumar, direttore della Hudec – ha colpito la parte posteriore del veicolo e le due persone che erano sedute sui sedili posteriori sono stati uccisi”. Altri due membri del gruppo, M.Thatparanathan, 48 anni, e M.Ajanthan, 28 anni, sono stati gravemente feriti e sono stati portati al General Hospital di Jaffna.

Nell’esprimere solidarietà e condoglianze alla famiglia di Predip [Pradeepkumar], padre Jeyakumar ha detto che “per noi del gruppo Caritas Hudec, il suo sorriso resterà nel nostro ricordo e ci servirà per dar luce ad ognuno dei nostri giorni”. “Aveva – ha aggiunto – il talento di immettere energia positiva nel resto del gruppo ed era appassionato del suo lavoro con la comunità”. Il direttore della Hudec ha manifestato la sua solidarietà verso la famiglia di Paath (Pathmanathan), dicendo che “resterà nelle nostre menti e nei nostri cuori come una persona completamente ed entusiasticamente dedicata al suo lavoro con i bambini. Sentiremo la mancanza del suo buonumore e della sua effervescente personalità”.

Il gruppo Hudec è impegnato nella penisola di Jaffna e nella regione Wanni, nel nord dello Sri Lanka in progetti di soccorso ed in iniziative di giustizia e pace per le persone rifugiate a causa della guerra civile e per i sopravvissuti dello tsunami. Gli ultimi giorni hanno visto una recrudescenza degli attacchi in violazione del cessate il fuoco. All’esplosione di ieri ha fatto seguito oggi lo scoppio di un’altra mina clamore, che ha colpito un bus che portava dei militari da Trincomalee. Almeno 12 soldati sono rimasti uccisi ed altri 8 feriti. Fonti ufficiali sostengono che anche due stranieri sono rimasti colpiti dall’esplosione, della quale è accusata la LTTE.



11 Aprile 2006
INDIA
“Conversioni e missionari, il pericolo più grande per la nostra società”
di Nirmala Carvalho

Parlando nel cuore della neo-eretta diocesi di Jashpur, il presidente del Bjp lancia l’ennesimo attacco ai missionari “corruttori dei poveri”. La Chiesa indiana risponde: “E’ facile poi dare la colpa di tutto ad una comunità piccola ed indifesa”.

Jashpur (AsiaNews) – Rajnath Singh, presidente del Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista – ha lanciato un nuovo, violento attacco contro la comunità cristiana.
Parlando durante un comizio elettorale a Jashpur, nello Stato centro-orientale del Chhattisgarh, il politico ha detto: “I missionari cristiani convertono i poveri di tutta l’India utilizzando come copertura la loro opera sociale. Ma non vi è alcun gioco più crudele di usare il denaro o la carità per prendere in giro questa gente”.
“Le conversioni – ha aggiunto – sono il pericolo più grande per la nostra società: non possiamo permettere che in questo modo venga cambiato il profilo demografico della nazione. Non permetteremo che gli indù divengano una minoranza, come ha detto qualcuno, entro il 2060. Finché il Bjp sarà sulla scienza politica, combatterà contro questa ipotesi”.
Singh ha poi sottolineato come “appena divenuto presidente del Partito, ho chiesto a tutti i dirigenti di fare in modo che vengano adottate le leggi anti-conversione in tutti i nostri Stati, per distruggere il disegno dei missionari cristiani”. “Il governo del Jharkhand è pronto con una risoluzione di legge – ha aggiunto – ed invito Raman Singh, primo ministro del Chhattisgarh, a seguire questa strada”.
Persino il Madhya Pradesh, che ha già una legge anti-conversione, ha bisogno di “un decreto più severo”.
La scelta di Singh di usare Jashpur come base per l’attacco ai cristiani, ha un significato strategico. L’area ha infatti un’alta percentuale di cristiani e poco distante dal palco montato per il comizio sorge la grande cattedrale di Raigarh. La diocesi di Jashpur è inoltre “neonata”, in quanto è stata creata da Benedetto XVI il 23 marzo scorso.
“La tirata contro i missionari fatta da Singh – dice ad AsiaNews padre Babu Jospeh, portavoce della Conferenza episcopale indiana (Cbci) - non era inaspettata del tutto, data la sua inclinazione a muoversi nell’ambito di organizzazioni ultrareligiose. Ironicamente, si suppone che egli sia ancora in piena Bharat Suraksha Yatra” [preghiera nazionale indù per l’armonia, che dura tre giorni], e quindi dovrebbe trasmettere un messaggio di unità nazionale e sicurezza”.
“Più di chiunque altro – continua il sacerdote, anche direttore della sezione comunicazione della Cbci – Rajnath Singh dovrebbe sapere cosa accade nel fronte sicurezza di questa nazione. Non è il numero in declino di cristiani che crea minacce al Paese, ma alcuni elementi turbolenti che vengono cullati dalla sua gente e che giocano con la distruzione nazionale. E’ facile poi dare la colpa di tutti questi problemi ad una piccola comunità indifesa ed addossarle così tutti i mali della società”.
“In questo modo – conclude – Rajnath non mostra segni di valore o di patriottismo, ma il suo personale odio verso una sezione della società indiana”.

ivanao
11-04-2006, 23:34
.g!

giannola
12-04-2006, 07:12
ewigen grazie per queste info, è una cosa importante quella che fai. Apri un blog!

concordo, è sufficiente grazie, ma se ne ha abbastanza, 3d inutile per un forum, non posta nessuno perchè nn ce n'è il margine di dialogo, ri-invito i mod a rivedere le proprie decisioni sul mantenimento di tale 3d.

Adric
12-04-2006, 07:39
Se c'è un thread che non è inutile è proprio questo, attraverso un thread si fa anche informazione (spesso su nazioni lontane e realtà poco conosciute) anche fosse un monologo di un unico utente.
Al mondo non esistono solo Berlusconi, Prodi, comunisti, fascisti, Usa e Iraq.

<Straker>
12-04-2006, 07:58
Se c'è un thread che non è inutile è proprio questo, attraverso un thread si fa anche informazione (spesso su nazioni lontane e realtà poco conosciute) anche fosse un monologo di un unico utente.
Al mondo non esistono solo Berlusconi, Prodi, comunisti, fascisti, Usa e Iraq.

Il thread in se' non e' inutile, non si nega l'utilita' delle informazioni riportate.
Inutile invece e' il modo in cui l'autore della maggior parte dei post porta avanti il thread: con totale assenza di dialogo se non con le persone a lui gradite, senza possibilita' di confrontarsi e commentare i fatti se i commenti non sono di suo gradimento, tutto cio' con una intolleranza tipica dei fanatici della sua e di altre religioni.
Davvero mi sorprende che i mod permettano tale assenza di dialogo in un posto, il forum, in cui il dialogo dovrebbe invece rappresentare la sua ragion d'essere.

giannola
12-04-2006, 08:09
Se c'è un thread che non è inutile è proprio questo, attraverso un thread si fa anche informazione (spesso su nazioni lontane e realtà poco conosciute) anche fosse un monologo di un unico utente.
Al mondo non esistono solo Berlusconi, Prodi, comunisti, fascisti, Usa e Iraq.

se si vuole fare informazione si può aprire un blog oppure si possono semplicemente linkare le notizie invece di mettere listoni chilometrici.
E' un forum questo dove l'invito al dialogo e al commento dovrebbe essere proposto dallo stesso autore che invece invita i "dissenzienti" a postare altrove.

Per inciso mica mi stai accusando di volere la censura ?

giannola
12-04-2006, 08:10
Il thread in se' non e' inutile, non si nega l'utilita' delle informazioni riportate.
Inutile invece e' il modo in cui l'autore della maggior parte dei post porta avanti il thread: con totale assenza di dialogo se non con le persone a lui gradite, senza possibilita' di confrontarsi e commentare i fatti se i commenti non sono di suo gradimento, tutto cio' con una intolleranza tipica dei fanatici della sua e di altre religioni.
Davvero mi sorprende che i mod permettano tale assenza di dialogo in un posto, il forum, in cui il dialogo dovrebbe invece rappresentare la sua ragion d'essere.

:mano:

CS25
12-04-2006, 09:32
Il thread in se' non e' inutile, non si nega l'utilita' delle informazioni riportate.
Inutile invece e' il modo in cui l'autore della maggior parte dei post porta avanti il thread: con totale assenza di dialogo se non con le persone a lui gradite, senza possibilita' di confrontarsi e commentare i fatti se i commenti non sono di suo gradimento, tutto cio' con una intolleranza tipica dei fanatici della sua e di altre religioni.
Davvero mi sorprende che i mod permettano tale assenza di dialogo in un posto, il forum, in cui il dialogo dovrebbe invece rappresentare la sua ragion d'essere.

Quoto anche io, e' un bel paradosso questo thread :)

scaci
12-04-2006, 09:35
Mi unisco anche io a chi constata che questo thread è fine a se stesso e non porta a nessun tipo di dialogo. Non è neanche un monologo, ma una lista di notizie.


Mah :confused:

Encounter
12-04-2006, 10:21
Mi unisco anche io a chi constata che questo thread è fine a se stesso e non porta a nessun tipo di dialogo. Non è neanche un monologo, ma una lista di notizie.


Mah :confused:

Il mio amichevole consiglio è : lasciate perdere.

Una canzone di battiato dice: Mostruosa creatura il suo nome è fanatismo

<Straker>
12-04-2006, 10:31
Il mio amichevole consiglio è : lasciate perdere.

Una canzone di battiato dice: Mostruosa creatura il suo nome è fanatismo

:D

Di certo non mi preoccupo di quanto una persona possa essere fanatica, anche perche' per fortuna, in italia, i fanatici cristiani sono tenuti a bada da un bel po' di tempo e tutto quel che possono fare e' rosicare nelle loro convinzioni, vedendo il potere temporale della loro religione ridotto a zero o quasi (non del tutto purtroppo).
Mi rattrista invece, e lo ripeto, vedere come sia "tollerata l'intolleranza": compito di un forum dovrebbe essere, a mio parere, l'invito al dialogo: anche aspro, ma dialogo. Spesso lo si ripete in questa sezione: le regole sono queste, prendere o lasciare.
In questo caso invece, in nome di una non meglio definita "tolleranza", si "tollera" un soliloquio privo di alcun costrutto quale e' questo thread.

ivanao
12-04-2006, 11:07
.

<Straker>
12-04-2006, 11:15
scusate ma che confornto serve, sono informazioni di intolleranze verso i cristiani nel mondo, non è che ci sia molto da discutere...

:mbe: E allora che ci sta a fare questo thread in un forum, che per definizione e' basato sulla partecipazione attiva alle discussioni??
Si vuole fare informazione su un argomento specifico? Ci si apre un blog e lo si mette nella firma. Chi vuole va a commentare, e l'autore del blog risponde a chi gli pare, tanto e' casa sua.

Encounter
12-04-2006, 11:42
scusate ma che confornto serve, sono informazioni di intolleranze verso i cristiani nel mondo, non è che ci sia molto da discutere...

L'hai detto.
Questo è un forum "di dicussione".
Si dovrebbe discutere sulle notizie riportate.
Se 2 cristiani sono picchiati perchè cercano di appendere un crocifisso in una moschea, ci sarebbe da discutere, o no?
In verità l'autore del "blog" non si abbassa a discutere con chi non la pensa come lui, con chi non ha fatto i suoi studi di alta teologia.

giannola
12-04-2006, 11:53
L'hai detto.
Questo è un forum "di dicussione".
Si dovrebbe discutere sulle notizie riportate.
Se 2 cristiani sono picchiati perchè cercano di appendere un crocifisso in una moschea, ci sarebbe da discutere, o no?
In verità l'autore del "blog" non si abbassa a discutere con chi non la pensa come lui, con chi non ha fatto i suoi studi di alta teologia.

le notizie dovrebbero essere a margine e supporto delle idee dell'utente, non costituire praticamente l'unica fonte del 3d.
Oltretutto spesso nè schiaffa 3 o 4 in un colpo solo che è pure difficile assimilare qualcosa e farne argomento di discussione.

Ewigen
12-04-2006, 21:52
ewigen grazie per queste info, è una cosa importante quella che fai

Grazie,ovvianete il tuoi ringraziamenti vanno anche ad Adric,che è tale "mestiere" lo fa molto prima di me (molti non voluti "blog" li ha aperti proprio lui).

Ewigen
12-04-2006, 22:48
TURCHIA
12/4/2006 19.59
RINVIATO A GIUDIZIO PRESUNTO OMICIDA DON SANTORO

[PIME]La procura dei minori di Trabzon (Trebisonda) ha depositato oggi il rinvio a giudizio per il sedicenne accusato di aver assassinato il 5 febbraio scorso don Andrea Santonoro con due colpi di pistola alle spalle mentre pregava nella chiesa di Santa Maria di Trebisonda. Secondo la televisione turca il ragazzo, Ouzhan Akdil, rischia la pena dell’ergastolo; per altre fonti la pena potrebbe essere di 26 anni. Il giovane è accusato di omicidio premeditato, di detenzione illegale di armi e di attentato alla sicurezza generale. Riferiscono i media turchi che dalle indagini non sarebbero emerse finora prove dell’esistenza di mandanti o complici. Resta comunque ancora non chiaro il movente dell’assassinio di don Santoro, 61 anni, missionario ‘Fidei donum’ nella località sul Mar Nero, dove svolgeva attività a favore delle donne vittime del racket della prostituzione. Tra le ipotesi ancora al vaglio degli inquirenti - e quella da sempre sostenuta dalle autorità turche - è che il ragazzo, psicologicamente disturbato, abbia deciso di uccidere il religioso, con la pistola rubata al fratello maggiore, sull’onda delle agitazione scoppiate per la pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto; lo stesso Akdil ha fatto dichiarazioni in questo senso dopo il suo arresto. Si sarebbe invece indebolita l’ipotesi che ad armare la mano del ragazzo sia stata la malavita organizzata disturbata dall’attività sociale del religioso a favore delle prostitute. Infine, la stampa turca riferisce che la polizia sta ancora indagando su piccoli gruppi radicali islamici locali che l’imputato avrebbe frequentato e uno dei cui capi avrebbe accusato don Santoro di fare proseliti. L’arresto di Akdil avvenne due giorni dopo l’omicidio; le testimonianze avevano indicato in un giovane l’omicida del religioso, ma una dei due testimoni presenti in chiesa al momento dei fatti espresse forti dubbi che si trattasse di un ragazzo.

Ewigen
13-04-2006, 11:32
13 Aprile 2006
PAKISTAN
Donna cristiana difende la croce, musulmani la accusano di blasfemia

Naseem Bibi è in cella di isolamento: mentre infuriavano le proteste musulmane contro le vignette su Maometto, ha litigato con dei dimostranti che stavano dissacrando il cristianesimo.

Kasur (AsiaNews/Ans) – Per aver difeso la croce da una dissacrazione, una donna cristiana è in prigione con l'accusa di blasfemia. Naseem Bibi è detenuta in isolamento con l’imputazione di aver offeso un'immagine della Kabaah, il luogo più sacro dell'Islam in Arabia Saudita. Lo scorso 7 aprile i giudici le hanno negato il rilascio su cauzione. Il marito e i tre figli, intanto, hanno dovuto lasciare la loro casa e nascondersi altrove per paura di ritorsioni da parte di estremisti islamici.

Secondo la sua famiglia, la donna ha protestato contro un gruppo di musulmani che disegnavano una croce sopra un mucchio di spazzatura. Le autorità carcerarie hanno negato a membri dello Sharing Life Ministry Pakistan (Slmp), un'organizzazione protestante, di visitare la detenuta. Lo Slmp ha diffuso un comunicato di Gulzar Masih, marito della donna, in cui l’uomo racconta la storia di Naseem.

Tutto risale al 3 marzo scorso, quando numerosi musulmani vicino alla casa di Naseem, a Kasur, stavano protestando contro le vignette blasfeme su Maometto. “Gridavano slogan contro Bush e contro il cristianesimo” racconta Gulzar. L’uomo aggiunge: “Naseem ha visto che i dimostranti disegnavano una croce sopra un mucchio di spazzatura, così è uscita a protestare contro questo gesto dissacratore”. La donna ha discusso con i manifestanti facendo notare che stavano violando un simbolo sacro al cristianesimo, mentre protestavano proprio per la stessa offesa alla loro religione.

Secondo il racconto del marito, Naseem è stata percossa e le sono stati strappati i vestiti di dosso. Il gruppo di musulmani si è allontanato per poi ritornare dopo qualche ora con un’immagine della Kabah sporcata da escrementi. Gli uomini hanno accusato Naseem di blasfemia e la polizia, accorsa sul posto, l’ha portata al comando locale. Gulzar confessa di non essere intervenuto a difesa della moglie per paura.

Lo Slmp ha reso noto che contro la donna è stato aperto un caso di blasfemia e che il marito, dopo più di un mese, non l’ha ancora potuta visitare.

La cosiddetta legge sulla blasfemia (ovvero l’articolo 295 b e c del Codice penale pakistano) punisce con l’ergastolo le offese al Corano e stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto. Da tempo Chiesa cattolica e gruppi per i diritti umani chiedono la totale abrogazione della legge. Finora il governo ha apportato solo deboli emendamenti.

13 Aprile 2006
INDONESIA
Un sacerdote pronto a morire per salvare i tre cattolici indonesiani
di Benteng Reges

Padre Leonardus Mali invia la sua proposta al presidente; gli studenti universitari accolgono con entusiasmo l’iniziativa e danno il via a una raccolta di firme a favore di Tibo e dei suoi compagni.

Jakarta (AsiaNews) – Un sacerdote cattolico indonesiano è pronto a dare la sua vita per salvare quella di Tibo e dei suoi due compagni condannati a morte a Palu, Sulawesi centrali. Da Roma, dove si trova per motivi di studio, p. Leonardus Mali, dell’arcidiocesi di Kupang, provincia di Nusa Tenggara Timur, ha inviato una lettera al presidente Susilo Bambang Yudhoyono dichiarando di “essere pronto a morire per la libertà dei tre cattolici”.

Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu, sono condannati a morte come responsabili di violenze avvenute nel 2000 a Poso, nell’ambito di un lungo conflitto tra la comunità musulmana e cristiana. “Il conflitto di Poso è una storia complicata – spiega p. Mali – ma dispiace apprendere che le forze di sicurezza e la giustizia non ne vogliono svelare lo scenario e si accaniscono a ritenere questi contadini analfabeti gli ideatori di tutto”.

La proposta di p. Mali ha riscosso grande seguito tra i giovani nel Paese, soprattutto tra gli studenti universitari. Ieri numerosi iscritti alla University Indonesia (Ui) a Jakarta hanno dato il via a una campagna a favore di Tibo. L’iniziativa prevede il dispiegamento di un lungo striscione, dove tutti i favorevoli alla liberazione dei tre condannati apporranno la loro firma; gli organizzatori si aspettano almeno un milione di adesioni.

Non tutti, però, vedono di buon occhio le dichiarazioni di p. Mali. Padre Norbert Bethan, membro del Padma - il gruppo di avvocati che difende Tibo e i compagni - ritiene la proposta del sacerdote “fuori luogo” e pericolosa, perché “potrebbe dare l‘impressione che i tre siano veramente colpevoli”. La loro innocenza va riconosciuta legalmente.

Dopo le dichiarazioni del capo della polizia delle Sulawesi centrali, brigadiere generale Oegroseno, sulla necessità di cancellare l’esecuzione per condurre nuovi interrogatori, aumentano le speranze. Da tempo Tibo ha fatto i nomi di 16 persone, responsabili delle violenze del 2000, e sulle quali la difesa chiede maggiori indagini. Ieri il viceprocuratore generale per i crimini generici, Prasetyo SH, ha detto che la sentenza “non verrà portata a termine presto”, se Tibo deve essere ancora interrogato.

Intanto si analizza il perché Oegroseno, che da settimane annunciava la preparazione del plotone d’esecuzione, abbia cambiato idea. Alcuni pensano che siano arrivati "ordini dall’alto"; ma il comando centrale della polizia a Jakarta non ha voluto fare commenti. Il vice portavoce della polizia ha solo ribadito: “L’esecuzione è nelle mani del Procuratore generale”. Quest’ultimo, per ora, sembra deciso a giustiziare Tibo e i suoi compagni.

Ewigen
13-04-2006, 18:56
13 Aprile 2006
INDIA
Attivista cattolico denuncia per blasfemia l'ex vice Primo ministro
di Nirmala Carvalho

L'ex vice primo ministro Advani ha detto in diversi incontri pubblici: ‘Come quello anche noi siamo stati crocifissi un venerdì, ma anche noi come quello siamo resuscitati una domenica’. Secondo Dayal la frase pronunciata è offensiva dei sentimenti religiosi dei cristiani di tutto il mondo, in modo particolare perché pronunciata durante la Settimana santa.

New Delhi (AsiaNews) - John Dayal, presidente dell’All India Catholic Union, si è presentato alla polizia del Gujarat e Delhi per denunciare una dichiarazione dell'ex vice Primo ministro L.K. Advani che ha paragonato la presa del potere del Bharatiya Janata Party (Bjp) alla morte e resurrezione di Cristo. Secondo Dayal Advani è colpevole di blasfemia per aver offeso i sentimenti religiosi dei cristiani.

“Nel corso dell’ultima settimana – si legge nella denuncia – Advani ha ripetuto una frase blasfema in incontri pubblici che sono stati seguiti dai media di telecomunicazione. Io stesso, come tutti gli abitanti di New Delhi che seguono il canale in lingua inglese del Ndtv e altre televisioni, l’ho sentita ripetere almeno tre volte. Queste trasmissioni sono registrate e possono quindi essere messe a disposizione degli investigatori. È necessario comunicare alle aziende televisive di non distruggere, ma conservare i filmati per far si che vengano utilizzati dalla corte”.

“La frase offensiva – continua la denuncia - è la seguente: ‘Come quello anche noi siamo stati crocifissi un venerdì ma anche noi come quello siamo resuscitati una domenica’. Advani ha rilasciato apposta questa dichiarazione proprio in questa settimana, che è santa per i cristiani di tutto il mondo. È in questa settimana che si ricorda la passione di Cristo. Il venerdì santo si ricorda la morte di Cristo con la crocifissione, ed è un momento di forte devozione. Domenica è la Pasqua di risurrezione, per i cristiani il giorno più sacro dell’anno. Le parole crocifissione e risurrezione sono concetti religiosi utilizzati solo in contesto cristiano, e la blasfemia commessa da Advani è una provocazione contro l’armonia sociale soprattutto perché è stata fatta durante la Settimana santa e da un importante esponente del Bjp noto per gli attacchi contro i cristiani”.

“Di recente – conclude Dayal – ci sono state violente reazioni da parte della comunità musulmana a causa di provocazioni in qualche modo simili. La comunità cristiana si trattiene, ma ciò non può giustificare il fatto che le autorità non prendano provvedimenti al riguardo”.

Ewigen
15-04-2006, 22:14
Falsificazione e' una grossa parola che io difficilmente userei quando i fatti non possono essere contestati, perchè la loro reale natura ci permette solo di capire in quale direzioni il mondo sta girando.

Tu hai forse paura della realtà dei fatti di cronaca o sei infastidito che episodi reali possano mettere in luce il grave problema che il mondo sta affrontando?

Se tu pensi che tutto questo e' falso, allora ti invito ad andare a pregare in una chiesa in siria o in algeria o in arabia saudita o anche in turchia. Forse non sai che le chiese sono difese da recinzioni e fortificate per difenderle da " estremisti " . Ti assicuro che la Turchia si dichiara un paese civile e aperto ai nuovi orizzonti, ma spaventa il fatto che il lavoro di Ataturk stia finendo per fare strada a un buio medievale.


Una precisazione:Ataturk è stato tra i complici ed esecutori del genocidio degli Armeni di cui la Turchia,alla faccia di chi la vuole in Europa, neppure ha il pudore di chiedere scusa.

TURCHIA
La Turchia nega il visto ad una famiglia cristiana tedesca
[ICN-News 15/04/06]

Una famiglia tedesca cristiana si è vista rifiutare il permesso di soggiorno per lavoro perché "la loro presenza è una minaccia alla sicurezza nazionale". E' quanto è successo ad Alex Eisele, la moglie Jutta ed i loro due figli, Sarah e Joshua, i quali credono che le loro "attività apertamente cristiane" abbiano giocato in loro sfavore. Gli Eisele, a Cipro per rinnovare il visto, nel passato avevano ricevuto SMS di minacce.

Ewigen
15-04-2006, 22:21
EGITTO
I COPTI NEL MIRINO
Tre fondamentalisti islamici armati di coltelli fanno irruzione contro altrettanti luoghi di culto affollati per le celebrazioni del Venerdì Santo: 12 feriti Fermato in tempo un quarto attentatore

Egitto, raid in tre chiese: cristiano ucciso

La comunità di Alessandria era già stata colpita dagli estremisti. Ma il governo fa poco per tutelare la sicurezza e la libertà religiosa

Dal Cairo ;Da Beirut Camille Eid

Venerdì santo insanguinato in Egitto. Almeno un cristiano è stato ucciso e altri 12 sono stati feriti negli attacchi compiuti da tre fondamentalisti islamici armati di coltello in altrettante chiese copte di Alessandria, la seconda città del Paese. Tre feriti sono in gravi condizioni. Gli attacchi sarebbero avvenuti quasi simultaneamente in tre quartieri diversi. Gli assalitori, ciascuno con due coltelli, sono stati successivamente catturati: tra loro c’è un neolaureato e un ex impiegato statale licenziato per problemi psichici. Un quarto fanatico è stato arrestato prima che potesse compiere un analogo attacco nel quartiere di Sporting. Gli assalitori hanno gridato «Allah è grande» e «Non c’è Dio al fuori di Allah». La minuziosa ricostruzione di quanto accaduto ad Alessandria è stata però smentita in serata dalle autorità del Cairo secondo le quali ad agire sarebbe stato un uomo solo, «con problemi psicologici». L’uomo, identificato come Mahmoud Salah-Eddin Abdel Raziq, che è stato arrestato, avrebbe colpito in diversi luoghi di culto. Non sono chiari i motivi delle discrepanze fra le ricostruzioni fornite. Il governo egiziano in passato aveva già tentato di sminuire gli incidenti di natura settaria per non infiammare le tensioni fra la maggioranza musulmana e la minoranza copta. Il fedele ucciso aveva 67 anni ed è morto durante il trasporto in ospedale. Secondo altre fonti invece sarebbe un 78enne, Nushi Atta Girgis. Coincide invece il luogo dell’aggressione: la chiesa di San Giorgio nel quartiere di Hadra. Le chiese attaccate si trovano tutte nella parte est della città: le altre sono quella dei Santi, nel quartiere di Sidi Bish, e della Vergine Maria, nel quartiere Fleming. Sono otto milioni i copti, cioè i cristiani nati in Egitto, Paese in cui l’islam è religione di Stato. Rappresentano il 10 per cento della popolazione, con il restante 90 per cento praticamente tutto musulmano.


Quello dei copti d'Egitto è un martirio in silenzio. L'episodio di ie ri è l'ennesimo di una lunga catena di aggressioni che risale almeno a 25 anni fa. Il 1981, infatti, ha visto i gravi attentati di al-Zawiya al-Hamra, alla periferia del Cairo, in cui hanno perso la vita 25 copti, e l'attentato dinamitardo contro una chiesa di Shubra che ha provocato 5 morti e decine di feriti tra i fedeli.
L'offensiva anti-cristiana è poi ripresa in grande stile negli anni '90. Secondo una Ong egiziana, solo tra il 1994 e il 1999 ci sono stati ben 591 atti di violenza contro i copti. Alcuni episodi: nel 1990, un uomo armato ha aperto il fuoco contro i fedeli riuniti all'interno di una chiesa di Alessandria uccidendone cinque, tra cui il prete. Nel 1991 un anziano sacerdote di 86 anni è stato pugnalato a morte vicino ad Assiut e il suo corpo cosparso di benzina e incendiato. Nel 1992, una "spedizione punitiva" è stata lanciata dal gruppo radicale Gamaa Islamiya contro i copti di Manshiyat Nasr uccidendo 13 persone. Nel 1994, una raffica contro l'ingresso del monastero al-Muharraq ha fatto cinque vittime, tra cui due monaci. Nel 1997, quattro estremisti hanno fatto irruzione nella chiesa di Abu Qurqas, dove era in corso il catechismo per ragazzi, uccidendo dodici persone. Di nuovo, e mentre il mondo celebrava l'arrivo del duemila, in un piccolo villaggio dell'Alto Egitto, al-Kosheh, venivano massacrati 21 copti in un assalto pianificato che si è protratto per tre giorni. L'atteggiamento delle autorità è stato scioccante. Al processo, le sentenze sono state, infatti, miti: qualche anno di carcere per una novantina di imputati. Quasi come se l'assassinio dei cristiani non fosse un crimine.
Se, fino all'anno scorso, gli episodi di violenza erano per lo più limitati all'Alto Egitto, zona di maggiore concentrazione dei copti, oggi si denota invece un progressivo coinvolgimento delle aree urbane. Quasi a marcare un clima di tensione generalizzata. La città di Alessandria, cosmopolita fino a mezzo secolo fa, ha assistito l'anno scorso a delle violenti m anifestazioni, con saccheggi di negozi copti, contro la presentazione di un'opera teatrale cristiana ritenuta offensiva per l'islam.
Le timide misure del governo per alleviare le discriminazioni contro i copti vengono così ridotte a meri premi di consolazione. Dalla decisione di riconoscere giorno festivo nazionale il Natale, a quella recentissima di semplificare il tortuoso iter burocratico per la costruzione o restauro delle chiese. Decisione, quest'ultima, che non ha incontrato ovviamente il favore dei radicali, visto che non sono state poche le segnalazioni di assalti contro "illegali" luoghi di culto cristiani. Di sicuro avrà scatenato l'ira dei radicali anche la voce circolata due settimane fa circa un accordo tra la prestigiosa università islamica di al-Azhar e la Chiesa copta per consentire la libertà di conversione al cristianesimo. I Fratelli musulmani hanno infatti chiesto chiarimenti al premier Ahmed Nadif. «L'evangelizzazione non è accettabile», ha tuonato Mohammed Said al-Katatini, capogruppo dei Fratelli al Parlamento. «Se fosse vero, questo atto aprirà le porte a una sedizione religiosa tra musulmani e cristiani».
«La sopravvivenza cristiana in Egitto è un enigma», scriveva qualche anno fa Péroncel-Hugoz. «L'ostinazione di questa popolazione a rimanere copta, quando il passaggio all'islam semplifica così tanto la vita nell'Oriente arabo, non può analizzarsi se non alla luce della fedeltà alle origini di cui certi popoli possiedono il segreto. I copti d'Egitto devono la loro sopravvivenza solo a sé stessi. Ciò è ammirevole, ma non spiegabile».

USA CHIEDONO PIU' SICUREZZA

Preoccupazione negli Stati Uniti per le violenze a sfondo religioso in Egitto: un portavoce del dipartimento di stato ha definito inaccettabili gli attacchi di ieri contro tre chiese copte, che hanno provocato la morte di un cristiano, e ha chiesto più sicurezza per chi frequenta luoghi di culto.
"Questo atto di violenza verso dei fedeli perpetrato in un giorno santo per la comunità cristiana copta di Alessandria è inaccettabile e va condannato nel modo più fermo", ha detto il portavoce aggiungendo: "Vogliamo chiedere al governo egiziano di impegnarsi al massimo per fare decantare la tensione, mettendo in atto anche dispositivi di sicurezza per tutti i luoghi di culto e lanciando un appello a tutte le comunità per evitare nuove violenze e ogni incitamento alla violenza".

[Avvenire]

Lorekon
16-04-2006, 10:44
Vignetta anti-Islam su Studi cattolici
Ma l'Opus Dei prende le distanze

ROMA - "Una vignetta scorretta ogni tanto fa bene". Cesare Cavalleri, direttore del mensile Studi Cattolici, copia il passo dantesco in cui Maometto viene descritto all'inferno, ci fa fare una vignetta e la pubblica sulla sua testata commentando che se dovessero seguirne degli attentati, sarebbero da imputare "all'idiozia dell'Islam radicale". L'Opus Dei, di cui è membro, ha subito sconfessato la sua iniziativa, ma Cavalleri non si è arreso. La vignetta infatti segna l'esordio sulla sua rivista di una serie lungamente meditata dal titolo: "Vignette scorrette", e Dante è una citazione colta a cui non rinunciare.

"Osservando la scena, Dante chiede a Virgilio: 'Quello là diviso a metà dalla testa alle chiappe non è Maometto?' - ha voluto aggiungere Cavalleri - E la sua guida risponde: 'Sì ed è diviso perché ha portato la divisione nella società. Mentre invece quella là con le brache calate è la politica italiana riguardo all'Islam'. Si tratta solo di un passo della Divina Commedia - ha assicurato il direttore del mensile - e comunque Maometto all'inferno ce l'ha mandato Dante".

Giuseppe Corigliano, portavoce dell'Opus Dei ha criticato Cavalleri ricordandogli che il fondatore dell'Opera, Sant'Escrivà "avrebbe dato la vita per rispettare la libertà religiosa di chiunque". Mentre padre Justo Lacunza Balda, rettore del Pontificio Istituto di Studi Arabi, illustre islamista, si è chiesto il perché di una simile iniziativa. "Questo non è spirito cristiano, non è modo. E poi durante la Settimana Santa: perché pubblicare una vignetta di questo genere?". Ed ha aggiunto: "Non si può irridere così Maometto figura centrale per la fede di più di un miliardo di persone al mondo".

Dal mondo islamico arrivano critiche aspre come quelle di Roberto Piccardo, segretario dell'Ucoii, una delle associazioni islamiche considerate più tradizionaliste, che si è augurato che la provocazione cada nel vuoto. "Con tutto lo sforzo che è stato fatto - ha detto - dal mondo cristiano e musulmano per il dialogo interreligioso, purtroppo ci sono sempre minoranze che accendono fuochi e lanciano provocazioni. La verità è che la madre dei cretini è sempre incinta". Mario Scialoja, direttore della sezione italiana della Lega mondiale musulmana e membro della Consulta islamica voluta da Pisanu, si è limitato a sottolinearne "il cattivo gusto".

La rappresentazione di Maometto all'inferno è sempre stata considerata blasfema dall'islamismo radicale. Il passo incriminato, tratto dal XXVIII canto della Divina Commedia, è stato rappresentato nella basilica di San Petronio a Bologna dal celebre affresco del '400 di Giovanni da Modena. E proprio questa chiesa era finita nel mirino del terrorismo islamico: il ministro dell'Interno ha infatti annunciato pochi giorni fa che è stato sventato un attentato contro la basilica.

(15 aprile 2006)




"beati i costruttori di pace" :muro:

Ewigen
16-04-2006, 13:52
http://www.icn-news.com/users/foto/1145070074.jpg

http://i30.photobucket.com/albums/c339/splinder/ruivigile.jpg

http://i30.photobucket.com/albums/c339/splinder/casinger.jpg

:Puke:

Ziosilvio
16-04-2006, 16:48
Vignetta anti-Islam su Studi cattolici

[CUT]
Il direttore di Studi Cattolici si è dichiarato "sorpreso e dispiaciuto della ripercussione mediatica" e si è scusato.
Maggiori informazioni sul sito Web del Corsera (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/04_Aprile/16/maometto.shtml).
Adesso vediamo se e come si evolverà la vicenda.

P.S.: il primo dei tre fumetti (palloncini con le voci) della vignetta aveva dato un po' fastidio anche a me.
Il terzo, era appropriatissimo.
E la vignetta, di per sé, non è anti-islamica più di quanto la prima pagina del Manifesto per l'elezione di Papa Benedetto XVI sia stata anti-cristiana.

Ewigen
16-04-2006, 18:28
TURCHIA
Turchia in Europa? Sia laica e rispetti i cristiani
di Imberti Nicola

Monsignor Rino Fisichella, rettore dell'Università Lateranense, vescovo ausiliario di Roma e cappellano di Montecitorio, ha trascorso cinque giorni assieme a oltre 40 parlamentari italiani appartenenti a quasi tutti gli schieramenti. È lui che, per il secondo anno consecutivo (la prima volta fu in Terra Santa), assieme al deputato di Forza Italia Maurizio Lupi, ha voluto organizzare un pellegrinaggio nei luoghi simbolo della cristianità. E la Turchia è, a ragione, un luogo simbolo. Le sue città raccontano della predicazione di Paolo, di Pietro, della presenza di Maria. Eppure, in questa nazione così originariamente cristiana, il cristianesimo non ha cittadinanza. Le chiese, le poche che ancora possono essere chiamate tali, sono nascoste tra schiere di case e, si dice, è un bene che sia così, altrimenti non ci sarebbero. Il resto è ridotto ad un museo.
La prima percezione che assale chi visita la Turchia di oggi, la Turchia democratica e laica che chiede a gran voce di entrare in Europa, è l'idea di un cristianesimo come fatto del passato, qualcosa buono per un museo, non certo per la vita. I numeri parlano chiaro. Nel 1927 i cristiani in Turchia erano 900 mila su una popolazione totale di 13 milioni di abitanti. Nel 2001 erano 150 mila e oggi nessuno sa quanti siano o, meglio, quanti ne siano rimasti. Molti sono fuggiti in Europa per poter vivere liberamente la propria fede. Quelli che sono rimasti sono stati costretti ad assumere un nome e un cognome turco per poter lavorare. Qualcuno, addirittura, si riunisce segretamente per celebrare le funzioni religiose. I pochi che ancora ci sono aspettano con ansia una visita di Benedetto XVI.
Nel frattempo la Conferenza Episcopale turca ha stilato un documento nel quale, dichiarandosi favorevole all'ingresso della Turchia in Europa, pone alcune condizioni imprescindibili per la sopravvivenza dei cristiani nel Paese: innanzitutto un parola chiara sulla proprietà delle chiese (oggi per celebrare la Messa in alcune chiese cristiane occorre chiedere il permesso al Comune che è proprietario della struttura), poi la possibilità di aprire dei seminari, un po' di elasticità nella concessione dei visti per i missionari (che il governo accusa di proselitismo) e il riconoscimento della Chiesa come ente morale (la parrocchia tedesca di Istanbul, ad esempio, si è dovuta trasformare in una Spa per gestire i propri beni). Ma la cosa fondamentale è sicuramente il riconoscimento giuridico della minoranza religiosa cristiana. Oggi il governo riconosce solo quattro minoranze: gli ortodossi bulgari, gli armeni, gli ebrei e i greco-cattolici. Senza riconoscimento giuridico in Turchia i cristiani non esistono. Come comportarsi?
«È necessario - dice monsignor Fisichella a Tempi - avere una conoscenza sempre più profonda della Turchia, un Paese che manifesta diverse sfaccettature. Dopo Ataturk, infatti, la Turchia ha saputo recuperare rispetto alle conquiste che l'Occidente ha fatto nei diversi secoli di storia. Inoltre la Turchia è un'autentica Terra Santa, un luogo privilegiato dove si può esprimere una nuova sintesi, un incontro tra fede e diverse espressioni culturali». Un dialogo che, però, tarda a venire bloccato da un laicità che privilegia la libertà religiosa formale a quella sostanziale. «La Turchia - continua Fisichella - è un paese laico. Ma la laicità dello Stato per essere tale dovrebbe promuovere forme di autentica e genuina presenza nel rispetto delle diverse religioni anche se una di queste è minoritaria». 'Rispetto' è questa la parola chiave che secondo il rettore dell'Università lateranense va approfondita. Non tolleranza, ma rispetto.


MAMMA LI TURCHI
«Più la Turchia guarda alle forme di sana laicità presenti in Europa - riprende Fisichella - più può aspirare a far parte di questa Comunità». Ma come può una nazione in cui i cristiani sono tornati a vivere nelle catacombe ambire ad entrare nell'Unione Europea? Cosa possiamo fare noi per aiutare coloro che, tra mille difficoltà, continuano a testimoniare la loro fede? «Le situazioni difficili non devono spaventare i cristiani - risponde -. Certo, noi diciamo questo vivendo una situazione diversa. Ma bisogna sempre ricordare che uno Stato che vieta l'espressione di una fede, non umilia i credenti ma se stesso. Uno Stato che impedisce la libertà religiosa umilia se stesso perché esprime attraverso una forma totalitaria ciò che dovrebbe essere patrimonio della democrazia. Lo Stato non può intervenire nel giudicare esperienze di vita cristiana o diverse esperienze di fede. Se fa questo viene meno la laicità e umilia se stesso».
In questo scenario è impossibile non guardare con preoccupazione all'apertura dei negoziati (3 ottobre) che potrebbero portare la Turchia nell'Unione Europea. L'Europa appare ancora troppo fragile e priva di un'identità chiara per aprirsi a un mondo così culturalmente diverso. «L'Unione Europea - commenta Fisichella - deve mantenere ferma la propria vocazione verso l'unità. Certo, si dovranno fare delle scelte per non dare l'impressione che questa unità pone al primo posto l'economia. A differenza degli Usa, l'Ue manca di una lingua comune, manca di una cultura comune ed è stato emarginato ciò che avrebbe permesso il recupero di un fondamento unitario come la tradizione cristiana».
«Non facendo emergere questi elementi - continua - è ingenuo pensare di proporre un allargamento con Paesi che hanno un'altra esperienza culturale, linguistica e religiosa distante dai Paesi dell'Europa classica. Anche l'unità territoriale, che abbraccia naturalmente la Turchia, non è sufficiente per estendere un progetto unitario. Oggi, l'unico elemento chiaro di unità è quello economico con l'introduzione della moneta unica. Sembra abbastanza evidente che la proposta più immediata da avanzare alla Turchia sia quella di un'unità monetaria e economica. Ma, poiché i Paesi della Ue sono ancora lontani da un progetto genuinamente unitario mi sembra pericolosa un'ulteriore frammentazione di questo progetto che richiede ancora molto impegno per il futuro».

[Tempi]


Laica,NON laicista!




INDONESIA
Ex presidente indonesiano: no all’esecuzione dei tre cattolici
di Benteng Reges

Il noto attivista musulmano Gus Dur chiede di salvare Tibo e i suoi due compagni, unici condannati per un conflitto di cui lo stesso capo di Stato, forse, non vuole spiegare le cause. Una Ong discute “l’integrità morale di Susilo”.

Jakarta (AsiaNews) - Torna a difendere i tre cattolici condannati a morte l’ex presidente indonesiano Abdurrahman “Gus Dur” Wahid. Intanto nel Paese montano le critiche all’attuale capo di Stato, Susilo Bambang Yudhoyono, che ancora non si è pronunciato sulla seconda richiesta di grazia.

Secondo Gus Dur, influente attivista musulmano per i diritti umani, è necessario “cancellare l’esecuzione per chiarire una volta per tutte il violenze interreligiose di Poso (Sulawesi centrali)”. In relazione a un massacro di musulmani avvenuto proprio nel quadro di quel conflitto, nel 2000, sono stati condannati alla pena capitale Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu.

All’appello di Gus Dur si uniscono anche alcuni politici. L’ex presidente del Parlamento, Akbar Tandjung, del Partito Golkar, ha chiesto all’Ufficio del Procuratore generale di sospendere l’esecuzione “almeno finché Susilo non si pronuncia”.

Secondo un altro membro del Golkar, Theo L Sambuaga, presidente della Commissione parlamentare I - che si occupa di affari interni – “la morte di Tibo e dei suoi compagni è un grande pericolo per il sistema giudiziario indonesiano, dato che vengono messi in discussione i diritti umani. Ne risentirebbe anche la fiducia dei cittadini verso il governo”.

Il caso dei tre cattolici continua ad occupare le prime pagine e gli editoriali sulla stampa nazionale. La Ong, Indonesian Legal Aid Institute and Foundation (Ylbhi), ha messo in discussione l’integrità morale del presidente, che “non avrebbe alcuna volontà politica” di graziare i tre cattolici. “Il grande silenzio di Susilo – si legge in un comunicato della Ylbhi – è segno che egli non è contrario alla pena capitale. Ogni individuo, però, ha diritto alla vita e nessuna istituzione glielo può togliere”.

Un membro della Ylbhi, Robertus Robet, sottolinea la contraddizione interna al Paese. “L’emendamento della nostra Costituzione invita lo Stato a battersi per il diritto alla vita, dall’altra parte il Codice penale riconosce la pena di morte”. “Susilo – conclude – deve far riferimento alla più alta autorità in campo legale, che è la Costituzione”.

La polizia delle Sulawesi centrali ieri ha comunicato che i suoi uomini stanno cercando le 16 persone indicate da Tibo come responsabili delle violenze a Poso. Lo scopo è arrestarle come sospetti e poi interrogarli. Finora solo Yahya Patiro ha fatto sapere di essere disponibile a incontrare la polizia.

Ewigen
17-04-2006, 13:28
ITALIA
E l'opinionista disse: i martiri sono assassini

E adesso c'è anche chi - in Italia - vuole insegnare ai cristiani a non parlare di martiri, "perché sono quelli che si fanno saltare in aria tra la gente"


E' successo uno dei tanti salotti tv, secondo quanto ci segnala un lettore. A un sacerdote che parlava di don Andrea Santoro come di un martire, la nota giornalista tv Carmen Lasorella ha risposto invitandolo a non usare la parola "martire" perché il martire sarebbe colui che si fa saltare in aria per uccidere i suoi nemici.

Davanti a tale manifesta esibizione di ignoranza sarà bene ricordare che "martire" significa letteralmente "testimone" e che nella tradizione cristiana (tra l'altro ben più antica di quella islamica) esprime il senso globale della fede, è colui che - senza cercarla - "sceglie liberamente la morte inflitta per la certezza di essere nella verità e di avere la vita”.

L'episodio però mette anche in evidenza quanto è vero che viviamo in una società che non solo non è più cristiana ma ha ormai smarrito anche la memoria del cristianesimo. Altrimenti un intervento del genere avrebbe esposto al ridicolo la sua autrice, che invece addirittura è passata per persona piena di buon senso.

Non sarà dunque inutile riproporre un brano che l'allora vescovo di Ferrara, mons. Carlo Caffarra, rivolse ai suoi fedeli il 23 aprile 1998 in occasione della festa del patrono San Giorgio:

“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima”. In queste parole evangeliche troviamo la definizione stessa del martirio, come supremo atto di fortezza del discepolo di Cristo. Messo nella necessità di dover scegliere fra l’essere uccisi nel corpo e l’essere uccisi nell’anima, il martire non ha avuto dubbi: ha scelto di essere ucciso piuttosto che vivere, tradendo le ragioni per cui vale la pena di vivere. Non è il morire come tale che fa il martire, ma la causa per cui il martire viene ucciso [“martyres non facit poena, sed causa”, dice Agostino (cfr. En. in ps. 34,13)]. “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli”: il martire viene ucciso a causa di Cristo. Egli è esposto al potere di questo mondo, al potere di quel mondo che rifiuta di riconoscere che “la luce è venuta fra le tenebre” e che la luce è la divina Persona di Gesù, Dio fattosi uomo. Lo scontro, solitamente sotterraneo, fra il regno di Dio che viene dentro alla nostra storia quotidiana e “i dominatori di questi mondo di tenebra” (Ef 6,12), nel martire emerge in tutta la sua chiarezza inequivocabile. E lo scontro è questo: “la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce” (Gv 3,19). Il martire muore, viene ucciso a causa di questa scelta preferenziale delle tenebre nei confronti della luce, fatta dal mondo". [Il Timone]

Ewigen
18-04-2006, 17:47
tra l'altro dimenticandosi che numericamente l'India è una democrazia molto più numerosa....


:rotfl: :rotfl: :read:


18 Aprile 2006
INDIA

Donne cristiane arrestate con l’accusa di convertire la popolazione

L’arresto è scattato dopo la denuncia di un anonimo. Le due stavano distribuendo volantini sulla Bibbia.

Bhopal (Icns) – La polizia indiana ha arrestato venerdì 14 aprile – il venerdì santo - due donne cristiane del Madhya Pradesh con l’accusa di “cercare di convertire la popolazione tramite la distribuzione di volantini sulla Bibbia”.

Mariamma Mathew, 36 anni, e B. Godwil, 65 anni, sono state arrestate dopo la denuncia di un anonimo che le ha accusate di “spiegare alla gente di Jabalpur come si può vivere in pace con gli insegnamenti della Bibbia”.

Secondo fonti interne alla polizia locale, vi è nello Stato una legge che proibisce ogni forma di propaganda religiosa da parte di singoli e di organizzazioni: essa può avvenire solo con un permesso rilasciato dall’autorità distrettuale. “Le due donne – dice la fonte – non avevano nessun permesso. Per questo ora sono in carcere”.

Secondo i leader cristiani, questo non è un incidente isolato, ma “solo l’ultimo di una serie continua di arresti”. “I cristiani – dicono – sono molestati con tenacia e costanza dalle autorità da due anni e mezzo, sin da quando il Bharatiya Janata Party [Bjp, il più grande partito politico indiano di impronta nazionalista e induista ndr] è salito al potere nello Stato”.


]I]Ex vice primo ministro indiano: il proselitismo cristiano "minaccia" la società
di[/I] Nirmala Carvalho

Il leader politico Advani si scaglia contro l’attività missionaria “finanziata” da gruppi esteri e attuata “con incentivi e coercizione”. Esponenti cattolici: sono affermazioni “ridicole” e prive di riscontro, ma possono favorire la violenza di giovani fanatici.

New Delhi (AsiaNews) – Nuovo violento attacco contro la predicazione cristiana da parte di L K Advani, ex vice primo ministro indiano.

“Condanniamo con forza – ha detto ieri Advani, leader del gruppo parlamentare del Bharatiya Janata Party (Bjp) – la campagna di proselitismo [cristiano], grave minaccia contro la società Indù. Chiediamo un deciso intervento contro chi la pone in atto”. “La campagna di conversione dei gruppi evangelici finanziati da organizzazioni estere – ha aggiunto – è una minaccia per la società Indù e per l’integrazione nazionale”, specie se è realizzata con il paravento “di attività sociali per le famiglie povere e sottosviluppate”.

Il Bjp – ha concluso – chiede una legislazione, sia nazionale che nei singoli Stati, che proibisca “le conversioni religiose ottenute con incentivi o coercizione”.

“L’insistenza sull’inesistente problema delle conversioni religiose in India – ha detto ad AsiaNews padre Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale indiana – serve ad Advani per evitare i veri problemi sociali e nazionali. Come la povertà, la disoccupazione, la mancanza di istituti d’istruzione e le tensioni nei comuni, per citarne alcuni, che costituiscono una reale minaccia alla sicurezza e all’unità nazionale. Per il Paese sarebbe meglio se si occupasse, ad esempio, di realizzare migliori possibilità di lavoro e della distribuzione di terra a chi non ne ha. L’opera dei pochi cristiani per mitigare la miseria dei loro seguaci non va denigrata, ma ammirata. Il Paese sarebbe migliore se anche Advani e il suo gruppo facessero almeno una piccola parte di quanto fanno le organizzazioni cristiane per chi sta ai margini della nostra società”.

“Advani – conferma ad AsiaNews John Dayal, presidente dell’All Indian Catholic Union – ha fatto accuse simili quand’era ministro indiano degli Interni. Gli chiesi di produrre un libro bianco [indicando i casi] ma non lo ha fatto. Di nuovo gli chiedo di indicare casi di conversioni forzate. Nel Rajasthan, per esempio, la popolazione supera i 60 milioni e i cristiani sono circa 86 mila, circa uno su 1.000. E’ ridicolo parlare di conversioni forzate”. C’è il timore che simili discorsi possano portare alla violenza. “Non sono sicuro – prosegue Dayal – che Advani possa controllare, per esempio, la violenza omicida dei giovani del Bajrang Dal [gruppo estremista già autore di episodi di violenza], che ora hanno armi da fuoco oltre a spade e trishuls (tridenti). Spero che il governo controlli la situazione”.

Ewigen
18-04-2006, 17:49
18 Aprile 2006
INDONESIA
Accettato il secondo ricorso contro la condanna a morte dei tre cattolici
di Benteng Reges

La Corte Suprema ha nominato un nuovo gruppo di giudici con il compito di rivedere le accuse contro Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu. I giudici hanno invitato “a non procedere con l’esecuzione mentre il giudizio è sospeso: sarebbe un crimine contro l’umanità”.

Jakarta (AsiaNews) – La Corte Suprema indonesiana – la Mahkamah Agung (Ma) – ha accettato il secondo ricorso per i tre cattolici condannati a morte ed ha invitato la Procura a non dare luogo all’esecuzione finchè la revisione è in corso.

La Ma ha infatti nominato un gruppo di giudici che ha il compito di valutare il secondo appello presentato dai legali di Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu, i tre cattolici condannati a morte per le violenze di Poso avvenute nel 2000. “I nominati – ha annunciato il giudice Djoko Sarwoko, portavoce della Ma – sono diversi da quelli scelti per la prima revisione”. I nuovi giudici sono Timur P. Manurung, Harifin A Tumpa, e Paulus Effendy Lotulung, cristiano.

Secondo il portavoce, “la Ma non aveva alcuna intenzione di concedere una seconda revisione del caso ma, visto l’interesse nazionale ed internazionale per la sorte dei tre condannati, ha deciso di affrontare con prudenza tutta la questione”. “Dobbiamo trovare il modo per concludere questa questione – ha aggiunto – perché, come giudici, non possiamo semplicemente sfuggire ai nostri doveri”.

A differenza delle precedenti affermazioni del giudice Bagir Manan, presidente della Corte Suprema, che aveva più volte definito “immutabile” la sentenza, la Ma ha pubblicato oggi un documento in cui “suggerisce” all’ufficio del Procuratore nazionale “di ascoltare la coscienza pubblica nel gestire la sorte dei tre condannati”, perché il loro “è un caso umanitario”.

“L’esecuzione – sottolineano i giudici – deve essere sospesa almeno fino a che la revisione del caso è in corso”. “Se l’esecuzione venisse eseguita mentre il caso è ancora in esame – ha spiegato il giudice Sarwoko – diverrebbe un crimine contro l’umanità”.


18 Aprile 2006
CINA
Pasqua di repressione per la Chiesa dell’Hebei

Fonti di AsiaNews nella provincia confermano che la situazione “è sempre durissima”. I fedeli “impediti a recarsi in chiesa e costretti a fare 300 chilometri per assistere alla messa in altre diocesi, meno controllate”. La lista aggiornata dei vescovi e sacerdoti della provincia ancora agli arresti.

Roma (AsiaNews) – I cattolici non ufficiali dell’Hebei hanno vissuto la Pasqua ancora una volta sotto il segno della persecuzione. Continua infatti la campagna dell’Associazione patriottica e del Partito comunista che mira a distruggere la comunità cattolica non ufficiale della provincia centrale.

Fonti di AsiaNews nella provincia confermano che la situazione “è sempre durissima. Un’altissima percentuale di cattolici non ufficiali della diocesi di Baoding, per la mancanza di preti, è stata costretta a non celebrare la veglia e la Pasqua. Sono rimasti ognuno nella propria casa, leggendo di nascosto il Vangelo o il Messale senza comunicare con gli altri per timore delle violenze della polizia”.

Il vescovo della diocesi, mons. Giacomo Su Zhimin, 72 anni, è stato arrestato nel 1996 e da allora è scomparso: il suo ausiliario, mons. Francesco An Shuxin, 54 anni, ha subito la stessa sorte un anno dopo. “Tuttora – continua la nostra fonte – nessuno sa dove siano i due vescovi: oltre a loro sono in galera diversi sacerdoti della stessa diocesi”.

Per poter assistere alla messa “alcuni hanno dovuto viaggiare: hanno fatto fino a 300 chilometri per poter andare in un’altra diocesi, dove hanno celebrato la Pasqua in una chiesa clandestina”.

L’Hebei è la regione in Cina con la massima densità di cattolici (oltre 1,5 milioni), dove i cattolici non ufficiali, cioè quelli non riconosciuti dal governo, sono la forte maggioranza. Nella regione è in atto da anni una dura campagna di repressione: oltre ai due presuli già nominati, sono arrestati o sotto sorveglianza:

- mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo di Zhengding. Durante il 2005 è stato periodicamente rapito dalla polizia per essere sottoposto a sessioni di studio, dove viene sottoposto a lavaggio del cervello perché aderisca all’Associazione Patriottica (Ap), lo strumento di controllo religioso del Pcc, che ha come ideale la nascita di una chiesa nazionale senza legame con la Santa Sede. Mons. Jia è stato arrestato in gennaio, in luglio, in novembre ed è tuttora relegato in luogo sconosciuto.

- mons. Han Dingxian, vescovo di Yongnian, scomparso dalla fine del 2005. Dal 1999 era stato arrestato e tenuto in isolamento in un hotel di proprietà del governo. Non poteva avere nessun contatto con i suoi fedeli o coi parenti, ma ogni tanto alcuni di loro potevano vederlo dalla finestra. Ora da diverso tempo non si hanno notizie di lui, né si riesce ad intravederlo attraverso i vetri delle finestre. Mons. Han Dingxian, 66 anni, in passato è stato in prigione per 20 anni.

- mons. Yao Liang, vescovo ausiliare di Xiwanzi. Arrestato il 31 marzo dell'anno scorso, il vescovo 83enne è stato rilasciato intorno al 20 aprile. Prima del suo arresto, aveva subito forti pressioni per lasciare la comunità non ufficiale e iscriversi all’Ap. Ma dopo il suo rilascio, il vescovo è stato di nuovo preso e sottomesso a un programma di “rieducazione”.

La scomparsa dei vescovi incute timore nelle comunità perché talvolta i vescovi rapiti dalla polizia sono ricomparsi solo morti.

Oltre ai vescovi, le attenzioni della polizia sono rivolte anche ai sacerdoti, soprattutto delle diocesi di Baoding e di Zhengding:

- il 12 novembre padre Yang Jianwei è stato arrestato insieme a 10 seminaristi. Dopo essere rimasti in carcere per 3 giorni, 6 seminaristi non provenienti da Baoding sono stati liberati e rimandati nelle loro città di origine invece che al seminario. Gli altri 4 - Fan Fubin, Wang Yongliang, Wang Chunlei e Li Yutao - sono ancora sotto la custodia della polizia in una località sconosciuta. Stessa sorte è spettata a padre Yang, anche lui nelle mani della polizia.

- a metà novembre p. Gao Baojin, rettore del seminario sotterraneo della diocesi di Zhaoxian è stato rapito da membri dell’Ufficio affari religiosi e costretto a seguire corsi di indottrinamento e lavaggio del cervello per aderire all’AP. Con p. Gao erano stati sequestrati anche 7 diaconi del suo seminario. I loro nomi sono: Shi Jun Long, Min Zhi Yong, Shi Chen Guang, Liu Zhong Feng, Liu Yun Tao, Huang Yu Tao, Lu Yan Hui. Anch’essi sono stati costretti con la violenza a subire corsi di indottrinamento a Pechino e a Xing Tai (Hebei).

- il 18 novembre la pubblica sicurezza ha arrestato 6 preti cattolici della diocesi di Zhengding. Padre Wang Jin Shan e p. Gao Lingshen, entrambi sui 50 anni, sono stati non solo arrestati ma anche brutalmente malmenati. Gli altri 4 preti – p. Zhang Xiuchi, 60 anni; p. Zhang Yinhu, 45; p. Guo Zhijun, 36 e p. Peng Jianjun, 30 – sono stati prima isolati agli arresti domiciliari, ma dopo poco tempo arrestati in maniera formale. Al momento si trovano imprigionati nell’Ufficio di sicurezza di Gaochen.

- il 2 settembre padre Pang Yongxing è stato arrestato dalla polizia. Insieme al sacerdote è stato arrestato anche il seminarista Ma Yongjiang. Secondo alcuni testimoni, 8 camionette della Pubblica sicurezza hanno bloccato il sacerdote alle 3 del pomeriggio del 2 settembre. P. Pang, 32 anni, è un sacerdote molto impegnato nell’evangelizzazione delle campagne dell’Hebei ed è stato parroco della parrocchia di Beihezhuang fino al 2001. Nel dicembre di quell’anno è stato arrestato per aver svolto il suo ministero senza la registrazione ufficiale dell’Ufficio Affari religiosi ed ha subito una condanna a 3 anni di lager. Era uscito da pochi mesi e aveva ripreso la sua attività clandestina, quando è stato di nuovo arrestato. P. Pang cura una comunità di circa 800 cattolici.

Ewigen
19-04-2006, 11:40
19 Aprile 2006
INDIA

A Pasqua due attacchi contro i cristiani del Karnataka

Gli assalti sono avvenuti contro i protestanti di Bantaguri e di Balmatta. Secondo la comunità cristiana, gli assalitori sono fondamentalisti indù molto attivi nella zona.

Bangalore (AsiaNews/Icns) – Un gruppo composto da attivisti indù ha attaccato due incontri di preghiera cristiani che si erano riuniti per celebrare la Pasqua nello Stato meridionale del Karnataka. Gli assalitori, secondo i leader protestanti, sono noti per essersi opposti a diverse attività dei gruppi cristiani nella zona.

Il primo assalto è avvenuto il 16 aprile, giorno di Pasqua, alle undici di mattina nella sala delle preghiere della "Chiesa dei credenti" di Bantaguri. Un gruppo composto da circa dieci uomini ha interrotto la preghiera, colpito il predicatore - il reverendo John, ora ricoverato in ospedale - e razziato il luogo di culto. Usciti dalla chiesa, i fondamentalisti hanno attaccato l’abitazione del pastore ed una macchina parcheggiata davanti all’ingresso.

Il secondo incidente è avvenuto invece a Balmatta, alla Comunità degli studenti cristiani. Qui, circa 25 persone hanno interrotto la funzione pasquale ed hanno attaccato i fedeli, per lo più donne e bambini.

Secondo diversi testimoni oculari, gli assalitori hanno atteso che gli uomini abbandonassero la sala prima di entrare: arrivati qui, si sono chiusi dentro dall’interno ed hanno razziato il luogo, minacciando di “gravi conseguenze” i presenti che li avessero denunciati. Dopo, hanno riaperto la sala e sono scappati con oggetti appartenenti alla comunità.


Rajasthan, organizzazioni cristiane contro l’approvazione della legge anti-conversione
di Nirmala Carvalho

John Dayal, noto attivista per i diritti umani, ha scritto una lettera aperta in cui chiede al governatore dello Stato di “usare il suo potere legislativo per bocciare il Decreto ed impedire così che esso divenga legge”.

Jaipur (AsiaNews) – Le organizzazioni cristiane dell’India hanno chiesto al governatore del Rajasthan di non firmare il cosiddetto “Decreto statale per la libertà religiosa 2006”, la proposta di legge che proibisce le conversioni e limita la libertà religiosa delle minoranze indiane.

In un appello a nome della Commissione episcopale giustizia e pace, del Consiglio cristiano e dell’Unione cattolica, John Dayal – noto attivista per i diritti umani – ha chiesto al governatore di “usare il suo potere legislativo per bocciare il Decreto ed impedire così che esso divenga legge”.

Per dare più peso alla richiesta, il testo – inviato anche al primo ministro ed al presidente dell’Unione indiana - contiene alcune opinioni legali molto dettagliate. La più autorevole è quella di Rajeev Dhawan, avvocato della Corte suprema ed autorità riconosciuta in campo costituzionale. Per il legale, il Decreto va contro diversi punti della Costituzione dell’Unione e, se approvato, “potrebbe danneggiare molto l’immagine del Rajasthan e dell’India intera”.

Il testo del Decreto è stato approvato dall’Assemblea statale all’inizio di aprile dopo essere stato presentato da Vasundhra Raje Scindia, primo ministro statale iscritto al Bharatiya Janata Party (Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista). La discussione in Assemblea è stata comunque sofferta, data la forte opposizione di tutti i partiti non nazionalisti.

Il primo aprile si è svolta nella capitale Jaipur – la “città rosa” – una grande manifestazione che, secondo le parole dei suoi organizzatori, “ha espresso la preoccupazione di tutti i componenti civili della nostra società nei confronti di un tentativo giuridico nefasto, che ha intenzioni pericolose e che può servire solamente a dividere la popolazione su basi religiose, annullando in questo modo la spiccata anima laica della nostra società”.

“L’India – scrive Dayal - rischia di infangare il suo buon nome, senza considerare che queste leggi vanno contro ogni singolo atto internazionale da noi sottoscritto. La responsabilità di prevenire una circostanza del genere è solo nelle sue mani, perché il suo ruolo di Governatore le dà la possibilità di impedire l’approvazione di questo Decreto”.

“Il Decreto statale per la libertà religiosa 2006 del Rajasthan – dice ad AsiaNews il padre gesuita Cedric Prakash – è un’altra legge draconiana che cerca di distruggere il diritto fondamentale di ogni indiano a praticare, adorare e propagare liberamente la propria religione”. “Questo – aggiunge – è un tentativo di stampo nazionalista che cerca di attaccare lo spirito laico della Costituzione. A mio avviso, il Governatore non deve dare il suo assenso a questa legge”.

Il Rajasthan Dharma Swatantrik Vidhayak [nome indiano del Decreto ndr] permette alle autorità “l’uso di ogni mezzo per impedire le conversioni” e prevede una pena che va dai due ai cinque anni di reclusione per i colpevoli. Leggi simili sono già in vigore nell’Orissa, nel Madhya Pradesh, nel Gujarat e nel Tamil Nadu: in quest’ultimo Stato il decreto è stato annullato da un’ordinanza statale, che viene però ignorata in maniera deliberata dalle autorità locali.

Nel Rajasthan i cristiani rappresentano lo 0,11 % della popolazione, i musulmani l’8 % e gli indù l’89 %.

Ewigen
19-04-2006, 21:27
19 Aprile 2006
COREA DEL NORD
Settimana di preghiera per la libertà religiosa in Corea del Nord

L’iniziativa è stata lanciata dalla Coalizione per la libertà in Corea del Nord ed è stata appoggiata dall’Ong Open Doors, che ha pubblicato la testimonianza di una cristiana sopravvissuta ai gulag del regime stalinista guidato dal “caro leader” Kim Jong-il.

Santa Ana (AsiaNews) – La Coalizione per la libertà in Corea del Nord ha lanciato una settimana di preghiere a favore della libertà religiosa nel Paese dominato dal regime stalinista di Kim Jong-il, che si svolgerà dal 22 al 30 aprile in tutto il mondo.

All’appello ha risposto Open Doors, un’organizzazione non governativa cristiana con sede negli Stati Uniti, che ha pubblicato la testimonianza di una sopravvissuta al gulag ed ha chiesto a tutto il mondo, politico e privato, di “unirsi agli sforzi internazionali per far cessare queste atrocità” .

Nel suo racconto, Soon Ok Lee, la cristiana sopravvissuta, ha definito il regime di Pyongyang “il male peggiore del mondo”. “Il campo in cui sono stata mandata – racconta – si trova nella provincia meridionale di Pyung-yang. All’interno vi erano rinchiusi circa 6 mila prigionieri, 4 mila maschi e 2 mila femmine. Molti di loro erano stati mandati lì per motivi assurdi”.

“Alcuni – spiega – sono stati condannati perché trovati in giro a cercare cibo senza autorizzazione. Molte sono madri, che cercano qualcosa da mangiare per i loro figli. ‘Perché non posso mangiare, almeno una volta, fino ad essere sazia? Perchè i miei figli devono morire per la mancanza di cibo ed il governo non fa nulla?’. Per Pyongyang, questo pensiero è da condannare perché rappresenta una ‘ideologia cattiva e corrotta’”.

“Se la madre arrestata per un motivo del genere è incinta – continua - viene costretta a d abortire. Questo viene fatto in omaggio alla legge che prevede ‘l’eliminazione del seme del criminale fino alla terza generazione’. Se il bambino sopravvive all’aborto, subito dopo il parto viene strangolato davanti alla madre".

"Sono stata testimone oculare anche di esperimenti bellici condotti su degli esseri umani, ed ho sentito un militare dire che se le armi chimiche sono fatte per uccidere il nemico, è inutile provarle su degli animali, quando si hanno degli uomini a disposizione”.

“La situazione dei cristiani – sottolinea - è terribile. Se cantano un inno nel campo, o vengono trovati a pregare, vengono torturati. Se non rinnegano Dio, vengono uccisi in maniere atroci. Ho visto dei metodi di tortura e morte che non posso descrivere, ma che non posso neanche dimenticare”.

“Sono stata torturata anche io – conclude - e ne porto ancora i segni: ho la parte sinistra della bocca storta a causa dei colpi che mi sono stati inferti e per lo stesso motivo non ho più denti. Ho vissuto a contatto con il dolore fisico per molto tempo, ma ora mi attanaglia un dolore più profondo, interno, al pensiero di così tante persone che ancora si trovano in quella situazione”

Ewigen
19-04-2006, 23:39
EUROPA
Pilato ha fatto scuola ma soprattutto carriera

Pilato, come si pensa oggi, ritiene che non esista la Verità: esiste solo il potere di imporre una propria verità. Così risponde scetticamente a Gesù con una battuta che non attende una risposta: "E che cos'è la verità?"....

di Antonio Socci


Il più acuto giornalista italiano, Giuliano Ferrara (sul Foglio) e il più grande intellettuale del mondo, Joseph Ratzinger (concludendo la Via Crucis al Colosseo) hanno chiamato in causa Ponzio Pilato, il prefetto romano che mise a morte Gesù. Il motivo è semplice. Questo personaggio, nato fra il reatino e l'Abruzzo, è particolarmente moderno, lo sentiamo come uno di noi a causa di quel drammatico dialogo riportato nel Vangelo. Pilato interroga l'imputato. Gesù lo fissa, calmo, e gli dice: "il mio regno non è di questo mondo". Pilato è incuriosito da quell'uomo di cui ha sentito dire cose inaudite, è colpito dal suo volto, dalla sua forza interiore. Ma da governatore pragmatico vuol capire innanzitutto se è un sovversivo: "Dunque tu sei re?". Allora Gesù gli dichiara apertamente che sì, è re, ma della verità, cioè del cosmo e della storia: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce". Pilato tace, visibilmente stupito, ma non è tipo da seguire ciò che gli dice il cuore. Sa che solo il potere conta e quell'uomo di Nazaret sembra del tutto inerme e indifeso, uno che non conta nulla. Pilato, come si pensa oggi, ritiene che non esista la Verità: esiste solo il potere di imporre una propria verità. Così risponde scetticamente a Gesù con una battuta che non attende una risposta: "e che cos'è la verità?". In latino le parole di Pilato, come riporta il Vangelo, suonano così: "Quid est veritas?".

DITTATURA DEL RELATIVISMO
Quelle stesse parole, anagrammate, contengono la risposta: "est vir qui adest" (è l'uomo che sta di fronte). Lo nota tre secoli più tardi Agostino d'Ippona. Se solo Pilato avesse capito cosa stava dicendo, se solo avesse aspettato la riposta da quell'uomo che era ed è la Verità fatta carne. Ma il prefetto romano aveva un pregiudizio (la Verità non esiste) e così condannò l'innocente, perché non gli conveniva mettersi contro la folla. Che la verità non esista è proprio il dogma dei tempi moderni, che pure dicono di essere contro tutti i dogmi. È la "dittatura del relativismo". Ferrara - dicevamo - ha evocato la domanda scettica di Pilato ("Quid est veritas?") facendo di lui il simbolo dei mass media, che sono relativisti "eppure amano presentarsi come la bocca della verità, senza quel minimo di ironia che pure servirebbe". Non si tratta solo di ironizzare sulle sviste e le topiche di cui i media sono pieni. Ma di riflettere sulle pretese "verità" spacciate ogni giorno che si rivelano spesso - com'è accaduto nelle recenti elezioni o al referendum dell'anno scorso - delle balle, propalate per sciatteria o per ideologia, per convenienza o per conformismo. Questo gioco - anche quando viene fatto senza malizia, solo per ignoranza - non è innocente. Fa enormi danni. Benedetto XVI ha citato Pilato come simbolo degli "intellettuali scettici": egli "ha cercato di essere neutro", ma alla fine ha scelto per il potere e la carriera condannando l'innocente, Gesù. Se infatti la verità non esiste, non esistono neanche innocenti e colpevoli e le scelte hanno un solo criterio: il potere. Il "caso Pilato", secondo Benedetto XVI, dimostra che davanti a Gesù non è possibile essere solo spettatori neutri. Si può essere "terzisti" in politica, ma con Cristo non si può: si è con Lui (magari come poveracci, pieni di peccati) o contro di Lui, magari ritenendosi e vivendo da "persone perbene". Quante "persone perbene" gridarono - in quella piazza - "crocifiggilo!". O lo lasciarono gridare senza difendere l'innocente.

TERZISMO IMPOSSIBILE
Non esistono "terzisti" neanche oggi di fronte alla Chiesa, che misteriosamente, per i cristiani, è il corpo stesso di Gesù e si trova esattamente nelle terribili condizioni di Gesù in quel venerdì 7 aprile dell'anno 30. Massacrata fisicamente e umiliata moralmente. Voglio citare solo i fatti delle ultime ore. Dei fondamentalisti islamici assaltano alcune chiese cristiane in Egitto affollate per le cerimonie del venerdì santo: un morto e dodici feriti. È l'ennesima aggressione alla minoranza cristiana. Con il regime che cerca di coprire o sminuire. Lo stesso giorno di venerdì santo si è venuti a sapere del caso di Nassem Bibi, trentenne cristiana del Pakistan. Il 3 marzo scorso, quando imperversavano le manifestazioni contro le vignette blasfeme danesi, una folla inferocita cominciò a insultare Bush, il cristianesimo e profanò una croce. Allora Naseem protestò, disse che anche loro dovevano rispettare la religione altrui. Fu picchiata a sangue e poi accusata di blasfemia. Ora è in carcere, rischia la pena di morte e la sua famiglia è dovuta fuggire per evitare ulteriori violenze.

CRISTIANI AL MACELLO
Il laico Rushdie, che se ne sta al caldo dei diritti d'utore in Europa, è stato protetto da una sollevazione generale dell'Occidente intellettuale, ma per la povera e indifesa Naseem, o per i tre contadini cristiani condannati a morte in Indonesia, non si fanno appelli, né polemiche internazionali. Oltretutto sono solo la punta dell'iceberg. Per i cristiani, decine di Paesi - islamici o comunisti - sono lager a cielo aperto o regimi da apartheid. I missionari cristiani continuano ad essere macellati nell'indifferenza generale. In Occidente ci si occupa della Chiesa quasi solo per attaccarla, coprirla di accuse false, di polemiche assurde. Contro i cristiani è permesso ogni dileggio, qualsiasi umiliazione. Perfino nelle serie tv per ragazzi. Negli Usa il popolarissimo cartone "South Park", appena premiato dagli oscar tv, ha visto cancellare una sua puntata perché vi appariva Maometto con un elmetto da football. Così gli autori si sono "divertiti" con una scena blasfema su Gesù, mandata in onda proprio nella Settimana Santa. Il portavoce del network ha spiegato che "la raffigurazione di Maometto per i musulmani è sacrilega, temevamo proteste e scontri". Su Gesù invece si può sputare a piacimento. Del resto c'è pure "Popetown" (La città dei papi), un altro cartone prodotto dalla Bbc che dopo essere stato interrotto nel Regno Unito, per le fortissime polemiche che ha scatenato, sarà trasmesso dalla rete Mtv in Germania, Austria e Svizzera: "la serie, ambientata in un Vaticano del tutto surreale" scrive Internazionale "ha come protagonisti un papa di otto anni, completamente pazzo, che brandisce mitragliatrici e vende bimbi orfani come schiavi, affiancato da un cardinale criminale".

CHIESA SOTTO ATTACCO
Allegria. Le librerie poi sono alluvionate dalle assurdità del "Codice da Vinci" (presto anche in film), pieno di accuse infondate alla Chiesa. I giornali durante la settimana santa hanno amplificato la montatura del "Vangelo di Giuda" che tutti sanno trattarsi di una balla stratosferica dal punto di vista storico. E La Repubblica ha dedicato un'intera pagina a un libello di prossima uscita dal titolo esplicito: "Contro Ratzinger". Melissa P. intuisce l'onda montante e scive una lettera aperta contro il cardinal Ruini lanciata ieri da Marco P. (cioè Pannella che pure va da una disfatta referendaria a un flop elettorale). Non poteva mancare David Yallop che dopo il best- seller antivaticano "In nome di Dio" lancia ora "Habemus papam". Sono solo alcuni casi di questi giorni. Ieri La Repubblica titolava così: "Pasqua amara per il Vaticano. La Chiesa finisce sotto scacco". Di veri laici se ne vedono pochi. Il vero laico è chi si schiera dalla parte della vittima innocente anziché dalla parte del potere e delle urla della folla. Pilato il relativista, dice il Papa, sceglie di stare dalla parte del potere e della sua carriera. Altro che terzismo.

Libero 16 aprile 2006

Ewigen
20-04-2006, 21:19
20 Aprile 2006
CINA
Hu Jintao visita Washington, ma non si ferma la violenza contro i cristiani cinesi

Secondo la denuncia di un’organizzazione americana per la libertà religiosa in Cina, “continuano i raid della polizia, sempre più violenti, contro i cristiani non ufficiali”.

Washington (AsiaNews) – Il giorno della visita alla Casa Bianca del presidente cinese Hu Jintao, la China Aid Association [Caa, organizzazione non governativa americana che opera per la libertà religiosa in Cina ndr] denuncia nuove e sempre più violente persecuzioni contro i cristiani protestanti cinesi. Secondo gli agenti della Caa presenti in Cina, il 23 marzo la polizia ha effettuato un imponente raid contro una riunione di pastori protestanti nello Yunnan.

“Alle 9.30 del mattino del 23 marzo – scrive l’organizzazione – più di 120 agenti di polizia appartenenti a cinque diversi dipartimenti governativi hanno interrotto con la forza un incontro fra pastori protestanti che si teneva in un edificio nella periferia di Kunming, la capitale della provincia occidentale dello Yunnan”. “All’incontro erano presenti sette pastori evangelici stranieri, cinque americani e due taiwanesi, che sono stati fermati dalla polizia ed interrogati senza alcun motivo valido”.

“Erano presenti – continua la nota – oltre 80 leader di chiese domestiche cinesi provenienti da 20 province, in rappresentanza di 25 minoranze cinesi. I cinque americani guidano delle chiese a Greensboro, in Carolina del Nord”. “Del gruppo degli stranieri – specifica – due erano americani e tre sino-americani. Finché si trovano ancora in Cina, non possiamo rivelare i loro nomi per motivi di sicurezza”.

La Caa aggiunge di essere “sicura” che il raid “sia stato orchestrato in maniera diretta dal direttore dell’Ufficio di pubblica sicurezza dello Yunnan, che ha coinvolto nell’operazione i membri della Pubblica sicurezza provinciale, quelli della Sicurezza nazionale, l’Ufficio per gli affari esteri, l’Ufficio per gli affari religiosi ed alcuni ufficiali della Polizia militare. Secondo alcuni testimoni oculari l’interrogatorio è stato molto duro ed i poliziotti si sono rifiutati di fornire la loro identità”.

I pastori stranieri sono stati accusati di “infiltrazione religiosa illegale”, mentre quelli cinesi sono stati sottoposti a “torture disumane” nel corso degli interrogatori – fra cui la somministrazione forzata di droghe ed altri metodi invasivi – al fine di ottenere delle “confessioni di colpevolezza”.

Secondo i dati presentati dall’organizzazione, “è sempre più intensa la repressione contro le Chiese non ufficiali di tutta la Cina”. “Da febbraio a dicembre 2005 – annota la Caa – sono stati confermati 1317 arresti di pastori di Chiese non ufficiali, leader protestanti e fedeli, avvenuti in oltre 20 province cinesi. In questo periodo sono stati fermati anche 17 pastori stranieri, di cui 11 americani, che sono stati interrogati e poi espulsi per sempre dal Paese”.

Ewigen
21-04-2006, 23:09
21 Aprile 2006
LAOS
Cristiano arrestato per non aver abiurato

Lapao si è rifiutato di obbedire all’ordine di funzionari comunisti; nel suo stesso villaggio espulse due delle quattro famiglie cristiane. La denuncia di organizzazioni operative nella zona.

Vientiane (Icc) – Il leader della comunità cristiana di un villaggio in Laos è da giorni in carcere, con mani e piedi legati, per aver rifiutato di abiurare la sua fede. Organizzazioni cristiane locali inquadrano il caso nel generale giro di vite delle autorità comuniste contro gli abitanti di villaggi cristiani.

La Christian Aid Mission (Cam), organizzazione evangelica che sostiene i missionari in Laos, racconta che il signor Lapao è detenuto dallo scorso 1 aprile. Secondo la Cam, il 31 marzo “il capo del villaggio di Tabeng - provincia di Savava - ha ordinato a Lapao, conosciuto anche come Tao Adern, di firmare un documento con il quale rinnegasse la sua fede”.

Di fronte al rifiuto del cristiano, le autorità del distretto lo hanno arrestato e incarcerato. In cella viene tenuto con mani e piedi legati, secondo quanto riferito dal gruppo. Inoltre, la Cam denuncia che “due delle quattro famiglie cristiane dello stesso villaggio sono state espulse e alle rimanenti spetta un destino incerto”.

Lapao, originario del villaggio di Hueyhoy Nua, nella provincia di Savannakhet, si è trasferito a Tabeng dopo il matrimonio. Ora il cristiano teme per la moglie, la quale deve continuare a vivere senza entrate economiche.

Secondo alcuni analisti la repressione contro i cristiani è legata alla paura dei funzionari comunisti laotiani di perdere consensi alla base, man mano che cresce il numero di chi mette in dubbio l’ideologia del partito. Secondo organizzazioni cristiane operative nel Paese, nei villaggi le chiese cristiane aumentano nonostante le campagne di persecuzione.
Dal 1975 in Laos il potere è in mano al Pathet Lao, il partito comunista laotiano, che ha espulso tutti i missionari stranieri e ha perseguitato le religioni. Dal ’91 è in atto una “democrazia centralizzata”, guidata dal Partito rivoluzionario del popolo laotiano (una reincarnazione del Pathet Lao). Sebbene negli ultimi anni vi sia stata un’apertura economica, vi è un grande controllo della società e delle religioni.


21 Aprile 2006
IRAQ
Mosul, stazione di polizia vicino a una chiesa: timori e coraggio dei cristiani

Si teme che i due edifici diventino facile bersaglio di attentati. Nonostante ciò i fedeli continuano ad affollare le messe. Il parroco: celebrazioni di Pasqua mai così affollate come quest’anno.

Mosul (AsiaNews) – L’apertura di una stazione di polizia vicino a una chiesa a Mosul è motivo di “grande preoccupazione” per la comunità locale. Quello che in ogni Paese sarebbe garanzia di maggiore sicurezza, in Iraq ha l’effetto contrario. Qui chiese e polizia sono tra gli obiettivi preferiti per attacchi e rappresaglie di ogni natura. A raccontarlo ad AsiaNews è p. Ragheed Ganni, parroco caldeo della chiesa del Santo Spirito, colpita già nell’estate del 2004 da un attentato. “Il mese scorso hanno aperto una stazione di polizia a fianco della mia chiesa. Se da voi questo può essere garanzia di sicurezza, per noi rappresenta un grande pericolo”. Il sacerdote parla anche di “una Pasqua di esplosioni e paura”, ma che mai come quest’anno ha visto così numerosi fedeli alle celebrazioni.

“A più di quattro mesi dalle storiche elezioni in Iraq - denuncia p. Ganni - viviamo ancora senza un governo. Non c’è sicurezza che possa gestire l’escalation di violenza fatta di quotidiane esplosioni e assassini”. “Si insinua sempre più l’idea - continua - che l’essere umano sia la merce meno preziosa, anzi addirittura gratuita”. “Il pensiero di questi criminali sembra essere ‘uccidine quanti ne vuoi, ce ne sono tanti in Iraq, valgono meno di animali”.

Nonostante bombe e minacce, le celebrazioni della Pasqua a Mosul hanno visto una grande partecipazione della comunità. “Il Venerdì Santo - racconta il parroco - la città si è svegliata con una grande esplosione: un’autobomba ha colpito una stazione di polizia uccidendo 6 persone e ferendone decine. Un altro ordigno è esploso su una strada, che porta alla chiesa del Santo Spirito e molto frequentata da civili, esercito e polizia”. Nonostante ciò le chiese erano piene di gente, “anche di più dell’anno scorso”.

Il sabato non è stato migliore. “Esplosioni ovunque fin dalla prima mattina, ma ci rincuorava il battesimo di 10 bambini. Alle quattro del pomeriggio abbiamo celebrato la Veglia pasquale e la domenica, davanti a oltre 1.500 persone, la messa per la Pasqua”.

Il Lunedì dell’Angelo i fedeli che andavano in chiesa hanno ricevuto intimidazioni. Allo stesso p. Ganni è arrivata una telefonata la mattina presto che avvertiva di tre autobomba, che giravano intorno alla chiesa nel tentativo di attaccarla. "Fortunatamente non era vero”, ma in ogni caso “non avremmo avuto nessuna autorità a cui rivolgerci per cercare protezione”. "A volte abbiamo l'idea che nessuno al mondo possa sentire la voce di innocenti che piangono".



MEMORIA STORICA
INTERVISTA
Dagli anni Trenta agli anni Sessanta, l’ideale staffetta tra nazismo e comunismo per screditare la Chiesa: il j’accuse dello storico americano Patrick J. Gallo

Stalin e Hitler contro Pacelli

«La campagna di calunnie sul Papa fu istigata anche dall'Urss, che manovrò un revisionismo interessato» Prima della guerra rossi e neri vedevano il Vaticano come nemico comune

Di Antonio Gaspari

Nazismo e comunismo sono stati i regimi che hanno fomentato la campagna di odiose calunnie contro Pio XII. Lo sostiene Patrick J. Gallo, professore aggiunto di scienze politiche all'Università di New York. Il professor Gallo, che insegna per il semestre primaverile all'Istituto Loyola di Roma ed è autore di 10 libri, ha appena pubblicato il saggio Pius XII, the Holocaust and the Revisionists («Pio XII l'Olocausto e i revisionisti») edito da McFalland & Company. In esso Gallo affronta le ragioni che stanno dietro alla «leggenda nera» diffusa contro Papa Pacelli, ripercorrendo le tappe della propaganda nazista negli anni della guerra e di quella comunista dopo il 1960. Il libro del professore statunitense rappresenta un solido contributo alla biografia di Pio XII e smantella il lavoro dei «revisionisti», dimostrando falsa l'idea che Pio XII fosse in sintonia con i nazisti e non facesse resistenza alle loro atrocità. Alla domanda se è plausibile l'ipotesi di alcuni storici secondo cui la campagna di calunnie contro il Pio XII fu istigata negli anni Sessanta dal regime sovietico, Gallo ha risposto: «La campagna non fu istigata solo dall'Unione Sovietica. Calunnie erano già state lanciate dai nazisti ed erano condivise dai comunisti all'inizio della guerra. Pio XII indicò nazismo e comunismo come le maggiori minacce per la Chiesa, per le democrazie, per la civiltà occidentale, per l'umanità tutta. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, tutti hanno potuto constatare come i regimi di Hitler e di Stalin sono stati i più sanguinosi della storia dell'umanità».

Professore, alcuni autori sostengono che Pacelli fosse debole e timoroso nei confronti dei nazisti. C'è chi ha scritto che Pio XII è stato «il Papa di Hitler».

«Per i nazisti Pio XII era chiaramente un nemico. Lo storico ebreo Richard Breitman, che ha investigato i documenti dell'Oss recentemente declassificati, ha affermato che «i nazisti consideravano il papa un nemico», avevano addirittura pianificato di arrestarlo e portarlo al Nord. La propaganda nazista non ha mostrato scrupoli nell'attaccare il Papa e la Chiesa. Berlino odiava il Vaticano anche perché sapeva che nascondeva e proteggeva gli ebrei. Il cardinale Pacelli come segretario di Stato parlò contro il nazismo nel 1935 e nel 1937 e fu abbastanza chiaro nel manifestare che la Chiesa non avrebbe mai accettato la filosofia razzista dei nazisti. Fu Pacelli che contribuì in maniera determinante alla stesura dell'enciclica Mit Brennender Sorge, che condannò il regime e la filosofia del nazismo. Egli continuò a esporre le sue critiche con le encicliche Summi Pontificus Christi e Mystici Corporis Christi. I nazisti non si accontentarono di condurre una campagna di discredito contro il Papa, ma iniziarono una vera e propria persecuzione dei cattolici sia in Germania che nei territori occupati. I nazisti provarono in tutti i modi a demolire l'autorità morale di Pio XII e della Chiesa».

E i comunisti come c'entrano?

«Gli attacchi sovietici contro la Chiesa cattolica iniziarono negli anni Venti e aumentarono negli anni Trenta, quando Pio XI e Pio XII mostrarono la loro opposizione al comunismo. I comunisti prima e dopo la seconda guerra mondiale accusarono Pio XII di aver taciuto mentre i nazisti commettevano atrocità. Ovviamente non facevano nessuna menzione della brutalità del regime staliniano e dei suoi orrori. Pio XII indicò chiaramente entrambe le ideologie come inconciliabili con la dottrina cattolica. Nell'immediato dopoguerra l'Urss era assolutamente determinata a distruggere la presenza della Chiesa cattolica nei Paesi dell'Est. Solo distruggendo l'influenza della cultura cattolica e dell'insegnamento del papa, i comunisti pensavano di dominare l'Europa e di poter espandere il comunismo ovunque. La propaganda accusò Pio XII in maniera sistematica di una varietà di crimini. Dalla metà degli anni Sessanta emerse la scuola revision ista che adottò molte delle accuse che i nazisti muovevano al pontefice. In questo contesto fu decisivo il lavoro di Rolf Hochhuth, che con il dramma teatrale Il Vicario - tradotto in 20 lingue e promosso massicciamente dai mezzi di comunicazione - diffuse il luogo comune di Pio XII «silenzioso» codardo, apatico e antisemita. Nello stesso periodo anche il movimento della nuova sinistra inserì una critica velenosa contro Pio XII, cercando di utilizzarlo come mezzo per attaccare la posizione della Chiesa sull'aborto, sul divorzio e su altri temi di morale».

Perché ha scritto questo libro?

«Pio XII divenne papa nel marzo 1939, con il mondo alle soglie di una guerra di inimmaginabili proporzioni. Le democrazie occidentali e la Chiesa si confrontavano con i regimi totalitari del nazismo e del comunismo. L'Olocausto, che il mondo conobbe nella sua mostruosa atrocità solo alla fine della guerra, pose un dilemma morale per nazioni, Chiese, organizzazioni e individui. Durante questi anni turbolenti Pio XII rappresentò l'unica luce, e questa considerazione era universalmente condivisa da uomini di governo, storici, diplomatici, giornalisti. Il Papa non solo s'impegnò a fondo per prevenire la guerra, ma - una volta che il massacro ebbe inizio - fornì aiuto e conforto ai perseguitati. Questa immane opera umanitaria è solidamente provata da documenti e testimoni. Poi però quest'interpretazione venne ribaltata dai "revisionisti", che accusarono il Pontefice di non aver parlato e agito per prevenire e fermare l'Olocausto. Nonostante la vasta documentazione storica vecchia e nuova, questa tesi è ancora diffusa. Più recentemente è venuto alla ribalta un selezionato e radicale gruppo di "revisionisti", rilanciando una quantità enorme di accuse contro Pio XII. Costoro hanno sostenuto tesi preconcette e fabbricato accuse senza preoccuparsi di verificare i fatti, si sono comportati come accusatori e come giudici, eliminando dal dibattito tutte le voci che non er ano d'accordo con le accuse. I libri di questi "revisionisti" sono stati accettati acriticamente e hanno ricevuto grande pubblicità. Obiettivo del mio libro è presentare un'altra prospettiva, incoraggiando una ricerca storica vera e un ragionevole dialogo, cercando di comprendere le motivazioni del comportamento di Pio XII nel contesto degli eventi e non fuori dalla storia. Evitando la tentazione di applicare criteri moderni a fatti accaduti 60 anni fa. Una complessità storica che manca nelle opere dei "revisionisti"».[AVVENIRE]

Alexhwoc
21-04-2006, 23:27
Te pensa che una volta si uccidevano o bruciavano gli omosesusali.
Adesso manca poco che facciano lo stesso con quelli che li disapprovano.
:sofico:

Questo secolo è il trionfo del vittimismo ( bisogna prendere il biglietto ).

Le cose si imparano col tempo e con qualche milione di morti (almeno così è abituato a fare l' uomo).



Il buon senso è evento raro e prezioso.

E' meglio conservarlo con cura.....


Per quanto ciò che accade sia sbagliato ed ingiusto , l' avere ragione non ti porta giustizia.

Il Capitano
22-04-2006, 07:56
Te pensa che una volta si uccidevano o bruciavano gli omosesusali.
Adesso manca poco che facciano lo stesso con quelli che li disapprovano.
:sofico:

Questo secolo è il trionfo del vittimismo ( bisogna prendere il biglietto ).

Le cose si imparano col tempo e con qualche milione di morti (almeno così è abituato a fare l' uomo).


Sarò pessimista, ma l'uomo non imparerà mai, sono millenni che si uccide per religione e ancora non hanno smesso :(


Il buon senso è evento raro e prezioso.

E' meglio conservarlo con cura.....


Per quanto ciò che accade sia sbagliato ed ingiusto , l' avere ragione non ti porta giustizia.

Non avrei saputo dirlo meglio, complimenti :mano: :ave:

Ewigen
26-04-2006, 18:05
25 Aprile 2006
CINA
Liberato vescovo sotterraneo, ma rimane sotto vigilanza

Mons. Giulio Jia Zhiguo è stato riportato alla sua residenza proprio mentre Hu Jintao arrivava negli Stati Uniti. La Chiesa dell’Hebei continua a subire arresti per il suo rifiuto a iscriversi all’Associazione Patriottica.

Pechino (AsiaNews) – Mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo non ufficiale di Zhengding (Hebei) è ritornato alla sua residenza, dopo oltre 5 mesi di sequestro ad opera della polizia. Secondo fonti locali di AsiaNews, il suo ritorno è legato alla visita di Hu Jintao negli Stati Uniti. La quasi liberazione del vescovo (che si trova agli arresti domiciliari, vigilato giorno e notte) è infatti avvenuta mentre Hu Jintao giungeva negli Stati Uniti, il 19 aprile.

Il vescovo era stato arrestato l’8 novembre scorso ed era l’ottava volta dal 2004. Di solito il prelato viene tenuto in isolamento in occasione delle feste cristiane per proibirgli un incontro coi fedeli e per essere sottoposto a lavaggio di cervello. Secondo fonti locali, anche durante questa detenzione il vescovo ha subito interrogatori e pressioni per aderire all’Associazione Patriottica (AP).

Il governo dell’Hebei cerca da anni di distruggere la Chiesa cattolica sotterranea della regione, forte di oltre un milione di aderenti, obbligando sacerdoti e vescovi a iscriversi all’AP. Ma i vescovi si rifiutano perché l’AP non è un’organizzazione ecclesiale e perché nel suo statuto prevede l’edificazione di una Chiesa nazionale, indipendente dalla Santa Sede. I vescovi dell’Hebei e lo stesso mons. Jia sono disposti ad iscrivere le loro comunità presso l’Ufficio statale per gli affari religiosi, ma non all’AP. In passato il Vaticano ha spesso denunciato gli arresti di mons. Jia, chiedendo a Pechino pieno rispetto per la libertà religiosa.
Mons. Jia, che ha 70 anni, è vescovo dal 1980. Ha trascorso in prigione circa 20 anni.

ARABIA SAUDITA
SCOMPARSO CRISTIANO CONVERTITOSI DALL'ISLAM
[ICN-News 26/04/06]

In un paese del Medio Oriente, un giovane credente ha ricevuto il visto per andare a studiare in una scuola biblica in Europa ma è stato fermato dalla polizia di frontiera. Un suo famigliare ed un funzionario civile avevano segnalato alle autorità la sua conversione a Cristo. Il credente ha approfittato del contrattempo per sottoporsi ad un intervento chirurgico di cui aveva bisogno. Qualcuno ha avvertito la sua famiglia che è intervenuta per portarselo a casa. Da allora i suoi amici cristiani non hanno più notizie di lui. Middle East Concern ha lanciato un appello alla preghiera.



OCCIDENTE
Chiederanno perdono per tutte le loro cantonate?

di Padre Piero Gheddo,Missionario del Pime


Quando Giovanni Paolo II ha deciso di “chiedere perdono” per i peccati dei cristiani e per certi orientamenti non evangelici seguiti dalla Chiesa nel corso dei secoli e dei millenni, ha raggiunto uno dei momenti più profetici del suo lungo pontificato. Ha chiesto perdono molte volte, tutti lo ricordiamo (per le guerre, la schiavitù, il razzismo, l’oppressione dei popoli, l’Inquisizione, ecc.); la “purificazione della memoria” è stato uno dei più forti orientamenti dati dal Papa alla Chiesa per il terzo Millennio: “Quest’anno giubilare è stato fortemente caratterizzato dalla richiesta di perdono… L’intera Chiesa ha voluto ricordare le infedeltà con cui tanti suoi figli, nel corso della storia, hanno gettato ombra sul suo volto di Sposa di Cristo… Mi sono fatto voce della Chiesa, chiedendo perdono per il peccato di tutti i suoi figli. Questa ‘purificazione della memoria’ ha rafforzato i nostri passi nel cammino verso il futuro, rendendoci più umili e vigili nella nostra adesione al Vangelo” (“Tertio millennio ineunte”, 2001, n. 6).
Bello ed esemplare! I cristiani sono continuamente invitati all’esame di coscienza, a chiedere perdono, ad essere umili nel riconoscere le proprie colpe, ritornare continuamente al Vangelo e convertirci al modello di Gesù. Non sempre lo facciamo, ma l’orientamento c’è ed è saggio, produce frutti positivi.
Mi chiedo come mai i laicisti, che spesso attaccano la Chiesa, non chiedono mai perdono dei loro errori a volte madornali.
Sono tanti i miti del nostro tempo che hanno danneggiato la nostra società, per i quali nessuno ha mai chiesto perdono.

Ad esempio il mito dell’”esplosione demografica”. 30-40 anni fa non si parlava d’altro: bisogna fare meno figli, la terra scoppia, non ci sono risorse per tutti… Paolo VI (il “Papa martire” del XX secolo) è stato crocifisso quando nel 1968 ha pubblicato la “Humanae Vitae” in cui diceva che occorre fidarci della Provvidenza, osservare la legge naturale sul matrimonio e la natalità, i ricchi debbono rinunziare a parte del loro benessere per aiutare i poveri… Si è levata unanime condanna da parte di giornali, intellettuali, professori ed esperti di problemi demografici, e anche di non pochi cattolici. Un coro di voci contrarie anche violente, il povero Papa passava per un retrogrado “minus habens”. Ebbene, oggi l’Onu denunzia che nel mondo, su 170 paesi, ben 67 sono sotto lo zero demografico! In Italia, se non ci fossero i “terzomondiali” che vengono ad aiutarci (loro che non hanno accettato la logica della “bomba demografica”!), dovremmo fare a meno di tantissimi servizi indispensabili, dai lavori manuali pesanti alle badanti per gli anziani.

Altro mito, nato da una sostanziale avversione al fatto religioso e alla Chiesa: la morte di Dio. “Dio è morto” si ripeteva continuamente, la religione e la Chiesa hanno i giorni contati, “il cristianesimo è l’oppio dei popoli”, l’uomo moderno è maturo per fare a meno delle favole: e molti ci credevano. Passano pochi decenni e improvvisamente gli illusi che per essere e sembrare “moderni” e “maturi” sono diventati “atei” o “laicisti”, si trovano spiazzati non solo dalle folle di fedeli che invadono i santuari e applaudono i Pontefici, ma da un miliardo e più di musulmani che sventolano orgogliosamente la bandiera di Dio come segno di reazione (naturalmente folle e spropositata col terrorismo) al dominio della cultura occidentale che si presenta senza fede in Dio e senza regole morali. I laicisti (destra o sinistra non importa) non capiscono che fuori dell’area cristiana non esistono popoli atei e che per dialogare e intendersi con questa grande maggioranza dell’umanità dobbiamo ritrovare le nostre radici cristiane (ma intanto aboliscono il riferimento alle “radici cristiane” dell’Europa!!).

Altro mito nato e sviluppato in reazione ai Comandamenti e al cristianesimo: la convinzione largamente diffusa (da intellettuali, opinionisti, sociologi, partiti politici, stampe e televisioni) che si può fare a meno del matrimonio tradizionale, qualsiasi forma di convivenza va bene. Questa cultura ha vinto le sue battaglie (a breve scadenza la trasgressione è sempre vittoriosa), ma oggi tutti lamentiamo la crisi della famiglia e della natalità, i molti giovani che non ricevono affetto ed educazione dai genitori e diventano disadattati: ma nessuno dei laicisti fa marcia indietro, si va avanti sulla stessa linea.

Il mito dell’ecologismo ha fatto della natura un museo intoccabile, ha creato un’opinione pubblica pronta alla protesta contro tutto: contro le gallerie, contro gli inceneritori, contro le nuove strade di rapido scorrimento, contro i grandi ponti, contro i treni ad alta velocità. Sognano una natura incontaminata, “la natura innaturale” creata ad immagine della nostra mitologia (perché non ci teniamo cimici, pulci, pidocchi e scarafaggi?).

L’ultimo mito che sta rapidamente sfiorendo sono i no global, slogan già sbagliato in partenza. Ricordiamo il G8 a Genova nel 2001, quando i no global parevano il movimento rivoluzionario che avrebbe cambiato la società, il mondo. Oggi non si sentono quasi più, la globalizzazione appare a tutti un fenomeno storico inevitabile e di per sé non negativo, come diceva Giovanni Paolo II: “E’ un’occasione di crescita per l’umanità, dipende da cosa ne faranno gli uomini”.

Potrei andare avanti con i miti del nostro tempo che diventano ideologia, vengono assolutizzati e si rivelano negativi, anche se nati da motivazioni più che giuste. Per non parlare dei miti ideologici di origine politica che tramontano, ma nessuno si pente di aver sostenuto forze che agivano contro l’uomo.
Chi sosteneva i “liberatori” di Vietnam e Cambogia, da quando quei due paesi sono stati “liberati”, non ne parlano più: si rendono conto, ma non lo dicono, che i “liberatori” si sono rivelati nuovi e peggiori oppressori del popolo. Sono passati ad altri “miti” della stessa radice ideologica (il sandinismo, Fidel Castro e il presidente “rivoluzionario” venezuelano “Chavez”), fin che durano; addirittura qualcuno ha avuto il coraggio di dire che la Cina attuale si sviluppa economicamente per merito del suo riaffermato “comunismo”, quando oggi non esiste paese al mondo che pratichi un capitalismo così selvaggio come la Cina “comunista”! La verità non importa, conta solo l’ideologia, il mito!
Chiedo: quando mai i laicisti chiederanno perdono per tutte le cantonate che hanno preso negli ultimi decenni?
Concludo. Amici, che grande cosa la fede! Ringraziamo Dio di aver ricevuto questo dono immenso! Noi tutti siamo uomini piccoli e deboli, gente comune piena di difetti e di peccati. Ma è bello avere un punto preciso di riferimento, un’ispirazione sicura a cui attaccarsi, una visione della vita e della storia che non crolla: la Parola di Dio e il Vangelo trasmessi e interpretati dalla Chiesa![Il Timone]


INDONESIA
Gruppo islamico esige la chiusura di una Fondazione cristiana
[Compass Direct 26/04/06]

Lo scorso 9 aprile, 70 persone, appartenenti ad un'associazione musulmana denominata Majlis Taklim, sono entrate nell'edificio di un'istituzione cristiana umanitaria a West Java, Indonesia, e per la quinta volta in meno di quattro mesi ne hanno chiesto la chiusura.
Il personale dell'Apostolic Nation Building Foundation ha chiesto immediatamente l'intervento della polizia la cui presenza ha evitato il peggio. I musulmani hanno accusato i responsabili dell'istituzione cristiana di "gestire una chiesa illegale e cristianizzare la cittadinanza".
Il coordinatore del gruppo musulmano ritiene che la fondazione sia "solo un paravento per coprire le vere attività della chiesa". Ha quindi chiesto di riportare l'edificio nell'ambito delle proprie finalità, vale a dire, "un luogo in cui vivere e non un luogo di culto". Ha quindi invitato i cristiani a prendere sul serio ogni avvertimento pena alcune non meglio specificate " conseguenze negative".
Sarah Fili direttore dell'istituto, che lavora da casa sua, ha negato ogni addebito. "Siamo un'istituzione sociale cristiana indipendente e senza scopo di lucro. Il nostro intento è sostenere la nostra nazione attraverso l'istruzione, cure mediche gratuite e programmi per la salvaguardia dell'ambiente. Facciamo tutto quello che può essere di beneficio alla cittadinanza".
Fifi ha dichiarato di avere ottenuto il permesso di utilizzare la propria abitazione come sede della Fondazione ed ha aggiunto che una ventina di persone, tutte del suo staff, si riuniscono a casa sua ogni domenica dalle 7 alle 9 del mattino per pregare. Immediatamente dopo si tiene una riunione di lavoro.

Ewigen
26-04-2006, 21:10
IRAQ
PastoreAndrew White: Al-Qaeda ha posto una taglia di 4 milioni di dollari
[Agenzie 24/04/06]

Il pastore anglicano Andrew White, 41 anni, cura una chiesa frequentata da 900 persone nella zona verde di Baghdad. Ha così tanta influenza nel Medio Oriente che Bin Laden ha messo una taglia sulla sua testa. Per questa ragione viaggia in mezzo a ingenti misure di sicurezza.
Le prime visite di White in Iraq risalgono al 1998. Da allora si sono verificati profondi cambiamenti. Predicava nella St. George's Anglican Church, in una struttura messa a disposizione dal primo ministro Tariq Aziz, in quel tempo il cristiano più noto nella dittatura di Saddam Hussein, ed ora prigioniero degli Stati Uniti.
Secondo White, in quegli anni la società irachena era più secolarizzata e le tensioni religiose sembravano inesistenti. Con il passare del tempo, il pastore anglicano si rese conto che le spaccature c’erano; la gente, però, aveva troppa paura per parlarne apertamente. White ricorda pure quando declinò un invito a cena da Odai Saddam Hussein, il figlio più crudele di Saddam. L’uomo che gli aveva portato l’invito cominciò a piangere e lo supplicò di accettare, altrimenti Odai l’avrebbe ammazzato. “Durante tutta la cena, avevo la netta sensazione di trovarmi di fronte al male”, ha dichiarato White, uno dei pochi leader religiosi a sostenere pubblicamente l’invasione americana dell’Iraq. “Quando il regime di Saddam crollò, fu come se qualcuno avesse tolto il coperchio di una pentola a pressione. Gli iracheni erano finalmente liberi”.
Presto, però le divisioni interne cominciarono a ribollire. L’anno scorso a settembre, quattro degli assistenti più importanti di Andrew White sono scomparsi mentre ritornavano da una conferenza in Giordania. White stesso ha ricevuto una lettera da al-Qaeda in Iraq con la quale gli si ordina di lasciare il paese. C’è ora una taglia di 30.000 dollari sulla sua testa. “Francamente mi sono sentito insultato”, ha detto White scherzando. “Possibile che valgo così poco? Poi alzarono il prezzo a 4 milioni di dollari. La cosa mi rese più contento.” Le forze della coalizione gli hanno ordinat0 di rimanere nella zona verde. “Da qui non esco da un anno”, ha aggiunto White.
Quanto all’estremismo religioso, il pastore anglicano ha osservato : “Costoro pensano di fare la volontà di Dio, ecco perché ci troviamo di fronte ad un grosso problema. La religione, quando esce fuori strada, sbanda veramente. Mette le persone in pericolo. Come si fa a cambiare chi pensa che sta facendo quello che Dio gli ha detto di fare?”. A suo avviso “l’Iraq ha bisogno di leader di tutte le fedi disposti a discutere le loro differenze e politici che abbiano la volontà di governare in uno spirito di unità”.



26 Aprile 2006
INDIA
Rajasthan, il Consiglio cattolico attacca la legge anti-conversione

L’organo consultivo sottolinea: "I cristiani vivono nella paura e nell’incertezza. La popolazione perde fiducia nel governo, che non ferma la violenza e approva leggi restrittive”.

Bangalore (AsiaNews/Icns) – Un importante gruppo cattolico ha chiesto al governo del Rajasthan di rigettare la legge anti-conversione “per aiutare i cristiani a vivere meglio ed a praticare la propria fede senza restrizioni”.

La Commissione esecutiva del Consiglio cattolico dell’India, organo ufficiale della Chiesa indiana, si è incontrata a Bangalore il 24 aprile per discutere della recente approvazione del decreto ed ha espresso “seria preoccupazione per la difficile situazione in cui sono costretti a vivere i cristiani dello Stato occidentale”.

I membri della minuscola comunità cristiana del Rajasthan [lo 0,11 % della popolazione ndr] “sono stati vittime di diversi attacchi e gravi forme di molestia da parte di gruppi fanatici indù nel corso di tutto il 2005”. In risposta il governo, “invece di fermare quest’onda di violenza, ha approvato il 7 aprile un decreto che mira a controllare l’attività dei missionari nei villaggi”.

Secondo le accuse dei fondamentalisti indù “le missioni cristiane passano il loro tempo a convertire i poveri ed i tribali adescandoli con offerte materiali” come cibo e vestiti. “L’approvazione della legge – scrivono i membri della Commissione – non fa altro che diminuire la fiducia delle persone nell’amministrazione statale”.

“I cristiani di molte zone dell’India – conclude la denuncia del gruppo, guidato dal cardinale Telesphore Toppo – vivono nella paura e sono costretti a chiedere la protezione della polizia per poter svolgere le funzioni domenicali ed ogni altra attività correlata alla religione”.

La Commissione esecutiva del Consiglio cattolico dell’India è un corpo di natura consultiva. I suoi membri rappresentano ogni sezione della Chiesa: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Il suo scopo è quello di valutare la situazione della Chiesa indiana e denunciare ai corpi competenti le situazioni in cui essa venga limitata nella sua missione.


TURCHIA
Clima da caccia alle streghe
[ICN 25/04/06]

Una donna musulmana aggredita per "cristianizzazione" e cristiani perseguitati. E' questo il clima pesante che si respira in Turchia.
(Compass Direct) – Provocata dagli organi d'informazoine e da un mufti, è in corso una "caccia alle streghe". Vittime: i cristiani. Una donna musulmana è stata percossa e la polizia ha lasciato liberi gli aggressori. Guler Morsumbul non ha ancora trovato un avvocato disposto ad assisterla per difendersi dall'accusa di "aver cristianizzato" la figlia. Una parente della donna ha dichiarato che c'è molta gente che vive in uno stato di paura da quando tre anni fa la stampa ha cominciato ad occuparsi delle attività missionarie. "Chiunque abbia qualcosa contro un altro, chiunque abbia intenzione di distruggere l'attività commerciale di un'altra persona, deve solo chiamare l'altra persona "cristiano" ed il danno è fatto".

Ewigen
26-04-2006, 21:35
GERMANIA
Stoiber: punire chi fa satira religiosa

22 aprile 2006 - (agenzie) La Baviera intende varare entro l'estate un progetto di legge a protezione dei simboli religiosi. "Lo Stato deve tutelare maggiormente i simboli religiosi dei propri cittadini", ha dichiarato il ministro Edmund Stoiber, interpellato da Merkur-online. Il codice penale tedesco, al paragrafo 166, prevede sanzioni contro chi disturba e offende la "quiete pubblica". "Ciò significa", ha detto Stoiber, capo della CSU, "che oggi è possibile offendere il sentimento religioso senza essere per questo puniti". Stoiber ha affermato che finora "ci siamo battuti troppo poco per le nostre tradizioni e le nostre convinzioni religiose". Il leader CSU ha pure criticato duramente l'intenzione del canale televisivo MTV di diffondere la satira a cartoni animati "Popetown“. Stoiber ha detto di essersi messo in contatto con i rappresentanti delle due grandi chiese cristiane tedesche per impedire la diffusione della serie televisiva in cui si ride del papa e della curia vaticana.


ERA ORA
:)

Lorekon
26-04-2006, 21:40
OCCIDENTE
Chiederanno perdono per tutte le loro cantonate?

di Padre Piero Gheddo,Missionario del Pime
(...)

Ad esempio il mito dell’”esplosione demografica”. 30-40 anni fa non si parlava d’altro: bisogna fare meno figli, la terra scoppia, non ci sono risorse per tutti… Paolo VI (il “Papa martire” del XX secolo) è stato crocifisso quando nel 1968 ha pubblicato la “Humanae Vitae” in cui diceva che occorre fidarci della Provvidenza, osservare la legge naturale sul matrimonio e la natalità, i ricchi debbono rinunziare a parte del loro benessere per aiutare i poveri… Si è levata unanime condanna da parte di giornali, intellettuali, professori ed esperti di problemi demografici, e anche di non pochi cattolici. Un coro di voci contrarie anche violente, il povero Papa passava per un retrogrado “minus habens”. Ebbene, oggi l’Onu denunzia che nel mondo, su 170 paesi, ben 67 sono sotto lo zero demografico! In Italia, se non ci fossero i “terzomondiali” che vengono ad aiutarci (loro che non hanno accettato la logica della “bomba demografica”!), dovremmo fare a meno di tantissimi servizi indispensabili, dai lavori manuali pesanti alle badanti per gli anziani.


:eek:
ma come si fa a dire queste cose proprio nel momento storico in cui Cina e India aumentano il loro livello di benessere ponendo in modo esplosivo la questione dello sviluppo sostenibile??

proprio nel momento in cui e tensioni sociali in Occidente si fanno di giorno in giorno più acute a causa di sostenuti flussi migratori dal sud a nord del mondo??

è EVIDENTE a chi si occupa di questo, che le risorse NON CI SONO per tutti, che la popolazione VA contenuta... la risposta sarebbe "affidiamoci alla provvidenza"? :p

peccato che magari tra i 67 paesi a crescita zero ci sono san marino, Andorra e Montecarlo, mentre tra i paesi in forte cresci ci sono Cina, India, Thailandia (240 mln) , Nigeria (138 mln) :D

i numeri sono pericolosi, bisogna saperli maneggiare! :D

Ewigen
26-04-2006, 22:15
Nigeria
Grave attentato alla residenza di un vescovo anglicano
21/04/06


Ancora un attentato contro Ali Buba Lamido, vescovo anglicano di Wusasa, della diocesi di Kaduna. E’ il quarto in un anno. Questa volta c’è anche un morto. Uomini armati, sicuramente militanti islamici, si sono presentati alla residenza del pastore ed hanno chiesto alla guardia dove fosse perché dovevano ucciderlo. Sono partiti alcuni colpi di arma da fuoco che hanno fatalmente colpito un ospite e ferito l’addetto alla sicurezza ed un operaio. Il vescovo anglicano è convinto che il grave fatto di sangue sia riconducibile a motivazioni religiose. In tutt’e quattro gli attentati, infatti, non ci sono mai stati tentativi di furto.
[Compass Direct]

Faethon
26-04-2006, 23:05
TURCHIA

-1)Dagli anni 70 hanno chiuso l' unica Scuola Teologica del Patriarcato di Constantinopoli,da cui esce anche il successore del Patriarca (visto che per legge Turca il Patriarca deve essere cittadino Turco) e rifiutano di aprirla.Questa è una delle molti risoluzioni del Parlamento europeo (dal 1998) a proposito:

Bulletin EU 11-1998
Human rights (6/8)

1.1.6. Parliament resolution on the Theological School of Halki.

Adopted on 19 November. Parliament asked the Turkish authorities to do everything within their power to re-open the Theological School of Halki, which is directly linked to the functioning of the Orthodox Oecumenical Patriarchate, and to ensure its effective functioning.
[ OJ C 379, 7.12.1998 ]
http://europa.eu.int/abc/doc/off/bull/en/9811/p101006.htm

2)La Turchia rifiuta di riconoscere il titolo "Ecumenico" del Patriarca di Constantinopoli,titolo che è riconosciuto da tutti i dogmi Cristiani.Invece la Turchia lo riconosce come "Patriarca di Fener",cioè del distretto di Istanbul dove si trova il Patriarcato:

Human rights groups, EU governements, and the U.S. government, have long protested conditions placed by the government of Turkey on the Ecumenical Patriarch. For example, the Ecumenical status accorded him within Eastern Orthodoxy, and recognized by Ottoman governments, has on occasion been a source of controversy within the Republic of Turkey, which under its laws regarding religious minorities officially recognizes him as only the "Patriarch of Fener." (Fener is the district in Istanbul where his headquarters are located.) Expropriation of Church property and the the closing of the Orthodox Theological School are also cited by human rights groups.
http://encyclopedia.thefreedictionary.com/Ecumenical%20Patriarch


3)Queste scene sono solite in Turchia,fans del secondo partito in numero di voti,MHP,i cosidetti "Lupi Grigi",ogni tanto si ammassano davanti al Patriarcato e danno spettacolo con la tolleranza dello stato Turco:

-Fantoccio del Patriarca impiccato e poi bruciato:

http://img274.imageshack.us/img274/2653/564396b8us.jpg

-Rappresentazione del loro sogno,dove il Patriarca legato viene messo in una barca a Izmir ed espulso dalla Turchia:

http://img254.imageshack.us/img254/8138/likoi4ad.jpg

Ewigen
27-04-2006, 22:59
27 Aprile 2006
INDONESIA
Aceh: politici cristiani contro la sharia per i non musulmani
di Benteng Reges

Partito di ispirazione musulmana propone un disegno di legge per applicare la legge islamica a tutti i cittadini della provincia indonesiana. La proposta rientra nei lavori per la nuova legge sull’amministrazione di Aceh, prevista dopo l’Accordo di pace di Helsinki.

Jakarta (AsiaNews) – Obiezioni e dure critiche da parte dei politici cristiani alla proposta di legge avanzata dal Justice and Peace Party (Pks, di ispirazione musulmana) di applicare la sharia (legge islamica) a tutti gli abitanti della provincia di Aceh, senza distinzione di religione.
La proposta rientra nei lavori per la stesura del disegno di legge sull’amministrazione di Aceh (Ruu Pa) prevista dopo la firma dell’Accordo di pace di Helsinki ad agosto 2005 tra Jakarta e i separatisti del Free Aceh Movement for Freedom (Gam).
Il cristiano Peace and Prosperous Party (Pds) ha subito messo in chiaro che “i tribunali islamici non hanno l’autorità di giudicare casi di cittadini non musulmani”. La discussione si è svolta ieri durante una riunione speciale del parlamento alla presenza del segretario di Stato Yuzril Ihza Mahendra. Rufinus Sianutri, portavoce del Pds, ha dichiarato: “Le posizioni del Pks sono troppo lontane dalle nostre e non possiamo accettare che la sharia venga applicata in modo completo anche ai cittadini non musulmani di Aceh”.
Pieno appoggio alle obiezioni del Pds sono arrivate anche da partiti nazionalisti come il Partito democratico indonesiano per la lotta (Pdip), della ex presidente Megawati Sukarnoputri. Stesse posizioni quelle del Partito democratico (Pd) del presidente Susilo Bambang Yudhoyono.
Il Golkar, partito del vicepresidente Jusuf Kalla, ha avanzato una soluzione "di compromesso": la legge islamica deve essere applicata anche ai cittadini non musulmani di Aceh, che abbiano commesso crimini o siano coinvolti in casi che riguardano anche residenti musulmani. Al Golkar si associano anche alcuni esponenti musulmani moderati del Partito del risveglio nazionale, facente capo all’ex presidente Abdurrahman Gus Dur Wahid.
Numerosi gruppi di abitanti della provincia, compresi i cosiddetti Sostenitori dell’istituzione di una provincia di Aceh sud-ovest (Abas), hanno criticato il disegno di legge come “non corrispondente a ciò che gli abitanti di Aceh pensano del pluralismo”.
Membri del Pdip e dell’Abas hanno annunciato una manifestazione di protesta. Secondo diversi politici la legge sull’amministrazione di Aceh minaccia il principio di Unità nazionale, contenuto nella Pancasila, i 5 principi guida del Paese.
Nel 2001 Jakarta ha autorizzato la provincia di Aceh, l’unica al momento, a mettere in vigore la sharia. Dal 2003, inoltre, è stato creato un tribunale islamico.


MALAYSIA
Il dramma di essere cristiani
[Compass Direct 27/04/06]

La corte federale ha accolto l'appello di Lina Joy contro il rifiuto del governo di rimuovere dalla sua carta d'identità lo status di musulmana. Joy, convertitasi nel 1990 e battezzatasi nel 1998, dopo numerose richieste aveva finalmente ottenuto una nuova carta d'identità che la identificava però come musulmana. Per l'ufficio anagrafe,il cambiamento della religione doveva essere autorizzato dalla corte islamica che l'avrebbe comunque dichiarata "apostata". La verità è che le autorità islamiche non hanno mai concesso ai musulmani della Malaysia il permesso di convertirsi abbandonando così l'islam. Un tale atto è o vietato o ritenuto un reato.
In Malaysia, gli apostati sono multati, arrestati e imprigionati. I convertiti dall'Islam perdono automaticamente la custodia dei figli. Alla morte, però, sono considerati musulmani a tutti gli effetti. I loro beni sono distribuiti secondo la legge islamica. Di fronte a queste enormi difficoltà, molti convertiti seguono la fede cristiana in segreto. Non sempre con successo, però. Un credente convertitosi dall'islam ha perso il posto di lavoro quando i dirigenti dell'azienda hanno avuto il fondato sospetto che in realtà non era più un musulmano. Un'insegnante ha perso il suo ruolo di leader nell'ambito della scuola quando i colleghi hanno scoperto che era diventata cristiana. In questo clima persecutorio ci sono pure casi di aggressioni fisiche.
Spesso le ostilità partono proprio dai famigliari che allertano le autorità religiose, le quali sottopongono i convertiti a veri e propri interrogatori o a "classi di recupero", nel tentativo, cioè, di riportarli alla fede islamica. Queste sessioni possono durare settimane e mesi. Ci sono stati anche casi di cristiani rinchiusi in Centri di Riabilitazione Islamica. Per coloro che tentano di lasciare l'islam il periodo di detenzione può protrarsi fino a tre anni.
Nel 1988 ci fu un caso clamoroso: Nor Aishah Bokhari fu rapita da alcuni poliziotti mentre era rinchiusa in una cella della caserma della polizia a Kuala Lumpur e tenuta prigioniera in casa di un parente per aver tentato di abbandonare l'islam e sposare il fidanzato cattolico. Si dava il caso che il comandante della stazione di polizia fosse proprio suo zio. Una fonte anonima ha sintetizzato così il dramma di questi cristiani: "La battaglia più dura per loro ha a che fare con la questione dell'identità. Esteriormente, devono farsi vedere musulmani, ma dentro sono cristiani. Devono sapere come comportarsi ed hanno bisogno di essere tranquillizzati che stanno facendo la cosa giusta".




Una buona notiza:

BRASILE 27/4/2006 9.35
OMICIDIO SUOR STANG: CONDANNATO INTERMEDIARIO, RECLUTÒ I DUE ASSASSINI


[PIME] Un giudice di Belém, capitale dello Stato amazzonico di Pará, ha condannato a 18 anni di carcere il ‘fazendeiro’
Amair Feijoli da Cunha per concorso nell’omicidio di suor Dorothy Stang, assassinata il 12 febbraio 2005 a colpi di arma da fuoco mentre si recava ad un incontro con alcuni contadini ‘senza terra’ ad Anapu. Da Cunha, conosciuto come ‘Tato’, ha confessato di fronte a una giuria popolare di aver fatto da intermediario tra i mandanti del crimine – i due proprietari terrieri Vitalmiro Bastos de Moura e Regivaldo Pereira che saranno processati entro l’anno – e i sicari Rayfran das Neves e Clodoaldo Batista, già condannati nel dicembre scorso rispettivamente a 27 e a 17 anni di detenzione; ai due esecutori materiali sarebbero stati pagati 50.000 reais (circa 19.000 euro) per uccidere la religiosa di origine statunitense, 74 anni, impegnata al servizio dei più deboli e in difesa della selva amazzonica contro i ‘madeireiros’ (commercianti di legname) e le speculazioni dei latifondisti ai danni dei contadini. A da Cunha sono stati inizialmente comminati 27 anni di prigione: l’ammissione di responsabilità gli è valsa uno sconto di pena di 9 anni. “Non potevamo chiedere di più. Ma ora vogliamo che siano giudicati al più presto anche i due ‘fazendeiros’ accusati” ha detto David Stang, fratello di suor Dorothy, che ha assistito al dibattimento con le altre due sorelle della missionaria, Marguerite Hohm e Mary Heil. Il Pará è ancora oggi lo Stato brasiliano più violento per i conflitti terrieri: dal 1971 al 2005, 800 contadini sono stati assassinati ma solo in tre casi i responsabili – tutti ‘fazendeiros’ – sono stati processati e condannati.

Ewigen
27-04-2006, 23:09
Anniversario
GUATEMALA
27/4/2006
IL PAESE RICORDA MONSIGNOR GERARDI, “MARTIRE DELLA PACE”

“Sono ormai passati otto anni da quando monsignor Juan José Gerardi Conedera venne selvaggiamente assassinato...Siamo ancora qui a chiedere giustizia per un uomo giusto”: lo ha detto il cardinale Rodolfo Quezada Toruño nell’omelia pronunciata durante la messa in suffragio del vescovo ausiliare di Città del Guatemala, celebrata nella Cattedrale Metropolitana della capitale. Migliaia di persone provenienti da tutto il paese hanno reso omaggio al “martire della pace” brutalmente ucciso il 26 aprile 1998 nella sua parrocchia di San Sebastián. L’odore dell’incenso si è mischiato al profumo dei fiori che un gruppo di indigeni arrivati dal dipartimento di Cobán ha cosparso sull’atrio della tomba del vescovo prima di pregare in lingua Maya Quechí; sul pavimento, con i petali di diversi colori è stata disegnata una scritta ‘Niños en paz’ (bambini in pace), in ricordo dei 22.000 minori vittime della lunga guerra civile (1960-’96), le cui identità sono ancora oggi per la maggior parte sconosciute. “Monsignor Gerardi è un esempio di fede che ci ha dato la speranza di poter conoscere la verità su quello che accadde in Guatemala durante il conflitto e le atrocità che furono commesse” ha detto una religiosa spagnola che ha preferito dichiarare il solo nome di battesimo, Maria. Di fatto, l’omicidio del vescovo è ancora oggi impunito: lo scorso anno un tribunale ha ridotto da 30 a 20 anni le condanne comminate in prima istanza nel 2001 al colonnello dell’esercito in pensione Disrael Lima Estrada e a suo figlio, il capitano Byron Lima Oliva, per l’assassinio del presule; secondo i giudici, i militari sarebbero stati “complici” e non “autori materiali” dell’omicidio, come erano stati giudicati in precedenza; la stessa corte ha confermato la pena a 20 anni di detenzione inflitta a padre Mario Orantes, ex-segretario del presule. Tutti e tre hanno presentato ricorso in appello, ma il nuovo processo non è stato ancora celebrato. Quarantotto ore prima di essere ucciso, monsignor Gerardi aveva pubblicato il dossier "Guatemala nunca más" (‘Guatemala mai più’) sui crimini compiuti durante la guerra civile. Nel documento sono elencate oltre 55.000 violazioni dei diritti umani perpetrate nel corso del conflitto interno, concluso con un bilancio di almeno 200.000 vittime, tra morti e ‘desaparecidos’. L’80 % dei casi è attribuito all’esercito. [PIME]

Ewigen
29-04-2006, 00:53
28 Aprile 2006
INDIA
Estremisti indù: la più grande libreria galleggiante al mondo è un mezzo di proselitismo cristiano

La nave Doulos gira il mondo con a bordo migliaia di libri su diversi temi; ora è ancorata a Chennai e per alcuni indù, che l’hanno visitata, è solo una “fiera della Bibbia”. La risposta di organizzatori e comunità cattolica: accuse infondate mosse solo da fanatismo e ideologia.

Chennai (Icns) – La più antica nave passeggeri transoceanica del mondo, la MV Doulos, è in questi giorni nel porto di Chennai, in India, dove ospita la più grande fiera del libro galleggiante. La Doulos, costruita nel 1914, ha visitato negli ultimi 28 anni più di 500 porti in 99 nazioni ed accolto a bordo più di 17 milioni di visitatori. È arrivata a Chennai lo scorso 8 aprile, ricevendo la calorosa accoglienza delle autorità e della popolazione locale. Eppure per alcuni estremisti indù è solo l’ennesimo mezzo dei cristiani per fare proselitismo.

La Doulos, che in greco significa “schiavo”, è stata costruita nel 1914 - due anni prima del Titanic - ed ora è gestita da un’associazione tedesca senza fini di lucro. Lo staff della Doulos è composto da giovani cristiani che hanno deciso di dedicare parte del loro tempo a “servire le nazioni”. A bordo, la sua libreria conta oltre 6 mila titoli, la maggior parte in inglese, ma ve ne sono alcuni anche in lingua tamil.

Secondo quanto pubblicato dal sito web organizer.com del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) - formazione paramilitare di estremisti indù, considerata il braccio armato del Bharatiya Janata Party (Bjp) - la fiera del libro di Chennai è una “fiera della Bibbia”. Il sito riporta le testimonianze di alcuni visitatori: “Sono andato con la mia famiglia sulla Doulos, la maggior parte dei libri sono sulla religione cristiana e il personale sulla nave era intento solo a promuovere il Cristianesimo”.

Emilie Natboom, coordinatrice dell’evento, spiega che la libreria galleggiante offre una scelta vasta: “Dizionari, enciclopedie, libri per bambini, di cucina; tra questi vi è una sezione dedicata alla Bibbia e alla vita famigliare ispirata ai valori cristiani”. “Non siamo qui per convertire – aggiunge – siamo mossi solo dall’amore per il prossimo, per diffondere valori universali, per dare e non per prendere”.

L’attivista per i diritti umani, Cedric Prakash, condanna l’articolo: “L’Organizer si macchia così di pregiudizio e arroganza e non trova spazio nella società civile indiana, che garantisce ad ogni cittadino la libertà religiosa. Anche se sulla nave ci fossero davvero solo libri cristiani gli organizzatori avrebbero avuto il diritto di farlo”.

Per un altro noto attivista, John Dayal, presidente della All India Catholic Union, “questa è la reazione di gente appartenente a una certa ideologia”. “Sulla Doulos si trovano libri di ogni genere, compresi quelli di ispirazione cristiana, che peraltro si vendono senza nessun problema anche nelle librerie della città: questo non è un crimine”.


MEMORIA STORICA
[Avvenire]

La Chiesa avrà presto 4 nuovi Santi e 57 nuovi Beati.[/i
Stamane infatti Benedetto XVI ha ricevuto il cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi autorizzando il dicastero a promulgare i decreti riguardanti il riconoscimento dei relativi miracoli o del martirio. Sono state inoltre riconosciute le virtù eroiche di 8 Servi di Dio. Tra i prossimi Beati sono numerosi i religiosi uccisi in odio alla fede durante la guerra civile spagnola nel 1936.
Tra i prossimi Santi figura il sacerdote napoletano Filippo Smaldone, fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori e apostolo dei sordomuti per i quali aprì un istituto a Lecce nel 1885. Giovanni Paolo II lo aveva proclamato Beato il 12 maggio 1996.
Oltre al miracolo per la canonizzazione di Smaldone è stato riconosciuto un miracolo, attribuito all'intercessione del Beato Raffaele Guìzar Valencia, vescovo di Veracruz, nato il 26 aprile 1878 a Cotija (Messico) e morto il 6 giugno 1938 a Mèxico; un miracolo, attribuito all'intercessione della Beata Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Venerini, nata il 9 febbraio 1656 a Viterbo e morta il 7 maggio 1728 a Roma; un miracolo, attribuito all'intercessione della Beata Teodora Guèrin (al secolo:
Anna Teresa), fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Saint-Mary-of-the-Woods, nata il 2 ottobre 1798 a Etables (Francia) e morta il 14 maggio 1856 a Nemus (Stati Uniti d'America).


[i]Pio XII e la Shoah, ormai la storia ha sepolto la leggenda nera

Un convegno a Roma con Angelini, Cacciavillan, Andreotti, Gumpel, Dalin e la Marchione rileva l'inconsistenza delle accuse mosse contro Papa Pacelli

Da Roma Giovanni Ruggiero

Pio XII non ha bisogna di essere difeso. Le prove che sfatano la leggenda nera che lo vuole silenzioso davanti alla Shoah riempiono volumi e volumi che dicono anche delle sue virtù per le quali, in pieno Vaticano II, Paolo VI diede l'avvio della sua causa di beatificazione. A Roma, ospitata dalla Pontificia università Lateranense e promossa dalla rivista "30 Giorni", è stata dedicata una giornata di studi a questo Papa, «perché - dice il rettore, monsignor Rino Fisichella - venga mantenuta costante la sua fama di santità», una fama che si guadagnò subito dopo la morte quando si cominciò a comprendere i grandi sforzi che aveva compiuto perché fossero alleviate le sofferenze provocate dalla guerra. «Bisogna muoversi perché non basta più esprimergli soltanto ammirazione», incita il cardinale Fiorenzo Angelini sollecitando la Congregazione per le Cause dei Santi a compiere gli ultimi atti. È presente padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Papa Pacelli, che dice confortante: «La causa è bene avviata ed è da presumere che in un futuro non lontano sua Santità potrà procedere alla beatificazione di questo grande Pontefice». Il cardinale Agostino Cacciavillan, membro della Congregazione delle Cause dei Santi, sottolinea come il magistero di questo Papa abbia pesato su quelli successivi. Lo dimostrano i continui richiami nelle encicliche di tutti i suoi successori, a partire ad esempio dalla sua visione dell'uomo nel mondo contemporaneo ripresa dalla Redemptor hominis. «Nel Concilio si sentirà il suo respiro - fa notare il cardinale Angelini - per quella sollecitudine per la struttura interna della Chiesa. È stato Pio XII a volere ad esempio la conferenza episcopale anche in Italia, ovviando a un ritardo ancora retaggio dei tormentati rapporti tra Stato e Chiesa». Perché, allora, la "leggenda nera" alimentata da libri come quello, ad esempio di John Cornwell, continua nonostante tante smentite? Se lo chiede David G. Dalin, rabbino a New York e docente di Storia e Scienze politiche, che ricorda casi che smentiscono la leggenda, a partire ad esempio dalla decisione di Eugenio Pacelli, all'epoca segretario di Stato con Pio XI, di snobbare letteralmente la visita che Hitler fece a Roma nel '38. «L'accusa - fa notare - viene da ambienti cattolici ultra liberali, da ex gesuiti e da ex preti, ma le accuse a Pio XII sono in realtà strumentali perché rendono più facile attaccare il magistero di Giovanni Paolo II da loro ritenuto troppo tradizionalista». Il "silenzio" di Pio XII serviva a non inasprire la persecuzione, perché contemporaneamente Castelgandolfo salvava dalla persecuzione oltre tremila ebrei italiani e perché negli stessi anni i conventi di Roma, certo per disposizione del Papa, aprivano le porte ai perseguitati italiani per effetto delle leggi in difesa della razza emanate da Mussolini. Per Dalin, l'antisemitismo era invece presente in un certo islam fondamentalista, e cita il gran muftì di Gerusalemme, Haj Amin el-Husseini, che accusava i nazisti di essere troppo bandi nella "soluzione finale". Ma questa è storia nota. Ancora invece tutte da studiare le lettere conservate negli archivi segreti vaticani di persone che da tutta l'Europa si rivolgevano a Pio XII per ottenere la liberazione o notizie sui loro congiunti fatti prigionieri di guerra. Queste lettere ha cominciato studiarle suor Margherita Marchione, che insegna nel New Jersey. Pio XII, ricorda la religiosa, già nel corso della prima guerra aveva collaborato con la Croce rossa internazionale per la liberazione dei prigionieri di guerra. Fu proprio questo impegno a pesare nella decisione di farlo vescovo nel 1917. Poi, a cavallo degli anni del secondo conflitto, diede vita a un Ufficio informazione che si scontrò con Unione Sovietica e Germania, ostili al dialogo per la liberazione dei prigionieri. Fedele al motto che si «deve voler bene al Papa non a un Papa», Giulio Andreotti fa uno strappo e si sofferma su Pio XII vittima di un filone di ostilità contro il quale bisogna far luce: «Occorre essere intransigenti. La carità è un'altra cosa. Ma la giustizia non deve essere mai messa in discussione».

Ewigen
29-04-2006, 22:59
MEMORIA STORICA
Come in Spagna, emerge il martirio dei preti italiani negli anni 1944-1947
Si parla di un totale accertato di 129 sacerdoti

(ZENIT)- Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando sembrava che le violenze e le barbarie fossero finite insieme ai regimi nazifascisti, si scatenò la violenza delle bande armate comuniste che fecero migliaia di morti. Tra questi più di 129 sacerdoti e migliaia di cattolici.

Per ricordare quelle vittime e cercare di capire come e perché furono uccise tante persone, Marco Pirina insieme ad alcuni amici ha fondato il Centro Studi Storici “Silentes Loquimir” (Silenziosamente parliamo) e dopo aver recuperato nel 1992 i resti di 68 persone gettati in una Foiba, ha condotto una serrata ricerca di documenti, testimonianze, rapporti delle forze dell’ordine, ritagli di giornali dell’epoca per “ridare dignità alla memoria di infoibati e scomparsi”.

Dalle ricerche del Centro Studi Storici “Silentes Loquimir” sono nati due volumi di circa 500 pagine ciascuno, con il titolo “1945-1947 Guerra Civile” e “1945-1947, la Rivoluzione Rossa”.
Per questo lavoro di ricerca nel 2003 con legge regionale 2/2003 “Silentes Loquimir” è stato riconosciuto come “Istituto di Ricerche Storiche di notevole interesse regionale”.

Dato il notevole interesse suscitato dalla storia di quel periodo, ZENIT ha voluto intervistare Marco Pirina.

Nel corso delle sue ricerche lei ha documentato la strage perpetrata nei confronti di quanti si opponevano o potevano essere di ostacolo alla diffusione dell’ideologia comunista nel periodo fra il 1944 e il 1947. Può fornirci alcuni dati, quante furono le vittime, quanti gli “scomparsi” …

Pirina: Partiamo da un dato scientifico, che sono le denunce presentate alle autorità giudiziarie, carabinieri, ecc nel territorio italiano. Escludendo le zone dell’Istria e della Dalmazia, che non erano più sotto il controllo dell’autorità italiana, e dove comunque fu compiuta una strage da parte delle truppe di Tito, abbiamo un totale degli scomparsi che è di 50.380, di cui oltre 12.000 gli “scomparsi senza un fiore”, cioè delle persone di cui non si è mai trovato il corpo. Di queste vittime solo una piccola parte era coinvolta con il passato regime fascista.

Quanti di questi erano sacerdoti o seminaristi e quanti esponenti e militanti di associazioni cattoliche?

Pirina: I dati certi documentano la responsabilità provata di militanti comunisti nell’assassinio di 110 sacerdoti. Analizzando gli scomparsi provincia per provincia siamo arrivati a contare un totale di 129 sacerdoti uccisi. Di 19 non si conoscono gli assassini, anche se sembra un dato certo che a guerra finita, con i nazifascisti sconfitti, soprattutto i partigiani socialcomunisti nutrivano un odio sistematico contro la religione cattolica ed erano anche in grado di organizzare ed eseguire omicidi.

Per quanto riguarda i dirigenti cattolici, basti dire che solo a Bologna sono scomparsi circa 160 coltivatori cattolici, che non volevano far parte delle cooperative rosse e non erano d’accordo a essere sottomessi alle organizzazioni comuniste.

I militanti comunisti non hanno avuto pietà neanche dei partigiani cattolici che combattevano i nazifascisti. Tra l'8 e il 12 febbraio 1945 a Porzûs in Friuli un gruppo di partigiani cattolici appartenenti alla “brigata Osoppo” venne massacrata da una brigata comunista guidata da Mario Toffanin. Tra le vittime Ermes, nome di battaglia di Guido, fratello dello scrittore Pierpaolo Pasolini. I comunisti uccisero i partigiani cristiani perché si opponevano alla politica di alleanza con le truppe di Tito che voleva l'annessione di territori italiani alla Slovenia. Bisogna dire che tra i molti laici uccisi ci sono anche socialisti e comunisti che non condividevano le direttive del Partito.

Per la causa di beatificazione e canonizzazione del seminarista Rolando Rivi, la Chiesa cattolica parla di “martirio” cioè di un crimine commesso in “odio alla fede”. Quante e quali altre storie di martirio lei conosce?

Pirina: Le storie di martirio sono molte e diverse, ne ricordo alcune. Don Angelo Tarticchio, prelevato a casa sua da partigiani jugoslavi, venne prima picchiato tra bestemmie e insulti indecenti, poi venne ucciso insieme ad altri 43 prigionieri legati con il filo spinato e gettato in una cava di bauxite. Non contenti i partigiani jugoslavi riesumarono il cadavere e lo presentarono alla madre ed alla sorella con una corona di filo spinato in testa.

Don Miroslav Buselic, parroco di Mopaderno in Istria e Vicedirettore del seminario di Pisino fu sgozzato nella canonica dai partigiani comunisti il 24 agosto del 1947. La sua colpa fu quella di aver accompagnato monsignor Jakob Ukmar nella cresima a 237 ragazzi, nonostante il divieto imposto dai comunisti.

Il Vescovo Ukmar fu picchiato brutalmente e si salvò solo perché i comunisti lo credettero morto.
Nel 1956, in pieno regime comunista, la diocesi avviò segretamente la causa di beatificazione di don Miroslav Buselic. Nel 1992 la causa ha ricevuto il nulla-osta della Santa Sede e il 28 marzo del 2000 è stato aperto il processo diocesano.

Don Francesco Bonifacio, un sacerdote docile e pio, dedicato a opere di carità e zelo, l’11 agosto del 1946 venne prelevato a casa dalle cosiddette “guardie popolari”, venne ucciso e gettato in una foiba. Di lui non si saprà più nulla. Nel 1998, dopo che è stata pubblicata una sua biografia è stata introdotta la causa di beatificazione.

Don Giovanni Dorbolò infoibato il primo maggio 1945; don Nicola Fantela affogato a Ragusa con la pietra al collo il 25 ottobre 1944; don Ugo Bardotti, ucciso a Cevoli (Pi) il 4 febbraio 1951, sulla cui lapide è scritto “Ucciso in odio alla fede”.

L’aspetto più agghiacciante di queste storie è l’odio esercitato contro la fede cattolica e contro i sacerdoti che ne erano espressione. Gli assassini non si sono accontentati di ucciderli. Si tratta di sacerdoti che non avevano fatto male a nessuno, anzi erano esempi di carità e aiuto per tutti.

Don Giuseppe Lendini fu ucciso a Crocetta di Pavullo in provincia di Modena, il 21 luglio 1945. I suoi assassini lo hanno picchiato e torturato per “costringerlo a bestemmiare”. Quando venne ritrovato il corpo, varie ossa erano state spezzate, crivellato di proiettili con il cranio fracassato e privo degli occhi.

Don Giuseppe Tarozzi, di Riolo di Castefranco, è stato tagliato a pezzi e messo in un forno. Don Carlo Terenziani è stato cosparso di vino prima di finirlo con colpi di mitraglia. Don Giuseppe Jemmi fu picchiato a sangue insultato e sbeffeggiato dai partigiani comunisti prima di essere falciato da una raffica di mitra. Sul suo cappello fu appiccicata una stella rossa. Nel 2004 l’ Osservatore Romano ha chiesto che si iniziasse il processo di beatificazione per don Jemmi.

Storie molto simili ai martiri di Spagna…

Pirina: Molti dei commissari politici delle formazioni partigiane e garibaldine avevano combattuto in Spagna negli anni 1935-1936, quando si sparava sui crocifissi, sulle chiese, sulle statue e le immagini di Maria, quando vennero trucidati suore, sacerdoti, attivisti di associazioni cattoliche. Così si é ripetuto in Italia parte di quello che avevano già fatto in Spagna.

Al funerale di don Ugo Bardotti, il Vescovo di San Miniato non esitò ad accomunare l’assassinio del sacerdote della sua diocesi, al “clero martire della guerra di Spagna e alla Chiesa perseguitata nel blocco sovietico dell’Est Europa”.


Papa: resta nella storia la “terribile persecuzione” degli armeni

Ricevendo i componenti del Patriarcato di Cilicia, Benedetto XVI ha lodato la fedeltà degli armeni al cristianesimo ed auspicato che sia superata la divisione che ancora esiste tra le diverse Chiese.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Metz yeghèrn, il grande male”: così gli armeni chiamano ancora oggi il genocidio che essi subirono negli anni della Prima guerra mondiale, da parte dell’allora Impero ottomano. La frase è stata ripetuta da Benedetto XVI che, ricevendo Nerses Bedros XIX Tarmouni, patriarca di Cilicia degli Armeni, accompagnato dai componenti del Sinodo patriarcale, ha parlato della “grande persecuzione” che è all’origine della diaspora di quel popolo ed anche della divisione che ancora esiste tra i cristiani armeni per auspicare che essa sia presto superata.

“La Chiesa armena, che fa riferimento al Patriarcato di Cilicia, è certamente partecipe a pieno titolo delle vicende storiche vissute dal Popolo armeno lungo i secoli e, in particolare, delle sofferenze che esso ha patito in nome della fede cristiana negli anni della terribile persecuzione che resta nella storia col nome tristemente significativo di metz yeghèrn, il grande male. Come non ricordare in proposito i tanti inviti rivolti da Leone XIII ai cattolici perché soccorressero l'indigenza e le sofferenze delle popolazioni armene?”.

“Gli Armeni –ha detto ancora Benedetto XVI - che si sono sempre sforzati di integrarsi con la loro operosità e la loro dignità nelle società in cui si sono venuti a trovare, continuano a testimoniare anche oggi la loro fedeltà al Vangelo”. Una fedeltà che è anche “forte attaccamento, talvolta sino al martirio, che la vostra Comunità ha sempre dimostrato verso la Sede di Pietro in un reciproco e fecondo rapporto di fede e di affetto”.

Faethon
29-04-2006, 23:53
Papa: resta nella storia la “terribile persecuzione” degli armeni

Ricevendo i componenti del Patriarcato di Cilicia, Benedetto XVI ha lodato la fedeltà degli armeni al cristianesimo ed auspicato che sia superata la divisione che ancora esiste tra le diverse Chiese.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Metz yeghèrn, il grande male”: così gli armeni chiamano ancora oggi il genocidio che essi subirono negli anni della Prima guerra mondiale, da parte dell’allora Impero ottomano. La frase è stata ripetuta da Benedetto XVI che, ricevendo Nerses Bedros XIX Tarmouni, patriarca di Cilicia degli Armeni, accompagnato dai componenti del Sinodo patriarcale, ha parlato della “grande persecuzione” che è all’origine della diaspora di quel popolo ed anche della divisione che ancora esiste tra i cristiani armeni per auspicare che essa sia presto superata.

“La Chiesa armena, che fa riferimento al Patriarcato di Cilicia, è certamente partecipe a pieno titolo delle vicende storiche vissute dal Popolo armeno lungo i secoli e, in particolare, delle sofferenze che esso ha patito in nome della fede cristiana negli anni della terribile persecuzione che resta nella storia col nome tristemente significativo di metz yeghèrn, il grande male. Come non ricordare in proposito i tanti inviti rivolti da Leone XIII ai cattolici perché soccorressero l'indigenza e le sofferenze delle popolazioni armene?”.

“Gli Armeni –ha detto ancora Benedetto XVI - che si sono sempre sforzati di integrarsi con la loro operosità e la loro dignità nelle società in cui si sono venuti a trovare, continuano a testimoniare anche oggi la loro fedeltà al Vangelo”. Una fedeltà che è anche “forte attaccamento, talvolta sino al martirio, che la vostra Comunità ha sempre dimostrato verso la Sede di Pietro in un reciproco e fecondo rapporto di fede e di affetto”.

Ah,Ewigen,ma perchè posti bugie???Quale genocidio Armeno?Ma sei matto?La Assemblea Nazionale Turca dopo il riconoscimento del genocidio dalla Francia ha preparato testo intitolato "Difammazione Internazionale:Accuse e manipolazioni",dove rigetta tutte le allusioni per un "genocidio Armeno" e le considera atti ostili.Eccolo dal ministero Turco così impari:

After the adoption of the French law, the Turkish National Assembly's Foreign Affairs Commission prepared a draft law on "International Defamation: Accusation and Manipulations", which draft rejects all allegations of an Armenian "genocide" and considers these allegations as hostile acts.
http://www.byegm.gov.tr/YAYINLARIMIZ/newspot/2001/july-aug/n18.htm

E la prossima volta,prima di diffondere bugie ,non dimenticarti di scrivere per il massacro dei Turchi da parte degli Armeni,e magari una foto del monumento eretto alla loro memoria:

The Zeve Memorial, eight kilometers from Van, was erected in commemoration of the 2,000 Turks massacred in Van and its villages in 1915. Actually nearly 30,000 Turks were killed in this region.

Questo perchè alcuni tentano di riscrivere la storia. :muro:
:D

Ewigen
30-04-2006, 00:15
Ah,Ewigen,ma perchè posti bugie???Quale genocidio Armeno?Ma sei matto?La Assemblea Nazionale Turca dopo il riconoscimento del genocidio dalla Francia ha preparato testo intitolato "Difammazione Internazionale:Accuse e manipolazioni",dove rigetta tutte le allusioni per un "genocidio Armeno" e le considera atti ostili.Eccolo dal ministero Turco così impari:

After the adoption of the French law, the Turkish National Assembly's Foreign Affairs Commission prepared a draft law on "International Defamation: Accusation and Manipulations", which draft rejects all allegations of an Armenian "genocide" and considers these allegations as hostile acts.
http://www.byegm.gov.tr/YAYINLARIMIZ/newspot/2001/july-aug/n18.htm

E la prossima volta,prima di diffondere bugie ,non dimenticarti di scrivere per il massacro dei Turchi da parte degli Armeni,e magari una foto del monumento eretto alla loro memoria:

The Zeve Memorial, eight kilometers from Van, was erected in commemoration of the 2,000 Turks massacred in Van and its villages in 1915. Actually nearly 30,000 Turks were killed in this region.

Questo perchè alcuni tentano di riscrivere la storia. :muro:
:D

Mi hai convinto, la prossima volta posterò articoli di No gods,UAAR,Bambini di satana,Unità,Politikon,Alexamenos,Manifesto,GLOBAL tv,Riformista,,Liberation,Anticlericale,Repubblica,Espresso,... :cry:
:D

Ewigen
30-04-2006, 23:33
[AVVENIRE]


KENYA
Un altro prete ucciso nella diocesi dove morì Locati

Un sacerdote cattolico è stato ucciso nei giorni scorsi nella zona settentrionale del Kenya. Padre Galgalo Boru, della parrocchia Bulesa, è stato ucciso da alcuni banditi che hanno assalito il veicolo sul quale il religioso stava viaggiando in compagnia di altre persone. Padre Boru apparteneva alla medesima diocesi - Isiolo, nel nordest del Paese, a 200 km dalla capitale Nairobi - di monsignor Luigi Locati, l'amministratore apostolico della regione, originario di Vercelli, ucciso il 14 luglio da ignoti con alcuni colpi di pistola mentre stava facendo rientro nella sua abitazione. La Land Cruiser sulla quale si trovava il prete ammazzato è stata presa di mira da alcuni sconosciuti nella località di Lososia, nel distretto di Samburu. Un sacerdote sopravvissuto, padre Angelo Muganda, ha riferito che i delinquenti hanno teso un agguato alla loro jeep e hanno sparato da entrambi i lati della strada. Insieme al sacerdote è deceduta anche un'altra persona che si trovava con lui sul fuoristrada contro cui è stata tesa l'imboscata.



MEMORIA STORICA
Ma ad Auschwitz Dio c'era: i credenti davanti al male

Di Maurizio Shoepflin

«Et quarebam, unde malum, et non erat exitus … quaerebam aestuans, unde sit malum» (ricercavo l'origine del male, senza esito … ricercavo febbrilmente quale fosse l'origine del male): queste accorate parole si trovano nel settimo libro delle Confessioni, nel quale Sant'Agostino racconta con quanto sofferto impegno si fosse dedicato all'indagine relativa all'origine e all'esistenza del male. La condizione del grande vescovo di Ippona, proteso a spiegare la scandalosa presenza del male, appare drammaticamente attuale: ce lo ricorda Rocco Pititto nel libro Ad Auschwitz Dio c'era, un libro che Eugenio Mazzarella, nella prefazione, definisce «difficile per un credente … perché si muove sul crinale della domanda radicale per l'uomo religioso: l'interrogativo sul male, sul male nell'uomo e nella storia, e sul male che colpisce l'innocente nel silenzio di Dio … Un libro pervaso da un'evidenza della ragione che vi parla contro, e insieme da una determinazione a credere nonostante tutto». In effetti, Pititto va al cuore del problema e giunge a una conclusione netta e inequivocabile: la fede cristiana esce vittoriosa dall'aspro confronto con la devastante presenza del male e del dolore. Certo, si tratta di una vittoria oltremodo difficile, sofferta, del tutto priva di toni trionfalistici: è la vittoria di Giobbe, definito da Pititto "nostro fratello", che amaramente medita: «L'uomo nato da donna è breve di vita e sazio d'affanno. Come fiore spunta e appassisce e fugge come ombra senza fermarsi». E' la vittoria della fede che sa che Dio non tradisce, che non viene meno all'alleanza, anche quando, come accadde ad Auschwitz, il suo silenzio sembrò diventare insopportabilmente assordante. Eppure soltanto se Dio esiste, soltanto se Egli è il Padre del Cristo crocifisso, il male non rappresenta l'ultima e definitiva parola sull'uomo e sul suo destino: in questo senso, si potrebbe dire che Dio è stato massimamente presente proprio ad Auschwitz, perché solo la sua presenza permette di sperare nella salvezza dell'innocente ingiustamente annientato. Afferma Pititto: «Guardando oltre la caducità della scena mondana e i tanti fallimenti della storia umana, si ritrovano i segni dell'azione di Dio nel mondo. E' attraverso questi segni che Dio governa il mondo e si rende presente agli uomini … Dio è sempre presente nel mondo ed è sempre accanto all'uomo, soprattutto nel tempo della prova, anche quella più difficile … E' per questo che parlare su Dio è ancora possibile dopo Auschwitz».

Rocco Pititto
Ad Auschwitz Dio c'era.I credenti e la sfida del male
Studium. Pagine 208

Franx1508
01-05-2006, 11:29
quando si dice la legge dell'equilibrio...
cmq una volta ma anche oggi sotto un certo punto divista sono gli atei o i vecchi pagani ad essere perseguitati dalla chiesa...
ovviamente partendo dal presupposto che ogni perseguitatore dovrebbe essere bandito,mi viene in mente il dubbio sulle reali qualità del progettista di questo mondo che fà acqua da tutte le parti...
a è vero abbiamo il regno dei cieli...che culo!

Franx1508
01-05-2006, 11:32
Mi hai convinto, la prossima volta posterò articoli di No gods,UAAR,Bambini di satana,Unità,Politikon,Manifesto,GLOBAL tv,Riformista,,Liberation,Anticlericale,Repubblica,Espresso,... :cry:
:D
ma lo sai che sembri un invasato tipo flanders dei simpson?spiegami tu vedi dio dappertutto?(a scanso di equivoci sono un membro della UAAR)

Ewigen
01-05-2006, 11:33
SOMALIA
I cristiani hanno bisogno di aiuti e della preghiera
[MNN 01/05/06]

Monta la persecuzione contro i cristiani della Somalia, il paese africano a maggioranza musulmana (99,5% della popolazione).

Secondo un'opinione diffusa, tutti i Somali sono considerati musulmani, ragion per cui i cristiani somali sono visti come apostati e perciò degni di morte. Nella situazione di caos generale immediatamente dopo la caduta di Siad Barre nel 1991, i cristiani somali sono stati perseguitati, alcuni pastori furono persino uccisi e la chiesa cristiana in generale fu costretta a nascondersi. Secondo una classifica stilata da Open Doors (in Italia Porte Aperte), la Somalia è al settimo posto nell'elenco dei paesi "maggiori persecutori" della fede cristiana.

Ewigen
01-05-2006, 12:02
VIETNAM
Attacchi contro cristiani Hmong
29 aprile 2006 - igfm) L'Associazione per i Popoli Minacciati riferisce che in Vietnam cristiani appartenenti alla minoranza etnica Hmong hanno subito numerose aggressioni, nelle scorse settimane. In seguito alle aggressioni, verificatesi in diverse province del Paese, molte persone sarebbero rimaste ferite. Centinaia di cristiani sarebbero rimasti senzatetto, riferisce ancora l'APM.
Secondo l'APM, gli aggressori sarebbero soldati delle forze che pattugliano le frontiere, poliziotti, miliziani e membri del "Fronte Patriottico". L'APM afferma di essere in possesso di numerose copie di direttive emesse dal partito comunista vietnamita nelle quali si ordina di limitare ulteriormente la libertà religiosa dei cristiani etnici.

Lorekon
01-05-2006, 12:07
ma lo sai che sembri un invasato tipo flanders dei simpson?

noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo :fiufiu:

ma che dici mai :asd:

Franx1508
01-05-2006, 12:26
noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo :fiufiu:

ma che dici mai :asd:
taci SATANISTA!! :muro: :Prrr: :sofico: :rolleyes:

Ewigen
02-05-2006, 11:33
COLOMBIA
2/5/2006 10.57
TROVATE SPOGLIE SACERDOTE RAPITO E UCCISO DALLE FARC DUE ANNI FA

[PIME]Sono stati rinvenuti, alla foce di un fiume nel dipartimento colombiano di Chocó (nordovest), al confine con Panama, i resti del sacerdote Javier Francisco Montoya, sequestrato e ucciso dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) nel novembre 2004. Il quotidiano ‘El Colombiano’ di Medellín ha riferito che le spoglie sono state identificate grazie all’analisi del Dna e appartengono al religioso, 45 anni, presbitero della diocesi di Istmina-Tadó, rapito mentre rientrava dal comune di Nóvita, dove aveva presieduto una celebrazione eucaristica. Il vescovo locale, monsignor Alonso Llano Ruiz, ha reso noto che il 24 aprile scorso, la curia diocesana aveva ricevuto una telefonata anonima in cui si precisava che le spoglie di un uomo, insieme a una tunica bianca, un crocifisso e una fascia nera, erano state abbandonate lungo le rive del rio San Juan. “Abbiamo capito subito che si trattava di padre Javier” ha detto il vescovo, deplorando il rifiuto delle Farc di consegnare il cadavere sostenendo che fosse stato seppellito in un luogo imprecisato. La Chiesa cattolica colombiana è ancora in attesa di notizie sulla sorte del sacerdote Cesar Darío Peña, parroco di Raudal, nel dipartimento settentrionale di Antioquia, rapito sempre dai guerriglieri delle Farc nel marzo di due anni fa. Il vescovo di Santa Rosa de Osos, monsignor Jairo Jaramillo, ha lanciato ripetuti appelli, rimasti finora inascoltati, per sapere cosa è accaduto al religioso.

Ewigen
02-05-2006, 21:48
MEMORIA STORICA
Saranno beatificati 53 martiri della persecuzione religiosa degli anni Trenta in Spagna

2 maggio 2006 (ZENIT)- 53 martiri assassinati durante la persecuzione religiosa che ha avuto luogo nel corso della Guerra Civile spagnola degli anni Trenta del secolo scorso saranno presto beatificati.

Benedetto XVI ha approvato venerdì scorso i decreti che riconoscono il loro martirio, aprendo la strada alla loro elevazione agli altari. In caso di martirio, non è richiesto il riconoscimento di un miracolo attribuito all’intercessione del servo di Dio perché possa essere beatificato.

Tra i futuri beati c’è monsignor Cruz Laplana y Laguna, Vescovo di Cuenca, nato il 3 maggio 1875 a Plan de Aragón e morto tra il 7 e l’8 agosto 1936 a Cuenca. Insieme a lui, nella stessa data, venne assassinato il sacerdote diocesano Fernando Español Berdié, nato l’11 ottobre 1875 ad Anciles.

Un altro decreto riconosce il martirio di monsignor Narciso Estégana Echevarría, Vescovo di Ciudad Real, nato a Logroño il 29 ottobre 1882 ed ucciso il 22 agosto 1936 a Ciudad Real, così come gli altri dieci compagni martiri assassinati “per odio alla fede” nello stesso giorno.

Il sacerdote Liberio González Nombela, nato il 30 dicembre 1896 a Santa Ana de Pusa e assassinato il 18 agosto 1936 a Cruz de Barcience, e altri dodici dodici compagni martiri formano un altro gruppo al quale fa riferimento un altro decreto di martirio.

Tra i futuri beati martiri ci sono 16 carmelitani scalzi, guidati da Eusebio del Bambino Gesù, nome che prese Ovidio Ferández Arenillas, sacerdote professo di quest’Ordine, nato il 21 febbraio 1888 a Castilfale e assassinato il 22 luglio 1936 a Toledo.

Altri martiri sono sette francescani dell’Ordine dei Frati Minori, guidati da Félix Echevarría Gorostiaga, sacerdote, nato il 15 luglio 1893 a Ceánuri e morto il 21 settembre 1936 ad Azuaya.

La lista dei nuovi martiri ufficialmente riconosciuti dal Papa si conclude con quattro Fratelli delle Scuole Cristiane, guidati da Teodosio Rafael, nome che adottò Diodoro López Hernández, religioso nato il 27 ottobre 1898 a Salgüero de Jarros e morto tra il 6 e il 7 agosto 1936 a Boca del Congosto.

Il Papa ha approvato anche due decreti di riconoscimento di miracoli di due futuri beati spagnoli: Margarita María López de Maturana, fondatrice dell’Istituto delle Suore Mercedarie Missionarie, nata il 25 luglio 1884 a Bilbao e morta il 23 luglio 1934 a San Sebastián, e il sacerdote Mariano de la Mata Aparicio, dell’Ordine di Sant’Agostino, nato il 31 dicembre 1905 a La
Puebla de Valdavia e morto il 5 aprile 1983 a São Paulo (Brasile).



Martiri spagnoli del secolo XX
di Mauro Ronco

1. La proclamazione pontificia dei martiri

La storia del popolo spagnolo dalla proclamazione della II Repubblica, il 14 aprile 1931, al 1° aprile 1939, quando il capo delle forze nazionali, generale Francisco Franco Bahamonde (1892-1975) dichiara la fine della guerra, è stata per lunghi anni censurata, nell’intento di cancellare la memoria di una persecuzione anticristiana senza l’uguale nella storia del cristianesimo occidentale. Infatti tutte le forze dell’arco rivoluzionario, dal liberalismo massonizzante al democratismo radicale, dalle Internazionali socialista e comunista ai trotzkisti e agli anarchici, corresponsabili del tentativo di scristianizzare gli spagnoli, hanno tutelato il comune interesse a occultare i misfatti compiuti; inoltre, il contributo dell’Italia alla vittoriosa crociata ha reso agevole alla propaganda antifascista marchiare tutte le vittime dell’odio anticristiano con l’infamia riservata dai vincitori della seconda guerra mondiale agli sconfitti.

Ma il 29 marzo 1987 la Chiesa cattolica offre l’ennesima prova di essere sia arca dell’Alleanza dell’uomo con Dio che custode dei valori umani e della memoria storica: Papa Giovanni Paolo II proclama beate, dopo il riconoscimento del martirio, tre carmelitane scalze del monastero di San José di Guadalajara: Jacoba Martínez García (1877-1936), Eusebia García y García (1909-1936) e Marciana Valtierra Tordesillas (1905-1936), fucilate dai repubblicani il 24 luglio 1936. Negli anni seguenti, dopo processi canonici che verificano per tutti la condizione di martiri, lo stesso Papa proclama beati: nel 1989, padre Vicente Díez Tejerina (1893-1936) e altri 25 padri della comunità passionista di Daimiel, presso Ciudad Real, assassinati fra il luglio e l’ottobre del 1936; nel 1990, José Sanz Tejedor (1888-1934) e altri 7 fratelli delle Scuole Cristiane di Turón, nonché il passionista Manuel Canoura Arnau (1887-1934), con loro perché chiamato a preparare i bambini al primo venerdì del mese, fucilati il 9 ottobre 1934, durante la sollevazione comunista delle Asturie; Mercedes Prat y Prat (1880-1936), religiosa della Compagnia di Santa Teresa, fucilata a Barcellona la notte del 23 luglio 1936; e il fratello delle Scuole Cristiane Manuel Barbal Cosán (1898-1937), fucilato a Tarragona il 18 gennaio 1937; nel 1992, 71 fratelli ospedalieri di San Giovanni di Dio, assassinati dal luglio al dicembre del 1936; e Felipe de Jesús Munárriz Azcona e i 50 missionari claretiani della comunità di Barbastro, fucilati nel luglio e nell’agosto del 1936; nel 1993, il gruppo dei 9 martiri di Almería, costituito dal vescovo della città, mons. Diego Ventaja Milán (1880-1936), dal vescovo di Guadix, mons. Manuel Medina Olmos (1869-1936), e da 7 fratelli delle Scuole Cristiane del collegio San José di Almería, assassinati nell’agosto e nel settembre del 1936; don Pedro Poveda Castroverde (1874-1936), fondatore dell’Istituto Teresiano, ucciso a Madrid il 28 luglio 1936; e Victoria Díez y Bustos de Molina (1903-1936), dello stesso Istituto, uccisa vicino a Córdoba il 12 agosto 1936; nel 1995, il vescovo di Teruel-Albarracín, l’agostiniano mons. Anselmo Polanco Fontecha (1881-1939), e il suo vicario generale, monsignor Felipe Ripoll Morata (1878-1939), uccisi il 7 febbraio 1939; 9 sacerdoti della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani del Sacro Cuore di Gesù, uccisi dal luglio all’ottobre del 1936; 13 religiosi scolopi, assassinati dal luglio al dicembre del 1936; 3 religiosi marianisti, uccisi nel settembre e nell’ottobre del 1936; 17 suore della Congregazione della Dottrina Cristiana della Comunità di Mislata, in diocesi di Valenza, uccise nel settembre e nel novembre del 1936; e l’ingegner Vicente Vilar David (1889-1937), laico coniugato, ucciso a Manises, presso Valenza, il 14 febbraio 1937.

Gli esempi eroici di fedeltà a Cristo e alla Chiesa finora appurati con certezza costituiscono una piccolissima porzione dell’immenso sacrificio di sangue pagato dal popolo spagnolo alla violenza rivoluzionaria. Moltissimi processi di beatificazione sono in corso, in attesa che sia provato il martirio, il cui riconoscimento comporta il patimento volontario della morte, che essa sia causata dall’aggressore per odio contro la fede cristiana o contro una virtù cristiana, che la morte sia subìta dalla vittima con pazienza e fortezza, perdonando i colpevoli per amor di Dio. I processi canonici, aperti a livello diocesano alla fine della guerra e trasmessi alla Congregazione romana delle Cause dei Santi, poi sospesi nel 1964 da Papa Paolo VI (1963-1978), hanno ripreso il loro iter dal 1982, per impulso di Papa Giovanni Paolo II.

2. Il contesto storico del martirio

Dalla proclamazione della II Repubblica la Chiesa è oggetto di un duplice attacco: da un lato la violenza fisica dei miliziani assalta, saccheggia e incendia chiese e conventi, con la connivenza delle pubbliche autorità; d’altro lato la persecuzione da parte del potere legislativo e amministrativo con una legislazione che ostacola l’esercizio del culto e delle attività religiose. Il 9 dicembre 1931 viene approvata la Costituzione "laica", che delinea il quadro della persecuzione legislativa e amministrativa: il 16 gennaio 1932 una circolare governativa impone di togliere dalle scuole qualsiasi simbolo religioso; il 6 sono secolarizzati i cimiteri e l’11 marzo è soppresso l’insegnamento della religione. Il 17 maggio 1933 è approvata la Ley de Confesiones y Congregaciones religiosas, che limita l’esercizio del culto cattolico, sottoponendolo al controllo delle autorità civili. Sul piano politico, dopo il risultato, favorevole ai partiti di destra, delle elezioni del 19 novembre 1933, nell’ottobre del 1934 si ha una prima esplosione di terrore rivoluzionario: a Barcellona viene proclamato lo Stato autonomo e federativo di Catalogna e scoppia la rivoluzione nelle Asturie, ove per vari giorni infuria la violenza rossa. Il bilancio è di 33 sacerdoti e religiosi trucidati, cui si accompagna la distruzione delle chiese e dei simboli religiosi, il bombardamento della cattedrale di Oviedo, l’incendio del palazzo episcopale e del seminario.

Le elezioni del 16 febbraio 1936 danno la vittoria al Fronte Popolare, formato da repubblicani, socialisti, comunisti, sindacalisti e dal Partito Operaio di Unificazione Marxista. Nei suoi cinque mesi di governo, fino all’alzamiento militare del 18 luglio 1936 contro il governo repubblicano, sono incendiate e saccheggiate centinaia di chiese; molte sono chiuse e perquisite illegalmente. I sacerdoti minacciati e spesso obbligati ad abbandonare le parrocchie; le case del clero, i centri e le sedi delle comunità religiose incendiate e saccheggiate, ovvero occupate dalle autorità locali. La libertà di culto è soppressa o limitata: profanati i cimiteri e i sepolcri; le Specie eucaristiche rubate o fatte oggetto di sacrilegio. Ben 17 sacerdoti sono uccisi, molti altri incarcerati; i religiosi perseguitati e cacciati. Le autorità osservano compiaciute gli avvenimenti, impedendo la difesa dei cattolici e lasciando impuniti i malfattori. La Chiesa è l’obiettivo del terrore rivoluzionario, che cresce in un moltiplicarsi di false accuse: il 14 maggio, per esempio, a Madrid si fa correre voce che le religiose salesiane distribuiscono ai bambini caramelle avvelenate, e si provocano così l’assalto e l’incendio del collegio.

Nell’estate del 1936, in coincidenza con l’alzamiento, la persecuzione religiosa perviene all’apogeo: i sacerdoti e i religiosi assassinati ammontano a 6.832, dei quali 4.184 del clero secolare e fra essi dodici vescovi e un amministratore apostolico; 2.365 religiosi e 283 religiose. Impossibile censire i laici cattolici uccisi a motivo della loro fedeltà a Cristo tanto sono numerosi. Se dal 1° gennaio al 18 luglio 1936 le vittime fra il clero erano state 17, esse diventano 861 alla fine di luglio. La strage giunge al culmine nel mese di agosto con 2.077 assassinati, fra cui dieci vescovi, con una media di 70 al giorno. Il che dimostra quanto poco gli accadimenti militari siano la causa della persecuzione, germinata invece dall’odio anticristiano e scatenatasi furiosamente non appena si presentano le circostanze favorevoli. Quando, il 19 marzo 1937, Papa Pio XI (1922-1939) pubblica l’enciclica Divini Redemptoris sul comunismo ateo proclamando che le atrocità commesse dai comunisti in Spagna sgorgano da un sistema che strappa dal cuore degli uomini l’idea stessa di Dio; quando, nell’agosto del 1937, l’episcopato spagnolo pubblica una lettera pastorale collettiva — datata 1° luglio —, che denuncia i crimini commessi dal regime repubblicano, è già stata assassinata la maggior parte dei sacerdoti e dei religiosi: perciò le denunce delle autorità ecclesiastiche sono stilate in conseguenza e a causa dei crimini commessi, perché l’opinione pubblica mondiale conosca i fatti e la strage si arresti, e non ne sono affatto la causa.

Gli orrori della persecuzione sono realizzati in odium fidei, in odium Ecclesiae. Lo provano la simultaneità con cui, a partire dal 18 luglio 1936, viene scatenato il piano d’annientamento dei sacerdoti e dei religiosi; la sistematicità delle azioni assassine, che postulano un’organizzazione e una coordinazione a livello elevato e centrale; la distensione dell’eccidio su tutto il territorio controllato dal governo repubblicano; il sostegno propagandistico, da parte dei vertici dei partiti formanti la coalizione del Fronte Popolare, alla persecuzione in atto; la partecipazione alle esecuzioni — per esempio a Madrid, nei mesi di luglio e di agosto del 1936 — di unità regolari di polizia; l’assenza di qualsiasi tentativo del governo d’impedire i massacri. Ma non basta l’eliminazione fisica delle vittime: le stragi sono precedute da torture psicologiche e fisiche, mutilazioni, false esecuzioni per accrescere il terrore; a esse seguono spesso profanazioni e atti di vilipendio dei cadaveri. Con l’uccisione dei sacerdoti e dei religiosi si vuole cancellare dalla terra di Spagna ogni traccia del divino e del sacro. Così si spiega la profanazione dell’Eucarestia, realizzata con modalità varie: distruggendo le Specie consacrate; sparando contro il Santissimo Sacramento; mangiando le ostie e bevendo con dileggio il vino consacrato; inscenando processioni sacrileghe; distruggendo con particolare accanimento gli altari. La furia distruggitrice, scatenatasi con vandalismo inaudito contro le chiese e gli edifici sacri, porta alla rovina una parte ragguardevole del patrimonio storico-artistico della Spagna.

3. Esempi di martiri

L’unica ragione di molte condanne a morte, avvenute quasi sempre senza processo, è "per essere sacerdote, per essere parroco, per essere religioso o per essere suora". Spesso i carnefici cercano di ottenere dalle loro vittime l’apostasia; non infrequente è la promessa di far salva la vita se le vittime avessero bestemmiato, ovvero violato il sigillo della Confessione, o profanato il crocifisso o le immagini sacre, o compiuto atti contro la purezza. La risposta della grandissima parte dei sacerdoti, religiosi e laici cristiani è meravigliosa: pochissimi sono i casi di cedimento.

Ricordo due episodi. Il primo proviene dai 51 missionari claretiani di Barbastro, diocesi che, allo scoppio della guerra, conta 140 sacerdoti, oltre ai religiosi. La persecuzione costa alla diocesi la morte del vescovo, il cui processo di canonizzazione è in corso, di 114 sacerdoti secolari, di 5 seminaristi, di 51 missionari claretiani, di 9 padri scolopi e di 18 monache benedettine. I 51 missionari martiri — alcuni sacerdoti e gli altri fratelli e studenti —, per la grandissima parte giovanissimi, muoiono tutti nella gioia cristiana, scrivendo su foglietti e gridando, al momento della fucilazione, "Viva Cristo Re!", "Viva il Regno sociale di Gesù Cristo Operaio!" e altre invocazioni del medesimo tenore, e perdonando di cuore a quanti strappano loro la vita. Nella lettera di addio, redatta il 13 agosto 1936 dal venticinquenne Faustino Pérez García — che promette di dare inizio al grido "Viva Cristo Re!" sul camion che li trasporta al luogo dell’esecuzione —, essi esprimono con la frase "Moriamo felici!" il significato del loro entusiasmo vocazionale per la gloria di Dio, la salvezza del mondo e l’avvento del regno sociale di Gesù Cristo e del Cuore di Maria. Infine, l’esempio del vescovo di Teruel-Albarracín, assassinato a pochi giorni dalla fine della guerra, quando ormai le esecuzioni erano divenute rare. Il suo caso è importante, perché contro di lui, giudicato da un giudice speciale nominato dal governo, la prova d’accusa principale consiste nell’aver sottoscritto la lettera collettiva dell’episcopato spagnolo del 1937. Ed egli, rifiutandosi di ritirare, in quelle drammatiche circostanze, la sottoscrizione al documento, ribadisce le verità, di principio e di fatto, in esso contenute, e attrae su di sé la condanna capitale.[AVVENIRE]

Ewigen
02-05-2006, 21:54
[Avvenire]:

EGITTO
All’inizio del Novecento «la mezzaluna era unita alla croce» e si ebbe un primo ministro cristiano, poi la svolta di Sadat, con la progressiva emarginazione, fino agli attacchi contro le chiese. «Oggi discriminazione sistematica, anche per ragioni economiche»

Copti senza diritti
«Ecco la persecuzione»

Un dossier commissionato da ambienti governativi mette in luce anche le responsabilità del regime di Mubarak, inerte se non complice.
Di Aristide Malnati

In un Paese dove la libertà individuale e i diritti civili sono sempre più limitati (come dimostra il recente arresto del corrispondente di al-Jazeera al Cairo), la situazione dei copti si fa di giorno in giorno più critica, per non dire drammatica. È quanto emerge da un dossier sulla situazione dei cristiani in Egitto, preparato dopo gli ultimi attacchi ai luoghi di culto ad Alessandria (con l'uccisione di un anziano fedele) ed edito dal Centro di Studi Politici e Strategici di al-Ahram, massima testata giornalistica del Paese. Lo studio è stato commissionato da influenti esponenti dell'esecutivo, ma il governo Mubarak ne esce male, come forte responsabile di una condizione progressivamente degenerata e ultimamente intollerabile. Lo storico Milad Hanna, uno degli estensori dell'analisi, rimpiange lil periodo della "rivoluzione del 1919" e di re Faruk quando, sotto l'impulso del movimento di unità nazionale di Saad Zaghlul, vigevano due principi, sintetizzati in slogan: «In Egitto la religione è per Dio, la Patria è per tutti»; «Viva la mezzaluna unita alla croce». Era quella l'epoca di un primo ministro copto, Makram Ebeid, e di un copto come presidente del Parlamento, Wissa Wassef. Un simile clima di collaborazione religiosa fu mantenuto anche dopo la rivoluzione nasseriana del 1952. Fu anzi propedeutico alla nazionalizzazione in chiave socialista dell'apparato produttivo e alla redistribuzione delle terre a favore dei piccoli coltivatori: l'elemento che cementava e rendeva possibile una tale politica era l'"egizianità", rispetto alla quale l'appartenenza religiosa passava in secondo piano. Fu invece Sadat negli anni '70, con la sua progressiva destrutturazione del socialismo di Nasser e la riapertura ai privati, a esaltare l'elemento religioso rispetto a quello civile, favorendo così i grandi gruppi musulmani, numericamente più consistenti e legati ai signori del petrolio dell'Arabia o degli Emirati. A tal fine si definì più volte il «Presidente credente» e l'Eg itto «lo Stato del sapere e della fede». In questa prospettiva, alla fine degli anni '70, mandò in esilio il Patriarca copto, Shenuda III, poi riammesso nel 1985 da Mubarak solo su pressioni occidentali. E proprio l'attuale presidente si è mosso sulla scia del suo predecessore, anche se in maniere più velata e ambigua. Ha concesso alcune aperture ai cristiani: le ultime sono quelle legate alle facilitazioni per l'edificazione di nuove chiese e il restauro di quelle danneggiate e l'introduzione dello studio del Vangelo nelle scuole, ma non dei Padri della Chiesa o della dottrina cristiana. Insieme con simili piccoli passi, il rais ha però inasprito (articolo 2 della Costituzione) una norma che prima era più morbida: la legge dello Stato deve trarre ispirazione dalla sharia e comunque non essere in contraddizione con essa. A tal punto - si fa notare nel dossier - che tutti i decreti degli ultimi anni sono stati sottoposti al vaglio severo di una commissione di dottori in giurisprudenza dell'Università islamica sunnita di al-Azhar e del suo rettore Ahmed al-Tayyb. È poi emerso come, a fronte di un presunto e propagandato trattamento egualitario nei confronti delle due religioni, in realtà il regime del Cairo spesso usi due pesi e due misure. Esempio di una simile disparità sono le difficoltà quasi sempre insormontabili che sperimentano i copti nel recarsi in Terra Santa; al contrario, i musulmani che vogliono andare in pellegrinaggio alla Mecca beneficiano di molte agevolazioni. «Discriminazioni di ogni sorta hanno poi alimentato il radicalismo della peggior specie, presente in entrambe le confessioni, ma sicuramente più massiccio e tollerato tra le file degli islamici. Sono numerosi i siti Internet con insulti verso gli avversari "infedeli" e lo Stato non fa più di tanto per chiuderli. Alcuni addirittura offrono istruzioni per fabbricare ordigni rudimentali ma micidiali: proprio in questo modo è stata fabbricata la bomba che ha causato sei vittime, nel Suk di Khan el -Khalili al Cairo nell'aprile 2005», fa notare Nabil Abdel Fattah, uno degli autori del rapporto. E, spesso anche per motivi economici (i copti pur rappresentando il 10% della popolazione grazie alla loro abilità commerciale producono più del 30% del Pil), scoppiano incidenti, anche tragici, mal controllati dal governo e regolarmente spiegati come «gesti isolati di folli, che non devono mettere a repentaglio l'unità nazionale». Insomma, si gestisce una crescente crisi ignorandola. «Anzi, spesso spargendo benzina sul fuoco, come quando si è favorita l'elezione di 88 membri dei Fratelli Musulmani, accolti nei vari partiti conservatori, benché ufficialmente fuorilegge e fino a lungo fautori della violenza; o mettendo a tacere la stampa libera, che osa denunciare certe iniquità. Tanto che una sorta di "governo invisibile", manovrato da chissà chi, tiene in mano le redini dell'Egitto, distruggendo qualsiasi dialogo religioso, sociale e civile», fa rilevare amaramente in appendice al dossier Magdi Mehanna, giornalista impegnato in puntuali denunce.




L'emigrazione

Costretti a espatriare fanno pressioni sul Congresso americano
A. Mal.

Le comunità copte in Europa, e soprattutto in America, spingono con sempre maggior convinzione per un intervento di una forza multinazionale di pace, sotto l'egida Onu, che possa indurre (e quasi costringere) Mubarak a ripristinare in Egitto la parità di diritti per tutti i gruppi religiosi. È dalla fine degli anni '60, ma in particolare durante la presidenza Sadat, che i copti hanno cominciato a emigrare massicciamente oltre il Mediterraneo e oltre Oceano, non disdegnando nemmeno la lontana Australia. Se in patria rappresentano il 10% della popolazione totale, tra gli emigrati la comunità cristiana supera il 30%. Negli Stati Uniti i copti hanno raggiunto posti di vertice e conquistato influenza, attraberso gruppi di pressioni, sulle decisioni del Congresso, sia in tema di immigrazione, sia in fatto di politica mediorientale. Le personalità fuoriuscite più importanti sono Adli Abadir, capo dell'Unione Copta in Svizzera, e Michel Munir, presidente della Comunità copta negli Usa. Proprio in America è attivo un seguitissimo canale satellitare («al Hayat»), animato da Padre Zakariya e da un certo Mohammed, musulmano convertito al cristianesimo: «Si tratta di vere lobby, in grado di influenzare il Congresso americano sulla prossima decisione di conferire a Mubarak aiuti finanziari, previsti in 2,1 miliardi di dollari», dice Amr Hachem, politologo tra gli autori del dossier sui copti di «Al-Ahram».



La deputata: a rischio la nostra identità

Sei i parlamentari (su 454) rappresentano la comunità (il dieci per cento del Paese)
Aristide Malnati

«Certo che si tratta di un problema. Un enorme problema, direi. I copti sono ostacolati in quasi tutti i settori. La loro libertà di culto, addirittura la loro identità, è a rischio». Non usa mezzi termini Georgette Sobhi, deputata cristiana in seno al Partito nazionale democratico di Mubarak e uno dei sei parlamentari copti (su 454) eletti nelle ultime legislative in riva al Nilo.
Ci può fare qualche esempio dell'ingerenza e della volontà di controllo a tutti i livelli?
Nei posti-chiave noi cristiani siamo quasi sempre respinti, sia in politica sia nella società civile. Nei media siamo sottorappresentati ed per questo riceviamo un'attenzione scarsa e volutamente superficiale. L'istruzione è a senso unico: c'è un piccolo spazio per il Vangelo; la religione cristiana è considerata propedeutica e preparatoria all'avvento dell'islam, ritenuto il vertice perfetto. I giovani cristiani devono imparare a memoria versetti coranici, a volte provocatori, in quanti inneggianti all'islam come religione compiuta.
Si può dire che, al di là di avvenimenti precedenti comunque gravi, gli ultimi attacchi di Alessandria hanno esacerbato gli animi di tutti?
No. Non è e non dev'essere così. Il cristianesimo in Egitto soffre da lungo tempo. Sono stati numerosi gli attacchi ai cristiani e molte altre ingiustizie sono taciute. I fatti di Alessandria sono la punta di un grosso iceberg.
Insomma, sembra che il concetto di "cittadino egiziano" con pari diritti e pari doveri sia una chimera o un lontano ricordo.
A tutti è richiesto di pagare le imposte (anche se tra i musulmani ci sono molti evasori). Ma, a parte questo, la discriminazione tra i due gruppi è forte.
E i matrimoni misti?
Sono sconsigliati. In realtà, non vengono incoraggiati nemmeno da parte cristiana, per il semplice motivo che quasi sempre i figli vengono educati secondo i precetti dell'islam e che, se una donna cristiana divorzia, non può avere l'affidamento dei bambini; o, quanto meno, non può averlo con la stessa facilità di una musulmana separata da un copto.
In conclusione, che cosa fare?
Viviamo un momento di reale difficoltà, ma cerchiamo di dare fiato alla speranza e di non lasciare prevalere le spinte all'intolleranza. Con un gruppo di amiche musulmane, che si riconoscono in posizioni moderate, stiamo cercando di costituire enti a sostegno del confronto e dell'unità, che promuovano il dialogo e la pacifica convivenza tra le diverse componenti religiose di questo Paese.

Ewigen
03-05-2006, 11:38
ITALIA
Caro Odifreddi, oppio dei popoli è la tecnocrazia
Alessandro Zaccuri

[AVVENIRE] Quando c'è bisogno di uno scettico colto e anticlericale, Piergiorgio Odifreddi non manca mai. L'altra notte era a «Matrix», su Canale 5, per parlare di «Codice Da Vinci» e boicottaggi vari. Odifreddi discettava di Vangeli apocrifi, di storia della Chiesa, di ogni altro argomento suggerito dalla scaletta e intanto, sullo schermo, scorreva la sua originaria qualifica accademica, quella di matematico. Intendiamoci, nel suo campo Odifreddi è un eccellente studioso, ma proprio per questo risulta inspiegabile la sua disinvoltura nell'attribuire patenti di fideismo, oscurantismo, ignoranza dei fatti. A «Matrix», per dirne una, passavano interviste catturate per strada, con ragazzotti e signorinelle incapaci non soltanto di esporre il significato dei dogmi del cattolicesimo, ma perfino di elencare per nome e numero Vangeli ed evangelisti. Odifreddi, come da copione, ridacchiava. Ma sapeva benissimo - e lo ha detto chiaramente - che la situazione non sarebbe stata meno catastrofica se ai malcapitati si fossero fatte domande di algebra elementare, magari con qualche trabocchetto sui numeri primi o il teorema di Fermat. Con la differenza, però, che la matematica è una scienza, non una religione. Vero, fino a un certo punto. Fino a quando milioni di persone non accendono un computer rimanendo del tutto inconsapevoli dei processi dell'informatica. Fino a quando le nostre conversazioni telefoniche, i nostri messaggi telematici, la nostra stessa identità non sono descrivibili al di fuori di un sistema di stringhe di programmazione, codici alfanumerici, esoteriche elaborazioni di calcolo. Fino a quanto i tecnocrati non si trasformano in tecnosciamani. Strano che un matematico competente come Odifreddi non trovi occasione per denunciare questo nuovo oppio dei popoli, questo culto dell'ovvio tecnologico che alimenta centrali di potere occulto e di ben tollerata disinformazione. Le segrete del Vaticano, ormai, hanno ben pochi segreti. Per essere anticonformisti, oggi come oggi, si dovrebbero fare i conti in tasca a Echelon.

Ewigen
03-05-2006, 22:08
YUGOSLAVIA
Vita sotto assedio nei monasteri del Kosovo
Da Pristina Vicsia Portel

«Documenti, prego», domanda il militare. «Ok, potete passare». Per entrare al monastero di Decani, culla della tradizione ortodossa, si deve passare al check- point. Davanti alle mura di pietra che custodiscono i gioielli più preziosi dell'arte medievale, stazionano giorno e notte i soldati italiani della Kfor, le forze Nato presenti nella regione. «Per noi vivere fianco a fianco all'esercito è strano, un militare armato nel monastero non dovrebbe essere la normalità. Ma ci siamo abituati. Se non ci fossero loro, le chiese sarebbero sicuramente distrutte - spiega il monaco Xenofont -. La tradizione cristiana è il cuore di questa regione, e invece guardi come siamo costretti a vivere». Si vive così, sotto presidio militare, nei monasteri ortodossi del Kosovo, protetti 24 ore su 24 dall'esercito armato. Qui si è scritta l'ultima, sanguinosa, pagina delle guerre balcaniche. Prima le razzie e gli scempi dei soldati di Milosevic, che hanno torturato, perseguitato e ucciso migliaia di albanesi. Nel '99 le bombe della Nato hanno piegato l'esercito serbo. In Kosovo sono entrare le forze internazionali. La guerra era finita, ma la pace ancora lontana. Le parti si erano, semplicemente, invertite: era l'inizio dell'agonia del popolo serbo, diventato minoranza da proteggere. Oggi in Kosovo la popolazione è per il 90% albanese di religione musulmana, con una piccola percentuale di cattolici. I serbi, ortodossi, grandi sconfitti del conflitto, vivono relegati nella zona settentrionale della regione, oppure in enclave chiuse, protette da mezzi militari blindati. Non possono uscire se non scortati. Nemmeno per andare a messa, se la chiesa non si trova nel loro villaggio. E se la chiesa è stata distrutta in una delle recenti ondate antiserbe, il senso di isolamento cresce. «In questi sette anni - continua padre Xenofont - sono centinaia gli edifici religiosi distrutti: bruciati, razziati o fatti saltare con l'esplosivo». L'ultimo attacco è stato nel marzo del 2004. «In soli tre giorni gli albanesi hanno raso al suolo più di trenta chiese, bruciato le case serbe - racconta -. E più di quattromila persone sono state sfollate. Anche noi , qui al monastero, siamo stati attaccati: due colpi di mortaio sono arrivati fin qui. Per fortuna eravamo sotto protezione dei militari italiani, come oggi. Sono state ore di grande paura: da ogni parte arrivava la notizia che il Kosovo cristiano bruciava». E brucia ancora il Kosovo cristiano. Almeno nella mente e nel cuore dei serbi. Quando per strada ci si imbatte in una chiesa ortodossa, le immagini che la accompagnano sono sempre le stesse. O è ridotta a un cumulo di macerie, o è chiusa e circondata da metri di filo spinato. O è presidiata dalle truppe. Le funzioni religiose del tempo ordinario sono deserte: i fedeli non possono andarci liberamente. Nei momenti forti, il Natale, la Pasqua, la feste dei morti, vengono organizzati speciali convogli scortati dalle forze dell'ordine. Noi cristiani ortodossi ci sentiamo sotto assedio - continua padre Xenofont -. L'origine di questo odio è in prevalenza di natura etnica, è un odio prima di tutto antiserbo e solo poi anticristiano. Ma chi può escludere che, una volta cancellate tutte le tracce degli ortodossi dal Kosovo, non si inizi con i cattolici? Preoccupano per esempio le voci della presenza di missionari islamici che vengono dall'Iran e dall'Arabia Saudita». Dentro il monastero di Decani la vita è scandita dal ritmo della preghiera e del lavoro. I monaci hanno un laboratorio di icone a cui si dedicano per diverse ore al giorno. La pace e il silenzio sono quelle di tutti i monasteri. Solo che qui, per garantirle, serve l'esercito. Padre Xenofont ci accompagna all'uscita. In strada un suo confratello sta parlando con i militari. Deve andare a Belgrado. Il suo furgoncino bianco sarà scortato per tutta la strada da due mezzi militari. Fuori dalle zone serbe il Kosovo è musulmano e albanese. La priorità della gente, qui, si chiama "pavarsia", indipendenza. Vogliono staccarsi dalla Serbia, creare un proprio stato, con la propria lingua e la propria religione. Il ricordo delle violenze subite è una ferita ancora aperta: in pochi sono disposti a voltar pagina. La bandiera e i colori ufficiali sono ovunque gli stessi. Rosso e nero: Albania. È un terra contesa, il Kosovo, divisa e lacerata. Da una parte i serbi, che la sentono culla della tradizione ortodossa. Dall'altra gli albanesi. Il trattato di Rambouillet, che nel 99 avrebbe dovuto mettere fine agli scontri interetnici, prevedeva l'autodeterminazione dei popoli. «E il popolo kosovaro -spiega Arber Rexhaj, leader di un movimento indipendentista- è albanese. Dobbiamo avere l'indipendenza. Il Kosovo è nostro». A Vienna si è da poco concluso - con un nulla di fatto - il terzo round di negoziati fra le due delegazioni che dovranno decidere il futuro status della regione. I tempi della diplomazia sono troppo lunghi per i cristiani kosovari, che hanno paura. «Noi serbi del Kosovo non abbiamo più libertà. Ci sentiamo dimenticati - denuncia dal patriarcato di Pec Madame Dobrilla -. Se il Kosovo diventerà uno stato indipendente, non so cosa sarà di noi. Le truppe Nato se ne dovranno andare, chi ci garantirà la sicurezza? Forse i serbi se ne andranno. Ma che succederà alle nostre chiese? Non vedo la creazione di un Paese multietnico. Basti pensare che il nome completo della nostra regione è Kosovo (che significa terra dei corvi) e Metohija (terra dei monasteri). Non so perché, ma il termine Metohjia è stato già cancellato dalla dicitura internazionale. Forse il destino di noi cristiani è già stato deciso. O magari - sorride amara - è solo più facile da pronunciare». Kosovo y Metohija, terra dei corvi e dei monasteri ortodossi. In questa terra, a sette anni dalla guerra, le due etnie sono ancora divise. Guai a parlare serbo nelle zone della maggioranza albanese. Guai a parlare di Kosovo indipendente nelle zone controllate dai serbi. Simbolo di questa divisione è Mitrovica la città più a nord. Il fiume Ibar la taglia in due. Sul fiume c'è un ponte, che però non unisce le due parti. A sud ci sono solo albanesi. A nord solo serbi. Oltrepassare il ponte, per i due popoli, non è possibile. Non ancora.


OCCIDENTE
Cristo, una presenza che vince il nichilismo

«Si vive per amore di qualcosa che sta accadendo ora». Da una frase di Giussani la sfida di un cristianesimo che affascina ogni uomo

Di Giorgio Paolucci

In un’epoca che ha eretto il relativismo a valore assoluto, c’è qualcosa per cui vale la pena spendere la vita? È c’è un’alternativa al nichilismo che guadagna spazio nei cuori e nelle menti degli uomini d’oggi? Facile rispondere agitando le bandiere dell’Assoluto o ergendosi a inflessibili custodi della Verità, in nome di una contrapposizione che si gioca tra le sponde dell’ideologia e quelle di una religione ridotta ad affermazioni teoriche o a raccolta di principi etici. Più impegnativo, ma in fondo più carico di fascino, fare l’esperienza di chi «vive per amore di qualcosa che sta accadendo ora». Le virgolette racchiudono una frase cara a don Giussani, morto da oltre un anno ma più che mai vivo nell’eredità che ha lasciato agli amici di Comunione e liberazione, alla Chiesa e al mondo. «Il cristianesimo ci interessa perché è un’esperienza sperimentabile nel presente», rilancia don Julian Carron, che del «Gius» ha raccolto il testimone e che a partire da questa affermazione ha dipanato le meditazioni degli esercizi spirituali della Fraternità di Cl, celebrati a Rimini da venerdì a domenica. Ventisettemila persone radunate nei saloni della Fiera, migliaia collegate via satellite con 24 Paesi, mentre in altri 35 (tra i quali, per la prima volta, la Malesia) gli esercizi spirituali si terranno nei prossimi giorni. Insieme alle parole del fondatore hanno tenuto banco quelle di Benedetto XVI, che tramite il cardinale Sodano aveva inviato un messaggio ai partecipanti e a Carron. «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea – scrive il Papa nell’enciclica Deus caritas est –, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Incontro, avvenimento: qualcosa di concreto, di carnale, con cui fare i conti nel presente. Non un ricordo del passato da tenere desto con uno sforzo eroico ma una presenza viva: la Persona di Cristo, incontrabile oggi come in passato nell’esperienza della Chiesa. Accade all’uomo contemporaneo ciò che accadde ai discepoli di Emmaus, che a pochi giorni dalla morte di Gesù erano preda dello sconforto e della nostalgia per qualcosa che apparteneva già al loro passato, ma incontrando uno sconosciuto viandante sentirono ardere il cuore per il fascino che evocava. A loro non bastavano i prodigi che Gesù aveva operato in passato, avevano bisogno di qualcosa che accadesse «ora». È l’incontro con quel viandante che li ha sottratti al nulla in cui stavano scivolando, è l’incontro con Cristo che può salvare dalla tentazione del nichilismo ognuno di noi. E questo non accade in virtù di una coerenza con certe regole etiche, sottolinea Carron, ma perché ci sentiamo abbracciati da una misericordia più forte del nostro limite, capace di rispondere al bisogno presente, di compiere le attese che abitano il cuore dell’uomo.
La modernità che pretendeva di organizzare il mondo facendo a meno di Dio, deve fare i conti con l’incapacità di dare un senso alla vita. Un presente senza senso ci ferisce, «diventa fastidioso come le mosche d’estate», scriveva Cesare Pavese. La fede torna a essere affascinante se parla all’uomo in tutte le sue dimensioni, se è l’orizzonte nel quale la ragione trova il compimento della sua ricerca di significato, se si rende incontrabile in una compagnia di uomini che vogliono condividere il proprio destino. Quando non c’entra col presente, dice Carron, Cristo rischia di diventare un «puro nome», «mentre a noi interessa Qualcuno di cui si possa dire, insieme alla poetessa Ada Negri, ’tutto per me tu fosti, e sei’». Caloroso e paterno il saluto portato da monsignor Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, che sabato ha celebrato la Messa e ha esortato a diventare «contemplativi in azione». Dando appuntamento per l’incontro del Papa con i movimenti, il 3 giugno in Piazza San Pietro.


CUBA
Il rosario è controrivoluzionario

Agenti della sicurezza dello stato accusano la parrocchia di Palma Soriano dal 2003 di attività controrivoluzionaria perchè un gruppo di fedeli si riunisce per recitare il Santo Rosario per i prigionieri politici; è quanto informa Aciprensa.
La pia pratica nella parrocchia è stata iniziata da Roilan Montero, ex prigioniero politico, ed ha luogo ogni 18 del mese per i dissidenti incarcerati nella Primavera Nera del 2003. Quell'anno tra il 18 e il 20 marzo furono imprigionate 75 persone, tra leader dell'opposizione e giornalisti indipendenti, e fu una delle maggiori ondate repressive degli ultimi anni.
Le prime giornate di orazione si fecero in casa dei familiari dei prigionieri politici, ma furono sospese su pressione del governo. Allora fu chiesto permesso a P. Oscar Mario Romero Becerra, parroco di Palma, che autorizzò la recita nella chiesa. Ma il sacerdote, che era di origine messicana, fu costretto dal Partito Comunista nel 2004 ad abbandonare Cuba. Nonostante questo la recita del Santo Rosario è andato avanti con il permesso del nuovo parroco, P. Francisco Sanabria Encizo.
Con l'intento di interrompere la recita, agenti del governo hanno installato fuori della chiesa altoparlanti di forte potenza per non permettere che le persone presenti iniziassero il Santo Rosario. Contemporaneamente i comunisti hanno utilizzato giovani dai 10 ai 20 anni che avevano il compito di aggredire e insultare quelli che erano presenti nella chiesa, appena terminata la preghiera.
Il parroco è stato precedentemente contattato dalle autorità accusandolo di permettere una attività controrivoluzionaria e che era responsabile. [Voices Of the Martyrs]


3 Maggio 2006
STATI UNITI
Washington, arrestati cristiani che manifestavano in difesa di Wang Winyi

I tre, membri della Coalizione di difesa cristiana, sono stati rilasciati in serata. Appoggio anche dalla Cina per la dottoressa che ha interrotto Hu Jintao durante la sua visita ufficiale negli Stati Uniti e che ora rischia il carcere.

Washington (AsiaNews) – La polizia statunitense ha arrestato ieri, 2 maggio, tre membri della Coalizione di difesa cristiana e di Generation Life che si erano incatenati ai cancelli della Casa Bianca per chiedere il rilascio della donna arrestata per aver interrotto il discorso del presidente cinese Hu Jintao durante la sua visita agli Stati Uniti.
I tre - il reverendo Parick J. Mahoney, la moglie Katie e Brandi Swindell – si sono detti “pieni di vergogna” per come il loro Paese ha trattato la dottoressa Wang Wenyi, di 47 anni, che era riuscita ad entrare nella Casa Bianca con un permesso da reporter di Epoch Times, una pubblicazione legata al movimento spirituale del Falun Gong.
La donna, dal giardino dove i giornalisti hanno seguito l’evento, ha gridato in cinese: “Fermate l’oppressione contro il Falun Gong!” e, rivolta ad Hu Jintao, “I tuoi giorni sono contati!”. Poi rivolta a Bush, in inglese ha aggiunto: “Presidente Bush, fermi quell’assassino!”. Dopo qualche minuto, la donna è stata portata via dalle forze di sicurezza.
Giorni fa Wang Wenyi è apparsa in tribunale, accusata di disturbo, intimidazione, minacce a pubblico ufficiale. Se al processo sarà giudicata colpevole, essa dovrà pagare una multa di 5 mila dollari e passare sei mesi in prigione. L’avvocato della donna afferma che essa ha solo praticato un suo diritto fondamentale, la libertà di parola.
In un testo pubblicato dopo la scarcerazione, la Wang parla delle motivazioni che l’hanno spinta alla protesta pubblica: “I media internazionali – dice – hanno dato molto risalto al mio gesto, ma non alla sua causa. Ho capito che dovevo fare qualcosa di eclatante nel momento in cui, come inviata dell’Epoch Times e patologa, ho capito le vere dimensioni e le atrocità collegate al trapianto di organi estratti dagli aderenti del Falun Gong”.
“Nel corso delle mie indagini – continua – ho parlato con medici e guardie carcerarie che hanno ammesso come i tessuti necessari al trapianto vengono prelevati da persone ancora vive. Uno di loro mi ha detto che tutto ciò che avevamo pubblicato sull’argomento era ben lontano dalla verità in quanto non rende il dolore che si può provare durante queste operazioni”. La pubblicità di un ospedale di Shenyang, redatto in più lingue, prometteva fino a poco tempo fa il ricovero, il trapianto e la riabilitazione “in sole tre settimane”. “Per promettere questo – sostiene la dottoressa – devono avere un bacino di organi, e quindi di corpi, immenso. Il Falun Gong registra la sparizione di migliaia di membri ogni anno. La conclusione è ovvia”.
Durante la sua protesta, in ginocchio, il pastore Mahoney ha ricordato ai turisti che gli si affollavano intorno come “proprio in questo momento, pacifici aderenti al movimento spirituale Falun Gong, così come pacifici cristiani, vengono arrestati per la loro fede. Siamo qui per ricordare al presidente Bush che nessuno può essere in alcun modo molestato per il suo credo”.
Il loro sostegno alla Wenyi non è isolato: a suo favore hanno parlato pubblicamente anche Gao Zhisheng, famoso avvocato ed attivista per i diritti umani, e Xu Wenli, uno dei membri fondatori del primo Partito democratico cinese.
L’avvocato Gao si è espresso tramite una lettera aperta ai giudici che devono decidere della sorte della Wenyi, ai quali ha ricordato come essi “servano il sistema giuridico indipendente degli Stati Uniti, capace di prevenire le ingiustizie”. “Se non valutate quali sono le atrocità contro le quali la dottoressa Wenyi si è scagliata – ha aggiunto – non potete essere in grado di emettere un giusto verdetto. In questo modo, danneggiate lei ma fate soprattutto un danno enorme al vostro sistema legale ed alla sua reputazione”.
Xu Wenli, invece, ha scritto al presidente George Bush e si è detto “pronto a dividere la cella con la dottoressa, se condannata, o ad incatenarsi al muro esterno della sua prigione per tutta la durata della sua reclusione”.

Ewigen
04-05-2006, 23:05
INDONESIA
4 Maggio 2006
In 7 mila marciano e pregano per i tre cattolici condannati a morte
di Benteng Reges

Il primo maggio sull’isola di Flores un corteo di 3 km ha recitato, come di tradizione, il rosario e chiesto a gran voce la liberazione di Tibo e i suoi compagni.

Jakarta (AsiaNews) - Circa 7 mila cattolici a Flores, provincia di Eat Nusa Tenggara (Ntt), hanno manifestato per la libertà di Fabianus Tibo, Marinus Riwa e Dominggus da Silva sfilando in un “corteo di preghiera” lungo 3 km. Su quest’isola, a maggioranza cattolica, il primo maggio si usa recitare il rosario. Quest’anno i fedeli della parrocchia di St. Marie Banneux di Lewoleba hanno deciso di unire alla preghiera l’impegno per cercare di salvare la vita ai tre cattolici, loro concittadini, condannati a morte per gli scontri interreligiosi del 2000 a Poso, Sulawesi centrali. I tre sono finora gli unici giudicati colpevoli di un conflitto, su cui non si è fatta - e forse non si vuole fare – completa chiarezza.

Durante il rosario sono stati distribuiti volantini, in cui si chiedeva che il presidente Susilo Bambang Yudhoyono prendesse in seria considerazione il caso di Tibo e dei suoi compagni in nome di una “giustizia equa” e del “valore della vita umana”. La grande manifestazione è stata organizzata da giovani cattolici dalla parrocchia di Lewoleba, reggenza di Lembata.

Nel pomeriggio p. Hironuimus Kaja Kwure ha dato il via alla marcia con una preghiera. Pieter Wawin, giovane della parrocchia di Lamahora, ha poi parlato alla folla: “Speriamo fortemente che tutti gli abitanti di Lembata ascoltino la nostra voce, preoccupata per la sorte dei tre condannati. Chiediamo a tutti i cattolici di unirsi a noi nel pretendere un processo giusto e la libertà per Tibo e i suoi compagni”.

Il 2 maggio a Kupang, capitale della provincia di Ntt, il gruppo di avvocati che difendono i tre cattolici (Padma) ha diffuso un comunicato, che sottolinea la necessità di un intervento di Susilo sulla questione, affinché vengano fuori i nomi dei veri responsabili di quei fatti sanguinosi. Il presidente l’anno scorso ha respinto la prima richiesta di grazia per i cattolici condannati e ancora non si è pronunciato sulla seconda. Il Padma, questo il nome del gruppo di avvocati, ha chiesto anche che le autorità facciano luce sull’“enigma delle violenze a Poso”.
I tre cattolici sono condannati per il massacro di 200 musulmani, avvenuto all’interno del più ampio conflitto interreligioso, che ha sconvolto la provincia di Sulawesi tra il 1998 e il 2001.




CINA
Cai Zhuohua pastore detenuto[i]

04 maggio 2006 - (chineinfo) Cai Zhuohua, pastore evangelico condannato a tre anni di prigione, l'8 novembre 2005, per detenzione illegale di Bibbie, è stato trasferito nel campo di lavoro e rieducazione di Tianjin (a circa 150 km a sud di Pechino) lo scorso 4 aprile. La "rieducazione" del pastore consiste nel cucire a mano palloni da calcio. Cai Zhuohua compie il suo lavoro a fatica a causa della miopia che non gli consente di raggiungere la produttività impostagli. Inoltre soffre la fame, non potendo spendere più di 120 yuans (12 euro) al mese per il nutrimento. Cai Zhuohua è stato condannato a tre anni di prigione dopo che la polizia ha scoperto, nel settembre 2004, un deposito contenente più di 200'000 Bibbie e altra letteratura religiosa. Sua moglie, Xiao Yunfai, sta scontando una pena detentiva di due anni.



[i]Santa Sede: le illecite ordinazioni in Cina una “grave violazione della libertà religiosa”
Una dichiarazione di Navarro parla del “profondo dispiacere” del Papa, di “pressioni e minacce” contro vescovi e sacerdoti e ricorda le “gravi sanzioni” previste dal diritto canonico

Città del Vaticano (AsiaNews) – Sono “una grave violazione della libertà religiosa”, che hanno provocato il “profondo dispiacere” del Papa e ostacolano il dialogo le illecite ordinazioni episcopali compiute in Cina. Dura e sofferta presa di posizione ufficiale del Vaticano sulle ordinazioni di due vescovi, il 30 aprile e il 3 maggio, in Cina.
Una dichiarazione del portavoce Joaquin Navarro evidenzia che ci sono state “forti pressioni e minacce” su sacerdoti e vescovi “da parte di organismi esterni alla Chiesa”, in concreto l’Associazione patriottica, perché prendessero parte alle ordinazioni che, comunque, prevedono “severe sanzioni canoniche”, ossia la scomunica.
La Santa Sede parla poi di “travagliato cammino della Chiesa cattolica in Cina” e afferma che “pur consapevole di alcune peculiarità di tale cammino, pensava e sperava che simili episodi deplorevoli appartenessero ormai al passato”, mette in guardia contro ulteriori ordinazioni e ribadisce la sua disponibilità al dialogo “onesto e costruttivo con le competenti Autorità cinesi”.
“Sono in grado – è il testo della dichiarazione vaticana - di far conoscere la posizione della Santa Sede circa le ordinazioni episcopali dei sacerdoti Giuseppe Ma Yinglin e Giuseppe Liu Xinhong, che hanno avuto luogo, rispettivamente, domenica, 30 aprile scorso, a Kunming (provincia dello Yunnan) e martedì, 2 maggio corrente, a Wuhu (provincia dell’Anhui).
Il Santo Padre ha appreso le notizie con profondo dispiacere, poiché un atto così rilevante per la vita della Chiesa, com'è un'ordinazione episcopale, è stato compiuto in entrambi i casi senza rispettare le esigenze della comunione con il Papa. Si tratta di una grave ferita all’unità della Chiesa, per la quale, com’è noto, sono previste severe sanzioni canoniche.
Secondo le informazioni ricevute, Vescovi e sacerdoti sono stati sottoposti - da parte di organismi esterni alla Chiesa - a forti pressioni e a minacce, affinché prendessero parte a ordinazioni episcopali che, essendo prive del mandato pontificio, sono illegittime ed, inoltre, contrarie alla loro coscienza. Vari Presuli hanno opposto un rifiuto a simili pressioni, mentre alcuni non hanno potuto fare altro che subirle con grande sofferenza interiore. Episodi di questo genere producono lacerazioni non soltanto nella comunità cattolica ma anche all’interno stesso delle coscienze.
Si è, quindi, di fronte a una grave violazione della libertà religiosa, nonostante che si sia cercato pretestuosamente di presentare le due ordinazioni episcopali come un atto doveroso per provvedere il Pastore a diocesi vacanti.
La Santa Sede segue con attenzione il travagliato cammino della Chiesa cattolica in Cina e, pur consapevole di alcune peculiarità di tale cammino, pensava e sperava che simili episodi deplorevoli appartenessero ormai al passato. Essa considera ora suo preciso dovere dare voce alla sofferenza di tutta la Chiesa cattolica, in particolare a quella della comunità cattolica in Cina e specialmente a quella dei Vescovi e dei sacerdoti, che si vedono obbligati contro coscienza a compiere o a partecipare a ordinazioni episcopali, che né i candidati né i Vescovi consacranti vogliono effettuare senza avere ricevuto il mandato pontificio.
Se corrisponde a verità la notizia secondo cui dovrebbero aver luogo altre ordinazioni episcopali secondo le medesime modalità, la Santa Sede ribadisce la necessità del rispetto della libertà della Chiesa e dell'autonomia delle sue istituzioni da qualsiasi ingerenza esterna, e si augura, perciò, vivamente che non vengano ripetuti tali inaccettabili atti di violenta e inammissibile costrizione.
La Santa Sede ha, in varie occasioni, ribadito la propria disponibilità a un dialogo onesto e costruttivo con le competenti Autorità cinesi per trovare soluzioni, che soddisfino le legittime esigenze di entrambe le Parti.
Iniziative come quelle sopra indicate non soltanto non favoriscono tale dialogo, ma creano anzi nuovi ostacoli contro di esso".

MONDO
4 Maggio 2006
Il Congresso Usa chiede un’azione antisaudita per violazione della libertà religiosa
Nella “lista nera” dei Paesi che violano la libertà di religione ci sono anche Cina, Eritrea, Iran, Myanmar, Nord Corea, Sudan e Vietnam.

Washington (Agenzie) – Una “energica azione” contro l’Arabia Saudita per le affermate violazioni della libertà religiosa è stata chiesta al governo statunitense dalla commissione del Congresso per la Libertà internazionale di religione. La commissione chiede al segretario di Stato, Condoleezza Rice, di mantenere l’Arabia Saudita nella annuale “lista nera” dei Paesi che compiono “gravi violazioni” della libertà religiosa, accanto a Cina, Eritrea, Iran, Myanmar, Nord Corea, Sudan e Vietnam. Degli otto Paesi iscritti nella “lista nera”, ben sei sono in Asia.

La commissione ha anche chiesto che altri tre Stati, anch’essi asiatici, Pakistan, Turkmenistan e Uzbekistan siano aggiunti alla “black list”.

Michael Cromartie, capo della commissione ha spiegato che la situazione della libertà religiosa in Arabia Saudita non è sostanzialmente migliorata da due anni a questa parte, quando il Paese fu messo nella “blacklist”. Washington aveva accordato una “rinuncia temporanea aggiuntiva di 180 giorni” per le riforme, scaduta lo scorso marzo. Ma la libertà di religione in quel Paese, per Cromartie, “non esiste” e il governo degli Stati Uniti “non dovrebbe esitare ad assumere un’azione decisa” verso quel Paese, come limitazioni ai viaggi dei funzionari sauditi o limiti alle esportazioni.

L’Afghanistan invece, che durante il regime dei talebani era definito come un “violatore particolarmente grave” della libertà religiosa, quest’anno è stato collocato nell’elenco dei Paesi “osservati”, dove erano Bangladesh, Bielorussia, Cuba, Egitto, Indonesia e Nigeria, malgrado il mese scorso un tribunale abbia chiesto la pena di morte secondo la sharia per un musulmano convertito al cristianesimo.

Franx1508
05-05-2006, 09:03
http://digilander.libero.it/barb3/greci.htm

Franx1508
05-05-2006, 09:10
http://www.uaar.it/ateismo/controinformazione/vittime_della_fede_cristiana/

kaioh
05-05-2006, 11:42
EDIT

kaioh
05-05-2006, 11:42
EDIT

Ewigen
05-05-2006, 11:45
UZBEKISTAN
Intimidazioni per i cristiani
Inserita il 4/5/2006

TASHKENT - Alcuni poliziotti del Dipartimento usbeco di investigazioni anticrimine hanno fatto irruzione nell'abitazione di un pastore a Urgench, una città dell'Uzbekistan nord-occidentale, interrompendo il pranzo di dodici persone. Il pastore e un altro credente sono stati accusati di «infrangere le leggi sull'insegnamento della religione».

Quanto avvenuto il 24 aprile a Urgench, nella regione di Khorezm a ridosso del confine con il Turkmenistan, ha provocato l'arresto del pastore Lunkin Sergey dell'Unione delle chiese indipendenti. Nella capitale Tashkent altri tre credenti sono stati arrestati il 21 aprile mentre erano nel reparto tubercolosi dell'ospedale pediatrico per dar da mangiare ai bambini. Uno di loro è stato accusato di aver violato le leggi sull'insegnamento della religione. Secondo il legale che segue la vicenda, gli agenti di polizia, che hanno fatto irruzione nella casa del pastore Sergey, avrebbero infranto sedici articoli di legge, che lui ha denunciato per iscritto ai rispettivi dipartimenti. Negli ultimi dodici mesi la polizia uzbeca e le autorità giudiziarie hanno aumentato la pressione sui cristiani evangelici, e perfino le chiese registrate dal governo sono sottoposte a maggiori controlli.[MNN]


MONDO
Libertà religiosa a rischio anche nei Paesi democratici e liberali
Denuncia il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

VIENNA, giovedì, 4 maggio 2006 (ZENIT).- Il Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace avverte che anche nei Paesi democratici e liberali il diritto alla libertà religiosa non è sempre rispettato nella sua essenza.
Il Cardinale Renato Martino ha lanciato il suo grido d’allarme durante il discorso – “Religione nello spazio pubblico: libertà religiosa nella nuova Europa” – che ha pronunciato giovedì all’Accademia Diplomatica di Vienna.
Con l’appuntamento si concludeva l’itinerario (cfr. ZENIT, 26 aprile 2006) che lo aveva portato nei giorni precedenti in Croazia, Ungheria e Austria per presentare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, un volume pubblicato dal suo dicastero nel 2004 e che da più di un anno egli stesso presenta in numerose Nazioni dei cinque continenti.
A Vienna, il porporato ha affermato che la neutralità ideologica dello Stato di diritto non deve confondersi con la sua presunta neutralità etica, con il rischio del predominio dei più forti sui più deboli e degli interessi particolari sul bene comune.
Come si apprende dal comunicato inviato dal Dicastero a ZENIT, il porporato ha denunciato che anche nei Paesi democratici e liberali il diritto alla libertà religiosa non è sempre rispettato nella sua sostanza.
“La libertà di religione è la garanzia primaria affinché i diritti umani non siano collocati sulla sabbia della convenzione, ma sulla roccia del fondamento trascendente”, ha osservato.
Per questa ragione, il rispetto da parte dello Stato del diritto alla libertà di religione è un segno del rispetto degli altri diritti fondamentali, poiché si tratta di un riconoscimento implicito dell’esistenza di un ordine che supera la dimensione politica dell’esistenza, ha spiegato il Cardinal Martino.
Il porporato ha detto di rifiutare una concezione della laicità che escluda la religione dalla vita pubblica riducendola ad un fatto puramente privato.
“Un regime politico autenticamente laico accetta sia che i singoli cristiani agiscano da cristiani nella società senza camuffarsi” da persone senza credo, sia “che la Chiesa manifesti le proprie valutazioni sulle grandi questioni etiche in gioco”.
E’ un interesse della politica stessa, perché se questa pretende di vivere come se Dio non esistesse alla fine si inaridisce e perde la consapevolezza dell’intangibilità della dignità umana, ha concluso.
In precedenza, il porporato aveva incontrato il Presidente austriaco, Heinz Fischer, e il Presidente del Parlamento, Andreas Khol.


5 Maggio 2006
INDONESIA
Estremisti minacciano una radio cristiana
di Benteng Reges
Radio Suara Gratia trasmette un programma rivolto alle comunità cristiane a Cirebon; per gruppi islamici locali è proselitismo e l’emittente deve chiudere le trasmissioni.

Jakarta (AsiaNews) – Estremisti islamici in Indonesia hanno lanciato una campagna per la chiusura di un emittente radio cristiana, che accusano di proselitismo. Radio Suara Gratia, “La Voce della Grazia”, ha sede a Cirebon - 250 km a est di Jakarta. A fine aprile attivisti del Muslim Community Front (Fui) e dell’Anti-Separatism Youth Movement (Gapas) hanno intimato ai dirigenti della radio di interrompere i programmi. Andi Mulia, del Fui, giustifica così l’iniziativa: “Suara Gratia dice di aver lanciato e trasmesso un programma speciale diretto alle comunità cristiane, ma noi abbiamo scoperto che la licenza di trasmissione è per ‘uso generale’. Cirebon è una zona a maggioranza musulmana, il programma di questa radio è inutile qui”.

Secondo l’attivista del Fui, la radio ha lanciato in segreto un programma per fare proselitismo. Taufik, il presidente del Gapas a Cirebon, la pensa uguale: “Un programma rivolto ai cristiani disorienterà fortemente i cittadini musulmani”. “Se non interrompono le trasmissioni – accusa – vuol dire che il loro intento è proprio il proselitismo”.

Jimmy Gideon, direttore di Suara Gratia, spiega che “non tutti i programmi sono di carattere religioso e con contenuti cristiani”. “In determinati orari – ammette – trasmettiamo un programma speciale solo per le comunità cristiane, ma questo non viola i regolamenti, sebbene la nostra licenza sia per ‘uso generale’ del mezzo”.

Un incontro tra Kia Haj Salom Bajri – leader del Fui – e Gideon non ha portato risultati. Il Fui continua chiedere la chiusura totale del programma, perché “infrange il decreto ministeriale congiunto sulla divulgazione di credi religiosi (anche detto dai musulmani indonesiani dakwah, ndr)”. “Queste pratiche vanno fatte in chiesa e non per radio” ha concluso.

Ewigen
05-05-2006, 18:49
FRANCIA
I sans papiers occupano chiesa
Da Parigi

Molte decine di immigrati illegali sono rifugiati da due giorni in una chiesa di Parigi per protestare contro il progetto di legge sull'immigrazione promosso dal ministro degli Interni Nicolas Sarkozy.
I sans papiers, hanno detto attivisti per i diritti umani che li appoggiano, hanno deciso di cercare rifugio nella chiesa di Sant'Ippolito, nella zona Sud di Parigi. Circa 170 immigrati illegali, è stato precisato, hanno trascorso la notte nel complesso di Sant'Ippolito, anche se non all'interno della chiesa vera e propria.
«Questa pressante richiesta è stata dettata dalla situazione insopportabile che le persone senza documenti affrontano ogni giorno», dice un comunicato delle organizzazioni per i diritti umani. L'intento del ministro è di «Regolare i flussi migratori» stabilendo quote di immigrati. «D'ora in avanti - spiega Sarkozy - il governo definirà ogni anno, in un rapporto al Parlamento, degli obiettivi in cifre sul numero di migranti che la Francia vuole accogliere». Sarkozy lo ha ripetuto con veemenza, ma tale obiettivo non risulta per nulla nel suo progetto di legge.

Lorekon
05-05-2006, 19:51
FRANCIA
I sans papiers occupano chiesa
Da Parigi

Molte decine di immigrati illegali sono rifugiati da due giorni in una chiesa di Parigi per protestare contro il progetto di legge sull'immigrazione promosso dal ministro degli Interni Nicolas Sarkozy.
I sans papiers, hanno detto attivisti per i diritti umani che li appoggiano, hanno deciso di cercare rifugio nella chiesa di Sant'Ippolito, nella zona Sud di Parigi. Circa 170 immigrati illegali, è stato precisato, hanno trascorso la notte nel complesso di Sant'Ippolito, anche se non all'interno della chiesa vera e propria.
«Questa pressante richiesta è stata dettata dalla situazione insopportabile che le persone senza documenti affrontano ogni giorno», dice un comunicato delle organizzazioni per i diritti umani. L'intento del ministro è di «Regolare i flussi migratori» stabilendo quote di immigrati. «D'ora in avanti - spiega Sarkozy - il governo definirà ogni anno, in un rapporto al Parlamento, degli obiettivi in cifre sul numero di migranti che la Francia vuole accogliere». Sarkozy lo ha ripetuto con veemenza, ma tale obiettivo non risulta per nulla nel suo progetto di legge.

vedo che stai perdendo anche il senso del ridicolo...

adesso degli immigrati disperati occupano una chiesa e il problema è che hanno occupato una chiesa?

della serie "guarda il dito che indica la luna"...

<Straker>
05-05-2006, 19:55
vedo che stai perdendo anche il senso del ridicolo...

adesso degli immigrati disperati occupano una chiesa e il problema è che hanno occupato una chiesa?

della serie "guarda il dito che indica la luna"...

Scherzi?? :eek:
Gli sporcano il suo pulitissimo pavimento! :O

:rolleyes:

sander4
05-05-2006, 20:14
Scherzi?? :eek:
Gli sporcano il suo pulitissimo pavimento! :O

:rolleyes:

Oltre a questo fatto GRAVISSIMO di sporcare il pavimento, non dimentichiamo che sono sicuramente comunisti, essendo immigrati.La faccenda quindi si aggrava ancora di più.
:doh: :D

Ewigen
06-05-2006, 16:12
HONDURAS
6/5/2006 12.03
CARDINALE RIVELA DI ESSERE MINACCIATO DAL CRIMINE ORGANIZZATO

[PIME]“Da anni il crimine organizzato mi minaccia di morte, perché ho sempre detto e continuo a dire che rappresenta la più grave minaccia per la democrazia”: lo ha dichiarato il cardinale honduregno, Oscar Andrés Rodríguez, durante una manifestazione a favore della difesa dell’ambiente, svoltasi a Catacamas, nel dipartimento orientale di Olancho. “Dobbiamo allearci tutti per combattere il crimine organizzato che affonda le sue radici nel traffico della droga e che rappresenta la maggior minaccia che possiamo avere, poiché ammassa fortune enormi attraverso il sangue e la morte di molta gioventù”, ha continuato il porporato cattolico, aggiungendo che “per questo dobbiamo lottare stando tutti uniti”. Il cardinale Rodríguez non ha voluto precisare quando abbia ricevuto le minacce né se la polizia lo stia proteggendo.


6 Maggio 2006
INDIA
Madhya Pradesh: contro le violenze anti-cristiane “serve preparazione sociale”
di Nirmala Carvalho

La denuncia viene dalla presidentessa del Forum cristiano dello Stato. L’aumento delle violenze contro la nostra comunità – dice ad AsiaNews il portavoce della Conferenza episcopale - è allarmante. La legge anti-conversione è lo strumento con cui l’amministrazione ci incrimina e ci molesta”.

Bhopal (AsiaNews) – I cristiani del Madhya Pradesh “hanno bisogno di una base sociale, economica e politica più forte” così da “poter sopravvivere nonostante l’aumento delle violenze fondamentaliste e la propaganda violenta contro le minoranze”. E’ la denuncia di Indira Iyengar, la presidentessa del Forum cristiano del Madhya Pradesh e del Chhattisgarh, che in una lettera datata 4 maggio ha sottolineato l’importanza di rafforzare e dare più peso sociale la comunità cristiana di questi due Stati centro-orientali, per combattere le forze fondamentaliste che cercano di annientarle.

“Questo – scrive – servirà anche per combattere tutte quelle forme di repressione che lo Stato muove contro di noi: bisogna armarci, in maniera pacifica, a livello politico, economico e sociale perché la comunità cristiana può imparare da queste armi: le può usare con successo per sopravvivere ed, alla fine, riemergere in maniera vittoriosa dalla lotta al fondamentalismo”.

Padre Anand Muttungal, portavoce della Conferenza episcopale del Madhya Pradesh dice ad AsiaNews: “Il modo in cui i fondamentalisti indiani rigirano la legge nelle loro mani per colpire le minoranze, apre gli occhi all’intera nazione: la legge anti-conversione è lo strumento con cui l’amministrazione ci incrimina e ci molesta; accusano noi cristiani di essere fuorilegge e l’aumento delle violenze contro la nostra comunità è allarmante ”.

“E’ da molti mesi – spiega - che l’amministrazione del distretto di Jabalpur ha aumentato la violenza dei suoi attacchi nei nostri confronti: chiediamo al governo statale di prendere le misure adeguate per far luce su questi incidenti e scoprire i colpevoli. Se, davanti a prove esaurienti, questi risultassero cristiani, ebbene vengano puniti”.

“Il Madhya Pradesh Dharma Swantantrya Adhiniyam, o legge anti-conversione del Madhya Pradesh – spiega ad AsiaNews il padre gesuita Cedric Prakash, noto attivista per i diritti umani – è in vigore fin dal 1968. E’ il secondo decreto di questo tipo, in ordine temporale, nella storia della nostra nazione”. “Nonostante gli sforzi incessanti degli integralisti – aggiunge – raramente esso è riuscito a provocare incidenti su larga scala, ma ciò non toglie che rimane una delle armi più potenti nelle loro mani nella lotta alle minoranze”. “

Il diritto di poter liberamente pregare, propagare e praticare la propria religione – continua il sacerdote, direttore del Centro per i diritti umani, la giustizia e la pace - è uno dei diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione: il modo con cui queste leggi vengono introdotte negli Stati dell’Unione e la loro applicazione sono segnali di un chiaro intento denigratorio nei confronti della stessa Carta costituzionale”.
”E’ necessario capire – conclude – che i fondamentalisti sono eccezionali strateghi: usano l’intimidazione a Jabalpur come un segnale, per inibire la presenza dei cristiani in altre parti dello Stato. La posizione del distretto è inoltre strategica, perché si trova nelle vicinanze della ‘cintura tribale’ dello Stato: per i fondamentalisti, i cristiani non fanno altro che convertire i poveri e questa loro propaganda dà una spiegazione plausibile alle violenze”.

Ewigen
07-05-2006, 09:57
MESSICO
CHIHUAHUA, Messico: 75 credenti Tatahumara non sono stati bene accolti dalla loro stessa popolazione.
[New Tribes Mission 07/05/06]

Il popolo Tarahumara ammonta a 50.000 membri sparsi nelle varie comunità sulle montagne del Messico del Nord. Fernando è un insegnante e guida la chiesa di una di queste aree.
"Stanno subendo una persecuzione da parte della loro stessa gente" scrive il missionario Raul Salaverria. " I loro nemici vorrebbero che tutti i cristiani fossero espulsi dalla comunità.
A complicare il ministero di Fernando c'è il fatto che solo alcune porzioni della Bibbia sono state tradotte. Un missionario di NTM sta quindi programmando di tornare presto in quell'area per continuare il lavoro di traduzione della Parola di Dio. Fernando sarà il principale collaboratore.
New Tribes Mission chiede di pregare perchè i credenti Tarahumaras, così come anche Fernando e le altre guide della congregazione, possano essere ingoraggiati ed il lavoro di traduzione della Parola di Dio prosegua.

ITALIA
Processo al “Codice da Vinci”
Intervista al giornalista Andrea Tornielli

ROMA, venerdì, 5 maggio 2006 (ZENIT).- E’ in vendita da mercoledì 3 aprile il libro scritto dal giornalista Andrea Tornielli “Processo al Codice da Vinci”.

Nel suo volume Tornielli risponde punto su punto, rivelando cosa c’è di vero e soprattutto di falso nel romanzo di Dan Brown: date, nomi, fatti, circostanze, retroscena, documenti segreti, pergamene autentiche e falsi clamorosi, testimonianze inedite.

Il vaticanista prende in esame anche il film sul “Codice da Vinci” che Ron Howard ha appena finito di girare: i retroscena di quanto è accaduto, quanto è costato, il fatto che grazie a un esborso di un milione di dollari la produzione abbia potuto usare come set il Museo del Louvre.

Inoltre, nel settimo capitolo, Tornielli prende in considerazione le accuse rivolte da Dan Brown all'Opus Dei e spiega che cos'è, in realtà, la Prelatura fondata da san Josemaría Escrivá.

Per approfondire un tema che suscita tanto clamore nei mass media mondiali, ZENIT ha intervistato Andrea Tornelli.

Perché ha voluto scrivere un libro contro il romanzo di Dan Brown ed il susseguente film?

Tornielli: Perché purtroppo tanta gente ha letto il romanzo e vedrà il film pensando che ciò che viene detto sia vero. Un parroco mi ha raccontato di un giovane che dopo aver letto il “Codice Da Vinci” non voleva più sposarsi in Chiesa perché la Chiesa ha ingannato per duemila anni l'umanità.

Quali sono i temi e gli argomenti che ha approfondito per contrastare le tesi del "Codice da Vinci?"

Tornielli: Per controbattere al “Codice Da Vinci” non occorre essere teologi o esegeti: basta una buona enciclopedia. Mi sono soffermato soprattutto sulla grande mistificazione relativa alla figura di Gesù e alla sua presunta relazione con la Maddalena; ho analizzato come i Vangeli si sono formati e la grande differenza che esiste tra i testi canonici e quelli apocrifi e gnostici. Infine ho parlato del mito dei documenti segreti che sarebbero stati scoperti in Francia e del ruolo dell'Opus Dei.

Lei sostiene che Brown ha raccontato tante bugie. Può farci qualche esempio?

Tornielli: Tanto per cominciare Brown afferma, sulla base di un frammento molto corrotto di un tardo vangelo gnostico, che Gesù aveva una relazione con la Maddalena, che la Maddalena era sua moglie. Se davvero Gesù fosse stato sposato, i Vangeli lo avrebbero detto. E' molto semplice: nei Vangeli il celibato non viene mai presentato come superiore alla condizione degli uomini e delle donne sposate. Pietro è sposato, altri apostoli lo erano... Se lo fosse stato anche Gesù, lo avremmo trovato scritto nei Vangeli.

Invece non esiste alcun indizio di tutto questo. Dan Brown dice che fu Costantino durante il Concilio di Nicea (325) a stabilire i Vangeli canonici - scartando quelli "scomodi" - e a trasformare Gesù da grande uomo a divinità. Peccato che la divinità di Cristo sia affermata chiaramente nei Vangeli (basti citare il prologo di Giovanni: "E il Verbo era Dio") e che il Concilio di Nicea non si sia affatto occupato del canone. Esistono testimonianze precise sul fatto che già nella prima metà del secondo secolo la Chiesa considerava autentici i Vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni.

Dan Brown afferma che il suo romanzo è in realtà un saggio scientifico: peccato che ogni pagina possa essere sbugiardata e che i documenti "segreti" che sarebbero stati scoperti nel 1975 alla Biblioteca Nazionale di Parigi (relativi alla discendenza reale dei Merovingi) siano in realtà dei falsi fabbricati su ordinazione e sistemati lì dalle stesse persone che poi avrebbero finto di "scoprirli"...

Monsignor Angelo Amato, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha proposto di boicottare il film. Qual è il suo parere in proposito?

Tornielli: Io starei molto attento a parlare di boicottaggio, perché si rischia di fare pubblicità al film. Ma certamente credo si potrebbe consigliare a tutti di andare a mangiare la pizza invece che andare a vedere il film, oppure di andare al cinema a vedere un altro film. Tanto anche il “Codice Da Vinci” arriverà presto in Tv...

Qual è, a suo avviso, il fine di romanzi e film come quelli ispirati dal “Codice da Vinci”?

Tornielli: Fare soldi: e questo obiettivo è riuscito. Ma anche cercare di demolire i fondamenti del cristianesimo presentando presunte verità e rivelazioni, che in realtà sono del tutto prive di qualsiasi consistenza.

Onisem
07-05-2006, 10:01
Che il libro contenga imprecisioni e falsi storici pare ormai appurato e pacifico: è un romanzo. Ma da qui a lanciare anatemi e cercare di impedire l'uscita del film nelle sale ne passa. Conosciamo da secoli il modus operandi della Chiesa cattolica.

Ewigen
07-05-2006, 11:17
5 Maggio 2006
CINA
L'Ue: “Pechino deve vedere nella libertà religiosa un partner, non una minaccia”

Davanti alla Commissione esteri dell’Unione Europea, relatori democratici, popolari e socialisti insistono su un “necessario miglioramento delle libertà fondamentali dell’uomo in Cina”.

Bruxelles (AsiaNews) – La situazione dei diritti fondamentali dell’uomo, primo fra tutti quello alla libertà religiosa, “è estremamente difficile nella Repubblica popolare cinese”, che “deve incrementare notevolmente” la sua credibilità e chiarezza sulla questione e deve iniziare a considerare la libertà religiosa “un partner e non una minaccia in ambito sociale”.

E’ questo il senso della relazione di iniziativa sui rapporti tra Unione Europea e Cina presentata dall’europarlamentare democratico-indipendente , l’olandese Bastian Belder, nel corso della riunione della Commissione Affari Esteri dell'Europarlamento che si è svolta il 3 maggio a Bruxelles.

Il rapporto, stilato in occasione dei 30 anni delle relazioni fra Pechino e l’UE mette sotto esame la situazione economica e lo status dei diritti umani in Cina, compresa la libertà religiosa.

A nome del gruppo del Partito popolare europeo é intervenuto nella discussione generale l'on. Antonio Tajani, che ha ripreso il tema della libertà religiosa ed ha ricordato la nomina del vescovo di Wuhu, avvenuta - poche ore prima della riunione - senza il permesso del Papa. “E’ inaccettabile - ha sottolineato il capogruppo di Forza Italia - che un vescovo possa essere nominato dallo Stato senza che il Vaticano possa sollevare alcuna obiezione in merito, così come é impensabile che esistano solo confessioni autorizzate dallo Stato e non vi sia libertà di esprimere il proprio dissenso”.

“D’altra parte – ha sottolineato l’on. Tajani – Pechino deve considerare la liberà religiosa non come un nemico, bensì come un partner strategico anche e soprattutto in considerazione della possibilità di intervenire energicamente nei diritti sociali degli individui che abitano la Cina”.


Ambasciatore Usa, in linea ol Vaticano per la libertà di religione in Cina

Francis Rooney ricorda gli interventi del presidente Bush in Cina e nell’incontro con Hu Jintao.

Roma (AsiaNews) – Gli Stati Uniti sono “in linea” con la Santa Sede “per le libertà di religione e di associazione”. Lo ha sostenuto, in una conversazione con AsiaNews, l’ambasciatore degli Usa in Vaticano Francis Rooney.

“Gli Stati Uniti – ha detto tra l’altro – hanno preso atto della dichiarazione della Santa Sede sulle ordinazioni di due vescovi in Cina. Gli Usa – ha aggiunto - sostengono la libertà di religione e quella di associazione in tutto il mondo e per tutti i popoli. Su questo punto il presidente Bush ed il segretario di Stato Condoleezza Rice sono stati molto chiari”.

L’ambasciatore ha poi ricordato che “il presidente Bush, nel corso della sua visita in Cina, l’anno scorso, ha detto che ‘una società sana è una società che accoglie tutte le religioni e dà alle persone la possibilità di esprimersi attraverso la fede nell’Altissimo’. L’importanza che gli Stati Uniti annettono alla crescita delle libertà sociali, politiche e religiose in Cina è stata ribadita dal presidente Bush nel corso del suo incontro con il presidente cinese Hu, il mese scorso”.

Senza entrare “nella materia specifica dell’ordinazione e della scomunica dei vescovi”, l’ambasciatore Rooney ha infine affermato la piena consonanza di Stati Uniti e Santa Sede per ciò che riguarda le libertà di religione e di associazione.



OCCIDENTE
Il prepotente ritorno dei vangeli apocrifi si basa su un equivoco: che siano di valore equivalente al Nuovo Testamento

Giuda tradisce ancora

Si sta facendo passare l’idea che i quattro scritti canonici furono scelti dalla Chiesa tra decine di vite di Gesù disponibili E invece Luca & C. sono i testi più antichi e fedeli alle fonti. Gli altri non hanno la stessa età, anzi li copiano con molta fantasia
Di Giulio Michelini*

[Avvenire] I vangeli apocrifi sono tornati prepotentemente alla ribalta dopo che il circuito massmediale ha all'improvviso «scoperto» il cosiddetto Vangelo di Giuda. Non si vuole qui entrare di peso nella questione del personaggio Giuda e dello scritto a lui attribuito. Può invece interessare un punto specifico, che troviamo nel famoso articolo che il National Geographic ha dedicato alla «sensazionale» scoperta. In un box di pagina 13 (dell'edizione italiana), dal titolo «Le altre facce del Cristianesimo», si dice: «Dopo la morte di Gesù, circolarono fra i primi cristiani i racconti della sua vita e dei suoi insegnamenti. Ne furono scritte decine di versioni, ma per il Nuovo Testamento i padri della Chiesa ne scelsero quattro. Nel '900 molti testi scartati sono stati riscoperti. Alcuni, come quello di Pietro, sono simili ai quattro prescelti. Altri, come il Vangelo di Giuda, sono diversi, dando rilevanza alla gnosi, la conoscenza diretta di Dio tramite la coscienza della scintilla divina interiore». A parte la generale approssimazione di tutto l'enunciato, è l'idea sottesa secondo cui i quattro vangeli canonici sarebbero stati scelti tra le «decine di versioni» sulla vita di Gesù circolanti nei primi tempi cristiani, a suonarci alquanto azzardata, oltre che estremamente imprecisa. Soprattutto perché da una simile formulazione parrebbe che i vangeli apocrifi, tra cui quello di Giuda, siano coevi a quelli ritenuti canonici. E la differenza starebbe solo nel fatto della «scelta» compiuta da parte di qualcuno in una stagione successiva (di cui tuttavia non si danno i termini temporali esatti). Ma questo non è assolutamente vero. Da studiosi incontestabili per serietà, è stato dimostrato che i vangeli canonici sono in realtà più antichi - di decenni o addirittura di secoli - rispetto agli apocrifi, compreso l'apocrifo di Pietro. È vero, negli ultimi anni taluni hanno creduto di poter riscontrare in certi testi apocrifi tradizioni della stessa antichità, o addirittura precedenti rispetto a quelle conservate nei quattro vangeli canonici (mi riferisco in particolare alle ricerche dell'americano J.D. Crossan); ma tali ipotesi sono state puntualmente smentite. E invece si può facilmente dimostrare che tutti gli apocrifi sono posteriori ai nostri attuali quattro vangeli, altro non essendo che ampliamenti o rifacimenti degli scritti canonici, da cui partono, e la cui precedenza presuppongono. Non è infatti per nulla indifferente, agli occhi dello storico, che i Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni conservino una maggiore vicinanza temporale - e dunque fedeltà - rispetto agli avvenimenti narrati: proprio per questo - oltre che per altri motivi su cui non ci soffermiamo - sono stati considerati documenti degni di fede. L'argomento può essere approfondito leggendo l'ampia discussione che è riportata nel volume di John P. Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico (vol. 1, Queriniana 2002), dove a conclusione dell'analisi degli apocrifi viene detto: «I quattro vangeli canonici risultano essere gli unici ampi documenti contenenti significativi blocchi di materiale rilevante per una ricerca sul Gesù storico». In altre parole, tutto quanto troviamo nei vangeli apocrifi «è piuttosto la reazione a scritti del Nuovo Testamento o la loro rielaborazione da parte di […] fantasiosi che rispecchiavano la pietà e le leggende popolari e da parte di gnostici che sviluppavano un sistema mistico speculativo». Stupisce, in ogni caso, che un articolo del National Geographic, sul quale la rivista ha così investito da allestire addirittura la copertina di quel numero, sia stato scritto da un giornalista che non ha alcuna dimestichezza con questi temi, come si evince dal suo pur interessante curriculum. Ma le imprecisioni abbondano. Ad esempio, il vaticanista Benny Lai afferma - a pagina 20 - che «nessuno dei pontefici del nostro tempo, per limitarci a quelli che si sono succeduti nell'ultimo mezzo secolo, ha mai avuto occasione di parlare in pubblico dei vangeli, degli atti, delle epistole, o delle apocalissi definiti apocrifi». Non è vero: basta consultare il sito internet della Santa Sede, cercare col motore di ricerca la parola «apocrifi», e controllare. E ancora: il professore della Gregoriana di cui si parla alla pagina 23 non è Peynet, ma Roland Meynet, che insegna esegesi del Nuovo Testamento. E altro ci sarebbe ancora da dire. Il National Geographic è senza dubbio una bellissima rivista. Tuttavia la preferiamo quando, con maggiore serietà di documentazione, tratta di geografia, etnologia, esplorazioni. Lasci stare argomenti per lei troppo complicati, come quelli dei papiri e dei testi apocrifi.
*docente di Nuovo Testamento, Istituto Teologico di Assisi

Franx1508
07-05-2006, 15:02
ma stò topic è giornalismo/blog?non si discute di nulla ma perchè non viene chiuso?anzi rasenta quasi la follia l'atteggiamento di portarlo avanti in questo modo...

Onisem
07-05-2006, 15:17
ma stò topic è giornalismo/blog?non si discute di nulla ma perchè non viene chiuso?anzi rasenta quasi la follia l'atteggiamento di portarlo avanti in questo modo...
L'utente in questione, molto cristianamente, si appropria di fatto di spazi collettivi per proprio personale uso e consumo nemmeno fossero la bacheca della sua parrocchia. Per non alimentare il vittimismo, anch'esso molto cristiano, che lo contraddistingue l'amministrazione ha probabilmente deciso di lasciar correre anzichè invitarlo ad aprirsi un proprio blog, sito, anche solo thread ufficiale. Il bello è che ti invita pure a restarne fuori se non hai intenzione di discutere, leggasi dargli ragione su tutta la linea.

Lorekon
07-05-2006, 15:22
il bello è che fa da calamita per tutti gli anticlericali del forum :p

guardate chi interviene: lui, qualche sporadico sostenitore e una vetnina di utenti che fanno rilevare l'inconsistenza di argomenti e notizie. :D

Col passare dei mesi la questione sta assumendo un aspetto quasi satirico (come la notizia dell'occupazione della chiesa o della "falsa emergenza" della sovrappopolazione :asd: )

Ewigen
07-05-2006, 18:29
UZBEKISTAN
Multati quattro protestanti accusati di "attività missionaria"
[Agape Press 07/05/06]

Nell'Uzbekistan quattro Americani sono stati multati per "attività missionaria". Sono tutti insegnanti d'inglese dell'associazione no-profit Global Involvement Through Education accusati di "aver fatto pressioni sugli studenti perchè cambiassero religione diventando protestanti".

Il presidente Islam Karimov, che domina il paese oramai da 17 anni, non lascia spazio al dissenso e non permette alcuna attività religiosa, inclusa quella musulmana, al di fuori delle sedi istituzionali. Agli inizi del mese la polizia aveva interrotto riunioni tenute dai seguaci dellaTorre di Guardia. Cento di loro sono finiti in carcere.

p.NiGhTmArE
07-05-2006, 18:38
accusati di "aver fatto pressioni sugli studenti perchè cambiassero religione diventando protestanti".

se è vero han fatto più che bene a multarli

Xile
07-05-2006, 18:51
Certo che farsi influenzare da un romanzo c'é ne vuole io credo che quel'uomo che non veleva sposarsi in chiesa non era tanto normale. Poi io penso che se la chiesa ha protestato contro questo libro qualche scheletro nell'armadio lo ha.

Ewigen
07-05-2006, 19:00
il bello è che fa da calamita per tutti gli anticlericali del forum :p

guardate chi interviene: lui, qualche sporadico sostenitore e una vetnina di utenti che fanno rilevare l'inconsistenza di argomenti e notizie. :D

Col passare dei mesi la questione sta assumendo un aspetto quasi satirico (come la notizia dell'occupazione della chiesa o della "falsa emergenza" della sovrappopolazione :asd: )


Capisco che vuoi farmi compagnia,ma se la fai uppando pure alcuni di questi thread (oh pardon blog ),in modo che non ogni volta non faccia i salti mortali per cercarli con la lente da Sherlock Holmes :cry:,la gradisco ancora di più, :Prrr: :ciapet:

http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1023358
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1166212
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1195288
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1009747
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1190876
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1008433
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1034164
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1190465
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1055258
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1049044
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1056894
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1062537
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1052446
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1161645
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1034492
http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=1043446

Lorekon
07-05-2006, 19:38
no scusa, io mi interesso solo di Nazist Communist Laicist Satanic Legalizations cose simili :asd:

Franx1508
07-05-2006, 21:01
no scusa, io mi interesso solo di Nazist Communist Laicist Satanic Legalizations cose simili :asd:
io della blasfema uaar...

dantes76
07-05-2006, 21:54
io della blasfema uaar...

blasfema... :D

Ewigen
08-05-2006, 11:34
CINA
8 Maggio 2006
Vescovi clandestini in Cina chiedono preghiere per i sacerdoti ufficiali, sotto pressioni e minacce

Dopo le ordinazioni illecite – ottenute con violenze e inganni – l’Associazione Patriottica sottomette i sacerdoti a sessioni politiche e lavaggi del cervello per distruggere la loro fedeltà al papa. AsiaNews aderisce all’appello dei vescovi.

Roma (AsiaNews) – I vescovi della Chiesa sotterranea chiedono a tutti i fedeli in Cina di pregare per i sacerdoti della Chiesa ufficiale, perchè siano fortificati nella loro fedeltà al papa. Le preghiere devono contrastare l’opera dell’Associazione Patriottica (AP) che, dopo le ordinazioni illecite dei giorni scorsi, sottopone i sacerdoti a sessioni politiche e lavaggio di cervello per tagliare il loro legame con Roma.
“In questo momento è necessario pregare per tutti i sacerdoti della Chiesa ufficiale” ha detto ad AsiaNews un vescovo sotterraneo del nord della Cina . “È anche un nostro dovere. Per questo io chiedo a tutti i cattolici cinesi, ufficiali e sotterranei, di pregare con questa intenzione: che si rafforzi nei sacerdoti la lealtà vero il papa”.
Il 30 aprile e il 3 maggio l’AP ha obbligato candidati e vescovi a eseguire delle ordinazioni episcopali senza l’approvazione del Vaticano. L’AP è l’organizzazione legata al Partito comunista, che controlla la Chiesa ufficiale. Fra gli scopi del suo statuto vi è quello di creare una chiesa nazionale, separata dal papa. Secondo una dichiarazione vaticana del 4 maggio, le due ordinazioni a Kunming e a Wuhu erano state eseguite “sotto forti pressioni e minacce”. Un vescovo della Chiesa ufficiale nella Cina centrale, ha confermato ad AsiaNews che i due candidati delle ordinazioni erano sotto pressione e che alcuni dei vescovi ordinandi sono stati ingannati, dicendo loro che vi era l’approvazione della Santa Sede. Inoltre, almeno uno dei due candidati è stato imposto dall’AP a tutta la diocesi.
Il vice-presidente dell’AP, il laico Antonio Liu Bainian, ha promesso che nei prossimi mesi farà eseguire almeno altre 20 ordinazioni illecite, spingendo la Chiesa cinese verso lo scisma. Per preparare tali ordinazioni, l’AP sta organizzando in tutte le diocesi ufficiali delle giornate di “ritiro” a cui obbliga tutti i sacerdoti a partecipare. Questi “ritiri” – afferma il vescovo ufficiale – sono in realtà delle conferenze politiche in cui Liu Bainian e i suoi segretari istruiscono sull’importanza di una Chiesa “autonoma” nella dottrina, nella giurisdizione, nell’amministrazione. “I nostri sacerdoti – egli continua - sono sottoposti a un’enorme pressione a cui non possono sfuggire”.
I vescovi sotterranei sottolineano che “la Chiesa ufficiale è davanti a una sfida molto difficile. Le difficoltà con cui si scontrano oggi sono una vera e propria persecuzione, fatta di sofferenze e pressioni da parte di AP e del governo”. Dato il momento critico, i vescovi sotterranei chiedono “che tutti i cattolici, uniti col papa, preghino per i sacerdoti della Chiesa ufficiale, perché venga dato loro forza e coraggio per custodire la loro fede”.
Un altro vescovo clandestino del nord ha commentato: “Non ho mai smesso di pregare per la Chiesa ufficiale e per i sacerdoti, perché siano fedeli al papa. Nell’unità e nella preghiera potremo superare questa sfida”.

Ewigen
08-05-2006, 18:50
INDIA
8 Maggio 2006
Commissione Usa: la libertà religiosa in India “va monitorata da vicino”
di Nirmala Carvalho

Il Paese “non rientra fra quelli di particolare preoccupazione”, ma la sua situazione “va controllata affinchè non peggiori”. La Chiesa “apprezza il monito” ed invita “all’auto-controllo, di cui il popolo indiano è capace”.

Delhi (AsiaNews) – La Commissione americana per la libertà religiosa nel mondo “sta monitorando molto da vicino” la situazione della libertà di fede e di culto in India, anche se il Paese non rientra nella lista di quelli “particolarmente preoccupanti” come la Cina e l’Arabia Saudita. La Chiesa indiana “accoglie con favore questa valutazione”, ma si dice “molto preoccupata della situazione della libertà religiosa”.

In un rapporto al segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice, presentato il 3 maggio scorso, la Commissione ha sottolineato come il Paese “debba essere guardato da vicino” perchè, nonostante la disfatta elettorale del 2004, del Bharatiya Janata Party [Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista-fondamentalista ndr], “rimangono molti fattori di preoccupazione nei confronti della libertà religiosa in India”. “Preoccupa – scrivono i membri del comitato – soprattutto la crescente violenza ai danni dei cristiani, in alcune aree a livelli pericolosamente alti, che non vengono puniti con la giusta durezza”.

“La Chiesa indiana – commenta ad AsiaNews mons. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana – è chiaramente molto preoccupata per questa situazione. La decisione della Commissione Usa deve rappresentare per noi uno stimolo a mobilitare l’opinione pubblica ed avvertire il governo centrale di ogni atrocità commessa ai danni dei cristiani”.

“In generale – continua – la situazione sembra migliorare, ma vi è ancora moltissima strada da fare. Non mi preoccupa il fatto che l’India non sia nei Paesi 'di particolare preoccupazione' e sono felice del fatto che, come indiani, siamo capaci di controllarci da soli e smuovere il nostro governo. E’ importante però, per la nostra nazione e per la democrazia, che la libertà religiosa sia assicurata”.

“In particolare – riprendono le raccomandazioni alla Rice – crea preoccupazione lo Stato del Rajasthan, a causa dei recenti attacchi contro i cristiani, singoli ed istituzioni, sferrati per mano di gruppi estremisti legati al nazionalismo indù”. “La situazione del Rajasthan – commenta il presule – causa preoccupazione ed allarme in misura sempre crescente. Dobbiamo essere particolarmente cauti in questa situazione, perché i termini della Legge anti-conversione sono molto duri, ma nel contempo vaghi, per permettere un raggio d’azione più ampio ai nazionalisti. Sarò soddisfatto se riusciremo a far sentire la nostra voce al governo ed alla società”.

Per il padre gesuita Cedric Prakash, attivista per i diritti umano molto conosciuto, “la situazione deve essere monitorata da vicino a causa del fondamentalismo religioso, che continua a viziare l’aria di molte zone dell’India mascherato da nazionalismo”. La situazione del Rajasthan, ma anche del Madhya Pradesh, del Gujarat e di alcune parti del Maharashtra “continua ad essere tesa sul fronte religioso: lo provano i numerosi attacchi violenti nei confronti delle minoranze che sono avvenuti negli ultimi mesi".

"E’ arrivato il momento - conclude il gesuita - che la Rice chieda conto della situazione al governo indiano sulla base delle raccomandazioni della Commissione e che, da parte sua, il governo provveda a migliorare la situazione della libertà religiosa in vari Stati e in special modo nel Gujarat”.

Per John Dayal, attivista per i diritti umani e presidente dell’All India Catholic Union, “il governo ed il popolo indiano si devono rendere conto di che gioco stanno giocando i membri del Bjp e le sue ali militanti, il Sangh Parivar. Essi giocano con il carattere federale dello Stato, in violazione alle direttive costituzionali ed in opposizione alle politiche centrali dell’Unione. In completo disaccordo con il carattere laico e l’eredità spirituale di tutta la nazione, questo Partito cerca di unire le maggioranze e rendere vittime le minoranze in ogni Stato in cui ha potere”.

“Il centro della nazione – conclude – deve ridare pieni poteri alla Costituzione e fermare questi criminali, che in maniera ripetuta portano la nazione ai limiti di una guerra confessionale. Il popolo indiano, da parte sua, deve rendere chiaro come non si possano tollerare queste violazioni dell’eredità di pace e di laicità dell’India. Anche la comunità internazionale ha un obbligo, in questo frangente, perché un’India instabile non va bene a nessuno”.

Ewigen
09-05-2006, 11:37
ITALIA
8 Maggio 2006
Milano, picchiati evangelici filippini

MILANO - Imbufalito perché i canti liturgici gli impedivano di riposare, uno sconosciuto ha fatto irruzione nella Chiesa evangelica spaccando arredi e aggredendo i fedeli, due dei quali sono stati poi medicati in ospedale. Dopo lo sfogo, l'uomo si è dileguato ed è ora attivamente ricercato dalla polizia che sta cercando di dargli un volto, un nome e un indirizzo.

L'altra sera in via Stadera 9 un gruppo di filippini, provenienti da diversi centri della Lombardia, si erano riuniti presso la Chiesa evangelica assemblee di Dio per preparare alcuni canti. A un certo punto è arrivato l'energumeno che si è qualificato come «vicino» infastidito dal rumore. Alcuni fedeli si sono scusati e hanno cercato di calmarlo, ma non c'è stato niente da fare. L'uomo è andato sempre più su di giri fino ad arrivare a sferrare un paio di pesanti manrovesci a Frederic O., 30 anni, filippino residente in provincia di Como.

Non contento il «vicino» si è poi scagliato sugli arredi mandando all'aria sedie, banchi, rompendo suppellettili e rovesciando gli amplificatori dell'impianto fonico. Ma non era ancora abbastanza. A un certo punto ha afferrato una chitarra usata per accompagnare i canti liturgici e ha iniziato a rotearla come una clava. Sempre con l'intenzione di colpire il povero Frederic, diventato ormai il suo bersaglio preferito. E come in certe vecchie comiche, l'uomo è riuscito a schivare il colpo malandrino, che però è finito sulla testa della nipote, una ragazzina di 15 anni.
Solo dopo aver messo ko i fedeli, terrorizzato gli altri e semidistrutto la chiesa, l'uomo finalmente pago si è allontanato. Uno dei pochi filippini non coinvolti nel pestaggio, Samuel U., 46 anni di Saronno, ha chiamato la questura che ha inviato una volante, e il 118.
Mentre arrivavano le volanti per raccogliere la denuncia, le ambulanze portavano Frederic e nipotina al San Paolo, dove sono stati medicati e subito dimessi.[Il Giornale]

PALESTINA
Cellula di Al Qaeda attiva nei territori palestinesi pronta a colpire "usurpatori" (israeliani) e "adoratori della croce" (cristiani)
[ICN-News 09/05/06]

Un gruppo fondamentalistico che si auto-proclama cellula locale di 'al-Qaeda' sostiene, in un comuncato fatto pervenire ai mass media, di aver cominciato a essere operativo nei territori palestinesi. Si definisce Esercito Islamico di al-Quds (nome di Gerusalemme in linguia araba; ndr) - Organizzazione di 'al-Qaeda' nella Terra dell'Avamposto: espressione quest'ultima equivalente appunto al significato del termine 'Palestina' in arabo.
Si tratta di una dizione molto simile, nello stile e nel significato, a quella di Organizzazione di 'al-Qaeda nella Terra dei Due Fiumi', vale a dire l'Iraq, adottata dalla branca irachena della rete di Osama bin Laden, guidata apparentemente dal super-terrorista di oriini giordane Abu Musab al-Zarqawi, che piu' di recente avrebbe peraltro visto rimensionato il proprio ruolo originario di luogotenente dello sceicco integralista nativo dell'Arabia Saudita.
Nella nota della presunta cellula palestinese, la cui autenticita' effettiva non ha finora trovato riscontri di fonte indipendente, il movimento estremistico afferma che i suoi bersagli saranno gli "occupanti usurpatori" e gli "adoratori della croce", intendendosi rispettivamente gli israeliani e i cristiani, secondo una fraseologia comune anche a molte delle dichiarazioni attribuite appunto a bin Laden e ai suoi complici.
A creare il movimento nella 'Terra dell'Avamposto' sarebbero stati proprio il fondatore di 'al-Qaeda' e il suo vice, l'ex medico egiziano Ayman al-Zawahiri , ideologo dell'organizzazione. "Qualsiasi nemico dell'Islam sara' considerato alla stregua di un obiettivo da colpire, e noi attaccheremo con pugno di ferro ogni fiancheggiatore cristiano, americano o sionista. Faremo saltare in aria i nostri stessi corpi contro le loro postazioni", e' il monito, in cui si allude a una futura ondata di nuovo attentati suicidi, "e agiremo affinche' la terra tremi loro sotto i piedi".
Due mesi fa gia' il presidente dell'Autorita' Nazionale Palestinese in persona, il moderato Mahmoud Abbas alias Abu Mazen, aveva reso noto come le sue forze di sicurezza fossero convinte dell'esistenza di una cellula di 'al-Qaeda' attiva proprio nei territori autonomi. Di analogo e dello stesso avviso, l'anno scorso, si era detto il generale israeliano Dani Arditi, responsabile dell'Ufficio Anti-Terrorismo dello Stato ebraico; a detta di Arditi, gli emissari di bin Laden si sarebbero infiltrati nella Striscia di Gaza dall'Egitto, e per la precisione da quella penisola del Sinai che e' stata piu' volte teatro di loro attacchi dinamitardi, approfittando del ritiro unilaterale delle truppe israeliane dalla picccola enclave palestinese, completato a meta' del sttembre 2005.

Ewigen
09-05-2006, 11:41
TURKMENISTAN
Police Break Up Church Meeting in Turkmenistan
Scathing U.S. report calls independent religious activity ‘impossible.’
by Peter Lamprecht

Broke up a Christian house group meeting on Wednesday (May 3), confiscating personal belongings and subjecting the group to extensive interrogation.

[COMPASS DIRECT] More than 15 officials busted the unregistered gathering of 13 members of the Soygi (Love) Church in Ashgabat just hours after U.S. officials recommended that Turkmenistan be labeled one of the world’s worst violators of religious freedom.

At 8 p.m., members of the secret police, Hyakimlik (local administration), foreigner registration office, Committee for Religious Affairs, and regular police force entered the house without a warrant and searched the premises. The officers seized Bibles, discipleship texts and videos, as well as personal pictures and a notebook computer.
Church members were then forced to reenact their meeting activities while police videotaped them.
The Christians said they remained calm while police interrogated them over the next two and-one-half hours. “We all praise the Lord, and we thank him about all the things [that] happened,” one of the church members said.

One of the group’s leaders even asked her interrogators to help the Soygi Church register with the government, reported a Christian who requested anonymity. “That was a very bold move,” the Soygi member said.

Expecting continued police harassment, the Turkmen congregation appealed to fellow Christians around the world to pray for them. “We are now being investigated. We want prayer desperately.”
‘Pervasive State Control’

By holding unregistered meetings, the 35 Christians who attend Soygi Church’s Sunday services are technically breaking the law. But registration in Turkmenistan can be extremely difficult, and repressive government interference often cripples the activities of registered religious communities.
“Registered communities have difficulties renting property for worship services, and building a new place of worship is almost impossible,” Felix Corley, editor of Forum 18 News Service and an expert on religious freedom issues in Central Asia, told Compass Direct. “There are stringent government controls and financial reporting, making independent [registered] activity almost impossible.”
This week the U.S. Commission on International Religious Freedom recommended that Turkmenistan be added to the U.S. State Department’s list of violators of religious freedom as a Country of Particular Concern.
The commission said that Turkmenistan’s new registration of religious groups since 2004 had actually become “a method of more pervasive state control over religious communities.”
Its annual report also noted that Turkmen President Saparmurat Niyazov’s “increasingly oppressive personality cult” had effectively become “a state-imposed religion.”
Niyazov, who calls himself Turkmenbashi (Father of the Turkmen), recently announced that everyone who read his spiritual work, Ruhnama, three times would automatically go to heaven.
In the wake of its 1992 independence from the former Soviet Union, the majority Sunni Muslim population of Turkmenistan experienced an era of religious tolerance that saw several hundred Turkmen convert to Christianity.
But in December 1996, the government demanded that all religious groups re-register. Only Muslims and the traditional Russian Orthodox Church were granted legal status under new requirements that religious groups have 500 members to be official.
In the late 1990s, all foreign Christians suspected of missionary activity were deported or denied renewal of their residence permits. Holding unregistered religious meetings was declared a criminal offense, and even registered Muslim groups were brought under tight government control.
Since the government eased registration requirements in March 2004, nine religious minority groups, including seven evangelical Protestant churches, have registered.
But Turkmenistan’s religious communities and international human rights organizations have remained unimpressed by the largely cosmetic changes to the law.
Greater Grace Church in Ashgabat waited nine months for its registration to be approved, and even now, as a legally recognized church, they still have nowhere to meet.
According to a report by Forum 18, the church began holding services in a rented public hall in November 2005 but was stopped by an official in the city administration’s Religious Affairs Office.

At a round table discussion with registered churches and government representatives in October 2005, Turkmen officials made it clear that churches cannot meet in government-owned buildings, private residences and commercial and residential districts, Forum 18 said.

That leaves the churches with very few options. Forum 18 has reported that only two of seven registered Protestant churches, the Seventh-day Adventists and the Church of Jesus Christ, are known to be able to meet for public worship in rented facilities.

Franx1508
09-05-2006, 12:13
[QUOTE=Ewigen]ITALIA
8 Maggio 2006
Milano, picchiati evangelici filippini

MILANO - Imbufalito perché i canti liturgici gli impedivano di riposare, uno sconosciuto ha fatto irruzione nella Chiesa evangelica spaccando arredi e aggredendo i fedeli, due dei quali sono stati poi medicati in ospedale. Dopo lo sfogo, l'uomo si è dileguato ed è ora attivamente ricercato dalla polizia che sta cercando di dargli un volto, un nome e un indirizzo.

L'altra sera in via Stadera 9 un gruppo di filippini, provenienti da diversi centri della Lombardia, si erano riuniti presso la Chiesa evangelica assemblee di Dio per preparare alcuni canti. A un certo punto è arrivato l'energumeno che si è qualificato come «vicino» infastidito dal rumore. Alcuni fedeli si sono scusati e hanno cercato di calmarlo, ma non c'è stato niente da fare. L'uomo è andato sempre più su di giri fino ad arrivare a sferrare un paio di pesanti manrovesci a Frederic O., 30 anni, filippino residente in provincia di Como.

Non contento il «vicino» si è poi scagliato sugli arredi mandando all'aria sedie, banchi, rompendo suppellettili e rovesciando gli amplificatori dell'impianto fonico. Ma non era ancora abbastanza. A un certo punto ha afferrato una chitarra usata per accompagnare i canti liturgici e ha iniziato a rotearla come una clava. Sempre con l'intenzione di colpire il povero Frederic, diventato ormai il suo bersaglio preferito. E come in certe vecchie comiche, l'uomo è riuscito a schivare il colpo malandrino, che però è finito sulla testa della nipote, una ragazzina di 15 anni.
Solo dopo aver messo ko i fedeli, terrorizzato gli altri e semidistrutto la chiesa, l'uomo finalmente pago si è allontanato. Uno dei pochi filippini non coinvolti nel pestaggio, Samuel U., 46 anni di Saronno, ha chiamato la questura che ha inviato una volante, e il 118.
Mentre arrivavano le volanti per raccogliere la denuncia, le ambulanze portavano Frederic e nipotina al San Paolo, dove sono stati medicati e subito dimessi.[Il Giornale]

ha fatto bè! :oink:

Onisem
09-05-2006, 12:44
ITALIA
8 Maggio 2006
Milano, picchiati evangelici filippini

MILANO - Imbufalito perché i canti liturgici gli impedivano di riposare, uno sconosciuto ha fatto irruzione nella Chiesa evangelica spaccando arredi e aggredendo i fedeli, due dei quali sono stati poi medicati in ospedale. Dopo lo sfogo, l'uomo si è dileguato ed è ora attivamente ricercato dalla polizia che sta cercando di dargli un volto, un nome e un indirizzo.

L'altra sera in via Stadera 9 un gruppo di filippini, provenienti da diversi centri della Lombardia, si erano riuniti presso la Chiesa evangelica assemblee di Dio per preparare alcuni canti. A un certo punto è arrivato l'energumeno che si è qualificato come «vicino» infastidito dal rumore. Alcuni fedeli si sono scusati e hanno cercato di calmarlo, ma non c'è stato niente da fare. L'uomo è andato sempre più su di giri fino ad arrivare a sferrare un paio di pesanti manrovesci a Frederic O., 30 anni, filippino residente in provincia di Como.

Non contento il «vicino» si è poi scagliato sugli arredi mandando all'aria sedie, banchi, rompendo suppellettili e rovesciando gli amplificatori dell'impianto fonico. Ma non era ancora abbastanza. A un certo punto ha afferrato una chitarra usata per accompagnare i canti liturgici e ha iniziato a rotearla come una clava. Sempre con l'intenzione di colpire il povero Frederic, diventato ormai il suo bersaglio preferito. E come in certe vecchie comiche, l'uomo è riuscito a schivare il colpo malandrino, che però è finito sulla testa della nipote, una ragazzina di 15 anni.
Solo dopo aver messo ko i fedeli, terrorizzato gli altri e semidistrutto la chiesa, l'uomo finalmente pago si è allontanato. Uno dei pochi filippini non coinvolti nel pestaggio, Samuel U., 46 anni di Saronno, ha chiamato la questura che ha inviato una volante, e il 118.
Mentre arrivavano le volanti per raccogliere la denuncia, le ambulanze portavano Frederic e nipotina al San Paolo, dove sono stati medicati e subito dimessi.[Il Giornale]
E' un caso di pessimo vicinato, o c'è alla base un qualche intento di persecuzione per motivi religiosi? :asd: Piuttosto comico l'accaduto, tragicomico il riportarlo in una bacheca con il titolo: "cristianesimo e persecuzioni attuali".

Ewigen
09-05-2006, 18:31
Buona notizia:

9 Maggio 2006
ISRAELE
Congregazione protestante riuscirà a costruire una chiesa in Israele

“Grazia e Verità” ha ottenuto il permesso dalla Suprema corte israeliana al termine di una battaglia legale contro gruppi di ebrei ortodossi.

Gerusalemme (Assist News Service – La congregazione protestante "Grazia e Verità" ha vinto una lunga battaglia legale e, probabilmente per la prima volta, riuscirà a costruire la sua chiesa in un’area ebraica, vicino Tel Aviv.“Grazia e Verità” ha infatti ottenuto dalla Suprema corte israeliana la possibilità di portare a compimento i lavori di edificazione, contro i quali si erano schierati gruppi ebraici ortodossi.

Nel darne notizia, Assist News Service precisa che la congregazione Grazia e Verità, riformata e battista, è una chiesa autoctona di Israele che si rivolge ad arabi ed ebrei. Fondata nel 1976, è una delle più antiche chiese israeliane ed ha aperto la strada ad altre chiese nel Paese. Grazie e Verità ha anche condotto una vittoriosa campagna internazionale contro i tentativi di ridurre la libertà religiosa in Israele.
David Zaodk, uno degli anziani della chiesa, sostiene che in Israele “il Vangelo non è realmente penetrato a tutti i livelli della società” e che “sebbene il numero di ebrei cristiani sia in aumento, è ancora troppo piccolo”. Negli ultimi due anni la sua chiesa è in continua crescita: ha 450 aderenti, 150 dei quali hanno meno di 18 anni ed altri 150 sono nuovi credenti.
L’edificio in costruzione sorge al centro del Paese: le mura sono state innalzate, c’e’ il tetto, le tegole, gli impianti elettrici ed idraulici, ma molto resta da fare. Il cantiere è protetto giorno e notte, per evitare atti di vandalismo da parte di ebrei ortodossi. Quando sarà completato sarà utilizzabile tutti i giorni per preghiere, matrimoni, conferenze e seminari.




9 Maggio 2006
CINA
Card. Zen: il governo cinese si sbaglia; in Cina i cattolici vogliono essere guidati dal papa

Quando un vescovo non è scelto dalla Santa Sede, normalmente i sacerdoti si rifiutano di concelebrare con lui ed i fedeli se ne tengono lontani.

Hong Kong (AsiaNews) – “In Cina vi è una sola Chiesa cattolica e tutti vogliono essere guidati dal papa”: è la netta risposta del card. Joseph Zen alle affermazioni dell’Ufficio per gli affari religiosi che alcuni giorni fa ha rivendicato il diritto del governo comunista a eleggere e ordinare vescovi in modo autonomo, senza il permesso del papa.

Lo scorso 6 maggio l’Ufficio affari religiosi (Uar) ha criticato la dichiarazione vaticana che condannava come “una grave violazione della libertà religiosa” le ordinazioni episcopali avvenute senza l’avallo della Santa Sede. Secondo l’Uar la dichiarazione pubblicata dalla Sala stampa della Santa Sede è “senza senso”. Con tono stranamente sobrio e un po’ dimesso, l’Uar afferma di “volere un dialogo franco e sincero con il Vaticano”, ma che “eleggere nuovi vescovi” è una “necessità urgente” per la Chiesa cinese, dato che vi sono “40 diocesi con sede vacante”. La dichiarazione governativa si arrischia anche in affermazioni teologiche dicendo che “dove non c’è vescovo non c’è chiesa”. Per questo il governo consacra i vescovi offrendo un “contributo all’evangelizzazione”. L’Uar afferma anche che ormai da “più di mezzo secolo” in Cina si eleggono e si consacrano vescovi in modo autonomo (“autoelezione e auto-consacrazione”).

La nota del card. Zen – pubblicata ieri sera in cinese - dimostra che quest’affermazione dell’Uar è falsa e che in Cina, dopo i decenni del maoismo, sempre più vescovi, sacerdoti e fedeli si sono battuti perché i vescovi avessero l’approvazione del papa. “In Cina - afferma il card. Zen - vi è una sola Chiesa cattolica e tutti vogliono essere guidati dal papa”. Secondo il battagliero cardinale di Hong Kong, la decisione di ordinare due vescovi senza avallo della Santa Sede è una scelta oscurantista, che “spinge all’indietro” il corso della storia cinese e i rapporti fra Cina e Vaticano.

Riportiamo qui sotto il testo integrale della nota del Card. Zen, dal titolo “Chiariamo alcune cose” (traduzione dal cinese a cura della redazione di AsiaNews).





La Dichiarazione del portavoce dell’Ufficio degli affari religiosi del 6 maggio [afferma ]che nella Chiesa Cattolica cinese, riconosciuta dal governo cinese, “l’auto-elezione e l’auto-consacrazione dei vescovi è continuata da più di 50 anni”. Questa è la tattica fondamentale per l’auto-gestione della Chiesa cinese. Essi sanno che nella Chiesa cattolica c’è la gerarchia, che se non vi è il vescovo, non vi è Chiesa cattolica. Ma nella Chiesa cattolica i vescovi vengono nominati dal Papa. Essi però vogliono i vescovi, ma non vogliono la nomina e l’approvazione dal Papa. In questo modo può tale Chiesa dirsi ancora veramente Chiesa cattolica?

I vescovi consacrati “in più di 50 anni” con “l’auto-elezione e l’auto-consacrazione”, sapevano la loro situazione, e il loro cuore non era molto tranquillo. Con la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80, essendo divenuto facile avere contatti con l’estero, questi vescovi, tramite alcune persone, hanno affidato la richiesta di “perdono e riconoscimento” alla Santa Sede. In ogni occasione possibile, il Papa ha accettato molte di queste richieste, e ha chiesto loro di renderlo noto ai sacerdoti e ai fedeli laici, senza mettersi in opposizione diretta con le istituzioni del governo. Questo modo, premetteva a vescovi, sacerdoti e laici di vivere con tranquillità le loro attività di fede, essendo ancora sotto il controllo del governo.

Negli ultimi 20 anni, alla fine di questo “mezzo secolo”, nella Chiesa ufficiale l’importanza per i vescovi di essere nominati dal papa è stata pian piano riconosciuta da tutti.

Quindi tutti i candidati episcopali “eletti” “del Consiglio dei vescovi cinesi [una specie di conferenza episcopale cinese, non riconosciuta - ndr]”, e riconosciuti dall’Ufficio affari religiosi, tutti mandano alla Santa Sede la richiesta di essere approvati dal papa – e sanno che è necessario. Solo dopo aver ottenuto l’approvazione dal Papa, ricevono la consacrazione.

Proprio per questo, all’ordinazione episcopale organizzata dall’Associazione patriottica all’inizio del 2000, quando avevano invitato 12 candidati, solo 5 si sono presentati, e sono andati all’ordinazione con gli occhi pieni di lacrime. Perfino i seminaristi del seminario nazionale di Pechino, dipendente in modo diretto da Liu Bainian [vice-presidente dell’AP, maggior responsabile delle ordinazioni illecite di questi giorni – ndr], hanno rifuggito quella ordinazione. Dopo di ciò, la Santa Sede ha ricordato a tutti che il canone 1382 del diritto canonico [sulla scomunica latae sententiae- ndr] era ancora valido.

Per coloro che sono stati costretti ad essere ordinati vescovi in modo illecito [senza il permesso della Santa Sede], la situazione non è stata facile: i sacerdoti si rifiutano in genere di concelebrare con loro; i fedeli non vogliono partecipare alle loro messe.

Da questo atteggiamento di sacerdoti e fedeli emerge un significato molto chiaro. E io stesso dico perciò che “in Cina, vi è solo una Chiesa Cattolica, e tutti vogliono essere guidati dal papa”.

In questi anni, diversi candidati all’episcopato hanno ricevuto l’approvazione della Santa Sede, ma hanno subito tante difficoltà. Il governo non permette loro di rendere pubblica l’approvazione della Santa Sede, e così nella celebrazione si è costretti a usare la formula “approvato dal Consiglio dei vescovi cinesi” che si sostituisce all’approvazione del papa. Solo fuori dell’ordinazione, si fa sapere ai sacerdoti che il candidato è confermato e approvato dalla Santa Sede (tutti i cinesi conoscono questo tipo di dissimulazione).

Ma la carta non può coprire il fuoco: in questo modo l’Associazione Patriottica e l’Ufficio affari religiosi erano impossibilitati a realizzare i loro interessi.

Tutti sappiamo che per le recenti consacrazioni dei vescovi di Shanghai e Xian dell’anno scorso, i due consacrati sono stati prima nominati dalla Santa Sede, poi i vescovi e i sacerdoti, per compiere [in apparenza] le norme del governo, hanno svolto un’elezione. Il governo è stato costretto ad accettare i due candidati. Riguardo a queste due consacrazioni, il governo è stato piuttosto silenzioso; solo il signor Liu Bainian in una intervista a Reuters, ha detto che in questi ultimi tempi il governo cinese è divenuto “molto tollerante”.

Il fatto è che Cina e Vaticano entrambi affermano di voler collaborare a una società armonica ma in una “collaborazione passiva”. Purtroppo, fra Santa Sede e governo cinese non vi è nessun accordo. Per questo noi speriamo che nei colloqui tra Cina e Vaticano si possa trovare un accordo accettabile per entrambi.

Un accordo è la nostra speranza di oggi. Ma l’Associazione Patriottica e l’Ufficio Affari religiosi hanno costretto due sacerdoti ad accettare la consacrazione episcopale senza l’approvazione della Santa Sede. Questo fatto noi non lo comprendiamo e ci porta a perdere la speranza. In conclusione: chi è che spinge le cose all’indietro?

Card. Joseph Zen Ze-kiun
8 maggio 2006

Ewigen
10-05-2006, 18:01
10 Maggio 2006
INDONESIA
Indonesia, tre giorni all’esecuzione dei cattolici condannati a morte
di Benteng Reges

Corte Suprema respinge seconda richiesta di appello. Tibo e i suoi compagni, accusati delle violenze interreligiose di Poso, sono in isolamento, come previsto a tre giorni dal plotone.

Palu (AsiaNews) – Potrebbero mancare solo tre giorni all’esecuzione dei tre cattolici condannati a morte in Indonesia. Da oggi Fabianus Tibo, Marinus Riwa e Dominggus da Silva sono in isolamento, in custodia speciale, nel carcere di Palu, Sulawesi centrali, secondo la prassi che precede le esecuzioni.

Nel pomeriggio un gruppo di 5 giudici nominati dalla Corte Suprema ha respinto all’unanimità il secondo appello presentato dal Padma, il gruppo di avvocati che difende i tre, per rivedere il caso. A metà aprile la Corte Suprema indonesiana aveva accettato il secondo ricorso per i tre cattolici ed invitato la Procura a non dare luogo all’esecuzione, finché la revisione era in corso.

Il giudice Djoko Sarwoko, membro del gruppo, che ha emesso il verdetto, spiega che ora “non vi sono più azioni legali, che la difesa possa intraprendere” a favore dei tre. A dare la notizia ai tre è stato il parroco di Poso, p. Jimmy Tumbelaka.

Ma’as Damsik, funzionario del Dipartimento per i Diritti umani e legali delle Sulawesi centrali, ha visitato Tibo e i suoi compagni nella prigione di Stato Petobo. “Dopo il verdetto definitivo della Corte Suprema - riferisce Damsik - i tre sono in isolamento, in attesa di essere giustiziati”.

Secondo la procedura vigente in Indonesia, una volta in isolamento il condannato a morte non può più ricevere visite.

I famigliari dei tre hanno già espresso il loro dispiacere per quest’ultima sentenza. “L’ingiustizia è ovunque” ha detto il figlio di Tibo, Robert. Intanto a Palu arrivano i parenti dei condannati, tutti e tre originari dell’isola a maggioranza cattolica di Flores.

Prima di partire per Palu i famigliari di Tibo hanno avuto al benedizione di mons. Vincentius Sensi Potokota, vescovo di Maumere, Flores. “Sostengo con forza tutti voi che incessantemente vi battete per aver giustizia” ha detto il presule.

Fabianus Tibo, Marinus Riwa e Dominggus da Silva sono giudicati responsabili di un massacro di 200 musulmani avvenuto a Poso nel 2000, durante vasti scontri interreligiosi che hanno colpito la provincia tra il 1998 e il 2001. I tre sono finora gli unici giudicati colpevoli di un conflitto, su cui non si è fatta - e probabilmente non si vuole fare – completa chiarezza.

sander4
10-05-2006, 19:04
E' un caso di pessimo vicinato, o c'è alla base un qualche intento di persecuzione per motivi religiosi? :asd: Piuttosto comico l'accaduto, tragicomico il riportarlo in una bacheca con il titolo: "cristianesimo e persecuzioni attuali".


in effetti l'accaduto è altamente comico, anche per la forma con cui è scritto. :asd: :asd:

ma chi è Hulk questo? :rotfl:

Ewigen
10-05-2006, 20:44
BRASILE
10/5/2006 21.00
ASSASINATO SACERDOTE IN MINAS GERAIS

[PIME] Un sacerdote brasiliano è stato barbaramente ucciso nella casa parrocchiale di Delta, nello Stato del Minas Gerais. Lo riferisce oggi la stampa locale, precisando che per l’efferatezza con cui è stato commesso l’omicidio la polizia sospetta sia l’opera di uno psicopatico. Padre Josè Carlos Cearense, 44 anni, è stato ritrovato nella casa dove viveva accanto alla chiesa di Santa Maria dos Anjos con le braccia legate dietro la schiena e i segni di almeno otto profonde ferite inferte con un coltello. L’assassino ha poi infierito sul corpo senza vita del religioso con azioni inquietanti e dal significato oscuro. Sono stati rubati il portafoglio, il telefono cellulare e il lettore dvd del sacerdote. Negli ultimi dieci giorni sono stati ritrovati nella piccola città brasiliana i cadaveri di un mendicante e di un bracciante uccisi con modalità simili a quelle subite da padre Cearense, motivo per cui gli inquirenti stanno valutando l’ipotesi di un assassino seriale.

Ewigen
11-05-2006, 11:41
11 Maggio 2006
CINA
Dissidenti cinesi cristiani da Bush per parlare della libertà religiosa in Cina

La decisione di confrontarsi sull’argomento “riflette la sempre minor pazienza di Bush nei confronti delle restrizioni alla libertà religiosa, fra cui il tentativo di estromettere il Vaticano dalla gestione delle nomine episcopali cattoliche”

Pechino (Agenzie) – Un gruppo di dissidenti cinesi cristiani incontrerà oggi alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, per discutere con lui della situazione della libertà religiosa in Cina.

Del gruppo, molto critico riguardo al controllo di Pechino sulle religioni, fanno parte Yu Jie, scrittore cristiano evangelico di Pechino, Li Baiguang e Wang Yi: i tre hanno già annunciato di voler tornare in patria dopo la visita agli Usa. All’incontro parteciperà anche Bob Fu, ex pastore protestante non ufficiale di Pechino, che ora dirige la China Aid Association, organizzazione con base in California che monitora la situazione dei cristiani in Cina.

Per Fu, l’incontro “riflette la sempre minor pazienza di Bush nei confronti delle restrizioni che il regime comunista impone alle religioni, compreso il tentativo di estromettere il Vaticano dalla gestione delle nomine episcopali cattoliche”. “Questo meeting – spiega – manda un segnale forte a Pechino: Bush è molto determinato, sulla questione.

Per Yu, che fa parte di una congregazione cristiana non ufficiale, “la piccola, ma in crescita, parte di cristiani coinvolti nella politica potrebbe aver attratto l’interesse del vertice statunitense. Questo è un fenomeno nuovo: giovani sostenitori della democrazia e dei diritti umani che hanno abbracciato Cristo”.
Visualizza per la stampa


Card. Zen: “Pronto a fare di tutto per la Cina, ma Pechino rispetti il clero ed i fedeli”

Il cardinale di Hong Kong risponde così al commissario del ministero cinese degli Esteri che gli chiede di “persuadere il Vaticano ad accettare le condizioni del governo cinese per ristabilire i rapporti diplomatici”.

Hong Kong (AsiaNews) – Il cardinale Zen “è pronto a fare qualunque cosa faccia del bene alla Cina”, ma la posizione del governo di Pechino, che ordina vescovi senza l’approvazione papale e continua a mantenere attiva l’Associazione Patriottica, “non può essere accettata dalla maggior parte del clero e dei fedeli cinesi”.

Il cardinale di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, risponde oggi in questo modo alle dichiarazioni rilasciate il 10 maggio da Lu Xinhua, commissario del ministero cinese degli Esteri, che gli chiedeva di “persuadere il Vaticano ad accettare le condizioni del governo cinese per ristabilire i rapporti diplomatici”.

Lu, nel corso di una conferenza stampa, aveva chiesto al vescovo di Hong Kong di “convincere il Vaticano a stabilire un rapporto diplomatico in maniera corretta e comprensiva, rispettando il principio di ‘una sola Cina’, eliminando ogni rapporto con Taiwan e non usando la religione per intromettersi negli affari interni del Paese”. “Speriamo – aveva concluso - che il cardinale possa persuadere il Vaticano ad accettare le posizioni del governo centrale”.

“Sono pronto a fare qualunque cosa faccia del bene alla mia nazione – ha risposto il porporato in una nota – ma se la posizione di Pechino è quella di prendersi il potere di ordinare vescovi senza il consenso del Papa e mantenere attiva l’Associazione Patriottica che ne sminuisce il potere episcopale, questo non fa del bene alla nazione né può essere accettato dalla maggior parte del clero e dei fedeli cinesi”.

“Amo la mia patria così come la Chiesa – ha aggiunto il presule – e spero che si possa raggiungere un accordo soddisfacente per entrambe le parti, in modo da garantire una reale libertà religiosa e, nello stesso tempo, una società armonica”.

“I nostri fedeli – ha concluso – saranno in grado di contribuire al progresso ed alla modernizzazione della nostra nazione che, in più, otterrà uno status internazionale più rispettabile”.




EUROPA

Popetown: in onda su MTV tutti gli episodi
10 maggio 2006 - (nev) L'emittente televisiva MTV ha deciso di mandare in onda tutti i dieci episodi del cartone animato "Popetown". Il cartone animato è ambientato in Vaticano e racconta in chiave ironica gli intrighi della curia romana e le disavventure di un piccolo Papa che salta su un bastone a molla. Il 3 maggio MTV ha mandato in onda il primo episodio, per verificare le reazioni del pubblico: gli indici di ascolto hanno mostrato cifre da record, probabilmente in seguito alla pubblicità indirettamente data a "Popetown" dalla campagna di denuncia delle chiese in Germania. Ora MTV manderà in onda i rimanenti nove episodi della serie. L'arcidiocesi cattolica di München-Freising chiede ora l'introduzione di norme di legge più severe per tutelare la dignità e il rispetto della religione nei media. È "inaccettabile che la legge tedesca permetta di offendere il sentimento religioso della gente", ha protestato l'arcidiocesi che in un comunicato lamenta l'uso offensivo del simbolo della croce nella serie "Popetown".

p.NiGhTmArE
11-05-2006, 16:05
EUROPA

Popetown: in onda su MTV tutti gli episodi
10 maggio 2006 - (nev) L'emittente televisiva MTV ha deciso di mandare in onda tutti i dieci episodi del cartone animato "Popetown". Il cartone animato è ambientato in Vaticano e racconta in chiave ironica gli intrighi della curia romana e le disavventure di un piccolo Papa che salta su un bastone a molla. Il 3 maggio MTV ha mandato in onda il primo episodio, per verificare le reazioni del pubblico: gli indici di ascolto hanno mostrato cifre da record, probabilmente in seguito alla pubblicità indirettamente data a "Popetown" dalla campagna di denuncia delle chiese in Germania. Ora MTV manderà in onda i rimanenti nove episodi della serie. L'arcidiocesi cattolica di München-Freising chiede ora l'introduzione di norme di legge più severe per tutelare la dignità e il rispetto della religione nei media. È "inaccettabile che la legge tedesca permetta di offendere il sentimento religioso della gente", ha protestato l'arcidiocesi che in un comunicato lamenta l'uso offensivo del simbolo della croce nella serie "Popetown".

"Cristianesimo e persecuzioni attuali"? :asd:

^TiGeRShArK^
11-05-2006, 16:09
"Cristianesimo e persecuzioni attuali"? :asd:
ah...
c'è ancora qualcuno ke li legge i thread di ewigen?'' :asd:

nestle
11-05-2006, 16:17
11 Maggio 2006
CINA

.............
EUROPA

Popetown: in onda su MTV tutti gli episodi
10 maggio 2006 - (nev) L'emittente televisiva MTV ha deciso di mandare in onda tutti i dieci episodi del cartone animato "Popetown". Il cartone animato è ambientato in Vaticano e racconta in chiave ironica gli intrighi della curia romana e le disavventure di un piccolo Papa che salta su un bastone a molla. Il 3 maggio MTV ha mandato in onda il primo episodio, per verificare le reazioni del pubblico: gli indici di ascolto hanno mostrato cifre da record, probabilmente in seguito alla pubblicità indirettamente data a "Popetown" dalla campagna di denuncia delle chiese in Germania. Ora MTV manderà in onda i rimanenti nove episodi della serie. L'arcidiocesi cattolica di München-Freising chiede ora l'introduzione di norme di legge più severe per tutelare la dignità e il rispetto della religione nei media. È "inaccettabile che la legge tedesca permetta di offendere il sentimento religioso della gente", ha protestato l'arcidiocesi che in un comunicato lamenta l'uso offensivo del simbolo della croce nella serie "Popetown".


proprio una persecuzione introllerabile eh? :rolleyes: :rolleyes:

già mi immagino i pianti quando uscirà il film che fa tanta paura...

...quando il medioevo si scontra con i nostri giorni...


per favore non te ne uscire con la solita frase "se avessero fatto un cartone su maometto..." :rolleyes:

Engelbert
11-05-2006, 16:18
EUROPA

Popetown: in onda su MTV tutti gli episodi
10 maggio 2006 - (nev) L'emittente televisiva MTV ha deciso di mandare in onda tutti i dieci episodi del cartone animato "Popetown". Il cartone animato è ambientato in Vaticano e racconta in chiave ironica gli intrighi della curia romana e le disavventure di un piccolo Papa che salta su un bastone a molla. Il 3 maggio MTV ha mandato in onda il primo episodio, per verificare le reazioni del pubblico: gli indici di ascolto hanno mostrato cifre da record, probabilmente in seguito alla pubblicità indirettamente data a "Popetown" dalla campagna di denuncia delle chiese in Germania. Ora MTV manderà in onda i rimanenti nove episodi della serie. L'arcidiocesi cattolica di München-Freising chiede ora l'introduzione di norme di legge più severe per tutelare la dignità e il rispetto della religione nei media. È "inaccettabile che la legge tedesca permetta di offendere il sentimento religioso della gente", ha protestato l'arcidiocesi che in un comunicato lamenta l'uso offensivo del simbolo della croce nella serie "Popetown".
Ma cosa sei??
Un seminarista informatico con molto tempo libero ??? :rolleyes:

Franx1508
11-05-2006, 16:56
ridete ridete ma verrà anche per voi l'armageddon... :cry:

Engelbert
11-05-2006, 17:02
ridete ridete ma verrà anche per voi l'armageddon... :cry:
Che c'entra Bruce Willis ?? :confused:

E' anche lui un paolotto ?!?! :sofico:

p.NiGhTmArE
11-05-2006, 17:22
ah...
c'è ancora qualcuno ke li legge i thread di ewigen?'' :asd:
devo farmi due risate ogni tanto :D

Ewigen
11-05-2006, 19:02
11 Maggio 2006
INDONESIA
Cristiane decapitate a Poso, in sette confessano
di Benteng Reges

Presunti terroristi detenuti ammettono la responsabilità dell’assassinio delle tre giovani avvenuto l’anno scorso a Poso. La polizia cerca ancora il principale indiziato.

Jakarta (AsiaNews) – Sette sospetti terroristi islamici hanno ammesso di aver partecipato alla decapitazione delle tre ragazze cristiane avvenuta a Poso, Sulawesi centrali, il 29 ottobre 2005. Lo ha riferito ieri la polizia indonesiana, che intanto continua a cercare il principale presunto responsabile del crimine: Taufik Bulaga, alias Upik.

Oegroseno, capo della polizia della provincia di Sulawesi centrali, ha dichiarato che due dei sette hanno confessato di avere legami con il super ricercato Noordin Moh Top. Questi è ritenuto ai vertici della Jemaah Islamiyah, rete terrorista legata ad al Qaeda.

La squadra anti-terrorismo era riuscita a catturare Taufik Bulaga in un raid compiuto l’8 maggio scorso al centro di Poso. Grazie all’intervento della folla, però, il criminale è riuscito a fuggire. Il vice portavoce della polizia, Anton Bachrul Alam, ha spiegato che Bulaga è un serio pericolo ed è da tempo uno dei maggiori ricercati nella zona; si ritiene sia coinvolto nell’assassinio, del luglio 2004, di Helmy Tobiling moglie di un militare del posto e nella decapitazione delle tre studentesse cristiane. Ieri il vice portavoce della polizia, Anton Bachrul Alam, ha dichiarato: “Non ci arrenderemo, continueremo le indagini e consegneremo Bulaga alla giustizia”.

sander4
11-05-2006, 19:13
ah...
c'è ancora qualcuno ke li legge i thread di ewigen?'' :asd:

Ne vale la pena.
Quella sugli evangelici filippini mi ha fatto piangere la prima volta che l'ho letta... :asd:

Ewigen
11-05-2006, 19:50
YUGOSLAVIA
Boris Tadic firma la controversa legge sulla libertà religiosa
[Forum 18 11/05/06]

Nonostante contenga evidenti e riconosciute violazioni della Convenzione europea dei diritti umani, il presidente serbo Boris Tadic ha firmato la controversa legge sulla libertà religiosa approvata lo scorso aprile dal parlamento dello stato balcanico.

In base alla nuova legge, la maggior parte delle comunità di fede tradizionalmente riconosciute perderanno il loro status legale e dovranno procedere alla richiesta di un nuovo riconoscimento, anche se presenti in Serbia da più di cento anni – com'è il caso, per esempio, dei battisti e degli avventisti. "Questa legge rende alcuni cittadini più uguali di altri", ha denunciato il pastore Zarko Djordjevic, presidente dell'Unione battista, esprimendo anche dubbi sulla possibilità che le chiese di minoranza possano vedersi restituite le proprietà confiscate nel passato.

Ewigen
12-05-2006, 19:12
VIETNAM
12 Maggio 2006
Un altro cristiano è morto per maltrattamenti nelle carceri
E’ un montagnard di 62 anni. Almeno 350 montagnard sono oggi detenuti e maltrattati. Il Governo reprime con minacce e carcere ogni richiesta di maggiore libertà e pluralismo politico e sindacale.

Washington (agenzie) – Un altro cristiano è morto nelle prigioni vietnamite, per i maltrattamenti subiti. Il Governo si apre al commercio mondiale ma mantiene una politica di rigida repressione di diritti e libertà politica e religiosa.

Siu Liul, 62 anni, è morto il 24 aprile – riferisce l’International Christian Concern, gruppo per la tutela dei diritti umani - per la mancanza di cibo e acqua e le torture. Il montagnard del villaggio di Ploi Kueng, comune di Habong distretto di Cu Se provincia Gia Lai, dal 2004 era nel carcere della città di Ha Nam, dove è stato sepolto perché la famiglia non ha i soldi per pagare il trasporto fino al villaggio. Altri montagnard sono morti prima di Siu Liul nelle brutali prigioni vietnamite nelle quali ora ci sono almeno 350 cristiani.

Il Vietnam vuole entrare nell’Organizzazione mondiale del commercio, ma – denuncia il gruppo per la tutela dei diritti Human Rights Watch (Hrw) - prosegue le sistematiche violazioni dei diritti umani e della libertà religiosa. Rifiuta al Comitato per i diritti umani della Nazioni Unite l’incontro con i prigionieri di coscienza. Ad aprile, subito prima dell’inizio del 10mo Congresso nazionale del Partito comunista, centinaia di persone – sacerdoti cristiani, monaci buddisti, professionisti, ex comunisti, ex detenuti, professori e altri - hanno firmato un documento per chiedere il rispetto dei diritti umani fondamentali, un sistema politico multipartitico, sindacati indipendenti e la libertà di religione e di associazione politica. “In Vietnam la semplice firma di questo documento – osserva Brad Adams, direttore di Hrw per l’Asia – causa un’indagine di polizia e spesso la carcerazione”.

La polizia, infatti, ha subito fermato e interrogato molti dei firmatari, tra i quali lo scrittore Do Nam Hai, il sacerdote mennonita rev. Nguyen Hong Quang e l’avvocato Nguyen Van Dai.

Chi usa internet per criticare il Governo o invocare la democrazia è imprigionato in forza di leggi poco chiare a tutela della “sicurezza nazionale”. Dissidenti sono stati condannati ad anni di carcere per crimini di spionaggio o per “violazione della sicurezza nazionale”.

“Il Vietnam non può ottenere legittimazione internazionale – prosegue Adams – se continua a impedire diritti umani, pluralismo politico e libertà religiosa”. Oggi gli Stati Uniti lo considerano un “Paese di speciale preoccupazione” per le violazioni della libertà religiosa. Occorre – conclude – che il Governo rispetti queste libertà, se vuole ottenere maggiore credibilità internazionale. (PB)



12 Maggio 2006
UZBEKISTAN
Sempre più grave la persecuzione religiosa in Uzbekistan

Principale obiettivo è il controllo completo della maggioranza islamica. Si vogliono eliminare le altre religioni. Un anno fa ad Andijan l’esercito massacrò la folla inerme.

Tashkent (Forum18) - Non si ferma in Uzbekistan la violazione della libertà religiosa. I pubblici poteri vogliono raggiungere il completo controllo di ogni fede.

L’art. 8 della Legge per la religione permette lo svolgimento di attività religiosa solo ai gruppi registrati, ma spesso passano anni senza che la registrazione sia concessa. Intanto l’attività dei gruppi che non hanno la registrazione benché chiesta, anche la preghiera in case private, viene punita dall’art. 240 del Codice amministrativo con elevate multe (che nel 2006 sono state aumentate di 10 volte) e persino con la carcerazione fino a 15 giorni. Il proselitismo è punito dall’art. 216-2 del Codice penale anche con il carcere da 6 mesi a 3 anni.

Lo Stato colpisce e vuole controllare soprattutto la religione islamica, cui appartiene il 90% della popolazione. Con la scusa di combattere il radicalismo islamico, l’Autorità usa i propri media e istituti scolastici per educare una classe di imam a sé fedeli, che poi pone a capo delle moschee: lo Stato depone e nomina gli imam delle moschee, nonostante la legge non lo consenta. Per la preghiera del venerdì, gli imam sono obbligati a leggere i testi approvati dal consiglio dei leader islamici (la Muftiate), di fatto sotto il controllo statale. Alle moschee non “controllate” è negata la registrazione e sono usate come club, biblioteche, musei, come nell’epoca sovietica. E’ proibita qualsiasi istruzione religiosa non statale, pena gravi multe o il carcere. Nelle scuole gli studenti debbono rispondere a questionari per verificarne la “lealtà politica” al Presidente. Molti islamici sono imprigionati con l’accusa di far parte di organizzazioni radicali o proibite, magari solo per essersi incontrati per pregare o parlare di Dio.

Domani, 13 maggio, è l’anniversario del massacro di Andijan, quando l’esercito sparò contro manifestanti disarmati, uccidendone centinaia. Nessuno è stato mai messo sotto accusa per il massacro, mentre sono state processate e condannate decine di persone per avere “organizzato” le manifestazioni con scopi sovversivi. Dopo questi fatti, nel maggio 2005 c’è stata un’ondata di repressione contro qualsiasi attività religiosa. “E’ evidente – commenta Ikramov, membro del Gruppo uzbeko per l’attività per i diritti umani – che la maggior parte degli islamici arrestati dopo le proteste di Andijan sono ‘colpevoli’ solo di essersi incontrati per leggere il Corano e parlare di Dio”.

Per le altre religioni, di scarso peso numerico, lo Stato non cerca il controllo, ma vuole limitarle o eliminarle. Nella regione nord occidentale di Karakalpakstan è stata vietata ogni attività di gruppi cristiani, per lo più protestanti. I bambini sono minacciati per convincerli ad abiurare.

A marzo e ad aprile la polizia ha compiuto vaste operazioni contro i Testimoni di Geova, anche irrompendo durante le loro funzioni.

“Le Autorità considerano terroristi potenziali – dice Iskander Najafov, avvocato della Chiesa protestante di Tashkent – i cristiani che si incontrano nelle loro case per parlare. Dopo i fatti di Andijan sono aumentati i raid della polizia nelle case private dei cristiani, come pure gli arresti di fedeli”.

Ewigen
13-05-2006, 13:04
KENIA

13/5/2006 10.28
ELDORET, UCCISO CAPPELLANO DEL CARCERE
Chiesa e Missione, Brief

Padre Jude Kibor, 48 anni, cappellano del carcere di Eldoret, circa 300 chilometri a nord-ovest di Nairobi, è stato trovato ucciso alla periferia della città: lo ha detto oggi alla MISNA il vescovo, monsignor Cornelius Arap Korir. Il fatto è accaduto giovedì scorso: il sacerdote sarebbe stato vittima di un’imboscata nelle prime ore del mattino. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato poco prima di mezzogiorno nella boscaglia all’ingresso della città. “La polizia ci ha detto che non aveva ferite né segni evidenti di percosse: stiamo aspettando un rapporto delle autorità giudiziaria per capire meglio la dinamica dell’aggressione” ha detto il presule alla MISNA al telefono da Eldoret, aggiungendo che da tempo in città si registra crescente insicurezza. La vittima non è stata derubata e la sua auto è stata trovata abbandonata dopo poche ore. Le indagini della polizia locale stanno proseguendo, anche se per ora non vengono avanzate ipotesi. Padre Kibor lavorava da cinque anni nel carcere di Eldoret, dove sono reclusi oltre mille detenuti.[PIME]




SRI LANKA[
Attentati contro tre chiese
[CD 13/05/06]


Una folla inferocita ha lanciato attacchi contro tre chiese. In un caso sono stati dati alle fiamme degli pneumatici per impedire l'accesso al culto domenicale di una chiesa metodista. In un altro caso, un monaco buddista, seguito da un moltitudine chiaramente ostile, si è recato su un terreno dove membri della United Christian Fellowship di Poddala, nel distretto di Galle, stanno costruendo un centro comunitario su un'area di proprietà. Il religioso buddista ha minacciato il pastore ed un muratore; quest'ultimo è stato anche aggredito. La folla ha minacciato di dare alle fiamme l'edificio in costruzione. Per ragioni di sicurezza i lavori sono stati sospesi.

Ewigen
13-05-2006, 19:31
devo farmi due risate ogni tanto :D

Se i tre indonesiani passeranno,spero di no,a miglior vita mi ricoderò di inviare una foto dei oloro corpi amputati a te e a colui che ha scritto che festeggerà nel vedere morti i cristiani,soddisfatto?:rolleyes:

KENIA

Una persona è rimasta uccisa e altre tre ferite ieri sera a Nairobi quando uomini armati sconosciuti hanno attaccato gli studi di ‘Radio Hope’, un’emittente della chiesa pentecostale, dopo una trasmissione dedicata ad alcuni casi di musulmani convertitisi al cristianesimo. Gli aggressori hanno colpito a morte la guardia ferendo anche un presentatore.[PIME]

p.NiGhTmArE
13-05-2006, 19:43
Se i tre indonesiani passeranno,spero di no,a miglior vita mi ricoderò di inviare una foto dei oloro corpi amputati a te e a colui che ha scritto che festeggerà nel vedere morti i cristiani,soddisfatto?:rolleyes:


le vedrò prima di te su ogrish :fagiano:

Ewigen
14-05-2006, 11:01
NEPAL
In crescita comunità cristiane nonostante divieti governativi

13 maggio 2006 - (ENI)
Malgrado un esplicito divieto del governo di cambiare la religione, nel regno himalayano del Nepal si registra un forte aumento del numero dei cristiani. Lo comunica l'agenzia ecumenica internazionale ENI, basata a Ginevra. Il numero di cristiani è cresciuto di quattordici volte dal 1990 a oggi, passando da circa 50'000 agli attuali oltre 700'000. I cristiani nepalesi sono organizzati in circa 1500 comunità indipendenti. Il messaggio evangelico sembra diffondersi in modo particolare nelle regioni rurali. Pare che in alcune aree interi villaggi abbiano aderito al cristianesimo, riferisce ancora l'agenzia ENI.

kaioh
15-05-2006, 11:38
EDIT

Ewigen
15-05-2006, 11:42
TURCHIA
15/5/2006 11.49
INIZIATO PROCESSO A OMICIDA DON SANTORO

[PIME]Si è aperto stamani a Trabzon, l’antica Trebisonda, il processo nei confronti del ragazzo turco accusato dell'omicidio di padre Andrea Santoro, il missionario ‘Fidei-Donum’ ucciso lo scorso 5 febbraio nella chiesa di Santa Maria a Trabzon, nel nord-est della Turchia. Lo ha fatto sapere oggi l'agenzia di stampa turca 'Anatolia', precisando che il procedimento contro Ouzhan Akdil si svolgerà a porte chiuse. Akdil, 16 anni, deve rispondere dell’accusa di omicidio premeditato, detenzione illegale di armi da fuoco e attentato alla sicurezza generale, e rischia l’ergastolo. Resta ancora incerto il movente dell’assassinio di don Santoro, 61 anni, che a Trebzon svolgeva attività a favore delle donne vittime del racket della prostituzione. Tra le ipotesi ancora al vaglio degli inquirenti - e quella da sempre sostenuta dalle autorità turche - è che il ragazzo, psicologicamente disturbato, abbia deciso di uccidere il religioso, con la pistola rubata al fratello maggiore, sull’onda delle agitazioni scoppiate per la pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto; lo stesso Akdil ha fatto dichiarazioni in questo senso dopo il suo arresto. Le autorità ritengono che si sia indebolita l’ipotesi che ad armare la mano del ragazzo sia stata la malavita organizzata disturbata dall’attività sociale del religioso a favore delle prostitute, la ‘pista’ maggiormente accreditata tra chi circondava don Santoro. L’arresto del giovane Akdil avvenne due giorni dopo l’omicidio.

Ewigen
15-05-2006, 22:12
CINA
Bush incontra cristiani cinesi
15 maggio 2006 - (idea) Il presidente americano George Bush ha incontrato, alla Casa Bianca, tre esponenti delle chiese domestiche cinesi. È la prima volta che un presidente degli USA accoglie dei rappresentanti protestanti a Washington. Lo ha comunicato, in un comunicato del 12 maggio, l'agenzia evangelicale China Aid Association (CAA). La durata prevista dell'incontro era di trenta minuti, la piccola delegazione si è intrattenuta con il presidente americano per oltre un'ora. I tre ospiti cinesi hanno informato il presidente, il vicepresidente Cheney e il consigliere alla sicurezza Stephan Hadley "sulla reale situazione in Cina e sui recenti sviluppi nel campo della libertà religiosa", ha fatto sapere CAA.



TURCHIA
15/5/2006 14.58
AGGIORNATO PROCESSO PER OMICIDIO DON SANTORO

[PIME] È durata circa tre ore la prima udienza del processo, a porte chiuse, contro il sedicenne Ouzhan Akdil, il presunto responsabile dell’omicidio di Don Andrea Santoro. Lo hanno riferito fonti giornalistiche internazionali, precisando che il procedimento è stato aggiornato al prossimo 14 giugno. Durante l’udienza di stamattina, i giudici del Tribunale penale di Trabzon (l’antica Trebisonda nel nord est della Turchia) hanno ascoltato cinque testimoni, tra cui il padre e il fratello del giovane presunto assassino. Secondo una delle ricostruzioni maggiormente accreditate, la pistola usata nel delitto apparteneva proprio al fratello maggiore del sedicenne imputato. Sono stati anche ascoltati come testimoni tre coetanei del giovane killer.

kaioh
16-05-2006, 22:42
EDIT

Ewigen
16-05-2006, 22:44
KENIA

Una persona è rimasta uccisa e altre tre ferite ieri sera a Nairobi quando uomini armati sconosciuti hanno attaccato gli studi di ‘Radio Hope’, un’emittente della chiesa pentecostale, dopo una trasmissione dedicata ad alcuni casi di musulmani convertitisi al cristianesimo. Gli aggressori hanno colpito a morte la guardia ferendo anche un presentatore.[PIME]



KENIA

“Un attacco contro un luogo di culto è totalmente inaccettabile e un abominio; è ingiustificabile ogni attacco contro questi edifici in ogni circostanza, anche durante una guerra”: lo ha detto il presidente del Forum nazionale dei capi musulmani, Abdullahi Abdi, condannando l’assalto di venerdì a Nairobi contro ‘Radio Hope’, emittente evangelica.[PIME]

:)

Ewigen
18-05-2006, 18:35
ITALIA

A Verona No Global disturbano Messa


Come avviene già da molti anni, martedì 25 aprile, che per le genti venete è la tradizionale ricorrenza dell'Evangelista San Marco, principale Patrono della Serenissima Repubblica di Venezia, il Comitato per le celebrazioni delle Pasque Veronesi aveva da tempo programmato la celebrazione di una Santa Messa in lingua latina e in rito romano antico in onore del Santo e a suffragio dei caduti dell'insurrezione di Verona contro Bonaparte, terminata appunto il 25 aprile 1797 con la capitolazione della città dinnanzi alle preponderanti forze di quello che era allora il più potente esercito del mondo.

Sia la Questura che il Comune avevano dato il loro benestare. Nondimeno una quindicina di No Global si presentava di buon mattino nella centralissima Piazza dei Signori, dove si affaccia il palazzo che fu sede dei Rettori Veneti e, prima ancora, dei Signori di Verona, gli Scaligeri, per smontare il palco che doveva sorreggere l'altare. I No Global s'insediavano al posto dei legittimi manifestanti cantando Bella ciao, sparando dagli altoparlanti musica a tutto volume, ubriacandosi, urlando insulti all'indirizzo del sacerdote officiante e degli organizzatori, non senza prima aver imbrattato di scritte blasfeme la piazza.

Chiamate le forze dell'ordine, dopo tre ore di trattative inutili che danneggiavano irrimediabilmente la celebrazione della Santa Messa (officiata poi alle ore 13, anziché alle 11) si provvedeva a sgombrare la piazza portando via gli occupanti, fra cui anche il Segretario veronese dei Comunisti Italiani, Perini, e due Consiglieri comunali dell'ultrasinistra, Bertani (Verdi) e Fasoli (Rifondazione Comunista). Mentre venivano portati via, opponendo resistenza alle forze dell'ordine, la gente attorno applaudiva i poliziotti e i carabinieri accorsi, gridando all'indirizzo dei fermati "delinquenti", "canaglie", "in galera", "vai a lavorare" o il grido di battaglia della Serenissima "Viva San Marco!".

Segnalati 27 denunciati dalle forze dell'ordine per vari reati fra cui resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio e danneggiamenti, impedimento di manifestazione autorizzata e organizzazione di manifestazione non autorizzata, oltre ai reati per cui i medesimi saranno denunziati dagli organizzatori della Santa Messa che avevano tentato d'impedire. Negli scontri, un poliziotto ha subito la frattura di una clavicola, grazie ai "buoni uffici" dei "non violenti".

L'Amministrazione rossa del Comune di Verona, che da anni tollera le occupazioni abusive di edifici e di piazze da parte dei No Global, pur stigmatizzandone l'operato e affermando la perfetta legittimità di manifestare da parte del Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi, non ha trovato di meglio, per accontentare l'ala più estrema dell'ultrasinistra, che multare il Comitato per l'occupazione abusiva del terreno dove è stata celebrata la Santa Messa.
[MNN]

Engelbert
18-05-2006, 19:15
ITALIA
A Verona No Global disturbano Messa

Come avviene già da molti anni, martedì 25 aprile, che per le genti venete è la tradizionale ricorrenza dell'Evangelista San Marco, principale Patrono della Serenissima Repubblica di Venezia, il Comitato per le celebrazioni delle Pasque Veronesi aveva da tempo programmato la celebrazione di una Santa Messa in lingua latina e in rito romano antico in onore del Santo e a suffragio dei caduti dell'insurrezione di Verona contro Bonaparte, terminata appunto il 25 aprile 1797 con la capitolazione della città dinnanzi alle preponderanti forze di quello che era allora il più potente esercito del mondo.

Sia la Questura che il Comune avevano dato il loro benestare. Nondimeno una quindicina di No Global si presentava di buon mattino nella centralissima Piazza dei Signori, dove si affaccia il palazzo che fu sede dei Rettori Veneti e, prima ancora, dei Signori di Verona, gli Scaligeri, per smontare il palco che doveva sorreggere l'altare. I No Global s'insediavano al posto dei legittimi manifestanti cantando Bella ciao, sparando dagli altoparlanti musica a tutto volume, ubriacandosi, urlando insulti all'indirizzo del sacerdote officiante e degli organizzatori, non senza prima aver imbrattato di scritte blasfeme la piazza.

Chiamate le forze dell'ordine, dopo tre ore di trattative inutili che danneggiavano irrimediabilmente la celebrazione della Santa Messa (officiata poi alle ore 13, anziché alle 11) si provvedeva a sgombrare la piazza portando via gli occupanti, fra cui anche il Segretario veronese dei Comunisti Italiani, Perini, e due Consiglieri comunali dell'ultrasinistra, Bertani (Verdi) e Fasoli (Rifondazione Comunista). Mentre venivano portati via, opponendo resistenza alle forze dell'ordine, la gente attorno applaudiva i poliziotti e i carabinieri accorsi, gridando all'indirizzo dei fermati "delinquenti", "canaglie", "in galera", "vai a lavorare" o il grido di battaglia della Serenissima "Viva San Marco!".

Segnalati 27 denunciati dalle forze dell'ordine per vari reati fra cui resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio e danneggiamenti, impedimento di manifestazione autorizzata e organizzazione di manifestazione non autorizzata, oltre ai reati per cui i medesimi saranno denunziati dagli organizzatori della Santa Messa che avevano tentato d'impedire. Negli scontri, un poliziotto ha subito la frattura di una clavicola, grazie ai "buoni uffici" dei "non violenti".

L'Amministrazione rossa del Comune di Verona, che da anni tollera le occupazioni abusive di edifici e di piazze da parte dei No Global, pur stigmatizzandone l'operato e affermando la perfetta legittimità di manifestare da parte del Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi, non ha trovato di meglio, per accontentare l'ala più estrema dell'ultrasinistra, che multare il Comitato per l'occupazione abusiva del terreno dove è stata celebrata la Santa Messa.
[MNN]
Questo articolo non è assolutamente di parte... :D

Comunque son contento che il comitato abbia preso una bella multa :O

Ewigen
19-05-2006, 11:41
Questo articolo non è assolutamente di parte... :D

Certo,chi vuole informarsi sul cristianesmo non deve leggere libri,breviari,testi sacri,news d'informazione cristiana,bensì UAAR,Manifesto,Espresso,Repubblica,Global TV,Unità,Adista,Imdymedia,Famiglia "Cristiana" (saltando alcune persone vermanete competenti alias Cantalamessa e Ravasi),Libeazione,Riformista,Politikon,Micromega,Radicali,No Gods,Anticlericale,Luca cascioli... come dire:chi vuole avere informazioni sull'ebraismo si legga la Meine Kampf :asd:

Ewigen
19-05-2006, 11:46
19 Maggio 2006
INDONESIA
Indonesia: ancora in attesa dell'esecuzione i tre cattolici condannati a morte
di Benteng Reges

Dal carcere Tibo e i suoi compagni, la cui esecuzione sembrava ormai decisa, chiedono il “sostegno morale di tutti i cattolici nel Paese”. I tre detenuti incontrano i parenti.

Palu (AsiaNews) – Sono ancora vivi i tre cattolici indonesiani di cui giorni fa sembrava decisa l’esecuzione capitale e oggi chiedono a gran voce il “sostegno morale di tutti i cattolici nel Paese”. A riferirlo è un parente di Dominggus da Silva, che insieme a Fabianus Tibo e Marinus Riwa è condannato a morte come responsabile degli scontri interreligiosi del 2000 a Poso, Sulawesi centrali.

I famigliari dei detenuti, originari dell’isola a maggioranza cattolica di Flores, hanno visitato ieri i tre in carcere a Palu. Dopo un incontro di 10 ore, Anselmus da Silva ha detto: “Tibo e i suoi compagni chiedono il sostegno morale di tutti i cattolici del Paese; è il grido di gente impotente che da dietro le sbarre cerca ancora giustizia”. Secondo il racconto dell’uomo “i tre sono emotivamente stabili e coscienti di essere pienamente nelle mani di Dio; sono pronti a morire da ‘martiri’ innocenti, non è l’esecuzione a preoccuparli, ma il destino delle loro rispettive famiglie”.

Lo scorso 10 maggio, dopo il no del presidente Susilo Bambang Yudhoyono alla seconda richiesta di grazia, sembrava mancassero solo tre giorni all’esecuzione dei tre. Tibo e i suoi due compagni sono gli unici condannati in relazione a un conflitto, su cui non si è fatta ancora completa chiarezza.

Da mesi l’esecuzione sembra “imminente”, ma finora non è mai stata rivelata una data ufficiale. Continuano, intanto, le proteste di gruppi per i diritti umani e della comunità cristiana indonesiana, i quali ritengono “ingiusto” il processo subito dai tre.

Una settimana fa il capo della polizia della provincia di Sulawesi centrali, Oegroseno, ha incontrato alcuni alti funzionari governativi e della sicurezza. In questa occasione Oegroseno ha espresso seri dubbi sulla capacità di Tibo, da Silva e Riwa di “orchestrare” scontri come quelli di Palu. Egli ha poi confermato di “avere bisogno dei tre in vita, perché testimoni chiave per svelare il mistero che si cela dietro quelle violenze”. Sembra, però, che già da qualche giorno il ministero indonesiano per la Politica e la Sicurezza abbia chiesto all’Ufficio del procuratore delle Sulawesi di stabilire una data precisa per l’esecuzione.

Engelbert
19-05-2006, 12:12
Certo,chi vuole informarsi sul cristianesmo non deve leggere libri,breviari,testi sacri,news d'informazione cristiana,bensì UAAR,Manifesto,Espresso,Repubblica,Global TV,Unità,Adista,Imdymedia,Famiglia "Cristiana" (saltando alcune persone vermanete competenti alias Cantalamessa e Ravasi),Libeazione,Riformista,Politikon,Micromega,Radicali,No Gods,Anticlericale,Luca cascioli... come dire:chi vuole avere informazioni sull'ebraismo si legga la Meine Kampf :asd:
Vuoi farmi credere che in rete non c'era un articolo meno fazioso di questo??? :D

Io non contesto i fatti, ma il fine politico di certi tuoi inetrventi.

Ewigen
21-05-2006, 20:00
Se vi va di polemizzare nei nostri confronti con i soliti ciclici "intelligenti" (:asd: ) discorsetti laicisti uaar-no global-antichristian style almeno fatelo su uno dei tanti vostri thread già aperti,grazie.,

Ewigen
21-05-2006, 22:01
20 Maggio 2006
INDIA
Il governatore del Rajasthan non firma il Decreto anti-conversione
di Nirmala Carvalho

“Gioia e gratitudine” da parte delle minoranze religiose dello Stato. Nazionalisti indù: “Firmare il decreto era un suo obbligo: questo è un insulto alla democrazia”.

Jaipur (AsiaNews) – Le minoranze religiose del Rajasthan esprimono “gratitudine e gioia” per la scelta di Pratibha Patil, governatore dello Stato occidentale del Rajasthan, che ieri, 19 maggio, ha rigettato il Decreto sulla libertà religiosa approvato a marzo dal Parlamento statale contro il quale si erano espressi esponenti cristiani e musulmani. L’arcivescovo Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, ha “dato un caldo benvenuto” alla decisione. “Il decreto – ha detto il presule – era contro i diritti umani e civili di tutta la popolazione che sono scritti nella Costituzione indiana”.

La proposta di legge, approvata dai parlamentari statali il 26 marzo scorso, aveva vinto una forte opposizione da parte di rappresentanti delle minoranze e attivisti per i diritti umani. Secondo il testo presentato, il Rajasthan Dharma Swatantrik Vidhayak [Legge per la libertà religiosa del Rajasthan ndr] permetteva alle autorità “l’uso di ogni mezzo per impedire le conversioni” e prevedeva una pena che va dai due ai cinque anni di reclusione per i colpevoli.

Leggi simili sono già in vigore nell’Orissa, nel Madhya Pradesh, nel Gujarat e nel Tamil Nadu: in quest’ultimo Stato il decreto è stato annullato da un’ordinanza statale, che viene però ignorata in maniera deliberata dalle autorità locali.

La decisione è stata invece male accolta dagli esponenti del Bharatiya Janata Party . “Promulgare una legge passata in Parlamento – dice Ghanshyam Tiwari, guardasigilli statale - era un obbligo costituzionale del governatore”. Secondo il Vishwa Hindu Parishad [Vhp, Consiglio mondiale indù ndr] la scelta della Patil è invece “un insulto alla democrazia”.

Diversa la reazione dei gruppi di minoranza della zona. “Siamo felici che il governatore abbia scelto in questo senso – dice un rappresentante dell’Alleanza cristiana – perché una legge del genere, qui, è inutile. Nessuno effettua conversioni, tanto meno forzate”. Per Salim Engineer, presidente della Jamat-e Islami del Rajasthan, “questa era l’unica decisione da prendere nei confronti di una legge scritta con l’unico scopo di vessare le minoranze”.

In una lettera alla signora Patil, John Dayal – presidente dell’All India Catholic Union – esprime “gratitudine per il modo in cui sono stati usati i poteri costituzionali, tesi a proteggere i diritti fondamentali dei cittadini indiani”.

“Mi appello a lei – scrive l’attivista – affinché decisioni di questo genere siano il più comuni possibili, nel Paese, dove si cerca di portare avanti leggi di questo tipo anche in altri Stati. Noi ci opporremo sempre, in pubblico e nelle aule di tribunale, per evitare che ciò accada”.

Nel Rajasthan i cristiani rappresentano lo 0,11 % della popolazione, i musulmani l’8 % e gli indù l’89 %.


[b]MEMORIA STORICA
Palermo-Australia nel segno di don Puglisi
A Melbourne sul prete vittima della mafia il 3° convegno dei «Giovani siciliani nel mondo»
Alessandra Turrisi

Palermo La testimonianza di don Giuseppe Puglisi varca i confini dell'Italia, attraversa gli oceani e sbarca in Australia. Sarà il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso per ordine della mafia il 15 settembre 1993, il protagonista del terzo convegno internazionale dei «Giovani siciliani nel mondo», che si terrà a Melbourne dal 19 al 21 giugno prossimi. L'iniziativa (presentata ieri) vedrà riuniti giovani di terza e quarta generazione oriundi dell'isola e provenienti, oltre che dalla Sicilia, da Australia, Argentina, Canada e Venezuela, Paesi in cui la presenza dei siciliani è particolarmente numerosa. Il convegno è organizzato dal Crases, il centro regionale per l'emigrazione, d'intesa con l'assessorato regionale al Lavoro, e dal Seres (organismo della Conferenza episcopale siciliana per gli emigrati), con la consulenza dell'associazione culturale Pangea. Il tema «Educare alla cittadinanza», con uno specifico riferimento alla figura di don Pino Puglisi, di cui è in corso il processo di beatificazione, è stato richiesto espressamente dagli stessi giovani siciliani coinvolti. Nell'occasione sarà anche presentata l'edizione, uscita in questi giorni per gli Oscar Mondadori, della biografia «Don Puglisi» scritta dal giornalista Francesco Deliziosi. Quest'ultimo, componente della commissione diocesana per il riconoscimento del martirio del sacerdote, osserva che «l'iniziativa conferma la conoscenza e la stima per la figura di don Puglisi anche oltre i confini dell'Italia e dell'Europa. La storia di don Pino è di una semplicità e di un fascino evangelici: un buon pastore la cui vista diventò insopportabile agli occhi degli ingiusti. E per questo odio alla fede in Cristo, il cui messaggio autentico padre Puglisi incarnava nella realtà di Brancaccio, il sacerdote fu eliminato». Il cardinale Camillo Ruini ha citato il suo esempio nella prolusione che ha aperto l'Assemblea generale della Cei. E, come ha annunciato lo scorso Giovedì Santo in cattedrale il cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo, è imminente la riunione della Congregazione per le cause dei Santi, per decidere la proclamazione del martirio di don Puglisi.


la "vera" falce&martello non ce l'abbiamo avuta noi qua in Italia, per tanto non ci ha causato danni.

:doh: :rolleyes:

MEMORIA STORICA
Ecco la lista ufficiale dei 108 preti italiani uccisi dai militanti comunisti in Emilia e in Istria, ma anche nel Veneto, in Toscana e Piemonte e persino in Calabria Pochissimi avevano un passato fascista e l'ultimo fu assassinato ben 6 anni dopo la fine della guerra

Partigiani all’assalto del don
di Roberto Beretta

Fu un'incredibile mattanza di sacerdoti, e senza motivi militari Ma lo Stato italiano non ha premiato nessuno dei martiri con una medaglia

C'era una volta una casa - alla Giovecca di Lugo, tra Ferrara e Ravenna - dove, una mattina del maggio 1945, fuori dalla porta fu appesa una tonaca.
C'era una volta, ma non è una favola. In quella dimora, la Casa Scardovi, si regolavano i conti malmessi di vent'anni di fascismo. In pratica, i «tribunali del popolo» partigiani e comunisti interrogavano, seviziavano e passavano per le armi i presunti «fascisti» rastrellati in varie località, anche lontane; si dice ne siano passate 300, di vittime, da quella casa. E il giorno dopo dagli indumenti appesi al gancio si capiva chi era stato giustiziato.
È rimasto anonimo il prete ucciso quella notte; un giornale scrisse che fu frustato con catene di bicicletta da un gruppo di donne. Comunque sia, la sua figura di «sacerdote ignoto» ben si presta a simboleggiare i confratelli vittima nell'incerto, sanguinoso crepuscolo tra dittatura e libertà.
Ufficialmente sono stati 729 i membri del clero italiano - dai vescovi ai seminaristi, dai religiosi ai fratelli laici - morti a causa della seconda guerra mondiale. 422 morirono prima dell'8 settembre 1943: cappellani militari uccisi in combattimento, parroci periti sotto i bombardamenti. 191 invece risultano morti durante la Resistenza, di cui la maggior parte (158) trucidati dai tedeschi e 33 dai repubblichini. Infine 108 furono le vittime dei comunisti: 53 caduti durante la Resistenza, 14 immediatamente prima del 25 aprile e 41 dopo. Addirittura 7 furono ammazzati nel 1946, uno nel 1947 e un altro nel '51.
Analizzando le stesse cifre da un altro punto di vista, l'impressione di stranezza non muta: a fronte di 57 sacerdoti morti in combattimento, infatti, di 31 defunti in prigionia e 18 nei campi di concentramento; di contro ai 265 religiosi morti durante i bombardamenti, ai 49 scomparsi in servizio per malattia e ai 30 dispersi; ben 279 appartenenti al clero italiano sono rubricati alla voce «assassinati per rappresaglia o per odio di parte»: come dire che quasi il 40 % delle vittime belliche con la talare non furono stroncate dai colpi diretti della guerra, bensì per motivi più ideologici o addirittura «politici», che siano neri oppure rossi. Per fare un altro paragone significativo, almeno in cifre assolute: i decessi dei cappellani militari durante tutto il conflitto sono stati 148, mentre i parroci italiani morti violentemente furono 238 (più 41 viceparroci e 129 tra seminaristi, novizi e religiosi laici); quasi che per i sacerdoti il fronte sia stato meno pericoloso dell'ombra del campanile.
Restringendoci alle sole vittime dell'estremismo comunista, subito viene alla mente il famoso «triangolo della morte», dove i partigiani uccisero una trentina di preti: 8 in diocesi di Bologna, 4 a Modena, 8 a Reggio Emilia, 4 a Imola, 1 a Ravenna, uno a Carpi... Non c'è solo l'Emilia Romagna, tuttavia: la geografia del martirio sacerdotale si estende da Torino a Locri (dove un parroco fu ucciso nell'ottobre 1943 dai militi della «repubblica comunista» di Caulonia); dal Veneto alla Toscana. Un'altra zona di molte uccisioni è quella di Gorizia e l'Istria, dove non meno di una quindicina di religiosi finirono infoibati dai partigiani titini o dai comunisti italiani.
Perché questa vera e propria strage di sacerdoti, che qualcuno (il «laico» Paolo Mieli) oggi taccia d'«incredibile mattanza»? Per le vittime dei nazifascisti la risposta è quasi sempre chiara, delineata entro un orizzonte - se non giustificabile moralmente - almeno comprensibile dal punto di vista storico: si trattava in prevalenza di parroci che tentavano di difendere la loro gente dalle rappresaglie, era clero accomunato al suo popolo nelle stragi di interi paesi.
Mentre per i 108 sterminati dai partigiani le ragioni degli assassinii sono ben più sottili e nascoste, spesso indicibili. Epurazione? In verità, i sacerdoti il cui passato poteva essere ricondotto a un legame con la dittatura si contano su una sola mano: e si va in gradazioni assai varie dal fanatico don Tullio Calcagno, fucilato a Milano il 29 aprile 1945 (tuttavia era già stato scomunicato per i suoi eccessi mussoliniani), all'emiliano don Carlo Terenziani, cui s'addebitava solamente un antico servizio pastorale per la milizia fascista; un'altra quindicina erano stati cappellani militari, se questo da solo può essere segno d'adesione al regime. Fu sommaria «giustizia di popolo», insorto contro l'oppressore? Ma la maggioranza dei parroci venne piuttosto uccisa da isolati sicari, da anonimi killer che agivano di notte, a volte con l'inganno, a volte saccheggiando le canoniche...
Togliamo dunque dall'elenco dei 108 i sospetti fascisti e un'altra ventina di preti uccisi all'estero: i missionari fucilati dalle guardie rossi cinesi o ammazzati da partigiani albanesi o russi. Restano comunque almeno 70 sacerdoti assassinati dai «rossi» senza un motivo direttamente militare. Perché, allora? Per aiutare a spiegarlo ecco un altro numero, che nello stesso tempo è indice ideologico: 9 sacerdoti uccisi dai tedeschi sono stati insigniti di medaglie dalla Repubblica italiana; 5 sono le onorificenze destinate a preti uccisi dai nazifascisti. E ai 108 confratelli massacrati dai partigiani comunisti? Nulla! Sette martiri risultano bensì decorati dallo Stato, ma da quello fascista e prima dell'8 settembre.
Un'artefatta ideologia della Resistenza ha finora impedito, in oltre cinquant'anni, di riconoscere che almeno qualcuno di questi italiani con la tonaca ha eroicamente difeso la democrazia, la giustizia, la libertà di tutti. Il 60° della Liberazione, ormai vicino, sarebbe un'occasione per dare una medaglia anche ai preti delle foibe e del «triangolo rosso».

Chi pagherà il sangue dei vincitori?
di Luca Gallesi

Per chiudere i conti con il passato va resa giustizia ai sindacalisti, ai partigiani e ai preti uccisi dalle squadre comuniste fra il 1946 e il '61 Negli anni Novanta riemerse la questione del famoso «triangolo della morte» emiliano. È ora di completare quell'esame di coscienza

Se ha suscitato un enorme scalpore il fatto che, dopo sessant'anni, qualcuno parli con pietà del "sangue dei vinti" sparso nella primavera 1945, chissà cosa succederà quando un best seller racconterà come è stato versato, dopo, il "sangue dei vincitori". Ci riferiamo ai tantissimi sacerdoti, partigiani e sindacalisti cattolici che vennero massacrati, a guerra finita, dai partigiani comunisti. E' questa una storia che - come ricordava di recente Paolo Mieli in un'intervista su queste pagine - deve essere approfondita per fare definitivamente i conti con il "passato che non vuole passare". Ci hanno provato, nella primavera del 1990, alcuni parenti degli scomparsi nel cosiddetto triangolo della morte - i cui vertici sono Reggio Emilia, Bologna e Ferrara - che chiesero con una lettera aperta di poter finalmente sapere dove erano stati tumulati i loro cari, per dare loro una sepoltura cristiana. A loro rispose, dopo alcuni mesi, il dirigente del Pci ed ex partigiano, Otello Montanari, che in agosto scrisse una lettera al Resto del Carlino invitando i vecchi compagni d'armi a raccontare la verità sui delitti compiuti a guerra finita. Il suo gesto costò a Montanari l'isolamento dal partito e una vera e propria campagna diffamatoria nella quale si distinse, tra gli altri, proprio Giampaolo Pansa. Almeno un risultato positivo fu però ottenuto: una mano ignota piantò, di notte, una croce lungo una strada di campagna vicino al comune di Campagnola, e lì sotto verranno trovati i resti martoriati di alcune persone uccise dopo il 25 aprile 1945. Sono le vittime della guerra tra le diverse anime del Comitato di liberazione nazionale: i partigiani non comunisti hanno infatti obiettivi completamente diversi da quelli dei partigiani comunisti, per i quali la guerra non è finita, ma prosegue contro un altro nemico: la Chiesa cattolica. È un elenco lungo, quello dei preti e dei cattolici uccisi dai comunisti nel decennio 1945-1955, frutto di un clima avvelenato che oggi s tentiamo a immaginare e che può essere ricostruito grazie alle cronache delle parrocchie emiliane, sui cui registri vengono annotate testimonianze come quelle della parrocchia di Rivalta: «Sono i tempi nuovi che si avanzano con la nuova barbara civiltà del sangue fraterno sparso pel capriccio folle dei vantati pionieri dell'ordine nuovo» (17 maggio 1945); «Cristo e la Chiesa sono il grande ostacolo da superare con la tattica della finzione e della menzogna di una propaganda addirittura diabolica. L'odio contro il prete schizza dagli occhi di troppi, anche fanciulli». (13 marzo 1947). Le stesse preoccupazioni angosciano gli altri parroci emiliani: a Meletole viene tolto il crocifisso dalle scuole e sospeso l'insegnamento religioso, nella parrocchia di S. Croce, il registro del 1946 si conclude con queste osservazioni: «Anno di delitti, di violenze continue ed illegali pressioni contro la libertà individuale di molte persone; tutto nascosto sotto la parvenza delle libertà democratiche, riacquistate dai peggiori elementi sovvertitori della società civile». Lo stesso vescovo Beniamino Socche, trasferito nel 1946 dalla diocesi di Cesena a quella di Reggio, interviene energicamente sin dal giorno del suo ingresso solenne, quando denuncia «l'odio che divide e uccide: incredibili episodi di crudeltà si vanno ripetendo in ogni parte d'Italia e il brigantaggio che imperversa» e che imperveserà ancora per molti anni, dato che ancora nel 1955 il vescovo denunciava l'assassinio di due militanti dell'Azione Cattrolica e il ferimento di altri due avvenuta la sera del 26 marzo: «Siamo andati - scrive il vescovo - a visitare i feriti e le salme degli innocenti e a pregare per loro, e abbiamo sentito molti domandarsi: ma, allora, che non sia venuto il tempo di mettere finalmente fuori legge il comunismo?». Parole oggi impensabili, perché impensabili sono i fatti di sangue che fino alla fine degli anni Cinquanta (l'ultima fucilata viene sparata nel 1961!) caratterizzano il clima dello scontro politico nell'Italia centrale. La lunga serie di omicidi politici non lascia adito a dubbi sulle reali intenzioni dei partigiani comunisti, per i quali "la guerra non è finita", come scrivono nei loro proclami ufficiali. Ecco un sommario e parziale martirologio: il 10 maggio 1945 a Bomporto è ucciso a raffiche di mitra il dottor Carlo Testa, membro del Cln per la Democrazia Cristiana; il 18 maggio 1945 viene assassinato Confucio Giacobazzi, agricoltore e partigiano non comunista; il 24 maggio 1945 è freddato a pistolettate don Giuseppe Preci, parroco di Zocca; il 26 maggio 1945 viene fatto sparire don Giuseppe Tarozzi, parroco di Riolo, che non sarà mai più ritrovato; il 2 giugno 1945 è sequestrato e ucciso a Nonantola il partigiano democristiano Ettore Rizzi; il parroco di Lama Mocogno, don Giovanni Guicciardi, viene ucciso a pistolettate il 10 giugno 1945; don Luigi Lenzini, parroco sessantenne di Crocette di Pavullo, viene svegliato la notte del 21 luglio 1945 da un gruppo di "garibaldini" che lo sequestrano per torturarlo: il suo cadavere viene seminascosto nella vigna, e dovranno passare alcuni giorni prima che qualcuno abbia il coraggio di seppellirlo; il 27 luglio 1945 è colpito da raffiche di mitra l'impiegato democristiano di Nonantola Bruno Lazzari.
Gli omicidi continuano anche gli anni successivi: il 15 gennaio 1946 don Francesco Venturelli, parroco di Carpi, viene ucciso a colpi di arma da fuoco, dopo che la Voce del partigiano, organo dell'Anpi, lo aveva accusato di aiutare i fascisti; il 19 maggio 1946 viene assassinato a pistolettate, mentre sta andando a messa, il dottor Umberto Montanari, medico condotto a Piumazzo ed ex-partigiano cattolico; la sera del 17 novembre 1948 un uomo fa irruzione nella canonica della parrocchia di Freto e uccide Angelo Casolari e Anna Ducati, membri del consiglio parrocchiale. E l'elemco potrebbe continuare a lungo. Molti responsabili di questi omicidi non saranno mai neppure cercati, mentre parecc hi condannati riescono a fuggire nei paesi dell'Est -soprattutto in Cecoslovacchia e in Jugoslavia - grazie all'apparato del Pci che gli garantisce aiuto e impunità.

Correggio
Pessina, una tonaca macchiata di rosso


Don Umberto Pessina [...], parroco di Correggio, è ucciso la notte del 16 giugno 1946 a causa della sua intransigenza nel denunciare i traffici del Pci. Il sindaco comunista del paese, Germano Nicolini, noto come "Diavolo", verrà condannato a dieci anni di galera come mandante dell'omicidio. Nel 1990, a seguito della denuncia di Otello Montanari, si fa avanti un altro ex-partigiano comunista, William Gaiti, che si autoaccusa dell'omicidio. I resti mortali di Don Pessina vengono tumulati nella sua parrocchia di San Martino solo dieci anni dopo la sua morte, nel giugno del 1956, con una solenne cerimonia organizzata da monsignor Beniamino Socche. Lungo tutti i 30 chilometri del percorso - come ricorda Giorgio Pisanò nel suo «Triangolo della morte» (Mursia) - «ai lati della strada manifestano due ali compatte di comunisti della Bassa. Sull'asfalto biancheggiavano scritte come "Morte al clero". Molti, nel preciso istante in cui il furgone transitava davanti a loro, sputavano con disprezzo per terra».

Bologna
Giovanni Fanin, un martire del sindacato

Il 4 novembre 1948 a San Giovanni in Persiceto viene ucciso a sprangate da una squadraccia comunista il giovane sindacalista cattolico Giuseppe Fanin (nella foto), il cui unico torto era quello di ricoprire la carica di segretario provinciale dell'Acli-terra. La sua morte ha le caratteristiche del martirio, tanto che lo scorso 4 novembre l'arcivescovo cardinale Giacomo Biffi ha presieduto, nella Cattedrale di Bologna, la chiusura del processo diocesano di canonizzazione del Servo di Dio Giuseppe Fanin. Il processo canonico si conclude quasi alla vigilia di una data simbolica, come ricorda don Piero Altieri, direttore del «Corriere Cesenate», a ridosso «di quel 9 novembre, anniversario della rivoluzione sovietica del 1917, che si vorrebbe fosse celebrato ogni anno per fare memoria delle violenze inaudite inflitte dal comunismo sovietico in tutto il mondo nel XX secolo».
[Avvenire 2004]

Dimenticati
di Paolo De Marchi

Una pagina rimossa della nostra storia. Centinaia di cattolici, sacerdoti e laici, uccisi dai partigiani comunisti nell’immediato dopoguerra. In odio alla fede e alla Chiesa. I testimoni tacciono. I libri di testo nascondono la verità. Viltà, paura o complicità?

Una delle accuse più squalificanti che possano essere rivolte a chi si occupa di storia è senz’altro — nell’attuale temperie culturale — quella di essere revisionista: che equivale quanto meno a impudente falsario o a spericolato negatore di verità conclamate e di tesi pacificamente ammesse dalla gente che conta. Uno storico vero dovrebbe invece essere revisionista per definizione, perché il passato è sempre suscettibile di una pluralità di letture, e la valutazione dei fatti, per essere il più possibile serena, va sgombrata da pregiudizi ideologici e luoghi comuni non verificati. Il revisionismo, insomma, dovrebbe essere strumento ordinario di lavoro per uno storico, se non altro per evitare il formarsi di miti e leggende che piano piano finiscono per sovrapporsi alla verità dei fatti. Ora, una delle mitologie più solide, in Italia, nell’ultimo cinquantennio è certamente quella che riguarda la Resistenza: della quale è intoccabile la sacralità e incrollabile il giudizio totalmente positivo, Il che spiega come, mentre molto si sa dei crimini commessi dai nazisti (e che nessuno vuole naturalmente sminuire), manchino invece del tutto studi approfonditi sui crimini commessi dai partigiani in alta Italia, e soprattutto in Emilia Romagna, nel cosiddetto Triangolo della Morte. Eppure anche un Giorgio Bocca, certo insospettabile di voler "gonfiare" le cifre, calcola in 12-15.000 il numero dei "giustiziati" dai partigiani. Diciamo subito che il termine "giustiziati" usato da Bocca non appare esalto, perché fra gli uccisi ci sono certamente molti fascisti, ma ancor di più ci sono persone eliminate per ragioni che con la politica avevano poco o nulla a che tare (si pensi, per stare alla realtà, ai sette fratelli Govoni - uno solo dei quali era qualificabile come fascista, e di cui l’ultima, lda, ventenne, era madre di una bimba di pochi mesi - trucidati ad Argelato l’11 maggio 1945, i cui corpi verranno trovati solo nel ‘51; oppure, per passare alla poesia, che spesso interpreta i fatti in modo più efficace della pura cronaca, al bellissimo racconto di Guareschi intitolato Due mani benedette). Ma quello che qui ci interessa è sottolineare il fatto che fra questi morti ammazzati elevatissimo è il numero di cattolici, uccisi proprio in quanto cattolici, ossia perché incarnavano — agli occhi sia dei nazisti sia dei partigiani comunisti —quella tragica figura del "nemico oggettivo" di cui le rivoluzioni hanno assoluto bisogno per sopravvivere.

Ebbene, di queste vittime restano dei nomi, delle date, e poco più. Perfino Il secolo del martirio, il bel libro di Andrea Riccardi di cui si è già parlato su queste pagine, nulla dice in proposito: e di questi veri martiri della fede si rischia di perdere anche la memoria, se non ci si deciderà a tentare, e presto, qualche ricerca approfondita. Eppure sono tanti: solo in Emilia Romagna sono 92 i sacerdoti e seminaristi caduti per mano dei partigiani e su L’Osservatore Romano del 1° novembre 1995 Luciano Bergonzoni ne elenca i nomi, insieme a quelli di tanti altri, vittime della ferocia nazista.

Sempre nel ‘95, il card. Biffi ha promosso una serie di celebrazioni commemorative, nelle parrocchie della diocesi di Bologna, dei sembravano socialmente sacerdoti uccisi prima e avanzate ed erano soltanto dopo la Liberazione, affermando che "questa impressionante serie di crimini dice che c’era a quel tempo il piano di impadronirsi politicamente della nostra società attraverso l’intimidazione della gente"; e proseguiva ribadendo il dovere del ricordo e della riconoscenza nei confronti di chi ha sacrificato la vita per ottenerci "il dono di un lungo periodo di prosperità e di pace", sapendo "opporsi con fermezza ed efficacia al trionfo di ideologie che sembravano socialmente avanzate ed erano soltanto cieche e disumane", e preservandoci così "dalle tristi prove toccate a molte nazioni dell’Est europeo". Non è questa la sede per un ricordo dettagliato di tanti martiri, tra cui abbondano le figure nobili e luminose, e spesso i veri e propri eroi.

Basterà menzionare il sacrificio di don Alfonso Reggiani, ucciso ad Amola il 5 dicembre 1945, e di don Enrico Donati, di Lorenzatico, ucciso il 13 mezza e ricordato espressamente dal card. Biffi, per arrivare al caso forse più famoso di tutti, quello di don Umberto Pessina, trucidato a San Martino di Correggio il 18 giugno 1946 (quindi sempre ben dopo il fatidico 25 aprile!): un delitto che invano i comunisti hanno cercato di far passare per un incidente, come è spiegato dallo storico Sandro Spreafico in un’intervista pubblicata su Avvenire del 30 dicembre 1993 (una ricostruzione dell’omicidio, che portò in carcere per dieci anni l’allora sindaco di Correggio Germano Nicolini, pur innocente, è contenuta nello studio di Frediano Sessi, Nome di battaglia: Diavolo, uscito da Marsilio nel 2000: cfr. sull’argomento M. Corradi su Avvenire del 4 giugno 2000 e R. Festorazzi su Avvenire del 18 giugno 1996).

Tanti sacerdoti, dunque, ma anche tanti seminaristi e tanti laici, come il quindicenne Rolando Rivi, ucciso a Reggio Emilia il 10 aprile 1945, in quanto "futuro ragno nero", o il famoso Giuseppe Fanin, apostolo dell’idea cristiana fra i braccianti e i contadini, ucciso a ventiquattro anni il 4 novembre 1948 vicino a Bologna, perché dava fastidio il suo impegno per tradurre in pratica la dottrina sociale della Chiesa.

Un ultimo punto vorremmo ricordare: gli assassini di tanti innocenti — colpevoli solo di essere cattolici — sono stati spesso individuati, ma le condanne sono state pochissime, perché quasi sempre essi hanno trovato, con la copertura e la connivenza del partito comunista, rifugio e ospitalità oltre la cortina di ferro. E questo va tenuto presente soprattutto oggi, quando quasi nessuno vuoi più ricordare il suo passato comunista, e addirittura vuol farsi passare per liberale, ma allo stesso tempo rifiuta un serio esame di coscienza. Ci piacerebbe insomma che anche altri, e non solo i cattolici, scoprissero la grandezza e la dignità del chiedere perdono.

Tutto questo discorso è fatto qui — sia chiaro — non per riaprire ferite o per vano spirito di polemica, ma allo scopo di mantenere viva la memoria dei fatti e far risplendere la verità, che rischia altrimenti di restare sepolta sotto gli slogan e il conformismo ideologizzato; e con la speranza che la Storia — quella vera, e non quella manipolata dagli storici non revisionisti o dai manuali scolastici — insegni a evitare gli orrori del passato.


Ricordiamo i nomi dei sacerdoti dell’Emilia Romagna sacrificati in odio alla religione o per "liberare" il nostro paese.

Bertinoro: Vincenzo Bruscoli, Giovanni Godoli.
Bologna: Luigi Balestrazzi, Medardo Barbieri, Corrado Bartolini (parroco di S. Maria in Duno, prelevato dai partigiani il 1° 1945 e fatto sparire), Raffaele Bartolini (canonico della Pieve di Cento, ucciso dai partigiani la sera del 20 giugno 1945), Dogali Raffaele Busi, Ferdinando Casagrande, Enrico Donati (arciprete di Lorenzatico, ucciso il 13 maggio 1945 da elementi qualificatisi per partigiani, chiuso in un sacco e gettato in acqua), Achille Filippi (parroco di Moiola, ucciso dai comunisti il 25 luglio 1945 perché accusato di filofascismo), Mauro Fornasari, Giovanni Fornasini (ucciso da un capitano tedesco il 13 ottobre 1944), Domenico Gianni, Arturo Giovannini, Ilario Lazzeroni, Giuseppe Lodi (ucciso dai tedeschi il 29 settembre 1944), Ubaldo Marchioni (ucciso dalle SS il 29 settembre 1944), Ildebrando Mezzetti, Aggeo Montanari, Giuseppe Rasori, Alfonso Reggiani, Eligio Scanabissi, Giuseppe Tarozzi, Elia Comini, Martino Capelli, Mario Ruggeri, Tarcisio Collina.
Carpi: Alberto Fedozzi, Amadio Po, Francesco Venturelli.
Cesena: Lazzaro Urbini.
Faenza: Angelo Cicognani, Antonio Lanzoni, Antonio Scarante.
Ferrara: Mario Boschetti, Pietro Rizzo.
Fidenza: Domenico Cavanna, Aldo Panni.
Forlì: Livio Casadio.
Guastalla: Gerrino Cavazzoli, Giacomo Davoli.
lmola: Pietro Cardelli, Teobaldo Daporto (arciprete di Castel Ferrarese, ucciso da un comunista nel settembre 1945), Giovanni Ferruzzi (arciprete di Campanile, ucciso dai partigiani il 3 aprile 1945), Giuseppe Galassi, Tiso Galletti (parroco di Spazzate Passatelli, ucciso il 9 maggio 1945 perché aveva criticato il comunismo), Settimio Pattuelli, Luigi Pelliconi, Aristide Penazzi, Evaristo Venturini.
Modena: Aldo Boni, Aristide Derni, Giuseppe Donini, Palmiro Ferrucci, Giovanni Guicciardi, Luigi Lendini (parroco di Crocette trucidato dopo inenarrabili torture il 20 luglio 1945), Elio Monari, Natale Monticelli, Giuseppe Muratori, Giuseppe Preci, Ernesto Talè.
Parma: Amedeo Frattini, Pietro Picinotti, Italo Subacchi, Giuseppe Voli.
Piacenza: Giuseppe Beotti, Giuseppe Borea, Alberto Carrozza, Francesco Delnevo, Francesco Mazzocchi, Alessandro Sozzi.
Ravenna: Primo Mantovani, Luciano Missiroli, Santo Perin, Mario Domenico Turci.
Reggia Emilia: Sperindio Bolognesi (parroco di Nismozza, ucciso dai partigiani comunisti il 25 ottobre 1944), Pasquino Borghi, Aldemiro Corsi (parroco di Grassano, assassinato nella sua canonica, con la domestica Zeffirina Corbelli, da partigiani comunisti la notte del 21 settembre 1944), Giuseppe Donadelli, Luigi Ilariucci, Giuseppe Jemmi, Sveno Maioli, Luigi Manfredi (parroco di Budrio, ucciso il 14 dicembre 1944 perché aveva deplorato gli "eccessi partigiani"), Dante Mattioli, Umberto Pessina, Battista Pigozzi, Rolando Rivi, Carlo Terenziani.
Rimini: Giuseppe Balducci, Federico Buda, Pietro Carabini, Giuliani, Pietro Maccagli.
Sarsina: Ettore Barocci, Dino Foschi, Pietro Tonelli.
[Il Timone]


:Puke::Puke::Puke::Puke:

Ewigen
22-05-2006, 11:40
ERITREA
Arrestato prete anglicano per sotto falsa accusa di rapimento
[Compass 22/05/06]

Una donna musulmana che secondo alcune voci aveva espresso il desiderio di convertirsi al cristianesimo è improvvisamente ricomparsa nella capitale sudanese dopo un'assenza di due mesi. Nel frattempo, un sacerdote anglicano era finito in carcere con l'accusa di averla rapita. La donna si è presentata spontaneamente alla polizia dopo aver letto dell'arresto sul quotidiano Al-Ashafa. Ecco i fatti che stano dietro la sua scomparsa: La giovane donna, 23, aveva chiesto protezione presso la diocesi della chiesa episcopale per sfuggire alle aggressioni del padre irritato dalle sue frequentazioni cristiane. Ora che la donna è stata "ritrovata", la chiesa spera che il Rev. Elia Komondan venga scarcerato


AUSTRALIA
In Australia via le Sacre scritture da ospedali, scuole e motel: sono “offensive”

[Il Foglio]Arrivando in Australia non troveremo più una sola Bibbia aprendo i cassetti dei motel, sopra i banchi delle aule di scuola e all’interno dei reparti degli ospedali. Il governo australiano ha deciso che la Bibbia non deve avere più domicilio pubblico. Malati “non cristiani” e alunni musulmani potrebbero sentirsi “offesi” alla vista del Genesi o dei Vangeli.
Se di “follia” parlano i cristiani, la compagine governativa si riempie la bocca e si sciacqua la coscienza con il “rispetto per le culture”, da tradurre con indifferenza. Gli ospedali dovranno dotarsi di un Corano, a disposizione per chi ne facesse richiesta.
Lo scontro che si sta consumando verte sulla legittimità del potere statale
di riconoscere Dio pubblicamente. Un governo ha il diritto di confiscare ai cittadini una tradizione che in questo caso risale ai primi coloni che sbarcarono in Australia? E da quando la vista della Bibbia è “inopportuna”, come dicono i secolarizzatori di Melbourne? Non è stata una richiesta islamista, come era sensato aspettarsi di fronte a tanta solerte accondiscendenza. Abdul Jalal, presidente dell’Islamic council of Queensland, ha definito la decisione figlia di un “folle multiculturalismo”. “E’ ridicolo pensare - ha aggiunto - che ci sentiamo offesi dalla vista di una Bibbia”. Il problema sono l’Australia e i guardiani severi di una legalità svuotata di gratitudine, sono i mercanti della sola separazione perseguita con pressione martellante, sulle prime pagine dei giornali e nelle aule di tribunale: la separazione irrazionale fra lo stato e Dio. Non fra stato e chiesa.
La libertà di culto, di parola e di coscienza non sono minacciate dalla legalità di coloro che hanno plasmato nei secoli l’habeas corpus australiano. Il problema è anche il governo olandese che ha deciso che Cristo va scritto con la “c” minuscola. Il problema è quel giudice di San Francisco che ha deciso che la croce sul Mount Soledad, lì dal 1954 per volere di Dwight Eisenhower, vìola la laicità dello stato. Sarà abbattuta, indegna di fare ombra all’antico cimitero dei veterani. “Hanno deciso che Dio è incostituzionale”, commenta il senatore Sam Ervin. Come la messa al bando di simboli religiosi ha sconfortato milioni di americani che credevano nel progetto inclusivo del Mayflower, la barca che portò i pellegrini nella terra da loro vincolata alla libertà di religione e non dalla religione, lo stesso avverrà in Australia. Dove i soli a sentirsi offesi sono i politici. Ma offesi dalla propria storia e ingrati verso il cielo sotto cui hanno vissuto. Non da un Libro ora nascosto per legge.


22 Maggio 2006
INDIA
Dopo un anno di battaglie legali, religiosi cristiani diventano avvocati

Ieri in Kerala sei sacerdoti e due suore hanno ottenuto l’abilitazione alla professione; un anno fa il Consiglio degli avvocati aveva vietato loro l’accesso all’Ordine.

Kochi (Icns) – Sei sacerdoti e due suore cattoliche ieri sono diventati avvocato dopo una battaglia di un anno contro il Consiglio degli avvocati del Kerala, che non voleva concedere loro l’abilitazione alla professione.

I nuovi avvocati hanno avuto la meglio su una direttiva che nel 2005 aveva impedito a due suore e un sacerdote l’ammissione all’Ordine, perché le loro “attività religiose” erano incompatibili con la professione legale.

In ogni Stato indiano il Consiglio degli avvocati è l’organo che conferisce l’accesso all’Ordine; il suo regolamento prevede che persone già impegnate in un primo lavoro non possono essere avvocati; l’anno scorso il Consiglio aveva deciso che suore e preti non potevano esercitare, perché le loro attività religiose erano già una professione.

I religiosi non si sono arresi. Suor Teena Jose è stata tra le prime ad appellarsi all’Alta Corte del Kerala denunciando di essere vittima di una “discriminazione religiosa”. Dopo ave completato i loro studi nel corso dei mesi anche altri religiosi si sono uniti a quella che loro stessi definivano una causa per la “giustizia professionale”. Il 21 marzo scorso l’Alta Corte ha deciso che sacerdoti e religiose cattolici in questo Stato dell’India meridionale possono lavorare come avvocati; i giudici hanno stabilito che la vocazione religiosa non può essere considerata come una professione. Alla notizia il card. Varkey Vithayathil aveva dichiarato: “È un segno di stima verso la Chiesa, impegnata a favore della Verità e dell’amore verso i poveri; in questo modo si riconosce che la Chiesa è un’istituzione in difesa dei diritti umani in tutta la loro integrità”.

“Sono così emozionata di essere avvocato - dice la religiosa - voglio servire i poveri coinvolti, senza motivo, in una serie di casi legali”. Insieme a suor Teena ieri hanno ottenuto l’abilitazione ad esercitare anche sei sacerdoti e un’altra religiosa. Si tratta di p. Thomas Puthusseri, p. Tharian Mundadan, p. Joseh Puthua, p. Joy Kolenchery, p. Sunny Kalappura, p. Roy Joseph Kaduppil e suor Tessy. Anche quest’ultima si è detta “orgogliosa” e “felice” di avere ottenuto anche lei il diritto ad essere avvocato.

Ewigen
23-05-2006, 11:33
ARABIA SAUDITA
23 Maggio 2006
Promessa non mantenuta: ancora intolleranza nelle scuole saudite

Freedom House analizza i testi scolastici che l’Arabia Saudita dichiara “epurati” degli elementi di intolleranza religiosa e fondamentalismo: dalle elementari alle superiori persistono i richiami al jihad e all’odio verso gli “infedeli”. Ambasciatore saudita negli Usa risponde: la riforma è ancora in corso.

Washington (AsiaNews) – Malgrado gli impegni presi e gli avvertimenti avuti, l’Arabia Saudita continua ad indottrinare i suoi studenti con testi scolastici, che demonizzano Occidente, cristiani, ebrei e gli altri “infedeli”. Gli Usa, che avevano dato precise scadenze a Riyadh per intraprendere riforme nel rispetto della libertà religiosa, rimangono a guardare.

Dopo la rivelazione che 15 dei 19 terroristi suicidi dell’11 settembre erano sauditi, il Regno aveva lanciato una revisione dei libri di testo, che spesso “incoraggiano alla violenza e fanno credere agli alunni che per difendere la loro religione devono eliminare le altre”.

Da allora più volte alti funzionari di Riyadh, come l’ambasciatore negli Usa Turki al-Faisal, hanno ribadito l’impegno, assicurando che si era provveduto ad una riforma in linea “con le necessità di un’educazione moderna”. In un articolo pubblicato sul Washington Post il 21 maggio scorso, Nina Shea - direttrice del Centro per la libertà religiosa di Freedom House - rivela che le promesse non sono state mantenute. Nulla è cambiato.

Sulla base dell’analisi di alcuni manuali del corrente anno scolastico - ottenuti in modo clandestino da insegnanti, impiegati e famiglie degli studenti - il Centro conclude che dalle elementari fino all’istruzione superiore i testi si basano ancora su “un’ideologia che incita all’odio verso cristiani, ebrei e musulmani, che non seguono la dottrina wahhabita”; “il mondo è diviso in veri credenti dell’Islam (detti monoteisti) e i non credenti (politeisti ed infedeli)”.

Alcuni esempi. In prima si legge: “qualsiasi altra religione, che non sia l’Islam è falsa”. Alle medie: “Come dice Ibn Abbas: le scimmie sono gli ebrei, mentre i maiali sono i cristiani”. Per finire con il richiamo al jihad (guerra santa, ndr) contro gli infedeli nei testi delle superiori, presentato come obbligo religioso.

Ieri lo stesso al-Faisal ha risposto all’editoriale della Shea dichiarando che il processo di riforma del sistema scolastico è “lungo e ancora in corso” e che il suo obiettivo rimane “combattere l’intolleranza e fornire ai giovani sauditi gli strumenti per competere all’interno dell’economia globale”.

La religione è il fondamento dell’ideologia politica del Regno Saudita; gli studi islamici occupano da un terzo a un quarto delle ore di lezione nelle scuole elementari e medie, più un numero di ore aggiuntivo a settimana in quelle superiori. Il sistema scolastico pubblico comprende 25 mila scuole e 5 milioni di studenti.

Ma la diffusione dell’integralismo wahhabita non è limitato ai confini del Regno e rappresenta un pericolo anche in altri Paesi. L’Arabia Saudita dirige accademie in 19 capitali mondiali, le quali utilizzano gli stessi manuali. Secondo un Rapporto del 2005 di Freedom House condotto su decine di moschee nelle principali città americane, negli Usa circolano varie e numerose pubblicazioni, che istigano all’odio contro gli occidentali e alla violenza verso sciiti e sufi; il materiale arriva ed è finanziato da Riyadh. La Shea, attivista cattolica, ricorda che la diffusione di questi manuali scolastici rientra nel già dichiarato obiettivo dell’Arabia Saudita di imporsi come “una sorta di Vaticano” per l’Islam.

Il 30 settembre il Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, aveva dato al Regno saudita 180 giorni per progredire nel rispetto della minoranze religiose, pena restrizioni economiche. Il tempo è scaduto e gli Usa non hanno ancora preso iniziative.


INDIA
23 Maggio 2006
Leader del Bjp polemizza col Papa: “ingiustificata l’accusa di intolleranza religiosa”

Rajnath Singh, presidente del più grande Partito nazionalista indiano, risponde alla preoccupazione del Papa per le leggi anti-conversione in India. “Sono le conversioni che vanno contro la laicità dello Stato, non le leggi che le vietano”

Delhi (AsiaNews/Icns) - Polemica replica di Rajnath Singh, presidente del Bharatiya Janata Party alle affermazioni di Benedetto XVI sulle leggi anticonversioni in India. In una lettera al Papa, Rajnath Singh afferma che i commenti papali sono "ingiustificati" ed hanno “addolorato tutti gli indiani”.

Il riferimento è al discorso che il Papa ha rivolto il 18 maggio scorso al nuovo ambasciatore dell’India presso la Santa Sede, Amitava Tripathi, in occasione della presentazione delle lettere di credenziale di quest’ultimo. Benedetto XVI ha definito infatti “preoccupanti” i segni “di intolleranza religiosa” che si registrano in alcuni Stati indiani, nei quali a volte emerge “il tentativo riprovevole di legiferare in favore di limitazioni chiaramente discriminatorie sul diritto fondamentale alla libertà religiosa”.

Questo, ha sottolineato il Papa, non è soltanto “incostituzionale” e da rifiutarsi “fermamente”, ma anche “contrario ai più alti ideali dei padri fondatori dell'India, che hanno creduto in una nazione caratterizzata dalla coesistenza pacifica e dalla tolleranza reciproca fra le religioni differenti ed i gruppi etnici”.

“Le leggi indiane – risponde Singh nella sua lettera alla Santa Sede – non sono contrarie al carattere laico della nazione e sono state approvate in completo accordo alla nostra Costituzione. Esse sono passate anche al vaglio della Corte Suprema, che ne ha eliminato ogni riferimento ad eventuali interpretazioni fraudolente del termine conversione”.

“Ha addolorato tutti noi – aggiunge il leader politico – il riferimento all’intolleranza religiosa fatto al nostro ambasciatore e la richiesta di eliminare le leggi anti-conversione. Sono le conversioni, infatti, le vere attività che vanno contro la laicità della nazione e non le leggi che le proibiscono”.

Stesso sdegno per il ministero indiano degli Esteri che in un comunicato stampa diramato il 22 maggio dichiara, in riferimento ai commenti del Papa: "E' universalmente riconosciuto che l'India e' un Paese democratico e laico in cui i fedeli di tutte le religioni godono di pari diritti".

Ancora meno diplomatiche le proteste di alcuni gruppi di fondamentalisti indù del Madhya Pradesh, che sabato 20 maggio hanno bruciato delle fotografie di Benedetto XVI per protesta contro la sua “interferenza negli affari interni dell’India”.

[b]IRAN
23 Maggio 2006
Fanatismo e motivazioni politiche dietro l’intenzione di Ahmadinejad di scrivere al Papa
di Dariush Mirzai

Ci si domanda se, accanto al previsto monito a convertirsi all’islam, il presidente parlerà a Benedetto XVI della penosa condizione giuridica e sociale dei discriminati cristiani iraniani.

Teheran (AsiaNews) - Si sussura a Teheran e lo ha scritto il quotidiano conservativo "Jomhouri Eslami" (che significa "Repubblica Islamica") del 18 maggio: il Presidente iraniano sta preparando una lettera per il Papa Benedetto XVI. D’altro canto già prima di scrivere al Presidente statunitense, Ahmadinejad aveva effettivamente annunciato che quest'anno manderà una serie di lettere a capi di Stato.

Le autorità iraniane hanno dedicato l'anno persiano 1385 (iniziato il 21 marzo 2006) alla figura di Maometto e, come Maometto, usando pure le stesse forme di saluto finali (Vasalam Ala Man Ataba'al hoda), Ahmadinejad sembra aver l'intenzione di scrivere ai "re" del suo tempo, per comunicare un'ammonizione e un invito alla conversione all'islam.

Esiterebbe Ahmadinejad a chiedere al Successore di Pietro di riconoscere Maometto come profeta? No, rispondono spontaneamente i cristiani che vivono in Iran. Non esitano a rispondere così, non perché considerino Ahmadinejad un "pazzo" – come lo vedono spesso i media occidentali – ma perché la domanda è tipica negli incontri islamo-cristiani, a tutti i livelli. Dopo la risposta negativa o evasiva dell'interlocutore cristiano, viene l'argomento: "Ma noi riconosciamo Gesù come profeta, allora perché non avete voi la stessa apertura, perché non riconoscete Maometto?" In Iran, dove il cristiano è minoritario e trattato da dhimmi ("protetto", cittadino di classe B), è assai difficile rispondere che per un cristiano, quando si parla dell’unigenito Figlio di Dio, il Gesù profeta musulmano è quasi una caricatura, se non una bestemmia.

I cristiani nell'Iran godono di diritti che sono negati ad altre minoranze, la più numerosa delle quali sono i bahai. Come gli ebrei e gli zoroastriani, hanno la libertà di culto, con alcune limitazioni e hanno uno statuto ufficiale, che permette loro di sposarsi, di dare un insegnamento, di votare – ma sempre, nei limiti fissati dalla legge o dall'arbitrio del momento.

Discriminati nei testi legali, dalle autorità e dalla società, i cristiani nell'Iran sono ormai pochissimi. L'esilio o l'assimilazione sono tentazioni o pressioni permanenti. Il risultato di questa situazione, l'ha indicato mons. Giovanni Lajolo il 17 maggio : "In Iran, la popolazione di fede cattolica costituiva lo 0,1 % del totale della popolazione nel 1973, mentre nel 2005 si è ridotta allo 0,01 %". Una vera decimazione. Anche le altre minoranze, ortodosse e protestanti, soffrono gli stessi problemi descritti da mons. Lajolo davanti all'assemblea del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.

Se scrive al Papa, parlerà Ahmadinejad delle minoranze cristiane, dei cattolici in Iran? Parlerà onestamente della loro situazione legale e sociale? Forse non farà neppure una singola menzione delle millenarie comunità cristiane presenti nel paese di Tobbiolo, della regina Ester e dei Re Magi. Magari Ahmadinejad farà come alcuni teologi o esperti occidentali del dialogo, che visitavano il presidente Khatami, in qualità di rappresentanti spesso autoproclamati della propria religione, da ospiti "in terra d'Islam".

L'ingegner Ahmadinehad fa sorridere o irrita alcuni Iraniani per la sua “folie des grandeurs” islamista: povero, basso, vestito male, l'uomo vuole fare non solo il presidente ma pure assumere il ruolo di profeta. Per l'attuale leader dell'opposizione legale, l'ex candidato alla presidenza Karroubi, la lettera a Bush era già un gesto di troppo. L'avrebbe dovuto scrivere un teologo, un religioso, e l'avrebbe dovuta firmare il vero capo dello Stato, dice Karroubi, riferendosi alla Guida suprema Khamenei. Quest'argomento non è del tutto falso, se si pensa alla precedente lettera iraniana solenne, quella scritta da Khomeini a Gorbachev nel 1989.

Ci sono anche reazioni opposte a quella di Karroubi: entusiastiche, come quella del mullah Jannati, che in una predica solenne definiva la lettera a Bush come "ispirata da Dio". Che penserà allora di una possibile lettera al Papa? Jannati, suscitando l'ira e il disdegno ironico di Karroubi e il silenzio prudente dei altri protagonisti del regime, diceva pure che queste lettere "alla Maometto" dovranno nel futuro essere lette nelle scuole e studiate nelle università iraniane.

Il gesto politico d'Ahmadinejad ha fatto impressione, almeno nel proprio Paese e in alcuni circoli aldilà dei confini. Se si paragona ai video dei leader di Al-Qaeda sui canali satellitari arabi, la lettera a Bush, che contiene una critica non tanto diversa dell'Occidente, ha uno stile molto più solenne ed autoritario. Fanatico, Ahmadinejad lo è certamente, ma stupido no. L'impatto delle future lettere dipenderà molto dalla loro qualità e delle reazioni dei interlocutori: crescendo o decrescendo.

Le reazioni politiche iraniane dopo la lettera a Bush illustrano l'importanza particolare d'un paradigma politico finora quasi sconosciuto all'interno del regime iraniano: non ci sono solo i riformisti contro i conservatori, o i religiosi affaristi contro i militanti rivoluzionari, ma anche gli ideologi "illuminati", alla Jannati, contro i teocrati più realisti.

Un'anno fa, Khatami assisteva ai funerali di Papa Giovanni Paolo II presieduti dall’allora cardinale Ratzinger. L'ex Presidente iraniano ha sorpreso il mondo – e reso perplessi gli iraniani – mentre accettava di scambiare qualche parola in Farsi con l'omologo israeliano. Adesso, la situazione a totalmente diversa. Chi, nella primavera del 2005, avrebbe fatto l'ipotesi di una lettera solenne d'un Ahmadinejad al Papa Benedetto XVI?

Ewigen
25-05-2006, 11:33
IRAN
La polizia segreta arresta un cristiano

[Compass Direct 25/05/06]
Ali Kaboli, 51, è stato prelevato dal suo negozio lo scorso 2 maggio nella città di Gorgan, capitale della provincia settentrionale del Golestan. Tranne che per una sola breve telefonata, gli è stato impedito ogni contatto con l'esterno. A tutt'oggi non è accusato di alcun reato.
Nel passato è stato minacciato di essere querelato per "attività religiosa non autorizzata" in casa sua. Potrebbe essere anche accusato di apostasia per essersi convertito al cristianesimo, reato che in Iran è punibile con la pena di morte. Dal giorno del suo arresto, tutti i cristiani che hanno frequentato la sua casa sono stati convocati dalla polizia, uno per uno, e sottoposti ad interrogatorio. Kaboli è sposato ed ha cinque figli tutti maggiorenni. La famiglia si è rifiutata di commentare l'arresto.
Di mestiere falegname, per decenni Kaboli ha tenuto riunioni religiose in casa (una volta date alle fiamme da ignoti). Sinora ha trascorso gran parte del suo tempo libero come "evangelista itinerante". Ha condotto culti, studi biblici e sessioni di formazione spirituale in diverse città lungo la costa del Mar Caspio. Per tutte queste attività ha pagato molte volte con il carcere, minacce ed interrogatori, fino alla minaccia di "uccisione per apostasia".
Più d'una volta la polizia gli ha vietato di uscire fuori dal perimetro della propria città e di presentarsi ogni giorno in caserma per firmare il registro delle presenze. Un cristiano iraniano che vive all'estero: "Tutti sapevano che la polizia ha tenuto sotto vigilanza la sua abitazione per molti anni. Tre anni fa lo avevano persino spinto a lasciare il paese, ma lui aveva risposto che preferiva rimanere nel suo paese, anche se questo significava finire in un carcere iraniano.


25 Maggio 2006
INDIA

Tamil Nadu, presto annullata la legge anti-conversione

Il nuovo governo, guidato dai democratici del Dmk, ha annunciato di voler “annullare del tutto, non emendare, la draconiana legge contro le conversioni forzate”. Iniziata la redistribuzione dei terreni fertili a favore dei contadini più poveri.

Chennai (Cbci) – Il nuovo governo del Tamil Nadu, guidato dai democratici del Dravida Munnettra Kazhagam (Dmk), ha annunciato ieri, 24 maggio, che “verrà presto annullata” la “draconiana” Legge contro le conversioni forzate approvata dal governo precedente. Questo, guidato dall’ex primo ministro Jayalalithaa, aveva introdotto il decreto ma, dopo le vivaci proteste delle comunità cristiane e musulmane, lo aveva emendato con un’ordinanza.

“L’emendamento – hanno denunciato in più riprese attivisti per i diritti umani e leader religiosi - è stata del tutto ignorato dalle forze di polizia e dagli attivisti nazionalisti, che hanno continuato ad agire contro di noi come se nulla fosse”.

Il documento di “visione governativa” presentato all’Assemblea dal nuovo governatore, Surjit Singh Barnala, esprime con chiarezza la volontà di “annullare del tutto la legge, visto che gli emendamenti sono stati inutili, così come molte delle controverse politiche avviate dal precedente governo”.

Il documento annunia poi che “è iniziato il processo di ridistribuzione dei terreni fertili e presto cominceremo a reclamare gli appezzamenti di terra del governo per darli in affido ai contadini”. Inoltre, conclude il testo, "è pronta una nuova legislazione che garantisce alle minoranze religiose dei posti riservati in campo educazionale e nel mercato del lavoro”.

La difesa dei diritti delle minoranze ed il rispetto per la laicità dell’India sono stati i cavalli di battaglia del Dmk nel corso della campagna elettorale, durante la quale mons. Peter Fernando, arcivescovo di Madurai e presidente della Conferenza episcopale del Tamil Nadu, ha invitato i fedeli cattolici “ad appoggiare solo le forze politiche laiche in vista delle prossime elezioni generali per il Parlamento statale”.


Il governo “pubblichi i dati sulle conversioni e sugli attacchi ai cristiani”
di Nirmala Carvalho

E’ la proposta lanciata dalle maggiori Associazioni laiche del Paese. “Solo in questo modo – spiegano – i governi statali potranno dimostrare la loro buona fede quando minacciano le minoranze con le leggi anti-conversione”.

Delhi (AsiaNews) – Il governo indiano “deve preparare un Libro bianco che riporti i dati delle atrocità commesse contro le minoranze, in particolar modo contro i cristiani” e nello stesso testo “deve indicare quante persone sono state accusate e processate per i crimini previsti dalle leggi anti-conversione”. Altrimenti, “non sono in buona fede le proteste contro il Papa e sono inutili i decreti contro le conversioni forzate”.

E’ la richiesta lanciata dal The Bombay Catholic Sabha e ripresa dall’All India Catholic Union – le maggiori Associazioni di laici cattolici del Paese – che rispondono alle accuse di “ingerenza indebita negli affari interni dell’India” lanciata dal Bharatiya Janata Party contro la Santa Sede.

“L’All India Catholic Union – dice ad AsiaNews John Dayal, il presidente dell’organizzazione - ha letto il discorso del Papa e le proteste dei nazionalisti. E’ ovvio che il governo ha reagito senza inserire nel giusto contesto i commenti di Benedetto XVI”. “Il governo centrale – continua l’attivista - ha preso sul serio la situazione della Commissione delle minoranze sin dalla sua presa di potere avvenuta nel 2004. E’ comunque un fatto che in sei/sette Stati [il Tamil Nadu sta per abrogarla ndr] sia in vigore una legge contro le conversioni ed è sempre un fatto che questi Stati le hanno introdotte con un governo targato Bjp: questo, quando detiene il potere, mostra sempre un volto ostile alle minoranze”.

“Anche adesso – sottolinea - l’ondata di violenze anti-cristiane in Gujarat, Madhya Pradesh, Rajasthan, Orrisa e Jharkand è una macchia nera per la situazione dei diritti umani dell’India, così come notato non solo da Amnesty International nel suo ultimo rapporto, ma da tutto il mondo. Questa diatriba con Benedetto XVI è un’opportunità per il governo centrale, che deve intraprendere le misure adeguate per fermare l’opera basata sull’odio dei nazionalisti”.

“E’ convinzione dell’India – spiega - quello secondo cui il mondo diviene globale nel momento in cui i suoi membri si interessano degli interessi altrui: è con questo credo in mente che tutto il nostro Paese deve essere preoccupato della situazione dei cristiani del Rajasthan. D’altra parte, la popolazione ed il governo indiano si preoccupano e parlano dei bambini sikh, che in Francia non possono indossare il turbante nelle scuole: questa nostra preoccupazione nasce proprio dal fatto che la libertà religiosa è uno dei diritti fondamentali per l’uomo, ovunque”.

“Inoltre – denuncia - diverse Commissioni d’inchiesta hanno stabilito che le leggi anti-conversione sono state emanate in contesti che non lo richiedevano. Nessuna inchiesta, indipendente o governativa, lanciata in questa direzione è stata in grado di trovare alcuna prova di conversione forzata, nemmeno nel Gujarat o nell’Orissa, dove la persecuzione contro i cristiani è spietata. Abbiamo saputo che il Tamil Nadu ha intenzione di annullare questo tipo di decreto: è la prova che, dietro ai grandi proclami di preoccupazione per la religione, si cela solamente un desiderio di potere politico”.

“Invece di lanciare accuse ed attacchi contro le minoranze religiose, creando solo violenza e ferite fra le comunità indiane, - conclude – se uno Stato teme in buona fede l’esistenza di una minaccia per la libertà religiosa dei suoi cittadini deve pubblicare un Libro bianco o i risultati di un’inchiesta. In questo modo sarà in grado di provare la sua buona fede”.

La proposta ripresa da Dayal è stata lanciata da Dolphy D’Souza, presidente del The Bombay Catholic Sabha, che in un comunicato stampa chiede al governo di “informare la nazione sul numero esatto di conversioni e di atrocità commesse ai danni dei cristiani, oltre che sui casi risolti con l’arresto e la punizione dei colpevoli”:

“Le atrocità che vengono commesse in India contro le minoranze – scrive – sono fatti conosciuti, di pubblico dominio. Non passa giorno senza che ne venga commessa una nuova, in una parte qualsiasi del Paese. Le realtà di fondo sono diverse, ma uno dei pensieri dominanti per il governo, ogni giorno, deve essere quello di fare qualcosa per garantire una qualche sicurezza alle minoranze”.

“La comunità cristiana – aggiunge - è una minoranza anche fra le altre minoranze e non ha alcun peso politico. Essa agisce all’interno della società solo tramite progetti sociali, di istruzione e caritatevoli, ma dipende dal governo per la sua protezione. Il Bjp non ha alcun motivo per condannare il discorso del Papa, perché sono proprio loro in buona parte i responsabili degli attacchi fisici e verbali contro le minoranze, in particolare quella cristiana. E’ stato durante il governo di coalizione del Nda, per la maggior parte retto dal Bjp, che siamo stati testimoni dei peggiori crimini contro l’umanità: fra questi voglio ricordare il pastore Staines, bruciato vivo insieme ai suoi due figli, gli attacchi sanguinosi contro le comunità cristiane e il massacro del Gujarat ai danni della comunità musulmana”.


”Sarebbe sbagliato – spiega - dire che queste violenze si sono interrotte: è proprio per questo che chiediamo al governo di pubblicare i dati relativi alle stragi compiute dai nazionalisti negli ultimi dieci anni, cosa è stato fatto per fermarli e quanti di loro sono stati puniti. I fondamentalisti hanno fatto propria la teoria di Goebbels [ministro tedesco della Propaganda durante il nazismo ndr] secondo cui una bugia ripetuta migliaia di volte diviene una verità. Nel solo Stato del Maharashtra, ogni anno 40 mila studenti passano per le istituzioni cristiane: di questi, circa il 90 % è di un’altra religione. Bisogna indagare si quanti di loro sono stati convertiti. Perfino L. K. Advani, leader del Bjp, ha studiato in una scuola cristiana”.

“La legge anti-conversione – conclude - va contro gli interessi della popolazione e contro i suoi diritti: è uno strumento usato per terrorizzare gli indifesi. Coloro che reggono gli Stati dove questa è in vigore non hanno mai dichiarato quante persone sono state accusate e processate per i crimini previsti dal decreto. Qualunque siano questi dati, il censimento nazionale preparato dal governo mostra un declino della popolazione di fede cristiana”.

Un altro attacco alla Chiesa indiana è poi giunto a mezzo stampa, che ha insinuato che il nuovo ruolo dell’arcivescovo di Mumbai, il cardinale Ivan Dias [chiamata da Benedetto XVI alla guida del Dicastero per l’Evangelizzazione dei popoli ndr] sia derivato dalla “sua esperienza nel campo delle conversioni”.

E’ stato il portavoce dell’arcidiocesi di Mumbai, padre Anthony Charanghat, a rispondere alle accuse. “Evangelizzare – dice ad AsiaNews – non significa convertire. La conversione non è un fattore esterno, ma è una scelta personale, un libero diritto di ogni persona che non può essere imposto. Evangelizzare significa predicare il Vangelo, dove si legge ‘Andate e proclamate il nome di Gesù’. Nel mondo attuale, questo sembra essere dimenticato”.

“Il cattolicesimo di oggi – conclude – è stato relegato al compiere delle buone azioni ed essere attivi nel campo sociale. L’evangelizzazione è un esempio ed una buona azione. Le persone cercano da sempre la verità e la bellezza, e queste si trovano nella vita di Gesù e nel suo esempio. Dio è la base di ogni azione, come Gesù è la personificazione del suo amore”.

25 Maggio 2006
[b]TIMOR EST
Scontri a Timor Est: ancora due morti, mentre arrivano le forze australiane

Continuano i disordini a Dili: due vittime, bruciate le case di un sacerdote e di un responsabile della polizia nazionale. Ieri il governo ha chiesto ufficialmente l’aiuto internazionale; rispondono Australia, Portogallo, Malaysia e Nuova Zelanda.

Dili (AsiaNews) – Si avvicinano alla costa di Dili le navi da guerra australiane, mentre il primo contingente di unità speciali già presidia l’aeroporto della capitale. Canberra ha risposto alla richiesta di aiuto internazionale lanciata ieri dalle autorità timoresi impegnate a sedare gli scontri tra ex militari ed esercito in corso da tre giorni nella capitale.

Fonti di AsiaNews dal posto riferiscono che “gli abitanti già vedono in mare le navi da guerra australiane e si dirigono verso il porto”. Intanto anche oggi continuano violenti i disordini. Secondo quanto riferito dal portavoce del presidente Xanana Gusmao, nei combattimenti di oggi intorno alla capitale sono rimasti uccisi un capitano delle forze armate e un poliziotto; circa 20 i feriti, tra cui un cittadino sudcoreano in viaggio d’affari. “Al momento – continua la fonte – scontri armati stanno avvenendo intorno alla zona del quartiere generale della polizia militare; inoltre sono state date alle fiamme le case di un sacerdote, p. Domingos Maubere, e quella del capo per le operazioni della polizia nazionale Ismael Babo”.

Dall’inizio degli scontri, il 28 aprile scorso, la situazione è andata gradualmente deteriorandosi: Dili è ormai nel caos, finora il bilancio delle vittime conta una decina di morti e migliaia di persone in fuga verso le campagne. I disordini sono scoppiati dopo la diserzione per protesta di 600 soldati, un terzo delle forze armate, che denunciavano discriminazioni su base etnica nella carriera.

Ieri il ministro timorese degli Esteri Jose Ramos Horta ha confermato la richiesta di aiuti dall’estero, di cui già si parlava da giorni. In risposta, il premier australiano John Howard ha inviato un primo contingente di 150 soldati delle unità speciali, impegnati nella protezione dell’aeroporto internazionale. Canberra prevede di inviare sull’isola dai mille ai 1.300 uomini.

Horta ha poi annunciato che la richiesta di aiuto è stata mandata anche alla Nuova Zelanda, alla Malaysia ed al Portogallo, di cui Timor est è stata colonia. Lisbona ha garantito il dispiegamento di 120 agenti della polizia militare. Anche le Nazioni Unite stanno valutando la richiesta di aiuto del giovane Stato.

Ewigen
25-05-2006, 23:20
25 Maggio 2006
CINA
Mons. Li Duan è morto con l'anello donatogli dal Papa

Era forse il cardinale in pectore di Giovanni Paolo II. Grande personalità, stimato sia dalla Chiesa ufficiale che dalla Chiesa sotterranea tra le quali è stato tessitore di unità.

Xian (AsiaNews) – E’ morto con al dito l’anello che Benedetto XVI gli aveva inviato dopo il Sinodo sull’Eucaristia: a chi lo andava a visitare in ospedale, mons. Li Duan, lo mostrava con orgoglio: “Questo è il segno della mia comunione col papa”, diceva. A quel Sinodo l’arcivescovo di Xian, morto la notte scorsa, era stato invitato insieme ad altri tre vescovi, ufficiali e non. Ma il governo non ha permesso a nessuno di loro di parteciparvi. Tutti e quattro i vescovi hanno ricevuto dal papa un anello in dono, come segno che erano considerati membri del Sinodo anche se assenti. P. Peter Barry, esperto dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong racconta ad AsiaNews: “Ho visitato il vescovo nel gennaio scorso, all’ospedale e anche a me ha mostrato l’anello donato dal papa: sembrava la sua ricchezza più importante”.

Questo è solo uno degli episodi che mostrano la grande personalità di mons. Antonio Li Duan e il suo grande amore alla Chiesa universale e al pontefice. Secondo p. Barry, mons. Li “è forse una delle personalità più eccezionali nella Chiesa cinese contemporanea. Era un membro della Chiesa ufficiale, ma aveva molti rapporti con la Chiesa sotterranea. Era molto rispettato da entrambi i rami della Chiesa cinese. È stato anche coraggioso: nel gennaio del 2000, alle ordinazioni illecite non approvate dalla Santa Sede, si è rifiutato di partecipare, mostrando ubbidienza verso le indicazioni papali. Era un uomo di grande spiritualità e questo gli permetteva di affrontare serenamente ogni problema, come quello delle suore di Xian, picchiate perché contrarie al sequestro della loro scuola da parte delle autorità. Mons. Li, sulla questione dell’esproprio della scuola delle suore e del terreno vicino alla cattedrale, ha preferito ricomprare il terreno dallo stato, per evitare nuovi problemi alla Chiesa. Attorno a lui sono cresciuti alcuni giovani vescovi che lo seguono sulla stessa linea”.

P. Gianni Criveller, Pime, anch’egli dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong, ricorda la nettezza cattolica del prelato: “La sua linea era chiara: la Chiesa cattolica è quella riunita attorno ai vescovi in comunione con papa. Per questo era critico sui tentativi dell’Associazione Patriottica di nominare vescovi in modo autonomo. Per lo stesso motivo non ha partecipato alle ordinazioni illecite del 2000. A causa di questo suo gesto ha dovuto subire per lungo tempo interrogatori, vessazioni, controlli da parte di funzionari del governo e il suo seminario è rimasto penalizzato per anni”. P. Criveller ricorda che nonostante tutte le difficoltà “mons. Li era sempre sereno ed ottimista, anzitutto sul futuro della Chiesa in Cina. Diceva sempre: questo è il momento favorevole per l’evangelizzazione della Cina”. A Xian e in tutta la Cina vi è un’enorme crescita di conversioni e battesimo fra intellettuali, studenti universitari, professionisti. “A chi gli faceva notare che i protestanti si diffondono con più celerità nel Paese – continua p. Criveller - lui diceva senza rammarico che era un fatto positivo: È bello che così tante persone conoscano Gesù, diceva. Inoltre alcuni di loro, quando vengono a conoscere la maggiore ricchezza della fede cattolica, diventano cattolici”.

Mons. Li ha passato almeno 2 periodi, dal 1960 al ‘63 e dal ’63 al ’79, ai lavori forzati. Ma era ottimista e senza rancore anche sul futuro del rapporto fra autorità civili e religiose nel Paese. “Negli ultimi 10-15 anni egli è divenuto la persona di maggiore fiducia del Vaticano in Cina”, continua p. Criveller. “La Santa Sede aveva fiducia il lui anche per riconciliare le comunità sotterranee. Negli ultimi anni Li Duan era riuscito a conquistarsi la fiducia di molti vescovi sotterranei”. In molti ritengono che Li Duan fosse il cardinale in pectore che Giovanni Paolo II aveva designato al Concistoro del 2003.

Al momento della sua morte, ha raccontato ad AsiaNews il vescovo coadiutore mons. Antonio Dang Mingyan, attorno a lui c’erano, oltre allo stesso mons. Dang, alcuni sacerdoti e decine di fedeli di Xian. Il vescovo è morto nella voce della loro preghiera. Era rimasto cosciente fino a poco prima di morire. Ieri mattina AsiaNews aveva potuto sentirlo. Alle due della notte aveva avuto una crisi.

I funerali del vescovo sono fissati per il 31 maggio, nella parrocchia di Gongyi (Lintong), dove mons. Li è stato parroco dall’80 all’87, subito dopo la liberazione dal lager e prima di divenire vescovo. Sarà seppellito nella stessa chiesa. La sua salma rimane esposta nella cattedrale di Xian per 3 giorni, mentre si tengono messe e veglie di preghiera presiedute dal successore di mons. Li, il vescovo coadiutore mons. Dang Mingyan.

Ewigen
26-05-2006, 18:27
PAKISTAN
Bambini cristiani venduti come schiavi per finanziare le attività di militanti islamici

Un'organizzazione di militanti islamici, con sede in Pakistan, si finanzia con la vendita di bambini cristiani come schiavi. I bambini, dai 6 ai 12 anni, vengono rapiti dalle loro case nei villaggi cristiani remoti del Punjab e rinchiusi in condizioni sconcertanti, in attesa di esser venduti per l'equivalente di 1.200 euro per uno nell'industria del sesso o come schiavi domestici.

La denuncia viene dal Barnabas Fund, un osservatorio sulla repressione islamica contro i cristiani. Nei luoghi di detenzione i bambini vengono picchiati selvaggiamente, ricevono un solo pasto al giorno ed hanno l'obbligo di non parlare, giocare o pregare.

Il commercio è stato sventato da due missionari cristiani, un pachistano ed un americano, che hanno visto fotografie di ragazzi in vendita al mercato nero di Quetta, capitale della provincia di Baluchistan. I due hanno conseguentemente elaborato un complesso e rischioso piano di recupero: uno di loro, il missionario pachistano, si è spacciato come uomo d'affari di Lahore in cerca di ragazzi che andassero in giro a chiedere l'elemosina per lui. I due non solo sono riusciti a comperare 20 ragazzi ed a restituirli alle loro famiglie, ma hanno pure filmato di nascosto un leader dell'organizzazione mentre prendeva i soldi della vendita di 17 ragazzi.

Connessioni con il terrorismo - Sempre secondo il Barnabas Fund, uno dei leader dell'organizzazone è membro della Jamaat-ud Daawa (JUD), legata ad Al-Qaeda. Secondo il Dipartimento di Stato americano è un avamposto del gruppo terroristico Lashkar-i-Toiba, considerato fuorilegge in Pakistan e Gran Bretagna. Il JUD è comunque popolare nel Pakistan perchè assicura assistenza sanitaria ed istruzione ai poveri. Nel dopo-terremoto dell'anno scorso nel Kashmir, è intervenuto prontamente provvedendo tende, coperte e cibo. Nella base di Lahore JUD afferma di aver creato un vero ambiente islamico "superiore alla corruzione occidentale". Verso la fine degli anni novanta, afferma il Barnabas Fund, la sede era finanziata da Osama bin Laden.

26 Maggio 2006
[b]OCCIDENTE
Papa: nel ricordo di quanto fece Wojtyla non si può accettare il relativismo

Dalla stessa piazza di Varsavia da dove Giovanni Paolo II lanciò la rinascita polacca, Benedetto XVI ha messo in guardia da “persone o ambienti” che “vorrebbero falsificare la parola di Cristo e togliere dal Vangelo le verità, secondo loro, troppo scomode per l’uomo moderno”.

Varsavia (AsiaNews) – Non cedere al relativismo, a chi sostiene che anche le verità della fede “dipenderebbero dalla situazione storica e dalla valutazione umana” e che per questo vorrebbe che fossero “tolte” dal Vangelo quelle “scomode”. Hanno il sapore concreto del riferimento storico le parole di Benedetto XVI a non dimenticare chi per la verità ha dato la vita, pronunciate oggi dalla piazza di Varsavia da dove, nel 1979, Giovanni Paolo II lanciò alla Polonia quell’invito alla rinascita, seguendo l’insegnamento evangelico, che avrebbe dato vita a Solidarnosc e alla conseguente caduta dei regimi comunisti.
Come allora la piazza è ricolma di gente, allora si parlò di oltre un milione di persone, oggi sono centinaia di migliaia, malgrado la pioggia insistente: come allora bandiere vaticane e polacche si intrecciano ovunque, come allora sono presenti i militari, perché tra gli alberi della grande piazza c’è anche il monumento al milite ignoto. Ma da allora la piazza ha cambiato nome: era dedicata alla Vittoria, quella dell’esercito sovietico, ora al maresciallo Pilsudski, eroe dell’indipendenza polacca contro i russi. E su una bandiera polacca c’è una scritta in tedesco “wir bleiben treue”, “rimaniamo fedeli”.
C’è il ricordo di quel giorno, nell’omelia di Benedetto XV. “Qui – dice - alla vigilia della Pentecoste, Giovanni Paolo II pronunciò le significative parole della preghiera: ‘Discenda il tuo Spirito, e rinnovi la faccia della terra’. Ed aggiunse: ‘Di questa terra!’. In questo stesso luogo fu congedato con solenne cerimonia funebre il grande primate della Polonia cardinale Stefano Wyszynski, di cui in questi giorni ricordiamo il 25mo anniversario della morte. Dio – ha aggiunto - unì queste due persone non solo mediante la stessa fede, speranza e amore, ma anche mediante le stesse vicende umane, che hanno collegato l’una e l’altra così fortemente alla storia di questo popolo e della Chiesa che vive in esso”.
“Come non ringraziare oggi Dio – ha detto ancora - per quanto si è realizzato nella vostra Patria e nel mondo intero, durante il pontificato di Giovanni Paolo II? Davanti ai nostri occhi sono avvenuti cambiamenti di interi sistemi politici, economici e sociali. La gente in diversi Paesi ha riacquistato la libertà e il senso della dignità. ‘Non dimentichiamo le grandi opere di Dio’ (cfr Sal 78,7)”.
Di qui l’esortazione “Rimanete saldi nella fede” ed il ricordo per i tanti predicatori del Vangelo che “hanno dato la vita proprio a causa della fedeltà alla verità della parola di Cristo. E così, dalla premura per la verità è nata la Tradizione della Chiesa. Come nei secoli passati così anche oggi ci sono persone o ambienti che, trascurando questa Tradizione di secoli, vorrebbero falsificare la parola di Cristo e togliere dal Vangelo le verità, secondo loro, troppo scomode per l’uomo moderno. Si cerca di creare l’impressione che tutto sia relativo: anche le verità della fede dipenderebbero dalla situazione storica e dalla valutazione umana. Però la Chiesa non può far tacere lo Spirito di Verità. I successori degli apostoli, insieme con il Papa, sono responsabili per la verità del Vangelo, ed anche tutti i cristiani sono chiamati a condividere questa responsabilità accettandone le indicazioni autorevoli. Ogni cristiano è tenuto a confrontare continuamente le proprie convinzioni con i dettami del Vangelo e della Tradizione della Chiesa nell’impegno di rimanere fedele alla parola di Cristo, anche quando essa è esigente e umanamente difficile da comprendere. Non dobbiamo cadere nella tentazione del relativismo o dell’interpretazione soggettivistica e selettiva delle Sacre Scritture. Solo la verità integra ci può aprire all’adesione a Cristo morto e risorto per la nostra salvezza”.
La fede infatti, “non significa soltanto accettare un certo numero di verità astratte circa i misteri di Dio, dell’uomo, della vita e della morte, delle realtà future. La fede consiste in un intimo rapporto con Cristo, un rapporto basato sull’amore di Colui che ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4, 11), fino all’offerta totale di se stesso”. “Quale altra risposta possiamo dare ad un amore così grande, se non quella di un cuore aperto e pronto ad amare? Ma che vuol dire amare Cristo? Vuol dire fidarsi di Lui anche nell’ora della prova, seguirLo fedelmente anche sulla Via Crucis, nella speranza che presto verrà il mattino della risurrezione. Affidandoci a Cristo non perdiamo niente, ma acquistiamo tutto. Nelle sue mani la nostra vita acquista il suo vero senso”.

26 Maggio 2006
INDIA
Proposta nel Chattisgarh una legge anti-conversione

Se approvata, il Chattisgarh diviene l’ottavo Stato dell’Unione indiana ad avere una legge del genere. Chi si converte senza avvertire l’autorità, o converte una seconda persona, rischia multe salate e galera per cinque anni.

Raipur (AsiaNews/Cbci) – Il governo dello Stato centrale del Chattisgarh, retto dal Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazional-fondamentalista –, ha dichiarato di voler approvare un decreto che “penalizza chi cambia religione senza avvertirne le autorità”.

Secondo la proposta di legge, chi intende cambiare fede deve informare con un mese di anticipo il magistrato distrettuale: chi viola questa regola viene punito con una multa che oscilla fra le 50 e le 100 mila rupie, oltre alla detenzione fino a cinque anni. Stessa pena per coloro che “convertono con la forza” altri abitanti dello Stato. La proposta dovrebbe divenire legge durante l’Assemblea statale che si svolgerà nella stagione dei monsoni [giugno-luglio ndr].

La libertà di religione in India è garantita dall’art. 25 della Costituzione, che permette ad ogni cittadino di professare e propagare in piena libertà il proprio credo. Secondo il governo del Chattisgarh, il decreto “non si scontra in alcun modo con la Carta costituzionale, che anzi difende”.

L’introduzione di questa “legge anti-conversione” è stata chiesta in maniera esplicita da Rajnath Singh, presidente nazionale del Bjp, che ha ordinato a tutti i governi dove il suo partito è in maggioranza di introdurre “legislazioni che puniscano con forza le conversioni”.

Nel corso di un comizio elettorale, l’11 aprile scorso, Singh ha sottolineato come “ho chiesto a tutti i dirigenti di fare in modo che vengano adottate le leggi anti-conversione in tutti i nostri Stati, per distruggere il disegno dei missionari cristiani”. “Il governo del Jharkhand è pronto con una risoluzione di legge – aveva aggiunto – ed invito Raman Singh, primo ministro del Chhattisgarh, a seguire questa strada”.

Al momento, sono sette gli Stati dell’Unione con una legge anti-conversione in vigore: tuttavia, nelle ultime due settimane il governatore del Rajasthan ha rimandato all’Assemblea statale una proposta di legge simile a questa senza la sua firma, mentre il nuovo governo del Tamil Nadu ha annunciato di voler abrogare del tutto quella già esistente.


La proposta anti-conversione del Rajasthan dal Presidente dell'India

[GFA 26/05/06]Un disengo di legge anti-conversione che potrebbe limitare pesantemente la libertà dei missionari evangelici nello stato del Rajasthan è stato respinto dal governatore ed è ora sul tavolo del presidente dell'India. Se dovesse essere approvata, la proposta renderebbe le condizioni per la predicazione del Vangelo nel Rajasthan ancora più difficili di quelle che si hanno negli stati che hanno già adottato una legge anti-conversione.

Sarebbe infatti sufficiente la denuncia di una terza persona e non dell'interessato per mandare in carcere qualcuno accusato di convertire un indiano. Vietati la diffusione di un messaggio religioso e il semplice annuncio in pubblico. I trasgressori sarebbero soggetti ad una condanna di cinque anni in carcere ed una multa pari ad 800 euro. Le agenzie missionarie ree di "attività per la conversione" si vedrebbero private per sempre della loro registrazione e della libertà di operare nello stato. Il disegno di legge non prevede penalità per le conversioni-di-ritorno alla fede dei padri.

La proposta è attaccata da attivisti per i diritti umani e da gruppi religiosi di minoranza. Il governatore del Rajasthan, una donna, si è rifiutato di firmare il decreto perchè è limitativo della libertà di religione ed ha consigliato all'assemblea nazionale di rivolgersi al presidente dell'India.

I cristiani che hanno a cuore la diffusione del Vangelo nel Rajasthan hanno definito la decisione del governatore "coraggiosa" e "motivo di preghiera urgente". La loro preoccupazione maggiore riguarda i Dalit o "Intoccabili", fra i quali si sta registrando un notevole interesse verso il messaggio cristiano.


VIETNAM
Enorme dispiegamento di forze dell'ordine contro chiesa mennonita

[Compass 26/05/06]

Binh Khanh - Polizia ed altre autorità hanno fatto ricorso ad un uso sproporzionato della forza per affrontare una "supposta violazione" di licenza edilizia da parte della Chiesa Mennonita Vietnamita .

Lunedì 22 maggio, una cinquantina di rappresentanti delle forze dell'ordine e funzionari comunali si sono dati appuntamento presso la chiesa mennonita, gli uffici e l'abitazione del pastore Nguyen Hong Quang. Dopo aver picchiato alcuni operai, hanno arrestato 11 persone, fra queste il pastore Quang, scarcerato nel mese di agosto dell'anno scorso dopo aver scontato una pena di 15 mesi di detenzione per "resistenza a pubblico ufficiale". Sono stati poi tutti rilasciati il giorno dopo.

Al pastore Quang era stato concesso il permesso di riparare la chiesa che le stesse autorità avevano danneggiato. I credenti ritengono che si sia fatto ricorso all'uso della forza in una questione amministrativa solo per provocare il pastore Quang e tendergli una trappola. Rimane comunque un mistero il fatto che le autorità vietnamite siano disposte a correre il rischio di farsi una pessima pubblicità nel momento in cui il Vietnam sta facendo di tutto per uscire dall'elenco dei paesi repressori della libertà religiosa stilato dagli Stati Uniti.


26 Maggio 2006
CINA
Premio “Defensor Fidei” per il card. Zen
Assegnato dalla rivista Il Timone.

Roma (AsiaNews) – Il card. Joseph Zen giungerà domani in Italia per ricevere il premio “Defensor Fidei” (difensore della fede) a lui attribuito dalla rivista Il Timone, in una cerimonia che si svolge a Oreno (Milano) il 27 maggio. La pubblicazione, che si è imposta in pochi anni come “rivista di apologetica cristiana” in un intelligente e serrato dibattito con la mentalità secolare, ha deciso di donare al porporato una somma di 10 mila euro per il suo impegno a favore della libertà religiosa ad Hong Kong e in Cina. Nelle ultime settimane egli è intervenuto varie volte per difendere il diritto della Santa Sede a nominare i vescovi cinesi, dopo due ordinazioni episcopali volute dall’Associazione Patriottica e l’Ufficio affari religiosi cinese, senza il permesso del papa.

Il card. Zen ha detto di essere “grato e onorato” per il premio. Egli ha aggiunto che userà il dono per ospitare i giovani all’Asia Youth Day, un incontro organizzato dai cattolici di tutto il mondo, che si terrà ad Hong Kong alla fine di luglio.

Il card. Zen sarà anche a Roma per prendere possesso della chiesa romana di S. Maria Madre del Redentore, di cui è titolare.