LovBy, l'influence marketing che valorizza il tempo 'perso' sui social

Una piattaforma pensata e sviluppata in Italia per premiare il tempo che passiamo sui social, compiendo missioni diventiamo promoter, aiutiamo il brand a crescere e riceviamo in cambio dei punti tramutabili in premi
di Davide Fasola pubblicata il 11 Agosto 2016, alle 18:01 nel canale WebUn progetto completamente italiano; nato, sviluppato e seguito in Italia da un team in continua crescita. Con una premessa così non potevamo non lasciarci coinvolgere in una chiacchierata con l'ideatore di tutto ciò: Fabrizio Rametto, un imprenditore piemontese che sta cercando con la propria start-up di cambiare il modo di fare marketing e di promuovere le aziende mettendo al centro dell'attenzione il cliente e la sua quotidianità.
Una quotidianità che per sempre più utenti e per sempre più tempo nella vita di ognuno è fatta di social e condivisione. Da qui l'idea di sfruttare un po' meglio il tempo che in molti potrebbero definire perso e fine a se stesso, ovvero proprio quello dedicato a sfogliare le bacheche dei nostri amici e il nostro profilo. Con LovBy siamo infatti chiamati ad aiutare i nostri brand preferiti, quelli di cui già siamo seguaci e per i quali già facciamo continuamente e incosciamente lavoro di promozione, ad accrescere la propria awareness in maniera più tecnologica.
Insomma, una sorta di passaparola 2.0, che sfrutta la potenza di piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter e Google+ per permettere alle aziende di mettersi in mostra e a noi di ottenere vantaggi dal consueto girovagare nel web.
Ma come funziona tutto ciò? Semplicissimo. Basta iscriversi al servizio sul sito LovBy.com e collegare al nostro account i profili dei social network ai quali siamo iscritti. A questo punto un algoritmo misura il nostro indice di influenza social, e ci assegna un punteggio di partenza in base al quale saremo categorizzati da "start influencer" a "top influencer".
Una volta ottenuto il nostro social score di partenza possiamo inziare a sfogliare le missioni dei brand che hanno scelto di sfruttare LovBy per la popria promozione. Le missioni sono di diverso tipo e possono variare dal condividere la nostra iscrizione alla pagina ufficiale di una data azienda, sino alla promozione tramite un tweet di un dato evento, passando, ad esempio, per un semplice like ad una foto o un commento ad uno stato.
Ovviamente è l'utente a scegliere quali tra le missioni proposte lo interessano. Verosimilmente si tratterà quindi di quelle relative a brand che conosciamo e che già pensiamo offrano servizi o prodotti interessanti o che addirittura abbiamo provato o possediamo.
Una volta portata a termine una missione ci verranno assegnati dei punti, chiamati lovies, che andranno a costituire il nostro portafoglio convertibile in premi di vario genere.
Ineressante anche l'altra faccia della medaglia, ovvero quella che riguarda le aziende che vogliono aderire a questa nuova modalità di marketing. Esse potranno infatti ora scegliere di pagare per risultati ottenuti, come ad esempio per numero di condivisioni di un post, o di mi piace a una pagina, o di iscrizioni a una newsletter e non più spendere dei soldi a priori per comparire in un banner i cui risultati sono sempre incerti.
Insomma un rapporto win-win interessante sia per il consumatore che per l'azienda promotrice. Attenti però a non farvi influenzare in prima persona cliccando mi piace solo per ricevere i lovies!
5 Commenti
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Dici?
Non vedo come possa funzionare questa roba...
anzi no... qualcuno disposto a LAVORARE pur d'ottenere un buono sconto del 5% lo trovano, sicuro.
Non vedo come possa funzionare questa roba...
anzi no... qualcuno disposto a LAVORARE pur d'ottenere un buono sconto del 5% lo trovano, sicuro.
Il 5 percento dici? Per me li trovano gratis, se non disposti a pagare, per "lavorare" facendo l'interesse di altri. Soprattutto in italia, patria natìa di queste "geniali startup". All'inizio "dell'internet per tutti" (parlo di fine anni '90) era consueto trovare aziende che ti pagavano per visualizzare pubblicità mentre navigavi, sfruttando un software che ti faceva comparire un banner sempre in primo piano sul desktop. O simili. Ma le aziende han capito che con altri strumenti più "sociali" potevano tranquillamente raggiungere lo scopo spendendo molto meno. Sarebbe stata la gente a voler entrare nel meccanismo in prima persona e spesso pure a gratis o poco meno.
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