L'amore queer ai tempi dell'IA nel nuovo episodio "Hotel Reverie" di Black Mirror

"Hotel Reverie" è uno degli episodi più riusciti della settima stagione della celebre serie Black Mirror. Parliamo di un omaggio malinconico al cinema classico che racconta una storia d’amore impossibile tra una star moderna e un'attrice digitale, tra etica, nostalgia e i rischi dell’intelligenza artificiale.
di Lorenzo Tirotta pubblicata il 17 Aprile 2025, alle 12:19 nel canale WebNetflix
Non mi aspettavo di trovarmi davanti a un racconto che, più che distopico, fosse profondamente malinconico e umano. Sì, c’è la tecnologia, c’è l’intelligenza artificiale, ma al centro pulsa una storia d’amore che sembra uscita da un classico in bianco e nero, solo che qui il bianco e nero è una simulazione, e il cuore che batte è, forse, solo un algoritmo.
“Hotel Reverie”: la trama in breve
La trama si apre in una Hollywood moderna e cinica, dove Brandy Friday (Issa Rae), attrice di successo ma stanca di essere relegata a ruoli secondari o stereotipati, cerca un’occasione per lasciare il segno. L’occasione arriva quando la Redream, una startup guidata dalla visionaria Kimmy (Awkwafina), propone di rifare “Hotel Reverie”, un classico del cinema anni ’40, usando una tecnologia rivoluzionaria: invece di girare un remake tradizionale, la coscienza dell’attore viene inserita in una simulazione immersiva, dove tutto è reale per chi lo vive, anche se tutto è artificiale.
Redream non è solo un software di intelligenza artificiale ma permette di “proiettare” la coscienza di un attore reale all’interno di una simulazione iperrealistica del film, dove tutti gli altri personaggi sono fatti da IA modellati sulle performance degli interpreti originali.
La protagonista scelta è Brandy Friday (Issa Rae), attrice di successo in cerca di un ruolo che la riscatti dagli stereotipi di Hollywood. Brandy, seppur donna, accetta di interpretare il protagonista maschile, il dottor Alex Palmer.
All'interno della simulazione, Brandy si trova a recitare accanto a Clara Ryce-Lechere (Emma Corrin), ereditiera tormentata e figura centrale del film, originariamente interpretata dalla diva Dorothy Chambers, tragicamente scomparsa negli anni Sessanta. All’inizio, la narrazione segue fedelmente il copione, ma un errore di Brandy, che chiama Clara con il nome “Dorothy” e prima ancora la scena del pianoforte, innesca una serie di anomalie: Clara inizia a mostrare emozioni e consapevolezza che vanno oltre la sua programmazione, rivelando frammenti della vera Dorothy, la cui vita e sofferenza personale avevano profondamente influenzato la sua interpretazione originale.
Un incidente tecnico, il rovesciamento di una bevanda sui computer di un tecnico di Redream, isola Brandy e Clara dagli altri personaggi, congelando la simulazione. In questo limbo, il tempo scorre diversamente e le due donne, ormai sole, si avvicinano sempre di più, vivendo un’intensa e inedita storia d’amore. Clara, ormai cosciente della propria natura artificiale e dei ricordi della vera Dorothy, attraversa un viaggio esistenziale che la porta a esplorare il suo passato, i suoi dolori e le sue passioni represse, arrivando a rivendicare la propria autonomia.
Quando il team di Redream ripristina la simulazione, la memoria di Clara viene resettata, ma non quella di Brandy. Nonostante il tentativo di riportare la storia sui binari del copione, la consapevolezza acquisita da Clara la rende imprevedibile. Nel finale, nel tentativo di salvare sé stessa e Brandy dal marito che voleva ucciderla, Clara uccide prima il marito e poi spara alla polizia, che risponde al fuoco uccidendola. Clara muore tra le braccia della protagonista Brandy, che recita la battuta iconica “Sarò tua per sempre”, facendo scattare i titoli di coda e permettendo così all'attrice di uscire dal mondo virtuale. Si, perché se il film non si fosse concluso coi titoli di coda, Brandy sarebbe rimasta per sempre dentro il film, mentre sarebbe morta nella realtà.
Nel mondo reale, Hotel Reverie Reborn diventa un successo, ma Brandy resta segnata dall’esperienza e dal legame con Clara/Dorothy. In un epilogo agrodolce, riceve dalla Redream un telefono collegato a una simulazione di Dorothy, creata a partire dai provini originali: le due possono finalmente parlarsi, ma questa Dorothy non possiede la consapevolezza e l’autonomia della Clara che Brandy aveva amato.
Mi sono innamorato di un'AI
L'episodio è un omaggio dichiarato al cinema classico, e la regia di Haolu Wang si diverte a giocare con i codici visivi del bianco e nero, le inquadrature eleganti, i costumi impeccabili, ispirati ala pellicola britannica degli anni 40' intitolata "Breve incontro". Ma la nostalgia è solo la superficie: sotto, Black Mirror ci ricorda che ogni tentativo di riportare in vita il passato, specie con mezzi artificiali, è destinato a produrre effetti collaterali imprevedibili.
La simulazione, infatti, non è perfetta. Brandy, pur avendo memorizzato ogni battuta ed essere una delle più grandi attrici del momento, si trova costretta ad improvvisare e lasciarsi andare. Ogni deviazione dalla sceneggiatura genera “stress narrativo”, e la tecnologia si adatta, corregge, ma anche si trasforma. Clara inizia a mostrare emozioni che non dovrebbe avere: nostalgia, dolore, attrazione. Quando Brandy la chiama per errore “Dorothy”, la barriera tra personaggio e attrice si incrina, e la simulazione si fa più profonda, più reale, più pericolosa.
A questo punto, “Hotel Reverie” si trasforma in una storia d’amore fuori dal tempo. Brandy e Clara/Dorothy, intrappolate in una simulazione che si inceppa per un banale incidente tecnico (un caffè rovesciato sui computer), vivono mesi insieme in un mondo dove il tempo scorre diversamente. Si conoscono, si confidano, si innamorano.
Per Brandy, Clara è un'AI, un’eco digitale di una donna morta da decenni, costretta a recitare per sempre un ruolo che non le appartiene. D'altra parte, per Clara, Brandy è una persona "reale" di quel tempo.
Quando la simulazione viene riavviata dopo il guasto, Clara perde memoria della loro storia. Brandy, invece, ricorda tutto, e deve correre verso il finale del film per poter uscire dal set virtuale. L’ultima scena, che richiama Casablanca, è struggente: Clara muore tra le braccia di Brandy, che recita la battuta finale "Sarò tua per sempre" e torna nel mondo reale. Il film remake viene lanciato in streaming, ma il successo non consola Brandy, che ha perso qualcosa di unico, anche se forse mai veramente esistito.
Il colpo di coda arriva con un regalo della Redream che arriva a casa di Brandy un anno dopo l'uscita del remake. Dentro l'attrice trova un telefono che gli permette di parlare con un’IA programmata sulle vecchie screen test di Dorothy. È un momento tenero e crudele insieme: la voce è quella di Dorothy, ma non c’è memoria, non c’è amore, solo una presenza digitale programmata per rispondere. Brandy può parlare “per tutto il tempo che vuole”, ma la persona che ha amato non c’è più, se mai c’è stata davvero.
"Mi sono innamorato di un'AI" non è un sottotitolo che ho scelto casualmente. Durante la visione dell'episodio mi è tornato in mente un brano di Marracash che si intitola proprio così e che recita: "Là fuori è solo CGI, e mi innamoro di un'AI, di ogni byte, E poi non litighiamo mai, Che device"
Come detto, “Hotel Reverie” è un episodio che parla di tecnologia, certo, ma soprattutto di desiderio, identità e memoria. Può essere vista come una critica feroce all’industria dell’intrattenimento che vorrebbe resuscitare il passato per profitto, senza preoccuparsi delle implicazioni etiche. Ma è anche una riflessione sulla solitudine degli attori, costretti a vivere ruoli non scelti, e sulla tentazione di rifugiarsi in mondi artificiali dove tutto sembra possibile, ma niente è davvero reale.
"Ciò che l'episodio discute, in generale, riguardo all'intelligenza artificiale, è ciò che gli attori stanno attraversando in questo momento, e se questo potrebbe effettivamente accadere a un attore che ha cercato di rimettere in scena un ruolo. Quali sono le implicazioni psicologiche ed emotive per qualcuno che è stato appena usato per due ore?", ha affermato il regista in una recente intervista.
Per gli appassionati della serie, il parallelo con “San Junipero” (3x4) è inevitabile: anche qui c’è una storia d’amore queer, anche qui la tecnologia offre una seconda possibilità. Per i più attenti sul pacco con all'interno il telefono si legge che Brandy abita all'indirizzo Junipero Drive.
Protagoniste dell'episodio "San Junipero"
Ma se “San Junipero” era più ottimista, “Hotel Reverie” è profondamente malinconico: l’amore può nascere ovunque, anche tra una persona reale e una coscienza digitale, ma resta confinato in una “reverie”, un sogno da cui prima o poi bisogna svegliarsi.
A mio parere, “Hotel Reverie” è uno degli episodi più belli e visivamente raffinati di Black Mirror, ma anche uno dei più inquietanti. Ci ricorda che la tecnologia può offrirci illusioni perfette, ma che la realtà, con le sue imperfezioni e i suoi limiti, è ancora il luogo dove dobbiamo imparare ad amare e a perdere. Un episodio che lascia il segno, e che, come il miglior cinema, ci fa uscire dalla sala con una domanda in più e una certezza in meno.
Come sottolinea la regista Haolu Wang, ciò che conta è il legame autentico che si crea tra due anime “intrappolate” in ruoli diversi, ma unite dal desiderio di essere finalmente se stesse.
5 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoCome cantava Gaber...
..."No vedi cara per me l'amore, non ho problemi, è una cosa normale, uno lo può fare con chi vuole: certo donne, uomini, animali, caloriferi"Ma quotone !
Ogni buco è buono - Prophilax
Cmq grazie per info ed articolo.
Ogni buco è buono - Prophilax
Non che mi interessi realmente, ma il buco del calorifero dove sta?
Noioso, ca va sans dire, il ritmo è assente, le scene in b/n sembrano più lente dei film a cui si ispirano, non c'è motivo di immedesimarsi nei protagonisti, troppo finti da risultare credibili.
Ridicolo, gli espedienti narrativi, il nerd che ha solo una unica legge che consiste di non tenere liquidi vicino alle macchine, guarda un po' rovescia il caffè dentro un pc, la protagonista, "grande attrice" che mentre recita in un film anni '40 esce dalla parte, usa termini attuali, il team a capo del progetto che sembra una manica di dilettanti uscita dalla cameretta di qualcuno, e tanto altro che grazie a dio ho dimenticato
Sbagliato, perché in continuazione vengono poste regole che dopo poco vengono bellamente infrante, tipo i personaggi freezati dopo il blocco del pc, tranne e non si capisce perché, la protagonista Clara; e che dire del concetto stesso di Black Mirror, che offre una sorta di finestra sul futuro ed in questo episodio ci propone addirittura una storia d'amore tra due donne, nel 2025! Wow, avanguardia pura! (cit.)
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