Google: dopo Maps e Gmail, via anche Translate dalla Cina

Google ha reso offline il suo servizio di traduzione dalla Cina, in ottemperanza al giro di vite voluto dalle autorità locali in vista degli importanti avvenimenti politici
di Rosario Grasso pubblicata il 05 Ottobre 2022, alle 16:01 nel canale WebGoogle non renderà più disponibile Translate su territorio cinese. Alphabet, la società che controlla la stessa Google, ha infatti fatto sapere in via ufficiale che il servizio di traduzione automatica multilingue è stato spento. Si trattava di una delle poche funzioni Google ancora funzionanti in Cina, dopo che il governo locale ha proibito Maps e Gmail, oltre che la Ricerca Google.
Translate era un servizio molto usato in Cina, utile per tutti coloro che volessero comunicare in inglese. Va inoltre aggiunto che lo stop a Google Translate avviene a ridosso del Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese del 16 ottobre. Non è la prima volta che le autorità locali pattuiscono con Google una riduzione dei servizi di quest'ultima in concomitanza di importanti avvenimenti politici o ricorrenze delicate. Era già avvenuto, infatti, in occasione dell'anniversario del massacro di piazza Tienanmen, ma non solo.
È solo l'ultimo episodio del rapporto molto travagliato tra Google e Cina. Nel 2006, infatti, Mountain View lanciava sul mercato cinese una versione del suo motore di ricerca adattata alla censura e alle limitazioni locali. Questa mossa, però, scatenò su Google molte proteste da parte del mondo occidentale, fino alla decisione della polizia cinese di spegnere il motore di ricerca nel 2010.
Nel 2017, invece, Google lanciava in Cina Translate sotto forma di sito web e app per gli smartphone, allo scopo principalmente di mantenere una presenza, seppure minima, sul territorio. Ma anche questo ultimo baluardo è destinato a scomparire. Negli scorsi anni Google ha anche provato a sviluppare un motore di ricerca che aderisse fin dalle fondamenta alle direttive del governo cinese: con nome in codice Dragonfly, tuttavia, il progetto non sbocciò mai completamente, e fu successivamente accantonato.
Serve un motore ad hoc per la Cina perché è impossibile filtrare opportunamente le notizie secondo la volontà del governo cinese. I precedenti esperimenti di Google, infatti, lasciavano arrivare in Cina notizie poco gradite su censura o azioni di hackeraggio, mentre su YouTube erano trapelati i filmati dei tibetani picchiati dalla polizia cinese, fino alla definitiva decisione delle autorità di chiudere tutto.
La Cina preferisce fornire ai suoi cittadini servizi sviluppati internamente, come Baidu per la ricerca o Qzone per quanto riguarda i social network.
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