Avetrana, la serie tv Disney+ sul delitto di Sarah Scazzi, non andrà (per ora). Il tribunale dispone la sospensione

Il Tribunale di Taranto ha sospeso la messa in onda della serie "Avetrana – Qui non è Hollywood" su Disney+, accogliendo il ricorso del sindaco di Avetrana che temeva una rappresentazione diffamatoria della comunità locale. L'udienza di comparizione è fissata per il 5 novembre.
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 23 Ottobre 2024, alle 15:46 nel canale WebDisney
La tanto attesa serie televisiva "Avetrana – Qui non è Hollywood", che avrebbe dovuto debuttare il 25 ottobre su Disney+, ha subito un brusco arresto. Il Tribunale di Taranto ha infatti emesso un provvedimento di sospensione cautelare, accogliendo il ricorso presentato dal sindaco di Avetrana, Antonio Iazzi. Questa decisione ha suscitato un acceso dibattito, mettendo in luce le tensioni tra la rappresentazione mediatica di eventi tragici e la percezione della comunità locale.
La storia con il ricorso del sindaco di Avetrana
Il sindaco Iazzi, supportato dai legali Fabio Saponaro, Stefano Bardaro e Luca Bardaro, ha presentato un ricorso d'urgenza ex articolo 700 al tribunale. La richiesta era chiara: sospendere immediatamente la messa in onda della serie e consentire una visione preliminare per valutare l'eventuale portata diffamatoria dell'opera. L'amministrazione comunale temeva che l'associazione del nome di Avetrana a un adattamento cinematografico potesse perpetuare stereotipi negativi, dipingendo la cittadina come una comunità ignorante e retrograda.
L'omicidio di Sarah Scazzi, avvenuto nell'agosto del 2010, ha lasciato un segno indelebile sulla comunità di Avetrana. L'enorme risonanza mediatica del caso ha portato a una stigmatizzazione del territorio, che il sindaco e i suoi concittadini hanno cercato di combattere nel corso degli anni. La decisione di costituirsi parte civile nel processo penale contro i responsabili dell'omicidio è stata una mossa per dimostrare l'impegno della comunità nel dissociarsi dai crimini commessi.
La produzione della serie "Avetrana – Qui non è Hollywood" ha sollevato preoccupazioni significative tra gli abitanti del luogo. Il timore principale era che il titolo stesso della serie potesse attirare l'attenzione sul territorio piuttosto che sul caso di cronaca, alimentando ulteriormente i pregiudizi esistenti. Il sindaco Iazzi ha sottolineato come la messa in onda rischiasse di rappresentare un "ulteriore attentato ai diritti della personalità dell'ente comunale", accentuando il danno d'immagine già subito dalla cittadina.
La decisione del tribunale
Il giudice Antonio Attanasio ha accolto le istanze del sindaco e dei suoi legali, disponendo la sospensione della serie. L'udienza di comparizione delle parti è stata fissata per il 5 novembre, data in cui si discuteranno ulteriormente le implicazioni legali e morali della messa in onda della fiction. Questo provvedimento rappresenta un importante riconoscimento delle preoccupazioni espresse dalla comunità di Avetrana.
L'omicidio di Sarah Scazzi è stato uno dei casi più seguiti dalla cronaca italiana. Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia della vittima, sono state condannate all'ergastolo in via definitiva. Michele Misseri, padre e marito delle due donne, è stato condannato per concorso in soppressione di cadavere ma è ormai libero dopo aver scontato la sua pena. Questo tragico evento ha avuto ripercussioni profonde non solo sui familiari coinvolti ma anche sull'intera comunità di Avetrana.
24 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoil fatto che sia di cattivo gusto non è un buon motivo per censurarla
Non ho detto il contrario, anzi, ho anche specificato "a prescindere da tutto il resto". Rimane, imo, di cattivo gusto: lascio alle persone colte questa robaccia.
Cattivo gusto? Ragazzi, la cronaca nera esiste da sempre, e non mi sembra che sia l'unico fatto di sangue a essere stato trasposto in forma cinematografica.
Il problema qui è solo il titolo, pericolosamente generalizzante.
La serie TV sul mostro di Firenze si chiama "Il Mostro", non "Firenze".
Capite la differenza?
Poi che faccia ribrezzo o meno, che porti rispetto ai congiunti di entrambe le famiglie coinvolte... è un'altra storia, e di certo non siamo noi a doverne prendere le difese.
Il problema qui è solo il titolo, pericolosamente generalizzante.
La serie TV sul mostro di Firenze si chiama "Il Mostro", non "Firenze".
Capite la differenza?
Poi che faccia ribrezzo o meno, che porti rispetto ai congiunti di entrambe le famiglie coinvolte... è un'altra storia, e di certo non siamo noi a doverne prendere le difese.
Ci sono già i giornali per i fatti di cronaca. Le serie tv su fatti di cronaca, ripeto, le lascio ai colti. Puro parere personale espresso in un forum pubblico.
Non c'è bisogno di mettersi sulla difensiva. Non è un j'accuse nei confronti di chi non apprezza tali prodotti. È solo che utilizzare come perno argomentativo il "cattivo gusto" non è pienamente allineato con quello che da anni permea la società contemporanea.
E da quando ci si deve allineare? Trovo diverse cose di cattivo gusto. Comunque prendo atto di come la pensi e per quanto mi riguarda non necessito di esprimermi oltre sull'argomento. Senza rancore alcuno, sia chiaro.
La tua non necessità di esprimerti oltre sull'argomento è ben accetta e non contestata, ma lasciami rispondere alla domanda con la quale il tuo commento principia:
Non ci si deve allineare, ma bisogna scegliere le proprie argomentazioni con cognizione di causa. Il fatto che la tua sfruttava il concetto del "cattivo gusto" la poneva conseguentemente in contestazione con il pensiero comune, proprio ciò che genera il concetto stesso di "buon gusto" o "cattivo gusto".
Ergo, se la massa accetta di buon grado altre "messe in scena" (nel senso più tecnico del termine) di pari entità, mi sembra ovvio che il "gusto" non sia affatto cattivo.
Al massimo, si potrebbe dire: non rientra nei canoni dei miei gusti.
Questa forma sarebbe più apprezzabile. Ma affermare che qualcosa è di cattivo gusto (o meno) è alquanto perentorio.
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