WhatsApp, in arrivo le pubblicità: Facebook vuole guadagnare con la messaggistica

L'ultimo periodo burrascoso fra i co-fondatori di WhatsApp e Facebook è stato raccontato da Acton in un'intervista con Forbes. Ed è praticamente questione di tempo perché le pubblicità non arrivino su WhatsApp. Ecco in che forma
di Nino Grasso pubblicata il 28 Settembre 2018, alle 15:41 nel canale TelefoniaAll'interno di un'intervista di Forbes con uno dei co-fondatori di WhatsApp, Brian Acton, vengono svelate alcune informazioni molto interessanti sul futuro della piattaforma di messaggistica e sull'arrivo delle pubblicità all'interno dell'app. Ricordiamo che per un breve periodo WhatsApp è stata a pagamento, ma ad oggi non offre nessuna possibilità di monetizzazione diretta nonostante l'enorme bacino d'utenza in tutto il mondo. Ed è chiaro che la pubblicità potrebbe essere il modo più remunerativo per farlo, come la stessa Facebook ci può insegnare.
Nell'intervista viene confermato che fra i motivi dell'addio di Acton e Koum c'erano le enormi divergenze di pensiero con Zuckerberg e la dirigenza della piattaforma social, soprattutto relativamente alle modalità di guadagno dell'applicazione. Nello stesso articolo si legge che WhatsApp potrebbe integrare banner pubblicitari, e questa non è di certo un'idea dell'ultimo momento. Ma è un'idea contro la quale i fondatori si sono battuti sin dal lancio avvenuto nel 2009. Il motto era, in lingua inglese: "No ads, no games, no gimmicks".
Facebook, però, aveva pianificato l'introduzione dei banner commerciali già prima di aver concluso gli accordi di acquisizione. Nel 2014 Facebook ha acquisito WhatsApp ad una cifra complessiva di circa 22 miliardi di dollari, e - secondo quanto emerge dalla nuova intervista - pare che i due fondatori non si fossero ancora resi conto del fatto che il social network avesse già la tecnologia pronta per unire i dati fra le diverse piattaforme e generare proventi attraverso le inserzioni pubblicitarie. Al tempo stesso Zuckerberg era favorevole all'implementazione della crittografia end-to-end, anche se la tecnologia avesse bloccato la raccolta dei dati.
In soli 18 mesi Facebook ha modificato i termini di servizio di WhatsApp in modo che la condivisione dei dati fra le piattaforme fosse possibile, e in risposta ha ricevuto una multa di 122 milioni di dollari da parte della Commissione Europea. Solo in quel periodo Acton si è accorto, secondo quanto rivelato recentemente, che Facebook era già in grado di unire gli account degli utenti nelle due piattaforme e quindi collegare i dati raccolti. Lo scorso anno Facebook ha inoltre iniziato ad esplorare nuove modalità per monetizzare WhatsApp, e fra queste c'era la visualizzazione di contenuti pubblicitari all'interno dei nuovi Stati.
Un'altra modalità di monetizzazione studiata da Zuckerberg e dagli altri vertici del social network era invece relativa alla vendita di dati statistici e strumenti aziendali. Acton invece aveva idee diverse sul modo di generare fondi dal servizio, chiedendoli direttamente agli utenti (come avveniva in passato): fra questi ad esempio la possibilità di richiedere una piccola cifra solo una volta ricevuto o mandato un determinato numero di messaggi, idea che però alla direzione di Facebook non è piaciuta sul nascere. Nell'intervista emerge inoltre un altro argomento molto interessante.
This could come from directly charging for the service, it could come from advertising, it could come from a WeChat-like services play. The first is very hard across countries, the latter two are complicated by E2E. (11/13)
— Alex Stamos (@alexstamos) 26 settembre 2018
Nel contratto firmato in seguito all'acquisizione dai due fondatori della compagnia c'era una clausola che consentiva ad Acton e Koum di disfarsi della partecipazione azionaria se Facebook avesse modificato le metodiche di monetizzazione senza il loro consenso. E alla fine hanno scelto di andare via, sotto i colpi sempre più pressanti dei dirigenti del social network. Del resto è impensabile pensare che WhatsApp potesse rimanere del tutto gratuita ancora per molto, e a dirlo è Alex Stamos, ex-Chief Security Officer di Facebook: "È da pazzi aspettarsi che gli investitori sovvenzionino una rete di messaggi di testo, voce e video per sempre", ha dichiarato su Twitter, ipotizzando quello che potrebbe essere il futuro dell'app.
Ad oggi non c'è certezza su quella che sarà la modalità di monetizzazione di WhatsApp, tuttavia possiamo avere una minima idea sulle tempistiche. Sempre parte dell'accordo di acquisizione era un'altra clausola in cui veniva specificato che Acton e Koum non avrebbero avuto "pressioni" sulla monetizzazione del servizio per i successivi cinque anni. Non è andata proprio così e i due fondatori hanno deciso di lasciare in anticipo, ma nel 2019 è molto probabile che qualcosa accadrà. Secondo Stamos potrebbero essere diverse le scelte per WhatsApp, fra cui "pagamenti diretti, pubblicità, o servizi di gioco a pagamento come WeChat". Insomma, WhatsApp perderà un po' del suo spirito iniziale, e su questo Facebook ha le idee chiare ormai da diversi anni.
48 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa non possono semplicemente far pagare un tot.?
Preferivo pagare la cifra ridicola che chiedevano prima.
E be… Facebook no, preferisce guadagnare 100 miliardi di volte tanto rispetto 1 euro ad utente.
Non ne ha, per ora.
E' più facile che il Papa giri un porno che convincere la massa di decerebrati a rimuovere Whatsapp (che tanto alla pubblicità sono abituati, di tutte le mie conoscenze nessuno su smartphone usa alcun AD blocker).
Se fanno troppo gli ingordi rischiano di tirarsi la zappa sui piedi, un cannone annuale sarebbe l'ideale, bisogna vedere eventualmente che cifre chiederebbero.
La pubblicità potrebbe essere un'alternativa se non eccessivamente invadente, ma su questo ho dei dubbi.
Che funzioni anche x Windows 10 mobile pls
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