TIM: finisce l'era dell'AD Genish. Dimissioni forzate e il titolo affonda in Borsa. Sindacati preoccupati

TIM: finisce l'era dell'AD Genish. Dimissioni forzate e il titolo affonda in Borsa. Sindacati preoccupati

Deleghe provvisorie al Presidente Conti mentre il CDA decide per il prossimo 18 novembre una nuova assemblea per nominare il successore. Altavilla e Sabelli tra i "papabili".

di pubblicata il , alle 10:01 nel canale Telefonia
TIM
 

A sorpresa, o forse anche no, arrivano le dimissioni forzate dell'Amministratore Delegato di TIM, Amos Genish direttamente in una riunione straordinaria del comitato dell'operatore italiano. La sfiducia arriva da ben 10 consiglieri in quota ad Elliott. La palla passa ora temporaneamente al Presidente Conti che ha deciso di convocare un'assemblea straordinaria per il prossimo 18 novembre per nominare il successore di Genish. La preoccupazione è ora quella delle perdite in Borsa, ma anche di un taglio dei dipendenti e dunque di un futuro non proprio roseo e facile per TIM.

Secondo le prime indiscrezioni di stampa al posto dell'AD Genish sarebbero pronti già i nomi di Alfredo Altavila o Rocco Sabelli che essenzialmente sono nomi già interni al board di TIM e che favorirebbero sicuramente un passaggio, forse, meno indolore di quanto si potrebbe avere con altri personaggi. La resa di Genish è arrivata nella giornata di ieri dopo la presentazione dei conti semestrali che non hanno fatto altro che registrare una flessione importante di oltre 800 milioni a seguito della svalutazione dell'avviamento domestico per 2 miliardi. Numeri che hanno chiaramente costretto a rivedere il tutto e a virare verso un ribasso dell'outlook per il 2018.

“I risultati mostrano la totale disorganizzazione della società e il fallimento della nuova governance – commentava un portavoce di VivendiI risultati dimostrano che il fondo attivista, che aveva promesso molti miglioramenti, ha messo in atto una politica di performance di breve termine che non ha mantenuto le sue promesse”. Un'occasione questa per continuare la lotta verbale, e non solo, tra Vivendi ed Elliott, dove il primo ha continuato a dichiarare una mossa cinica e segreta per destabilizzare, e portata a termine mentre l’Ad Genish era dall’altra parte del mondo”.

TIM ha chiaramente voluto rispondere ai francesi dichiarando come “La necessità di procedere” alle recenti svalutazioni “non è dovuta a una disorganizzazione della società o al fallimento della nuova governance, come insinuato da Vivendi, ma all’implementazione da parte di Amos Genish (designato dal socio Vivendi) di scelte industriali riconducibili allo stesso socio Vivendi. L’amministratore delegato Amos Genish ha svolto il suo lavoro in continuità rispetto al passato, perseguendo, senza raggiungerli, gli obiettivi indicati nel piano industriale da lui stesso predisposto in coordinamento con il socio Vivendi, con il conseguente obbligo per l’attuale Cda di procedere alle svalutazioni riportate nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2018”. Il consiglio di amministrazione di TIM attualmente in carica:

  • è stato nominato in sostituzione di un consiglio venuto meno per effetto delle volontarie dimissioni dei consiglieri nominati da Vivendi rassegnate al fine di evitare la revoca di una parte di essi chiesta in considerazione di gravi carenze di governance;
  • è interamente composto da soggetti indipendenti rispetto ai fondi di investimento gestiti da Elliott;
  • ha mantenuto come amministratore delegato Amos Genish (designato dal socio Vivendi), il quale aveva accettato di rimanere in carica a condizione che fosse confermato (come in effetti è accaduto) il piano industriale approvato dal precedente consiglio di amministrazione, sotto la direzione e il coordinamento di Vivendi e composto per la maggioranza da consiglieri designati da quest’ultima.
  • L’amministratore delegato Amos Genish ha quindi svolto il suo lavoro in continuità rispetto al passato, perseguendo, senza raggiungerli, gli obiettivi indicati nel piano industriale da lui stesso predisposto in coordinamento con il socio Vivendi, con il conseguente obbligo per l’attuale Cda di procedere alle svalutazioni riportate nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2018. 
  • La necessità di procedere a tali svalutazioni non è quindi dovuta a una disorganizzazione della società o al fallimento della nuova governance, come insinuato da Vivendi, ma all’implementazione da parte di Amos Genish (designato dal socio Vivendi) di scelte industriali riconducibili allo stesso socio Vivendi.
  • Quanto alla dichiarazione di Vivendi di “deplorare” la decisione di non convocare l’assemblea dei soci per procedere al rinnovo dei revisori, si precisa che trattasi di dichiarazione non veritiera (non avendo ancora il Cda assunto una decisione a tale riguardo) e fuorviante (attesa l’inesistenza di alcuna norma che imponga la nomina dei revisori in data anteriore all’assemblea che sarà convocata per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2018).

TIM: quale sarà il suo ''preoccupante'' futuro?

Tanta la preoccupazione sulla vicenda di TIM soprattutto da parte dei sindacati che vedono "nero" per i lavoratori dell'azienda. Per i sindacalisti la vicenda non è altro che la dimostrazione di "come i poteri abbiano preso il controllo di quello che era ed è ancora un vero gioiello italiano. E come gli stessi portino avanti le loro battaglie infischiandosene delle continue ricadute che tutto questo comporta sul Gruppo". Queste le parole di Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom.

La Borsa non sembra aver digerito bene le mosse del Gruppo e già all'apertura di questa mattina segna una perdita oltre il 3% che di certo non può far stare tranquilli i dipendenti che vedono in lontananza la preoccupazione di possibili licenziamenti o di una ristrutturazione dell'intera forza lavoro da parte di TIM.

19 Commenti
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cerbert14 Novembre 2018, 10:32 #1
No, no, perchè il privato funziona. No, no, perchè il privato è efficiente.


Sul Sole 24Ore (cartaceo) nei giorni scorsi è comparso un articolo che dettagliava come Telecom in mano all'inefficiente stato italiano fosse uno dei maggiori operatori telefonici mondiali per giro di affari, influenza e capacità innovativa.

Proprio una indegna fine.
Possiamo essere davvero soddisfatti di esserci fatti rubare sotto il naso i gioielli di famiglia. Furbi come noi pochi al mondo...
Domenik7314 Novembre 2018, 10:41 #2
Mi spiace per i lavoratori, spero vengano assunti dalle altre compagnie. Allo stesso tempo è tassativo che non ci siano gli ennesimi aiuti statali che andrebbero solo a finire nelle tasche di chi fino a oggi ha spolpato quella che era un'eccellenza italiana. Se ci fosse giustizia andrebbero presi i politici che hanno regalato ai loro amici (i quali , a loro volta si sono solo preoccupati di ricavarne il maggior profitto possibile per se stessi, distruggendola) quest'azienda e far pagare loro il conto per risanarla.
La speranza adesso è riposta su Open Fiber che, in nessun modo, dovrà contaminarsi alleandosi con TIM.
s0nnyd3marco14 Novembre 2018, 10:44 #3
Originariamente inviato da: cerbert
No, no, perchè il privato funziona. No, no, perchè il privato è efficiente.


Sul Sole 24Ore (cartaceo) nei giorni scorsi è comparso un articolo che dettagliava come Telecom in mano all'inefficiente stato italiano fosse uno dei maggiori operatori telefonici mondiali per giro di affari, influenza e capacità innovativa.

Proprio una indegna fine.
Possiamo essere davvero soddisfatti di esserci fatti rubare sotto il naso i gioielli di famiglia. Furbi come noi pochi al mondo...


Puoi dire grazie alle privatizzazioni fatte negli anni 90.
cerbert14 Novembre 2018, 11:00 #4
Originariamente inviato da: s0nnyd3marco
Puoi dire grazie alle privatizzazioni fatte negli anni 90.


E nessun segno che la lezione venga capita.
Perdiana, persino il liberismo "classico" riconosceva che ci sono "mercati" che NON SONO "mercato".
In cui la concentrazione oligopolistica è semplicemente inevitabile ed i guadagni che si possono fare divorando la torta più in fretta che si può sono di gran lunga superiori a qualsiasi ottica produttiva di lungo periodo.

In cui il più inefficiente e corrotto degli stati è, comunque, interessato a mantenere in vita la rete, anche solo per continuare a garantirsi voti di scambio, laddove capitali viaggianti appena possono monetizzare il monetizzabile per investirlo su qualche altra speculazione, lo faranno.

Ci sarebbe dovuta servire da esempio l'Argentina di Menem, in cui gli efficientissimi investitori privati arrivarono persino a smontare le ferrovie e rivendere treni, binari e traversine all'estero (storia vera, potete ancora vedere stazioni senza binari nel bel mezzo delle piccole città.

Ma, appunto, furbi come noi...
igiolo14 Novembre 2018, 11:15 #5
Originariamente inviato da: cerbert
E nessun segno che la lezione venga capita.
Perdiana, persino il liberismo "classico" riconosceva che ci sono "mercati" che NON SONO "mercato".
In cui la concentrazione oligopolistica è semplicemente inevitabile ed i guadagni che si possono fare divorando la torta più in fretta che si può sono di gran lunga superiori a qualsiasi ottica produttiva di lungo periodo.

In cui il più inefficiente e corrotto degli stati è, comunque, interessato a mantenere in vita la rete, anche solo per continuare a garantirsi voti di scambio, laddove capitali viaggianti appena possono monetizzare il monetizzabile per investirlo su qualche altra speculazione, lo faranno.

Ci sarebbe dovuta servire da esempio l'Argentina di Menem, in cui gli efficientissimi investitori privati arrivarono persino a smontare le ferrovie e rivendere treni, binari e traversine all'estero (storia vera, potete ancora vedere stazioni senza binari nel bel mezzo delle piccole città.

Ma, appunto, furbi come noi...

putroppo tutto vero
hanno smantellato senza controllare, ed adesso ne paghiamo le conseguenze.
s0nnyd3marco14 Novembre 2018, 11:18 #6
Originariamente inviato da: cerbert
E nessun segno che la lezione venga capita.
Perdiana, persino il liberismo "classico" riconosceva che ci sono "mercati" che NON SONO "mercato".
In cui la concentrazione oligopolistica è semplicemente inevitabile ed i guadagni che si possono fare divorando la torta più in fretta che si può sono di gran lunga superiori a qualsiasi ottica produttiva di lungo periodo.

In cui il più inefficiente e corrotto degli stati è, comunque, interessato a mantenere in vita la rete, anche solo per continuare a garantirsi voti di scambio, laddove capitali viaggianti appena possono monetizzare il monetizzabile per investirlo su qualche altra speculazione, lo faranno.

Ci sarebbe dovuta servire da esempio l'Argentina di Menem, in cui gli efficientissimi investitori privati arrivarono persino a smontare le ferrovie e rivendere treni, binari e traversine all'estero (storia vera, potete ancora vedere stazioni senza binari nel bel mezzo delle piccole città.

Ma, appunto, furbi come noi...


Assolutamente d'accordo con te. Il colpo di grazia alle politiche industriali nazionali e' stata l'adesione all'UE ed all'euro. Vedremo quanto in basso finiremo.
MiKeLezZ14 Novembre 2018, 11:35 #7
Originariamente inviato da: cerbert
No, no, perchè il privato funziona. No, no, perchè il privato è efficiente.
Questo è il privato: il CEO percepiva 150'000 euro al mese di stipendio e il CHM ne percepisce 75'000.
Come riportato nella news i loro interessi sono di breve termine: sedere il più possibile sul trono e nel contempo raggiungere gli obiettivi aziendali per ottenere ulteriori bonus milionari.
Possiamo essere davvero soddisfatti di esserci fatti rubare sotto il naso i gioielli di famiglia. Furbi come noi pochi al mondo...
Rubati? TIM è stata "privatizzata" ovvero "regalata" grazie a varie mazzette e favori elargiti ai politici del tempo, che hanno quindi attuato una scelta legislativa personale e non atta a favorire il nostro Paese.
Rubberick14 Novembre 2018, 11:59 #8
Erano praticamente l'operatore con più mercato, hanno cercato di tirare sul rame da una vita, anche le VDSL in ritardo di anni rispetto agli altri paesi come l'olanda e la francia.

Potevano metter su da tempo una rete in fibra ottica in italia capillare che sarebbe stata una spesa massiccia ma poi per cui rientrare dopo un pò.

Hanno aspettato quando praticamente tutti gli altri operatori si sono mossi con la fibra e le connessioni casalinghe sono scese di prezzo veramente tanto non garantendo più margini decenti per poter rientrare di investimenti.

Potevano anche crearsi un bel mercato sulla tv via filo ma nel frattempo sono arrivati indipendenti come Netflix e Amazon che mano mano sono diventati più grossi...

Se si muovevano prima con la fibra ottica ne beneficiavamo tutti noi sicuro ma forse anche loro economicamente parlando..
Alucard8814 Novembre 2018, 12:01 #9
Secondo me è colpa dei Grillini e della sindaca Raggi!!
pabloski14 Novembre 2018, 12:04 #10
Originariamente inviato da: cerbert
Perdiana, persino il liberismo "classico" riconosceva che ci sono "mercati" che NON SONO "mercato".


Anche. Ma qui la situazione è tragicomica, perchè viviamo in un'epoca in cui oligarchie parassitarie, ammanigliate con poteri statali e bancari, giocano a fare gli imprenditori privati.

Giocano perchè i soldi per giocare vengono dalle banche, tipo MPS che ancora deve riscuotere crediti da certi soggetti per centinaia di milioni di euro. Comprano aziende, le spacchettano, reimpacchettano e svendono ad altri soggetti. E' un continuo passaggio di mano.

Quando la situazione debitizia diventa critica, vanno dai governi amici e pretendono di essere salvati con i soldi delle nostre tasse.

Questi non sono imprenditori in senso liberale, sono parassiti. E sono d'accordo con la definizione data dagli "anti-sistema", ovvero che questi qui sono comunisti, ma nella peggiore accezione del termine ( dittatura loro non del proletario, cioè sono identici ai pezzi grossi della nomenclatura sovietica ).

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