Samsung primo produttore di smartphone 5G a inizio 2020

Le vendite di smartphone con tecnologia 5G si impennano nei primi 3 mesi del 2020: Samsung e Huawei sono i due principali produttori di fatto appaiati. E' la Cina la regione che più traina le vendite di questi dispositivi
di Paolo Corsini pubblicata il 29 Aprile 2020, alle 14:41 nel canale TelefoniaXiaomiVivoOppoHuawei5GSamsung
Nel corso dei primi 3 mesi del 2020, stando alla più recente analisi formulata da Strategy Analytics, le vendite di smartphone con connettività 5G hanno totalizzato un volume superiore a quello di vendita di tutto l'anno 2019. La disponibilità crescente di nuovi smartphone 5G ha permesso tale risultato, con Samsung in testa nella classifica dei produttori.
La quota di mercato dell'azienda coreana in questa particolare classifica è del 34,4%, poco distante dal 33,2% di Huawei. Quest'ultima ha raccolto la maggior parte delle vendite in Cina, forte anche del contributo dei prodotti a marchio Honor, mercato che al momento attuale è il principale a livello globale quanto a domanda di smartphone 5G.
Non sorprende quindi trovare nelle 3 altre posizioni della top 5 altre aziende cinesi come Vivo, Xiaomi e Oppocon quote rispettivamente pari al 12,9%, 10,4% e 5%. Tutti gli altri produttori sommati assieme raccolgono il 5% del totale, a testimoniare come questo sia un mercato interessante ma ancora agli albori.
Del resto nei primi 3 mesi del 2020 sono stati venduti circa 24,1 milioni di smartphone 5G in tutto il mondo, un risultato che come detto è superiore alle vendite di terminali 5G registrate nell'intero anno 2019 (18,7 milioni). I modelli di maggior successo nella gamma Samsung sono stati quelli Galaxy S20 5G e Galaxy S20 Ultra 5G; per Huawei le preferenze sono cadute su Mate 30, Mate 30 Pro e Honor V30 Pro.
Sarà interessante valutare nel corso dei prossimi mesi l'impatto degli smartphone 5G posizionati nel segmento di fascia media del mercato che saranno introdotti da vari produttori nel corso della prima metà del 2020. Oltre a questo, i dati del secondo trimestre dovrebbero meglio tenere conto degli impatti della pandemia da COVID-19 a livello globale, non tanto nel mercato cinese quanto in quelli europeo e nord americano.
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