Immuni ferma a 4 milioni di download. Un'occasione persa per gli italiani contro il COVID-19?

L'applicazione per il tracciamento del contagio da COVID-19 sembra aver raggiunto un momento di stasi con oltre 4 milioni di download. Gli utenti non sembrano intenzionati a scaricarla potrebbe essere un'occasione persa per gli italiani?
di Bruno Mucciarelli pubblicata il 02 Luglio 2020, alle 13:21 nel canale TelefoniaAndroidiOSAppleGoogle
L'applicazione Immuni funziona molto bene ma il problema è che solo 4 milioni di italiani l'hanno scaricata sul loro smartphone. Numeri non esaltanti per l'applicazione totalmente gratuita e soprattutto fortemente sicura che permetterebbe, in caso di esposizione da contagio di COVID-19, di avere la situazione sotto controllo. Il Ministero dell'Innovazione cerca di spingere gli italiani a scaricare l'applicazione e soprattutto torna sul discorso che per funzionare davvero è necessario che ci sia una sola applicazione per tutto il paese e non varie app regionali.
Immuni: l'occasione persa per combattere il COVID-19?
L'applicazione di contact tracing italiana sembra non avere più lo slancio iniziale. Dal 15 giugno, data ufficiale di rilascio in tutta Italia, solo 4 milioni di utenti l'hanno scaricata sul proprio smartphone. Un sistema di monitoraggio studiato a tavolino con precisione da una startup italiana che ha fatto della privacy la prima vera caratteristica di questa nuova applicazione. Eppure non si riesce più ad avere maggiori download, almeno per il momento, e forse a causa della bella stagione o anche per il fatto che i numeri di contagio sono scesi fortemente. Gli italiani probabilmente si sentono più forti e protetti e non ricordano l'ondata di contagi che è avvenuta durante gli scorsi mesi quando un'applicazione come Immuni sicuramente avrebbe permesso una migliore organizzazione soprattutto nel non avere un surplus di malati negli ospedali.
Come spiega il ministro dell'innovazione, Paola Pisano, l'applicazione Immuni "tecnologicamente e tecnicamente sta funzionando e si sta integrando bene con il sistema sanitario che ora non risulta più sotto pressione come prima: dialoghiamo settimanalmente con tutte le Regioni. Serve però in questa Fase 3 un'app unica, altrimenti non si ha il controllo dei dati e non si riescono a individuare focolai di ammalati". Un messaggio su Immuni che arriva anche dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, il quale ha voluto dire la sua "tutti quanti a scaricare l'app che serve a proteggerci a livello nazionale. Non bisogna fare delle app per le singole Regioni, occorre avere una protezione a livello nazionale".
Sappiamo bene che sono diverse le Regioni che hanno rilasciato una loro applicazione a livello regionale che in qualche modo va a contrastare o a dare fastidio all'app Immuni creando forse più caos che benefici. Regioni come Lombardia, Sicilia e Sardegna la utilizzano e i numeri parlano addirittura di download importanti, ad esempio per la regione Lombarda che ha raggiunto addirittura il milione e 300 mila download.
Immuni: come funziona e perché può salvarci dalla pandemia
Immuni, lo avevamo visto qualche tempo fa in questo articolo dettagliato, lavorerà completamente sul sistema creato ad hoc da Apple e Google per le notifiche ma anche per la gestione dell'intero funzionamento. Questo significa che non verrà mai utilizzato il GPS per la gestione della localizzazione dell'utente ma verrà usato il Bluetooth e questo permetterà di avere la massima sicurezza a livello di localizzazione dell'utente. E' questo un passo fondamentale perché gli utenti che la utilizzeranno non condivideranno mai alcun tipo di dato personale che verrà invece sostituito da codici ID del tutto anonimi che non verranno mai associati a nomi di persone o tanto meno a numeri di telefono o altri dati riconducibili alla persona fisica che utilizza l'app.
Nello specifico l'intero sistema di tracciamento dei contatti è basato sul Bluetooth Low Energy. Cosa significa questo? Quando due utenti si avvicinano sufficientemente l'uno all'altro per un certo periodo, i loro dispositivi registrano reciprocamente il cosiddetto ''identificatore'' per prossimità mobile nella memoria locale del device. Questi ''identificatori'' sono generati da chiavi di esposizione temporanee e cambiano più volte all'ora e sono generate casualmente. Quando un utente risulta positivo per SARS-CoV-2, ha la possibilità di caricare su un server le sue recenti chiavi di esposizione temporanea anche se questa operazione può avvenire solo con la convalida di un operatore sanitario. L'app scarica periodicamente le nuove chiavi di esposizione temporanea e le utilizza per ricavare gli identificativi di prossimità a rotazione degli utenti infetti. Quindi li confronta con quelli memorizzati nella memoria del dispositivo e avvisa l'utente se si è verificato un contatto rischioso.
Non utilizzando i dati GPS di localizzazione chiaramente l'app non può dire dove si è verificato il contatto con un utente potenzialmente contagioso, né le identità delle persone coinvolte. Come detto per implementare la sua funzionalità di tracciamento dei contatti, Immuni sfrutta il framework di notifica dell'esposizione di Apple e Google. Infine oltre alle chiavi di esposizione temporanee, l'app Immuni invia anche al server alcuni dati di analisi che includono informazioni epidemiologiche e tecniche che vengono inviati allo scopo di aiutare il Servizio Sanitario Nazionale a fornire un'assistenza efficace agli utenti, in conformità con l'art. 6.2.b e 6.3 del Decreto Legge 28/2020.
312 Commenti
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L'app funziona bene ma non basta
Il problema è che se ricevi una notifica di prossimità e contatti il tuo medico, poi sei solo. Nessun supporto dalla ASL ma solo quarantena preventiva (o se vuoi devi dimostrare tu di tua iniziativa ed a tue spese di essere sano). Francamente mi pare un onere troppo pesante per il singolo che volesse contribuire al contact tracing. E' quasi perfetta in uno stato di polizia, è superficiale in uno stato di diritto.This. Sarebbe bastato istituire una corsia preferenziale di accesso al test pr il COVID in caso si ricevesse una notifica che lasciare come al solito in balia di se stesso il povero malcapitato che riceve la notizia di contatto con un positivo. In assenza di ciò tutto l'iter perde di valore, a cominciare dal come giustificare la probabile assenza dal lavoro. La notifica di Immuni basta come giustificazione per il datore di lavoro? Il medico può certificare ciò in assenza di tampone?
Come scritto pure in grassetto nell'articolo, l'app non usa il GPS ma il Bluetooth.
Ognuno, in propria coscienza, decide cosa fare.
Chi vuole, va a farsi privatamente il test sierologico, costa 40 euro e il risultato viene comunicato in 1-2 giorni.
Se si risulta positivi al sierologico (IgM), viene fatto il tampone (80 euro ma rimborsati dal SSN).
Chi non vuole, se ne frega e continua la sua vita senza dire nulla a nessuno.
Mi spiegate quindi dove sarebbe la dannosità dell'app?
Preferite essere venuti a contatto con un positivo e non saperlo affatto?
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