Google affronta la frammentazione su Android, ecco come

Sembra che Google stia facendo pressioni ai produttori terzi di dispositivi mobile, in modo da adottare le ultime versioni di Android
di Nino Grasso pubblicata il 12 Febbraio 2014, alle 11:01 nel canale TelefoniaAndroidGoogle
Sin da quando Sundar Pichai è a capo della divisione Android, Google ha cercato di esercitare sempre più controllo intorno all'ecosistema. Prima di tutto ha esteso l'elenco di dispositivi aperti al programma Google Experience, ed ha in seguito cercato di raggiungere un accordo con Samsung per far sì che le personalizzazioni grafiche proprietarie fossero più in sintonia con la piattaforma stessa.
Secondo quanto riportato da alcuni documenti trapelati, Google starebbe richiedendo con forza l'installazione dell'ultima release di Android sui dispositivi rilasciati dai produttori terzi. In sostanza, la società di Mountain View avrebbe introdotto una nuova politica d'approvazione dei servizi sui nuovi prodotti rilasciati al pubblico: i produttori potranno installare i GMS (Google Mobile Services), che includono le Google Apps e i servizi Google Play (tra cui lo store di applicazioni), esclusivamente se installeranno nativamente Android 4.2 o successivi a partire da febbraio.
Il documento mostra come l'installazione dei GMS non verrà più permessa sui nuovi dispositivi Android 4.1 dall'1 febbraio 2014. Per il futuro, Google negherà l'installazione dei servizi sui nuovi smartphone Android 4.2 a partire dal 24 aprile, mentre dal 31 luglio 2014 non sarà possibile installare le app native su dispositivi Android 4.3.
Ogni versione di Android potrà quindi essere installata nativamente solo per nove mesi dal rilascio della versione più avanzata, se si vogliono sfruttare i servizi nativi. Google sta cercando di ridurre la frammentazione delle varie versioni di Android in circolazione, vero e proprio tallone d'Achille della piattaforma. Gli ultimi report della società informano che al momento circa il 20% di dispositivi Android utilizza ancora Gingerbread, ovvero la versione 2.3.
Le nuove politiche, assieme alla richiesta esplicita di mantenere aggiornato un determinato dispositivo per almeno 18 mesi dal rilascio ufficiale, dovrebbero apportare finalmente sensibili modifiche alle statistiche di distribuzione della piattaforma operativa mobile di Mountain View. Le novità non sono state ancora ufficializzate dalla società, di cui ci si aspetta un commento ufficiale in merito.
31 Commenti
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in giro si vedono spesso a scaffale smartphone nuovi, con ancora la versione 2.3.6... è come se nello stesso negozio, nella zona dei pc, trovassi dei pc nuovi, con i5, e windows 98... !!! Ha senso?CIAWA
Discorso diverso se appena mi collego a internet, me lo fai aggiornare a windows 7.
Non risolve il problema degli aggiornamenti ma per lo meno non sarà possibile vendere smartphone con versioni arcaiche di Android come ha fatto Samsung nella fascia bassa.
@Balthasar85
E perdere uno dei maggiori vantaggi che Android offre, ossia la concorrenza sull'hardware?
Non mi sembra una buona scelta.
che gliene frega se un produttore vuole usare una versione 2.0 o 4.4?
si certo a Google gliene frega perché ogni uso di un prodotto produce centesimi di incassi che sommati fanno centinaia di miliardi.
Ma era meglio che forniva un s.o. non open non libero con un prezzo, anche se di un centesimo.
Puo' mettersi d'accordo con Samsung che e' quello che vende di piu'.
Ma un cinese qualsiasi fa quello che vuole.
spesso mi capita di leggere questa cosa, al che chiedo "avete idea di quanto costa realizzare un sistema operativo da zero?"
qualche anno fa, fu stimato che il solo kernel linux è costato 10 miliardi di dollari...ovviamente parlo del solo kernel, a cui vanno aggiunti altri componenti decisamente pesanti, come la libc...direi che un OS nuovo costrebbe sui 30 miliardi di dollari tondi tondi
ecco spiegato il motivo per cui TUTTI usano software opensource ( google con linux, sony con freebsd, ecc... )
niente paura, perchè i cinesi sono stati e continuano ad essere i più aggiornati
se vai a guardare i nuovi modelli di tablet, smartphone e minipc cinesi, noterai che minimo montano android 4.2 e spesso offrono pure aggiornamenti del firmware
che gliene frega se un produttore vuole usare una versione 2.0 o 4.4?
si certo a Google gliene frega perché ogni uso di un prodotto produce centesimi di incassi che sommati fanno centinaia di miliardi.
Ma era meglio che forniva un s.o. non open non libero con un prezzo, anche se di un centesimo.
Puo' mettersi d'accordo con Samsung che e' quello che vende di piu'.
Ma un cinese qualsiasi fa quello che vuole.
Certo!
Infatti questa nuova politica semplicemente impedisce di ottenere la certificazione ai modelli con Android <4.1.
Se vuoi mettere in commercio l'ennesimo Galaxy Next con Gingerbread niente gApps!
che gliene frega se un produttore vuole usare una versione 2.0 o 4.4?
A loro può anche non fregare nulla, ma magari a te come compratote si perchè di solito le versioni più recenti di qualunque software correggono anche e sopratutto bug relativi alla sicurezza.
Ma era meglio che forniva un s.o. non open non libero con un prezzo, anche se di un centesimo.
Se non erro android "costa" la fantasmagorica cifra di 0.75 $ a pezzo.
Cioè Google non può imporre che la struttura di android sia lasciata stock e le personalizzazioni sia limitate alle app installate, al launcher e compagnia bella?
In tal modo permettono la personalizzazione ma tutti i dispositivi ricevono sempre gli aggiornamenti da Google.
Poi ci sono i driver ok, ma la maggior parte dei terminali ha hw abbastanza standard e i driver ci sono.
L'aggiornamento per ogni determinato modello potrebbe essere rilasciato direttamente da Google se i driver sono disponibili.
Eh magari avessero hardware standard. Torvalds augurò ai progettisti di SoC ARM una morte orribile!!! E i motivi sono validi.
Quando si rilascia una versione di android per un certo dispositivo, bisogna in primo luogo rilasciare un kernel forkato contenente le opportune patch per supportare il SoC installato su quel dispositivo. Si può andare da patch che aggiungono il supporto per le "periferiche" presenti sul SoC, fino a patch che cambiano la sequenza di bootstrap.
Un esempio banale, ma molto incisivo, è quello del layout delle rom. Mentre nel mondo x86 hai gli standard mbr e gpt che permettono al bios di capire da dove e come fare il boot, nel mondo ARM hai una flash rom la cui tabella delle partizioni non stanno sulla flash stessa, ma è hardcoded nei binari del kernel. Il produttore del SoC rilascia il suo kernel per quel determinato modello di SoC e poi gli OEM lo integrano nelle loro distribuzioni android.
Se si vuole aggiornare ad una nuova versione del kernel, bisognerà verificare che tutte le patch compilino su questa nuova versione. In caso contrario bisognerà modificarle.
I produttori cinesi hanno la buona abitudine di rendere pubblici i sorgenti dei kernel patchati nonchè delle patch. In questo modo, le community possono modificare le patch per renderle compatibili con i nuovi rilasci del kernel e di android. Samsung e soci hanno invece il brutto vizio d'includere blob binari a iosa.
Se non erro android "costa" la fantasmagorica cifra di 0.75 $ a pezzo.
Per la precisione, quello che è il costo delle royalties sulle google apps.
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