IPv6: il passaggio completo non avverrà prima di 5-10 anni

Il debutto ufficiale risale a 8 anni fa, ma perché la transizione possa essere completa e universale saranno necessari ancora diversi anni: attualmente non c'è un incentivo concreto ad abbandonare il vecchio sistema
di Andrea Bai pubblicata il 09 Giugno 2020, alle 16:01 nel canale SistemiLo scorso 6 giugno ha segnato l'ottavo compleanno dell'introduzione ufficiale di IPv6, il sistema di indirizzamento destinato a sostituire IPv4 per risolvere il problema dell'esaurimento degli indirizzi IP disponibili avvenuto nello scorso mese di novembre 2019. Nonostante il problema fosse noto già da tempo e appunto il nuovo protocollo approntato già con un adeguato anticipo, ancora oggi non è possibile pensare di "spegnere" il sistema di indirizzamento IPv4 poiché su di esso ancora transitano flussi di traffico di servizi essenziali.
Marco Hogewoning, public policy manager del RIPE, l'organizzazione che opera per assicurare tutta la coordinazione amministrativa e tecnica necessaria per l'operatività di una rete di indirizzi IP pan-Europea, ammette che IPv4 ha ancora diversi anni davanti a sè: nonostante gli sforzi compiuti in questi anni dai principali sostenitori e promotori di IPv6, il sistema di indirizzamento IPv4 resterà con noi ancora dai 5 ai 10 anni prima di poter essere definitivamente abbandonato.
Non si tratta, però, di un problema tecnologico: IPv6 è ormai collaudato, è maturo e la tecnologia alla base è solida. Attualmente circa un terzo del traffico che raggiunge Google passa tramite IPv6 e i network di alcuni dei principali operatori di telefonia mobile negli USA sfruttano IPv6 per l'instradamento del traffico. La tecnologia esiste, funziona ed è già utilizzata in maniera relativamente ampia.
Dove sta il problema, quindi? Attualmente manca un vero incentivo a passare ad IPv6: Internet continua a funzionare e non sembra, almeno per ora, che vi sia l'esigenza irrimandabile di abbracciare in toto il nuovo sistema di indirizzamento. Il sistema di indirizzamento IPv4 continua a fare il suo lavoro e molti piccoli operatori o gli amministratori di reti enterprise non devono sostenere un costo o un onere reale associato all'utilizzo di IPv4 tale da rendere conveniente il passaggio ad IPv6.
Hogewoning osserva in uno scambio con The Register che in questi ultimi otto anni l'approccio degli addetti ai lavori è stato quello di chiedersi se vi fosse una convenienza ad iniziare a passare ad IPv6 solo per una bassa percentuale di traffico, quando la stragrande maggioranza sfruttava IPv4. Andando avanti la situazione si ribalterà pian piano, fino a quando non ci si troverà nella situazione di valutare la convenienza di tenere in piedi un supporto ad IPv4 quando la stragrande maggioranza del traffico passerà su IPv6.
Gli indirizzi di tipo IPv4 sono composti da 32 bit, motivo per cui un sistema di indirizzamento simile consente la disponibilità di "soli" 4,294,967,296 indirizzi univoci possibili (ovvero 2 elevato a 32). Il protocollo IPv6 prevede invece l'impiego di 128 bit per ogni indirizzo, estendendo così la disponibilità di indirizzi IP univoci, che arrivano ad essere pari 2 elevato a 128, ovvero qualcosa come 280.000.000.000.000.000 indirizzi unici per ogni metro quadrato della superficie terrestre.
La rapida diffusione di dispositivi connessi di ogni genere - non solo smartphone e SmartTV, ma anche tutto quell'esercito di apparecchi IoT - le connessioni di tipo always-on, la diffusione di Internet nel globo e in generale anche una inefficienza nell'uso degli indirizzi ha portato all'esaurimento di indirizzi IPv4 disponibili. Ma com'è possibile che tutto funzioni ancora? Si utilizzano svariate tecniche come NAT (network address translation), l'indirizzamento tramite reti private, l'hosting virtuale (per i siti web) e la creazione di un mercato di IP come sistema di ridistribuzione. Certo si tratta però di soluzioni temporanee e non definitive, in attesa di un passaggio globale ad IPv6.
In questi anni si è scelto un processo di transizione graduale (non sarebbe stato possibile altrimenti) imperniato sulla coesistenza dei due sistemi di indirizzamento. E' il motivo per cui gli apparati di rete vengono costruiti ormai con la capacità di interpretare sia IPv4, sia IPv6. I sistemi operativi sono in grado, fin dall'inizio degli anni 2000, di generare e intepretare indirizzi IPv6.
A chi volesse approfondire l'argomento consigliamo di recarsi a questa risorsa di Internet Society, comprensiva di una nutrita FAQ. Mentre i più curiosi possono verificare, tramite questo test online, se la loro connettività è già pronta per IPv6.
16 Commenti
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Basterebbe un legge....
..che obblighi tutti gli ISP a fornirlo , non parlo di reti native o dual stack ma almeno di host 6rd obbligatori per tutti i gestori in particolare quelli di telefonia mobile.By(t)e
Stavo per scriverlo anch'io
By(t)e
Solo 10?
Prima si diceva entro cinque anni...
Boh, io sono dell'idea che già che c'è da fare un lavoro, facciamo bene.
Sennò poi ci ritroviamo come con i 640KB di memoria che bastavano a chiunque...
By(t)e
Concordo, anche quando hanno pensato ad indirizzi a 32 bit l'hanno fatto pensando che sarebbero bastati per i secoli futuri, ma i problemi di scarsità e oggi di esaurimento sono evidenti.
Meglio abbondare in questo caso, il costo in termini di hardware e overhead è perfettamente sostenibile, non ha senso voler ridimensionare per essere più a portata di uomo, con i 64 bit sarebbe stato comunque troppo complesso per una buona gestione manuale.
Speriamo facciano il passaggio il prima possibile, forse smetteremo di pagare di più per avere IP fissi.
perché una legge? obbligare società private ad adottare un protocollo che non porta nessun beneficio pratico? Non fraintendere, non sono contro l'IPv6 (anzi), ma lo Stato deve intromettersi su affari ben più importanti, come salute, ambiente, economia...
Se proprio deve intromettersi nel mondo tecnologico, ci sono cose ben più importanti, ma il consumatore di certo non è affatto danneggiato dall'uso dell'Ipv4...
edit: Ah, dimenticavo, non basterebbe una legge, ci vorrebbe per lo meno una norma da parte di Stati Uniti, Cina ed Ue...
This
Sennò poi ci ritroviamo come con i 640KB di memoria che bastavano a chiunque...
By(t)e
Concordo, anche quando hanno pensato ad indirizzi a 32 bit l'hanno fatto pensando che sarebbero bastati per i secoli futuri, ma i problemi di scarsità e oggi di esaurimento sono evidenti.
Meglio abbondare in questo caso, il costo in termini di hardware e overhead è perfettamente sostenibile, non ha senso voler ridimensionare per essere più a portata di uomo, con i 64 bit sarebbe stato comunque troppo complesso per una buona gestione manuale.
Invece sono pienamente d'accordo ziocan: quello di IPv6 è un chiaro esempio di sovraingegnerizzazione che dimostra la distanza fra la realtà e la teoria prettamente accademica di chi l'ha progettato.
Usare 64 bit per gli indirizzi IP sarebbe stato ben più che sufficiente per tirare avanti fino all'estensione della nostra razza (e oltre).
Basti fare un rapido calcolo della serva. Supponendo di essere 30 miliardi di persone, con 64 bit potremmo assegnare rozzamente un IP unico a mezzo miliardo di dispositivi per ogni singola persona. Dovrebbe essere abbastanza, no?
E non sto nemmeno tenendo conto del fatto che le reti aziendali abbiano IP locali (non globali) e che si possa sfruttare il NATing: sono entrambi i motivi per cui stiamo ancora usando IPv4 nonostante i suoi "miseri" 4 miliardi indirizzi IP unici.
Purtroppo con IPv6 dobbiamo per forza tirarci dietro ben 128 bit per ogni indirizzo IP, con un enorme nonché totalmente inutile overhead. Non fermiamoci a pensare che esistano soltanto casi d'uso in cui ci sia ampia banda nonché hardware disponibile: ci sono ambiti in cui si possono trasferire pochi byte al secondo, e per cui 8 byte in più per ogni pacchetto pesano tantissimo.
Tra l'altro indirizzi IP da 64 bit sarebbero potuti essere gestiti agevolmente da processori a 64 bit (ormai la stragrande maggioranza in ambito consumer), mentre coi 128 bit diventano più complicati da gestire. E non parliamo nemmeno del parsing & codifica: altro overhead.
In estrema sintesi: gli indirizzi IP a 128 bit sono una colossale sciocchezza.
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