Oro dai rifiuti elettronici grazie ad un nuovo processo sostenibile ed economicamente vantaggioso
Usando i sottoprodotti della produzione casearia, un gruppo di ricercatori è riuscito a mettere a punto un processo di recupero dell'oro dagli elementi metallici dei rifiuti elettronici
di Andrea Bai pubblicata il 05 Marzo 2024, alle 15:31 nel canale Scienza e tecnologiaUn team di ricercatori svizzeri dell'ETH di Zurigo ha ideato un nuovo metodo sostenibile per estrarre metalli preziosi come l'oro dai dispositivi elettronici dismessi, utilizzando un sottoprodotto dell'industria casearia.
I dettagli di questa tecnica sono stati pubblicati su Advanced Materials, dove viene mostrato che partendo da 20 vecchie schede madri, i ricercatori sono riusciti a recuperare una pepita da 450 milligrammi composta per il 91% da oro puro a 22 carati e per il 9% da rame: al prezzo attuale dell'oro la pepita ha un valore di circa 33 dollari. Secondo i calcoli dei ricercatori, l'energia richiesta per l'esecuzione del processo equivale ad un cinquantesimo del valore dell'oro recuperato, rendendolo incredibilmente redditizio se ampliato su scala industriale. In altri termini, per ogni dollaro investito si possono guadagnare 50 dollari in oro riciclato.
Si tratta di una tecnica basata sull'impiego di spugne composte da fibrille proteiche derivate dal siero di latte, un comune residuo del processo di produzione del formaggio. Come spiegato dal professor Raffaele Mezzenga, co-autore dello studio, "Non si può essere più sostenibili di così! Utilizziamo un sottoprodotto dell'industria alimentare per ottenere oro dai rifiuti elettronici."
Fonte: ETH Zurich
Il processo prevede una serie di passaggi: anzitutto le proteine del siero vengono denaturate in condizioni acide e ad alte temperature per creare un gel di nanofibrille, che viene a sua volta essiccato per realizzare le "spugne". I ricercatori hanno poi provveduto a fondere le parti metalliche dei rifiuti elettronici, realizzando una soluzione ionizzata dove vengono immerse le spugne, che attraggono e catturano gli ioni d'oro. Le spugne vengono poi riscaldate, con l'effetto di ridurre l'oro in scaglie che possono essere nuovamente fuse per dare forma alla pepita finale.
Gli scienziati stanno ora cercando modi per affinare il processo e renderlo commercializzabile, oltre a testare altri sottoprodotti proteici per valutare eventuali migliori prestazioni nel recupero dell'oro. Forse non si tratterà della nuova pietra filosofale, ma trovare un sistema che incentivi e renda remunerativo il recupero di metalli preziosi dai dispositivi elettronici in disuso è indubbiamente positivo: l'Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che i rifiuti elettronici rappresentano la categoria di rifiuti solidi a più rapida crescita e che, se non adeguatamente riciclati, sono responsabili del rilascio di sostanze tossiche dannose per l'ambiente e per la salute.
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