Hanno collegato l'orecchio di una locusta morta a un robot

In Israele un gruppo di ricercatori ha permesso a un robot di sentire e reagire a stimoli uditivi usando l'orecchio di una locusta morta. L'integrazione sensoriale tra robot e insetti potrebbe comportare molteplici vantaggi.
di Manolo De Agostini pubblicata il 04 Marzo 2021, alle 18:41 nel canale Scienza e tecnologiaI ricercatori dell'Università di Tel Aviv hanno collegato l'apparato uditivo di una locusta morta a un robot, affinché quest'ultimo ricevesse i segnali elettrici dell'orecchio e rispondesse di conseguenza. Questa integrazione sensoriale tra robot e insetti potrebbe aprire una nuova strada nell'evoluzione dei robot e l'interazione con l'ambiente circostante e l'uomo. I sistemi biologici hanno vantaggi rispetto a quelli tecnologici, sia in termini di sensibilità che in termini di consumo energetico. Inoltre, sono piccolissimi, e quindi anche estremamente economici ed efficienti. Per fare un confronto, un portatile consuma circa 100 watt l'ora, mentre il cervello umano consuma circa 20 watt al giorno.
Gli studiosi parlano di un "risultato straordinario: quando i ricercatori applaudivano una volta, l'orecchio della locusta sentiva il suono e il robot si muoveva in avanti; quando i ricercatori battevano le mani due volte, il robot si muoveva all'indietro". Lo studio è stato pubblicato sul prestigioso giornale Sensors.
"Abbiamo scelto il senso dell'udito perché può essere facilmente paragonato alle tecnologie esistenti, a dispetto dell'olfatto, ad esempio, dove la sfida è molto più grande", ha dichiarato il dottor Maoz. "Il nostro compito era sostituire il microfono elettronico del robot con l'orecchio di un insetto morto, utilizzare la capacità dell'orecchio di rilevare i segnali elettrici dall'ambiente, in questo caso le vibrazioni nell'aria e, tramite un chip speciale, convertire l'ingresso dell'insetto in quello del robot".
Il primo passo è stato quello di creare un robot capace di rispondere ai segnali ambientali. Successivamente, i ricercatori hanno isolato e caratterizzato l'orecchio di una locusta morta e lo hanno mantenuto funzionale a sufficienza per collegarlo al robot. L'ultimo passo è stato quello di trovare un modo per raccoglie i segnali ricevuti dall'orecchio dell'insetto in modo che potessero essere ricevuti e scatenare una reazione nel robot.
"Il laboratorio del professor Ayali ha una vasta esperienza con le locuste e ha sviluppato le capacità di isolare e caratterizzare l'orecchio", spiega il dottor Maoz. "Il laboratorio del professor Yovel ha costruito il robot e sviluppato un codice che consentisse al robot di rispondere ai segnali acustici elettrici. E il mio laboratorio ha sviluppato un dispositivo speciale - Ear-on-a-Chip - che consente di mantenere in vita l'orecchio durante l'esperimento fornendo ossigeno e cibo all'organo, permettendo al contempo di estrarre i segnali elettrici dall'orecchio della locusta, amplificarli e trasmetterli al robot".
Un'altra locusta morta... ah no, non è la news giusta...
"La natura è molto più avanzata di noi, quindi dovremmo usarla", ha esortato il dottor Maoz. "Il principio che abbiamo dimostrato può essere utilizzato e applicato ad altri sensi, come l'olfatto, la vista e il tatto. Ad esempio, alcuni animali hanno capacità sorprendenti nel rilevare esplosivi o droghe; la creazione di robot con un naso biologico potrebbe aiutarci a preservare la vita umana e identificare i criminali in modi oggi impossibili. Alcuni animali sanno come rilevare le malattie. Altri possono percepire i terremoti. Il limite è il cielo".
14 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoBattuta a parte,madre natura fin'ora ha i sistemi più efficaci,sarà dura superarla.
E' solo nanotecnologia, in tanti settori è già stata superata in un tempo di molti ordini di grandezza inferiore ai miliardi di anni che ha impiegato la natura. L'occhio umano per esempio è stato ampiamente superato, perché si tratta di nanotecnologia per la quale abbiamo un processo produttivo efficace. Gli altri arriveranno, se lo fa la natura significa che è possibile, e se è possibile prima o poi si fa, però lo si fa alla maniera di una mente intelligente, organizzata, non di processi casuali selezionati.
Si? Hai idea di quanto consuma un occhio umano in termini energetici rispetto ad un chip con le stesse prestazioni?
Se parliamo di gamma cromatica, molti insetti e altri animali ci battono, ma tanti altri animali vedono in bianco e nero e sono molto più sensibili ad esempio al movimento (es. falco che vede dall'alto fili d'erba muoversi perché sotto sta passando un topo).
Se parliamo di gamma dinamica mi sa che ce ne vuole ancora invece e i chip sono molto indietro (basta pensare alla fatica che fanno sensori e chip a elaborare decentemente immagini per noi semplici, con contrasto elevato, ecc.), gli animali non saprei...
Altrimenti avremmo occhi e orecchi artificiali capaci di sostituire perfettamente quelli naturali, quando danneggiati; cosa che purtroppo, ad oggi non è.
Nel caso di questo lavoro - andrebbe letto l'articolo originale - trovo uno degli aspetti più interessanti stia proprio nelle modalità di interfacciamento biologico-artificiale.
Tempo al tempo, l'elettronica basata sul grafene potrebbe avere consumi inferiori ai processi biologici, poi non bisogna per forza fare sempre i green, il mondo non entrerà in una crisi energetica per colpa dei sensori, consumi quello che vuole, cioè che conta è sensibilità, velocità e definizione.
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