La riparabilità dei laptop non migliora, MacBook tra i peggiori

Secondo l'ultima analisi del PIRG, organizzazione non-profit che difende il diritto alla riparabilità, nel settore dei laptop non ci sono stati progressi nell'ultimo anno. Apple ancora tra i peggiori a causa della difficoltà di smontaggio dei MacBook.
di Vittorio Rienzo pubblicata il 21 Febbraio 2025, alle 15:50 nel canale PortatiliASUSLenovoDellMicrosoftSamsungAcerHPApple
Il Public Interest Research Group (PIRG), un'organizzazione non-profit con sede negli Stati Uniti e sostenitrice del movimento Right to Repair (Diritto alla Riparazione), ha stilato una nuova classifica della riparabilità dei laptop. Nonostante i passi in avanti, i MacBook risultano tra i peggiori per smontaggio e disponibilità dei ricambi, mentre gli altri produttori non hanno compiuto progressi.
"Non c'è stato alcun miglioramento significativo tra gli otto marchi di laptop più popolari negli Stati Uniti: HP, Apple, Dell, Acer, Lenovo, Microsoft, Samsung e ASUS. Mentre i laptop di Apple e Dell hanno entrambi visto un miglioramento nella facilità di smontaggio, gli altri marchi hanno visto cambiamenti minimi o nulli nell'ultimo anno" ha dichiarato il PIRG.
Nonostante i miglioramenti, però, le soluzioni di Apple "sono di gran lunga le peggiori per quanto riguarda lo smontaggio". La società della Mela, infatti, ha ottenuto uno dei punteggi più bassi portando a casa una "C-". Il punteggio più alto, invece, se l'è guadagnato ASUS con "A-".
Tuttavia, il punteggio più basso in assoluto lo ha ottenuto Lenovo, ovvero una "F". Tuttavia, la ragione non è la riparabilità effettiva dei suoi prodotti, ma il fatto che l'azienda non abbia fornito l'indice di riparabilità previsto dalla nuova regolamentazione francese.
Per chi non lo sapesse, infatti, in Francia i produttori di dispositivi elettronici, dagli smartphone agli elettrodomestici, hanno l'obbligo dal 2021 di fornire l'indice di riparabilità del prodotto. Tuttavia, solo uno dei tredici laptop di Lenovo presi in esame fornisce l'indice di riparabilità francese, il che ha costretto il PIRG ad assegnare il punteggio più basso al produttore cinese.
"Abbiamo dato a Lenovo una F perché non sono riusciti a fornire l'indice di riparabilità francese completo per 12 dei 13 modelli (92%) disponibili sia negli Stati Uniti che in Francia. Per questo motivo, siamo stati in grado di dare un punteggio solo a un dispositivo Lenovo".
L'indice francese viene calcolato su cinque elementi fondamentali: semplicità di smontaggio, disponibilità della documentazione, disponibilità dei ricambi, costo dei ricambi ed eventuali particolarità del prodotto.
Il PIRG afferma di aver analizzato gli ultimi 10 modelli rilasciati da ogni produttore o i primi 10 elencati sui rispettivi siti web per "garantire che i nostri dati riflettano la riparabilità dei dispositivi più recenti e prioritari". I criteri del PIRG sono gli stessi del comitato francese ad esclusione dell'ultimo, che il PIRG sostituisce con i "politiche applicate verso la riparabilità". Tuttavia, su quest'ultimo punto, molte aziende risulterebbero piuttosto deludenti.
"Otto marchi su dieci da noi analizzati facevano parte di un'associazione di categoria contraria al diritto alla riparazione. Google è stato l'unico produttore ad allontanarsi da queste associazioni contribuendo al lavoro legislativo. La società ha sostenuto ben quattro campagne di Right to Repair negli anni precedenti".
Sfortunatamente, il tallone d'Achille di Google rimangono i Chromebook, laptop a basso costo per i quali il colosso dei motori di ricerca garantisce 10 anni di aggiornamenti. Tuttavia, stando all'analisi del PIRG, i dispositivi sono nettamente meno duraturi e praticamente impossibili da riparare.
"Anche con i miglioramenti di alcuni costruttori, la riparabilità non sta migliorando abbastanza lasciando crescere il problema dei rifiuti elettronici. La preservazione e l'educazione sono importanti, ovviamente, ma è necessario che tutte le parti contribuiscano e agiscano per risolvere il problema". Secondo un rapporto delle Nazioni Unite di Marzo 2024, produciamo rifiuti elettronici 5 volte superiori a quelli che riusciamo a riciclare.
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