Intelligenza artificiale, un problema per l'ambiente: i numeri preoccupanti di Greenpeace e IEA

Il consumo di elettricità derivante dalla produzione di chip per l'intelligenza artificiale (IA) è aumentato di oltre il 350% in tutto il mondo tra il 2023 e il 2024 secondo Greenpeace. Un report dell'IEA, invece, parla degli enormi consumi energetici dei datacenter.
di Manolo De Agostini pubblicata il 11 Aprile 2025, alle 09:25 nel canale MercatoGreenpeace
Secondo un nuovo report di Greenpeace East Asia, le emissioni globali legate alla produzione di chip per l'intelligenza artificiale sono aumentate di oltre il 350% solo nel 2024, passando da 218 a 984 GWh.
Taiwan, Corea del Sud e Giappone - i principali centri globali di produzione di semiconduttori - fanno affidamento per oltre il 60% del loro mix energetico su fonti fossili. Questo rende la produzione di chip IA particolarmente impattante dal punto di vista ambientale.
"Nel 2024, il consumo di elettricità per la produzione di chip IA a Taiwan ha raggiunto i 375,8 GWh, equivalenti a quelli di circa 93.000 famiglie taiwanesi nel 2023, con un aumento del 350,6% rispetto all'anno precedente. Si prevede che il consumo di elettricità a Taiwan aumenterà del 12-13% entro il 2030, in gran parte per soddisfare la crescente domanda dell'industria dei semiconduttori", scrive Greenpeace nel report.
Solo in Corea del Sud, il governo ha recentemente approvato la costruzione di 4 gigawatt di impianti a gas naturale per alimentare la produzione di colossi come SK hynix e Samsung. In Taiwan, la domanda crescente di elettricità è stata utilizzata per giustificare l'espansione dei progetti di gas liquido naturale (LNG) e della rete elettrica.
Parallelamente, uno studio dell'International Energy Agency (IEA) lancia un ulteriore campanello d'allarme: entro il 2030, il consumo di energia dei datacenter dedicati all'IA potrebbe rappresentare metà della crescita della domanda elettrica degli Stati Uniti. L'America potrebbe quindi arrivare a consumare più energia per gestire l'IA che per produrre alluminio, acciaio, cemento e prodotti chimici messi insieme.
A livello globale, la domanda di elettricità dei datacenter potrebbe più che raddoppiare entro il 2030, raggiungendo i 945 terawattora (TWh), superando così l'intero consumo elettrico del Giappone e risultando 30 volte superiore a quello dell'Irlanda.
Gli esperti, tra cui Alex de Vries di Digiconomist, mettono in guardia: "La corsa all'IA sta oscurando l'impatto ambientale della produzione dell'hardware necessario. È un processo energivoro e altamente concentrato in Paesi che ancora dipendono dal carbone e dal gas".
Greenpeace chiede a NVIDIA, AMD e altri leader del settore di impegnarsi concretamente per raggiungere il 100% di energie rinnovabili in tutta la loro supply chain entro il 2030. Le proposte includono la costruzione diretta di impianti eolici e solari, oltre alla firma di accordi di acquisto energetico a lungo termine (PPA).
"La transizione verso le rinnovabili non è solo una questione climatica", ha dichiarato Katrin Wu di Greenpeace, "ma anche di salute pubblica, visto l'impatto dell'inquinamento atmosferico associato ai combustibili fossili".
Il settore guarda all'energia nucleare per ridurre l'impatto ambientale, in particolare al traguardo della fusione nucleare, e ritengono che il fabbisogno energetico dell'IA potrebbe ridursi proprio grazie all'IA stessa. Sebbene l'impegno su questi fronti sia reale, non è dato sapere con certezza se, quando e come si riuscirà a coniugare l'evoluzione tecnologica con il rispetto del pianeta.
8 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoAll'estinzione forse no (almeno non nel medio periodo), ma un futuro alla Mad Max ce lo vedo proprio.
... oppure faremo la fine descritta nella
Spero solo di non dover assitere a nessuno di questi epiloghi (cioè che non avvengano già nei prossimi venti/venticinque anni).
Detto questo, la IA si sta dimostrando per quel che è.
Perché?
Se le fonti rinnovabili sono del 40%, il resto della produzione, cioè il 60%, ancora dipende dagli idrocarburi. Non fa una piega.
E se è aumentata la richiesta di energia, in proporzione è aumentata anche la stessa produzione da energie fossili aumentando l'impatto dal punto di vista ambientale.
Se le fonti rinnovabili sono del 40%, il resto della produzione, cioè il 60%, ancora dipende dagli idrocarburi. Non fa una piega.
E se è aumentata la richiesta di energia, in proporzione è aumentata anche la stessa produzione da energie fossili aumentando l'impatto dal punto di vista ambientale.
e questo dimostra anche la stupidità di usare sempre e solo percentuali..
una cosa che dimenticano di dire le percentuali e chi le usa negli ariticoli è che i consumi sono in aumento e anche l'inquinamento è in crescita perchè questo modo di fare ecologia è dannoso per l'ambiente.. l'ecologia a percentuali cozza con il vero fenomeno dell'aumento dei consumi e dell'inquinamento in valore assoluto..
se le rinnovabili passano dal 40% al 42% ma i consumi sono saliti del 5% globale vuol dire che inquiniamo di più di prima..
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