Vulnerabilità Spectre e Meltdown, luce verde alla class action contro Intel

Un tentativo di class action contro Intel per le falle Spectre e Meltdown ottiene il lasciapassare da un giudice statunitense. Rigettata due volte, questa class action si basa sulla divulgazione tardiva delle vulnerabilità, cosa che ha permesso a Intel di vendere milioni di CPU affette dai problemi.
di Manolo De Agostini pubblicata il 29 Gennaio 2022, alle 16:01 nel canale ProcessoriIntel
Intel avrà anche vinto la sua battaglia europea sul caso AMD, vedendosi - almeno per il momento - cancellata la multa da poco più di 1 miliardo, ma la casa di Santa Clara ha molte altre pendenze e una di queste riguarda le falle delle CPU Spectre e Meltdown, un problema che ha colpito un po' tutta l'industria, ma senza dubbio in modo preponderante i processori Intel.
La grana emerse pubblicamente in tutta la sua gravità all'inizio del 2018, ma in realtà la scoperta delle vulnerabilità, capaci di esporre informazioni sensibili sfruttando un meccanismo pensato per far funzionare le CPU più velocemente (semplifichiamo), risale all'agosto dell'anno prima. Nel periodo dalla scoperta alla rivelazione pubblica sono passati diversi mesi in cui Intel, come nulla fosse, ha continuato a vendere le sue CPU.
Ed è proprio su questo fatto che si basa una class action negli Stati Uniti, a cui il giudice Michael Simon della corte distrettuale dell'Oregon ha dato il via libera nei giorni scorsi. A darne notizia il sito The Register. La principale rimostranza da parte dei querelanti è che al momento dell'acquisto si aspettavano una CPU con determinate prestazioni, mentre Intel - già a conoscenza delle falle - sapeva che avrebbe dovuto emettere delle patch che avrebbero ridotto le prestazioni.
Le innumerevoli cause intentate dalle aziende e dagli acquirenti di CPU Intel si sono condensate in un unico procedimento che è stato archiviato due volte. Al terzo tentativo il caso è stato accettato dal giudice Simon. Stando a quanto riportato dalla documentazione, la causa è limitata a chi ha acquistato un computer dopo l'1 settembre 2017 in quanto prima Intel non era a conoscenza delle vulnerabilità nei suoi processori.
Secondo i querelanti, Intel avrebbe scelto di non divulgare il problema per non bruciarsi le vendite durante il periodo natalizio. La tesi di Intel e di tutta l'industria hi-tech (non bisogna infatti dimenticare che tutti sapevano: Google, Microsoft, AMD, ecc.) è diversa: la divulgazione della falla è stata fatta solo dopo aver sviluppato delle mitigazioni in grado da una parte di salvaguardare la sicurezza dei dati, dall'altra di contenere il più possibile il calo prestazionale. Annunciare al mondo la scoperta delle due gravi vulnerabilità senza contromisure in essere avrebbe potuto portare a conseguenze peggiori.
Il caso non è ancora destinato ad arrivare a processo in quanto ci sono diversi passaggi procedurali da espletare. Per Intel, in assenza di ulteriori mosse procedurali che potrebbero invalidare anche questo tentativo, la strada più facile da percorrere sarebbe quella di transare con le parti in causa, dando così un risarcimento di un'entità che, in sede processuale, potrebbe diventare molto più ingente.
"Siamo soddisfatti della decisione della Corte", ha affermato Christopher Seeger, principale avvocato dei querelanti. "Non vediamo l'ora di portare avanti questo contenzioso per conto dei consumatori e delle aziende che sono rimaste con computer più lenti e meno sicuri a causa dei difetti riscontrati nei processori Intel".
9 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMica tanto. Già il fatto che il procedimento sia stato archiviato per ben due volte, nonostante l'accusa non faccia una grinza, la dice lunga sul potere delle multinazionali di mettere la sordina.
La differenza è che lì qualche patriota che ama rischiare lo si trova. Qui da noi tutti soldatini all'obbedienza del regime.
La differenza è che lì qualche patriota che ama rischiare lo si trova. Qui da noi tutti soldatini all'obbedienza del regime.
Forse perché in EU a differenza degli USA l'utente non viene rimborsato in caso di vincita della causa.
Va anche detto che questo porta ad una litigiosità senza limiti.
No, non per questo. Una CA in USA il risultato che dà vale per tutti, in Italia no. Dopo l'esito favorevole ognuno deve concorrere singolarmente per l'indennizzo.
In pratica ti dicono "Hai ragione" e basta!
In pratica ti dicono "Hai ragione" e basta!
chiaramente in italia fatto per NON permettere di "disturbare" le aziendone.
Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".