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11-07-2007, 22:09 | #1 |
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[CONSIDERAZIONI]Le distro italiane:morti annunciate?
Prendiamo in esame qualche piccolo episodio dell'ultimo periodo:
-Qilinux:dopo l'immissione sul mercato di Tuga, il corrispettivo open è praticamnete morto. -Foxlinux:sito down da diverso tempo. Ho citato questi 2 esempi perchè erano quelli che avevano attratto molto piu pubblico. A parte Sabayon, che viaggia a gonfie vele e Dyne bolic, che forse potrei tenere fuori, molte distro escono di scena a causa di mancanza di fondi.Fondi che in un paese con un governo che si è sempre definito aperto al mondo open continuano a non arrivare mentre in paesi come la Turchia il governo fornisce supporto a questi progetti.Potrete dirmi che i fondi si potrebberro usare in un modo migliore ma sinceramente in un momento storico in cui le tecnologie piu moderne la fanno da padrone rimanere indietro anche qui mi pare un po eccessivo.
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11-07-2007, 22:34 | #2 |
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Sabayon è italiana?
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A man is rich in proportion to the number of things which he can afford to let alone. ~Henry David Thoreau |
11-07-2007, 23:50 | #3 |
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E' che queste distro italiane personalmentre non mi sembra abbiano qualcosa di particolare ....
Cioè, sono distro normalissime, ma che non mi sembrano portino particolare innovazione. Non ci si può inserire in un sistema già avviato senza portare niente di nuovo e sperare pure di essere finanziati ... Già Sabayon ha fatto qualcosa di alternativo Ciao
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GPU Compiler Engineer |
12-07-2007, 07:24 | #4 |
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E' italiana e come ha detto giustamente AnonimoVeneziano è una distribuzione che porta delle novità (PBI), ma da quello che vedo i sacrifici per mandare avanti la carretta sono tanti mentre il tempo, i soldi e le persone sono pochi.
Ciao |
12-07-2007, 09:54 | #5 |
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l'italia non può rimanere indietro in un campo dove qualsiasi sforzo è condiviso con il resto del mondo...
comunque sia complimenti agli sviluppatori di sabayon, ma non vedo nessun motivo per volere una distro italiana! magari un progetto europeo sarebbe più importante, ma non mi sembra il caso di buttare via fondi che già si farebbe fatica a trovare (magari se li cercano nelle tasche dei parlamentari però ) per una questione di nazionalismo, credo che piuttosto ci vorrebbe l'investimento di qualche azienda italiana (ma quale?). |
12-07-2007, 10:36 | #6 |
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approvo, piuttosto sarebbe meglio spendere fondi in progetti, non in nuove distro.
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[ W.S. ] |
12-07-2007, 11:59 | #7 | |
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"Non capisco quelli che dicono che per avere successo devono soffrire. Ma che so', scemi?" Intel Core 2 Quad Q9450 @ 2.66 Ghz, Asus P5K-VM, Ram 4 GB A-Data + 2 GB Kingmax 800 Mhz, Gigabyte GeForce GT 710 2 GB GDDR5 passiva (GV-N710D5SL-2GL), SSD Crucial BX500 CT120BX500SSD1 120 GB, Monitor LCD Samsung S22C300 21.5'', router D-Link DVA-5592 |
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12-07-2007, 14:04 | #8 |
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Bhe ma l'interesse all'open source mica si misura in base al numero di distro o ai fork di altri progetti... fare una cosa solo perché la fanno anche altri mi sembra un'assurda perdita di tempo. Un conto se uno ha un'idea nuova e quindi contribuisce introducendola, altrimenti penso sia meglio spendere energie in altri campi, magari proprio in quelli in cui c'è meno gente che contribuisce.
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[ W.S. ] |
12-07-2007, 15:51 | #9 |
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Qilinux le portava eccome le novità.Una distro from scratch con un centro di controllo dedicato...lo stesso per Fox con i Power pack, una decina al massimo sono cosi....e non ditemi che Linux Mint porta novità...
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HP 630 core i3 linux inside Jolla phone user |
12-07-2007, 16:01 | #10 |
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Non penso che una distro linux italiana porterebbero benefici all'italia, e di conseguenza non vedo ne perchè ce ne sia bisogno ne tantomeno perchè andrebbero finanziate.
La ricerca va finanziata, ma quella vera. E' quella che fa avanzare la tecnologia, non lo sviluppo di una distribuzione che per quanto innoativa possa essere rimane pur sempre basata su un classico kernel linux e su tutti i progetti della comunità gnu. Poi io parlo da persona a cui cascano le braccia vedendo 10mila distro e 10mila progetti tutti uguali perchè penso a quanta fatica e passione viene dispersa. Certo questo è anche il bello dell'opensoure e come molte cose la soluzione migliore è trovare un giusto equilibrio. Però a mio modo di vedere al mondo gnu/linux non servono altre distribuzioni, serve buon codice condiviso da tutti |
12-07-2007, 16:14 | #11 | |
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12-07-2007, 16:25 | #12 | |
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Però le scarpe non te le fanno su misura, così come le mutande e i calzini Se qualcuno facesse scarpe "per gli uomini col piede fatto così" sicuramente starebbero piu comode a quelle persone, ma scomode a tutto il resto. E come per un'industria è difficile dal punto di vista dei costi specializzarsi fino a quel punto è difficile per una distro linux specializzarsi nei confronti di una piccola parte di utenti. Magari non sarà questione di costi, ma di comunità e supporto, ma il discorso è quello. E' per questo che le distro "piccole" fanno fatica ad affermarsi e poi muoiono. |
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12-07-2007, 16:37 | #13 | |
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pensa che per fare delle scarpe hai bisogno di macchinari, investimenti ecc.. mentre per fare una distro hai solo bisogno di tempo. se poi la distro si rivela interessante ci nasce attorno una comunità e a quel punto si alleggerisce il carico sulle spalle delle singole persone. poi una distro si può basare su un'altra distro già ampiamente supportata e beneficiare di tutto quello che questo comporta, mentre per le scarpe la vedo dura quindi secondo me il proliferare di mille distro diverse è un buon sintomo, poi ognuna porta la sua piccola innovazione e si fa in fretta a scambiarsi idee tra distro niente è buttato via. il vantaggio di tutto questo rispetto al modello closed source è che nel secondo caso l'utente vede solo il prodotto finito e si accontenta di quello che questo offre, mentre nel primo caso l'utente offre il suo feedback stradafacendo e il prodotto finito si avvicinerà quasi certamente di più ai suoi desideri. poi ovviamente si può discutere su quanti usi uno può fare di linux... quindi la pluralità è dovuta |
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12-07-2007, 16:59 | #14 | |
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Poi come si suol dire il tempo è denaro Trovo più redditizio scrivere codice e proporlo a chi mantiene il software che creare una distro con due virgole cambiate costruita su una famosa. Per molti la grande quantità di distro in circolazione è una buona cosa in quanto si evità la creazione di un "monopolio". In realtà a questa situazione non si arriverebbe, in quanto se ad esempio ubuntu (per citare una delle grandi) decidesse di non rilasciare piu grautitamente i suo prodotti e il SUO codice non ci sarebbero problemi a portare tutto il codice scritto fino a quel momento (con licenza opensource) su un'altra distro. L'esempio è un po estremo, ma era per chiarire che secondo me non è la pluralità la forza dell'open source, ma il fatto di essere opensource Insomma tornando it le distro italiane muoiono come muoiono quelle inglesi americani francesi tedesche messicane e brasiliane... se non vengono usate |
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12-07-2007, 20:18 | #15 |
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il caso di qilinux è diverso. Era una distro nata da zero con diverse novità (non era una riscrittura di qualcun'altra ...) ed andava molto bene. E' solo che all'estero le varie distro vengono supportate, trovano finanziatori, ma noi italiani siamo esterofili, quello che viene dall'estero è sempre meglio.
(ho appena comprato una FORD FIESTA), ma quì il caso è diverso. Praticamente auto Italiane non ne esistono o quasi: intendo fatte interamente in Italia. Fatte in Polonia e vendute come Italiane, molte ... Scusate questo piccolo OT. |
12-07-2007, 20:29 | #16 |
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Mah, alla fine ne rimarrà soltanto uno ...
I due candidati sono o lui : o lui : Sono aperte le scommesse Ciao
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GPU Compiler Engineer Ultima modifica di AnonimoVeneziano : 13-07-2007 alle 00:15. |
12-07-2007, 20:43 | #17 | |
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Non penso che il problema della mancanza di distro italiane sia imputabile alla presunta esterofilia degli italiani. Ok che va di moda spalara merda sull'italia e sui suoi abitanti però... |
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12-07-2007, 21:02 | #18 |
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Raga, comunque una distro valida non ha bisogno del supporto caritatevole di nessuno.
Se una distro è valida prima o poi sfonda, non c'è niente da fare, perchè la gente inizia ad usarla (perchè è valida) e a quel punto la comunità contribuisce e i soldi alla fine arrivano. Non ci dovrebbe essere il concetto di nazione nelle distro. Il kernel linux ha iniziato a scriverlo un finnico , ma non è un kernel finnico , è un kernel di tutti. Quindi non vedo perchè lo stato italiano (che ha già i suoi problemi) debba mettersi a investire su ogni possibile progetto di distro che per quanto gli riguarda già domani potrebbe essere abbandonata dagli sviluppatori. Se una distribuzione è valida e crea interesse le donazioni da parte di aziende/privati/associazioni non vengono a mancare. Se non sono sfondate è perchè non erano abbastanza innovative o il concetto che cercavano di imporre non creava interesse alla comunità . Ciao
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GPU Compiler Engineer |
12-07-2007, 23:48 | #19 |
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Pienamente d'accordo, linux non ha nazione
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13-07-2007, 14:02 | #20 |
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non sono d'accordo, ubuntu è diventata ubuntu perchè dietro c'è chi paga (almeno pagava all'inizio) non perchè sia migliore delle altre. Inoltre dato che è del terzo mondo, molta gente (magari inconsciamente) pensa di pulirsi la coscienza, sostenendola (anche solo usandola). In più ha il fascino delle cose esotiche.
Mandriva è sostenuta dal settore pubblico francese, che la usa (ovviamente le versioni commerciali), anche se usa anche altre distro linux. Qilinux 2.0 non aveva nulla (dal punto di vista tecnico e della funzionalità) da invidiare ad ubuntu, ma non aveva questo "vento" a favore, perchè era italiana, non evocava terre lontane, non era terzomondista, il settore pubblico italiano è indietro di cent'anni, ecc... In sostanza, sono convinto che se ubuntu fosse nata in Italia, oggi sarebbe scomparsa. Ultima modifica di mykol : 13-07-2007 alle 14:06. |
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