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Old 15-07-2008, 22:39   #1
Lagun85
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Altra menzogna:Eni, la finzione dell'accesso alla rete russa

I quotidiani italiani hanno riportato il 9 aprile che il cane a sei zampe sarà l'unica società straniera a vendere gas nel mercato interno russo, gridando al successo. Ma l'apparenza inganna e, scavando, si scopre che quella che viene acclamata come una vittoria è, in realtà, una capitolazione


Mentre il Presidente del Consiglio svende la Costituzione italiana, facendo approvare una legge "salva chiappe del premier", mascherandola tuttavia da atto necessario per la serenità politica del Paese, il suo fedele segugio a sei zampe non è da meno, svendendo il mercato energetico italiano, ma tentando di mascherare quella che è una capitolazione per una vittoria.

I quotidiani italiani hanno riportato il 9 aprile che Eni sarà l'unica società straniera a vendere gas nel mercato interno russo, gridando al successo. Ed in effetti, presentata così semplicemente, la cosa parrebbe un successo senza pari in un periodo in cui i servizi segreti si occupano più di gas e petrolio che di armi e di obiettivi militari.
Eni, secondo la notizia nuda e cruda, venderà gas ad una società russa che si occupa di produzione di energia elettrica, la TGK - 9, nella provincia di Perm. Il contratto, firmato il 1 luglio prevede la fornitura di 350 milioni di metri cubi del combustibile "azzurro" alla centrale termoelettrica di Perm TGK 9, che sarò effettuata dalla controllata russa del cane a sei zampe Eni Energya.
Strepitoso, diranno gli ignari lettori che non sono tenuti ad essere specialisti del settore, Eni riesce dove nemmeno Shell e le Sette Sorelle riescono, cioè ad avere libero accesso alla rete gas russa. E cosi l'ufficio stampa di Eni vuole contrabbandare, riuscendoci, la notizia.
Purtroppo lo sport nazionale in Italia non è il calcio, ma la presa per i fondelli del popolo italiano ed in questo l'attuale governo e i suoi sgherri sono campioni indiscussi.

Il mercato russo assorbe 420 miliardi di metri cubi di gas. Quello Italiano 80, di cui ben 70 di importazione. Eni venderà 329 milioni di metri cubi. Chi volete che se ne accorga ? E quale beneficio economico ne verrà ?
Eni in Russia non estrae gas proprio. Quello che venderà lo acquisterà alla borsa del gas e si limiterà a rivenderlo, con un profitto minimo (il prezzo in Russia è di 50 dollari per 1000 metri cubi, in Europa invece di 400) e la storia dell'accesso alla rete gas russa è una vera e propria balla.
L'Ente italiano idrocarburi estrae gas in Kazakhstan e sarebbe logico che ne lasciasse parte nel paese produttore (per altro pochissimo gasificato e quindi non saprebbe cosa farsene) e parte la esportasse in Europa occidentale, transitando per la Russia, ma la Russia ha sempre negato l'accesso di qualunque produttore straniero alla propria rete per il trasporto del gas. E quindi al povero cagnetto a sei zampe tocca vendere con la coda tra le gambe il gas estratto proprio ai Russi, ad Oremburg al confine tra Russia e Kazakstan, a otto volte meno il valore ch avrebbe i Europa occidentale, fatti salvi i costi del trasporto.

Quando si cominciò tre anni fa a parlare di accesso diretto del gigante russo del gas Gazprom ai mercati finali occidentali e soprattutto quello italiano si obiettò, principalmente da giornali progressisti e da questa testata, che i russi pretendevano ciò che non davano, cioè libero accesso alle reti di distribuzione e trasporto del gas occidentali senza però lasciare accedere nessuno straniero alle proprie.
Ora il diritto di reciprocità è salvo, grazie alla finzione dell'accesso alla rete russa di Eni, che nella sostanza si troverà a vendere un ghiacciolo al Polo Nord.

La contropartita è però pesante. Nella primavera del 2005 Berlusconi aveva garantito a Putin l'accesso a Gazprom alla vendita ultima in Italia per almeno due miliardi di metri cubi. Era la rottura del patto non scritto trentennale tra Eni, Ruhrgaz e Gaz de France, le tre sorelle europee del gas, da un lato e Gazprom dall'altro sulla suddivisione dei mercati. La produzione ai Russi e il mercato finale agli Europei.
La questione sollevò forti scandali, grazie alla campagna stampa de La Repubblica e L'Espresso, e la questione fu accantonata e solo sporadicamente e timidamente sollevata durante lo sfortunato biennio del governo Prodi.

Ora che il prestigiatore di Arcore siede nuovamente nella stanza dei bottoni l'apertura delle porte di Roma viene finalmente attuata: dall'autunno Gazprom dovrebbe avere libro accesso al mercato italiano, cominciando con due miliardi di metri cubi di gas l'ano per portarli poi fino a dieci, con un prezzo prognosticato di oltre 400 dollari (ma certamente superiore) per mille metri cubi: un business da ottocentomilioni di dollari l'anno, con un profitto marginale del 75 %, visto che il gas all'estrazione costa 25 dollari per mille metri cubi e 50 sono i costi di trasporto per la stessa unità di prodotto.
E Eni che fa ? Vende 300 milioni di metri cubi a 50 - 60 dollari per mille metri cubi con un profitto si e no di 5 dollari per mille metri cubi . Ma mi faccia il piacere , avrebbe detto Totò.

Eni ed Enel lo scorso anno avevano acquistato alcune delle spoglie della Yukos, la compagnia del magnate MIkhail Khodarkovsky, imprigionato perché anti putiniano, le compagine Articgaz e la Urengoil, detentrici di licenze di sfruttamento di giacimenti poco al di sotto del Circolo Polare Artico. Nel 2010 sembra inizierà lo sfruttamento di detti campi e quindi Eni ed Enel potranno vendere il loro prodotto, come riporta il quotidiano russo Kommersant, ai loro clienti russi. Si parla di una produzione di 18 miliardi di metri cubi l'anno.
Di quel gas ce ne sarebbe bisogno in Italia, ma di esportarlo non se ne parla, Eni ed Enel non ne hanno diritto. E' invece semplice il meccanismo, almeno per gli addetti ai lavori, del losco affare. Eni e Enel soddisferanno parte della domanda interna russa, producendo a 25 e vendendo a 50 dollari per mille metri cubi. Permetterà cosi a Gazprom di convogliare le risorse che risparmierà dal poco redditizio mercato interno verso l'Europa dove il gas verrà venduto a 400 e più dollari per mille metri cubi, e tra i vari clienti ci sono guarda caso proprio Eni ed Enel, per ben 23 miliardi di metri cubi l'anno.

Nessuno giornale lo riporta ancora, ma nell'ambiente degli affari la cosa è già nota che Viktor Vekselberg, magnate putiniano proprietario della TNK, una delle maggior compagnie petrolifere russe, sta acquistando miniere esauste in Basilicata per trasformarle in depositi di stoccaggio gas.
Lo scorso ottobre il parlamento Europeo ha approvato una direttiva che vieta la vendita di infrastrutture energetiche (gasdotti, linee di distribuzione di energia elettrica, etc.) a strutture non europee, ciò per evitare speculazione sia da parte dei fondi di investimento d'oltre oceano sia per spuntare le unghie dell'orso russo che mira a controllare il sistema energetico europeo.
L'acquisto di miniere esaurite non è propriamente l'acquisto di infrastrutture energetiche, ma quando queste saranno trasformate in depositi di stoccaggio gas lo saranno e sarà tardi. I proprietari sono già i russi, attraverso società costituite in Italia.

Il governo Berlusconi, di cui l'Eni e il suo amministratore delegato, Paolo Scaroni (per altro suo grande sponsor per la riconferma di Scaroni alla testa di Eni è Luigi Bisignani, già condannato per lo scandalo Enimont e rarissimo caso di giornalista radiato dall'Ordine) non solo stanno ingannando l'Italia, ma tutta l'Europa.
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Old 15-07-2008, 22:56   #2
cocis
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Old 15-07-2008, 22:57   #3
a2000.1
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lasciate stare la grande ENI: un glorioso Stato indipendente dall' italia.

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