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Old 13-07-2008, 22:17   #1
FiSHBoNE
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Mayak, la città che non esiste

giorni fa cercando in rete documentari su catastrofi ambientali e inquinamento trovai una puntata di Report dei primissimi anni 2000 che non avevo mai visto. La scaricai e stasera ho avuto il tempo di vederla. Si occupava di scorie nucleari. Nella prima parte vengono descritte le difficoltà organizzative italiane nello smaltimento delle nostre (e non solo nostre) scorie, ma non me ne occuperò per non essere tacciato di sfoderare l'argomento proprio in un periodo di così acceso dibattito pro e contro nuove centrali qui da noi.

nella seconda parte invece ci si rende conto di aver attraversato solo la reception dell'hotel Inferno, e che una sontuosa, tremenda suite ci attende. C'è un servizio sulla situazione catastrofica di diverse aree della russia per quanto riguarda la gestione dei rifiuti nucleari, civili e soprattutto militari, conseguenza in primis della guerra fredda e dell'aria pesante che regnava a quei tempi. Il classico atteggiamento dei vertici russi di subordinare ogni cosa alla causa militare e strategica, calpestando su popolazione e ambiente, ha fatto il resto. E così tra sommergibili atomici in via di putrefazione sulle coste dell'artico e della russia orientale (alcuni tra poche decine di anni diventeranno iletteralmente inavvicinabili viste le condizioni), operai degli impianti di smantellamento di reattori che lavorano a contatto con metalli irraggiati senza praticamente nessuna protezione, e vicende di corruzione per poter realizzare un ambizioso progetto (per fortuna rigettato) di un immenso deposito a pagamento di scorie nucleari provenienti da tutto il mondo, si arriva ad una tra le varie città fantasma della russia, ovvero Mayak. Fantasma perchè non compare sulle mappe civili pur avendo circa 100 mila abitanti. Conosciuta anche come Chelyabinsk-40, dove il "40" è il numero dell'ufficio postale, unico filo di contatto col mondo esterno, la città è un microcosmo, un sistema isolato dal resto del mondo. Ha una popolazione tenuta sotto una sorta di libertà vigilata, che non può nella pratica accogliere nell'area nessuna persona esterna (ci sono procedure di valutazione che sono fatte in modo da respingere ogni richiesta di accesso) nè rilasciare dichiarazioni sulal città all'esterno, ma in compenso è stata per anni obbligata ad analisi cliniche periodiche senza sapere perchè, ignorando i rischi che stava correndo e il fatto che i risultati delle analisi servissero a dottori russi per studiare conseguenze di esposizioni lunghe a forti dosi di radiazioni e condividerle con vari centri di ricerca nel mondo. E' composta quasi esclusivamente da autoctoni che lavorano nell'indotto industriale dell'area, dalle discendenze del personale degli impianti nucleari che ne hanno ereditato lavoro e condanna a morte. Nel servizio le uniche immagini dell'interno erano le poche riprese di nascosto da un membro di Greenpeace. La zona stessa e in particolare quella circostante ai tempi del servizio erano considerate le zone più inquinate del mondo. Anni ed anni di leggerezza con cui sono stati gestiti i rifiuti nucleari a media ed alta attività, sversati in pozzi, canali e laghi, nonchè incidenti come quello l'esplosione ad un impianto del 1957 (tenuto segreto) oppure quello tremendo verificatosi per cause naturali nel 1967 con 2000kmq di area altamente contaminati da polveri radioattive trasportate dal vento hanno reso questa zona un vero e proprio inferno in Terra. E qui continuano a vivere persone, con un sussidio nelle zone più disagiate di 7 dollari al mese con cui non si pagano nemmeno le medicine necessarie a curare le scontate patologìe tipiche.

Linko un articolo trovato in rete dopo aver visto il documentario ma che riporta i fatti salienti dello stesso, spero interessi nella sua drammaticità come è interessato a me, e che non offra spunti di vuoto fanatismo politico di nessun tipo, ma solo di rispettosa riflessione:


Quote:
All'inizio degli anni '90 la Duma (la camera bassa del Parlamento russo) stabilì fra le altre cose che la Russia non avrebbe più importato scorie radioattive da altri Paesi. Fu un brutto giorno per il ministero dell'energia nucleare, il Minatom, che dovette chiedere alla vicina Finlandia, così come ad altri Paesi intorno, di cercarsi un'altra discarica per le sue scorie. La Duma creò la propria commissione per l'ambiente, e presto il governo si dotò di organismi indipendenti per la valutazione dell'impatto ambientale dei siti industriali, comprese le centrali nucleari, e il Primo ministro diede vita a un embrione del Ministero dell'Ambiente. Il vento soffiava a favore degli ambientalisti, le loro richieste vennero accolte dalla Duma e dal Governo, anche perché mostravano l'immagine di una Russia nuova, desiderosa di attirare aiuti internazionali e investimenti in valuta pregiata.

Oggi più di prima la Russia è una bomba nucleare a orologeria. Nessuno esclude il rischio di un'altra Chernobyl. Nel Guinness dei rifiuti radioattivi, la Russia può vantare il primato dei tre siti più contaminati al mondo, Seversk, Mayak e Zheleznogorsk. Gli Stati uniti non hanno lesinato su aiuti economici e incontri al vertice per cercare di mettere al sicuro le enormi quantità di plutonio possedute dalla Russia, come dimostra l'accordo fra il governo russo e quello statunitense su un programma di cooperazione scientifica da 100 milioni di dollari in cambio dell'impegno russo a non produrre plutonio con le sue scorie nucleari. Ma i soldi americani non bastano.

Il Minatom, il ministero dell'energia atomica, ha proposto di accogliere rifiuti radioattivi dall'estero in cambio di soldi. La logica di questo progetto è che solo così si potrebbe finanziare il risanamento ambientale di zone come quella di Majak, e la messa in sicurezza dei siti pericolosi.
Per mettere in pratica questa idea, che farebbe della Russia la più grande discarica di materiali radioattivi al mondo, il Non-proliferation Trust, un'organizzazione no-profit americana, si è offerto di garantire gli standard di sicurezza dei depositi, che accoglierebbero le 15 mila tonnellate di rifiuti russi più le 10 mila tonnellata "prestate" da altri Paesi. Stando al progetto, infatti, le scorie verrebbero affidate alla Russia in prestito, e restituite entro 50 anni, nella speranza che entro breve la tecnologia riesca a fornire un metodo sostenibile per smaltire le scorie senza sconvolgere l'ecosistema.
Con 319 voti a favore, 38 contrari e 6 astenuti, il 21 dicembre 1999 la Duma ha accettato l'importazione di rifiuti dell'estero, cancellando una conquista storica degli ambientalisti russi. [1]

La mappa delle città segrete nucleari in russia:



E poco dopo (nel 2001) il ministero dell’Industria Atomica della Russia ha offerto Mayak come luogo di scarico per scorie e rifiuti radioattivi provenienti da paesi stranieri. Tutti conoscono Chernobyl, ma pochi sanno dell'esistenza di altri luoghi anche più contaminati nel vasto territorio della Russia. Il lago Karachai, situato negli Urali del Sud, in Russia, fu utilizzato per immagazzinare residui radioattivi provenienti da esperimenti nucleari e come discarica dei rifiuti liquidi radioattivi della vicina centrale nucleare di Mayak, attiva per oltre quaranta anni.

La mappa delle citta "segrete" dove erano situati i complessi nucleari in Russia:



Quando, dopo il successo americano di Hiroshima e Nagasaki, ebbe inizio il programma per la creazione di armi nucleari da parte di Stalin, plutonio e tritio furono prodotti in tre luoghi fortificati, vale a dire in tre zone della Russia, ognuna delle quali costituita da impianti nucleari e da città chiuse dove gli abitanti vivevano in relegazione forzata. Queste città non appaiono nelle mappe geografiche e fino a pochi anni fa era proibito viaggiare da e verso questi luoghi. Inoltre, solo dal gennaio del 1991 è stato permesso anche ai visitatori stranieri di poter accedere ad alcuni di questi luoghi (alcuni, non tutti). Ciascuna di queste città ha un nome seguito da un numero che indica un indirizzo di ufficio postale, ma spesso sono conosciute con altri nomi.
Si tratta di Chelyabinsk-40, vicino a Kyshtym; Tomsk-7 in Siberia, e Dodonovo-27, tra Dodonovo e Krasnoyarsk, sempre in Siberia.



la zona di Mayak in Russia, dove si trova il lago più contaminato al mondo. Uno dei luoghi della Terra dove il nucleare ha prodotto i peggiori effettiIl complesso nucleare noto come Chelyabinsk-40, nella provincia di Chelyabinsk, sul fianco orientale degli Urali del Sud, è a 15 km a est della città di Kyshtym, in un’area di circa 90 km2. E' situato in una regione di laghi (i maggiori sono il Kyzyltash e l’Irtyash) e attraversato dal fiume Techa. Oltre a Chelyabinsk-40 qui è stata costruita anche Chelyabinsk-65, zona militare-industriale e di forza-lavoro. Nel 1955, subito dopo l’apertura del Lawrence Livermore National Laboratory negli Stati Uniti, fu costruita un’altra città conosciuta come Chelyabinsk-70, laboratorio di esperimenti fisici collegati alla produzione di Chelyabinsk-40.
Chelyabinsk-40 è meglio noto come Mayak (parola che significa faro): fu costruito a
partire dal 1945 e reso operativo per la produzione di plutonio già dal giugno del 1948. La prima bomba atomica sovietica, fatta esplodere nell’agosto del 1949, giusto in tempo per il settantesimo compleanno di Stalin, fu costruita utilizzando plutonio prodotto a Mayak.
Tutta la zona che è legata a Mayak è stata definita come la zona più contaminata del pianeta.
Per oltre sei anni, fino al 1951, scorie liquide radioattive di medio e alto livello vennero
sistematicamente rilasciate in enormi quantità dalla centrale di Mayak nel fiume Techa,
l’unica risorsa idrica per i 24 villaggi che si affacciavano lungo il fiume, esponendo alla
contaminazione radioattiva più di centomila abitanti della zona.

Nel 1951, la radioattività del fiume Techa raggiunse l’oceano Artico, sebbene il 99%
del materiale radioattivo era depositato nei primi 35 km dalla centrale di Mayak. Questa scoperta portò ad un cambiamento nella politica della discarica del materiale radioattivo.
Perciò fu proibito l’uso dell’acqua del fiume e dei suoi affluenti per uso umano e alcuni
abitanti furono evacuati da quelle zone. Furono costruite dighe e riserve artificiali in
modo da evitare che la radioattività fosse portata via dalle zone più contaminate, e gli
scarichi dell’impianto furono rilasciati sempre più nel lago Karachai, senza sbocchi diretti nell’oceano, piuttosto che nel fiume.
Durante un periodo di secca, il lago Karachai si ritirò parzialmente - era l’estate del
1967 - lasciando tutto intorno a sè della melma altamente radioattiva che, dopo essersi seccata, fu portata via dal vento. Dal lago si sollevò dunque polvere radioattiva che ricoprì un’area di oltre duemila chilometri quadrati

In termini di radioattività rilasciata durante questi disastri (e per avere un’idea di
quanto grandi siano stati) facciamo un confronto con il rilascio di radioattività avvenuto a Chernobyl, o in seguito alla bomba di Hiroshima. I dati sono in tabella:

1 TBq = 1 TeraBequerel corrisponde a 2.7 × 10−11 Curie (Ci):



Mayak: rilascio totale di radionuclidi nel lago Karachai 20.000.000 TBq

Attività della bomba su Hiroshima dopo 12 ore dall’esplosione 5.550.000 TBq

Presente attività del lago Karachai 4.400.000 TBq

Incidente di Chernobil del 1986 1.850.000 TBq

Incidente di Mayak del 1957 740.000 TBq

Scarico di sostanze radioattive nel fiume Techa 100.000 TBq

Polvere radioattiva sparsa dal lago Karachai nel 1967 22 TBq



Come risultato del deliberato o accidentale rilascio di materiale radioattivo nell’ambiente circostante, coloro che lavorano nell’impianto di Mayak e le popolazioni circostanti sono state esposte ad un totale di radiazioni e di materiale radioattivo davvero incredibile.
In molti casi, le dosi ricevute sono confrontabili con quelle ricevute dai superstiti di Hiroshima e Nagasaki. Circa 272.000 persone sono state esposte a radiazioni di alto livello.
Le risorse idriche per 124.000 persone sono state contaminate con isotopi radioattivi di alto livello (come plutonio, strozio-90 e cesio-137).

Una o due volte all’anno, gli abitanti di queste aree colpite dalle radiazioni erano chiamati per dei controlli medici nel centro di ricerca degli Urali a Chelyabinsk. Fino agli anni novanta nessuno di loro sapeva i motivi per cui erano chiamati a questi controlli medici. Il governo, invece, sapeva che gli incidenti di Mayak avevano esposto gli abitanti dei villaggi a radiazioni fortemente pericolose e sapevano che ne stavano pagando le conseguenze, ma, invece di informare gli abitanti, metteva al corrente dei dati di cui era in possesso centri di ricerca in Giappone, Stati Uniti, Germania, Francia e Svezia.

Muslyumovo è uno dei villaggi contaminati già dagli anni in cui il materiale radioattivo
veniva direttamente scaricato nel fiume Techa. Il villaggio non fu mai evacuato e la maggior parte dei suoi abitanti ha contratto malattie correlate alle radiazioni. Si trova a circa 40 km da Mayak ed è il villaggio più contaminato del pianeta: l’acqua del fiume è talmente radioattiva che i pesci sono scomparsi... Per altri questo posto è unico per la possibilità di studiare gli effetti delle radiazioni sulla vita umana nel corso di mezzo secolo...
Le persone che soffrono per la contaminazione non muoiono necessariamente in tempo brevi, però possono trasmettere geni modificati a generazioni future... Di tanti aborti spontanei avvenuti a Muslumovo, quasi tutti sono feti con grosse anomalie.

Anche i divieti di pescare nel fiume Techa o di raccogliere funghi non sono più tenuti
in considerazione: le mucche continuano a pascolare, la gente raccoglie funghi e frutta e
se li mangia, pur sapendo che sono contaminati. Il governo aveva promesso che la zona sarebbe stata bonificata e che entro 30 anni l’acqua sarebbe stata di nuovo potabile. I 30 anni sono passati e non si è fatto niente. Queste terre verdi e in apparenza normali devono aspettare ancora 240.000 anni prima che passi il pericolo del plutonio, se non si interviene in qualche altro modo prima...

Anche se molti dei reattori di produzione presenti a Mayak non sono più operativi, Mayak rimane ancora oggi un centro per riprocessare le scorie atomiche provenienti dalle centrali, dai reattori di ricerca, e dalla flotta atomica russa. Il plutonio è separato dal combustibile nucleare spento. Inoltre, Mayak possiede un impianto per il trattamento delle scorie radioattive con immagazzinamento provvisorio e strutture per la produzione di combustibile di Ossido Misto (MOX) e per la vetrificazione di scorie liquide radioattive.

Il riciclaggio e la riconversione delle scorie radioattive sono operazioni estremamente costose che i russi non sono in grado di sostenere.
Presumibilmente, a Mayak c’è un crescente accumulo di scorie non trattate. A Mayak è in costruzione un deposito dove verranno conservate 50 tonnellate di plutonio, estratto dalle testate nucleari russe. La costruzione del deposito è finanziata dagli Stati Uniti, ma non si conosce nè la data di ultimazione nè quella di entrata in funzione.

Nel lago Karachai si sta cercando di calare sul fondo blocchi di cemento per evitare che il vento risollevi la polvere contaminata nei periodi di secca. Se il materiale radioattivo presente nell’acqua del lago Karachai raggiungesse il sistema idrico del fiume Irtysh, la contaminazione potrebbe raggiungere anche l’oceano Artico.

La minaccia di una nuova catastrofe per i cittadini della regione di Mayak, si è prospettata nel 2001, quando il ministero dell’Industria Atomica (MINATOM) della Russia ha offerto la centrale di Mayak come luogo di scarico di scorie e rifiuti radioattivi provenienti da potenziali clienti come Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Spagna, Giappone, Corea del Sud, Taiwan - con la prospettiva di ricevere 20 milioni di tonnellate di combustibile nucleare esaurito, per un totale di 20 milardi di dollari.

A fine maggio del 2002, questi piani per il trasporto, l’immagazzinamento e il riprocessamento del combustibile nucleare esaurito provenienti da paesi stranieri sono stati respinti dal corpo regolatore della Russia per la sicurezza nucleare. Come si legge nella lettera scritta in data 25 maggio 2002, le ragioni sono le seguenti: le possibilità tecniche che dovrebbero garantire l’appropriata amministrazione delle scorie radioattive in accordo con le richieste normative e legislative approvate nel campo dell’uso dell’energia nucleare, della sicurezza radioattiva per la popolazione e per la protezione dell’ambiente sono assenti. Manca il necessario equipaggiamento per il trattamento e la vetrificazione delle scorie radioattive (gli esperimenti effettuati nella fornace di vetrificazione sono insoddisfacenti). Tutto ciò rappresenta una conferma dell’impossibilità di accettare il combustibile nucleare spento dai paesi stranieri per il loro riprocessamento, senza una modernizzazione generale dell’impianto di Mayak.
fonte: http://www.zonanucleare.com/dossier_...ari_russia.htm
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