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Old 09-07-2010, 08:02   #1
luxorl
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Le intercettazioni scoperchiano una "nuova P2" con Dell'Utri, Verdini e Carboni.

ECCO PERCHÉ VUOLE IL BAVAGLIO
Le intercettazioni scoperchiano una "nuova P2" con Dell'Utri, Verdini e Carboni. E' il cuore segreto del Pdl che Berlusconi cerca di nascondere azzerando le indagini e annientando la libertà di stampa

di Gianni Barbacetto e Rita Di Giovacchino

Quote:
Il presidente del Consiglio continua a ripetere che il ddl Alfano "è sacrosanto". E oggi, nella giornata di silenzio dei media italiani, è più facile capirne il motivo: la procura di Roma, grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, smaschera un'organizzazione segreta che interveniva per condizionare la politica, pilotare le decisioni della magistratura, teleguidare l'informazione, dirottare soldi e affari. Proprio come la loggia massonica di Licio Gelli di cui il premier ha fatto parte. La superlobby, per salvarlo dal processo Mills, voleva influire sulla Corte costituzionale perché non bocciasse il Lodo Alfano. Premeva sulla Corte d'appello di Milano per far riammettere la lista Formigoni alle elezioni regionali. Sosteneva la candidatura di Nicola Cosentino in Campania. Fondamentale il ruolo di Denis Verdini, da mesi sotto inchiesta per corruzione a Firenze, ma ancora oggi coordinatore nazionale del Popolo della libertà. Con la sua banca finanziava gli amici e tramite le sue società riceveva soldi da Carboni per l'affare dell'eolico
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010...avaglio/38100/



La nuova P2 di Denis Verdini
Ecco perché B. vuole il bavaglio Il cuore del Popolo della libertà ha una vita segreta, un’attività sotterranea. Una “nuova P2” coagulata attorno al faccendiere Flavio Carboni.
Le intercettazioni la svelano. Ed è per questo che Silvio Berlusconi dice che questa legge “è sacrosanta”


Quote:
Il satrapo anziano vuole il bavaglio. “È sacrosanto”, ha detto a Studio Aperto, dopo aver fatto il giro delle radio e delle tv compiacenti, Tg1, Tg2, Tg4, per tentare di fermare gli smottamenti di consenso nella sua maggioranza e nel paese. L’eco delle sue parole risuona ancora in questo giorno di silenzio della stampa italiana. Un giorno in cui è più facile comprendere perché lo vuole a tutti i costi, il bavaglio: sono proprio le intercettazioni a permettere di sviluppare indagini come quella che ha scoperto una “nuova P2” coagulata attorno al faccendiere Flavio Carboni, non senza contatti con il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Le intercettazioni, impietose, continuano a disvelare il fondo melmoso e occulto del potere italiano. Scoprono i giochi segreti che si svolgono attorno a Silvio Berlusconi.

Carboni, finito in manette giovedì con altre due persone, è un “campione d’Italia”. Ha attraversato la storia di questo paese almeno a partire dagli anni Settanta, quando ha avviato affari con Berlusconi, sotto l’ombrello della P2, quella classica, quella di Licio Gelli, di Roberto Calvi (e, appunto, di Silvio Berlusconi, tessera numero 1816). C’è un rapporto storico tra Carboni e i fratelli Silvio e Paolo, fin dai tempi dei progetti edilizi in Costa Turchese, degli investimenti per Olbia 2. C’è una vecchia frequentazione tra Carboni e Marcello Dell’Utri.

Ma non è archeologia investigativa, quella che emerge dall’inchiesta di Roma sulla “nuova P2”. Ci sono, da una parte, gli affari da realizzare oggi: nel settore dell’energia eolica in Sardegna, per esempio, con rapporti stretti con i vertici del potere politico dell’isola, su su fino al presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma, dall’altra, c’è di più. Quello che emerge è un sistema di potere. Il vecchio metodo della vecchia P2: determinare le scelte della politica, pilotare le decisioni della magistratura, teleguidare l’informazione, dirottare soldi e affari. Quel metodo continua anche oggi. Per esempio nei tentativi di influire sulla Corte costituzionale che nel 2009 doveva decidere sul Lodo Alfano (cioè sulla salvezza totale, sull’improcessabilità di Silvio Berlusconi alle prese con il processo Mills). A maggio 2009, a casa del giudice della Consulta Luigi Mazzella, a Roma, arrivano il suo collega Paolo Maria Napolitano, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini e lui, Silvio Berlusconi in persona. Una delle più imbarazzanti cene nella storia della Repubblica. Sui giornali esplode lo scandalo. Appare chiaro il tentativo di condizionare la Corte. Eppure il progetto non viene abbandonato. Quattro mesi dopo, a pochi giorni dal giudizio della Consulta, il lavoro iniziato è proseguito da Denis Verdini: il 23 settembre, infatti, il coordinatore del Pdl riunisce nella sua abitazione romana Carboni, Dell’Utri, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi (i due personaggi arrestati con Carboni nell’inchiesta romana).

L’obiettivo è influire sulla Corte perché non bocci (come invece farà) il Lodo Salvaberlusconi. Ma la superlobby segreta lavora anche per influire sulla decisione della Corte d’appello di Milano che deve valutare l’esclusione della lista Formigoni alle Regionali. Per pesare sull’attività del Consiglio superiore della magistratura. Per sostenere la candidatura di Nicola Cosentino alle regionali in Campania…

Il fatto che le manovre non riescano non assolve chi comunque le mette in atto, non sminuisce di un grammo le sue responsabilità. La “nuova P2” lavora a tempo pieno per sostituire gli interessi degli “affiliati” alle regole istituzionali, ai percorsi della democrazia. In questo sodalizio, che somma influenze massoniche e presenze opusdeiste (Dell’Utri), ha un ruolo centrale Denis Verdini. Ruolo politico, anche al di là dell’eventuale qualificazione giudiziaria. Verdini è, al tempo stesso, potente coordinatore del Pdl, banchiere di un piccolo Banco Ambrosiano pronto a finanziare gli amici, punto di riferimento degli uomini della “cricca”.

Il Popolo della libertà ha un cuore segreto, un’attività sotterranea. Le indagini dei magistrati, con le intercettazioni telefoniche e ambientali, possono svelarli. Ecco perché per Silvio Berlusconi, massimo punto d’equilibrio politico della “nuova P2”, la legge bavaglio “è sacrosanta”.
LA NUOVA P2 E I SUMMIT CON GLI UOMINI DI B.
Pressioni sul Lodo Alfano e sul Csm

di Marco Lillo

Quote:
Ora tocca ai politici. A breve saranno sentiti Marcello Dell’Utri e Denis Verdini. Dopo gli arresti di giovedì scorso di Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, cioé i tre protagonisti di quella che è stata ribattezzata “la nuova P2”, ora l’indagine punta alla politica nazionale. Per la prima volta dopo le indagini di Luigi De Magistris viene contestata la legge Anselmi. Per il gip romano Giovanni De Donato e per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo siamo di fronte a “un’associazione caratterizzata dalla segretezza degli scopi dell’attività e della composizione che mira a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e degli apparati della pubblica amministrazione”, proprio come la loggia di Licio Gelli. Il ruolo di Verdini è centrale e per questo, a leggere gli atti, sarebbe indagato per associazione a delinquere: “Verdini si pone, per la qualità e rilevanza del ruolo, per il suo ripetuto e diretto intervento in reciproco vincolo di solidarietà, per la condivisione d'interessi, come soggetto interno al sodalizio medesimo. ... la rilevanza della funzione da lui svolta emerge dai ripetuti incontri organizzati presso la sua dimora di palazzo Pecci Blunt”,

Convegni a 5 stelle
Il protagonista della vicenda è però Flavio Carboni, il faccendiere coinvolto nel caso Calvi (e poi assolto) ma condannato per il crac dell’Ambrosiano. Insieme a lui sono stati arrestati Pasquale Lombardi, un giudice tributario ed ex politico Dc e di Forza Italia, riuscito a creare una rete di pubbliche relazioni nelle massime magistrature italiane con convegni a 5 stelle. Il terzo arrestato è Arcangelo Martino, il politico campano della prima repubblica che ha cercato goffamente di fornire a Berlusconi l’alibi del primo incontro con la famiglia di Noemi Letizia: “gli ho presentato io il padre”, disse a beneficio dei gonzi. Solo in un paese come l’Italia una simile banda poteva riuscire ad avvicinare sottosegretari, leader di partito e presidenti di Corte. A settembre 2009 Lombardi chiama il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli e gli chiede di intervenire sulla giudice della Corte Maria Rita Saulle: “Quella della consulta che è la donna, dice che è sua amica”. Mirabelli resiste: “mmha! Eh..non è che gli interventi valgano granché”. Ma Lombardi lo informa “sono quattro negativi, cinque positivi, tre nì” e insiste: “vedi un poco se sulla signora possiamo avere un riscontro”. Il 23 settembre la banda comincia a fare sul serio. A palazzo Pecci Blunt, abitazione romana di Denis Verdini si incontrano il coordinatore del partito di Berlusconi, il capo degli ispettori del ministero, Arcibaldo Miller, l’ex numero uno dell’Associazione magistrati e ora presidente della Commissione per la riforma Brunetta, Antonio Martone; il sottosegretario alla giustizia e senatore Giacomo Caliendo (ex procuratore generale della Cassazione, come Martone); e poi i soliti tre. Cosa ci fanno il gotha della giustizia e della politica con i faccendieri? Per il pm Capaldo parlano del Lodo Alfano. Dice Lombardi: “E poi stasera chiamo Antonio (Martone Ndr) perché abbiamo fatto un discorso anche per quanto riguarda la Corte Costituzionale (... ) Amm’ fa’ nu poc’ na conta a vedé quanti sonn' i nostri e quanti son i loro, per cui se potimm' correre ai ripar', mettere delle bucature, siamo disponibili a fare tutto (... ) e poi giustamente abbiamo fissato che ogni giorno, ogni settimana bisogna che ci incontriamo per discutere tra i noi e vedere ando sta o' buono e ando sta o' malamente”.

“Tieni qualche amico?”
Dove ovviamente “o malemente” è chi resiste alla banda e continua ad applicare la legge a partire dall’articolo 3 della costituzione. Il 26 settembre accade l’incredibile: Lombardi, per intervenire in favore di Berlusconi, chiama Renzo Lusetti, che però fa parte del Pd. I modi sono spicci: “Mi devi dire una cosa sinteticamente ... tieni qualche amico nella Corte Costituzionale?”, Alla reazione sorpresa e imbarazzata di Lusetti, Lombardi rinvia a un incontro di persona. Il Lodo Alfano è bocciato dalla Consulta ma la banda si dedica a un’altra emergenza: salvare il soldato Cosentino. Il sottosegretario amico dei Casalesi ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del gip che chiede l’arresto e blocca la sua candidatura a presidente della Campania. Se la Cassazione annullasse l’ordinanza, il candidato alternativo, Caldoro, tornerebbe nel sottoscala. La banda si muove a tenaglia. Lombardi cerca tramite il presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, di accelerare i termini del ricorso e Arcangelo Martino fa circolare un dossier infamante contro Caldoro, che lo accomuna a Piero Marrazzo. Il 7 gennaio Lombardi va in Cassazione dopo avere fissato un incontro con Carbone. Esce e telefona a Cosentino: “fai far subito la rinuncia ai termini”. Il giorno dopo è il presidente Carbone a chiamare Lombardi per informarlo che l’udienza è fissata: “Il 28 gennaio”. Lombardi cerca il colpaccio: “Ah 28 gennaio.. e n'à putimmo fa' nu poco prima e ve'?”. Ma Carbone resiste: “Statte buono”. Il magistrato più importante d’Italia, a leggere gli atti, si fa consegnare olio da Lombardi in Cassazione. Scrive il gip: “Il 26 gennaio, appena due giorni prima della decisione sul ricorso Cosentino, Lombardi chiama nuovamente il Presidente Carbone , annunciandogli una piccola regalia: ‘Stammi a senti'... io mi so' fatto portare l'olio e te lo porto domani mattina (...) Ci vediamo in Cassazione e facciamo il trasbordo”. Non basta: a ottobre 2009, quando si stra decidendo se prorogare l’età pensionabile dei giudici nelle condizioni di Carbone, Lombardi chiama il sottosegretario alla giustizia Caliendo: “gli ho detto, guarda che Giacomo si impegna al massimo per quello che tu desideri, per cui tu devi fare queste due cose, uno e due, m’ha detto di si ... gli ho detto vedi che Giacomino ti sta facendo tutte le operazioni che vuoi tu quindi...”. Pochi mesi prima Carbone aveva chiesto a Lombardi: “Ti voglio dire una sola cosa però, io che faccio dopo che me ne vado in pensione!?”. E Lombardi: “Non ti preoccupare, ne sto parlando con l'amico mio di Milano!”
IFQ 10 luglio
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Ultima modifica di luxorl : 10-07-2010 alle 08:32.
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