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Old 10-08-2003, 04:31   #18
Adric
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IL JAZZ MODERNO IN EUROPA NEGLI ANNI 50 E NELLA PRIMA META' DEGLI ANNI 60

Tra la fine degli anni 40 e la fine dei 60 iniziarono a formarsi in Europa un po' in quasi tutti i paesi delle scuole nazionali con caratteristiche autonome e originali, non imitative rispetto agli USA, dapprima in Francia, Belgio e Svezia, che sono le tre nazioni europee che espressero nel periodo che va dall'immediato dopoguerra fino alla fine degli anni 50 il maggior numero di musicisti di caratura internazionale, poi nella prima metà degli anni 60 anche in Gran Bretagna, Germania e Olanda (le tre nazioni dove il free jazz e il jazz rock ebbero la maggiore diffusione), così come in Danimarca, Polonia, Austria e Svizzera.
In altri paesi jazzisticamente meno ricettivi come la Norvegia, la Finlandia, la Spagna o la stessa Italia un jazz autonomo iniziò a formarsi solo sul finire degli anni 60.

FRANCIA

Per il periodo che arriva fino alle fine della seconda guerra mondiale la critica tende a considerare gli unici jazzisti europei di caratura internazionale non imitatori degli americani Django Reinhardt, chitarrista zingaro belga di origine tedesca, ed il violinista francese Stephane Grappelli. I due ebbero un gruppo insieme, il Quintette du Hot Club de France.
La Francia fu prima nazione in cui il bebop ricevette la migliore accoglienza, mentre in Inghilterra andava ancora forte lo stile tradizionale del dixieland.
Parigi assurse a capitale jazzistica d'Europa sin dal primo dopoguerra, i jazz club parigini (le "caves") saranno d'esempio per le altre città europee, grazie ai frequenti soggiorni e visite dei jazzisti americani (Sidney Bechet, Lucky Thompson, Quincy Jones, Bud Powell, Miles Davis ecc).
Analogalmente per i festival jazz estivi il successo di quello di Nizza del 1948 fu il modello per quelli di altre località di villeggiatura estive europee.
Tra i maggiori musicisti francesi si affermarono l'arrangiatore Michel Legrand, il contrabassista Pierre Michelot, i pianisti Martial Solal, George Arvanitas e Renè Utrerger, il sassofonista Barney Wilen, Claude Bolling, Errol Parker, gruppi vocali come i Double Six e gli Swingle Singers.

Michel Legrand, noto per le colonne sonore, tra i compositori europei più noti ("What Are You Doing the Rest of Your Life," "Watch What Happens," e "The Summer Knows"). Questo album è ricco di stelle americane:

Michel Legrand: Legrand Jazz (1958)


Martial Solal, nato in Algeria da genitori francesi, ha registrato anche con diversi musicisti di jazz tradizionale (Sidney Bechet, Don Byas ecc). Questo è il suo primo disco statunitense, dal vivo al Festival di Newport del 1963:

Martial Solal: At Newport '63 (1963)


BELGIO

Il Belgio è forse la nazione europea che ha espresso in proporzione alla sua estensione territoriale e popolazione il maggior numero di jazzisti di rilievo. Non va dimenticato che il sassofono venne inventato nel 1840 dal belga Adolphe Sax nel 1840 e che non pochi sassofonisti bianchi negli USA erano di origine belga. Sempre in Belgio nacque la prima rivista di jazz al mondo: Musique Magazine nel 1924 e belga fu il primo critico di jazz, Robert Goffin, autore del primo libro sul jazz (Aux frontières du jazz. 1930).
L'unico specialista jazz al mondo dell'armonica, Toots Thielemans (occasionalmente anche chitarrista), il sax tenore e flautista Bobby Jaspar, il direttore d'orchestra e arrangiatore Francy Boland, il chitarrista Renè Thomas.

Toots Thielemans è il musicista belga più noto, ma anche l'indiscusso miglior armonicista di sempre. Un giramondo che continua riscuotere simpatia ed ammirazione ovunque per la sua bravura strumentale, la padronanza in numerose lingue ed il piacere di stare a contatto col pubblico.

Toots Thielemans: Man Bites Harmonica (1957-58)


SVEZIA

In Svezia, risparmiata dall'invasione nazista, il jazz ebbe uno sviluppo precedente a quello delle altre nazioni scandinave; nei primi anni 50 Stoccolma era seconda solo a Parigi come importanza jazzistica, negli anni 60 il club Gyllene Cirkeln di Stoccolma godette di fama mondiale. Alla fine degli anni 40 vi era fiorita una vera e propria scena cool jazz.
Gli esponenti più significativi furono il sax baritono Lars Gullin, l'altosax Arne Domnerus, il trombettista Rolf Ericson ed il trombonista Ake Persson.
Successivamente si mise in luce il trombonista Eje Thelin. Il maggior successo discografico in patria fu del pianista Jan Johansson.

Lars Gullin: Danny's Dream (1953-1955)


Va precisato che il primo clarinettista a suonare jazz moderno fu proprio uno svedese, Stan Hasselgard, nel gruppo del ben più famoso ed anziano clarinettista Benny Goodman. Era destinato a grande fama, ma morì molto giovane in un incidente stradale nel 1948, e non esistono sue registrazioni da leader. Questo strumento passò decisamente in secondo piano negli anni 50, in cui venne dominato dagli italoamericani (Buddy De Franco, Jimmy Giuffre, Tony Scott), e successivamente in Europa dai francesi (Louis Sclavis e Michel Portal).

DANIMARCA

Il trombonista Kai Winding, nato in Danimarca, emigrò adolescente con la sua famiglia negli Usa, e divenne uno dei protagonisti degli anni 50 e 60 formando con J.J. Johnson un duo al trombone affiatatissimo, divenne molto richiesto anche negli studi e per la televisione.

Kai Winding: The Incredible Kai Winding Trombones (1960)



Successivamente si imposero altri due danesi. Niels Henning Orsted Petersen, di solito abbreviato con le iniziali NHOP, divenne il contrabassista più ricercato in Europa sia negli studi che dal vivo per accompagnare gli americani, per Oscar Peterson e tanti altri, ma al contrario di Winding non volle mai trasferirsi stabilmente negli Usa.
John Tchicai è il sassofonista di origine congolese, l'unico europeo a suonare nel seminale Ascension di John Coltrane.
Il Jazzhus Montmartre prendeva il nome dall'ononimo quartiere di Parigi, ma era a Copenhagen, e negli anni 60 divenne il più prestigioso locale di jazz d'Europa, quello che a New York era il Village Vanguard. Dopo diversi anni di chiusura è stato recentemente riaperto.
Oggi il festival jazz di Copenhagen per numero di concerti è il più grande d'Europa, ma durante i 365 gg dell'anno il primato continentale di Parigi per numero di locali e di concerti rimane indiscusso.

GRAN BRETAGNA

Sebbene il primo club europeo dedicato esclusivamente al bop (Club Eleven) nacque a Londra e non a Parigi il jazz moderno stentò molto in Inghilterra negli anni 50; molti americani la esclusero dai loro tour europei, ed ancora alla fine degli anni 50 il jazz tradizionale era ancora il più ascoltato e seguito.
Una disputa pluridecennale tra il sindacato dei musicisti inglesi e quello dei musicisti americani limitò di fatto le tournèè oltreoceano in entrambi i sensi; ancora a metà degli anni 60 molti gruppi rock non poterono suonare negli Usa, così come molti jazzisti americani esclusero la Gran Bretagna dai loro tour europei per motivi analoghi.

Nel jazz tradizionale e nel mainstream si erano da tempo affermati il trombonista Chris Barber ed i trombettisti Humphrey Lyttleton e Nats Gonella.
L'affinità linguistica e culturale favorì l'affermazione di alcuni musicisti inglesi che si trasferirono stabilmente negli States, come i pianisti George Shearing e Marian McPartland, ed il polistrumentista Victor Feldman. Il pianista Ralph Sharon divenne collaboratore stabile del cantante Tony Bennett. Minor successo ebbe l'eccellente trombettista giamaicano nero Dizzy Reece.

Shearing, nato non vedente, conobbe grande successo già in patria; emigrò negli Usa nel 47 e sin dai primi anni 50 godette di eilevante notorietà come autore della celeberrima "Lullaby of Birdland". Incise prevalentemente con la formula del quintetto. Realizzò album con alcuni dei cantanti jazz di spicco (Nat King Cole, Peggy Lee, Nancy Wilson, Carmen McRae, Ernestine Anderson ecc)

George Shearing: Jazz Moments (1962)


Marian Mc Partland, il cui vero cognome è Turner, sposò il cornettista americano Jimmy McPartland, trasferendosi negli Usa nel 46.
Dopo più di trent'anni di carriera discografica divenne dal 78 una delle conduttrici radiofoniche più famose negli States col suo programma alla NPR sul pianoforte jazz, in cui ha ospitato tante celebrità.

Marian Mc Partland: With You in Mind (1957)


Victor Feldman, polistrumentista (vibrafono, pianoforte e batteria) si trasferì negli Usa nel 57 al termine di una tournèè con Woody Herman. coautore di "Seven Steps to Heaven" registrata sull'album ononimo di Miles Davis.

Victor Feldman: Suite Sixteen (1955)


Altri musicisti di rilievo furono il sassofonista Ronnie Scott, che aprì il locale jazz londinese che porta il suo nome, tuttora uno dei più famosi jazz club europei, il sax contralto e big band leader Johnny Dankworth, la moglie cantante Cleo Laine, i tenoristi Tubby Hayes e Don Rendell, il pianista Stan Tracey.

GERMANIA

La Germania jazzisticamente fu dapprima sfavorita dal nazismo, poi dalla successiva divisione in due e dalla dispersione derivante dalla presenza di tante grandi città con la mancanza di un unico grande centro catalizzatore.
Il relativo isolamento fece si che per tutti gli anni 50 il jazz tedesco (così come peraltro il jazz italiano) ebbe carattere derivativo.
Ma, a differenza dell'Italia, le cose cambiarono decisamente negli anni 60, quando nacquero delle etichette discografiche che ebbero molto successo, la Basf/Saba poi divenuta MPS, e sul finire del decennio la Enja e la ECM.
Un grande ruolo nel far conoscere sia il jazz ai tedeschi che il jazz tedesco internazionalmente lo ebbe Joachim Enrst Berendt, il più famoso critico jazz europeo di sempre, conduttore di molti programmi radiofonici ed autore della più venduta storia del jazz in assoluto, tradotta in molte lingue.

Il prolifico trombonista Albert Malgersdorff è tra i pochissimi innovatori europei del jazz moderno; fu il primo ad applicare al trombone la tecnica della multifonia (che consiste nel suonare diverse note contemporaneamente).
Il suo quintetto degli anni 60 è tra le formazioni europee di maggior spicco.

Albert Malgersdorff: Tension! (1963)

Vanno ricordati anche i fratelli dell'allora Germania dell'Est Rolf e Joachim Kuhn, rispettivamente clarinettista e pianista

AUSTRIA

Il jazz in Austria negli anni 50 e 60 è molto legato alla scena tedesca, dato che i jazzisti austriaci spesso registravano per etichette tedesche e suonavano regolarmente dal vivo in Germania. Il primo jazzista austriaco di rilievo fu il sassofonista Hans Koller.
L'Austria ha espresso pianisti nel jazz di rilevanza mondiale, come Joe Zawinul, ed altri di rilevanza europea come Friedrich Gulda e Fritz Pauer.

Joe Zawinul, emigrato nel 59 negli States, militò nove anni nel quintetto di Cannonball Adderley, poi contribuì alla svolta elettrica di Miles Davis nei tre anni successivi, per fondare insieme al sassofonista Wayne Shorter i Weather Report.

Joe Zawinul: The Rise & Fall of the Third Stream (1965)



POLONIA

La Polonia è il paese dell'est comunista in cui il jazz conobbe il maggiore sviluppo. Il catalizzatore del jazz polacco, colui che scoprì e valorizzò molti dei musicisti che s'imposerò più tardi negli anni 70 fu il pianista Krzyszstof Komeda (morto nel 1969), tra i pochi compositori specializzati in colonne sonore jazz (per i film di Polanski, Skolimowski, Bergman), tra i primi a cimentarsi col free jazz nell'est europeo.

Krzysztof Komeda : Ballet Etudes - Breakfast at Tiffany's (1962-63)



Negli anni 70 si affermarono il sassofonista Michael Urbaniak, la moglie cantante Urszula Dudziak, il trombettista Thomas Stanko, il sassofonista Zbigniew Namyslowski ed il virtuoso del pianoforte Adam Makowicz.


UNGHERIA

L'Ungheria ha una grande tradizione per i chitarristi, gitani e non. Gabor Szabo scappò all'estero dopo la rivolta del 1956 stabilendosi in California. Si mise in luce nellla prima metà degli anni 60 nei quintetti di Chico Hamilton e Charles Lloyd.

Gabor Szabo: Spellbinder (1966)


Vanno ricordati anche gli altri due chitarristi ungheresi jazz Attila Zoller ( inventore di alcuni tipi di microfono per chitarra) ed Elek Bacsik.

JUGOSLAVIA

Di etnia serba e nato nell'attuale Bosnia, Dusko Goykovich è il trombettista europeo più noto degli anni 60 e 70. Ha militato in numerose orchestre dapprima in Germania e poi negli USA (Maynard Ferguson, Woody Herman, Clarke-Boland Big Band).

Dusko Goykovich: Swinging Macedonia (1966)


SPAGNA

Sebbene il franchismo non favorì il jazz, il catalano (nativo di Barcellona) non vedente Tete Montoliu rientra comunque tra i maggiori virtuosi europei del pianoforte, suonò con molti grandi musicisti americani di passaggio in Europa ed incise molti dischi all'estero, specie in Danimarca.

Tete Montoliu Trio: A Tot Jazz ! (1965)
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Ultima modifica di Adric : 19-05-2017 alle 15:20.
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