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Old 22-08-2009, 14:23   #49
juninho85
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I convocati per Livorno: ci sono Biondini e Pisano
Sono 19 i convocati da Massimiliano Allegri per la trasferta di Livorno. Recuperano Pisano e Biondini. Rimangono a casa i baby Gallon, Ragatzu e Cotza. Escluso anche il croato Brkljaca, ancora in attesa del trasfert.

Ecco la lista completa:

Portieri: Lupatelli e Marchetti

Difensori: Agostini, Astori, Canini, Lopez, Marzoratti, Pisano

Centrocampisti: Barone, Biondini, Conti, Cossu, Lazzari, Parola, Sivakov

Attaccanti: Jeda, Larrivey, Matri, Nenè


Allegri: "Siamo pronti"
E' tempo di campionato per il Cagliari di Massimiliano Allegri. Domani parte la serie A e i rossoblù cominciano la loro avventura a Livorno. Il mister toscano conferma che la squadra è pronta: "La condizione fisica è buona. Giovedì notte abbiamo effettuato un buon test. Il Livorno è una squadra con ottime individualità, che dovremo affrontare nel modo giusto, altrimenti potremmo incontrare difficoltà. Sono organizzati, ma i problemi ce li daranno i singoli. Ci vorrà testa, pazienza e attenzione. Penso che sarà una partita dall'elevata cattiveria agonistica e sarà decisa dagli episodi. I nuovi si stanno inserendo bene, anche se devono imparare ancora alcuni movimenti".

La formazione pare già fatta. Solamente indecisione per il partner d'attacco di Jeda: "Ho un dubbio in avanti tra Larrivey e Matri".



TuttoSport - Ariaudo a un passo


Il Cagliari è a un passo dal portare Lorenzo Ariaudo in Sardegna. I rossoblù sono interessatissimi al giovane centrale juventino che, con l'arrivo di Caceres, ha visto ridursi notevolmente le possibilità di giocare. La Juventus manderebbe il difensore in prestito Sardegna per completarne la maturazione, come fatto in passato con Marchisio, Giovinco e De Ceglie, finiti a Empoli (i primi due) e a Siena (il terzo). Secco e Cellino approfondiranno la cosa all'inizio della prossima settimana. Su Ariaudo c'è anche l'interesse della Reggina che però, avendo appena preso Capelli dall'Atalanta, potrebbe farsi da parte.

Gazzetta - Standby Canini, Udinese su Parola
Michele Canini piace alla Lazio. Cellino però non svende il suo difensore e chiede una cifra intorno ai 6.5 milioni di euro. La Lazio ci pensa, ma per ora la trattativa rimane in standby. L'Udinese è sempre sulle tracce di Andrea Parola. Il centrocampista rossoblù gradirebbe la destinazione bianconera. C'è da convincere Cellino. Nel caso Parola partisse, il Cagliari prenderebbe un altro centrocampista.

Unione Sarda - L'eredità di Acquafresca
Sostituto di Acquafresca cercasi. Domani comincia il campionato della squadra di Allegri, il Cagliari riparte da una stagione fantastica ma ha perso il suo bomber principe. Uomo da doppia cifra e dal rendimento elevato che i tifosi (ma non solo) temono di dover rimpiangere. La società rossoblù si è attrezzata per dimostrare il contrario: dal campionato portoghese è arrivato Nenè, attaccante brasiliano che calcia molto bene, conclude da tutte le posizioni ma non appare ancora al cento per cento, in quanto è reduce da diversi mesi di inattività. I dubbi ci sono ma vanno a braccetto con le certezze. Per sapere se Nenè potrà far bene serviranno ancora dei mesi. Per ora, allenamenti e amichevoli hanno confermato tutte le buone premesse, ma al capocannoniere 2009 della Liga del Portogallo non si può chiedere la luna dopo pochi mesi.
I gol del Cagliari, almeno in questa prima fase, dovranno arrivare necessariamente dai piedi di altri giocatori. Gli altri nomi sono noti: c'è Larrivey, attaccante argentino che ritorna dal Velez dopo una parentesi esaltante nel campionato di Clausura. I primi mesi in Italia nello scorso torneo sono stati sicuramente negativi, ma El Bati è ben deciso a riconquistarsi un posto, grazie anche alla spinta del presidente Cellino che crede fermamente in lui. In quattro per due posti e considerato che Ragatzu, il giovane promettente, dovrebbe essere il primo vero rincalzo, Matri e Jeda partono favoriti per un posto da titolare. Matri scalpita: la cessione di Acquafresca l'ha reso più sicuro e voglioso, il suo fisico non gli permette di essere immediatamente brillante, ma con il passare dei mesi l'ex milanista dovrebbe essere un valore aggiunto per la squadra. Senza contare che tra una sponda e l'altra, tra una protezione e l'altra del pallone, Matri sa fare anche i gol.
Dall'altra c'è la vera certezza del gruppo, l'altro brasiliano, altro attaccante da doppia cifra che Allegri potrà utilizzare anche come trequartista. Si riparte da Jeda, il Cagliari crede fermamente nel sudamericano arrivato due stagioni fa dal Rimini. La sua tecnica e la sua duttilità, ma anche il suo sapersi sacrificare hanno fatto la felicità del tecnico di Livorno. Matri e Jeda in pole position per una maglia da titolare contro il Livorno, ma anche Matri e Larrivey o, addirittura, Matri e Jeda più larghi e Nenè unica punta. È la quantità di soluzioni a far sorridere: è vero, manca il bomber, quel giocatore che vive per il gol a tutti i costi (e Acquafresca, novello Inzaghi, aveva tutte queste caratteristiche), ma Allegri può comunque scegliere le frecce giuste per il proprio arco a seconda della gara. L'idea del tecnico toscano è quella di armare il proprio attacco anche e soprattutto sulla base delle avversarie del Cagliari. Quattro potenziali titolari, due posti certi e un rincalzo che però rincalzo non sarà mai.
La logica porta a far pensare che Jeda e Matri partiranno dal primo minuto, ma anche Larrivey, dato in gran forma e voglioso di esplodere anche in Italia, avrà la sua chance. Ragatzu dalla sua ha l'età e quindi potrà sopportare qualche panchina in più, Nenè avrà invece tutto il tempo di ritrovare la forma giusta, adattarsi al clima della serie A e conoscere da vicino le marcature dei difensori che giocano nel campionato italiano.
Ai cinque attaccanti il compito di togliere le castagne dal fuoco ad Allegri, i gol comunque potranno arrivare anche grazie ad altri: Conti, Cossu, Biondini, Barone e Lopez sono avvisati. Se l'attacco non funziona, una mano d'aiuto potrà sempre arrivare anche dalle retrovie.

Unione Sarda - Allegri sfida la città che ha nel cuore
Colazione al bar Ughi, nel quartiere di Coteto, dove è nato e cresciuto, le gabbionate (le partite di calcetto alla livornese) ai bagni Fiume, l'aperitivo in Baracchina Rossa, all'Ardenza, e le visite a casa dei genitori, nel quartiere La Leccia. Sono i luoghi che Massimiliano Allegri, allenatore livornese del Cagliari, frequenta da sempre insieme agli amici di una vita. Qualche cena al ristorante, sempre senza clamori. «Perché lui», racconta Federico Chimenti, l'amico più caro, «non si è mai montato la testa».
Allegri tornerà per la prima volta da avversario nella sua Livorno domani. Alla prima di campionato e nella stagione che potrebbe regalargli la definitiva consacrazione, dopo i successi di Cagliari e le sirene juventine di inizio estate. «Prova a non parlarne», racconta Chimenti «e a restare calmo. Ma dentro di sè credo che ci sia un vulcano pronto a esplodere. Ci tiene molto a fare bella figura e forse avrebbe preferito che questa partita arrivasse in un momento diverso e non alla prima di campionato».
Di un anno più giovane di lui, Chimenti ha incontrato Allegri quando militavano insieme nell'Armando Picchi da bambini: «Da allora non ci siamo mai più persi di vista», racconta «e ci vediamo ogni volta che viene a Livorno, mediamente un giorno alla settimana durante il campionato. Ma non parliamo solo di calcio, anzi. Se con noi ci sono persone con le quali Max ha meno confidenza, evita di parlare del suo lavoro. E lo fa proprio per non mettersi al centro dell' attenzione, restare uno di noi senza salire sul piedistallo di chi ce l'ha fatta. Le sue qualità», conclude Chimenti «ancora oggi che ha smesso di giocare da professionista, le fa vedere solo nelle gabbionate ai Fiume e, nonostante l'età, fa ancora la differenza».
Tra i suoi amici più cari c'è anche il primo allenatore proprio ai tempi del Picchi, Umberto Barsacchi, 56 anni. «Lui ha iniziato a giocare nel Portuale, il gruppo sportivo dei lavoratori del porto, dove ha lavorato suo padre, e poi è arrivato al Picchi che aveva 12 anni. Da allora siamo sempre rimasti in contatto». Forse però Allegri, livornese doc, un difetto ce l'ha: nella sua carriera ha indossato la maglia del Pisa, nel 1989 in serie A: «Lui all'epoca era in ascesa - ricorda Barsacchi - mentre il Livorno annaspava. Non ha tradito.
Certo, ci abbiamo riso. Ricordo, ad esempio, una cena qualche anno fa, c'era anche Lucarelli, che allora giocava nell'Atalanta: ci disse che i gol li faceva solo quando non indossava la maglia nerazzurra».Colazione al bar Ughi, nel quartiere di Coteto, dove è nato e cresciuto, le gabbionate (le partite di calcetto alla livornese) ai bagni Fiume, l'aperitivo in Baracchina Rossa, all'Ardenza, e le visite a casa dei genitori, nel quartiere La Leccia. Sono i luoghi che Massimiliano Allegri, allenatore livornese del Cagliari, frequenta da sempre insieme agli amici di una vita. Qualche cena al ristorante, sempre senza clamori. «Perché lui», racconta Federico Chimenti, l'amico più caro, «non si è mai montato la testa».
Allegri tornerà per la prima volta da avversario nella sua Livorno domani. Alla prima di campionato e nella stagione che potrebbe regalargli la definitiva consacrazione, dopo i successi di Cagliari e le sirene juventine di inizio estate. «Prova a non parlarne», racconta Chimenti «e a restare calmo. Ma dentro di sè credo che ci sia un vulcano pronto a esplodere. Ci tiene molto a fare bella figura e forse avrebbe preferito che questa partita arrivasse in un momento diverso e non alla prima di campionato».
Di un anno più giovane di lui, Chimenti ha incontrato Allegri quando militavano insieme nell'Armando Picchi da bambini: «Da allora non ci siamo mai più persi di vista», racconta «e ci vediamo ogni volta che viene a Livorno, mediamente un giorno alla settimana durante il campionato. Ma non parliamo solo di calcio, anzi. Se con noi ci sono persone con le quali Max ha meno confidenza, evita di parlare del suo lavoro. E lo fa proprio per non mettersi al centro dell' attenzione, restare uno di noi senza salire sul piedistallo di chi ce l'ha fatta. Le sue qualità», conclude Chimenti «ancora oggi che ha smesso di giocare da professionista, le fa vedere solo nelle gabbionate ai Fiume e, nonostante l'età, fa ancora la differenza».
Tra i suoi amici più cari c'è anche il primo allenatore proprio ai tempi del Picchi, Umberto Barsacchi, 56 anni. «Lui ha iniziato a giocare nel Portuale, il gruppo sportivo dei lavoratori del porto, dove ha lavorato suo padre, e poi è arrivato al Picchi che aveva 12 anni. Da allora siamo sempre rimasti in contatto». Forse però Allegri, livornese doc, un difetto ce l'ha: nella sua carriera ha indossato la maglia del Pisa, nel 1989 in serie A: «Lui all'epoca era in ascesa - ricorda Barsacchi - mentre il Livorno annaspava. Non ha tradito.
Certo, ci abbiamo riso. Ricordo, ad esempio, una cena qualche anno fa, c'era anche Lucarelli, che allora giocava nell'Atalanta: ci disse che i gol li faceva solo quando non indossava la maglia nerazzurra».

La Nuova Sardegna - La nave rossoblù molla gli ormeggi
Una partenza con la rosa parzialmente incompleta. Il Cagliari comincia da Livorno la quinta stagione in A di fila. E lo fa dall’alto di un lusinghiero nono posto conquistato al termine di un campionato con l’avvio choc delle cinque sconfitte di fila. Un passato esaltante che però pare non aver dato la scossa giusta alla tifoseria.
Peccato. Anche perché il presente è la foto di un gruppo solido, un allenatore capace e determinato, un club che dice di aver sposato la continuità e la programmazione nella gestione tecnica: «Ho commesso tanti errori, tra questi quello di aver cambiato frettolosamente gli allenatori. E’ un guaio perché dà alibi ai giocatori e impedisce di capire nei dettagli quali siano i problemi e la giusta ripartizione delle responsabilità» ha detto in una sorta di outing Massimo Cellino.
Intesa Cellino-Allegri. Il presidente ha risposto a tutte le richieste di Allegri. Ha tenuto Astori, Marchetti e Lazzari: affari d’oro anche in prospettiva. Poi, ha perso, volontariamente, Bianco e Fini, ed ecco Barone, Marzoratti, Brkljca. E’ andato via, ma si sapeva, Acquafresca, ed è arrivato Nenè. E nel giro della prima squadra ci sono, oltre a Gallon, anche Cotza e Di Laura. Adesso, c’è da rimpiazzare Matheu, ceduto a titolo definitivo all’Independiente. L’addio del terzino-centrale, che Allegri avrebbe tenuto volentieri, è maturato in maniera strana. Dietro ci sono anche problemi familiari del giocatore. Di fatto, a 48 ore dal via, in rosa manca un difensore. Negli ultimi giorni sono rimbalzati vari nomi. Tra questi, Andreolli, Valdez, Ariaudo: quest’ultimo è in pole. Non foss’altro perché il patron ha riferito di averlo chiesto alla Juve di Cobolli Gigli. Si vedrà. Intanto, a Livorno si parte con la coperta leggermente corta. L’esperienza dice che è bene avere lo spogliatoio assestato fin dal via. Specie se si deve giocare per la salvezza in un campionato che si annuncia spigoloso.
Il dna merita fiducia. Ma i tifosi «veri» dove sono? Nono posto con 53 punti, con 15 vittorie indimenticabili. Tra queste, quelle in trasferta a Torino con la Juve e a Roma con la Lazio. Eppure, la corsa al botteghino è nella media degli anni passati: circa cinquemila abbonamenti che in proiezione dovrebbero portare poco sopra gli ottomila dello scorso anno. A dirla tutta, l’atteggiamento è sconfortante. Gli Allegri boys meritano fiducia sia per il gioco e l’impegno, sia per aver maturato un onorevole attaccamento alla maglia. E invece, con i prezzi inalterati, la tifoseria sta rispondendo al rallenty. Di certo, Conti e soci meriterebbero altro entusiasmo. E poco c’entra, l’uscita dalla Coppa Italia, le condizioni pietose del Sant’Elia, le partite in tv.
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