Quote:
|
Quote:
per x=-2 la y nn è definita, se fai limite destro e limite sinistro vedrai che y tende a infinito, una volta col segno più una col segno meno. Vuol dire che c'è un asintoto verticale. y=0 per x=1/3 ed abbiamo trovato uno zero. Per x-> a infinito y->3 quindi c'è anche un asintoto orizzontale. Per x=0 y=-1/2 Facendo y' noterai che il numeratore è un numero quindi è costante ovvero la derivata è sempre crescente (nn è mai zero) ragion per cui nn ti puoi aspettare nei punti interni della funzione dei minimi, dei massimi o dei flessi. Nei punti in cui è definita la f è strettamente crescente. |
Quote:
Quote:
Solo che io sono pigro, e di starmi a studiare le derivate prime non mi andava; così, ho fatto in un altro modo. E' fuori di dubbio che, se il limite della funzione nell'origine esiste, è 0, perché la funzione si annulla sugli assi. Passa in coordinate polari: fai presto a vedere che, per valori di theta diversi da k Pi/2, il limite per rho che tende a 0 esiste e vale 0. Fin qui, OK. Poi: a te, per la differenziabilità nell'origine, bastano le derivate parziali prime nell'origine, le quali però non possono che essere nulle. Allora tu hai che: se e solo se o, passando in coordinate polari, e quest'ultimo limite non deve dipendere da theta. Ora, dallo sviluppo in serie di Taylor del seno si ha che t-sin(t) va a zero come t^3: ma allora, t^2-sin(t^2) va a zero come t^6. Quindi, l'ultimo limite è 0 quale che sia theta. |
Quote:
Io lungi dall'usare lo sviluppo in serie di Taylor (che mi sta pure sui maroni) mi sono calcolato le derivate nel punto (0,0), che ovviamente sono uguali a zero. Poi ho fatto le generiche derivate parziali e ho visto che essendo il denominatore nullo solo per (0,0) esse esistono e sono continue per tutti i valori <> (0,0). Quindi la f è differenziabile. Grazie ciao. |
Quote:
L'hai fatto 'sto controllo? |
Quote:
|
Quote:
Se queste due cose coincidono, e se questo succede per tutte le derivate parziali, allora puoi concludere che la funzione è differenziabile. Altrimenti, no. |
Quote:
|
Quote:
|
Quote:
Quote:
A te, invece, serve la convergenza da qualunque direzione, che è una condizione molto più severa. |
Quote:
Io faccio quello che posso, ma tu porta pazienza! |
Quote:
Quote:
Adesso mi basta ? P.S. veramente io avrei scritto per chiedere un aiuto ed invece mi sono ritrovato a far tutto da solo. :cry: |
Quote:
|
Quote:
Quote:
|
Quote:
Invece di risolvere il problema si è solo complicato. :muro: Come caspita si dovrebbe risolvere allora ? :confused: |
Quote:
Quote:
Dopotutto, a te interessa solo che esistano due costanti, a e b, per le quali Tu, poi sai che, se a e b esistono, allora f ammette derivate parziali nell'origine e: C'è poi il teorema che dice che, se f ammette derivate parziali in un intorno dell'origine e se tali derivate parziali sono continue nell'origine, allora il limite di prima esiste e vale effettivamente zero. Non c'è, invece, nessun risultato che ti dica che, se la funzione ammette derivate parziali in tutte le direzioni, allora è differenziabile; e l'errore nel tuo procedimento sta proprio qui. E dopotutto, se ci pensi, (x,y) non è obbligato a tendere a (0,0) rimanendo su una retta, che è la cosa che supponi quando fai il limite delle derivate parziali: potrebbe seguire una sinusoide, una parabola, o quant'altro. |
Quote:
ma quello nn dava zero come risultato indipendentemente da theta ? Quote:
che nn si può dire se è differenziabile o meno perchè il problema ha una "complicatezza" di suo ? |
Quote:
|
Quote:
|
Quote:
- verifichi che f è infinitesima nell'origine; - osservi che f ha derivati parziali nell'origine, e che tali derivate sono nulle; - deduci che la differenziabilità di f nell'origine si riconduce all'essere nullo un certo limite; - passi in coordinate polari; - usi lo sviluppo di Taylor di una opportuna funzione di rho per dimostrare che il limite per rho-->0 è zero. Quote:
|
Tutti gli orari sono GMT +1. Ora sono le: 18:49. |
Powered by vBulletin® Version 3.6.4
Copyright ©2000 - 2024, Jelsoft Enterprises Ltd.
Hardware Upgrade S.r.l.