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ominiverdi 06-08-2003 22:10

musica Jazz
 
ultimamente apprezzo questo tipo di musica (oltre che chillout)

a chi piace?

chi mi consiglia su artisti che meritano ?

thanx

Acid Queen 06-08-2003 22:14

a me!

Se ti piace il pianoforte ti consiglio Brad Mehldau, sia da solista che con il suo trio. Altrimenti, l'intramontabile Keith Jarrett.

Un magnifico bassista jazz è Marcus Miller.

ominiverdi 06-08-2003 22:16

Quote:

Originariamente inviato da Acid Queen
a me!

Se ti piace il pianoforte ti consiglio Brad Mehldau, sia da solista che con il suo trio. Altrimenti, l'intramontabile Keith Jarrett.

Un magnifico bassista jazz è Marcus Miller.
prendo nota , grazie :) ;)

sono neofita e non conosco i vari artisti... mi limito a scaricare mp3 free da siti web o ascolto montecarlo :D

iniziero' a farmi una cultura un po' alla volta :p

Ewigen 06-08-2003 22:19

Adoro questo genere,ma preferisco lasciare ad adric la lunga lista di acquisti (OBBLIGATI!).Incomincia a risparmiare,e vale la pena

Adric 08-08-2003 10:31

Salve a tutti :)
Per chi inizia da zero col jazz consiglio innanzitutto due libri essenziali:
JOACHIM ERNST BERENDT: IL NUOVO LIBRO DEL JAZZ (anche non ultima edizione, purche' sia dopo il 1981)
ARRIGO POLILLO: JAZZ
Il primo libro e' il migliore come introduzione ai vari stili e correnti del jazz, nonche' alla storia dei vari strumenti. Con la sua struttura a capitoli puo' essere letto anche a partire dall'ultimo, senza problemi di comprensione. E' anche utilissimo come manuale di consultazione al volo. Il secondo libro (che andrebbe letto comunque DOPO il primo) e' una esaudiente storia del j. con particolare attenzione al contesto sociale, culturale ed economico, scritta dal piu' grande critico italiano di sempre del settore.
Il j. e' vastissimo; piu' di un secolo. Si va dal ragtime del 1890 per arrivare ai giorni nostri; non c'e' una data o una citta' precisa in cui e' nato il j. (non c'era solo New Orleans per capirci).
Usualmente il j. lo si distingue a grandi linee in:
- Tradizionale
- Moderno
- Contemporaneo.
Il j. moderno nasce con la nascita del bebop al Minton di New York nel periodo di sciopero dell'industria discografica (1942-43). La distinzione tra j. moderno e contemporaneo e' molto piu' sfumata. In genere ci si riferisce alle incisioni dal 1970 in poi (ma talvolta si parte dal 1968 o dal 1980).
Tradizionale, moderno e contemporaneo convivono tuttora e si suddividono ciascuno in numerose sottocorrenti.
Attenzione che per j. classico s'intende ormai anche buona parte del j. moderno (Parker e Gillespie hanno creato il j. moderno 60 anni fa) e non solo il j. tradizionale, come erroneamente talvolta si ritiene. Si parla infatti a tal proposito di "mainstream" (o filone principale.)
A prescindere dai propri gusti come primo approccio al j. consiglio dischi di j. moderno (essenzialmente dei filoni hardbop e soul-jazz) del periodo tra il 1955 e il 1969, il periodo più fertile e differenziato della storia del j. In seguito si può per gradi passare anche ad altri stili più ostici all'ascolto immediato come le diverse correnti del j. tradizionale, il Free Jazz, il Third Stream o le ultime tendenze piu' etniche (che spesso sono ai confini del j.)
Il j. per i primi sessant'anni e' stato un fenomeno quasi esclusivamente nordamericano. Accostandosi al j. e' bene tenere presente che quasi tutti i jazzisti fondamentali sono statunitensi (o canadesi). Pertanto jazzisti italiani come Rava, Trovesi, Fresu, Di Battista e altri molto spinti dai media nostrani andrebbero ascoltati solo dopo centinaia di altri artisti. E comunque dei maggiori jazzisti italiani di sempre (Basso, Valdambrini, Cuppini, Pieranunzi, Gaslini e Urbani) oggi se ne parla poco, meno di dieci anni fa.
In Europa poi il j. scandinavo, e quelli tedesco, francese, belga e inglese hanno maggiore importanza di quello italiano. Anche Polonia e Cecoslovacchia hanno espresso dei musicisti di rilevanza artistica maggiore rispetto all'Italia. Al contrario, nel j. statunitense sono soprattutto tre i gruppi etnici di maggiore importanza da sempre: afroamericani, ebrei e italoamericani. Riguardo questi ultimi, musicisti come Joe Venuti, Eddie Lang, Lennie Tristano, Frank Rosolino, George Wallington, Dado Marmarosa, Pete Rugolo, Buddy De Franco, Carl Fontana, Charlie Mariano, Charlie Ventura, Joe Pass, Phil Urso, Joe Morello, Scott LaFaro, Chick Corea, Al DiMeola e Joe Farrell sono assai importanti, ben piu' di qualsiasi jazzista italiano; ma ce ne sono molti altri rilevanti.
Pensando di fare cosa gradita elenco una serie di liste di registrazioni essenziali, spesso molto differenti in non pochi titoli:

Tematico (per stile; la lista è su pià di una pagina, seguire i link)
http://web.archive.org/web/20010101-...z.com/library/
www.jazzonln.com/jazz101.asp

In ordine cronologico:
http://web.archive.org/web/20010101-...rman/Jazz.html
http://web.archive.org/web/20010101-...m/alldiscs.htm

Con foto
www.themusicresource.com/scripts/tab.asp?tab=3 c/foto
www.geocities.com/adoleon2000/100discos.htm
http://web.archive.org/web/200101010...sthear_a-l.htm

Referendum
http://web.archive.org/web/20030101-...du/Top100.html

Top piu' di 100
www.scaruffi.com/jazz/best100.html 1066 album :eek:
www.snowbirdjazz.com/larryslist.html (529 album)
http://home.austarnet.com.au/petersy...00/top100.html
e http://home.austarnet.com.au/petersy...0/next100.html
http://web.archive.org/web/199901010...azz.org/links/

http://home.drenik.net/jnikolic/Ex_Yu_Diskografija.htm

Top 100 varie
http://www.avguide.com/film-music/mu...00jazz.new.php
www.counterpoint-music.com/5star.html
www.jazzman.com/top100.cfm
www.allaboutjazz.com/top100.htm
www.allaboutjazz.com/d_time.htm
www.angelfire.com/zine2/discontent/jazz.htm
www.jazzitude.com/essential.htm
http://web.archive.org/web/20030101-...tran/jazz1.htm
www.rocklist.net/larkin1000_94.htm
http://www.amazon.co.uk/exec/obidos/...887120-7272462
http://walden.mo.net/%7edcowsley/CDs.htm
http://pub37.bravenet.com/forum/3172289350/show/583420

Top 80
http://web.archive.org/web/20030101-...an/jazzcd2.htm

Top 35
http://www.npr.org/templates/story/s...toryId=4565717

Top 30
http://web.archive.org/web/199901010...st/rhecd2.html

------------------------------
Top 100 genere Hard Bop
http://members.tripod.com/~hardbop/music.html

Top 100 dischi periodo 1997-2006:
http://home.austarnet.com.au/petersy...new_breed.html

200 Essential Small Group Jazz Recordings 1925-1975:
www.danmillerjazz.com/smallrecordings.html

50 Essential Jazz Trumpet Recordings:
www.danmillerjazz.com/recordings.html

50 Essential Big Band Recordings:
http://www.danmillerjazz.com/bigbands.html

Top brani jazz:
www.geocities.com/adoleon2000/_fotos.htm
http://web.archive.org/web/19990101-...enturylist.asp
http://web.archive.org/web/19990101-...azz-lists.html

Tra le liste linkate sopra, le piu' equilibrate mi sembrano innanzitutto quella di Cooties Jazz e Jazzitude, poi quella di Jazz100 (il sito australiano) e di Jazzman.

EDIT 17-12-2007 aggiornati links non più funzionanti.

nest 08-08-2003 10:49

se ti capita di poter andare ai suoi concerti è davvero un grande Stefano Bollani... un grande :)

Adric 08-08-2003 11:03

Si, ma Antonio Faraò e Stefano Battaglia come pianisti non sono inferiori all'ottimo Bollani. Senza poi dimenticare i tre riconosciuti come i piu' grandi di sempre; Enrico Pieranunzi, Giorgio Gaslini e Franco D'Andrea. E comunque ci sono decine di pianisti ben piu' importanti degli anni 50, 60 e 70 da ascoltare (italoamericani compresi; Tristano, Marmarosa o Wellington per esempio) prima di qualsiasi pianista italiano.

C'era un thread in questa sezione da me aperto proprio sul jazz, andato perso con la cancellazione delle discussioni precedenti al 4-7.
A giorni lo avrei aperto io un thread similare :D

Adric 08-08-2003 11:19

I 100 musicisti essenziali del Jazz tradizionale:
Red Allen, Albert Ammons, Louis Armstrong, Bix Beiderbecke, Count Basie, Charlie Barnet, Sidney Bechet, Louis Bellson, Bunny Berigan, Barney Bigard, Eubie Blake, Jimmy Blanton, Buddy Bolden, Ruby Braff, Milt Buckner, Don Byas, Red Callender, Benny Carter, Cab Calloway, Harry Carney, Al Casey, Big Sid Catlett, Oscar Celestin, Doc Cheatham, Charlie Christian, Buck Clayton, Arnett Cobb, Eddie Condon, Wild Bill Davison, Walt Dickerson, Baby Dodds, Johnny Dodds, Jimmy Dorsey, Tommy Dorsey, Eddie Durham, Roy Eldridge, Harry 'Sweet' Edison, Jimmy Forrest, Bud Freeman, Slim Gaillard, Tyree Glenn, Benny Goodman, Stephane Grappelli, Johnny Guarnieri, Bobby Hackett, Edmond Hall, Lionel Hampton, Erskine Hawkins, Fletcher Henderson, Earl Hines, Milt Hilton, Johnny Hodges, Harry James, Bunk Johnson, James P. Johnson, Scott Joplin, Andy Kirk, Gene Krupa, Eddie Lang, Fred Longshaw, Meade Lux Lewis, Jimmy Lunceford, Red McKenzie, Jimmy McPartland, Jay McShann, Glenn Miller, Jerry Roll Morton, Bennie Moten, Ray Nance, Albert Nicholas, Jimmy Noone, King Oliver, Kid Ory, Hot Lips Page, Alphonse Picou, Don Redman, Django Reinhardt, Adrian Rollini, Pee Wee Russell, Charlie Shavers, Artie Shaw, Bessie Smith, Stuff Smith, Willie The Lion Smith, Muggsy Spanier, Rex Stewart, Joe Sullivan, Art Tatum, Jack Teagarden, Clark Terry, Frankie Trumbauer, Joe Venuti, Charlie Ventura, Fats Waller, Chick Webb, Ben Webster, Paul Whiteman, Clarence Williams, Mary Lou Williams, Teddy Wilson, Jimmy Yancey, Lester Young



Questi sono i 100 musicisti fondamentali del jazz moderno a mio avviso, il cui elenco comprende anche il jazz contemporaneo:
MUHAL RICHARD ABRAMS, PEPPER ADAMS, CANNONBALL ADDERLEY, DOROTHY ASHBY, ALBERT AYLER, CHET BAKER, ART BLAKEY, CLIFFORD BROWN, DAVE BRUBECK, DONALD BYRD, SERGE CHALOFF, DON CHERRY, KENNY CLARKE, ORNETTE COLEMAN, JOHN COLTRANE, CHICK COREA, TADD DAMERON, MILES DAVIS,
BUDDY DEFRANCO, ERIC DOLPHY, KENNY DORHAM, DUKE ELLINGTON, DON ELLIS, BILL EVANS, GIL EVANS, TAL FARLOW, ART FARMER, RED GARLAND, ERROL GARNER, STAN GETZ, DIZZY GILLESPIE, JIMMY GIUFFRE, DEXTER GORDON, JOHNNY GRIFFIN, CHICO HAMILTON, SLIDE HAMPTON, HERBIE HANCOCK, COLEMAN HAWKINS, JOE HENDERSON, WOODY HERMAN, ANDREW HILL, FREDDIE HUBBARD, BOBBY HUTCHERSON, MILT JACKSON, KEITH JARRETT, JAY JAY JOHNSON, ELVIN JONES, HANK JONES, QUINCY JONES, THAD JONES, WYNTON KELLY, STAN KENTON, ROLAND KIRK, LEE KONITZ, STEVE LACY, BOOKER LITTLE, HOWARD MCGHEE, CHARLES MINGUS, HANK MOBLEY, THELONIOUS MONK, WES MONTGOMERY, JAMES MOODY, LEE MORGAN, GERRY MULLIGAN, FATS NAVARRO, OLIVER NELSON, RED NORVO, CHARLIE PARKER, JOE PASS, JACO PASTORIUS, ART PEPPER, OSCAR PETERSON, OSCAR PETTIFORD, BUD POWELL, BUDDY RICH, MAX ROACH, RED RODNEY, SONNY ROLLINS,
GEORGE RUSSELL, PHAROAH SANDERS, GUNTHER SCHULLER, GEORGE SHEARING, ARCHIE SHEPP, WAYNE SHORTER, HORACE SILVER, JIMMY SMITH, BILLY STRAYHORN, SUN RA, CECIL TAYLOR, CLARK TERRY, TOOTS THIELEMANS, CAL TJADER, LENNIE TRISTANO, MCCOY TYNER, MAL WALDRON, RANDY WESTON, KAI WINDING, PHIL WOODS, LARRY YOUNG, JOE ZAWINUL

E questo l'elenco delle e dei vocalist da conoscere assolutamente:
MILDRED BAILEY, BETTY CARTER, NAT KING COLE, BILLY ECKSTINE, ELLA FITZGERALD, JOHNNY HARTMAN, BILLIE HOLIDAY, SHIRLEY HORN, AL JARREAU, SHEILA JORDAN, LAMBERT HENDRICKS & ROSS, ABBEY LINCOLN, BOBBY MC FERRIN, CARMEN MC RAE, ANITA O'DAY, LEON THOMAS, MEL TORME', SARAH VAUGHAN, DINAH WASHINGTON, NORMA WINSTONE


Sul jazz moderno e contemporaneo sono importanti anche questi musicisti: JOHN ABERCROMBIE, GEORGE ADAMS, NAT ADDERLEY, TOSKIKO AKIYOSHI, MONTY ALEXANDER, GENE AMMONS, HARRY BABASIN, GATO BARBIERI, KENNY BARRON, GORDON BECK, GEORGE BENSON, WALTER BISHOP JR., ED BLACKWELL, RAN BLAKE, TERENCE BLANCHARD, CARLA BLEY, PAUL BLEY, ARTHUR BLYTHE, HAMIETT BLUIETT, FRANCY BOLAND, WILLIE BOBO, LESTER BOWIE, DOLLAR BRAND, ANTONY BRAXTON, MICHAEL BRECKER, RANDY BRECKER, BOB BROOKMEYER, ROY BROOKS, TINA BROOKS, MARION BROWN, RAY BROWN, RAY BRYANT, GARY BURTON, JAKI BYARD, GEORGE CABLES, JAMES CARTER, RON CARTER, JOE CHAMBERS, PAUL CHAMBERS, TEDDY CHARLES, SONNY CLARK, STANLEY CLARKE, JIMMY CLEVELAND, JIMMY COBB, BILLY COBHAM, AL COHN, DOLO COKER, GEORGE COLEMAN, STEVE COLEMAN, JOHHNY COLES, BUDDY COLLETTE, ALICE COLTRANE, JUNIOR COOK, BOB COOPER, CURTIS COUNCE, BOB CRANSHAW, SONNY CRISS, TED CURSON, ANDREW CYRILLE, PAQUITO D'RIVERA, EDDIE DANIELS, ART DAVIS, EDDY 'LOCKJAW' DAVIS, NATHAN DAVIS, RICHARD DAVIS, JOEY DEFRANCESCO, JACK DEJOHNETTE, PAUL DESMOND, LOU DONALDSON, RAY DRAPER, KENNY DREW, ALEN EAGER, JON EARDLEY, CHARLES EARLAND, TEDDY EDWARDS, HERB ELLIS, BOOKER ERVIN, VICTOR FELDMAN, MAYNARD FERGUSON, CLAIRE FISCHER, TOMMY FLANAGAN, SONNY FORTUNE, AL FOSTER, FRANK FOSTER, RUSS FREEMAN, DON FRIEDMAN,CURTIS FULLER, EDDIE GALE, HAL GALPER, JAN GARBAREK, JIMMY GARRISON, HERB GELLER, TERRY GIBBS, EDGBERTO GISMONTI, BENNY GOLSON, EDDIE GOMEZ, PAUL GONSALVES, BOB GORDON, JOE GORDON, WARDELL GRAY, BENNIE GREEN, GRANT GREEN, AL GREY, GEORGE GRUNTZ, GIGI GRYCE, VINCE GUARALDI, LARS GULLIN, CHARLIE HADEN, AL HAIG, JIM HALL, JOHNNY HAMMOND, JOHN HANDY, WILBUR HARDEN, BILL HARDMAN, RUFUS HARLEY, BILLY HARPER, HERBIE HARPER, TOM HARRELL, BARRY HARRIS, EDDIE HARRIS, GENE HARRIS, HAMPTON HAWES, LOUIS HAYES, ROY HAYNES, PERCY HEATH, NEAL HEFTI, JULIUS HEMPHILL, EDDIE HENDERSON, ERNIE HENRY, JOHN HICKS, BILLY HIGGINS, EDDIE HIGGINS, NIELS HENNING-ORSTED PEDERSEN, DAVE HOLLAND, ALLAN HOLDSWORTH, RICHARD 'GROOVE' HOLMES, ELMO HOPE, CHUCK ISRAELS, DAVID IZENZON, ILLINOIS JACQUET, AHMAD JAMAL, STAFFORD JAMES, BOBBY JASPAR, MARC JOHNSON, CARMELL JONES, PHILLY JOE JONES, SAM JONES, CLIFFORD JORDAN, DUKE JORDAN, RICHIE KAMUCA, BARNEY KESSEL, KENNY KIRKLAND, KRZYSZTOF KOMEDA, SCOTT LA FARO, JOHN LAPORTA, HAROLD LAND, OLIVER LAKE, YUSEF LATEEF, HUBERT LAWS, JOHN LEWIS, MEL LEWIS, RAMSEY LEWIS, CHARLES LLOYD, JEFF LORBER, JOE LOVANO, HAROLD MABERN, MACHITO, JUNIOR MANCE, CHUCK MANGIONE, HERBIE MANN, SHELLY MANNE, CHARLIE MARIANO, DODO MARMAROSA, WYNTON MARSALIS, PAT MARTINO, BENNIE MAUPIN, CECIL MCBEE, PAUL McCANDLESS, LES MCCANN, JACK MCDUFF, JIMMY MCGRIFF, KEN MCINTYRE, JOHN MCLAUGHLIN, JACKIE MCLEAN, CHARLES MCPHERSON, PAT METHENY, BLUE MITCHELL, RED MITCHELL, ROSCOE MITCHELL, GRACHAN MONCUR III, J.R. MONTEROSE, MONK MONTGOMERY, AIRTO MOREIRA, BUTCH MORRIS, BOB MOSES, PAUL MOTIAN, MTUME, DAVID MURRAY, ANDY NARELL, BUELL NEIDLINGER, PHINEAS NEWBORN, HERBIE NICHOLS, RED NICHOLS, GERRY NIEWOOD, MARTY PAICH, HORACE PARLAN, EVAN PARKER, BIG JOHN PATTON, DUKE PEARSON, MICHEL PETRUCCIANI, OSCAR PETTIFORD, ENRICO PIERANUNZI, DAVE PIKE, TITO PUENTE, DON PULLEN, IKE QUEBEC, SONNY RED, FREDDIE REDD, DIZZY REECE, JEROME RICHARDSON, JIMMY RUSHING, SAM RIVERS, SHORTY ROGERS, FRANK ROSOLINO, CHARLIE ROUSE, JIMMY ROWLES, PETE RUGOLO, HOWARD RUMSEY, SAL SALVADOR, DAVE SAMUELS, PONCHO SANCHEZ, ARTURO SANDOVAL, MONGO SANTAMARIA, JOHN SCOFIELD, HAZEL SCOTT, SHIRLEY SCOTT, TONY SCOTT, BUD SHANK, SONNY SHARROCK, WOODY SHAW, SAHIB SHIBAB, ZOOT SIMS, JOHNY 'HAMMOND' SMITH, LONNIE LISTON SMITH, LOUIS SMITH, JAMES SPAULDING, JEREMY STEIG, SONNY STITT, JOHN SURMAN, GABOR SZABO, LEW TABACKIN, ART TAYLOR, BILLY TAYLOR, JOHN TAYLOR, ED THIGPEN, CLAUDE THORNHILL, HENRY THREADGRILL, BOBBY TIMMONS, CHARLES TOLLIVER, STEVE TURRE, STANLEY TURRENTINE, MICHAEL URBANIAK, CHUCO VALDES, NANA VASCONCELOS, MIROSLAV VITOUS, COLIN WALCOTT, GEORGE WALLINGTON, CEDAR WALTON, DAVID S.WARE, WILBUR WARE, DOUG WATKINS, GROVER WASHINGTON, JULIUS WATKINS, BOBBY WATSON, FRANK WESS, KENNY WHEELER, TONY WILLIAMS, CLAUDE WILLIAMSON, GERALD WILSON, JACK WILSON, REGGIE WORKMAN, FRANK WRIGHT, LEO WRIGHT, DANNY ZEITLIN, JOHN ZORN
e questi cantanti:
DEE DEE BRIDGEWATER, JUNE CHRISTY, BOB DOROUGH, URSZULA DUDZIAK, SHIRLEY HORN, JEANNE LEE, FLORA PURIM, JOE SULLIVAN, HELEN MERRILL, DIANNE SCHUUR, JOYA SHERRILL, ETHEL WATERS, COOTIE WILLIAMS, JOE WILLIAMS, NANCY WILSON

Specificate chi manca secondo voi e i vostri musicisti e album jazz preferiti. Buon ascolto :)

Adric 08-08-2003 11:24

Se c'è un mister Jazz per antonomasia, Duke Ellington lo è più di chiunque altro, oltre a Louis Armstrong. Insieme al suo geniale braccio destro Billy Strayhorn e alle sue straordinarie big band, ha creato decine di pezzi diventati standard nella storia del jazz. Discografia sterminata la sua; qui è in uno dei suoi dischi più significativi degli anni 50 in veste prettamente pianistica.

Duke Ellington: Piano Reflections (1953)


Ellington è anche il maggior scopritore di talenti della storia del jazz in 52 anni di carriera, dal 1922 al 1974. Non pochi dei suoi dischi dagli anni 50 in poi rientrano nel jazz moderno.


IL BEBOP

Il bebop (spesso abbreviato in bop) è così chiamato dal soprannome della quinta nota diminuita (detta tritono) molto utilizzata in questo stile, che in precedenza era considerata tabu.
il bop si sviluppò gradualmente nelle jam sessions notturne presso i locali di Manhattan tra il 1940 e il 42, in particolare al Minton's Playhouse e al Monroe's Uptown House. Purtroppo, a causa della sospensione dell'attività per circa due anni da parte dell'industria discografica tra il 1942 e il 44 dovuta a un blocco delle registrazioni derivante dalla lotta tra il sindacato dei musicisti e le etichette discografiche, praticamente non esistono testimonianze sonore dei suoi inizi.
Il bop è cronologicamente il primo stile di jazz moderno, trasformò il jazz da musica da ballo o comunque da intrattenimento, tipica dell'allora imperante stile swing, in musica d'ascolto, più complessa e più libera, meno legata alle convenzioni; perlopiù composta e suonata da organici numericamente più ristretti nel numero di strumenti ed in locali dale dimensioni più contenute, tipicamente piccoli club.
Il bop non fu tanto l'evoluzione dello swing, ma piuttosto si rivelò un fenomeno totalmente nuovo di totale rottura verso gli stili jazzistici precedenti.
Con il bop, anche grazie alle nuove possibilità aperte dalla microfonazione a strumenti meno udibili senza alcuna amplificazione, viene ad assumere nel jazz particolare importanza la velocità esecutiva a scapito della potenza d'emissione, tanto che i sostenitori del jazz tradizionale considerarono effeminato e poco virile il modo di suonare dei boppers.
Sebbene suonato in grande maggioranza da neroamericani, il bebop venne assai apprezzato anche da molti intellettuali (specialmente da beatnicks ed hipsters come gli esponenti della cosiddetta 'Beat generation', poeti e scrittori quali Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Gregory Corso ecc) ed artisti bianchi. Non venne apprezzato dalla maggioranza del pubblico meno preparato, specialmente nero; di fatto col bop il jazz divenne una musica d'elite
Il bebop spaccò in due fazioni sia la critica che i musicisti ed il pubblico; venne stroncato dalla maggior parte di quei musicisti che continuarono a suonare gli stili cronologicamente precedenti (Louis Armstrong ecc) e avversato dai gestori delle sale da ballo. In effetti però la crisi delle sale da ballo fu più dovuta agli alti costi delle big band che alla nascita del bop in sè.
Molti esponenti del bebop soffrirono della scarsa accettazione della loro musica da parte del pubblico; le polemiche tra modernisti e tradizionalisti si trascinarono per anni, anche in Europa, specialmente in Francia, dove gli intellettuali esistenzialisti accolsero con molto favore il nuovo jazz moderno.

------------------------------

I due maggiori esponenti del jazz moderno.

L'altosassofonista Charlie Parker, l'improvvisatore per antonomasia dalla magica espressività.
A oltre cinquant'anni dalla sua morte 'Bird vive nel sound di tutti i numerosissimi sassofonisti che hanno subito profondamente la sua influenza.

Charlie Parker: Jazz at the Philharmonic (1949)


ed il trombettista Dizzy Gillespie, il cui suono squillante, gioioso e la cui attenzione agli aspetti percussivi fecero sensazione. Una forte personalità istrionica che lo portò ad essere imitato anche nel vestiario, nei capelli e nei baffi.

Dizzy Gillespie: Shaw Nuff (1945-46)


Caratteri e personalità tra loro antitetici, Parker e Gillespie suonarono spesso insieme in quegli anni, specie sui locali della 52a strada a Manhattan. Mentre Gillespie come sound derivava chiaramente dal trombettista Roy Eldridge, per Parker non è chiaro stabilire quale sia stata la sua principale influenza sassofonistica.



I due padri del pianismo jazz moderno, Thelonious Monk e Bud Powell, che influenzarono sia molti dei loro contemporanei, che specialmente i pianisti degli anni a venire fino ad oggi.

Più spigoloso e meno facile all'ascolto immediato Monk, il cui suono fortemente personale non lo fa rientrare prevalentemente in nessuna corrente jazzistica, sebbene fu tra gli iniziatori del bebop e tra gli ispiratori del Free Jazz (a cui non aderì); anche per questo ha influenzato molti jazzisti che suonavano altri strumenti, sebbene la sua genialità è stata riconosciuta molto tardi rispetto ad altri jazzisti anche più giovani di lui.
E' anche uno dei maggiori compositori della storia del jazz, il più eseguito dopo Ellington, ha composto una settantina di pezzi dei quali almeno una dozzina sono molto eseguiti e registrati; questo doppio cd dal vivo è un'eccellente introduzione in quanto contiene quasi tutti i suoi pezzi più famosi.

Thelonious Monk: Live at the It Club Complete (1964)


La toccante vicenda umana di Bud Powell e la sua amicizia col disegnatore Francis Paudras è raccontata nel bellissimo film Round Midnight di Bertrand Tavernier, ambientato nella Parigi degli anni 50; un omaggio non solo verso Powell ma anche a Lester Young, allo stesso Monk (autore del pezzo Round Midnight) e a Dexter Gordon, il sassofonista indimenticabile interprete del film. Powell è il pianista bebop per antonomasia.

The Amazing Bud Powell, Vol. 1 (1949-51)


Essenziale per l'evoluzione del bebop anche l'apporto dei trombettisti Fats Navarro e Howard McGhee, del compositore e pianista Tadd Dameron, del trombonista J.J. Johnson, del batterista Kenny Clarke, dei sax tenori Wardell Gray e Dexter Gordon e del sax baritono Serge Chaloff.

Molti dei musicisti be bop morirono giovani, per droga, cirrosi, tubercolosi, altre malattie o incidenti stradali. Parker, Monk, Powell ed altri diedero alle volte segni di instabilità mentale o comunque ebbero tendenze e stile di vita autodistruttivi.

Magnifico trombettista, il sound di Fats Navarro influenzò chiaramente Clifford Brown e tutti i trombettisti di stile hard bop. Ebbe un gruppo insieme a Tadd Dameron, pianista, valente arrangiatore e compositore di brani tra i più belli del be bop. Navarro morì nel 1950.

Fats Navarro Featured with the Tadd Dameron Band (1948)


J.J. Johnson, il maggiore trombonista del jazz moderno, ebbe un sodalizio artistico e una consolidata amicizia con l'eccellente trombonista danese Kai Winding. Stile più rigoroso Johnson, più rilassato invece Winding.

Jay Jay Johnson: The Eminent Jay Jay Johnson, Vol. 1 (1953)


Oscar Pettiford non solo fu il primo innovatore del contrabbasso nel jazz moderno dopo la morte di Jimmy Blanton ma anche uno dei maggior solisti di violoncello della storia del jazz; anche notevole compositore, ma morì a soli trentotto anni.

Lucky Thompson viene spesso dimenticato, ma è uno dei tenoristi più originali; sebbene il sax tenore fosse il suo strumento principale è però al sax soprano che esercitò una maggiore influenza sugli altri musicisti.

Questo disco li vede insieme.

Lucky Thompson Meets Oscar Pettiford (1956)



Wardell Gray fu tra i più attivi boppers, e lavorò molto in California. La sua morte, poche settimane dopo quella di Parker (per il quale si rivelò al sax tenore un partner ottimale) avvenne in circostanze mai del tutto chiarite.

Wardell Gray Memorial, Vol. 1 (1949-53)


Il trombettista nero Howard McGhee fu uno dei musicisti più attivi nella scena californiana della seconda metà degli anni 40; in particolare fu forse il primo a organizzare gruppi locali di stile bop sulla costa occidentale nei primi mesi del 45.
I problemi con la droga ne ridussero l'attività nel decennio successivo, nel quale invece si impose il brillante chitarrista bianco Tal Farlow.

Howard McGhee Volume 2/Tal Farlow Quartet (1953-54)


Dexter Gordon a fine anni 40 fu spesso protagonista di epici duelli con l'altro tenorista Wardell Gray. Losangelino di nascita, a partire dal 1962 soggiornò prevalentemente a Copenhagen e Parigi per diversi anni.

Il disco dal vivo del quartetto di Dexter Gordon a Parigi, con Bud Powell al piano.

Dexter Gordon: Our Man In Paris (1963)


L'intenso Serge Chaloff fu il primo sax baritono del be bop, emerse prima rispetto a Gerry Mulligan, che lo sopravanzò ampiamente come fama

Serge Chaloff: Blue Serge (1956)


Primo innovatore della batteria nel be bop, Kenny Clarke si trasferì in Francia nel 1956 e per tutti gli anni 60 diresse insieme al pianista belga Francy Boland la più importante big band in Europa.

Clarke-Boland Big Band: Handle With Care (1963)


Gene Ammons è il figlio del celebre pianista di boogie-woogie Albert Ammons; tra i sassofonisti è quello che tendeva più al blues. Passò sette anni in prigione per droga.
Sonny Stitt venne messo in ombra dal successo di Charlie Parker; secondo alcuni il suo stile derivava da Bird, secondo altri no. Stitt e Lee Konitz furono tra i primi a sperimentare strumenti a fiato elettronici nella seconda metà degli anni 60.
I due tenoristi hanno inciso in coppia spesso, oltre a un gran numero di rispettivi album da leader.

Gene Ammons and Sonny Stitt: Boss Tenors (1961)


Adric 08-08-2003 11:31

PIANISTI DEGLI ANNI 50

Nella seconda metà degli anni 40 e negli anni 50 si affermarono molti nuovi pianisti di colore.

L'autore della famosa 'Misty' il pianista Errol Garner, ebbe molta popolarità, specialmente con questo disco dal vivo, anche se in effetti Garner alle proprie composizioni ha spesso preferito gli standard dei grandi compositori popolari di Tin Pal Alley.

Erroll Garner: Concert By The Sea (1955)


Ahmad Jamal, uno dei primi jazzisti a convertirsi alla religione musulmana cambiando il proprio nome nel 1952, ha inciso molti album dal vivo, prevalentemente in trio. Col suo uso delle pause ha influenzato due suoi celebri estimatori come Miles Davis e Gil Evans, così come altri pianisti come Randy Weston e Keith Jarrett riconoscono la sua influenza.

Ahmad Jamal: Complete Live at the Pershing Lounge 1958 (1958)


Garner e Jamal sono originari di Pittsburgh, così come anche i pianisti Earl Hines e Mary Lou Williams

Hank Jones, fratello maggiore del batterista Elvin e del trombettista Thad. Dopo ben 18 anni di lavoro alla sezione musica della CBS il suo Great Jazz Trio è stato uno dei trii pianistici di maggior spicco della seconda metà degli anni 70.

Hank Jones: The Trio (1955)


Detroit oltre ad Hank Jones diede i natali anche ad altri eccellenti pianisti come Tommy Flanagan, Barry Harris e Roland Hanna.

Oscar Peterson, canadese di nascita e influenzato da Art Tatum, è uno dei maggiori virtuosi del piano di sempre.
Ha prevalentemente inciso i dischi in trio col classico line-up piano-basso-batteria.

Oscar Peterson: Trio at the Stratford Shakesperian Festival (1956)


Mal Waldron, attivissimo sessionmen per l'etichetta Prestige nella seconda metà degli anni 50, una propensione particolare ad accompagnare al piano le cantanti), compositore di colonne sonore per film ed opere teatrali.

Mal Waldron: Mal/4 Trio (1958)


Lo sfortunato Herbie Nichols, apprezzato dai musicisti e dalla critica, ma ignorato dai discografici e dagli organizzatori di concerti, è stato riscoperto solo negli anni 80, ad oltre 15 anni dalla sua morte.


Altri musicisti bop di rilievo: i pianisti Al Haig, Duke Jordan, Billy Taylor, George Wallington, Dodo Marmarosa e Joe Albany (questi ultimi tre di origine italiana); i trombettisti Red Rodney e Benny Bailey; il trombonista Bennie Green, i sassofonisti James Moody, Al Cohn e Ernie Henry; il vibrafonista Teddy Charles.


IL JAZZ VOCALE
La due cantanti più significative della storia del jazz sono Billie Holiday ed Ella Fitzgerald, le cui carriere sono più legate allo swing e nel caso di Ella (che ha vissuto molto più di Billie) anche al mainstream.

Sul jazz moderno le due maggiori vocaliste sono Sarah Vaughan e Dinah Washington, entrambe con forti radici gospel.

'Sassy', e 'The Divine' sono i soprannomi della più grande cantante della storia del jazz per tecnica ed estensione vocale, anche se non ha l'inventiva di Ella Fitzgerald e la drammaticità di Billie Holiday.

Sarah Vaughan: Sassy Swings the Tivoli (1963)

Il Tivoli è il noto parco di divertimenti di Copenhagen, dove si tenne il concerto.

Nel 1963 all'età di 39 anni, alcool e sonniferi stroncarono una cantante dalla voce magnifica e dal repertorio versatile (jazz, r&b e canzoni popolari), ma anche dalla vita tumultuosa e caotica (sei matrimoni..)

Dinah Washington: Dinah Jams (1954)


Anita O'Day è la cantante bianca più espressiva del jazz moderno (così come nel jazz tradizionale lo fu Mildred Bailey). Una lunga carriera tra alti e bassi (alcool, droga e prigione) raccontata in una sincera autobiografia purtroppo mai tradotta in italiano.

Anita O'Day: Anita Sings the Most (1957)


La O'Day influenzò altre cantanti come June Christy e Chris Connor. Altre interpreti vocali di rilievo furono Helen Merrill e Peggy Lee.

L'avvenente Abbey Lincoln, all'epoca moglie di Max Roach, incise dei pregevoli album che influenzarono le vocaliste nere più giovani. Ben poche però sono state le cantanti nere a schierarsi apertamente col movimento per i diritti civili come invece fece lei

Abbey Lincoln: Straight Ahead (1961)


Betty Carter e Jeanne Lee sono le vocaliste più innovative della generazione successiva agli anni 40.
La prima è più legata al bebop, la seconda al free jazz.

Betty Carter, orgogliosa della sua integrità artistica, non ha mai cercato il successo commerciale facile. Il fiuto per i musicisti giovani del suo gruppo l'hanno resa una talent scout. Questo è l'album dal vivo che nè risollevò la carriera.

Betty Carter: The Audience With Betty Carter (1979)


In questo disco, ormai un classico, la voce di Jeanne Lee si sposa magnificamente col piano di Ran Blake.

Jeanne Lee & Ran Blake: The Newest Sound Around (1961)


La Lee si è trovata molto bene dal punto di vista artistico anche col pianista Mal Waldron, nonchè con colui che la sposò, il vibrafonista tedesco Gunther Hampel, trasferendosi con lui in Europa e partecipando quasi a tutti i suoi dischi.


Patty Waters sparì nel nulla dopo due album; i tredici minuti dell'ultimo pezzo di questo album sono forse il più importante esempio di free jazz vocale, la cui influenza sulle cantanti dei decenni successivi andò ben oltre il jazz (da Yoko Ono a Diamanda Galas ecc)


Patty Waters: Sings (1965)


La veterana Carmen McRae a 68 anni sbalordì critica e pubblico con questo magnifico album di interpretazioni vocali dei pezzi di Thelonious Monk, che frequentò in gioventù.

Carmen McRae: Carmen Sings Monk (1988)


Dagli anni 70 in poi buona parte delle cantanti jazz più innovative è di nazionalità non statunitense (la brasiliana Flora Purim, l'inglese Norma Winstone, la norvegese Karin Krog e la polacca Urszula Dudziak).

Nel jazz il panorama delle voci maschili, a differenza che negli altri tipi di musica nera, è stato molto più povero, almeno fino alla fine degli anni 60.
Alcuni dei maggiori strumentisti jazz come Louis Armstrong, Dizzy Gillespie, Jack Teagarden e Woody Herman furono anche cantanti.
Molti dei cantanti di maggiore popolarità hanno avuto solo delle brevi parentesi a carattere jazzistico (Bing Crosby, Frank Sinatra, Tony Bennett). Nat King Cole, ai suoi tempi la voce più famosa d'America, era anche un eccellente pianista prima di convertirsi al canto. Tra i maggiori cantanti maschi vanno ricordati il sofisticato Mel Tormè, l'intenso Johnny Hartman e soprattutto Billy Eckstine, che fu anche bandleader a metà degli anni 40 della prima orchestra bebop in cui si mise in evidenza Sarah Vaughan.

Billy Eckstine: Mister B and the Band (1945-46)



Alla fine degli anni 40 Eddie Jefferson inventò il vocalese. ma venne messo in secondo piano dal successo del collega King Pleasure, e (ri)scoperto solo negli anni 70.
Il vocalese consiste nell'aggiunta di testi e voci ai pezzi in origine strumentali.

Eddie Jefferson: Letter from Home (1962)



Negli anni 70 e 80 c'è stato un considerevole sviluppo del jazz vocale maschile, grazie anche a vocalisti spesso con radici non esclusivamente jazzistiche. Tra I cantanti più originali degli anni 70 vanno citati Leon Thomas, Andy Bey, Joe Lee Wilson e Al Jarreau.

Bobby McFerrin nel 1984 incise il primo disco di voce maschile jazz senza nè accompagnamento di altri strumenti nè sovraincisioni. Col suo stile personalissimo ed il controllo perfetto di ogni elemento della sua voce riesce a simulare la presenza sia di più voci che di più strumenti musicali.

Bobby McFerrin: The Voice (1984)


Il maggiore tra i gruppi vocali è indiscutibilmente quello costituito da Dave Lambert, Jon Hendricks e l'inglese Annie Ross, esponenti di quello stile 'vocalese' che sarà ripreso molti anni dopo dai Manhattan Transfer.

Lambert, Hendricks & Ross: Everybody's Boppin' (1959)


Tra le strumentiste donne, Dorothy Ashby nel suo strumento, l'arpa, è stata la migliore esponente in assoluto.

Dorothy Ashby: The Jazz Harpist (1956)


Altre eccellenti arpiste: Betty Glamann, Corky Hale e la polistrumentista Alice Coltrane, vedova di John.

Nata nella Manciuria cinese al tempo dell'occupazione giapponese e scoperta da Oscar Peterson,Toshiko Akiyoshi si mise in evidenza per lo stile pianistico che ricordava Bud Powell. E' il primo esponente giapponese di rilevanza internazionale (uomini compresi). Ha co-guidato una big band, sia col primo marito, l'altosassofonista Charlie Mariano, che col secondo, il tenorista Lew Tabackin.

Toshiko Akiyoshi: United Notions (1958)

faufau 08-08-2003 11:39

Ma questo topic è la BIBBIA del Jazz! :)
Adric, grazie, grazie! Lo metto fra i miei preferiti!

BadMirror 08-08-2003 12:22

Ecco il Jazz:



;)

ominiverdi 08-08-2003 19:33

Quote:

Originariamente inviato da Adric
Salve a tutti :)
Per chi inizia da zero col jazz consiglio innanzitutto due libri essenziali:
JOACHIM ERNST BERENDT: IL NUOVO LIBRO DEL JAZZ (anche non ultima edizione, purche' sia dopo il 1981)
ARRIGO POLILLO: JAZZ
Il primo libro e' il migliore come introduzione ai vari stili e correnti del jazz, nonche' alla storia dei vari strumenti. Con la sua struttura a capitoli puo' essere letto anche a partire dall'ultimo, senza problemi di comprensione. E' anche utilissimo come manuale di consultazione al volo. Il secondo libro (che andrebbe letto comunque DOPO il primo) e' una esaudiente storia del j. con particolare attenzione al contesto sociale, culturale ed economico, scritta dal piu' grande critico italiano di sempre del settore.
Il j. e' vastissimo; piu' di un secolo. Si va dal ragtime del 1890 per arrivare ai giorni nostri; non c'e' una data o una citta' precisa in cui e' nato il j. (non c'era solo New Orleans per capirci).
Usualmente il j. lo si distingue a grandi linee in:
- Tradizionale
- Moderno
- Contemporaneo.
Il j. moderno nasce con la nascita del bebop al Minton di New York nel periodo di sciopero dell'industria discografica (1942-43). La distinzione tra j. moderno e contemporaneo e' molto piu' sfumata. In genere ci si riferisce alle incisioni dal 1970 in poi (ma talvolta si parte dal 1968 o dal 1980).
Tradizionale, moderno e contemporaneo convivono tuttora e si suddividono ciascuno in numerose sottocorrenti.
Attenzione che per j. classico s'intende ormai anche buona parte del j. moderno (Parker e Gillespie hanno creato il j. moderno 60 anni fa) e non solo il j. tradizionale, come erroneamente talvolta si ritiene. Si parla infatti a tal proposito di "mainstream" (o filone principale.)
A prescindere dai propri gusti come primo approccio al j. consiglio dischi di j. moderno (essenzialmente dei filoni hardbop e soul-jazz) del periodo tra il 1955 e il 1969, il periodo piu' fertile e differenziato della storia del j. Una volta orientatisi, si puo' per gradi passare anche ad altri stili piu' ostici all'ascolto immediato come le diverse correnti del j. tradizionale, il Free Jazz, il Third Stream o le ultime tendenze piu' etniche (che spesso sono ai confini del j.)
Il j. per i primi sessant'anni e' stato un fenomeno quasi esclusivamente nordamericano. Accostandosi al j. e' bene tenere presente che quasi tutti i jazzisti fondamentali sono statunitensi (o canadesi). Pertanto jazzisti italiani come Rava, Trovesi, Fresu, Di Battista e altri molto oggi in voga andrebbero ascoltati solo dopo centinaia di altri artisti. E comunque dei maggiori jazzisti italiani di sempre (Basso, Valdambrini, Cuppini, Pieranunzi, Gaslini e Urbani) oggi se ne parla poco, meno di dieci anni fa.
In Europa poi il j. scandinavo, e quelli tedesco, francese e inglese hanno maggiore importanza di quello italiano. Anche Polonia e URSS hanno espresso dei musicisti di rilevanza artistica maggiore rispetto all'Italia. Al contrario, nel j. statunitense sono soprattutto tre i gruppi etnici di maggiore importanza da sempre: afroamericani, ebrei e italoamericani. Riguardo questi ultimi, musicisti come Joe Venuti, Eddie Lang, Lennie Tristano, Frank Rosolino, George Wallington, Dado Marmarosa, Pete Rugolo, Buddy De Franco, Carl Fontana e Joe Pass sono assai importanti, ben piu' di qualsiasi jazzista italiano; ma ce ne sono molti altri rilevanti.
Pensando di fare cosa gradita elenco una serie di liste di registrazioni essenziali, spesso molto differenti in non pochi titoli:
In ordine cronologico
http://people.qualcomm.com/determan/Jazz.html
http://www.cootiesjazz.com/alldiscs.htm
Con foto
http://www.doubletimejazz.com/club.htm c/foto
http://www.geocities.com/adoleon2000/100discos.htm
Tematico
http://www.allaboutjazz.com/library/
http://www.jazzonln.com/jazz101.asp
Referendum
http://farcry.neurobio.pitt.edu/Top100.html
Top piu' di 100
http://www.scaruffi.com/jazz/best100.html 1066 album :eek:
http://home.austarnet.com.au/petersykes/jazz100/
e http://home.austarnet.com.au/peters...00/next100.html
Top 100 varie
http://www.avguide.com/film_music/music/top100jazz.html
http://www.counterpoint-music.com/5star.html
http://www.jazzman.com/top100.cfm
http://www.allaboutjazz.com/d_time.htm
http://nprjazz.org/links/index.html
http://www.angelfire.com/zine2/discontent/jazz.htm
http://www.jazzitude.com/essential.htm
http://my.netian.com/~coltran/jazz1.htm
http://my.netian.com/~coltran/jazzcd2.htm
Top 100 genere Hard Bop
http://members.tripod.com/~hardbop/music.html
Top 100 canzoni jazz
http://www.wbez.org/schedule/jazz/centurylist.htm
http://www.geocities.com/adoleon2000/_fotos.htm

Tra le liste linkate sopra, le piu' equilibrate mi sembrano innanzitutto quella di Cooties Jazz e Jazzitude, poi quella di Jazz100 (il sito australiano) e di Jazzman.

:eek: :eek: :eek:

senza parole!!

grazie ora so come orientarmi :)

ally 08-08-2003 19:38

Quote:

Originariamente inviato da ominiverdi
:eek: :eek: :eek:

senza parole!!

grazie ora so come orientarmi :)

...beh insomma....ha snocciolato mille siti e mille mila artisti :D

Adric 09-08-2003 22:59

Stan Kenton, che col suo 'Progressive Jazz', fu tra i precursori sia del West Coast Jazz che del Third Stream (correnti peraltro influenzate anche dalla musica di Lester Young e di Woody Herman), ebbe una produzione discografica assai eterogenea con molteplici influenze (pop, country & western, latin, esotica ecc). Nei suoi gruppi Kenton si avvalse di valenti arrangiatori come Peter Rugolo, Johnny Richards e Marty Paich.

Stan Kenton: New Concepts of Artistry in Rhythm (1952)



COOL JAZZ

Miles Davis è celebre per la suo sonorità inconfonbile, definita "fredda", senza vibrato.
Il suo disco più importante a livello storico a mio avviso è 'Birth of The Cool', titolo col quale vennero raggruppate le sue registrazioni per la Capitol tra il 1948 e il 1950. Questo disco ratifica la nascita del cool jazz (il cui iniziatore è però il pianista Lenny Tristano), con la presenza di Gerry Mulligan, J.J. Johnson, Lee Konitz, Max Roach, Kenny Clarke e numerosi altri grandi musicisti.

Miles Davis: The Complete Birth of The Cool (1948-49-50)


'Bitches Brew' sempre dello stesso Davis, inciso 21 anni dopo (1969), è considerato dalla critica il punto di svolta fondamentale del jazz-rock. Ma il jazz-rock già esisteva da qualche anno, e a mio avviso il Davis di quel periodo è oggi in parte sopravvalutato dalla critica musicale (all'epoca la critica si divise sul jazz-rock di Davis, specie sui dischi successivi a Bitches Brew).

A creare i primi pezzi compltamente atonali ('Intuition' e 'Digression' incisi nel 1949), una delle fondamentali premesse del free jazz, è stato un pianista di Chicago, ma con i genitori provenienti da Aversa, Lennie Tristano, seguito diversi anni dopo dal pianista Cecil Taylor.
Tristano dedicò buona parte della sua esistenza appartata all'insegnamento, alcuni dei suoi tanti allievi diventarono famosi, più di tutti il sax tenore Warne Marsh e il sax alto Lee Konitz.

Lennie Tristano & Warne Marsh: Intuition (1949-56)


Lee Konitz è uno dei maggiori protagonisti del cool jazz, presente nelle storiche sessions sia con Miles Davis che con Lennie Tristano.

Lee Konitz: Subconscious-Lee (1949-50)



WEST COAST

Tra il 1952 ed il 1958 intorno all'industria cinematografica di Hollywood e a quelle teatrali e televisive di Los Angeles si consolidò una scena jazzistica che assunse caratteri differenti rispetto al Bop imperante della costa atlantica: il cosiddetto West Coast Jazz, in buona parte derivante dal 'Cool Jazz' atlantico di fine anni quaranta.
Questa corrente fu abbastanza eterogenea, caratterizzata sia dall'importanza attribuita all'arrangiamento che dal ricorso a strumenti fino ad allora marginalmente impiegati nel jazz come il corno, il flauto, l'oboe ed il trombone a pistoni.

Divennero celebri musicisti bianchi come Chet Baker, Art Pepper, Stan Getz (anche se non mancarono i jazzisti neri della California, gravitanti presso la Central Avenue di Los Angeles; Gerald Wilson, Buddy Collette, Hampton Hawes, Sonny Criss ecc).

I catalizzatori di questa scena furono tuttavia altri musicisti: il trombettista Shorty Rogers, il batterista Shelly Manne, il sassofonista e clarinettista Jimmy Giuffre e il contrabassista Howard Rumsey.

Howard Rumsey fu il gestore del locale Lighthouse di Hermosa Beach, nei pressi di Los Angeles, nel quale vennero registrati tanti album del filone West Coast.

Howard Rumsey & the Lighthouse All Stars: Sunday Jazz á la Lighthouse (1953)



Shorty Rogers: The Swinging Mr. Rogers (1955)



Nel 1956 i tre musicisti protagonisti di quest'album vinsero ciascuno per il proprio strumento il referendum dei lettori (poll) delle prestigiose riviste Downbeat, Metronome e Playboy.
Barney Kessel è il maggiore chitarrista West Coast, mentre Ray Brown uno dei maggiori contrabassisti di tutti i tempi, ex marito di Ella Fitzgerald. Questo è il primo dei cinque album che i tre musicisti incisero insieme come Pollwinners.

Barney Kessel Shelly Manne Ray Brown: The Poll Winners (1957)


Gerry Mulligan è il più noto sassofonista baritono del jazz moderno; Chet Baker, adorato dalle donne per il suo aspetto e per la sua voce sensuale (ma grande trombettista), scontò tra il 1960 e il 61 diciassette mesi di detenzione a Lucca per possesso di droga ed ebbe molti problemi anche in seguito in altre nazioni sia con polizia che con gli spacciatori.
Gerry e Chet ebbero un quartetto insieme (peraltro uno dei primi senza pianoforte) che non durò molto, ma più volte i due suonarono insieme a distanza di anni dalla loro collaborazione stabile.

Gerry Mulligan: The Original Quartet With Chet Baker (2CD) (1952-53)


Molto lungo fu il calvario di carcere e tossicodipendenza dell'eccellente altosassofonista Art Pepper.

Art Pepper: Art Pepper Meets The Rhythm Section (1957)


Il tenorsassofonista Stan Getz con la sua sonorità inconfondibile è molto importante anche per aver imposto all'attenzione del mondo intero il suono moderno brasiliano (la bossanova) col suo famoso disco insieme al cantante Joao Gilberto. Ha spesso gravitato intorno al latin jazz, ed anche le collaborazioni col vibrafonista e bandleader Cal Tjader e il pianista Chick Corea ne sono la prova, sebbene stilisticamente appartenga più alla scena West Coast.

Stan Getz with Cal Tjader (1958)


Stan Getz peraltro fu anche il più famoso dei cosiddetti sax tenori 'Four Brothers' messisi in luce nell'orchestra di Woody Herman tra il 47 ed il 49 attraverso l'influenza di Lester Young e Count Basie, ma anche il tenorista Zoot Sims si affermò.

Una delle formazioni più inusuali ed avventurose del jazz degli anni 50; un trio formato da clarinetto, trombone e chitarra. Non è una sorpresa che solo tre anni dopo il clarinettista Giuffre avrebbe tentato l'esperienza free jazz.
Bob Brookmeyer è uno dei pochi specialisti del trombone a pistoni.
Jim Hall è un chitarrista molto influenzato dai sassofonisti che dal third stream passò alla bossa nova negli anni 60.

Jimmy Giuffre with Bob Brookmeyer & Jim Hall: Western Suite (1958)



Oltre al decennio nel gruppo del pianista Dave Brubeck, Desmond incise spesso col sassofonista baritono Gerry Mulligan.
Come altista è tra i pochi degli anni 50 insieme a Art Pepper a non essere influenzato da Charlie Parker.

Paul Desmond: Take Ten (1962)


Altri importanti esponenti della scena West Coast furono:
i sassofonisti Bud Shank, Lennie Niehaus, Jack Montrose, Bob Cooper, Herb Geller e Richie Kamuca, il trombettista Conte Candoli, il trombonista Frank Rosolino, il batterista Stan Levey, il contrabassista Red Mitchell, i pianisti Russ Freeman, Lou Levy e Pete Jolly, il direttore d'orchestra John Graas, gli oggi quasi dimenticati sassofonisti Duane Tatro e Dave Pell.

LATIN JAZZ

Oltre ovviamente ai musicisti di origine latina, anche diversi jazzisti afroamericani e bianchi hanno incluso nei dischi a loro nome elementi tipici della musica latina; si parla di Latin Jazz. Le maggiori influenze sono state quella cubana, quella brasiliana, e quella portoricana.

La fine degli anni 40 e il decennio successivo segnarono anche l'affermazione del jazz afrocubano, grazie a innovatori come i due cubani Machito e Chico O'Farrill e a jazzisti non latini che ne incorporarono gli elementi (specialmente Dizzy Gillespie, Stan Kenton, Art Blakey e Kenny Dorham prima, e George Shearing, Cal Tjader ed Herbie Mann poi).

Machito ebbe nella sua orchestra molti jazzisti famosi:

Machito & His Afro-Cuban Salseros : Mucho Macho (1948)


Il trombettista Chico O'Farrill lavorò molto come arrangiatore per molti dei jazzisti moderni di successo degli anni 50

Chico O'Farrill: Cuban Blues: The Chico O'Farrill Sessions (1950-54)


Altri importanti esponenti: Mario Bauza, Chano Pozo, Perez Prado, Tito Puente, Eddie Palmieri, Mongo Santamaria, Jack Costanzo, Candido, Willie Bobo, Ray Barretto, Bebo Valdes.
Negli anni 80 e 90 il successo degli Irakere e di musicisti come Chuco Valdes, Paquito D'Rivera, Arturo Sandoval e recentemente di Gonzalo Rubalcaba e Danilo Perez ha risvegliato l'interesse in tutto il mondo per il jazz cubano (e il latin jazz in generale).


PIANISTI, ARRANGIATORI E BIG BAND

Un classico è anche questo disco dell'arrangiatore Oliver Nelson, ricco di musicisti importanti.

Oliver Nelson: The Blues and the Abstract Truth (1961)


Gerald Wilson ha guidato orchestre sin dalla metà degli anni 40. Il periodo d'oro della sua big band è quello degli anni 60, un jazz californiano con elementi messicaneggianti. E' stato in attività fino ad oltre 90 anni, le sue formazioni allargate hanno mantenuto un alto standard qualitativo.

Gerald Wilson Big Band: Moment of Truth (1962)


Altri gruppi con arrangiamenti di rilievo furono quelli diretti da Chico Hamilton, Slide Hampton, Don Ellis ed il canadese Maynard Ferguson.
Da segnalare anche Marty Paich (padre di David Paich del gruppo rock Toto), Melba Liston e Quincy Jones (quest'ultimo più importante come produttore di cantanti soul negli anni 70 e compositore sin dagli anni 60 di diverse colonne sonore).

THIRD STREAM

Un altro studioso (sia storico che musicista) come Gunther Schuller nel 1957 coniò il termine Third Stream ('terza corrente') per definire la fusione di jazz e di musica classica. Questo disco del Modern Jazz Quartet (il gruppo del vibrafonista Milt Jackson e del pianista John Lewis) porta tale nome e vede la partecipazione dello stesso Schuller.

Modern Jazz Quartet: Third Stream Music (1957)


John Lewis può anche essere considerato un antesignano del cool jazz, almeno per la sua militanza nell'orchestra di Dizzy Gillespie di fine anni 40.

Altro teorico del jazz (scrisse l'importante libro 'The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization') , oltre che musicista, è George Russell, con i suoi innovativi gruppi orchestrali e le altrettanto interessanti formazioni ristrette.

George Russell: Ezz-Thetics (1961)


Dave Brubeck, col suo quartetto in cui militava anche il sassofonista Paul Desmond, incontrò i favori del pubblico universitario, ed è tra i musicisti più accessibili per chi vuole iniziare ad ascoltare jazz da zero. Questo disco, uscito lo stesso anno di Kind of Blue, fu il primo album di jazz a superare il milone di copie vendute.

Dave Brubeck: Time Out (1959)

Adric 10-08-2003 00:38

HARD BOP

I due maggiori esponenti hard bop (il bop più duro, tirato e semplificato che nacque a metà degli anni 50 sia come reazione allo sviluppo del Cool Jazz e del filone West Coast ai quali aderirono molti jazzisti bianchi, che come restaurazione e accentuazione del bebop di metà anni 40) : Clifford Brown e Art Blakey.

Il primo, se non fosse morto nel 1956 a soli 25 anni per un'incidente stradale, probabilmente avrebbe oscurato la fama di Miles Davis e di Dizzy Gillespie. Ha fatto comunque in tempo ad incidere numerosi capolavori, insieme soprattutto al batterista Max Roach, accompagnando coi suoi gruppi vocalist straordinarie come Sarah Vaughan, Dinah Washington e Helen Merrill.

Clifford Brown: Best Coast Jazz (1954)


Nel gruppo di Art Blakey, i Jazz Messengers, uno dei più longevi della storia del jazz (durato oltre 40 anni), si sono alternati tantissimi musicisti poi divenuti famosi, da Horace Silver a Wynton Marsalis, passando per Lee Morgan e Wayne Shorter. Anzi, da questo punto di vista, Blakey è il maggior talent-scout della storia del jazz moderno, ancora di più di Miles Davis, che pure ne ha scoperti e valorizzati tanti di jazzisti.

Art Blakey & The Jazz Messengers: A Night at Birdland, Vol. 1 (1954)


Art Blakey, Max Roach e Kenny Clarke sono i maggiori batteristi del jazz moderno, ma lunga e' la lista degli altri grandi batteristi: Elvin Jones, Tony Williams, Roy Haynes ecc.

Phil Woods tra i sax contralto è uno dei più influenzati da Charlie Parker (del quale ha sposato la sua ultima compagna Chan). Molto prolifico, ha inciso parecchi dischi anche dal vivo nel nostro paese.
Donald Byrd è uno dei trombettisti più in evidenza negli anni 60 e 70, uno dei maggiori esponenti della scena di Detroit.

Phil Woods with Donald Byrd: The Young Bloods (1956)


Kenny Dorham, trombettista particolarmente espressivo nelle ballads, ha inciso molti dischi anche da leader, ma non ha mai raggiunto il successo che avrebbe meritato

Kenny Dorham: Jazz Contrasts (1956)


Il tenorsassofonista Hank Mobley e il trombettista Lee Morgan, insieme in questo disco, incisero entrambi molti album da leader. Morgan incontrò decisamente maggiore successo rispetto a Mobley, ma morì a soli 33 anni per un folle colpo di pistola della sua ex amante poco dopo un concerto.

Hank Mobley - Lee Morgan: Peckin' Time (1958)


Paul Chambers fu tra i contrabassisti di maggiore spicco, il più richiesto e presente su numerosi dischi di quegli anni, purtroppo scomparso prematuramente: il batterista Roy Haynes, a lungo sottovalutato, ha ricevuto solo negli anni novanta il pieno riconoscimento del suo valore da parte della critica dopo una lunga carriera; Phineas Newborn, pianista dalla tecnica sopraffina, ebbe una carriera ostacolata da una salute fisica precaria. Il seguente disco li vede insieme in trio.

Roy Haynes-Phineas Newborn-Paul Chambers: We Three (1958)


Randy Weston è il più africanista tra i pianisti nordamericani, sin dall'inizio degli anni 60 si recò a più riprese in Africa, e negli anni 70 estese il suo interesse alla musica araba del Maghreb, soggiornando a lungo in Marocco, dove aprì un jazz club a Tangeri. Dall'iniziale hard bop incorporò queste tendenze nella sua musica, coniugandole con l'influenza sia di Monk che di Ellington.

Randy Weston: Little Niles (1958-59)


Il piu' importante e finale "passo da gigante" della prima metà della carriera del sassofonista John Coltrane, liberatosi ormai dalla dipendenza della droga,e nel pieno della sua maturità tecnica e compositiva (Naima)

Johh Coltrane: Giant Steps (1959)


Benny Golson, sassofonista e arrangiatore, ma specialmente compositore di spicco, in particolare nella seconda metà degli anni 50; il suo partner abituale fu il trombettista Art Farmer, sia nei rispettivi dischi a proprio nome, che nel loro gruppo detto Jazztet. Art Farmer suonò anche il flicorno, e David Monette appositamente per lui creò il Flumpet, combinazione di flicorno e tromba (trumpet in inglese).

The Jazztet: Meet The Jazztet (1960)


Kenny Burrell, il chitarrista preferito da Duke Ellington (anche se non hanno mai registrato insieme), ha evidenti influenze blues.
Jimmy Smith è il maggiore organista di tutti i tempi, colui che ha definitivamente imposto questo strumento nel jazz.
Entrambi hanno inciso diversi album sia per la Blue Note che per la Verve, l'etichetta di questo disco in comune.

Kenny Burrell & Jimmy Smith: Blue Bash (1963)


Assieme a Charlie Christian, morto nel 1942, Wes Montgomery è il chitarrista più innovativo della storia del jazz, ed in particolare il più importante degli anni 60. In questo disco è con l'ottimo trio del pianista Wynton Kelly.

Wynton Kelly Trio & Wes Montgomery: Complete Live at the Half Note (1965)


Ron Carter è tra i contraBbassisti più registrati della storia del jazz, compare su centinaia di dischi. E' anche un valente violoncellista. Si mise in evidenza negli anni 60 in particolare nei gruppi guidati da Eric Dolphy e Miles Davis.
Questo è il suo primo album da titolare.

Ron Carter: Where? (1961)


Il trombettista Thad Jones e il batterista Mel Lewis nel 1965 crearono una big band nella quale militarono molti jazzisti poi divenuti famosi. Ogni lunedì sera suonarono regolarmente per anni al Village Vanguard di New York.
Dopo la morte di Mel Lewis nel 1990, l'orchestra, tuttora esistente, ha assunto la denominazione di Vanguard Jazz Orchestra.

Thad Jones & Mel Lewis: Live at the Village Vanguard (1967)


Tra gli altri esponenti di rilievo dello stile hard bop vanno ricordati anche:
i pianisti Sonny Clark, Kenny Drew, Elmo Hope, Red Garland, Walter Davis Jr, Duke Pearson e Horace Parlan, il sassofonista baritono Pepper Adams, gli altosassofonisti Lou Donaldson e Gigi Gryce, il trombettista Blue Mitchell ed il trombonista Curtis Fuller.

JAZZ MODALE

Assai difficile è una definizione rigorosa e esaustiva di jazz modale. Per semplicità lo si può ritenere a metà strada tra l'hard bop e il free jazz, a cavallo tra gli anni 50 e i 60.
Esponenti di punta furono Miles Davis, John Coltrane e numerosi altri musicisti tra cui in particolare Wayne Shorter, Bill Evans, McCoy Tyner, Bobby Hutcherson, Andrew Hill, Booker Ervin, Jackie McLean, Larry Young e Herbie Hancock (in buona parte incisero album che uscirono per l'etichetta Blue Note).

'Kind of Blue' di Miles Davis è un classico, ma non tutti sono d'accordo (me compreso) nel ritenerlo il migliore disco jazz di tutti i tempi. Proprio su questo aspetto si e' scatenato un ampio dibattito che non avra' mai fine. :D
Sicuramente è uno tra i più famosi e riusciti dischi jazz di sempre, con la presenza di star come Bill Evans, Cannonball Adderley e John Coltrane.

Miles Davis: Kind of Blue (1959) (2 CD)


Bill Evans non solo rappresenta per antonomasia il trio (piano-basso-batteria) jazz, ma è considerato il più grande pianista bianco, se non di tutti i tempi, almeno del jazz moderno, specie a livello di influenza per i colleghi venuti dopo di lui.

Questi cofanetto di 3 CD include l'intera storica session dal vivo di Bill Evans al Village Vanguard finalmente nell'esatta sequenza cronologica (in precedenza disponibili su due separati album - Sunday At Village Vanguard e Waltz for Debby -).

Il Village Vanguard, situato nella zona di Greenwich Village, a New York, tra quelli tuttora esistenti è il più famoso jazz club del mondo. Aperto da Max Gordon nel 1935, si convertì totalmente al jazz nel 1957. Al Village sono stati registrati tanti concerti immortalati su disco di tanti jazzisti celebri.

Bill Evans: The Complete Village Vanguard Recordings, 1961 (3 CD)


Altra tappa fondamentale del jazz modale, tra influenze bop e free,è questo disco di un innovatore altosassofonista che si svincolò dall'influenza parkeriana.

Jackie McLean: Let Freedom Ring (1962)


Il maggior trombonista nero del free jazz, anche se questo suo primo album, pur molto avanzato, non si lo si può ancora classificare tra il free.

Grachan Moncur III: Evolution (1963)


Considerato il disco più 'spirituale' della storia del jazz. Non facile da ascoltare, ma potrebbe toccarvi l'anima, anche se non siete religiosi.

John Coltrane: A Love Supreme (1964)


Il tenorsassofonista e sopranista Wayne Shorter è uno dei migliori compositori del jazz moderno. Nel 1970 fondò insieme a Joseph Zawinul i Weather Report. Questo è uno degli album più intensi tra i suoi tanti capolavori degli anni 60.

Wayne Shorter: Speak No Evil (1964)

Adric 10-08-2003 02:29

Larry Young è stato l'unico organista innovatore successivo a Jimmy Smith, liberandosi delle influenze gospel e soul-jazz e facendo riferimento a John Coltrane, e, successivamente, al free jazz e al jazz-rock.

Larry Young: Unity (1965)


Grant Green è il chitarrista più influenzato da Coltrane, in questo album non a caso figurano due componenti del celebre quartetto del sassofonista: Elvin Jones e McCoy Tyner.

Grant Green: Matador (1964)


Anche Bobby Hutcherson al vibrafono è riuscito ad essere innovativo ed originale nonostante l'influenza esercitata su di lui ad inizio carriera da parte di Milt Jackson.,I suoi precedessori Lionel Hampton e Red Norvo, Jackson e il quasi coetaneo Gary Burton rientrano tra i massimi specialisti di sempre in questo strumento.

Bobby Hutcherson: Oblique (1967)



IL SOUL JAZZ

Horace Silver ed altri pianisti neri (Bobby Timmons, Junior Mance, Gene Harris, Ramsey Lewis, Jack Wilson e Harold Mabern) hanno profondamente influenzato la musica soul e funky degli anni 70 e successivi, il cui eco e' avvertibile, specie negli albums di gruppi a largo organico come gli Earth, Wind & Fire e i Kool & the Gang.

Horace Silver, al pari di Cannonball Adderley, e' il maggiore esponente del soul-jazz; dalla sua militanza nei Jazz Messengers di Art Blakey in poi ha aperto la strada ad ad Herbie Hancock, Donald Byrd e tanti altri.

Horace Silver: Blowin' the Blues Away (1959)


L'altosassofonista Julian 'Cannonball' Adderley, indicato come l'erede di Charlie Parker, col suo gruppo riscosse sin dagli anni 50 sia un notevole successo di critica che di pubblico. Numerosi i dischi incisi, anche dal vivo come questo.
Il fratello Nat, minore sia per mole fisica che per età, è comunque il più importante cornettista del jazz moderno; oltre a comparire spesso sui dischi di Cannonball ha inciso anche diversi albums a proprio nome (ed ha vissuto 20 anni più a lungo rispetto al più celebre fratello).
Nel sestetto di Cannonball militò per nove anni anche il pianista e tastierista austriaco Joe Zawinul poi coleader dei Weather Report.

Cannonball Adderley Nat Adderley Quintet: What Is This Thing Called Soul? (1960)


Il maggiore successo della carriera per questo prolifico trombettista rientra nel soul jazz, sebbene Hubbard stilisticamente appartenga decisamente più all'hard bop e abbia partecipato anche ad alcune incisioni chiave del free come 'Free Jazz' di Coleman e 'Ascension' di Coltrane

Freddie Hubbard: Red Clay (1970)



Forti influenze di James Brown e Sly Stone, ma fa capolino anche un omaggio a Miles Davis (Seven Steps to Heaven) in questo tiratissimo disco dal vivo di uno degli organisti più significativi del soul-jazz

Lonnie Smith: Live at Club Mozambique (1970)


Il pianista e tastierista Les McCann conobbe un notevole successo commerciale anche come cantante.
tanto che dal soul jazz strumentale degli anni 60 si spostò nel decennio successivo sul soul cantato, scoprendo la cantante Roberta Flack
Questo (all'epoca) avveniristico album, imperdibile per gli amanti di ARP e sintetizzatori vari, fu Il primo disco al mondo ad essere registrato a trentadue tracce; una chiara influenza su Herbie Hancock, Stevie Wonder & Co

Les McCann: Layers (1972)


Un grande ruolo nel soul-jazz lo hanno rivestito gli organisti (Jack McDuff, Big John Patton, Jimmy McGriff, Charles Earland, Richard 'Groove' Holmes, Johnny Hammond Smith) ed i sassofonisti (Eddie Harris, Stanley Turrentine, King Curtis, Hank Crawford, Houston Person, Willis 'Gator' Jackson), nonchè il chitarrista George Benson.. Anche i Jazz Crusaders (nel 71 abbreviatisi in Crusaders), sebbene sottovalutati dalla critica, con i loro numerosi dischi sin dai primi anni 60 hanno influenzato molto i loro contemporanei.


IL JAZZ E LA POLITICA: DIRITTI CIVILI, IL 68, TERZOMONDISMO E LA PROPAGANDA USA

Verso la seconda metà degli anni 50 si delinearono due nuove tendenze.

Alcuni jazzisti neri (ed anche qualcuno bianco come Tony Scott) espressero il loro appoggio in musica al movimento per i diritti civili degli afroamericani.

Anche molti di coloro che non espressero esplicitamente il sostegno alle lotte politiche prensero consapevolezza delle loro radici e della loro identità culturale africana, intitolando pezzi all'Africa o alle nuove nazioni africane (il primo fu nei decenni precedenti Duke Ellington); sono gli anni in cui il continente nero va affrancandosi, almeno politicamente, dal colonianismo europeo.

Sonny Rollins, uno dei sassofonisti di maggiore successo della storia del jazz; a dispetto del suo appellativo (e del disco che porta lo stesso titolo) 'Saxophone Colossus' personalmente lo ritengo un pò sopravvalutato dalla critica rispetto ad altri sassofonisti; ma la sua importanza è comunque innegabile. Nel 1957 incide Freedom Suite, il cui pezzo che intitola l'album inneggia ai diritti degli afroamericani, diciotto anni dopo quella canzone di Abel Meerpool ('Strange Fruit') resa immortale da Billie Holiday nel 1939, tre anni dopo che Rosa Parks si rifiutò di sedersi nei posti riservati ai neri su un autobus di Montgomery, nell'Alabama, ma sette anni prima della marcia su Washington di Martin Luther King.

Sonny Rollins: Freedom Suite (1957)


A ribadire il concetto, il batterista Max Roach tre anni dopo incise la prosecuzione logica ribadita nel titolo del disco di Rollins, con maggiore vigore, coadiuvato dalla moglie Abbey Lincoln e da un collettivo straordinario in cui spiccano fiati come Coleman Hawkins e Booker Little. L'album si chiude con 'Tears for Johannesburg', pezzo contro l'apartheid in Sudafrica, dove il disco sarà vietato per molti anni.

Max Roach: We insist! Freedom now suite (1960)


Charles Mingus, contrabassista, uno dei maggiori bandleader di sempre, fu anche un grande compositore. Collerico, umorale, vulcanico, pieno di rabbia per la discriminazione razziale della sua gente, molto moderno e avanguardista come sonorità ma al tempo stesso anche molto legato alla tradizione sonora di Duke Ellington e del sassofonista Lester Young.

Charles Mingus: Ah Um (1959)


Il sassofonista tenore Archie Shepp è il jazzista più vicino a Malcolm X e alla protesta nera; radicale anche nell'adesione alle sonorità del free jazz ha inciso numerosi pezzi e album espliciti anche nel titolo, così come lamenti per la condizione della sua gente. Una rabbia senza compromessi, in questo disco anche il dolore per i trentanove morti nella repressione della rivolta nelle carceri ad Attica, in uno dei più riusciti incontri tra il jazz, il soul e il gospel di sempre.

Archie Shepp: Attica Blues (1972)


L'altra tendenza degli anni 50 e 60 è quella dal jazz usato come strumento artistico di propaganda da parte degli USA nei paesi dell'est europeo e in medio Oriente.
Il dipartimento di stato americano in quei decenni organizzò e finanziò direttamente lunghe tournèè in quei paesi di parecchi big del jazz (Dave Brubeck, Dizzy Gillespie, Benny Goodman ecc).
Nei paesi dell'Est Europeo intorno alla metà degli anni 50 venne meno l'ostilità dei governi verso il jazz e l'ascolto di massa del programma radiofonico Music Usa della Voice of America tra i giovanissimi dell'est europeo divenne un singolare fenomeno di costume.

Tra i gruppi che si esibirono in tournèè oltrecortina ci fu anche quello del sassofonista Charles Lloyd, il cui successo commerciale nella seconda metà degli anni 60 fu secondo solo a quello del gruppo di Cannonball Adderley.
Il pianista Keith Jarrett si mise in evidenza proprio nel gruppo di Lloyd partecipandone a diversi album prima di iniziare una fortunatissima carriera in proprio.
Analogalmente diversi anni dopo Lloyd lanciò la carriera solista anche del pianista italo-francese Michel Petrucciani.

Charles Lloyd in the Soviet Union (Recorded at the Tallin Jazz Festival) (1969)


Con l'indipendenza di tante nuove nazioni, la crescita delle nuove potenze e il dilagare della protesta contro la guerra in Vietnam, venne delineandosi anche una posizione terzomondista, non solo politica ma anche musicale.

Emblematico il titolo di questo album del sassofonista argentino Gato Barbieri, molto noto in Italia per la colonna sonora di Ultimo Tango a Parigi ed altre collaborazioni nel pop (Venditti ecc)

Gato Barbieri: The Third World (1969)


Sempre lo stesso anno, sotto la guida del bassista Charlie Haden (del quale questo è il suo primo disco da leader) e con gli arrangiamenti della pianista Carla Bley, un collettivo di jazzisti di varia nazionalità e stile incise un disco dal significato pacifista, con riferimenti alla guerra civile spagnola degli anni 30, a 'Che' Guevara e al conflitto in Vietnam.

Charlie Haden: Liberation Music Orchestra (1969)



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POST BOP

Eric Dolphy (straordinario improvvisatore dal vivo, eccezionale come polistrumentista, soprattutto al flauto, oltre che al sassofono e al clarinetto) è un caso a sè; non è inquadrabile prettamente in un'unica corrente jazzistica, ha partecipato a dischi sia del filone West coast (con Chico Hamilton) che di quello Third Stream, così come in seguito di free jazz (Con Ornette Coleman) o a progetti legati all'appoggio dei diritti civili per gli afroamericani (con Max Roach). Dolphy e Mingus si sono incrociati su alcuni dischi con risultati esaltanti, così come è esaltante il trombettista Booker Little (morto a soli 23 anni) al fianco di Dolphy.

Eric Dolphy with Booker Little: Far Cry (1960)


Altro importante polistrumentista molto attivo in quegli anni è Roland Kirk. Pittoresco, stravagante, fenomeno da circo secondo alcuni, ma anche originale e dotato di grande creatività, capace di suonare anche tre sassofoni contemporaneamente tendendoli appesi al collo, con grande forza di volontà a dispetto dalla sua cecità ed altri malanni fisici. Negli anni 70 fondò un associazione di lotta per i diritti dei jazzisti di colore (Jazz and People's Movement).

Roland Kirk: Domino (1962)

Adric 10-08-2003 04:31

IL JAZZ MODERNO IN EUROPA NEGLI ANNI 50 E NELLA PRIMA META' DEGLI ANNI 60

Tra la fine degli anni 40 e la fine dei 60 iniziarono a formarsi in Europa un po' in quasi tutti i paesi delle scuole nazionali con caratteristiche autonome e originali, non imitative rispetto agli USA, dapprima in Francia, Belgio e Svezia, che sono le tre nazioni europee che espressero nel periodo che va dall'immediato dopoguerra fino alla fine degli anni 50 il maggior numero di musicisti di caratura internazionale, poi nella prima metà degli anni 60 anche in Gran Bretagna, Germania e Olanda (le tre nazioni dove il free jazz e il jazz rock ebbero la maggiore diffusione), così come in Danimarca, Polonia, Austria e Svizzera.
In altri paesi jazzisticamente meno ricettivi come la Norvegia, la Finlandia, la Spagna o la stessa Italia un jazz autonomo iniziò a formarsi solo sul finire degli anni 60.

FRANCIA

Per il periodo che arriva fino alle fine della seconda guerra mondiale la critica tende a considerare gli unici jazzisti europei di caratura internazionale non imitatori degli americani Django Reinhardt, chitarrista zingaro belga di origine tedesca, ed il violinista francese Stephane Grappelli. I due ebbero un gruppo insieme, il Quintette du Hot Club de France.
La Francia fu prima nazione in cui il bebop ricevette la migliore accoglienza, mentre in Inghilterra andava ancora forte lo stile tradizionale del dixieland.
Parigi assurse a capitale jazzistica d'Europa sin dal primo dopoguerra, i jazz club parigini (le "caves") saranno d'esempio per le altre città europee, grazie ai frequenti soggiorni e visite dei jazzisti americani (Sidney Bechet, Lucky Thompson, Quincy Jones, Bud Powell, Miles Davis ecc).
Analogalmente per i festival jazz estivi il successo di quello di Nizza del 1948 fu il modello per quelli di altre località di villeggiatura estive europee.
Tra i maggiori musicisti francesi si affermarono l'arrangiatore Michel Legrand, il contrabassista Pierre Michelot, i pianisti Martial Solal, George Arvanitas e Renè Utrerger, il sassofonista Barney Wilen, Claude Bolling, Errol Parker, gruppi vocali come i Double Six e gli Swingle Singers.

Michel Legrand, noto per le colonne sonore, tra i compositori europei più noti ("What Are You Doing the Rest of Your Life," "Watch What Happens," e "The Summer Knows"). Questo album è ricco di stelle americane:

Michel Legrand: Legrand Jazz (1958)


Martial Solal, nato in Algeria da genitori francesi, ha registrato anche con diversi musicisti di jazz tradizionale (Sidney Bechet, Don Byas ecc). Questo è il suo primo disco statunitense, dal vivo al Festival di Newport del 1963:

Martial Solal: At Newport '63 (1963)


BELGIO

Il Belgio è forse la nazione europea che ha espresso in proporzione alla sua estensione territoriale e popolazione il maggior numero di jazzisti di rilievo. Non va dimenticato che il sassofono venne inventato nel 1840 dal belga Adolphe Sax nel 1840 e che non pochi sassofonisti bianchi negli USA erano di origine belga. Sempre in Belgio nacque la prima rivista di jazz al mondo: Musique Magazine nel 1924 e belga fu il primo critico di jazz, Robert Goffin, autore del primo libro sul jazz (Aux frontières du jazz. 1930).
L'unico specialista jazz al mondo dell'armonica, Toots Thielemans (occasionalmente anche chitarrista), il sax tenore e flautista Bobby Jaspar, il direttore d'orchestra e arrangiatore Francy Boland, il chitarrista Renè Thomas.

Toots Thielemans è il musicista belga più noto, ma anche l'indiscusso miglior armonicista di sempre. Un giramondo che continua riscuotere simpatia ed ammirazione ovunque per la sua bravura strumentale, la padronanza in numerose lingue ed il piacere di stare a contatto col pubblico.

Toots Thielemans: Man Bites Harmonica (1957-58)


SVEZIA

In Svezia, risparmiata dall'invasione nazista, il jazz ebbe uno sviluppo precedente a quello delle altre nazioni scandinave; nei primi anni 50 Stoccolma era seconda solo a Parigi come importanza jazzistica, negli anni 60 il club Gyllene Cirkeln di Stoccolma godette di fama mondiale. Alla fine degli anni 40 vi era fiorita una vera e propria scena cool jazz.
Gli esponenti più significativi furono il sax baritono Lars Gullin, l'altosax Arne Domnerus, il trombettista Rolf Ericson ed il trombonista Ake Persson.
Successivamente si mise in luce il trombonista Eje Thelin. Il maggior successo discografico in patria fu del pianista Jan Johansson.

Lars Gullin: Danny's Dream (1953-1955)


Va precisato che il primo clarinettista a suonare jazz moderno fu proprio uno svedese, Stan Hasselgard, nel gruppo del ben più famoso ed anziano clarinettista Benny Goodman. Era destinato a grande fama, ma morì molto giovane in un incidente stradale nel 1948, e non esistono sue registrazioni da leader. Questo strumento passò decisamente in secondo piano negli anni 50, in cui venne dominato dagli italoamericani (Buddy De Franco, Jimmy Giuffre, Tony Scott), e successivamente in Europa dai francesi (Louis Sclavis e Michel Portal).

DANIMARCA

Il trombonista Kai Winding, nato in Danimarca, emigrò adolescente con la sua famiglia negli Usa, e divenne uno dei protagonisti degli anni 50 e 60 formando con J.J. Johnson un duo al trombone affiatatissimo, divenne molto richiesto anche negli studi e per la televisione.

Kai Winding: The Incredible Kai Winding Trombones (1960)



Successivamente si imposero altri due danesi. Niels Henning Orsted Petersen, di solito abbreviato con le iniziali NHOP, divenne il contrabassista più ricercato in Europa sia negli studi che dal vivo per accompagnare gli americani, per Oscar Peterson e tanti altri, ma al contrario di Winding non volle mai trasferirsi stabilmente negli Usa.
John Tchicai è il sassofonista di origine congolese, l'unico europeo a suonare nel seminale Ascension di John Coltrane.
Il Jazzhus Montmartre prendeva il nome dall'ononimo quartiere di Parigi, ma era a Copenhagen, e negli anni 60 divenne il più prestigioso locale di jazz d'Europa, quello che a New York era il Village Vanguard. Dopo diversi anni di chiusura è stato recentemente riaperto.
Oggi il festival jazz di Copenhagen per numero di concerti è il più grande d'Europa, ma durante i 365 gg dell'anno il primato continentale di Parigi per numero di locali e di concerti rimane indiscusso.

GRAN BRETAGNA

Sebbene il primo club europeo dedicato esclusivamente al bop (Club Eleven) nacque a Londra e non a Parigi il jazz moderno stentò molto in Inghilterra negli anni 50; molti americani la esclusero dai loro tour europei, ed ancora alla fine degli anni 50 il jazz tradizionale era ancora il più ascoltato e seguito.
Una disputa pluridecennale tra il sindacato dei musicisti inglesi e quello dei musicisti americani limitò di fatto le tournèè oltreoceano in entrambi i sensi; ancora a metà degli anni 60 molti gruppi rock non poterono suonare negli Usa, così come molti jazzisti americani esclusero la Gran Bretagna dai loro tour europei per motivi analoghi.

Nel jazz tradizionale e nel mainstream si erano da tempo affermati il trombonista Chris Barber ed i trombettisti Humphrey Lyttleton e Nats Gonella.
L'affinità linguistica e culturale favorì l'affermazione di alcuni musicisti inglesi che si trasferirono stabilmente negli States, come i pianisti George Shearing e Marian McPartland, ed il polistrumentista Victor Feldman. Il pianista Ralph Sharon divenne collaboratore stabile del cantante Tony Bennett. Minor successo ebbe l'eccellente trombettista giamaicano nero Dizzy Reece.

Shearing, nato non vedente, conobbe grande successo già in patria; emigrò negli Usa nel 47 e sin dai primi anni 50 godette di eilevante notorietà come autore della celeberrima "Lullaby of Birdland". Incise prevalentemente con la formula del quintetto. Realizzò album con alcuni dei cantanti jazz di spicco (Nat King Cole, Peggy Lee, Nancy Wilson, Carmen McRae, Ernestine Anderson ecc)

George Shearing: Jazz Moments (1962)


Marian Mc Partland, il cui vero cognome è Turner, sposò il cornettista americano Jimmy McPartland, trasferendosi negli Usa nel 46.
Dopo più di trent'anni di carriera discografica divenne dal 78 una delle conduttrici radiofoniche più famose negli States col suo programma alla NPR sul pianoforte jazz, in cui ha ospitato tante celebrità.

Marian Mc Partland: With You in Mind (1957)


Victor Feldman, polistrumentista (vibrafono, pianoforte e batteria) si trasferì negli Usa nel 57 al termine di una tournèè con Woody Herman. coautore di "Seven Steps to Heaven" registrata sull'album ononimo di Miles Davis.

Victor Feldman: Suite Sixteen (1955)


Altri musicisti di rilievo furono il sassofonista Ronnie Scott, che aprì il locale jazz londinese che porta il suo nome, tuttora uno dei più famosi jazz club europei, il sax contralto e big band leader Johnny Dankworth, la moglie cantante Cleo Laine, i tenoristi Tubby Hayes e Don Rendell, il pianista Stan Tracey.

GERMANIA

La Germania jazzisticamente fu dapprima sfavorita dal nazismo, poi dalla successiva divisione in due e dalla dispersione derivante dalla presenza di tante grandi città con la mancanza di un unico grande centro catalizzatore.
Il relativo isolamento fece si che per tutti gli anni 50 il jazz tedesco (così come peraltro il jazz italiano) ebbe carattere derivativo.
Ma, a differenza dell'Italia, le cose cambiarono decisamente negli anni 60, quando nacquero delle etichette discografiche che ebbero molto successo, la Basf/Saba poi divenuta MPS, e sul finire del decennio la Enja e la ECM.
Un grande ruolo nel far conoscere sia il jazz ai tedeschi che il jazz tedesco internazionalmente lo ebbe Joachim Enrst Berendt, il più famoso critico jazz europeo di sempre, conduttore di molti programmi radiofonici ed autore della più venduta storia del jazz in assoluto, tradotta in molte lingue.

Il prolifico trombonista Albert Malgersdorff è tra i pochissimi innovatori europei del jazz moderno; fu il primo ad applicare al trombone la tecnica della multifonia (che consiste nel suonare diverse note contemporaneamente).
Il suo quintetto degli anni 60 è tra le formazioni europee di maggior spicco.

Albert Malgersdorff: Tension! (1963)

Vanno ricordati anche i fratelli dell'allora Germania dell'Est Rolf e Joachim Kuhn, rispettivamente clarinettista e pianista

AUSTRIA

Il jazz in Austria negli anni 50 e 60 è molto legato alla scena tedesca, dato che i jazzisti austriaci spesso registravano per etichette tedesche e suonavano regolarmente dal vivo in Germania. Il primo jazzista austriaco di rilievo fu il sassofonista Hans Koller.
L'Austria ha espresso pianisti nel jazz di rilevanza mondiale, come Joe Zawinul, ed altri di rilevanza europea come Friedrich Gulda e Fritz Pauer.

Joe Zawinul, emigrato nel 59 negli States, militò nove anni nel quintetto di Cannonball Adderley, poi contribuì alla svolta elettrica di Miles Davis nei tre anni successivi, per fondare insieme al sassofonista Wayne Shorter i Weather Report.

Joe Zawinul: The Rise & Fall of the Third Stream (1965)



POLONIA

La Polonia è il paese dell'est comunista in cui il jazz conobbe il maggiore sviluppo. Il catalizzatore del jazz polacco, colui che scoprì e valorizzò molti dei musicisti che s'imposerò più tardi negli anni 70 fu il pianista Krzyszstof Komeda (morto nel 1969), tra i pochi compositori specializzati in colonne sonore jazz (per i film di Polanski, Skolimowski, Bergman), tra i primi a cimentarsi col free jazz nell'est europeo.

Krzysztof Komeda : Ballet Etudes - Breakfast at Tiffany's (1962-63)



Negli anni 70 si affermarono il sassofonista Michael Urbaniak, la moglie cantante Urszula Dudziak, il trombettista Thomas Stanko, il sassofonista Zbigniew Namyslowski ed il virtuoso del pianoforte Adam Makowicz.


UNGHERIA

L'Ungheria ha una grande tradizione per i chitarristi, gitani e non. Gabor Szabo scappò all'estero dopo la rivolta del 1956 stabilendosi in California. Si mise in luce nellla prima metà degli anni 60 nei quintetti di Chico Hamilton e Charles Lloyd.

Gabor Szabo: Spellbinder (1966)


Vanno ricordati anche gli altri due chitarristi ungheresi jazz Attila Zoller ( inventore di alcuni tipi di microfono per chitarra) ed Elek Bacsik.

JUGOSLAVIA

Di etnia serba e nato nell'attuale Bosnia, Dusko Goykovich è il trombettista europeo più noto degli anni 60 e 70. Ha militato in numerose orchestre dapprima in Germania e poi negli USA (Maynard Ferguson, Woody Herman, Clarke-Boland Big Band).

Dusko Goykovich: Swinging Macedonia (1966)


SPAGNA

Sebbene il franchismo non favorì il jazz, il catalano (nativo di Barcellona) non vedente Tete Montoliu rientra comunque tra i maggiori virtuosi europei del pianoforte, suonò con molti grandi musicisti americani di passaggio in Europa ed incise molti dischi all'estero, specie in Danimarca.

Tete Montoliu Trio: A Tot Jazz ! (1965)

Adric 10-08-2003 06:09

IL FREE JAZZ STORICO (prima metà anni 60)

Il free jazz è caratterizzato spesso dall'atonalità; viene rivoluzionato il ruolo degli strumenti ed il modo in cui interagiscono tra loro, e nessun strumento di per sè è più essenziale.
Il free jazz è lo stile jazzistico più eterogeneo che ci sia; dal punto di vista dell'organico si va da dischi e concerti di un unico strumento in solitudine (solo sax, solo piano, solo trombone, solo chitarra ecc) a trii o quartetti insoliti senza piano (pianoless), o senza basso, senza batteria ecc a organici più allargati come settetti, ottetti o anche a big band; negli anni settanta si sono molto diffusi i gruppi composti da più strumenti dello stessa famiglia (gruppi di soli sassofoni, o batterie, o tromboni ecc.)
Proprio a causa della diversità di organico proposte differenti di free jazz possono essere tra loro musicalmente agli antipodi e non avere nulla in comune.

Il free jazz fu osteggiato molto a lungo negli Stati Uniti e venne accettato molto più in Europa da parte di buona parte di quel pubblico che era già abituato alle sperimentazioni avanguardistiche della musica classica contemporanea.



I tre maggiori esponenti del free jazz (Ornette Coleman, e i gia citati John Coltrane ed Archie Shepp) sono tutti sassofonisti.

Il manifesto sonoro della 'New Thing' o avanguardia è contenuto nei 36:23 di improvvisazione totale di 'Free Jazz' del sassofonista contralto Ornette Coleman, che finì per dare anche il nome all'allora nascente corrente musicale. Un disco così radicale, rivoluzionario, controverso, tuttora ostico da digerire (anche per me) dopo oltre 45 anni dalla sua uscita. Registrato con due diversi quartetti, uno sul canale sinistro e l'altro sul canale destro.

Ornette Coleman: Free Jazz (1960)


Forse l'espressione più ambiziosa e infuocata di tutto il free jazz, in un incontro irripetibile. Coltrane insieme agli altri sax tenori Archie Shepp e Pharoah Sanders, ai sax alti John Tchicai e Marion Brown e al trombettista Freddie Hubbard.

John Coltrane: Ascension (1965)


Col suo stile percussivo caratterizzato da grappoli di accordi (cluster) eseguiti sinultaneamente con entrambe le mani, Cecil Taylor è considerato unaninamente il maggiore pianista di tutto il free jazz; anche se, a mio giudizio, Sun Ra e' ancora piu' importante, almeno a livello compositivo, e come bandleader. Alcuni musicisti considerano invece Taylor come influenza nel free jazz superiore a quella di Ornette Coleman.
Il seguente doppio disco (uscito con diverse copertine) è un concerto a Copenhagen col suo trio, con l'eccellente Jimmy Lyons al sax alto e Sunny Murray alla batteria.

Cecil Taylor: Nefertiti, the Beautiful One Has Come (1962)


Da Fletcher Henderson negli anni 30 ai tanti anni di free jazz con i suoi numerosi e pittoreschi gruppi, con escursioni funky negli anni 70, ma anche attraverso la riscoperta della tradizione nera: un lunghissimo percorso musicale. Diceva di venire dallo spazio, ma adorava l'Egitto. Sterminata e complicata la sua discografia: ha inciso oltre 200 album a suo nome. Fu il primo nel jazz ad impiegare tastiere elettriche e sintetizzatori. I suoi concerti erano dei veri e propri happening definititi "sfilate di carnevale dell'era spaziale".

Sun Ra: Space is the Place (1972)



Il trombettista Bill Dixon è tra gli esponenti seminali del free jazz, molto più però come organizzatore e insegnante che come carriera solistica. Organizzò nel 1964 a Manhattan il primo rilevante festival di free jazz (October Revolution in Jazz)

Bill Dixon: Intents & Purposes (1966)


Sono pochi i bianchi americani a fare parte degli innovatori nel free jazz storico. Due su tutti: Steve Lacy e Roswell Rudd.
Entrambi passarono gradualmente dal tradizionale al free senza troppi traumi,
Lacy portò l'influenza di Thelonious Monk (col quale suonò per quattro mesi) nel free jazz e collaborò con moltissimi musicisti. Fu il primo sassofonista del jazz moderno ad essere specializzato al soprano.
Rudd, tra i trombonisti più orginali, è tra i maggiori promotori della musica del pianista Herbie Nichols.
Lacy e Rudd ebbero un quartetto insieme durato tre anni in vui suonarono eclusivamente la musica di Monk.

Steve Lacy - Roswell Rudd Quartet: School Days (1963)


Il trombettista Don Cherry si mise in evidenza negli anni più importanti del quartetto di Ornette Coleman per poi lasciare il gruppo e fondare formazioni proprie.
Fu il più cosmopolita tra i jazzisti: si stabilì in Svezia per quattro anni, girò l'Europa e l'Asia, si interessò ai ritmi africani e sudamericani.

Don Cherry: Symphony for Improvisers (1966)


L'intensita' del sax tenore Albert Ayler in uno dei dischi fondamentali di tutto il free jazz. Uno dei musicisti più misteriosi, ed avvolte nel mistero rimangono le circostanze della sua morte, mai del tutto chiarite.

Albert Ayler: Spiritual Unity (1964)


Il tenorsassofonista Pharoah Sanders, che collaborò sia con Coltrane che con la sua vedova Alice, venne indicato come il suo successore, ma era più cerebrale e meditativo.
In questo disco si mise in evidenza il chitarrista Sonny Sharrock, uno dei maggiori di tutto il free jazz. In altri dischi Sanders si avvalse di musicisti come il pianista John Hicks ed il cantante Leon Thomas, alla cui carriera diede un impulso determinante.

Pharoah Sanders: Tauhid (1966)




AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians)

L'AACM è l'importante associazione di musicisti afroamericani di area free, tuttora esistente (http://aacmchicago.org/), creata nel maggio 1965 nel South Side di Chicago dal pianista Muhal Richard Abrams.
Si deve all'AACM l'introduzione di nuovi strumenti nel jazz quali il flauto contralto, il clarinetto contrabasso e la tuba di Wagner.
Tutti i musicisti di questa corrente sono pluristrumentisti, e peraltro quasi tutti finirono per sperimentare in solitudine.

(Muhal) Richard Abrams fu uno dei primi a creare (nel 1961) un collettivo free, la Experimental Band, non documentato su dischi. Il pianista è riconosciuto come il padre spirituale e l'animatore della scena di Chicago della seconda metà degli anni 60.

Muhal Richard Abrams: Levels And Degrees Of Light (1967)


Quello che può essere considerato Il primo disco di un esponente dell'AACM è però del sassofonista Roscoe Mitchell. E' dal Roscoe Mitchell Art Ensemble che nacque il primo nucleo dell'Art Ensemble of Chicago.

Roscoe Mitchell: Sound (1966)



Anthony Braxton (il cui strumento principale è il sax contralto) è famoso per i pezzi che hanno diagrammi matematici come titolo. Sebbene sia nero, è il musicista del free più vicino alla musica classica europea; le sue influenze extra jazzistiche hanno suscitato e continuano a suscitare un ampio dibattito tra i critici (e tra i musicisti).
Inizialmente membro dell'AACM finì per distaccarsene compiendo un percorso unico nell'avanguardia degli anni 70. Dopo Ornette Coleman è stato il primo jazzista dell'area free a raggiungere un successo sia di critica che commerciale, sebbene la sua musica sia non di facile fruizione e sia stata spesso vista come troppo fredda e cerebrale, troppo poco 'afroamericana'.
Questo fu il primo album di solo sassofono (e in generale di strumento a fiato) inciso:

Anthony Braxton: For Alto (1969)


L'AACM in effetti non è stata solo un'associazione di musicisti, ma un collettivo afroamericano con interessi allargati anche a poesia, teatro, danza e arti visive, elementi questi che risaltano maggiormente nei concerti dal vivo dell'Art Ensemble of Chicago, il maggior gruppo stabile non solo dell'AACM ma di tutto il free jazz; ha inciso molti dischi in Europa, tra cui questo album destinato a colonna sonora di un film francese che ebbe poca fortuna.

Art Ensemble of Chicago: Les Stances A Sophie (1970)


Altri esponenti importanti dell'AACM sono il violinista Leroy Jenkins, il contrabassista Malachi Favors, i sassofonisti Joseph Jarman, Fred Anderson e Henry Threadgill, il trombettista Leo Smith.

BAG (Black Artist Group)

Nel 1968 a St. Louis sulla falsariga dell'AACM di Chicago viene fondato l'associazione BAG alla quale aderirono una cinquantina di musicisti.
Gli esponenti principali del BAG sono i sassofonisti Julius Hemphill, Oliver Lake e Hamiett Bluiett, i trombettisti Baikida Carroll e Floyd LeFlore , il trombonista Joseph Bowie (fratello di Lester), il batterista Charles Bobo Shaw e il pianista John Hicks.

Oliver Lake: Heavy Spirits (1975)


Hamiet Bluiett: Im/possible to Keep (1979) (2 CD)


A differenza dell'AACM, il BAG durò pochi anni e poi si sciolse.

Anello di congiunzione tra AACM e BAG fu il trombettista Lester Bowie, membro fondatore dell'Art Ensemble of Chicago, ma cresciuto in gioventù a St. Louis e coinvolto in vari progetti del BAG. Bowie sposò la nota cantante soul Fontella Bass, che occasionalmente apparve anche sui dischi e sui concerti dell'Art Ensemble of Chicago.

Lester Bowie: The 5th Power (1978)



Altre associazioni di musicisti analoghe ad AACM e BAG che raccolsero diverse adesioni:
Jazz Composers Guild (New York), Detroit Arts Workshop (Detroit), Union of God's Musicians and Artists Acension (UGMA/A, Los Angeles)

Altri esponenti importanti del free jazz al di fuori di AACM e BAG sono: il pianista canadese Paul Bley, il sassofonista David S.Ware, i batteristi Andrew Cyrille e Sonny Murray, il bassista Gary Peacock e i chitarristi Sonny Sharrock e James Blood Ulmer.

Deckard 10-08-2003 08:33

Perchè non apri un bel sito viste le tue conoscenze? Niente di eccezionale, ma dato che i post in un forum prima o poi si perdono nel web questo non succede ;) Consiglio spassionato....dato che non sono un grande appassionato di jazz


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