Per queste cose ci sarebbe il thread di matematica...
Unisco! |
se all'esame di matematica mi verrebbe chiesto di spiegare la continuità di una funzione potrei dire che:
una funzione è continua in un punto Xo se il suo limite per x--->Xo è uguale al valore che assume in Xo? e potrei anche dire che f è continua in Xo se Xo € X e se ∀ Jf(x) ∃ Ixo tale che f(x) € J ∀ x € I ∩ X ???? quale delle due affermazioni potrei usare?sono tutte e due vere?quale è la più corretta? PS il simbolo ∩ cosa significa? :D e quale è il simbolo per indicare il termine "tale che"? grazie a tutti |
appartiene si indica con epsilon non con €
tale che si indica con : oppure con | che a me piace di piu :D la u rovesciata indica intersecato :) |
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Se vuoi trovare il punto con gli angoli del vettore rispetto alle proiezioni ti servono tre angoli rispetto agli assi (con però due gradi di libertà). Partendo dalle coordinate sferiche, gli angoli rispetto a x e y sono: e con questi puoi ottenere 1 come somma dei quadrati dei coseni di alfa1, alfa2 e theta. |
Salve ragazzi! Ho un problemino con questa curva (t nell'intervallo [0 , 2*Pi] e a > 0): ho verificato se è regolare e risulta esserlo nell'intervallo (0 , 2*Pi)...ora per calcolare la lunghezza della curva che estremi metto nell'integrale??
Vedi lucuzzu...sorry! niente ragà? a breve ho l esame :muro: |
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http://www.hwupgrade.it/forum/showpo...postcount=4420 Quote:
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La seconda è più generale, perché si può usare per qualsiasi topologia di cui sia data una (sotto)base, e gli intervalli costituiscono una (sotto)base della topologia euclidea della retta reale. |
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Poi io provo a rispondere. |
Ecco riupppo io che sono un suo amico,
Abbiamo un prob con questa curva (t nell'intervallo [0 , 2*Pi] e a > 0): ho verificato se è regolare e risulta esserlo nell'intervallo (0 , 2*Pi)...ora per calcolare la lunghezza della curva che estremi metto nell'integrale?? Ho anche una seconda domanda, caro ziosilvio: Quando vado a studiare la matrice Hessiana, per trovare gli intervalli di convessità, come deve interpretare ciò che mi dice l'analisi? mi spiego meglio: Se ho il det>0 e la traccia>0 la prof mi ha detto che si vengono a delimitare degli intervalli di convessità. Ma se ho la traccia negativa, oppure non sempre positiva? Se ho un determinante negativo? grazie, ciao Luca |
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Fino ad allora, mi considero autorizzato a non rispondere. |
come! l'ha modificata sotto mia raccomandazione alle 19:30, fai il refresh delle pagina! :D
ciao e grazie |
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I e J sono intorni |
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{1,2,3,4,V,VI} A={esce numero pari} quindi A={2,4,VI} B={esce numero romano} quindi B={V.VI} Determinare compatibilità e indipendenza. P(A)=1/2 P(B)=1/3 P(A intersecato B)=1/6 P(A)*P(B)=1/2*1/3=1/6 quindi gli eventi sono indipendenti e compatibili in quanto hanno in comune il {VI} Spiegazione intuitiva: sono indipendenti perchè se si verifica ad esempio pari, non si capisce se si è verificato l'evento A oppure B. :confused: Controesempio {1,2,3,IV,V,VI} A={esce numero pari} quindi A={2,4,VI} B={esce numero romano} quindi B={IV,V.VI} Determinare compatibilità e indipendenza. P(A)=1/2 P(B)=1/2 P(A intersecato B)=1/6 P(A)*P(B)=1/2*1/2=1/4 quindi gli eventi sono dipendenti e compatibili in quanto hanno in comune il {VI} Spiegazione intuitiva: sono dipendenti perchè........ma non dovevano essere indipendenti in quanto se si verifica A e cioè pari non si capisce se arabo o romano ? Confusione totale :stordita: |
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Comunque, velocemente: L'integrale va calcolato da un estremo all'altro del parametro t. La traccia della matrice hessiana è il laplaciano, che per funzioni di più variabili ha un ruolo simile a quello della derivata seconda per le funzioni di una variabile. Per la determinazione dei minimi e dei massimi, però, le cose sono più complicate, e bisogna valutare il segno (se c'è) della matrice hessiana. L'hessiana è (semi)definita positiva nei punti di minimo, e (semi)definita negativa nei punti di massimo. Una matrice A è semidefinita positiva se la forma quadratica che manda v in (v^T)*A*v assume solo valori non negativi; è definita positiva se inoltre tale forma assume il valore 0 solo sul vettore nullo. Una matrice è (semi)definita negativa se è l'opposta di una matrice (semi)definita positiva. C'è un criterio che dice che A è semidefinita positiva se e solo se tutti i minori principali, ossia i determinanti delle sottomatrici fatti con le prime righe e colonne, sono tutti non negativi, ed è definita positiva se questi sono tutti positivi. Il criterio corrispondente per le (semi)definite negative è un po' più complicato da enunciare, ma è ricavabile da quanto detto finora. |
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tornando a noi, se integro in questo modo l integrale mi viene zero :muro: per questo mi chiedevo come è possibile?:confused: |
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Se il tratto di curva è parametrizzato per mezzo di F(t) per t tra t1 e t2, allora la lunghezza di è data da Per cui, se F(t) = (u(t),v(t)), allora la lunghezza di è data da |
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Sapendo che è uscito un numero pari, la probabilità che il numero sia romano è sempre 1/3 ({IV} in {2,4,IV}). Sapendo che è uscito un numero romano, la probabilità che il numero sia pari è ancora 1/2 ({IV} in {V,IV}). Quote:
Adesso prova a rifare il ragionamento che ho scritto sopra per questo caso: sapendo che è uscito un numero romano, la probabilità che il numero sia pari è adesso 2/3 ({IV, VI} in {IV,V,VI}), che è diversa dalla probabilità iniziale. Poiché l'evento B (numero romano) cambia la probabilità dell'evento A (numero pari), i due eventi non sono indipendenti. |
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Quindi anche se la curva non è regolare in quei due estremi l'integrale continua ad avere senso, giusto? |
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ho capito che se un evento cambia la probabilità dell'altro allora si dicono dipendenti, unica cosa che mi manca è riuscire a vederli. Nel secondo esempio P(A)=1/2 e P(B)=1/2 se esce pari, la P(A) rimane immutata ma la P(B) varia in quanto B possiede 2 numeri pari e la P(B) da 1/2 diviene 2/3 è così ? Se optiamo per l'uscita di un numero romano e cioè il verificarsi dell'evento B allora P(B) rimane 1/2 mentre la P(A) diventa 1/3 perchè sappiamo che i numeri romani in gioco sono 3 .... giusto ? :stordita: Dubbio: in questo specifico caso però, non lavoro più sullo spazio campionario ma sullo spazio dei singoli eventi :fagiano: |
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riguardo la convessità, come si correla tutto ciò? grazie |
Salve Ragazzi!
Riecchime! Innanzitutto vorrei chiedere scusa per non aver mantenuto una promessa: Avevo detto che durante l'estate avrei dato una mano su questo thread ma in verità mi sono reso conto che troppo spesso non era alla mia altezza dare risposte certe, non solo per poterle dare avrei dovuto approfondire determinati argomenti e francamente in questo periodo della mia vita non ho la possibilità di farlo, anche se la matematica mi attizza moltissimo! Veniamo ora alla mia richiesta! In pratica dovrebbe essere facile...Si tratta di calcolare la derivata rispetto ad x della funzione: erf [(x)\2(A)^1\2] vorrei sapere come si calcola la derivata prima. cioè dovrebbe essere exp[-(x^2)\4A]*d\dx[x\2(A)^1\2] ?? Se si da dove viene fuori? Cioè perchè d\dx [erf(x)] = *exp[-(x)^2] Cioè uno sarebbe portato a pensare che siccome erf(x) = [2\(pi)^1\2]*INTEGRALE tra 0 ed x di exp[-(y)^2]dy , ed essendo y una funzione di x, allorala derivata dell'integrale da l'integranda...ma mi pare di capire che non è cosi' vero? Cioè ci vuole un altro metodo per dire che d\dx [erf(x)] = *exp[-(x)^2] help! |
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allora (dF/dx)(x)=f(x) per ogni x interno ad I. (Si dimostra direttamente con il teorema della media integrale.) |
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è questo che mi confonde...:confused: :muro: |
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In effetti, nel caso postato forse manca qualche costante moltiplicativa, ma l'importante è stabilire il principio. |
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In realtà lavorare in questo modo è equivalente al calcolare probabilità condizionate (che sono definite sull'intero spazio campionario). Dire "probabilità di A sapendo che è accaduto B" è lo stesso che dire P(A|B) (prob. di A dato B). Quote:
P(B) ( o meglio, P(B|A) ) diventa 2/3 perché in A ci sono due numeri romani (IV e VI). Quote:
P(A) ( in realtà P(A|B) ) diventa 2/3 per la ragione che hai scritto sopra... perché B contiene 2 numeri pari ;) |
credo di non aver capito quello che intendi :stordita:
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I sindacati insorgerebbero per sfruttamento della povera lettera :stordita: |
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dipendenza funzionale
Salve
qualcuno mi sa dire cosa s'intende per dipendenza funzionale tra 2 funzioni? In un teorema è data questa cosa per ipotesi tra due funzioni u(x,y) e v(x,y), e, nella dimostrazione, spiega che in virtù della dipendenza funzionale tra u(x,y) e v(x,y) esiste una funzione F(u,v) per la quale riesce Fu^2+Fv^2>0 e si ha F[u(x,y), v(x,y)]=0 Ora, posso anche capire che la dipendenza funzionale tra due funzioni u e v significhi che debba esistere un'altra funzione tale che F(u,v)=0, ma non mi è chiaro perchè deve risultare verificata anche l'altra condizione :confused: edit: probabilmente la condizione in grassetto serve a evitare che F risulti una costante, è così? Grazie |
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Quando ho affrontato l'argomento all'università, mi è stato detto semplicemente di guardare caso per caso (nessuna regola generale insomma). Nel caso delle equazioni differenziali alle derivate parziali, il discorso sulle algebre di Lie probabilmente ha relazione con le simmetrie descritte nell'articolo di wikipedia, ma richiede conoscenze approfondite di matematica. |
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mi è chiaro il fatto che se un evento si manifesta e il suo manifestarsi varia la probabilità dell'altro, esiste allora un legame di dipendenza tra i due eventi; se la probabilità non cambia, allora si dicono indipendenti. Quello che mi fa rimanere ancora perplesso è la parte per così dire intutitiva. _/\_={1,2,3,4,V,VI} A={esce un numero pari} e quindi {2,4,VI} B={esce un numero romano} e quindi {V,VI} la P(A)=1/2 e la P(B)=1/3 mentre la P(A intersecato B)=1/6 e tu qui invece se non erro avevi suggerito 2/3. Se si realizza l'evento A, significa che è uscito uno di questi {2,4,VI} e se ora mi chiedo qual'è la probabilità che sia anche romano guardo B dico ??????? E' questa parte che non ho capito :stordita: |
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Tutti i numero hanno la stessa probabilità, quindi per calcolare la probabilità che il numero sia anche romano dividi il numero di elementi in A∩B per il numero di elementi in A; cioè 1/3. |
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finalmente ho capito, questa sera l'ho raccontato pure alla esercitatrice e mi ha dato soddisfazione :D Grazie Banus ;) |
qualcuno di buona volontà mi spiega in maniera semplice e chiara il teorema di bolzano e quello della permanenza del segno?
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Il teorema di Bolzano-Weierstrass dice che ogni successione limitata di numeri reali contiene una sottosuccessione convergente. Ossia: se è una successione di numeri reali, e se esistono tali che per ogni , allora esistono anche un numero reale x e una successione crescente di numeri naturali (attenzione agli indici!) tale che (attenzione agli indici!) . Questo perché, con una serie di bisezioni successive, si riesce sempre a individuare una porzione dell'intervallo [a,b] sempre più piccola ma che contiene punti della successione di partenza per infiniti valori dell'indice n. Infatti, se entrambe le metà di un intervallo contengono elementi della forma per un numero finito valori di n, allora lo stesso è vero per l'intero intervallo; noi invece diamo per buono che [a,b] contenga oggetti per tutti gli Ma allora, se passo dopo passo
Il teorema di permanenza del segno dice che, se I è un intervallo della retta reale, x0 un punto interno ad I, ed f una funzione continua definita su I a valori reali che assume in x0 un valore diverso da zero, allora esiste un intorno di x0 contenuto in I nel quale f assume solo valori che hanno lo stesso segno che ha f(x0). Questo perché si può tracciare il grafico di f senza staccare la penna dal foglio. Ma allora, se si parte dal punto del piano (x0,f(x0)) e si cammina sul grafico di f, non si può passare "di botto" da una parte all'altra dell'asse reale. |
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