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Lucrezio 17-11-2008 08:50

Per queste cose ci sarebbe il thread di matematica...
Unisco!

Snake156 17-11-2008 10:31

se all'esame di matematica mi verrebbe chiesto di spiegare la continuità di una funzione potrei dire che:

una funzione è continua in un punto Xo se il suo limite per x--->Xo è uguale al valore che assume in Xo?

e potrei anche dire che

f è continua in Xo se

Xo € X e se ∀ Jf(x) ∃ Ixo tale che f(x) € J ∀ x € I ∩ X ????

quale delle due affermazioni potrei usare?sono tutte e due vere?quale è la più corretta?


PS

il simbolo ∩ cosa significa? :D
e quale è il simbolo per indicare il termine "tale che"?

grazie a tutti

85francy85 17-11-2008 11:31

appartiene si indica con epsilon non con €

tale che si indica con : oppure con | che a me piace di piu :D

la u rovesciata indica intersecato :)

Snake156 17-11-2008 12:09

Quote:

Originariamente inviato da 85francy85 (Messaggio 25048710)
appartiene si indica con epsilon non con €

tale che si indica con : oppure con | che a me piace di piu :D

la u rovesciata indica intersecato :)

ho usato la "€" per comodità ;)

Banus 17-11-2008 13:32

Quote:

Originariamente inviato da misterx (Messaggio 25046165)
però mi viene da pensare che:
eventi disgiunti => dipendenti

Sì, con l'unica eccezione del caso in cui A o B è l'evento vuoto. Ma non è una situazione che può capitare negli esercizi :D

Quote:

congiunti si deve verificare con la formuletta di vilta in volta ?
E non è detto che se due eventi sono congiunti siano anche dipendenti o indipendenti, è così ?
Sì, ti conviene partire dalla posizione che l'indipendenza fra eventi è una situazione particolare. Tipicamente due eventi non disgiunti non sono indipendenti.

Quote:

Originariamente inviato da apocalypsestorm (Messaggio 25024454)
Purtroppo, utilizzando solo due angoli riferiti all'asse x su due piani ortogonali, rimane
indeterminata la posizione del vettore che si trova sul piano zy... ouch grumble...

Quando entrambi i coseni sono nulli, il vettore individuato è perpendicolare all'asse delle x. Ma il luogo dei punti perpendicolari alle x è il piano zy, e quindi il risultato non dovrebbe sorprenderti :p
Se vuoi trovare il punto con gli angoli del vettore rispetto alle proiezioni ti servono tre angoli rispetto agli assi (con però due gradi di libertà). Partendo dalle coordinate sferiche, gli angoli rispetto a x e y sono:




e con questi puoi ottenere 1 come somma dei quadrati dei coseni di alfa1, alfa2 e theta.

InferNOS 17-11-2008 14:14

Salve ragazzi! Ho un problemino con questa curva (t nell'intervallo [0 , 2*Pi] e a > 0): ho verificato se è regolare e risulta esserlo nell'intervallo (0 , 2*Pi)...ora per calcolare la lunghezza della curva che estremi metto nell'integrale??

Vedi lucuzzu...sorry!

niente ragà? a breve ho l esame :muro:

Banus 17-11-2008 15:35

Quote:

Originariamente inviato da InferNOS (Messaggio 25051176)
niente ragà? a breve ho l esame :muro:

Ti avevo già risposto :D
http://www.hwupgrade.it/forum/showpo...postcount=4420

Quote:

Originariamente inviato da Banus (Messaggio 25042352)
Usa gli estremi dell'intervallo [0, 2*Pi]. La curva è differenziabile e non ha autointersezioni... puoi applicare la formula del calcolo della lunghezza senza problemi.


Snake156 17-11-2008 15:48

Quote:

Originariamente inviato da Snake156 (Messaggio 25047774)
se all'esame di matematica mi verrebbe chiesto di spiegare la continuità di una funzione potrei dire che:

una funzione è continua in un punto Xo se il suo limite per x--->Xo è uguale al valore che assume in Xo?

e potrei anche dire che

f è continua in Xo se

Xo € X e se ∀ Jf(x) ∃ Ixo tale che f(x) € J ∀ x € I ∩ X ????

quale delle due affermazioni potrei usare?sono tutte e due vere?quale è la più corretta?


PS

il simbolo ∩ cosa significa? :D
e quale è il simbolo per indicare il termine "tale che"?

grazie a tutti

Quote:

Originariamente inviato da 85francy85 (Messaggio 25048710)
appartiene si indica con epsilon non con €

tale che si indica con : oppure con | che a me piace di piu :D

la u rovesciata indica intersecato :)

ma per quanto concerne la definizione cosa mi dite?

Ziosilvio 17-11-2008 16:07

Quote:

Originariamente inviato da Snake156 (Messaggio 25047774)
se all'esame di matematica mi verrebbe chiesto di spiegare la continuità di una funzione potrei dire che:

una funzione è continua in un punto Xo se il suo limite per x--->Xo è uguale al valore che assume in Xo?

Sì.
Quote:

Originariamente inviato da Snake156 (Messaggio 25047774)
e potrei anche dire che

f è continua in Xo se

Xo € X e se ∀ Jf(x) ∃ Ixo tale che f(x) € J ∀ x € I ∩ X ?

Sì, se I e J sono intervalli.
Quote:

Originariamente inviato da Snake156 (Messaggio 25047774)
quale delle due affermazioni potrei usare?sono tutte e due vere?quale è la più corretta?

Sono tutte e due ugualmente corrette.
La seconda è più generale, perché si può usare per qualsiasi topologia di cui sia data una (sotto)base, e gli intervalli costituiscono una (sotto)base della topologia euclidea della retta reale.

Ziosilvio 17-11-2008 16:09

Quote:

Originariamente inviato da InferNOS (Messaggio 25040298)
Ho un problemino con questa curva

CUT

[immagine che rovina l'impaginazione]

Quote:

Originariamente inviato da InferNOS (Messaggio 25051176)
Quote:

[immagine che rovina l'impaginazione]
niente ragà? a breve ho l esame :muro:

Prima tu rimpicciolisci l'immagine o metti un thumbnail.
Poi io provo a rispondere.

Lucuzzu 17-11-2008 18:17

Ecco riupppo io che sono un suo amico,
Abbiamo un prob con questa curva (t nell'intervallo [0 , 2*Pi] e a > 0): ho verificato se è regolare e risulta esserlo nell'intervallo (0 , 2*Pi)...ora per calcolare la lunghezza della curva che estremi metto nell'integrale??



Ho anche una seconda domanda, caro ziosilvio:
Quando vado a studiare la matrice Hessiana, per trovare gli intervalli di convessità, come deve interpretare ciò che mi dice l'analisi?
mi spiego meglio:
Se ho il det>0 e la traccia>0 la prof mi ha detto che si vengono a delimitare degli intervalli di convessità.
Ma se ho la traccia negativa, oppure non sempre positiva?
Se ho un determinante negativo?

grazie, ciao
Luca

Ziosilvio 17-11-2008 19:22

Quote:

Originariamente inviato da Lucuzzu (Messaggio 25055332)
Abbiamo un prob con questa curva

InferNOS non ha ancora risistemato la sua immagine nel primo post.
Fino ad allora, mi considero autorizzato a non rispondere.

Lucuzzu 17-11-2008 19:36

come! l'ha modificata sotto mia raccomandazione alle 19:30, fai il refresh delle pagina! :D
ciao e grazie

Snake156 17-11-2008 20:02

Quote:

Originariamente inviato da Ziosilvio (Messaggio 25053077)
Sì.

Sì, se I e J sono intervalli.

Sono tutte e due ugualmente corrette.
La seconda è più generale, perché si può usare per qualsiasi topologia di cui sia data una (sotto)base, e gli intervalli costituiscono una (sotto)base della topologia euclidea della retta reale.

ok, grazie mille.

I e J sono intorni

misterx 17-11-2008 21:56

Quote:

Originariamente inviato da Banus (Messaggio 25050449)
Sì, con l'unica eccezione del caso in cui A o B è l'evento vuoto. Ma non è una situazione che può capitare negli esercizi :D


Sì, ti conviene partire dalla posizione che l'indipendenza fra eventi è una situazione particolare. Tipicamente due eventi non disgiunti non sono indipendenti.

ma non è ancora finita :D

{1,2,3,4,V,VI}
A={esce numero pari} quindi A={2,4,VI}
B={esce numero romano} quindi B={V.VI}

Determinare compatibilità e indipendenza.

P(A)=1/2
P(B)=1/3
P(A intersecato B)=1/6
P(A)*P(B)=1/2*1/3=1/6 quindi gli eventi sono indipendenti e compatibili in quanto hanno in comune il {VI}

Spiegazione intuitiva: sono indipendenti perchè se si verifica ad esempio pari, non si capisce se si è verificato l'evento A oppure B. :confused:


Controesempio

{1,2,3,IV,V,VI}
A={esce numero pari} quindi A={2,4,VI}
B={esce numero romano} quindi B={IV,V.VI}

Determinare compatibilità e indipendenza.

P(A)=1/2
P(B)=1/2
P(A intersecato B)=1/6
P(A)*P(B)=1/2*1/2=1/4 quindi gli eventi sono dipendenti e compatibili in quanto hanno in comune il {VI}

Spiegazione intuitiva: sono dipendenti perchè........ma non dovevano essere indipendenti in quanto se si verifica A e cioè pari non si capisce se arabo o romano ?

Confusione totale :stordita:

Ziosilvio 17-11-2008 23:10

Quote:

Originariamente inviato da Lucuzzu (Messaggio 25056680)
come! l'ha modificata sotto mia raccomandazione alle 19:30, fai il refresh delle pagina! :D

L'ha modificata nel 4429, ma non nel 4415.

Comunque, velocemente:

L'integrale va calcolato da un estremo all'altro del parametro t.

La traccia della matrice hessiana è il laplaciano, che per funzioni di più variabili ha un ruolo simile a quello della derivata seconda per le funzioni di una variabile.
Per la determinazione dei minimi e dei massimi, però, le cose sono più complicate, e bisogna valutare il segno (se c'è) della matrice hessiana.
L'hessiana è (semi)definita positiva nei punti di minimo, e (semi)definita negativa nei punti di massimo.
Una matrice A è semidefinita positiva se la forma quadratica che manda v in (v^T)*A*v assume solo valori non negativi; è definita positiva se inoltre tale forma assume il valore 0 solo sul vettore nullo.
Una matrice è (semi)definita negativa se è l'opposta di una matrice (semi)definita positiva.

C'è un criterio che dice che A è semidefinita positiva se e solo se tutti i minori principali, ossia i determinanti delle sottomatrici fatti con le prime righe e colonne, sono tutti non negativi, ed è definita positiva se questi sono tutti positivi.
Il criterio corrispondente per le (semi)definite negative è un po' più complicato da enunciare, ma è ricavabile da quanto detto finora.

InferNOS 18-11-2008 08:30

Quote:

Originariamente inviato da Ziosilvio (Messaggio 25059831)
L'ha modificata nel 4429, ma non nel 4415.

Comunque, velocemente:

L'integrale va calcolato da un estremo all'altro del parametro t.

Ho finalmente tolto l immagine...
tornando a noi, se integro in questo modo l integrale mi viene zero :muro:
per questo mi chiedevo come è possibile?:confused:

Ziosilvio 18-11-2008 09:27

Quote:

Originariamente inviato da InferNOS (Messaggio 25061494)
Ho finalmente tolto l immagine...
tornando a noi, se integro in questo modo l integrale mi viene zero :muro:
per questo mi chiedevo come è possibile?:confused:

Forse è sbagliato l'integrando?

Se il tratto di curva è parametrizzato per mezzo di F(t) per t tra t1 e t2, allora la lunghezza di è data da



Per cui, se F(t) = (u(t),v(t)), allora la lunghezza di è data da


Banus 18-11-2008 10:39

Quote:

Originariamente inviato da misterx (Messaggio 25058842)
Spiegazione intuitiva: sono indipendenti perchè se si verifica ad esempio pari, non si capisce se si è verificato l'evento A oppure B. :confused:

A e B sono indipendenti perché il fatto che A sia avvenuto non cambia la probabilità di B, e viceversa.
Sapendo che è uscito un numero pari, la probabilità che il numero sia romano è sempre 1/3 ({IV} in {2,4,IV}). Sapendo che è uscito un numero romano, la probabilità che il numero sia pari è ancora 1/2 ({IV} in {V,IV}).

Quote:

P(A)=1/2
P(B)=1/2
P(A intersecato B)=1/6
P(A)*P(B)=1/2*1/2=1/4 quindi gli eventi sono dipendenti e compatibili in quanto hanno in comune il {VI}
La probabilità dell'intersezione è 1/3, sono due i numeri romani pari ;)
Adesso prova a rifare il ragionamento che ho scritto sopra per questo caso: sapendo che è uscito un numero romano, la probabilità che il numero sia pari è adesso 2/3 ({IV, VI} in {IV,V,VI}), che è diversa dalla probabilità iniziale. Poiché l'evento B (numero romano) cambia la probabilità dell'evento A (numero pari), i due eventi non sono indipendenti.

InferNOS 18-11-2008 12:25

Quote:

Originariamente inviato da Ziosilvio (Messaggio 25062160)
Forse è sbagliato l'integrando?

Se il tratto di curva è parametrizzato per mezzo di F(t) per t tra t1 e t2, allora la lunghezza di è data da



Per cui, se F(t) = (u(t),v(t)), allora la lunghezza di è data da


Sisi questo è tutto chiaro...sbagliavo a fare l'integrale!:fagiano:
Quindi anche se la curva non è regolare in quei due estremi l'integrale continua ad avere senso, giusto?

misterx 18-11-2008 13:33

Quote:

Originariamente inviato da Banus (Messaggio 25063288)
A e B sono indipendenti perché il fatto che A sia avvenuto non cambia la probabilità di B, e viceversa.
Sapendo che è uscito un numero pari, la probabilità che il numero sia romano è sempre 1/3 ({IV} in {2,4,IV}). Sapendo che è uscito un numero romano, la probabilità che il numero sia pari è ancora 1/2 ({IV} in {V,IV}).


La probabilità dell'intersezione è 1/3, sono due i numeri romani pari ;)
Adesso prova a rifare il ragionamento che ho scritto sopra per questo caso: sapendo che è uscito un numero romano, la probabilità che il numero sia pari è adesso 2/3 ({IV, VI} in {IV,V,VI}), che è diversa dalla probabilità iniziale. Poiché l'evento B (numero romano) cambia la probabilità dell'evento A (numero pari), i due eventi non sono indipendenti.


ho capito che se un evento cambia la probabilità dell'altro allora si dicono dipendenti, unica cosa che mi manca è riuscire a vederli.

Nel secondo esempio P(A)=1/2 e P(B)=1/2 se esce pari, la P(A) rimane immutata ma la P(B) varia in quanto B possiede 2 numeri pari e la P(B) da 1/2 diviene 2/3 è così ?

Se optiamo per l'uscita di un numero romano e cioè il verificarsi dell'evento B allora P(B) rimane 1/2 mentre la P(A) diventa 1/3 perchè sappiamo che i numeri romani in gioco sono 3 .... giusto ? :stordita:

Dubbio: in questo specifico caso però, non lavoro più sullo spazio campionario ma sullo spazio dei singoli eventi :fagiano:

Lucuzzu 18-11-2008 14:16

Quote:

Originariamente inviato da Ziosilvio (Messaggio 25059831)
L'ha modificata nel 4429, ma non nel 4415.

Comunque, velocemente:

L'integrale va calcolato da un estremo all'altro del parametro t.

La traccia della matrice hessiana è il laplaciano, che per funzioni di più variabili ha un ruolo simile a quello della derivata seconda per le funzioni di una variabile.
Per la determinazione dei minimi e dei massimi, però, le cose sono più complicate, e bisogna valutare il segno (se c'è) della matrice hessiana.
L'hessiana è (semi)definita positiva nei punti di minimo, e (semi)definita negativa nei punti di massimo.
Una matrice A è semidefinita positiva se la forma quadratica che manda v in (v^T)*A*v assume solo valori non negativi; è definita positiva se inoltre tale forma assume il valore 0 solo sul vettore nullo.
Una matrice è (semi)definita negativa se è l'opposta di una matrice (semi)definita positiva.

C'è un criterio che dice che A è semidefinita positiva se e solo se tutti i minori principali, ossia i determinanti delle sottomatrici fatti con le prime righe e colonne, sono tutti non negativi, ed è definita positiva se questi sono tutti positivi.
Il criterio corrispondente per le (semi)definite negative è un po' più complicato da enunciare, ma è ricavabile da quanto detto finora.

questo che mi hai detto non riguarda i massimi e i minimi??
riguardo la convessità, come si correla tutto ciò?
grazie

dario fgx 18-11-2008 17:26

Salve Ragazzi!
Riecchime!

Innanzitutto vorrei chiedere scusa per non aver mantenuto una promessa:
Avevo detto che durante l'estate avrei dato una mano su questo thread ma in verità mi sono reso conto che troppo spesso non era alla mia altezza dare risposte certe, non solo per poterle dare avrei dovuto approfondire determinati argomenti e francamente in questo periodo della mia vita non ho la possibilità di farlo, anche se la matematica mi attizza moltissimo!


Veniamo ora alla mia richiesta!

In pratica dovrebbe essere facile...Si tratta di calcolare la derivata rispetto ad x della funzione:

erf [(x)\2(A)^1\2]

vorrei sapere come si calcola la derivata prima.
cioè dovrebbe essere exp[-(x^2)\4A]*d\dx[x\2(A)^1\2] ??

Se si da dove viene fuori?
Cioè perchè d\dx [erf(x)] = *exp[-(x)^2]

Cioè uno sarebbe portato a pensare che siccome
erf(x) = [2\(pi)^1\2]*INTEGRALE tra 0 ed x di exp[-(y)^2]dy
, ed essendo y una funzione di x, allorala derivata dell'integrale da l'integranda...ma mi pare di capire che non è cosi' vero?
Cioè ci vuole un altro metodo per dire che

d\dx [erf(x)] = *exp[-(x)^2]




help!

Ziosilvio 18-11-2008 18:55

Quote:

Originariamente inviato da dario fgx (Messaggio 25070058)
perchè d\dx [erf(x)] = *exp[-(x)^2]

Perché in generale se f:I-->IR è continua, x0 appartiene a I, e



allora (dF/dx)(x)=f(x) per ogni x interno ad I.
(Si dimostra direttamente con il teorema della media integrale.)

dario fgx 18-11-2008 19:24

Quote:

Originariamente inviato da Ziosilvio (Messaggio 25071509)
Perché in generale se f:I-->IR è continua, x0 appartiene a I, e



allora (dF/dx)(x)=f(x) per ogni x interno ad I.
(Si dimostra direttamente con il teorema della media integrale.)

anche se la variabile nell'integrale è t e non x ??

è questo che mi confonde...:confused: :muro:

85francy85 18-11-2008 19:37

Quote:

Originariamente inviato da dario fgx (Messaggio 25071970)
anche se la variabile nell'integrale è t e non x ??

è questo che mi confonde...:confused: :muro:

t, x, y, æ, €, Ω, ©, √, å,ø,π sono tutte lettere papabili. E' solo una variabile di appoggio per l'integrazione, che sia t o le lettere di prima è la stessa misma cosa :)

Ziosilvio 18-11-2008 19:54

Quote:

Originariamente inviato da dario fgx (Messaggio 25071970)
anche se la variabile nell'integrale è t e non x ?

Di più: perché la variabile nell'integrale è t e non x.

In effetti, nel caso postato forse manca qualche costante moltiplicativa, ma l'importante è stabilire il principio.

Banus 18-11-2008 20:19

Quote:

Originariamente inviato da misterx (Messaggio 25066107)
Dubbio: in questo specifico caso però, non lavoro più sullo spazio campionario ma sullo spazio dei singoli eventi :fagiano:

Se ti è comodo per l'intuizione, puoi considerare come abbiamo fatto un nuovo spazio campionario che coincide con (ad esempio) l'evento B, prendere per tutti gli altri eventi l'intersezione con B e calcolare la loro probabilità sul nuovo spazio.
In realtà lavorare in questo modo è equivalente al calcolare probabilità condizionate (che sono definite sull'intero spazio campionario). Dire "probabilità di A sapendo che è accaduto B" è lo stesso che dire P(A|B) (prob. di A dato B).

Quote:

Nel secondo esempio P(A)=1/2 e P(B)=1/2 se esce pari, la P(A) rimane immutata ma la P(B) varia in quanto B possiede 2 numeri pari e la P(B) da 1/2 diviene 2/3 è così ?
P(A) in realtà diventa 1 ( P(A|A), probabilità che il numero sia pari sapendo che è uscito un numero pari), ma non ci interessa perché vogliamo solo sapere come si comporta la probabilità di B condizionata rispetto a A ;)
P(B) ( o meglio, P(B|A) ) diventa 2/3 perché in A ci sono due numeri romani (IV e VI).

Quote:

Se optiamo per l'uscita di un numero romano e cioè il verificarsi dell'evento B allora P(B) rimane 1/2 mentre la P(A) diventa 1/3 perchè sappiamo che i numeri romani in gioco sono 3 .... giusto ? :stordita:
Per P(B) vale lo stesso discorso di P(A) che ho fatto sopra.
P(A) ( in realtà P(A|B) ) diventa 2/3 per la ragione che hai scritto sopra... perché B contiene 2 numeri pari ;)

misterx 19-11-2008 05:49

credo di non aver capito quello che intendi :stordita:

dario fgx 19-11-2008 07:19

Quote:

Originariamente inviato da 85francy85 (Messaggio 25072165)
t, x, y, æ, €, Ω, ©, √, å,ø,π sono tutte lettere papabili. E' solo una variabile di appoggio per l'integrazione, che sia t o le lettere di prima è la stessa misma cosa :)

ah quindi è solo una semplice variabile di integrazione introdotta per distinguerla da quella degli estremi?

85francy85 19-11-2008 07:22

Quote:

Originariamente inviato da dario fgx (Messaggio 25076130)
ah quindi è solo una semplice variabile di integrazione introdotta per distinguerla da quella degli estremi?

si. Se si usasse sempre X sarebbe un casino.

I sindacati insorgerebbero per sfruttamento della povera lettera :stordita:

dario fgx 19-11-2008 07:35

Quote:

Originariamente inviato da 85francy85 (Messaggio 25076152)
si. Se si usasse sempre X sarebbe un casino.

I sindacati insorgerebbero per sfruttamento della povera lettera :stordita:

guarda io oensavo chissà che diavolo fosse, vabbè! Starò più attento!

d@vid 19-11-2008 08:49

dipendenza funzionale
 
Salve
qualcuno mi sa dire cosa s'intende per dipendenza funzionale tra 2 funzioni?

In un teorema è data questa cosa per ipotesi tra due funzioni u(x,y) e v(x,y), e, nella dimostrazione, spiega che
in virtù della dipendenza funzionale tra u(x,y) e v(x,y) esiste una funzione F(u,v) per la quale riesce Fu^2+Fv^2>0 e si ha F[u(x,y), v(x,y)]=0

Ora, posso anche capire che la dipendenza funzionale tra due funzioni u e v significhi che debba esistere un'altra funzione tale che F(u,v)=0, ma non mi è chiaro perchè deve risultare verificata anche l'altra condizione :confused:

edit: probabilmente la condizione in grassetto serve a evitare che F risulti una costante, è così?


Grazie

d@vid 19-11-2008 08:52

Quote:

Originariamente inviato da d@vid (Messaggio 24977748)
in quali casi si può applicare questo metodo per trovare la soluzione di un'equazione differenziale (ordinaria o alle derivate parziali)?
ci sono delle condizioni cui l'equazione deve soddisfare (quindi da verificare direttamente tramite ispezione)?

se non sbaglio un mio prof vi aveva fatto cenno (ma credo riguardassero in generale la teroia degli operatori, nel senso che se ricordo bene andava riguardata la derivata come operatore e si doveva verificare qualche condizione su quest'ultimo...; aveva anche parlato di algebra di Lie, ma non ci metterei la mano sul fuoco...)

se anche sapete solo dirmi dove posso trovare queste condizioni, o a quale teoria devo fare riferimento (una specie di guida didattica :D), va benissimo ugualmente

grazie come al solito :)

ah, mi quoto, magari è sfuggito a qualcuno che più o meno sa indirizzarmi :mc:

Banus 19-11-2008 09:45

Quote:

Originariamente inviato da misterx (Messaggio 25075929)
credo di non aver capito quello che intendi :stordita:

Non ti è chiara la prima risposta del mio post (che effettivamente non era semplice), o anche le altre due?

Quote:

Originariamente inviato da d@vid (Messaggio 25076912)
edit: probabilmente la condizione in grassetto serve a evitare che F risulti una costante, è così?

Sì, in particolare serve ad evitare che F(u,v) sia nulla per ogni u,v, che ovviamente soddisferebbe la condizione di dipendenza funzionale per qualsiasi coppia di funzioni.

Quote:

Originariamente inviato da d@vid (Messaggio 25076944)
ah, mi quoto, magari è sfuggito a qualcuno che più o meno sa indirizzarmi :mc:

L'ho visto, ma è ben oltre le mie conoscenze :p
Quando ho affrontato l'argomento all'università, mi è stato detto semplicemente di guardare caso per caso (nessuna regola generale insomma). Nel caso delle equazioni differenziali alle derivate parziali, il discorso sulle algebre di Lie probabilmente ha relazione con le simmetrie descritte nell'articolo di wikipedia, ma richiede conoscenze approfondite di matematica.

misterx 19-11-2008 11:50

Quote:

Originariamente inviato da Banus (Messaggio 25077638)
Non ti è chiara la prima risposta del mio post (che effettivamente non era semplice), o anche le altre due?


mi è chiaro il fatto che se un evento si manifesta e il suo manifestarsi varia la probabilità dell'altro, esiste allora un legame di dipendenza tra i due eventi; se la probabilità non cambia, allora si dicono indipendenti.

Quello che mi fa rimanere ancora perplesso è la parte per così dire intutitiva.

_/\_={1,2,3,4,V,VI}
A={esce un numero pari} e quindi {2,4,VI}
B={esce un numero romano} e quindi {V,VI}

la P(A)=1/2 e la P(B)=1/3 mentre la P(A intersecato B)=1/6 e tu qui invece se non erro avevi suggerito 2/3.

Se si realizza l'evento A, significa che è uscito uno di questi {2,4,VI} e se ora mi chiedo qual'è la probabilità che sia anche romano guardo B dico ???????
E' questa parte che non ho capito :stordita:

Banus 19-11-2008 16:57

Quote:

Originariamente inviato da misterx (Messaggio 25079722)
la P(A)=1/2 e la P(B)=1/3 mentre la P(A intersecato B)=1/6 e tu qui invece se non erro avevi suggerito 2/3.

No, rileggi bene, 2/3 compariva nel secondo esempio quando sono state calcolate le probabilità di B dato A e di A dato B.

Quote:

Se si realizza l'evento A, significa che è uscito uno di questi {2,4,VI} e se ora mi chiedo qual'è la probabilità che sia anche romano guardo B dico ???????
E' questa parte che non ho capito :stordita:
Se l'evento A si è realizzato, i valori possibili sono {2,4,VI}. Fra questi valori in A, quelli che soddisfano la condizione "è romano" sono i valori che appartengono anche a B, cioè i valori in A∩B.
Tutti i numero hanno la stessa probabilità, quindi per calcolare la probabilità che il numero sia anche romano dividi il numero di elementi in A∩B per il numero di elementi in A; cioè 1/3.

misterx 19-11-2008 19:44

Quote:

Originariamente inviato da Banus (Messaggio 25084647)
No, rileggi bene, 2/3 compariva nel secondo esempio quando sono state calcolate le probabilità di B dato A e di A dato B.


Se l'evento A si è realizzato, i valori possibili sono {2,4,VI}. Fra questi valori in A, quelli che soddisfano la condizione "è romano" sono i valori che appartengono anche a B, cioè i valori in A∩B.
Tutti i numero hanno la stessa probabilità, quindi per calcolare la probabilità che il numero sia anche romano dividi il numero di elementi in A∩B per il numero di elementi in A; cioè 1/3.


finalmente ho capito, questa sera l'ho raccontato pure alla esercitatrice e mi ha dato soddisfazione :D

Grazie Banus ;)

Snake156 20-11-2008 09:32

qualcuno di buona volontà mi spiega in maniera semplice e chiara il teorema di bolzano e quello della permanenza del segno?

Ziosilvio 20-11-2008 10:10

Quote:

Originariamente inviato da Snake156 (Messaggio 25092506)
qualcuno di buona volontà mi spiega in maniera semplice e chiara il teorema di bolzano e quello della permanenza del segno?

Boh, proviamo... immagino l'esame sia Analisi I o Calcolo I...

Il teorema di Bolzano-Weierstrass dice che ogni successione limitata di numeri reali contiene una sottosuccessione convergente.
Ossia: se è una successione di numeri reali, e se esistono tali che per ogni , allora esistono anche un numero reale x e una successione crescente di numeri naturali (attenzione agli indici!) tale che (attenzione agli indici!) .
Questo perché, con una serie di bisezioni successive, si riesce sempre a individuare una porzione dell'intervallo [a,b] sempre più piccola ma che contiene punti della successione di partenza per infiniti valori dell'indice n. Infatti, se entrambe le metà di un intervallo contengono elementi della forma per un numero finito valori di n, allora lo stesso è vero per l'intero intervallo; noi invece diamo per buono che [a,b] contenga oggetti per tutti gli
Ma allora, se passo dopo passo
  • si divide a metà l'intervallo ciu si è arrivati,
  • si riparte da una delle due metà che contiene infiniti termini della successione, e
  • si sceglie un punto della successione interno all'intervallo individuato,
viene fuori che si costruisce una sottosuccessione che si vede facilmente avere la proprietà di Cauchy; e una successione di Cauchy di numeri reali converge.

Il teorema di permanenza del segno dice che, se I è un intervallo della retta reale, x0 un punto interno ad I, ed f una funzione continua definita su I a valori reali che assume in x0 un valore diverso da zero, allora esiste un intorno di x0 contenuto in I nel quale f assume solo valori che hanno lo stesso segno che ha f(x0).
Questo perché si può tracciare il grafico di f senza staccare la penna dal foglio. Ma allora, se si parte dal punto del piano (x0,f(x0)) e si cammina sul grafico di f, non si può passare "di botto" da una parte all'altra dell'asse reale.


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