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View Full Version : Fuga volontaria


IpseDixit
26-04-2004, 10:50
Erika sparita per rifarsi una vita

Bella, giovane e ricca. Unanno fa è scomparsa senza lasciare tracce. E di tanto in tanto torna a galla una pista svizzera
AOSTA - La sindrome di Mattia Pascal non è reato, ergo il caso è chiuso. Per la giustizia. «Non c’è suicidio, né omicidio né sequestro di persona: resta la fuga volontaria. Che non è perseguibile, perciò si archivi», conclude, dopo un anno di indagini sulla scomparsa di Erika Ansermin, Pasquale Longarini, sostituto procuratore. Ma la ferita è insanabile per la famiglia: veder tornare nel nulla una figlia
Erika Ansermin (Infophoto)
modello strappata al nulla affettivo delle strade di Seoul, dove era stata abbandonata a 5 mesi di età, è un dolore infinito.
«Voleva rinascere lontano da tutto e da tutti? Nessuno glielo impediva. Non amava più Christian? Quante spose sono fuggite dall’altare! Non voleva darci questo dispiacere? Così ci fa soffrire il doppio»: parla tra se e se, nonna Tina Luchini Balla, madre di Carla, che è madre adottiva di Erika, 27 anni al momento della scomparsa.

Nonna Tina, una figura di nonna ideale, di quelle che ci sono nei film o nelle fiabe (alta, capelli grigi, colta, rasserenante, ma anche sicura e concreta) siede al tavolo dell’elegante salone nella sua villa (è titolare di un piccolo impero immobiliare). Sconcertata, rilegge la vita della nipote acquisita. Anzi delle nipoti acquisite, perché sono due: Erika, coreana, e Elisa, vietnamita. «Erika l’avevamo ribattezzata "la tedesca", per la determinazione e la precisione. Elisa, "la calabrotta": un termine inventato per esprimere il carattere sognatore e la passione per la musica: dal 2000 è la solista del gruppo "Rara Avis". Mia figlia Carla e suo marito Piero quasi 30 anni fa vivevano a Hong Kong e lì hanno adottato Elisa. Poi, per non lasciarla sola, a Seoul avevano accolto Erika. Le bambine hanno frequentato le elementari a Hong Kong, quindi sono venute ad Aosta, a portarci felicità».

Fino al 20 aprile 2003, domenica di Pasqua. «La sera del sabato santo ho cenato con lei, il papà e la madre. Erika, gentile e sorridente come sempre, mi ha parcheggiato l’auto sotto casa. Era incerta su dove pranzare il giorno di Pasqua: se con noi, al solito agriturismo di Etroubles, o con il fidanzato, e la mamma di lui all’Ermitage di Courmayeur. Solo all’ultimo decise: "Vado da Christian". Invece non la vide più nessuno».

Dopo aver salutato un amico di famiglia, la mattina di Pasqua alle 11 Erika conferma al fidanzato l’intenzione di raggiungerlo per le 13,15. Verso le 12,20 esce. Corre a restituire due film noleggiati al Blockbuster, quartiere Saint Christophe, 2.700 metri, 3-4 minuti d’auto. Poi risale sulla Panda verde, ripassa davanti a casa e si dirige a Courmayeur, 38 chilometri. Ma si ferma a 17.600 metri da casa, 20 minuti, davanti alla villa Orsi-Milano e al campeggio del microcomune Avise, 310 anime, al di là della Dora, quasi invisibile dalla statale 26. E’ l’ora della Messa, ricordano gli abitanti, nessuno vede nulla. Non sfugge però la vettura abbandonata e il giorno dopo il maresciallo di Morgex la recupera. Intanto, alle 13,30 di Pasqua era scattato l’allarme. Il fidanzato chiama gli amici, poi la nonna e i genitori di Erika. L’allarme si trasforma in mistero. Ci «segue la rassegnazione - confessa nonna Tina - al punto che mia figlia e mio genero quest’anno si sono rifugiati a Hong Kong, fino a maggio. Ora per un attimo ci siamo illusi. Ho sentito parlare di elementi nuovi. Ma è sempre la segnalazione dalla Svizzera!
Capisco che il nostro avvocato, Claudio Soro, voglia impedire che l’oblio scenda sul caso, ma per noi è sale sulla ferita.

Le abbiamo pensate tutte: rapimento, anche per traffico di organi, suicidio, qualcuno che l’avesse abbindolata con promesse mirabolanti all’estero. Lei parla 4 lingue, è una manager eccezionale. Da un anno il nostro cuore sobbalza ogni volta che vediamo una giovane orientale». Ritorna, quindi, con rinnovato dolore, il vortice delle ipotesi. Omicidio o sequestro? «Non ci sono mai stati né sciacalli né richiesta di riscatto», conferma l’avvocato Soro. Suicidio? «Approfondite ricerche, anche nei fiumi, non hanno dato esito». E la nonna: «Per carità! Erika aveva paura perfino di pungersi con un ago!».

Piuttosto, commenta il legale, «le chiavi di casa lasciate nella cassetta della posta e l’orologio d’oro regalato dalla nonna "dimenticato" sul tavolo possono essere un segnale..». Di fuga? «Certo - dice la nonna - le chiavi non può averle lasciate che lei. Temo fosse un messaggio. Però, perché comportarsi così? Poteva fare quello che voleva. Era affettuosa, ma decisa, "tedesca". Suo padre le chiese, al termine del liceo linguistico, di laurearsi in Legge. Erika fece tutti gli esami, ma rifiutò di preparare la tesi. Non le interessava. E andò a Chambery, a laurearsi in Lingue, facendo due stages di un anno in Gran Bretagna e Germania. Durante queste assenze con Christian si lasciava, anche se poi lui andava a trovarla. Prima di Pasqua 2003 una società di Los Angeles le aveva proposto un contratto di lavoro negli Usa. Erika ha rifiutato. Ho pensato che sia stata spinta a sparire dalla voglia di ritrovare la sua famiglia originaria. Ma due anni fa mia figlia e Piero portarono Erika ed Elisa in Estremo Oriente a "riscoprire" le loro terre di origine. "Non ci interessano, ci siete solo voi", risposero. E poi perché scappare da Chiasso, dove poteva essere controllata, e non qui dal Monte Bianco, senza rischi?».

«Il problema dei documenti - sostiene l’avvocato Soro - in realtà non esiste: li ha lasciati qui, ma può essersene procurati di nuovi, non c’è problema. Come non lo è crearsi una nuova identità: basta navigare su Internet. Il problema semmai sono i soldi: dal conto di Erika non manca un centesimo». Come non mancava nulla alla vita della giovane. Eppure Erika, magari spinta da un disagio estremo o da un amore inconfessabile ha scelto freddamente, da «tedesca», quella libertà assoluta gustata dal pirandelliano Adriano Meis: altra vita, lontano dalla famiglia, dal mondo solito, dal presente e, perché no?, dal futuro. Sussurra nonna Tina: «Il venerdì successivo si sarebbe trasferita col fidanzato nella nuova casa milanese..». «Liberissima di sparire - commenta un’amica -. Libera anche di far soffrire il papà e la mamma. Può essere il destino dei genitori adottivi... Ma abbandonare così la sorella, no! E’ imperdonabile». Però, mai dire mai: come già insegnava Pirandello, è possibile abbandonare la propria identità? Il passato dell’Uomo senza passato ritorna.


http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/04_Aprile/26/erika.shtml

Secondo voi ????

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26-04-2004, 11:32
e che fai il "copia e incolla"; i giornali li leggiamo!