Sheera
18-06-2010, 23:19
Il mistero della dottoressa Tirone
Mercoledì 09 Giugno 2010
Claudia Borgia* -
Potrebbe essere una vera spy story all’italiana, eppure nessuno ne parla. Tranne una giornalista, la responsabile del mensile a distribuzione nazionale “La Voce delle Voci”, una cronista di quelle di primo pelo, attenta ai fatti quotidiani e scrupolosa come pochi nel suo lavoro, la collega Rita Pennarola, che è entrata in contatto con la dottoressa Alma Manuela Tirone molti anni prima della sua presunta dipartita. La Tirone è personaggio noto alle cronache per motivi professionali, privati e infine anche giudiziari, o meglio lo era, prima che scomparisse nel nulla, nei primi mesi del 2008.
C’è solo un documento che attesterebbe il presunto decesso, databile al 3 marzo 2008, forse per un cancro al seno, ma né la stampa, né l’Ordine dei Medici, né i familiari ne hanno mai dato notizia, né l’hanno mai ricordata, nonostante fosse un personaggio pubblico e conosciuto dai media.
Manuela Tirone era nata a Napoli nel 1952 e si era laureata in medicina nel 1976 alla Federico II di Napoli, allieva di un endocrinologo di fama come Lucio Zarrilli, per poi specializzarsi a Roma in malattie del metabolismo. A Canale 21, una delle più antiche tv private italiane, era diventata popolare conducendo una delle prime trasmissioni in diretta con il pubblico, ma la notorietà era aumentata dopo il racconto, a fine anni Novanta, del suo lungo legame con il pittore Renato Guttuso, riportato da numerosi settimanali nazional-popolari.
Nel frattempo, però, agli albori di Tangentopoli, diventa testimone, davanti ai pm partenopei, degli scandali della Sanità campana nel cui vortice c’era proprio il ministro di allora Francesco De Lorenzo. Un sistema malato, che applicava alla medicina le logiche più perverse dell’aziendalismo, e che lei stessa aveva conosciuto accettando una candidatura alle elezioni amministrative per il vecchio PLI.
Quella testimonianza, però, l’avrebbe resa invisa ai potenti che aveva prima frequentato, chiudendole molte porte, fino alla vicenda, quasi kafkiana, dell’arresto nel 2001, per un vaglia da 156 mila lire che una segretaria non aveva versato nei conti della società prima, e che le valse una decina di giorni nel carcere di Pozzuoli. Oltre al processo del 1998, conclusosi con un’assoluzione, per bancarotta della sua società Farmaleader. «E’ stato solo grazie al difensore civico della Regione Campania Giuseppe Fortunato (oggi fra i membri dell’Autorità garante per la privacy, ndr) e al suo rigore in difesa dei cittadini, che ho potuto riprendere ad esercitare, come era mio diritto, la professione di medico», sottolineava Manuela.
Negli ultimi anni, la sua attività si era riversata anche nella cura di un sito internet, www.dottoressatirone.it, aperto un paio d’anni prima della sua misteriosa scomparsa. Fino al febbraio 2008, quando, una domenica, Manuela Tirone chiama al telefono la sua amica giornalista Rita Pennarola. In precedenza, scriverà poi la giornalista, le aveva accennato ad accertamenti in corso per un malanno fisico, ma mantenendo comunque il solito tono brillante. E in quell’ultima telefonata le chiese di dare un’occhiata al libro che due giornalisti stavano scrivendo su di lei. In realtà, poi, passano alcuni mesi, del presunto libro non si ha nessuna traccia, finché molto tempo dopo arriva a “La Voce delle Voci” il bollettino dell’Ordine dei medici della Campania, in cui il nome della “Dottoressa Alma Manuela Tirone” compare nella rubrica “Ricordiamoli insieme”, dedicata ai colleghi scomparsi.
A questo punto, Rita inizia le ricerche, a partire dal sito della dottoressa, ancora attivo e recante una risposta ad un lettore firmata da Manuela l’8 aprile. Eppure, all’Ordine dei medici risulta un certificato di morte del 3 marzo.
Che fine ha fatto Manuela Tirone? E’ morta davvero? E se è deceduta, è stata davvero vittima di un male incurabile?
Un’altra ricerca porta la giornalista a sapere che, forse, Manuela aspettava nel 2008 di poter rientrare in un possesso di una proprietà di via Krupp, a Capri, sottrattale insieme ad altri beni all’epoca del presunto fallimento. Manuela è stata vittima di persone senza scrupoli, curatori fallimentari che erano il perno di un sistema malavitoso che ruotava intorno al tribunale fallimentare di Napoli. La Tirone aveva anche scoperto il raggiro ai suoi danni attraverso delle intercettazioni telefoniche, il cui contenuto, presente in un fascicolo, sembra oggi sparito nel nulla. Si scopre che la notizia del decesso è stata messa in giro dal custode del palazzo in cui aveva la dottoressa aveva un domicilio, presso il Sumai, il sindacato medico a cui era iscritta, rimandando indietro una circolare spedita alla dottoressa. «E’ stato così – diceva il segretario del Sumai, Gabriele Peperoni – che ho appreso la notizia e l’ho data all’Ordine dei medici».
Insomma l’Ordine dei Medici avrebbe divulgato la notizia della morte attraverso un giro di informazioni mai verificate. E’ vero, esiste un certificato di decesso, ma quanto è attendibile?
Perchè in questi due anni nessun amico della Tirone, nessun giornalista, a parte la coraggiosa e brava Pennarelli, hanno mai parlato della triste fine di Alma Manuela Tirone, che, qualora davvero fosse morta, è stata vittima per dieci anni di uno dei più grandi casi di mala giustizia italiana?
Neanche il Mattino, quotidiano simbolo della vita partenopea, ha mai riportato la notizia, e il caso viene girato alla redazione di “Chi l’ha visto”, dove se ne occupa un giovane giornalista di origine napoletana, Gianluca Nappo, mentre l’inviata e’ Raffaella Notariale. Vengono acquisiti filmati e notizie, ma anche lì non se ne fa più niente.
Secondo qualcuno quelli di Chi l’ha Visto si sarebbero fermati troppo presto…
Perché? È quello che ancora oggi cerca di scoprire oggi Rita Pennarola, giornalista e amica di Alma Manuela Tirone, cercando elementi e testimoni di questo stranissimo mistero all’italiana.
Un mistero che parte dalla metà degli anni 80 fino ad oggi, un mistero legato al mondo imprenditoriale-sanitario napoletano, alla realtà televisiva, a personaggi di spicco del mondo partenopeo e non solo. Oggi ancora molti di noi, quelli che sono cresciuti con la voce calda e altisonante di Manuela, quelli che ascoltavano le sue trasmissioni a Canale 21, si chiedono che fine abbia fatto la Dottoressa Tirone. Nè un necrologio, nè la notizia di un funerale, nè la possibilità di scoprire dove sia seppellita. Alma Manuela Tirone da quel 3 marzo 2008 è scomparsa nel nulla, e molti hanno ragione di credere, che viva o morta, dietro questa storia ci sia ancora molto da raccontare.
*Globalpress Italia
http://www.litaliano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1659:il-mistero-della-dottoressa-tirone-&catid=40:italia&Itemid=266
Mercoledì 09 Giugno 2010
Claudia Borgia* -
Potrebbe essere una vera spy story all’italiana, eppure nessuno ne parla. Tranne una giornalista, la responsabile del mensile a distribuzione nazionale “La Voce delle Voci”, una cronista di quelle di primo pelo, attenta ai fatti quotidiani e scrupolosa come pochi nel suo lavoro, la collega Rita Pennarola, che è entrata in contatto con la dottoressa Alma Manuela Tirone molti anni prima della sua presunta dipartita. La Tirone è personaggio noto alle cronache per motivi professionali, privati e infine anche giudiziari, o meglio lo era, prima che scomparisse nel nulla, nei primi mesi del 2008.
C’è solo un documento che attesterebbe il presunto decesso, databile al 3 marzo 2008, forse per un cancro al seno, ma né la stampa, né l’Ordine dei Medici, né i familiari ne hanno mai dato notizia, né l’hanno mai ricordata, nonostante fosse un personaggio pubblico e conosciuto dai media.
Manuela Tirone era nata a Napoli nel 1952 e si era laureata in medicina nel 1976 alla Federico II di Napoli, allieva di un endocrinologo di fama come Lucio Zarrilli, per poi specializzarsi a Roma in malattie del metabolismo. A Canale 21, una delle più antiche tv private italiane, era diventata popolare conducendo una delle prime trasmissioni in diretta con il pubblico, ma la notorietà era aumentata dopo il racconto, a fine anni Novanta, del suo lungo legame con il pittore Renato Guttuso, riportato da numerosi settimanali nazional-popolari.
Nel frattempo, però, agli albori di Tangentopoli, diventa testimone, davanti ai pm partenopei, degli scandali della Sanità campana nel cui vortice c’era proprio il ministro di allora Francesco De Lorenzo. Un sistema malato, che applicava alla medicina le logiche più perverse dell’aziendalismo, e che lei stessa aveva conosciuto accettando una candidatura alle elezioni amministrative per il vecchio PLI.
Quella testimonianza, però, l’avrebbe resa invisa ai potenti che aveva prima frequentato, chiudendole molte porte, fino alla vicenda, quasi kafkiana, dell’arresto nel 2001, per un vaglia da 156 mila lire che una segretaria non aveva versato nei conti della società prima, e che le valse una decina di giorni nel carcere di Pozzuoli. Oltre al processo del 1998, conclusosi con un’assoluzione, per bancarotta della sua società Farmaleader. «E’ stato solo grazie al difensore civico della Regione Campania Giuseppe Fortunato (oggi fra i membri dell’Autorità garante per la privacy, ndr) e al suo rigore in difesa dei cittadini, che ho potuto riprendere ad esercitare, come era mio diritto, la professione di medico», sottolineava Manuela.
Negli ultimi anni, la sua attività si era riversata anche nella cura di un sito internet, www.dottoressatirone.it, aperto un paio d’anni prima della sua misteriosa scomparsa. Fino al febbraio 2008, quando, una domenica, Manuela Tirone chiama al telefono la sua amica giornalista Rita Pennarola. In precedenza, scriverà poi la giornalista, le aveva accennato ad accertamenti in corso per un malanno fisico, ma mantenendo comunque il solito tono brillante. E in quell’ultima telefonata le chiese di dare un’occhiata al libro che due giornalisti stavano scrivendo su di lei. In realtà, poi, passano alcuni mesi, del presunto libro non si ha nessuna traccia, finché molto tempo dopo arriva a “La Voce delle Voci” il bollettino dell’Ordine dei medici della Campania, in cui il nome della “Dottoressa Alma Manuela Tirone” compare nella rubrica “Ricordiamoli insieme”, dedicata ai colleghi scomparsi.
A questo punto, Rita inizia le ricerche, a partire dal sito della dottoressa, ancora attivo e recante una risposta ad un lettore firmata da Manuela l’8 aprile. Eppure, all’Ordine dei medici risulta un certificato di morte del 3 marzo.
Che fine ha fatto Manuela Tirone? E’ morta davvero? E se è deceduta, è stata davvero vittima di un male incurabile?
Un’altra ricerca porta la giornalista a sapere che, forse, Manuela aspettava nel 2008 di poter rientrare in un possesso di una proprietà di via Krupp, a Capri, sottrattale insieme ad altri beni all’epoca del presunto fallimento. Manuela è stata vittima di persone senza scrupoli, curatori fallimentari che erano il perno di un sistema malavitoso che ruotava intorno al tribunale fallimentare di Napoli. La Tirone aveva anche scoperto il raggiro ai suoi danni attraverso delle intercettazioni telefoniche, il cui contenuto, presente in un fascicolo, sembra oggi sparito nel nulla. Si scopre che la notizia del decesso è stata messa in giro dal custode del palazzo in cui aveva la dottoressa aveva un domicilio, presso il Sumai, il sindacato medico a cui era iscritta, rimandando indietro una circolare spedita alla dottoressa. «E’ stato così – diceva il segretario del Sumai, Gabriele Peperoni – che ho appreso la notizia e l’ho data all’Ordine dei medici».
Insomma l’Ordine dei Medici avrebbe divulgato la notizia della morte attraverso un giro di informazioni mai verificate. E’ vero, esiste un certificato di decesso, ma quanto è attendibile?
Perchè in questi due anni nessun amico della Tirone, nessun giornalista, a parte la coraggiosa e brava Pennarelli, hanno mai parlato della triste fine di Alma Manuela Tirone, che, qualora davvero fosse morta, è stata vittima per dieci anni di uno dei più grandi casi di mala giustizia italiana?
Neanche il Mattino, quotidiano simbolo della vita partenopea, ha mai riportato la notizia, e il caso viene girato alla redazione di “Chi l’ha visto”, dove se ne occupa un giovane giornalista di origine napoletana, Gianluca Nappo, mentre l’inviata e’ Raffaella Notariale. Vengono acquisiti filmati e notizie, ma anche lì non se ne fa più niente.
Secondo qualcuno quelli di Chi l’ha Visto si sarebbero fermati troppo presto…
Perché? È quello che ancora oggi cerca di scoprire oggi Rita Pennarola, giornalista e amica di Alma Manuela Tirone, cercando elementi e testimoni di questo stranissimo mistero all’italiana.
Un mistero che parte dalla metà degli anni 80 fino ad oggi, un mistero legato al mondo imprenditoriale-sanitario napoletano, alla realtà televisiva, a personaggi di spicco del mondo partenopeo e non solo. Oggi ancora molti di noi, quelli che sono cresciuti con la voce calda e altisonante di Manuela, quelli che ascoltavano le sue trasmissioni a Canale 21, si chiedono che fine abbia fatto la Dottoressa Tirone. Nè un necrologio, nè la notizia di un funerale, nè la possibilità di scoprire dove sia seppellita. Alma Manuela Tirone da quel 3 marzo 2008 è scomparsa nel nulla, e molti hanno ragione di credere, che viva o morta, dietro questa storia ci sia ancora molto da raccontare.
*Globalpress Italia
http://www.litaliano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1659:il-mistero-della-dottoressa-tirone-&catid=40:italia&Itemid=266