migna
14-10-2009, 18:53
Vi riporto questo interessante articolo, che merita secondo me più di una lettura :)
(premesso....vorrei rispondesse solo chi LEGGE l'articolo, il pensiero dei più sui fatti lo conosciamo già....sarebbe interessante un commento all'articolo e non altri inutili pregiudizi, grazie.
PS per i più pigri ho evidenziato dei pezzi interessanti e messo un asterisco al punto in cui secondo me cominciano le cose più rilevanti))
INCONFUTABILE DIMOSTRAZIONE DELL’INNOCENZA DI LUCIANO MOGGI
di Giuseppe Pollicelli
Quattro indispensabili premesse.
1) Per esaminare in modo obiettivo, e con il dovuto distacco critico, la vicenda nota come Calciopoli, e in particolare il ruolo di primo piano che in essa ha ricoperto suo malgrado Luciano Moggi, bisogna sforzarsi di immaginare (lo dico soprattutto ai tifosi non juventini, anche se pure fra i supporter bianconeri gli odiatori di Big Luciano si contano a centinaia) che al posto di Moggi sia coinvolta una persona che non conosciamo e verso cui nutriamo una sostanziale indifferenza; o, meglio ancora, che al posto di Moggi vi sia una persona a noi particolarmente vicina e cara. Accostarsi a Calciopoli animati soltanto dal pregiudizio (quel sentimento diffusissimo e atroce che induce a semplificare i fatti della vita tagliandoli con l’accetta e che rende superflua la reale conoscenza dei particolari di una vicenda) è esercizio perfettamente inutile. Se si è già deciso, per mero partito preso, che Moggi è il male, allora è meglio lasciar perdere Calciopoli e dedicarsi esclusivamente alle chiacchiere da bar e alle beceraggini da ultrà.
2) Calciopoli ha rappresentato per me una grande lezione. Se non fossi stato un tifoso della Juventus, infatti, non avrei mai approfondito nei minimi dettagli questa italica vicenda come invece ho fatto, e mi sarei sicuramente accontentato - anche perché, se non fossi stato della Juve, mi avrebbero ovviamente fatto piacere - delle “verità” prefabbricate e imposte al pubblico dal fuoco compatto dei media, mai come in questo caso dimostratisi eterodiretti (soltanto il quotidiano “Libero”, per quel che ne so, ha analizzato e riferito il caso Calciopoli in modo corretto, ovvero mettendone in evidenza le caratteristiche di ignobile farsa). Ho così imparato che non bisogna mai sbilanciarsi in giudizi su cose e persone che non si conoscono. Mai. E quindi, nonostante la mia motivata e robusta antipatia per uomini come Berlusconi o Previti, non mi permetterò più di dire nulla sui processi che li hanno visti o li vedono coinvolti, perché di quei processi, in tutta onestà, io nulla so. E se, poniamo, un Marco Travaglio è attendibile quando parla di Berlusconi così come si è dimostrato attendibile quando ha parlato di Moggi (attendibilità pari a zero: ho anzi sentito con le mie orecchie Travaglio distorcere e alterare in modo spudorato la verità dei fatti), allora significa che devo rivalutare a malincuore Silvio Berlusconi e Cesare Previti.
3) Della persona Luciano Moggi, a me, fondamentalmente non interessa nulla. Non mi è mai stato particolarmente simpatico né particolarmente antipatico. Credo sia stato, oltre che un ottimo intenditore di calcio e un bravissimo dirigente, un notevole maneggione (ma non più di altri che sono ancora sulla breccia), e che di ciò abbia dato ampie prove soprattutto durante la sua collaborazione con le squadre del Torino e del Napoli. Mi interessa Luciano Moggi in quanto vittima designata (e anello debole) di una vicenda molto più grande di lui e i cui estremi risultano tuttora, in gran parte, molto oscuri. Mi interessa Moggi in quanto oggetto di un linciaggio mediatico mostruoso e aberrante, che ha avuto gravi ripercussioni anche sul privato dell’ex dirigente bianconero e, cosa ancora più grave, su quello dei suoi familiari (ricordate quando venne gratuitamente diffusa l’inutile telefonata in cui Moggi jr racconta a un amico di avere invano provato a portarsi a letto Ilaria D’Amico?). Mi interessa Calciopoli (o Moggiopoli, come amava chiamarla “La Gazzetta dello Sport”, che ha sia Tronchetti Provera sia la Fiat di quel bel tomo di Montezemolo fra i suoi editori) perché è un esempio inquietante di come il potere, quando occorre, sia in grado di piegare la legge ai propri voleri.
4) La prova più chiara del fatto che Calciopoli abbia rappresentato un vero e proprio stupro del diritto (nella circostanza, del diritto sportivo) e del fatto che i giudici della Corte federale, alla stregua di killer professionisti, siano stati istruiti dall’ex membro del cda dell’Inter (e rappresentante occulto di quei poteri forti che lo avevano investito del ruolo di commissario straordinario della Figc) Guido Rossi affinché eliminassero per sempre dalla scena sportiva italiana Luciano Moggi e Antonio Giraudo è costituita per l’appunto dal fatto che a Giraudo sia stata inflitta la stessa pena (la pena massima) comminata a Moggi, ovvero cinque anni di squalifica con proposta di radiazione. Questa pena non la meritava affatto neppure Moggi, come dimostrerò tra breve, ma ancora mi chiedo come sia stato possibile equiparare le posizioni dei due ex dirigenti bianconeri. Cos’ha fatto Antonio Giraudo per meritarsi non dico cinque anni ma anche solo un giorno di squalifica? Qualcuno è in grado di dirlo? Mi si citi una cosa, un solo atto compiuto da Giraudo che gli abbia fatto meritare il massimo della pena. Ecco, questa equiparazione tra Moggi e Giraudo, che non sta né in cielo né in terra, è secondo me la prova più evidente (non certo l’unica, ma la più smaccata) della malafede assoluta che ha animato i giudici di Calciopoli. Scrive magistralmente Emilio Cambiaghi in quell’autentica gemma che è il libro Manuale di autodifesa del tifoso juventino: «La sentenza della Corte Federale del 25 luglio 2006 ha condannato Antonio Giraudo a cinque anni di inibizione con proposta di radiazione. Praticamente la pena massima. Ma cosa giustifica siffatto accanimento? Vediamo cosa dice l’accusa: “L’importanza e il ruolo rivestiti da Antonio Giraudo nell’ambito dell’organizzazione moggiana emerge in occasione degli avvenimenti vitali per l’attività del gruppo, come gli appuntamenti ‘conviviali’ organizzati con i vertici del settore arbitrale lo scorso dicembre, ampiamente documentati nell’informativa del 19 aprile. Tali incontri sono stati organizzati a casa di Pierluigi Pairetto il 2 e il 21 dicembre scorsi, in un luogo ritenuto sicuro, oculatamente prescelto per essere al riparo da occhi indiscreti”. Quindi il fatto di essere stato al pranzo di Natale con i designatori è la dimostrazione che anche Giraudo (che viene talvolta erroneamente definito “presidente” della Juventus) ha architettato complotti ai danni del campionato. E pensare che Bergamo e Pairetto hanno sempre detto di avere ospitato a casa loro anche Galliani, Facchetti e altri dirigenti, persino in periodi non festivi. La colpa maggiore dell’amministratore delegato bianconero risiederebbe però nell’avere pronunciato frasi poco gentili nei riguardi di Zeman, l’allenatore multibandiera specialista in accuse alla Juventus. Nell’intercettazione 13948 del 2 dicembre 2004 Giraudo afferma: “Bisogna... bisogna fargli qualcosa... bisogna dargli una legnata! Perché tanto, se gli fai un’urlata, come io gli ho fatto 2 o 3 volte, non servono a un c****...”. L’acredine dei dirigenti bianconeri nei confronti del tecnico boemo è, giusta o sbagliata che sia, assolutamente comprensibile, visti i continui battibecchi tra le parti. Nella telefonata 36896 l’avvocato Paolo Trofino chiama Moggi per informarlo di avere trovato un pretesto per mettere alla berlina Zeman: “Senti, ti volevo... Ti porto un bel regalo, eh? Ti faccio un bel regalo su Zeman... Che ne diresti se lui ha partecipato a un tentativo di truffa per un certo giocatore, Dubrovnic... Dubrovnic che, d’accordo con il suo procuratore, l’ha rifilato ad Aliberti per un miliardo e otto e invece era a parametro zero?”. Soddisfatto Moggi replica: “Ma questa... Questa bisogna darla alla stampa, allora, eh!”. Un comportamento che rientra nella logica di una guerra tra le parti ma che non prefigura nessun illecito (pare, poi, che le intenzioni dei dirigenti juventini non si siano nemmeno mai concretizzate). Infine Giraudo è coinvolto in una conversazione con Innocenzo Mazzini nella quale non fa altro che lamentarsi della designazione di Puglisi e Babini, assistenti vicini al Milan, per la gara dei rossoneri contro il Chievo. Visti i presupposti, ancora adesso non ci si capacita di come Giraudo possa essere stato squalificato per cinque anni mentre pene molto meno severe sono state inflitte a Diego Della Valle che pare proporre una combine a Lotito, e allo stesso Lotito che continua a raccomandarsi al telefono con Innocenzo Mazzini».
Nelle righe che seguono, per ovvie ragioni di tempo e di spazio, mi occuperò solo delle evidenze più macroscopiche. A chi voglia conoscere nel profondo il marciume calciopolesco consiglio caldamente il seguente sito http://www.ju29ro.com/index.php e i seguenti due libri: l’imprescindibile e già citato Manuale di autodifesa del tifoso juventino di Emilio Cambiaghi, ed. Mursia, e Mandiamo la Juve in B. Calciopoli o Farsopoli? di Antonello Oggiano, ed. Libri di Sport (a quest’ultimo ho peraltro collaborato direttamente, come riportato all’interno del libro stesso: si veda l’immagine collocata in fondo a questa pagina).
Cominciano, dunque. Su cosa si basano, fondamentalmente, le accuse (e le susseguenti badilate di fango e m***a) indirizzate a Luciano Moggi e alla sua attività di direttore generale della Juve? Io direi che si basano essenzialmente su una telefonata, quella tra Moggi e l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo in cui i due, amici da trent’anni, discutono della griglia di arbitri della domenica successiva.
Luciano Moggi e Paolo Bergamo (9 febbraio 2005).
Moggi: “Ora invece ti dico quello che mi ero studiato io”
Bergamo: 'Vediamo cosa torna con quello che ho studiato io'
Moggi: 'Vediamo un pochino se....'
Bergamo: 'Vediamo chi ha studiato meglio... Chi ci metti in prima griglia di squadre? Di partite?'
Moggi: 'Aspe'... fammi piglià il foglietto! Perché io me la son guardata oggi per bene. Allora io ho fatto: Inter-Roma...'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Juventus-Udinese...'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Reggina-Milan...'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Fiorentina-Parma, che non può non essere non messa qui... e Siena-Messina'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Ho fatto di cinque, ma si può fa' anche di quattro però! Non è che, però, Siena-Messina mi sembra una partita abbastanza importante! Mi sembra, eh?'
Bergamo: 'Poi c'è anche Livorno-Sampdoria che all'andata c'è stato casino! Comunque, vabbè, vai avanti, tanto questo... cambia poco'
Moggi: 'So' squadre che... so' squadre Livorno e Sampdoria che in pratica so' un po' più tranquille!
Bergamo: 'Uhhh! Insomma! Mah... Vabbè, vai, tanto questo cambia poco, se ne può aggiungere anche una volendo, però arbitri per la prima fascia ce ne ho pochi. Dimmi'.
Moggi: 'Io c'ho messo Bertini...'
Bergamo: 'Uh...'
Moggi: 'Paparesta che ritorna...'
Bergamo: 'No, Paparesta non ritorna!'
Moggi: 'Ritorna venerdì'
Bergamo: 'Ma sei sicuro?'
Moggi: 'Sicuro!'
Bergamo: 'Ma se mi ha detto Gigi che questo impegno con l'Uefa lo tiene fuori fino al 12...'
Moggi: 'Eeh... ti ha detto una ca... e il 12 quand'e? Bergamo: 'Sabato'
Moggi: 'No, no, lui ritorna venerdi sera. Bertini, Paparesta, Trefoloni, Racalbuto, ci avevo messo Tombolini, però Tombolini poi ha fatto casino con la Lazio, non so questo qui com'è, cioè ha fatto casino, ha dato un rigore...'
Bergamo: 'Uh...'
Moggi: '...e questi erano gli arbitri che io avevo messo in questa griglia'
Bergamo: 'E Rodomonti al posto di Tombolini, no?' Moggi: '....O Rodomonti al posto di Tombolini, va pure bene.
Bergamo: 'E allora s'era fatta uguale, vedi?!'
Moggi: 'Io... io credo... credo che questa qui possa essere una griglia.... una griglia'
Bergamo: 'Cioè io non c'ho Paparesta. Io ce ne avevo quattro. C'avevo Bertini, Racalbuto, Rodomonti e Trefoloni. E sinceramente Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perché ha sbagliato, sennò questi non li punisci mai?”
Moggi: 'Sì sì, no no no... Eh... Oh? Guarda, ora ti dico... Può darsi pure che io mi sbaglio, io pure c'ho della gente da tene' sotto, no? Se tu, per esempio, non punisci Collina e Rosetti, gli altri sono tutti autorizzati...'
Bergamo: '.Ma infatti, io Collina e Rosetti non ce li ho mica messi, eh?'
Moggi: 'No, per dirti... Ma gli altri sono autorizzati a dire: se lo fanno loro possiamo farlo anche noi, non ci devono rompere i co*****i!'
Bergamo: 'Io ce li ho scritti, Bertini, Rodomonti, Trefoloni, poi te me dici Paparesta, meglio! Paparesta arriva e si fa arbitrare! L'importante è che arrivi di venerdì perché Inter-Roma anticipa al sabato'
Moggi: 'No, no venerdi sera lui arriva! No, no, non ci sono problemi....'
Moggi: 'Io credo... credo che questa qui non abbia... non abbia nessun problema questa griglia, penso. Lo penso io, poi sai, nel calcio non si sa mai, se son problemi o meno, però...'
Bergamo: 'No, ma anch'io ci credo a questa qui, eh... l'unica cosa, non mi interessa nemmeno che Bertini va a fare Reggina-Milan che è la sesta volta del Milan e... da quel momento sarà poi precluso! Pazienza, ahò. Non farà Milan-Juventus ma non è questo che ci preoccupa! Perché tanto ha già fatto l'andata, quindi...'.
Una sola telefonata, dunque. Una telefonata in cui Moggi parla disinvoltamente di griglie arbitrali con un designatore suo amico (l’altro designatore allora in carica era Pierluigi Pairetto) ma senza chiedere neanche mezzo favore per la Juventus. D’altra parte non esiste una sola telefonata in cui Moggi piatisca aiuti per la Juve. Non una. E non una sola telefonata in cui parli con un arbitro o un guardalinee (a differenza dell’addetto agli arbitri milanista Meani, che organizzerà anche un incontro segretissimo tra Galliani e Collina, quest’ultimo poi premiato per la sua impeccabile condotta con la nomina a capo degli arbitri italiani: http://web.community.gazzetta.it/forum/vie...7&t=387362), non una telefonata in cui Moggi offra denaro o donne a qualche arbitro perché faccia vincere la Juventus o in cui scommetta sull’esito delle partire dei bianconeri. Niente di niente, il nulla. Probabilmente il fatto che un dirigente di una squadra di serie A parli di griglie arbitrali con un designatore (benché all’epoca parlare coi designatori non fosse vietato dai regolamenti) è qualcosa di poco leale che lede il primo articolo del Codice di Giustizia Sportiva, quello riguardante appunto la lealtà sportiva. Per avere sostenuto questo tipo di conversazione, sebbene in una sola delle telefonate intercettate, Moggi avrebbe probabilmente meritato qualche mese di squalifica e la Juve qualche punto di penalizzazione, come suggerito dall’ex capo dell’ufficio indagini - ai tempi del calcio scommesse del 1980 - Corrado De Biase (http://kahuna79.wordpress.com/2008/0...i-su-farsopoli). Basta, tutto qui. Perché, oggettivamente, di illeciti sportivi (cioè di violazioni dell’articolo 6 del Codice di Giustizia Sportiva) Moggi - e la Juve con lui - non ne ha compiuto neanche mezzo. Quindi, la Juve in serie B non avrebbe dovuto andarci per nessuna ragione al mondo. Ma su questo punto ritorneremo.
Una sola telefonata, si diceva, sulle circa 100.000 che - così ci hanno riferito - sono state intercettate a Luciano Moggi. Intercettate per volere dapprima della procura di Torino e poi, soprattutto, di quella di Napoli, che almeno “ufficialmente” sembra che all’inizio intendesse indagare su questioni relative al calcio scommesse. Intercettazioni trascritte in maniera pedestre (nomi sbagliati, errori grotteschi, episodi riportati in maniera errata, interpretazioni sballate e tendenziose, e via dicendo: è tutto documentato nei due instant book denominati “libri neri del calcio” che “L’Espresso” ha pubblicato nel 2006) dai carabinieri di Roma coordinati dal chiacchieratissimo ufficiale Attilio Auricchio. Le intercettazioni torinesi, peraltro, furono subito considerate penalmente del tutto irrilevanti dal procuratore di Torino Marcello Maddalena, tanto che quest’ultimo chiese in breve tempo l’archiviazione dell’indagine.
http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/s...hiviazione.html
Non solo, Maddalena fa giustamente notare come il contenuto delle intercettazioni (e la cosa si ripeterà praticamente con tutte le intercettazioni fatte a Moggi e ai suoi presunti complici) sembri scagionare da ogni sospetto - lungi dal provarne eventuali colpe - l’ex capostazione di Monticiano. Ma purtroppo, in Calciopoli, a contare saranno solo i teoremi, le chiacchiere e i pregiudizi, mai i fatti e le prove. Se a contare fossero stati questi ultimi, Moggi farebbe ancora parte del calcio italiano, la Juve non sarebbe andata in B, Ibrahimovic, Cannavaro, Vieira, Zambrotta e Mutu vestirebbero ancora la maglia bianconera, Capello siederebbe ancora sulla panchina della Signora, gli ottimi Giraudo e Bettega starebbero tuttora ai loro posti e Madama si potrebbe fregiarsi di 29 scudetti (ma quelli la Juve li ha ancora, nessuno glieli può togliere e gli almanacchi non contano niente in confronto al cristallino responso del campo da gioco). Scrive Maddalena nella sua richiesta di archiviazione: «Alla luce degli esiti delle intercettazioni telefoniche sin qui disposte e svoltesi su un considerevole numero di utenze telefoniche in uso agli indagati, il quadro indiziario sulla cui base era stato emesso il provvedimento autorizzativo pare essersi indebolito, non ravvisando il Giudice (per le ragioni che più avanti si vedranno) alcuna significativa rilevanza probatoria agli episodi cui sopra si accennava emersi nei primi 15 giorni di intercettazione per corruzione (anzi, si potrebbe dire assumendo gli stessi una valenza in senso contrario alla ipotesi di reato per cui procedeva, tale cioè da indebolire il quadro indiziario emerso sino a quel momento)».
Di queste 100.000 intercettazioni a Moggi, è bene ribadirlo, solo una minima parte ci è stata fatta conoscere. Tutte le altre, cioè la grande maggioranza, poiché probabilmente non servivano (neanche con tutti gli sforzi e la falsificazioni di questo mondo) a mettere Moggi in cattiva luce, pare siano state distrutte. Così come sembra siano state distrutte le non moltissime intercettazioni riguardanti altre squadre, in particolare l’Inter. Come mai? Non abbiamo una risposta sicura ma forse può aiutarci a comprendere la ragione di quanto accaduto il fatto che le intercettazioni siano state materialmente effettuate, dopo l’input dato dalla procura napoletana, da una struttura di Telecom Italia (sponsor unico, non fa mai male ricordarlo, di campionato e Coppa Italia), il cui consiglio d’amministrazione è stato per molto tempo quasi completamente sovrapponibile a quello dell’Inter. Non a caso, l’arbitro cui è stata ridicolmente appioppata la definizione di primo referente della fantomatica “cupola moggiana”, ovvero Massimo De Santis, si è chiesto: «Perché ci sono le mie telefonate con Mazzini, con Bergamo e non c’è nessuna registrazione delle mie telefonate con Facchetti e con Meani? Perché Meani è registrato quando parla con Galliani o con Collina e non quando parla con me?». Già, chissà perché. Ma anche su De Santis (e Bertini) torneremo tra un po’. Diamo ora un’occhiata al cda dell’Inter nel 2006 e confrontiamolo con quello della Telecom.
- Presidente Telecom: Marco Tronchetti Provera (azionista, tifoso e consigliere dell’Inter, poi sostituito temporaneamente dall’ex consigliere dell’Inter Guido Rossi).
- Vicepresidente esecutivo Telecom: Carlo Orazio Buora (vicepresidente dell’Inter);
- Tra i consiglieri Telecom, Massimo Moratti (proprietario dell’Inter).
Interessanti alcune affermazioni fatte da Fabio Ghioni, ex responsabile della sicurezza informatica di Telecom: «La struttura S2OC, che poteva rilevare e controllare qualsiasi cosa senza subire a sua volta alcun controllo è potenzialmente una struttura capace di fare qualsiasi cosa, anche intercettazioni vocali, poiché può entrare in tutti i sistemi, gestirli ed eventualmente dirottare le conversazioni su utenze loro in uso, con la possibilità di cancellarne la traccia. Ricordo che un paio di anni fa, a Roma, nel corso di una riunione della Security a cui eravamo presenti io, Adamo Bove (poi misteriosamente “suicidatosi” in seguito allo scoppio del torbido “affare Tavaroli”, ndR) e Giuliano Tavaroli: quest'ultimo disse a Bove di segnare i telefoni del presidente Tronchetti, di Carlo Buora e di Marco De Benedetti. Il segnare il numero di un’utenza comportava l’avvertimento in tempo reale nell’eventualità in cui il telefono fosse intercettato dall’autorità giudiziaria. La circostanza destò la mia curiosità in quanto sapevo della possibilità di segnare i telefoni dalla centrale ma non che potesse farlo Bove dal suo ufficio».
Eppure, nonostante, tutte le precauzioni, un paio di intercettazioni riguardanti l’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti sono saltate fuori ugualmente, probabilmente grazie a qualche “gola profonda” poi rapidamente messa a tacere. Cosa fa, in queste due intercettazioni, Giacinto Facchetti? Più o meno la stessa cosa di Moggi, parla cioè di arbitri con un designatore arbitrale, promettendogli anche la consegna di alcune misteriose tessere: non Paolo Bergamo ma il collega Pierluigi Pairetto. Qualche procura ha forse mosso un dito per svolgere un po’ di indagini, magari quella di Milano? Ma neanche per idea! Proprio come con il doping, ove l’unica procura a muoversi fu quella di Torino, ci si accanisce solo contro la Juventus di Moggi e Giraudo. Idem per quanto riguarda giornali e tg. Se c’entra la Juve di Moggi, anche per solenni stupidaggini, giù caterve di prime pagine. Se c’è di mezzo qualche altra squadra, è il silenzio. Silenzio anche di fronte a fatti non certo irrilevanti come la condanna a sei mesi di reclusione (poi commutati in pena pecuniaria) per Alvaro Recoba e per il dirigente interista Gabriele Oriali (quello che poi ci tocca vedere mentre fa il moralista in tv) per avere falsificato, sfruttando documenti rubati, il passaporto del discontinuo calciatore uruguagio. Che poi, se vogliamo dire le cose come stanno, tutte quante le partite in cui Recoba ha giocato sfruttando il passaporto falso si sarebbero dovute considerare, stando al Codice di Giustizia Sportiva, altrettanti illeciti sportivi (questi sì!) miranti ad alterare il regolare andamento del campionato. Dunque Inter in B (meritatamente, a differenza della Juve) e i suoi dirigenti allontanati dal calcio giocato. Ma nel calcio italiano, purtroppo, vige unicamente la regola dei due pesi e delle due misure.
Andiamo ora a leggere le due interessanti telefonate tra Facchetti e Pairetto.
C'è anche il presidente dell'Inter Giacinto Facchetti in due
intercettazioni fatte dalla Procura di Torino all'ex designatore
arbitrale Gigi Pairetto nell'ambito dell'inchiesta sulla frode
sportiva.
Il primo colloquio tra Pairetto e Facchetti è del 15
settembre 2004. Sono le 12,59. Al centro della telefonata tra i due ci
sono le valutazioni sugli arbitri di Champions League (l'Inter era in
un girone con il Valencia, il Werder Brema e l'Anderlecht) e alcune
tessere dell'Inter per Pairetto.
FACCHETTI: 'e li han gia' deciso poi per le prossime partite?'.
PAIRETTO: 'si' sulla seconda c'e' Meier eh poi ok'. FACCHETTI:
'sulla seconda quella con...' PAIRETTO: 'qual e' non non'.
FACCHETTI: 'non con il Valencia'. PAIRETTO: 'non
quella...l'ult..qual'e' la terza di di'. FACCHETTI: 'la terza'
PAIRETTO: 'quella piu' importante che avete'. FACCHETTI: 'la terza
e' con l'Anderlecht eh la terza è l'Anderlecht'. PAIRETTO: 'non
allora aspetta te lo...ce l'ho di là infatti avevo detto ho fatto
mettere Meier, no allora è la seconda perché era la partita quella
importante'. FACCHETTI: 'eh si perche' dovrebbe essere'. PAIRETTO:
'allora dovrebbe essere quella adesso te...lo vado a prendere e te lo
dico'. FACCHETTI: 'me lo dici'. PAIRETTO: 'te lo verifico si si si e te
lo dico'. FACCHETTI: 'grazie'. PAIRETTO: 'e te lo dico subito perche'
avevo fatto mettere Meier appunto perche' e' un arbitro molto...'
FACCHETTI: 'si perche' li a Valencia' PAIRETTO: 'affidabile, no no
li' a Valencia e' un ambientino...bello tosto, anche se ieri e'
stato un bel risultato, lui è stato bravo'. FACCHETTI: 'si' si'
buono abbiamo sofferto fino all'ultimo perche' un gol solo non si
sa mai'. PAIRETTO: 'si' si' infatti, poi loro in dieci quindi era un po''. FACCHETTI:
'eh pero' sai si sbagliano'. PAIRETTO: 'eh si nel calcio basta un...sbagliare un calcio di rigore' FACCHETTI: 'eh eh' PAIRETTO: anche psicologicamente no e' non e' il massimo quindi'.
FACCHETTI: 'eh si' ma' PAIRETTO: 'va bene'. FACCHETTI: 'va bene fammi
sapere'. PAIRETTO: 'allora ti chiamo e ti faccio sapere'. FACCHETTI:
'fammi sapere grazie'. PAIRETTO: 'per le tessere invece le hai
gia'...'. FACCHETTI: 'si le tessere sono, guarda abbiamo...pensa che
ieri hanno consegnato' PAIRETTO: 'si'. FACCHETTI: 'le tessere ai
consiglieri sono' PAIRETTO: 'solo fate adesso proprio'. FACCHETTI:
'sono arrivate talmente in ritardo voi preferite mandarle a ritirare
magari ?'. PAIRETTO: 'Io posso magari anche chiedere se va a
ritirarle'. FACCHETTI: 'fammi sapere se'. PAIRETTO: 'magari dico alla
persona che puo' andare a ritirare in sede ?' FACCHETTI: 'aspetta
aspetta che sento la signora'. PAIRETTO: 'si cosi' eventualmente...'
FACCHETTI: Monica, sono al telefono con Pairetto mi chiedeva le loro
due te...sono li ? gli dico di mandare a ritirare almeno cosi' eh ?
eh si si allora mi faccio dire il nome di chi viene a ritirarle grazie.
Eccola se tu sono, erano li pronte'. PAIRETTO: 'perfetto allora io
adesso' FACCHETTI: 'mi sai dire il nome di chi viene a ritirare'.
PAIRETTO: 'te lo faccio sapere di chi viene a ritirarle il nome
cosi''. FACCHETTI: 'si perche' non si sa mai'. PAIRETTO: 'no no se
non passa un altro se le prende è chiaro'. FACCHETTI: 'va bene'.
PAIRETTO: 'va bene allora cosi' ti dico anche l'al...tutte e due le
cose anche l' altra'. FACCHETTI: 'grazie'. PAIRETTO: 'ok grazie'
FACCHETTI: 'ciao'. PAIRETTO: 'buon appetito ciao'
Un' altra telefonata è del 16 settembre 2004. Sono le 9,28 del
mattino. PAIRETTO: 'pronto'. FACCHETTI: 'si Pierluigi'. omissis
PAIRETTO: 'allora la seconda e' Anderlecht non e' Valencia'.
FACCHETTI: 'la seconda non e' ah ero convinto'. PAIRETTO: 'no, no
infatti mi dicevo porca miseria che abbia confuso io e allora son
andato a vedere ad Anderlech c'e' Vassaras il greco'. FACCHETTI:
'chi e''. PAIRETTO: 'Vassaras'. FACCHETTI: 'ah Vassaras'. PAIRETTO:
'Vassaras si e' un top class e la Mayer poi con il Valencia'.
FACCHETTI: 'e la Mayer' PAIRETTO: 'si che era quello che'. FACCHETTI:
'si ho visto ieri'. PAIRETTO: 'ha fatto bene'. FACCHETTI: 'si si ho
visto che'. omissis FACCHETTI: 'chi passa a ritirare le tessere allora
?' PAIRETTO: 'allora Santambrogio'. FACCHETTI: 'ah Santambrogio'.
PAIRETTO: 'sempre Santambrogio'. FACCHETTI: 'va bene va bene'.
Dicevamo poco sopra che la Juventus non ha commesso alcun illecito sportivo. Mai. E quindi non avrebbe mai dovuto essere cacciata nell’inferno (sportivamente parlando) della serie B. Ciò è emerso con tale evidenza che, aggirando bellamente quel Codice verso cui avrebbero viceversa dovuto manifestare il più sacro rispetto, i giudici di Calciopoli, non trovando mezzo illecito da addebitare alla Juve, hanno inventato - senza poggiarsi su uno straccio di prova che fosse uno - una fattispecie inesistente e pertanto non contemplata dal Codice medesimo, ovvero “l’illecito strutturato”. Che significa? Significa che si è postulato, non avendo potuto dimostrare neppure una combine o una scorrettezza, che la Juventus abbia alterato il campionato 2004/2005 nel suo complesso. Tutto quanto il campionato. Un delirante teorema smentito, come vedremo, da tutte le evidenze, e che però è stato trattato come se fosse un fatto realmente accaduto. Il giudice Mario Serio, membro della Corte Federale, dopo avere dichiarato che «La sentenza non è stata unanime ma a maggioranza: mi dissocio dal salvataggio di Carraro e del Milan», ha dovuto fare la seguente, agghiacciante ammissione: «Nel condannare la Juventus abbiamo interpretato un diffuso sentimento popolare». Sentimento popolare che, a differenza di quello cantato da Battiato, non nasce da meccaniche divine bensì da meccaniche umanissime e molto maleodoranti. Giova anche ricordare quanto detto da Piero Sandulli, il presidente della Corte Federale nel processo sportivo di secondo grado (a proposito, quanti sanno che Guido Rossi, in occasione di Calciopoli, ha commesso l’inaudito arbitrio di eliminare un grado di giudizio, oltre a impedire in buona sostanza agli imputati di difendersi?): «Non ci sono illeciti, il torneo 2004/2005 non è stato falsato. L'unico dubbio riguarda Lecce-Parma» (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/07_Luglio/27/sandulli.shtml).
Proprio le famigerate conversazioni telefoniche, come adesso vedremo, smentiscono tutte le accuse più gravi (divenute nel sentire popolare, grazie alle manipolazioni mediatiche, delle verità indiscutibili) rivolte a Luciano Moggi, ad Antonio Giraudo e alla società calcistica Juventus. Quelle accuse su cui si è basato l’allontanamento di Moggi e Giraudo dal calcio e la frantumazione dei quella macchina pressoché perfetta che è stata, fino al 2006, la Vecchia Signora.
1° teorema antimoggiano e sua inconfutabile smentita.
C’era una cupola composta da arbitri compiacenti nei confronti della Juventus che aveva al suo vertice Luciano Moggi e la giacchetta nera Massimo De Santis.
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C’è un unico modo, è evidente, in cui un arbitro prezzolato può favorire una squadra: facendole vincere delle partite o danneggiando le compagini avversarie. Nel campionato incriminato, il 2004/2005, il “capo della cupola” Massimo De Santis farà, nei confronti della Juventus, esattamente il contrario. De Santis, in quel campionato, arbitra la Juve per cinque volte: ebbene, con lui la Juve otterrà meno punti che con tutti gli altri fischietti del campionato: due sconfitte, un pareggio e due vittorie con delle provinciali come Lecce e Atalanta. Discorso simile per quanto riguarda l’altro arbitro reputato “amico” della Juve, Paolo Bertini, con cui i bianconeri hanno vinto una sola partita pareggiandone due (cinque punti su nove disponibili). In una telefonata intercettata (la n. 490 dell’8 febbraio 2005) la segretaria della Can (Commissione Nazionale Arbitri) Maria Grazia Fazi riferisce al designatore Bergamo dell’incontro da lei avuto con Moggi. Dice la Fazi: «Adesso (Moggi) ce l’ha con Massimo (De Santis), non ti dico, ma gliel’ho fatto bene il cazziatone, chi si crede di essere, io non voglio che mi regali niente ma quello che c’è me lo deve dare questo bastardo!». L’intercettazione, come si vede, dimostra al di là di ogni dubbio che vi era ostilità tra Moggi e De Santis, altro che cupole. Ostilità che sembrerebbe essere ribadita dal fatto che De Santis è il responsabile della sconfitta della Juventus nella Supercoppa italiana del 2005, avendo annullato un gol regolarissimo a Trezeguet. Contro chi giocava, nell’occasione, la Juve? Contro l’Inter, squadra di cui del resto De Santis ha dichiarato di essere tifoso. Non basta. De Santis, quasi al termine del campionato 2004/2005, è chiamato ad arbitrare (la settimana prima della sfida decisiva Milan-Juventus, che la Juve si aggiudicherà grazie a un gol di testa di Trezeguet su splendido passaggio in rovesciata di Del Piero) il match Fiorentina-Milan. La Fiorentina lotta per la salvezza mentre il Milan è l’antagonista diretto della Juve. Spiega lo stesso De Santis: «Il risultato più ovvio, se io sono contattato, se faccio parte della Cupola, è che vinca la Fiorentina: così abbiamo sistemato la Fiorentina, abbiamo sistemato il Milan e abbiamo dato il vantaggio alla Juventus... Oltretutto che succede? Io ho visto dalle indagini fatte dai carabinieri che sarei uno bravo nelle ammonizioni, nell’eliminare i giocatori prima della partita con la Juve, visto che ero stato bravo a togliere Petruzzi e Nastase al Bologna, con tutto il rispetto... Insomma, che succede? Io per fare ammonizioni mirate mi sarei dovuto documentare sui diffidati e quindi so che il Milan ha tra i diffidati Nesta, Rui Costa e Seedorf... Ebbene, non ne ammonisco nessuno! Ho una situazione al limite per ammonire o espellere Stam e che faccio? Lo ammonisco invece di espellerlo. C’è un possibile rigore per la Fiorentina, dove sicuramente si sarebbe discusso, potevo darlo o non darlo, ma non lo do e alla fine il Milan vince 2-1. Quando leggo nelle informative, la Fiorentina siccome entrava nel contesto con questa cupola, viene da sei domeniche di risultati positivi, perde solo con il Milan, mica si dice che l’arbitro ero io!». Non è finita qui. Negli stessi giorni in cui qualcuno diffonde il video con Cannavaro che si inietta il Neoton - farmaco lecito - mentre gioca con il Parma, video con cui la Juve non c’entra niente ma che viene trattato dai media come se vi si mostrasse il medico sociale della Juve Agricola mentre somministra a Cannavaro dei siringoni di epo, il Milan va a giocarsi la sfida decisiva con la Juve con l’enorme vantaggio di avere i bianconeri privi di Zlatan Ibrahimovic, il quale è stato squalificato all’ultimo momento dai giudici sportivi (sempre inclini, come si vede, a favorire la Juve...) grazie a dei filmati televisivi forniti da Mediaset, cioè dalle tv di Berlusconi! Di fronte a dati incontrovertibili di questo tipo, in un Paese civile si sarebbero porte le dovute scuse a Moggi, Giraudo, De Santis, Bertini, ecc., li si sarebbe gentilmente congedati e ce ne si sarebbe ritornati tutti quanti a casa. Ma qui siamo in Italia, non in un Paese civile.
2° teorema antimoggiano e sua inconfutabile smentita.
Moggi pilotava le ammonizioni (e quindi le squalifiche) delle squadre che avrebbero dovuto affrontare la Juventus la domenica successiva.
Uno degli addebiti imputati a Moggi è stato quello di avere alterato lo svolgimento del campionato riuscendo a far ammonire i calciatori diffidati delle squadre che, nel turno successivo, avrebbero affrontato la Juventus. In una tabella pubblicata nell’informativa del 2 novembre 2005 si legge che i bianconeri hanno usufruito di questo “vantaggio” in 16 giornate (su 38…) per un totale di 24 calciatori (in realtà sarebbero 25):
Volpi e Carrozzieri (Sampdoria), Jankulovski (Udinese), Mesto (Reggina), Niccolai (Lazio), Nastase e Petruzzi (Bologna), Pisanu e Contini (Parma), A.Lucarelli e C.Lucarelli (Livorno), Montolivo (Atalanta), S.Inzaghi (Lazio), Zaccardo (Palermo), Aronica e Coppola (Messina), Pasquale (Siena), Mensah (Chievo), Balestri e Bonazzoli (Reggina), Obodo e Viali (Fiorentina), Simplicio e Vignaroli (Parma).
Balza subito all’occhio che in questa lista non vi è presenza di grandi campioni. E nemmeno di grandi squadre. Il che è inspiegabile alla luce del “sicuro” condizionamento operato da Luciano Moggi. Gli impagabili carabinieri di Roma, degni di una comica con Totò e Peppino, affermano che tale metodo è “scientifico” in quanto mirato a colpire i giocatori diffidati: tuttavia non viene spiegato se venivano colpiti “tutti” i diffidati o solo alcuni. Inoltre non viene fornito nessun dato comparativo con le altre squadre della serie A. Dato che forniamo di seguito riportando il numero di giocatori squalificati grazie alle ammonizioni “preventive”.
Atalanta 22, Brescia 19, Reggina 18, Inter, Lecce, Livorno e Juventus 17, Messina 16, Cagliari e Sampdoria 15, Lazio, Parma, Siena e Udinese 14, Chievo 13, Milan 12, Bologna 10, Palermo 9, Fiorentina e Roma 8
Come si vede, la Juventus non è in testa in questa speciale graduatoria, inspiegabilmente superata dalle “potentissime” Atalanta, Brescia e Reggina. L’Inter è alla pari con la Juve, il Milan a cinque lunghezze. Un ragionamento dalle premesse quanto mai scricchiolanti, insomma, considerando anche che nelle prime venti partite del campionato 2006/2007 l’Inter ha potuto godere di ben 18 squalifiche preventive (tra ammonizioni ed espulsioni). Una media stratosferica che preannuncia un risultato finale ben al di sopra di quello ottenuto dalla Juventus nel torneo 2004/2005. Interessante è anche esaminare un’altra classifica, quella relativa a quanti squalificati “preventivi” provengono da espulsione (che il giocatore sia diffidato o meno).
Reggina 12, Bologna, Sampdoria e Siena 9, Atalanta, Palermo, Parma 8, Milan, Chievo e Juventus 7, Lazio e Udinese 6, Brescia 5, Cagliari, Livorno e Roma 4, Fiorentina, Inter e Lecce 3, Messina 2
Di nuovo, la Juventus non è in testa: per i bianconeri solo un ottavo posto, in compagnia di Milan e Chievo. Ma forse, si chiederà qualcuno, la prova del condizionamento non è da ricercare nelle squalifiche preventive ma nei vantaggi diretti avuti durante le partite. Ovvero, quanti cartellini gialli sono stati comminati alle squadre che la domenica giocavano contro la Juventus? D’altra parte, si sa, un calciatore ammonito gioca con il freno a mano tirato.
Roma 108, Fiorentina 97, Lazio 90, Palermo 89, Cagliari e Sampdoria 88, Lecce, Milan e Juventus 84, Reggina 82, Udinese 80, Chievo e Siena 77, Messina 75, Parma 74, Inter, Bologna, Brescia e Livorno 73, Atalanta 67
Anche in questo caso la Juventus è ben distante dalla prima posizione, occupata dalla Roma. Ma l’analisi non è completa se non si considera quante volte una squadra ha usufruito dell’espulsione di un giocatore avversario.
Cagliari 11, Brescia e Roma 9, Fiorentina, Lazio, Lecce, Livorno e Reggina 7, Milan, Chievo, Palermo e Sampdoria 6, Inter, Messina, Parma, Siena e Udinese 5, Atalanta 3, Juventus 2
Il dato è inequivocabile: nel campionato 2004/2005 la Juventus ha potuto giocare in superiorità numerica solo in due occasioni, molto meno delle cinque dell’Inter, delle sei della diretta rivale Milan e delle nove della Roma. Ma se gli arbitri erano condizionati da Moggi, perché non lo favorivano consentendo alla Juventus di giocare in 11 contro 10? Una conclusione che è evidentemente sfuggita ai carabinieri di Roma. Eppure chi ha compilato le informative ha ritenuto di aver trovato “prove” delle ammonizioni preventive in almeno tre intercettazioni. La prima è un dialogo tra Luciano Moggi e il giornalista Tony Damascelli dopo la partita Fiorentina-Bologna (14ma giornata) del 5 dicembre 2006 (prog. 5738).
(i due prima parlano lungamente di calcio giocato)
Damascelli: Oh, comunque De Santis ha fatto il delitto perfetto, eh?
Moggi: Che ha fatto?
Damascelli: eh, c’abbiamo i tre gio… i tre difensori del Bologna fuori, squalificati tutti e tre!
Moggi: … ma… perché, chi c’avevano loro diffidato?
Damascelli: Tutti e tre! Ehm, come si chiama: Petruzzi, Nastase e Gamberini.
Moggi: Uhhh
Damascelli: non male, no?
Moggi: eh, ahò… meno male, che ti devo dì?
Incredibile come i carabinieri non vedano (ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere) che l’intercettazione, anziché accusare, scagiona al di là di qualsiasi dubbio Luciano Moggi, il quale, di fronte alla notizia passatagli da Damascelli (che oltretutto sbaglia, perché i diffidati erano soltanto due), risponde prima con stupore, non conoscendo nemmeno i nomi dei giocatori in questione, («perché, chi c’avevano loro diffidato?») e poi con assoluta indifferenza («meno male, che te devo dì?»). C’è bisogno di aggiungere altro?
3° teorema antimoggiano e sua inconfutabile smentita.
Moggi ha chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio dello stadio Granillo di Reggio Calabria.
Anche se si stenta a crederlo, l’accusa risibile di sequestro di persona rivolta a Luciano Moggi “per avere chiuso a chiave l’arbitro Paparesta nello spogliatoio” dello stadio reggino si basa esclusivamente su una conversazione privata tra Moggi e sua moglie in cui Luciano, con chiari intenti iperbolici, dice alla consorte di avere chiuso dentro il fischietto barese (notoriamente vicino al Milan - http://www.ju29ro.com/archivi/articoli/far...-per-letta.html - e autore, per la cronaca, di un arbitraggio obiettivamente scandaloso ai danni della Juventus - due gol annullati e soprattutto un rigore gigantesco non assegnato - che costò ai bianconeri la sconfitta contro i calabresi) e di essersi portato via la chiave. Basterebbero un po’ di logica e di buon senso per capire che Moggi si è limitato a scendere negli spogliatoi con Giraudo per redarguire duramente Paparesta (peraltro all’epoca era consentito ai dirigenti delle squadre di recarsi negli spogliatoi della terna arbitrale prima e dopo la partita) senza chiuderlo da nessuna parte. Se lo avesse chiuso, difatti, la cosa si sarebbe immediatamente risaputa e soprattutto si sarebbero dovuti chiamare i pompieri per tirar fuori Paparesta e collaboratori. Ma si è capito che la logica, in Calciopoli, non ha cittadinanza. Purtroppo non hanno cittadinanza neppure le prove incontestabili, come quella rappresentata (ancora una volta!) da un’intercettazione il cui senso, soprattutto dai media, è stato spudoratamente alterato se non addirittura ribaltato. Il dialogo in questione, datato 6 novembre 2004, è quello tra l’osservatore degli arbitri Pietro Ingargiola e il presidente dell’Aia Tullio Lanese. Testimone oculare della sfuriata di Moggi contro Paparesta, Ingargiola riferisce dettagliatamente l’episodio a Lanese ma non dice mezza parola sul fatto che Moggi abbia rinchiuso Paparesta. È a dir poco ovvio che se l’episodio fosse realmente accaduto, Ingargiola ne avrebbe parlato ampiamente a Lanese. Anzi, sarebbe stata la prima cosa che gli avrebbe raccontato. Oltretutto quello di Moggi a Paparesta è un rimprovero, non certo una minaccia. Moggi, infatti, non dice all’arbitro “noi ti tagliamo la testa!” (minaccia che è invece stata indirettamente rivolta all’arbitro Trefoloni dall’addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani durante un colloquio fra quest’ultimo e il designatore Paolo Bergamo intercettato il 28 aprile 2005) bensì “Sei scandaloso come il rigore che non hai dato!”. L’atteggiamento aggressivo è censurabile ma certo non è una minaccia o un tentativo di influenzare l’arbitro: è un modo plateale (e sbagliato, sia chiaro) di lamentarsi di alcuni enormi torti arbitrali.
La limpidezza della vittorie della Juventus guidata dalla Triade è tale che persino un comprovato antijuventino come il torinista Matteo Dotto, addetto alla moviola della trasmissione “Controcampo”, ha dovuto sbattere il muso sull’evidenza dei dati. Riporto un estratto di un suo articolo apparso mesi fa sul sito Sportmediaset.it
Ebbene sì, lo ammettiamo: sulla scia delle lamentele (a volte legittime, altre meno) di Mancini e Moratti a proposito delle troppe espulsioni incassate quest'anno dall'Inter, abbiamo cominciato la ricerca con un retropensiero. 'Chissà quanti rossi in meno aveva la Juventus ai tempi di Moggi...'. E invece, strano ma vero, la Juve 'moggiana' era molto più espulsa dell'Inter. Dalla stagione 1995-96 (la prima con Moratti presidente dall'inizio del campionato) a quella 2005-06 (quella dove esplose Calciopoli, dunque l'ultima della triade bianconera): 57 espulsioni per i bianconeri contro 52 per i nerazzurri. E anche se contiamo le ultime due stagioni, quelle 'pulite', quelle post Calciopoli, il conto è sempre favorevole all'Inter: 10 espulsi negli ultimi due tornei contro 14 della Juve (6 quest'anno e 8 lo scorso anno in B). Dell'Inter fanno specie i 10 rossi stagionali, meno rotondo è il numero delle espulsioni in campionato: cinque, ultima quella di Pelè mercoledì scorso a Marassi. Ebbene, due volte nel recente e torbido passato bianconero alla Juve avevano addirittura raggiunto la doppia cifra: 11 espulsi solo in campionato nel 1998-99 e 10 nel 1996-97, quando le giornate erano 34 perchè le squadre della A erano 18 rispetto alle 20 di oggi...
Peraltro, Dotto dimentica di dire che Paolo Montero, il difensore simbolo della Juve moggiana, è in assoluto il calciatore nella storia della serie A che ha ricevuto il maggior numero di cartellini rossi. All’anima degli arbitri amici!
Insomma, è chiaro come il sole che i dati della realtà smentiscono totalmente i teoremi e che, nonostante ciò, si è fatto in modo di far prevalere teoremi (e menzogne) sui fatti, accanendosi esclusivamente su Moggi e Giraudo e salvando regolarmente la ghirba ai veri potenti come l’inaffondabile Franco Carraro, del quale vorrei qui riportare un’illuminante intercettazione che dimostra quale fosse la benevolenza di cui la Juve moggiana godeva presso la Figc presieduta allora proprio da Carraro. La conversazione, che ha per protagonisti Carraro e il designatore arbitrale Bergamo, segue di poche ore il match Roma-Juventus 1-2, svoltosi il 5 marzo 2005.
Carraro: “Le dico mi raccomando... Se c'è un dubbio, per carità, che, che, che, che il dubbio non sia a favore della Juventus dopo di che succede... Gli dà quel rigore lì!?”.
Bergamo: 'No, no, ma non è il rigore, purtroppo ha sbagliato l'assistente'.
Carraro: 'Mo’ la cosa grave è il rigore? Guardi là... Il sintomo... Il sintomo... Che, che, che io evidentemente sono una persona che non conta un c****... Che non conta un c****...'.
Bergamo: “Nooo”.
Carraro: 'Però, però, stia attento Bergamo. Stiate attenti perché io sono stufo, sono molto stufo! Il sintomo che non conto un c**** è che si dà un rigore che comunque è al limite dell'area! Allora quando un arbitro dà un rigore al limite dell'area, vuol dire che gli scappa che la Juventus voglia... Debba vincere la partita!'.
Bergamo: “Ehh, questo uhhehh Racalbuto era preparato a non... A fare il contrario sul campo”.
Carraro: 'E beh, è evidente allora... Allora guardi'.
Bergamo: 'Sul campo'.
Carraro: 'O lei mi dice le bugie a me! opp... No guardi... Guardi
Bergamo... o lei non conta un c...
Carraro: 'Comunque io, eh, guardi, Bergamo io... Io... Sono una persona ehhe che, ehh, detesta essere presa in giro! Proprio detesta essere presa in giro. Io mi vergogno di essere presidente della
Federcalcio! Però non intendo stare a guardare lì come un cretino! Io mi vendico! E' chiaro?'.
Bergamo: 'Sì sì, lei può fare tutto quello che vuole! Io so...'.
Carraro: 'Ma no'.
Bergamo: 'Io so quello che faccio e so quello che dico e non è assolutamente quello che dice lei! E può dire quello che vuole, ha capito? Non è assolutamente quello che dice lei'.
Carraro: 'Ma guardi'.
Bergamo: 'E non creda di intimidirmi in nessuna maniera. Quello che dice lei non è vero assolutamente! Ha capito!?'.
Bergamo: 'Non è un problema, ma quello che dice lei sono delle gran stronzate, ha capito?'.
Carraro: 'In questo momento mi vergogno di essere il presidente della Federcalcio perciò la responsabilità è mia! Che ho scelto lei e che ho scelto Pairetto!'.
Bergamo: 'Io me ne vado a testa alta'.
Carraro: 'Lei se ne andrà a testa alta? Lei se ne andrà'.
Bergamo: 'Sissignore'.
Carraro: 'Sì, certo, ma sa nella vita... Nella vita...'.
Bergamo: 'Tutto l'ambiente sa che ha contattato Collina per prenderlo... Non ha fatto un figurone, mi creda'.
Carraro: 'Lei è una persona maleducata perché dice le parolacce mentre io non le dico... E se non è in condizione di andare avanti si dimetta oggi'.
Bergamo: 'Nemmeno per idea! Io so di fare il mio dovere e lo faccio fino in fondo'.
Da questa telefonata si deduce in maniera lapalissiana quale fosse l’indirizzo che la Figc (nella persona di Carraro, ora assolto anche nel processo penale in cui Moggi e altri 23 imputati sono invece, ovviamente, stati rinviati a giudizio: http://www.gazzetta.it/Calcio/Altro_Calcio...lciopoli.shtml) intendesse dare agli arbitraggi: sfavorire la Juventus e, magari, dare una mano alle sue amate squadre romane, per esempio la Lazio: http://news.lazio.net/2006/05/12/intercett...e-la-lazio-ansa.
Com’è stato possibile tutto ciò? Com’è stato possibile il verificarsi, in Italia, di un’aberrazione assoluta come Calciopoli?
questo, se avrò tempo, proverò a spiegarlo in un’altra occasione. Intanto posso rinnovare l’invito a documentarsi sull’ottimo sito http://www.ju29ro.com e suggerire alcuni significativi spunti di riflessione: Guido rossi è attualmente consulente della fiat; il presidente della fiat luca cordero di montezemolo (noto simpatizzante del bologna e, a suo tempo, presidente della juve allenata da gigi maifredi, ovvero la juve ricordata come un incubo da tutti i tifosi bianconeri, forse la peggiore juventus di sempre) spende ogni volta che può parole di miele nei confronti del suo amico marco tronchetti provera e in generale di telecom italia; sia montezemolo sia tronchetti sono importanti editori del “corriere della sera” e della “gazzetta dello sport” (quest’ultimo è il giornale che non parla mai di calciopoli ma solo di moggiopoli); il ramo umbertiano della fiat (in particolare andrea agnelli, legatissimo a giraudo e moggi che erano stati chiamati alla juve da suo padre umberto affinché gestissero la squadra autofinanziandosi visto che la fiat, durante tutto il periodo della triade, non ha mai cacciato una lira che sia una per la juve) è stato completamente estromesso dall’orbita juventus, e la squadra è adesso (purtroppo, aggiungo io) saldamente in mano agli elkanniani; uno degli avvocati difensori della lazio durante i processi di calciopoli, ugo longo, non poté fare a meno di manifestare la propria assoluta stupefazione quando l’avvocato difensore della juventus, cesare zaccone (una sorta di sicario inviato da montezemolo o dalla stessa ifil, cioè la finanziaria cassaforte degli elkann-agnelliani, proprietaria anche della juve), anziché difendere la squadra chiese la retrocessione in serie b (che in quel momento sembrava la pena cui erano destinate anche, se non il milan, almeno fiorentina e lazio): Longo sottolineò come un comportamento del genere sia inconcepibile da parte di un avvocato difensore, specie se dell’esperienza di zaccone, il quale avvocato difensore deve sempre e comunque mirare a ottenere il massimo per il proprio assistito; il 17 giugno 2008 è apparsa su “il sole 24 ore” la seguente notizia, curiosamente non ripresa da nessun’altra testata: «“il tema low cost non coincide con il marchio fiat, il cui posizionamento è medio-alto”. Così il responsabile marketing di fiat, luca de meo, al convegno “world marketing & sales forum”. “fiat ha oggi un posizionamento che non ha mai avuto nella sua storia e perderlo sarebbe un peccato dopo il lavoro degli ultimi anni”, ha spiegato de meo. Rispondendo alla domanda se lapo elkann sia stato un fattore importante per la ritrovata simpatia del marchio fiat, de meo ha detto “sì, ha aiutato, assieme alle sconfitte della juventus...”».
Mi fermo, almeno per ora. Credo di avere fornito abbastanza indizi. E d’altronde quello che qui mi interessava era dimostrare in maniera incontestabile l’assoluta innocenza di luciano moggi (per non parlare di antonio giraudo, ovviamente) rispetto alle calunniose, infamanti e del tutto inconsistenti accuse rivoltegli. Ritengo di avere conseguito il mio scopo. Adesso, persa qualsiasi fiducia nell’imparzialità dei mezzi d’informazione (perlomeno quelli ufficiali), bisogna solo sperare che, almeno in sede penale, la giustizia italiana si dimostri realmente tale e non una miserabile serva dei poteri forti di questo paese. Se le cose dovessero andare diversamente ci sarebbe veramente di che essere allarmati.
Link all'articolo: http://anticameracervello.splinder.com/post/18653635/INCONFUTABILE+DIMOSTRAZIONE+DE
buona lettura
(premesso....vorrei rispondesse solo chi LEGGE l'articolo, il pensiero dei più sui fatti lo conosciamo già....sarebbe interessante un commento all'articolo e non altri inutili pregiudizi, grazie.
PS per i più pigri ho evidenziato dei pezzi interessanti e messo un asterisco al punto in cui secondo me cominciano le cose più rilevanti))
INCONFUTABILE DIMOSTRAZIONE DELL’INNOCENZA DI LUCIANO MOGGI
di Giuseppe Pollicelli
Quattro indispensabili premesse.
1) Per esaminare in modo obiettivo, e con il dovuto distacco critico, la vicenda nota come Calciopoli, e in particolare il ruolo di primo piano che in essa ha ricoperto suo malgrado Luciano Moggi, bisogna sforzarsi di immaginare (lo dico soprattutto ai tifosi non juventini, anche se pure fra i supporter bianconeri gli odiatori di Big Luciano si contano a centinaia) che al posto di Moggi sia coinvolta una persona che non conosciamo e verso cui nutriamo una sostanziale indifferenza; o, meglio ancora, che al posto di Moggi vi sia una persona a noi particolarmente vicina e cara. Accostarsi a Calciopoli animati soltanto dal pregiudizio (quel sentimento diffusissimo e atroce che induce a semplificare i fatti della vita tagliandoli con l’accetta e che rende superflua la reale conoscenza dei particolari di una vicenda) è esercizio perfettamente inutile. Se si è già deciso, per mero partito preso, che Moggi è il male, allora è meglio lasciar perdere Calciopoli e dedicarsi esclusivamente alle chiacchiere da bar e alle beceraggini da ultrà.
2) Calciopoli ha rappresentato per me una grande lezione. Se non fossi stato un tifoso della Juventus, infatti, non avrei mai approfondito nei minimi dettagli questa italica vicenda come invece ho fatto, e mi sarei sicuramente accontentato - anche perché, se non fossi stato della Juve, mi avrebbero ovviamente fatto piacere - delle “verità” prefabbricate e imposte al pubblico dal fuoco compatto dei media, mai come in questo caso dimostratisi eterodiretti (soltanto il quotidiano “Libero”, per quel che ne so, ha analizzato e riferito il caso Calciopoli in modo corretto, ovvero mettendone in evidenza le caratteristiche di ignobile farsa). Ho così imparato che non bisogna mai sbilanciarsi in giudizi su cose e persone che non si conoscono. Mai. E quindi, nonostante la mia motivata e robusta antipatia per uomini come Berlusconi o Previti, non mi permetterò più di dire nulla sui processi che li hanno visti o li vedono coinvolti, perché di quei processi, in tutta onestà, io nulla so. E se, poniamo, un Marco Travaglio è attendibile quando parla di Berlusconi così come si è dimostrato attendibile quando ha parlato di Moggi (attendibilità pari a zero: ho anzi sentito con le mie orecchie Travaglio distorcere e alterare in modo spudorato la verità dei fatti), allora significa che devo rivalutare a malincuore Silvio Berlusconi e Cesare Previti.
3) Della persona Luciano Moggi, a me, fondamentalmente non interessa nulla. Non mi è mai stato particolarmente simpatico né particolarmente antipatico. Credo sia stato, oltre che un ottimo intenditore di calcio e un bravissimo dirigente, un notevole maneggione (ma non più di altri che sono ancora sulla breccia), e che di ciò abbia dato ampie prove soprattutto durante la sua collaborazione con le squadre del Torino e del Napoli. Mi interessa Luciano Moggi in quanto vittima designata (e anello debole) di una vicenda molto più grande di lui e i cui estremi risultano tuttora, in gran parte, molto oscuri. Mi interessa Moggi in quanto oggetto di un linciaggio mediatico mostruoso e aberrante, che ha avuto gravi ripercussioni anche sul privato dell’ex dirigente bianconero e, cosa ancora più grave, su quello dei suoi familiari (ricordate quando venne gratuitamente diffusa l’inutile telefonata in cui Moggi jr racconta a un amico di avere invano provato a portarsi a letto Ilaria D’Amico?). Mi interessa Calciopoli (o Moggiopoli, come amava chiamarla “La Gazzetta dello Sport”, che ha sia Tronchetti Provera sia la Fiat di quel bel tomo di Montezemolo fra i suoi editori) perché è un esempio inquietante di come il potere, quando occorre, sia in grado di piegare la legge ai propri voleri.
4) La prova più chiara del fatto che Calciopoli abbia rappresentato un vero e proprio stupro del diritto (nella circostanza, del diritto sportivo) e del fatto che i giudici della Corte federale, alla stregua di killer professionisti, siano stati istruiti dall’ex membro del cda dell’Inter (e rappresentante occulto di quei poteri forti che lo avevano investito del ruolo di commissario straordinario della Figc) Guido Rossi affinché eliminassero per sempre dalla scena sportiva italiana Luciano Moggi e Antonio Giraudo è costituita per l’appunto dal fatto che a Giraudo sia stata inflitta la stessa pena (la pena massima) comminata a Moggi, ovvero cinque anni di squalifica con proposta di radiazione. Questa pena non la meritava affatto neppure Moggi, come dimostrerò tra breve, ma ancora mi chiedo come sia stato possibile equiparare le posizioni dei due ex dirigenti bianconeri. Cos’ha fatto Antonio Giraudo per meritarsi non dico cinque anni ma anche solo un giorno di squalifica? Qualcuno è in grado di dirlo? Mi si citi una cosa, un solo atto compiuto da Giraudo che gli abbia fatto meritare il massimo della pena. Ecco, questa equiparazione tra Moggi e Giraudo, che non sta né in cielo né in terra, è secondo me la prova più evidente (non certo l’unica, ma la più smaccata) della malafede assoluta che ha animato i giudici di Calciopoli. Scrive magistralmente Emilio Cambiaghi in quell’autentica gemma che è il libro Manuale di autodifesa del tifoso juventino: «La sentenza della Corte Federale del 25 luglio 2006 ha condannato Antonio Giraudo a cinque anni di inibizione con proposta di radiazione. Praticamente la pena massima. Ma cosa giustifica siffatto accanimento? Vediamo cosa dice l’accusa: “L’importanza e il ruolo rivestiti da Antonio Giraudo nell’ambito dell’organizzazione moggiana emerge in occasione degli avvenimenti vitali per l’attività del gruppo, come gli appuntamenti ‘conviviali’ organizzati con i vertici del settore arbitrale lo scorso dicembre, ampiamente documentati nell’informativa del 19 aprile. Tali incontri sono stati organizzati a casa di Pierluigi Pairetto il 2 e il 21 dicembre scorsi, in un luogo ritenuto sicuro, oculatamente prescelto per essere al riparo da occhi indiscreti”. Quindi il fatto di essere stato al pranzo di Natale con i designatori è la dimostrazione che anche Giraudo (che viene talvolta erroneamente definito “presidente” della Juventus) ha architettato complotti ai danni del campionato. E pensare che Bergamo e Pairetto hanno sempre detto di avere ospitato a casa loro anche Galliani, Facchetti e altri dirigenti, persino in periodi non festivi. La colpa maggiore dell’amministratore delegato bianconero risiederebbe però nell’avere pronunciato frasi poco gentili nei riguardi di Zeman, l’allenatore multibandiera specialista in accuse alla Juventus. Nell’intercettazione 13948 del 2 dicembre 2004 Giraudo afferma: “Bisogna... bisogna fargli qualcosa... bisogna dargli una legnata! Perché tanto, se gli fai un’urlata, come io gli ho fatto 2 o 3 volte, non servono a un c****...”. L’acredine dei dirigenti bianconeri nei confronti del tecnico boemo è, giusta o sbagliata che sia, assolutamente comprensibile, visti i continui battibecchi tra le parti. Nella telefonata 36896 l’avvocato Paolo Trofino chiama Moggi per informarlo di avere trovato un pretesto per mettere alla berlina Zeman: “Senti, ti volevo... Ti porto un bel regalo, eh? Ti faccio un bel regalo su Zeman... Che ne diresti se lui ha partecipato a un tentativo di truffa per un certo giocatore, Dubrovnic... Dubrovnic che, d’accordo con il suo procuratore, l’ha rifilato ad Aliberti per un miliardo e otto e invece era a parametro zero?”. Soddisfatto Moggi replica: “Ma questa... Questa bisogna darla alla stampa, allora, eh!”. Un comportamento che rientra nella logica di una guerra tra le parti ma che non prefigura nessun illecito (pare, poi, che le intenzioni dei dirigenti juventini non si siano nemmeno mai concretizzate). Infine Giraudo è coinvolto in una conversazione con Innocenzo Mazzini nella quale non fa altro che lamentarsi della designazione di Puglisi e Babini, assistenti vicini al Milan, per la gara dei rossoneri contro il Chievo. Visti i presupposti, ancora adesso non ci si capacita di come Giraudo possa essere stato squalificato per cinque anni mentre pene molto meno severe sono state inflitte a Diego Della Valle che pare proporre una combine a Lotito, e allo stesso Lotito che continua a raccomandarsi al telefono con Innocenzo Mazzini».
Nelle righe che seguono, per ovvie ragioni di tempo e di spazio, mi occuperò solo delle evidenze più macroscopiche. A chi voglia conoscere nel profondo il marciume calciopolesco consiglio caldamente il seguente sito http://www.ju29ro.com/index.php e i seguenti due libri: l’imprescindibile e già citato Manuale di autodifesa del tifoso juventino di Emilio Cambiaghi, ed. Mursia, e Mandiamo la Juve in B. Calciopoli o Farsopoli? di Antonello Oggiano, ed. Libri di Sport (a quest’ultimo ho peraltro collaborato direttamente, come riportato all’interno del libro stesso: si veda l’immagine collocata in fondo a questa pagina).
Cominciano, dunque. Su cosa si basano, fondamentalmente, le accuse (e le susseguenti badilate di fango e m***a) indirizzate a Luciano Moggi e alla sua attività di direttore generale della Juve? Io direi che si basano essenzialmente su una telefonata, quella tra Moggi e l’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo in cui i due, amici da trent’anni, discutono della griglia di arbitri della domenica successiva.
Luciano Moggi e Paolo Bergamo (9 febbraio 2005).
Moggi: “Ora invece ti dico quello che mi ero studiato io”
Bergamo: 'Vediamo cosa torna con quello che ho studiato io'
Moggi: 'Vediamo un pochino se....'
Bergamo: 'Vediamo chi ha studiato meglio... Chi ci metti in prima griglia di squadre? Di partite?'
Moggi: 'Aspe'... fammi piglià il foglietto! Perché io me la son guardata oggi per bene. Allora io ho fatto: Inter-Roma...'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Juventus-Udinese...'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Reggina-Milan...'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Fiorentina-Parma, che non può non essere non messa qui... e Siena-Messina'
Bergamo: 'Sì...'
Moggi: 'Ho fatto di cinque, ma si può fa' anche di quattro però! Non è che, però, Siena-Messina mi sembra una partita abbastanza importante! Mi sembra, eh?'
Bergamo: 'Poi c'è anche Livorno-Sampdoria che all'andata c'è stato casino! Comunque, vabbè, vai avanti, tanto questo... cambia poco'
Moggi: 'So' squadre che... so' squadre Livorno e Sampdoria che in pratica so' un po' più tranquille!
Bergamo: 'Uhhh! Insomma! Mah... Vabbè, vai, tanto questo cambia poco, se ne può aggiungere anche una volendo, però arbitri per la prima fascia ce ne ho pochi. Dimmi'.
Moggi: 'Io c'ho messo Bertini...'
Bergamo: 'Uh...'
Moggi: 'Paparesta che ritorna...'
Bergamo: 'No, Paparesta non ritorna!'
Moggi: 'Ritorna venerdì'
Bergamo: 'Ma sei sicuro?'
Moggi: 'Sicuro!'
Bergamo: 'Ma se mi ha detto Gigi che questo impegno con l'Uefa lo tiene fuori fino al 12...'
Moggi: 'Eeh... ti ha detto una ca... e il 12 quand'e? Bergamo: 'Sabato'
Moggi: 'No, no, lui ritorna venerdi sera. Bertini, Paparesta, Trefoloni, Racalbuto, ci avevo messo Tombolini, però Tombolini poi ha fatto casino con la Lazio, non so questo qui com'è, cioè ha fatto casino, ha dato un rigore...'
Bergamo: 'Uh...'
Moggi: '...e questi erano gli arbitri che io avevo messo in questa griglia'
Bergamo: 'E Rodomonti al posto di Tombolini, no?' Moggi: '....O Rodomonti al posto di Tombolini, va pure bene.
Bergamo: 'E allora s'era fatta uguale, vedi?!'
Moggi: 'Io... io credo... credo che questa qui possa essere una griglia.... una griglia'
Bergamo: 'Cioè io non c'ho Paparesta. Io ce ne avevo quattro. C'avevo Bertini, Racalbuto, Rodomonti e Trefoloni. E sinceramente Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perché ha sbagliato, sennò questi non li punisci mai?”
Moggi: 'Sì sì, no no no... Eh... Oh? Guarda, ora ti dico... Può darsi pure che io mi sbaglio, io pure c'ho della gente da tene' sotto, no? Se tu, per esempio, non punisci Collina e Rosetti, gli altri sono tutti autorizzati...'
Bergamo: '.Ma infatti, io Collina e Rosetti non ce li ho mica messi, eh?'
Moggi: 'No, per dirti... Ma gli altri sono autorizzati a dire: se lo fanno loro possiamo farlo anche noi, non ci devono rompere i co*****i!'
Bergamo: 'Io ce li ho scritti, Bertini, Rodomonti, Trefoloni, poi te me dici Paparesta, meglio! Paparesta arriva e si fa arbitrare! L'importante è che arrivi di venerdì perché Inter-Roma anticipa al sabato'
Moggi: 'No, no venerdi sera lui arriva! No, no, non ci sono problemi....'
Moggi: 'Io credo... credo che questa qui non abbia... non abbia nessun problema questa griglia, penso. Lo penso io, poi sai, nel calcio non si sa mai, se son problemi o meno, però...'
Bergamo: 'No, ma anch'io ci credo a questa qui, eh... l'unica cosa, non mi interessa nemmeno che Bertini va a fare Reggina-Milan che è la sesta volta del Milan e... da quel momento sarà poi precluso! Pazienza, ahò. Non farà Milan-Juventus ma non è questo che ci preoccupa! Perché tanto ha già fatto l'andata, quindi...'.
Una sola telefonata, dunque. Una telefonata in cui Moggi parla disinvoltamente di griglie arbitrali con un designatore suo amico (l’altro designatore allora in carica era Pierluigi Pairetto) ma senza chiedere neanche mezzo favore per la Juventus. D’altra parte non esiste una sola telefonata in cui Moggi piatisca aiuti per la Juve. Non una. E non una sola telefonata in cui parli con un arbitro o un guardalinee (a differenza dell’addetto agli arbitri milanista Meani, che organizzerà anche un incontro segretissimo tra Galliani e Collina, quest’ultimo poi premiato per la sua impeccabile condotta con la nomina a capo degli arbitri italiani: http://web.community.gazzetta.it/forum/vie...7&t=387362), non una telefonata in cui Moggi offra denaro o donne a qualche arbitro perché faccia vincere la Juventus o in cui scommetta sull’esito delle partire dei bianconeri. Niente di niente, il nulla. Probabilmente il fatto che un dirigente di una squadra di serie A parli di griglie arbitrali con un designatore (benché all’epoca parlare coi designatori non fosse vietato dai regolamenti) è qualcosa di poco leale che lede il primo articolo del Codice di Giustizia Sportiva, quello riguardante appunto la lealtà sportiva. Per avere sostenuto questo tipo di conversazione, sebbene in una sola delle telefonate intercettate, Moggi avrebbe probabilmente meritato qualche mese di squalifica e la Juve qualche punto di penalizzazione, come suggerito dall’ex capo dell’ufficio indagini - ai tempi del calcio scommesse del 1980 - Corrado De Biase (http://kahuna79.wordpress.com/2008/0...i-su-farsopoli). Basta, tutto qui. Perché, oggettivamente, di illeciti sportivi (cioè di violazioni dell’articolo 6 del Codice di Giustizia Sportiva) Moggi - e la Juve con lui - non ne ha compiuto neanche mezzo. Quindi, la Juve in serie B non avrebbe dovuto andarci per nessuna ragione al mondo. Ma su questo punto ritorneremo.
Una sola telefonata, si diceva, sulle circa 100.000 che - così ci hanno riferito - sono state intercettate a Luciano Moggi. Intercettate per volere dapprima della procura di Torino e poi, soprattutto, di quella di Napoli, che almeno “ufficialmente” sembra che all’inizio intendesse indagare su questioni relative al calcio scommesse. Intercettazioni trascritte in maniera pedestre (nomi sbagliati, errori grotteschi, episodi riportati in maniera errata, interpretazioni sballate e tendenziose, e via dicendo: è tutto documentato nei due instant book denominati “libri neri del calcio” che “L’Espresso” ha pubblicato nel 2006) dai carabinieri di Roma coordinati dal chiacchieratissimo ufficiale Attilio Auricchio. Le intercettazioni torinesi, peraltro, furono subito considerate penalmente del tutto irrilevanti dal procuratore di Torino Marcello Maddalena, tanto che quest’ultimo chiese in breve tempo l’archiviazione dell’indagine.
http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/s...hiviazione.html
Non solo, Maddalena fa giustamente notare come il contenuto delle intercettazioni (e la cosa si ripeterà praticamente con tutte le intercettazioni fatte a Moggi e ai suoi presunti complici) sembri scagionare da ogni sospetto - lungi dal provarne eventuali colpe - l’ex capostazione di Monticiano. Ma purtroppo, in Calciopoli, a contare saranno solo i teoremi, le chiacchiere e i pregiudizi, mai i fatti e le prove. Se a contare fossero stati questi ultimi, Moggi farebbe ancora parte del calcio italiano, la Juve non sarebbe andata in B, Ibrahimovic, Cannavaro, Vieira, Zambrotta e Mutu vestirebbero ancora la maglia bianconera, Capello siederebbe ancora sulla panchina della Signora, gli ottimi Giraudo e Bettega starebbero tuttora ai loro posti e Madama si potrebbe fregiarsi di 29 scudetti (ma quelli la Juve li ha ancora, nessuno glieli può togliere e gli almanacchi non contano niente in confronto al cristallino responso del campo da gioco). Scrive Maddalena nella sua richiesta di archiviazione: «Alla luce degli esiti delle intercettazioni telefoniche sin qui disposte e svoltesi su un considerevole numero di utenze telefoniche in uso agli indagati, il quadro indiziario sulla cui base era stato emesso il provvedimento autorizzativo pare essersi indebolito, non ravvisando il Giudice (per le ragioni che più avanti si vedranno) alcuna significativa rilevanza probatoria agli episodi cui sopra si accennava emersi nei primi 15 giorni di intercettazione per corruzione (anzi, si potrebbe dire assumendo gli stessi una valenza in senso contrario alla ipotesi di reato per cui procedeva, tale cioè da indebolire il quadro indiziario emerso sino a quel momento)».
Di queste 100.000 intercettazioni a Moggi, è bene ribadirlo, solo una minima parte ci è stata fatta conoscere. Tutte le altre, cioè la grande maggioranza, poiché probabilmente non servivano (neanche con tutti gli sforzi e la falsificazioni di questo mondo) a mettere Moggi in cattiva luce, pare siano state distrutte. Così come sembra siano state distrutte le non moltissime intercettazioni riguardanti altre squadre, in particolare l’Inter. Come mai? Non abbiamo una risposta sicura ma forse può aiutarci a comprendere la ragione di quanto accaduto il fatto che le intercettazioni siano state materialmente effettuate, dopo l’input dato dalla procura napoletana, da una struttura di Telecom Italia (sponsor unico, non fa mai male ricordarlo, di campionato e Coppa Italia), il cui consiglio d’amministrazione è stato per molto tempo quasi completamente sovrapponibile a quello dell’Inter. Non a caso, l’arbitro cui è stata ridicolmente appioppata la definizione di primo referente della fantomatica “cupola moggiana”, ovvero Massimo De Santis, si è chiesto: «Perché ci sono le mie telefonate con Mazzini, con Bergamo e non c’è nessuna registrazione delle mie telefonate con Facchetti e con Meani? Perché Meani è registrato quando parla con Galliani o con Collina e non quando parla con me?». Già, chissà perché. Ma anche su De Santis (e Bertini) torneremo tra un po’. Diamo ora un’occhiata al cda dell’Inter nel 2006 e confrontiamolo con quello della Telecom.
- Presidente Telecom: Marco Tronchetti Provera (azionista, tifoso e consigliere dell’Inter, poi sostituito temporaneamente dall’ex consigliere dell’Inter Guido Rossi).
- Vicepresidente esecutivo Telecom: Carlo Orazio Buora (vicepresidente dell’Inter);
- Tra i consiglieri Telecom, Massimo Moratti (proprietario dell’Inter).
Interessanti alcune affermazioni fatte da Fabio Ghioni, ex responsabile della sicurezza informatica di Telecom: «La struttura S2OC, che poteva rilevare e controllare qualsiasi cosa senza subire a sua volta alcun controllo è potenzialmente una struttura capace di fare qualsiasi cosa, anche intercettazioni vocali, poiché può entrare in tutti i sistemi, gestirli ed eventualmente dirottare le conversazioni su utenze loro in uso, con la possibilità di cancellarne la traccia. Ricordo che un paio di anni fa, a Roma, nel corso di una riunione della Security a cui eravamo presenti io, Adamo Bove (poi misteriosamente “suicidatosi” in seguito allo scoppio del torbido “affare Tavaroli”, ndR) e Giuliano Tavaroli: quest'ultimo disse a Bove di segnare i telefoni del presidente Tronchetti, di Carlo Buora e di Marco De Benedetti. Il segnare il numero di un’utenza comportava l’avvertimento in tempo reale nell’eventualità in cui il telefono fosse intercettato dall’autorità giudiziaria. La circostanza destò la mia curiosità in quanto sapevo della possibilità di segnare i telefoni dalla centrale ma non che potesse farlo Bove dal suo ufficio».
Eppure, nonostante, tutte le precauzioni, un paio di intercettazioni riguardanti l’ex presidente dell’Inter Giacinto Facchetti sono saltate fuori ugualmente, probabilmente grazie a qualche “gola profonda” poi rapidamente messa a tacere. Cosa fa, in queste due intercettazioni, Giacinto Facchetti? Più o meno la stessa cosa di Moggi, parla cioè di arbitri con un designatore arbitrale, promettendogli anche la consegna di alcune misteriose tessere: non Paolo Bergamo ma il collega Pierluigi Pairetto. Qualche procura ha forse mosso un dito per svolgere un po’ di indagini, magari quella di Milano? Ma neanche per idea! Proprio come con il doping, ove l’unica procura a muoversi fu quella di Torino, ci si accanisce solo contro la Juventus di Moggi e Giraudo. Idem per quanto riguarda giornali e tg. Se c’entra la Juve di Moggi, anche per solenni stupidaggini, giù caterve di prime pagine. Se c’è di mezzo qualche altra squadra, è il silenzio. Silenzio anche di fronte a fatti non certo irrilevanti come la condanna a sei mesi di reclusione (poi commutati in pena pecuniaria) per Alvaro Recoba e per il dirigente interista Gabriele Oriali (quello che poi ci tocca vedere mentre fa il moralista in tv) per avere falsificato, sfruttando documenti rubati, il passaporto del discontinuo calciatore uruguagio. Che poi, se vogliamo dire le cose come stanno, tutte quante le partite in cui Recoba ha giocato sfruttando il passaporto falso si sarebbero dovute considerare, stando al Codice di Giustizia Sportiva, altrettanti illeciti sportivi (questi sì!) miranti ad alterare il regolare andamento del campionato. Dunque Inter in B (meritatamente, a differenza della Juve) e i suoi dirigenti allontanati dal calcio giocato. Ma nel calcio italiano, purtroppo, vige unicamente la regola dei due pesi e delle due misure.
Andiamo ora a leggere le due interessanti telefonate tra Facchetti e Pairetto.
C'è anche il presidente dell'Inter Giacinto Facchetti in due
intercettazioni fatte dalla Procura di Torino all'ex designatore
arbitrale Gigi Pairetto nell'ambito dell'inchiesta sulla frode
sportiva.
Il primo colloquio tra Pairetto e Facchetti è del 15
settembre 2004. Sono le 12,59. Al centro della telefonata tra i due ci
sono le valutazioni sugli arbitri di Champions League (l'Inter era in
un girone con il Valencia, il Werder Brema e l'Anderlecht) e alcune
tessere dell'Inter per Pairetto.
FACCHETTI: 'e li han gia' deciso poi per le prossime partite?'.
PAIRETTO: 'si' sulla seconda c'e' Meier eh poi ok'. FACCHETTI:
'sulla seconda quella con...' PAIRETTO: 'qual e' non non'.
FACCHETTI: 'non con il Valencia'. PAIRETTO: 'non
quella...l'ult..qual'e' la terza di di'. FACCHETTI: 'la terza'
PAIRETTO: 'quella piu' importante che avete'. FACCHETTI: 'la terza
e' con l'Anderlecht eh la terza è l'Anderlecht'. PAIRETTO: 'non
allora aspetta te lo...ce l'ho di là infatti avevo detto ho fatto
mettere Meier, no allora è la seconda perché era la partita quella
importante'. FACCHETTI: 'eh si perche' dovrebbe essere'. PAIRETTO:
'allora dovrebbe essere quella adesso te...lo vado a prendere e te lo
dico'. FACCHETTI: 'me lo dici'. PAIRETTO: 'te lo verifico si si si e te
lo dico'. FACCHETTI: 'grazie'. PAIRETTO: 'e te lo dico subito perche'
avevo fatto mettere Meier appunto perche' e' un arbitro molto...'
FACCHETTI: 'si perche' li a Valencia' PAIRETTO: 'affidabile, no no
li' a Valencia e' un ambientino...bello tosto, anche se ieri e'
stato un bel risultato, lui è stato bravo'. FACCHETTI: 'si' si'
buono abbiamo sofferto fino all'ultimo perche' un gol solo non si
sa mai'. PAIRETTO: 'si' si' infatti, poi loro in dieci quindi era un po''. FACCHETTI:
'eh pero' sai si sbagliano'. PAIRETTO: 'eh si nel calcio basta un...sbagliare un calcio di rigore' FACCHETTI: 'eh eh' PAIRETTO: anche psicologicamente no e' non e' il massimo quindi'.
FACCHETTI: 'eh si' ma' PAIRETTO: 'va bene'. FACCHETTI: 'va bene fammi
sapere'. PAIRETTO: 'allora ti chiamo e ti faccio sapere'. FACCHETTI:
'fammi sapere grazie'. PAIRETTO: 'per le tessere invece le hai
gia'...'. FACCHETTI: 'si le tessere sono, guarda abbiamo...pensa che
ieri hanno consegnato' PAIRETTO: 'si'. FACCHETTI: 'le tessere ai
consiglieri sono' PAIRETTO: 'solo fate adesso proprio'. FACCHETTI:
'sono arrivate talmente in ritardo voi preferite mandarle a ritirare
magari ?'. PAIRETTO: 'Io posso magari anche chiedere se va a
ritirarle'. FACCHETTI: 'fammi sapere se'. PAIRETTO: 'magari dico alla
persona che puo' andare a ritirare in sede ?' FACCHETTI: 'aspetta
aspetta che sento la signora'. PAIRETTO: 'si cosi' eventualmente...'
FACCHETTI: Monica, sono al telefono con Pairetto mi chiedeva le loro
due te...sono li ? gli dico di mandare a ritirare almeno cosi' eh ?
eh si si allora mi faccio dire il nome di chi viene a ritirarle grazie.
Eccola se tu sono, erano li pronte'. PAIRETTO: 'perfetto allora io
adesso' FACCHETTI: 'mi sai dire il nome di chi viene a ritirare'.
PAIRETTO: 'te lo faccio sapere di chi viene a ritirarle il nome
cosi''. FACCHETTI: 'si perche' non si sa mai'. PAIRETTO: 'no no se
non passa un altro se le prende è chiaro'. FACCHETTI: 'va bene'.
PAIRETTO: 'va bene allora cosi' ti dico anche l'al...tutte e due le
cose anche l' altra'. FACCHETTI: 'grazie'. PAIRETTO: 'ok grazie'
FACCHETTI: 'ciao'. PAIRETTO: 'buon appetito ciao'
Un' altra telefonata è del 16 settembre 2004. Sono le 9,28 del
mattino. PAIRETTO: 'pronto'. FACCHETTI: 'si Pierluigi'. omissis
PAIRETTO: 'allora la seconda e' Anderlecht non e' Valencia'.
FACCHETTI: 'la seconda non e' ah ero convinto'. PAIRETTO: 'no, no
infatti mi dicevo porca miseria che abbia confuso io e allora son
andato a vedere ad Anderlech c'e' Vassaras il greco'. FACCHETTI:
'chi e''. PAIRETTO: 'Vassaras'. FACCHETTI: 'ah Vassaras'. PAIRETTO:
'Vassaras si e' un top class e la Mayer poi con il Valencia'.
FACCHETTI: 'e la Mayer' PAIRETTO: 'si che era quello che'. FACCHETTI:
'si ho visto ieri'. PAIRETTO: 'ha fatto bene'. FACCHETTI: 'si si ho
visto che'. omissis FACCHETTI: 'chi passa a ritirare le tessere allora
?' PAIRETTO: 'allora Santambrogio'. FACCHETTI: 'ah Santambrogio'.
PAIRETTO: 'sempre Santambrogio'. FACCHETTI: 'va bene va bene'.
Dicevamo poco sopra che la Juventus non ha commesso alcun illecito sportivo. Mai. E quindi non avrebbe mai dovuto essere cacciata nell’inferno (sportivamente parlando) della serie B. Ciò è emerso con tale evidenza che, aggirando bellamente quel Codice verso cui avrebbero viceversa dovuto manifestare il più sacro rispetto, i giudici di Calciopoli, non trovando mezzo illecito da addebitare alla Juve, hanno inventato - senza poggiarsi su uno straccio di prova che fosse uno - una fattispecie inesistente e pertanto non contemplata dal Codice medesimo, ovvero “l’illecito strutturato”. Che significa? Significa che si è postulato, non avendo potuto dimostrare neppure una combine o una scorrettezza, che la Juventus abbia alterato il campionato 2004/2005 nel suo complesso. Tutto quanto il campionato. Un delirante teorema smentito, come vedremo, da tutte le evidenze, e che però è stato trattato come se fosse un fatto realmente accaduto. Il giudice Mario Serio, membro della Corte Federale, dopo avere dichiarato che «La sentenza non è stata unanime ma a maggioranza: mi dissocio dal salvataggio di Carraro e del Milan», ha dovuto fare la seguente, agghiacciante ammissione: «Nel condannare la Juventus abbiamo interpretato un diffuso sentimento popolare». Sentimento popolare che, a differenza di quello cantato da Battiato, non nasce da meccaniche divine bensì da meccaniche umanissime e molto maleodoranti. Giova anche ricordare quanto detto da Piero Sandulli, il presidente della Corte Federale nel processo sportivo di secondo grado (a proposito, quanti sanno che Guido Rossi, in occasione di Calciopoli, ha commesso l’inaudito arbitrio di eliminare un grado di giudizio, oltre a impedire in buona sostanza agli imputati di difendersi?): «Non ci sono illeciti, il torneo 2004/2005 non è stato falsato. L'unico dubbio riguarda Lecce-Parma» (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/07_Luglio/27/sandulli.shtml).
Proprio le famigerate conversazioni telefoniche, come adesso vedremo, smentiscono tutte le accuse più gravi (divenute nel sentire popolare, grazie alle manipolazioni mediatiche, delle verità indiscutibili) rivolte a Luciano Moggi, ad Antonio Giraudo e alla società calcistica Juventus. Quelle accuse su cui si è basato l’allontanamento di Moggi e Giraudo dal calcio e la frantumazione dei quella macchina pressoché perfetta che è stata, fino al 2006, la Vecchia Signora.
1° teorema antimoggiano e sua inconfutabile smentita.
C’era una cupola composta da arbitri compiacenti nei confronti della Juventus che aveva al suo vertice Luciano Moggi e la giacchetta nera Massimo De Santis.
*
C’è un unico modo, è evidente, in cui un arbitro prezzolato può favorire una squadra: facendole vincere delle partite o danneggiando le compagini avversarie. Nel campionato incriminato, il 2004/2005, il “capo della cupola” Massimo De Santis farà, nei confronti della Juventus, esattamente il contrario. De Santis, in quel campionato, arbitra la Juve per cinque volte: ebbene, con lui la Juve otterrà meno punti che con tutti gli altri fischietti del campionato: due sconfitte, un pareggio e due vittorie con delle provinciali come Lecce e Atalanta. Discorso simile per quanto riguarda l’altro arbitro reputato “amico” della Juve, Paolo Bertini, con cui i bianconeri hanno vinto una sola partita pareggiandone due (cinque punti su nove disponibili). In una telefonata intercettata (la n. 490 dell’8 febbraio 2005) la segretaria della Can (Commissione Nazionale Arbitri) Maria Grazia Fazi riferisce al designatore Bergamo dell’incontro da lei avuto con Moggi. Dice la Fazi: «Adesso (Moggi) ce l’ha con Massimo (De Santis), non ti dico, ma gliel’ho fatto bene il cazziatone, chi si crede di essere, io non voglio che mi regali niente ma quello che c’è me lo deve dare questo bastardo!». L’intercettazione, come si vede, dimostra al di là di ogni dubbio che vi era ostilità tra Moggi e De Santis, altro che cupole. Ostilità che sembrerebbe essere ribadita dal fatto che De Santis è il responsabile della sconfitta della Juventus nella Supercoppa italiana del 2005, avendo annullato un gol regolarissimo a Trezeguet. Contro chi giocava, nell’occasione, la Juve? Contro l’Inter, squadra di cui del resto De Santis ha dichiarato di essere tifoso. Non basta. De Santis, quasi al termine del campionato 2004/2005, è chiamato ad arbitrare (la settimana prima della sfida decisiva Milan-Juventus, che la Juve si aggiudicherà grazie a un gol di testa di Trezeguet su splendido passaggio in rovesciata di Del Piero) il match Fiorentina-Milan. La Fiorentina lotta per la salvezza mentre il Milan è l’antagonista diretto della Juve. Spiega lo stesso De Santis: «Il risultato più ovvio, se io sono contattato, se faccio parte della Cupola, è che vinca la Fiorentina: così abbiamo sistemato la Fiorentina, abbiamo sistemato il Milan e abbiamo dato il vantaggio alla Juventus... Oltretutto che succede? Io ho visto dalle indagini fatte dai carabinieri che sarei uno bravo nelle ammonizioni, nell’eliminare i giocatori prima della partita con la Juve, visto che ero stato bravo a togliere Petruzzi e Nastase al Bologna, con tutto il rispetto... Insomma, che succede? Io per fare ammonizioni mirate mi sarei dovuto documentare sui diffidati e quindi so che il Milan ha tra i diffidati Nesta, Rui Costa e Seedorf... Ebbene, non ne ammonisco nessuno! Ho una situazione al limite per ammonire o espellere Stam e che faccio? Lo ammonisco invece di espellerlo. C’è un possibile rigore per la Fiorentina, dove sicuramente si sarebbe discusso, potevo darlo o non darlo, ma non lo do e alla fine il Milan vince 2-1. Quando leggo nelle informative, la Fiorentina siccome entrava nel contesto con questa cupola, viene da sei domeniche di risultati positivi, perde solo con il Milan, mica si dice che l’arbitro ero io!». Non è finita qui. Negli stessi giorni in cui qualcuno diffonde il video con Cannavaro che si inietta il Neoton - farmaco lecito - mentre gioca con il Parma, video con cui la Juve non c’entra niente ma che viene trattato dai media come se vi si mostrasse il medico sociale della Juve Agricola mentre somministra a Cannavaro dei siringoni di epo, il Milan va a giocarsi la sfida decisiva con la Juve con l’enorme vantaggio di avere i bianconeri privi di Zlatan Ibrahimovic, il quale è stato squalificato all’ultimo momento dai giudici sportivi (sempre inclini, come si vede, a favorire la Juve...) grazie a dei filmati televisivi forniti da Mediaset, cioè dalle tv di Berlusconi! Di fronte a dati incontrovertibili di questo tipo, in un Paese civile si sarebbero porte le dovute scuse a Moggi, Giraudo, De Santis, Bertini, ecc., li si sarebbe gentilmente congedati e ce ne si sarebbe ritornati tutti quanti a casa. Ma qui siamo in Italia, non in un Paese civile.
2° teorema antimoggiano e sua inconfutabile smentita.
Moggi pilotava le ammonizioni (e quindi le squalifiche) delle squadre che avrebbero dovuto affrontare la Juventus la domenica successiva.
Uno degli addebiti imputati a Moggi è stato quello di avere alterato lo svolgimento del campionato riuscendo a far ammonire i calciatori diffidati delle squadre che, nel turno successivo, avrebbero affrontato la Juventus. In una tabella pubblicata nell’informativa del 2 novembre 2005 si legge che i bianconeri hanno usufruito di questo “vantaggio” in 16 giornate (su 38…) per un totale di 24 calciatori (in realtà sarebbero 25):
Volpi e Carrozzieri (Sampdoria), Jankulovski (Udinese), Mesto (Reggina), Niccolai (Lazio), Nastase e Petruzzi (Bologna), Pisanu e Contini (Parma), A.Lucarelli e C.Lucarelli (Livorno), Montolivo (Atalanta), S.Inzaghi (Lazio), Zaccardo (Palermo), Aronica e Coppola (Messina), Pasquale (Siena), Mensah (Chievo), Balestri e Bonazzoli (Reggina), Obodo e Viali (Fiorentina), Simplicio e Vignaroli (Parma).
Balza subito all’occhio che in questa lista non vi è presenza di grandi campioni. E nemmeno di grandi squadre. Il che è inspiegabile alla luce del “sicuro” condizionamento operato da Luciano Moggi. Gli impagabili carabinieri di Roma, degni di una comica con Totò e Peppino, affermano che tale metodo è “scientifico” in quanto mirato a colpire i giocatori diffidati: tuttavia non viene spiegato se venivano colpiti “tutti” i diffidati o solo alcuni. Inoltre non viene fornito nessun dato comparativo con le altre squadre della serie A. Dato che forniamo di seguito riportando il numero di giocatori squalificati grazie alle ammonizioni “preventive”.
Atalanta 22, Brescia 19, Reggina 18, Inter, Lecce, Livorno e Juventus 17, Messina 16, Cagliari e Sampdoria 15, Lazio, Parma, Siena e Udinese 14, Chievo 13, Milan 12, Bologna 10, Palermo 9, Fiorentina e Roma 8
Come si vede, la Juventus non è in testa in questa speciale graduatoria, inspiegabilmente superata dalle “potentissime” Atalanta, Brescia e Reggina. L’Inter è alla pari con la Juve, il Milan a cinque lunghezze. Un ragionamento dalle premesse quanto mai scricchiolanti, insomma, considerando anche che nelle prime venti partite del campionato 2006/2007 l’Inter ha potuto godere di ben 18 squalifiche preventive (tra ammonizioni ed espulsioni). Una media stratosferica che preannuncia un risultato finale ben al di sopra di quello ottenuto dalla Juventus nel torneo 2004/2005. Interessante è anche esaminare un’altra classifica, quella relativa a quanti squalificati “preventivi” provengono da espulsione (che il giocatore sia diffidato o meno).
Reggina 12, Bologna, Sampdoria e Siena 9, Atalanta, Palermo, Parma 8, Milan, Chievo e Juventus 7, Lazio e Udinese 6, Brescia 5, Cagliari, Livorno e Roma 4, Fiorentina, Inter e Lecce 3, Messina 2
Di nuovo, la Juventus non è in testa: per i bianconeri solo un ottavo posto, in compagnia di Milan e Chievo. Ma forse, si chiederà qualcuno, la prova del condizionamento non è da ricercare nelle squalifiche preventive ma nei vantaggi diretti avuti durante le partite. Ovvero, quanti cartellini gialli sono stati comminati alle squadre che la domenica giocavano contro la Juventus? D’altra parte, si sa, un calciatore ammonito gioca con il freno a mano tirato.
Roma 108, Fiorentina 97, Lazio 90, Palermo 89, Cagliari e Sampdoria 88, Lecce, Milan e Juventus 84, Reggina 82, Udinese 80, Chievo e Siena 77, Messina 75, Parma 74, Inter, Bologna, Brescia e Livorno 73, Atalanta 67
Anche in questo caso la Juventus è ben distante dalla prima posizione, occupata dalla Roma. Ma l’analisi non è completa se non si considera quante volte una squadra ha usufruito dell’espulsione di un giocatore avversario.
Cagliari 11, Brescia e Roma 9, Fiorentina, Lazio, Lecce, Livorno e Reggina 7, Milan, Chievo, Palermo e Sampdoria 6, Inter, Messina, Parma, Siena e Udinese 5, Atalanta 3, Juventus 2
Il dato è inequivocabile: nel campionato 2004/2005 la Juventus ha potuto giocare in superiorità numerica solo in due occasioni, molto meno delle cinque dell’Inter, delle sei della diretta rivale Milan e delle nove della Roma. Ma se gli arbitri erano condizionati da Moggi, perché non lo favorivano consentendo alla Juventus di giocare in 11 contro 10? Una conclusione che è evidentemente sfuggita ai carabinieri di Roma. Eppure chi ha compilato le informative ha ritenuto di aver trovato “prove” delle ammonizioni preventive in almeno tre intercettazioni. La prima è un dialogo tra Luciano Moggi e il giornalista Tony Damascelli dopo la partita Fiorentina-Bologna (14ma giornata) del 5 dicembre 2006 (prog. 5738).
(i due prima parlano lungamente di calcio giocato)
Damascelli: Oh, comunque De Santis ha fatto il delitto perfetto, eh?
Moggi: Che ha fatto?
Damascelli: eh, c’abbiamo i tre gio… i tre difensori del Bologna fuori, squalificati tutti e tre!
Moggi: … ma… perché, chi c’avevano loro diffidato?
Damascelli: Tutti e tre! Ehm, come si chiama: Petruzzi, Nastase e Gamberini.
Moggi: Uhhh
Damascelli: non male, no?
Moggi: eh, ahò… meno male, che ti devo dì?
Incredibile come i carabinieri non vedano (ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere) che l’intercettazione, anziché accusare, scagiona al di là di qualsiasi dubbio Luciano Moggi, il quale, di fronte alla notizia passatagli da Damascelli (che oltretutto sbaglia, perché i diffidati erano soltanto due), risponde prima con stupore, non conoscendo nemmeno i nomi dei giocatori in questione, («perché, chi c’avevano loro diffidato?») e poi con assoluta indifferenza («meno male, che te devo dì?»). C’è bisogno di aggiungere altro?
3° teorema antimoggiano e sua inconfutabile smentita.
Moggi ha chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio dello stadio Granillo di Reggio Calabria.
Anche se si stenta a crederlo, l’accusa risibile di sequestro di persona rivolta a Luciano Moggi “per avere chiuso a chiave l’arbitro Paparesta nello spogliatoio” dello stadio reggino si basa esclusivamente su una conversazione privata tra Moggi e sua moglie in cui Luciano, con chiari intenti iperbolici, dice alla consorte di avere chiuso dentro il fischietto barese (notoriamente vicino al Milan - http://www.ju29ro.com/archivi/articoli/far...-per-letta.html - e autore, per la cronaca, di un arbitraggio obiettivamente scandaloso ai danni della Juventus - due gol annullati e soprattutto un rigore gigantesco non assegnato - che costò ai bianconeri la sconfitta contro i calabresi) e di essersi portato via la chiave. Basterebbero un po’ di logica e di buon senso per capire che Moggi si è limitato a scendere negli spogliatoi con Giraudo per redarguire duramente Paparesta (peraltro all’epoca era consentito ai dirigenti delle squadre di recarsi negli spogliatoi della terna arbitrale prima e dopo la partita) senza chiuderlo da nessuna parte. Se lo avesse chiuso, difatti, la cosa si sarebbe immediatamente risaputa e soprattutto si sarebbero dovuti chiamare i pompieri per tirar fuori Paparesta e collaboratori. Ma si è capito che la logica, in Calciopoli, non ha cittadinanza. Purtroppo non hanno cittadinanza neppure le prove incontestabili, come quella rappresentata (ancora una volta!) da un’intercettazione il cui senso, soprattutto dai media, è stato spudoratamente alterato se non addirittura ribaltato. Il dialogo in questione, datato 6 novembre 2004, è quello tra l’osservatore degli arbitri Pietro Ingargiola e il presidente dell’Aia Tullio Lanese. Testimone oculare della sfuriata di Moggi contro Paparesta, Ingargiola riferisce dettagliatamente l’episodio a Lanese ma non dice mezza parola sul fatto che Moggi abbia rinchiuso Paparesta. È a dir poco ovvio che se l’episodio fosse realmente accaduto, Ingargiola ne avrebbe parlato ampiamente a Lanese. Anzi, sarebbe stata la prima cosa che gli avrebbe raccontato. Oltretutto quello di Moggi a Paparesta è un rimprovero, non certo una minaccia. Moggi, infatti, non dice all’arbitro “noi ti tagliamo la testa!” (minaccia che è invece stata indirettamente rivolta all’arbitro Trefoloni dall’addetto agli arbitri del Milan Leonardo Meani durante un colloquio fra quest’ultimo e il designatore Paolo Bergamo intercettato il 28 aprile 2005) bensì “Sei scandaloso come il rigore che non hai dato!”. L’atteggiamento aggressivo è censurabile ma certo non è una minaccia o un tentativo di influenzare l’arbitro: è un modo plateale (e sbagliato, sia chiaro) di lamentarsi di alcuni enormi torti arbitrali.
La limpidezza della vittorie della Juventus guidata dalla Triade è tale che persino un comprovato antijuventino come il torinista Matteo Dotto, addetto alla moviola della trasmissione “Controcampo”, ha dovuto sbattere il muso sull’evidenza dei dati. Riporto un estratto di un suo articolo apparso mesi fa sul sito Sportmediaset.it
Ebbene sì, lo ammettiamo: sulla scia delle lamentele (a volte legittime, altre meno) di Mancini e Moratti a proposito delle troppe espulsioni incassate quest'anno dall'Inter, abbiamo cominciato la ricerca con un retropensiero. 'Chissà quanti rossi in meno aveva la Juventus ai tempi di Moggi...'. E invece, strano ma vero, la Juve 'moggiana' era molto più espulsa dell'Inter. Dalla stagione 1995-96 (la prima con Moratti presidente dall'inizio del campionato) a quella 2005-06 (quella dove esplose Calciopoli, dunque l'ultima della triade bianconera): 57 espulsioni per i bianconeri contro 52 per i nerazzurri. E anche se contiamo le ultime due stagioni, quelle 'pulite', quelle post Calciopoli, il conto è sempre favorevole all'Inter: 10 espulsi negli ultimi due tornei contro 14 della Juve (6 quest'anno e 8 lo scorso anno in B). Dell'Inter fanno specie i 10 rossi stagionali, meno rotondo è il numero delle espulsioni in campionato: cinque, ultima quella di Pelè mercoledì scorso a Marassi. Ebbene, due volte nel recente e torbido passato bianconero alla Juve avevano addirittura raggiunto la doppia cifra: 11 espulsi solo in campionato nel 1998-99 e 10 nel 1996-97, quando le giornate erano 34 perchè le squadre della A erano 18 rispetto alle 20 di oggi...
Peraltro, Dotto dimentica di dire che Paolo Montero, il difensore simbolo della Juve moggiana, è in assoluto il calciatore nella storia della serie A che ha ricevuto il maggior numero di cartellini rossi. All’anima degli arbitri amici!
Insomma, è chiaro come il sole che i dati della realtà smentiscono totalmente i teoremi e che, nonostante ciò, si è fatto in modo di far prevalere teoremi (e menzogne) sui fatti, accanendosi esclusivamente su Moggi e Giraudo e salvando regolarmente la ghirba ai veri potenti come l’inaffondabile Franco Carraro, del quale vorrei qui riportare un’illuminante intercettazione che dimostra quale fosse la benevolenza di cui la Juve moggiana godeva presso la Figc presieduta allora proprio da Carraro. La conversazione, che ha per protagonisti Carraro e il designatore arbitrale Bergamo, segue di poche ore il match Roma-Juventus 1-2, svoltosi il 5 marzo 2005.
Carraro: “Le dico mi raccomando... Se c'è un dubbio, per carità, che, che, che, che il dubbio non sia a favore della Juventus dopo di che succede... Gli dà quel rigore lì!?”.
Bergamo: 'No, no, ma non è il rigore, purtroppo ha sbagliato l'assistente'.
Carraro: 'Mo’ la cosa grave è il rigore? Guardi là... Il sintomo... Il sintomo... Che, che, che io evidentemente sono una persona che non conta un c****... Che non conta un c****...'.
Bergamo: “Nooo”.
Carraro: 'Però, però, stia attento Bergamo. Stiate attenti perché io sono stufo, sono molto stufo! Il sintomo che non conto un c**** è che si dà un rigore che comunque è al limite dell'area! Allora quando un arbitro dà un rigore al limite dell'area, vuol dire che gli scappa che la Juventus voglia... Debba vincere la partita!'.
Bergamo: “Ehh, questo uhhehh Racalbuto era preparato a non... A fare il contrario sul campo”.
Carraro: 'E beh, è evidente allora... Allora guardi'.
Bergamo: 'Sul campo'.
Carraro: 'O lei mi dice le bugie a me! opp... No guardi... Guardi
Bergamo... o lei non conta un c...
Carraro: 'Comunque io, eh, guardi, Bergamo io... Io... Sono una persona ehhe che, ehh, detesta essere presa in giro! Proprio detesta essere presa in giro. Io mi vergogno di essere presidente della
Federcalcio! Però non intendo stare a guardare lì come un cretino! Io mi vendico! E' chiaro?'.
Bergamo: 'Sì sì, lei può fare tutto quello che vuole! Io so...'.
Carraro: 'Ma no'.
Bergamo: 'Io so quello che faccio e so quello che dico e non è assolutamente quello che dice lei! E può dire quello che vuole, ha capito? Non è assolutamente quello che dice lei'.
Carraro: 'Ma guardi'.
Bergamo: 'E non creda di intimidirmi in nessuna maniera. Quello che dice lei non è vero assolutamente! Ha capito!?'.
Bergamo: 'Non è un problema, ma quello che dice lei sono delle gran stronzate, ha capito?'.
Carraro: 'In questo momento mi vergogno di essere il presidente della Federcalcio perciò la responsabilità è mia! Che ho scelto lei e che ho scelto Pairetto!'.
Bergamo: 'Io me ne vado a testa alta'.
Carraro: 'Lei se ne andrà a testa alta? Lei se ne andrà'.
Bergamo: 'Sissignore'.
Carraro: 'Sì, certo, ma sa nella vita... Nella vita...'.
Bergamo: 'Tutto l'ambiente sa che ha contattato Collina per prenderlo... Non ha fatto un figurone, mi creda'.
Carraro: 'Lei è una persona maleducata perché dice le parolacce mentre io non le dico... E se non è in condizione di andare avanti si dimetta oggi'.
Bergamo: 'Nemmeno per idea! Io so di fare il mio dovere e lo faccio fino in fondo'.
Da questa telefonata si deduce in maniera lapalissiana quale fosse l’indirizzo che la Figc (nella persona di Carraro, ora assolto anche nel processo penale in cui Moggi e altri 23 imputati sono invece, ovviamente, stati rinviati a giudizio: http://www.gazzetta.it/Calcio/Altro_Calcio...lciopoli.shtml) intendesse dare agli arbitraggi: sfavorire la Juventus e, magari, dare una mano alle sue amate squadre romane, per esempio la Lazio: http://news.lazio.net/2006/05/12/intercett...e-la-lazio-ansa.
Com’è stato possibile tutto ciò? Com’è stato possibile il verificarsi, in Italia, di un’aberrazione assoluta come Calciopoli?
questo, se avrò tempo, proverò a spiegarlo in un’altra occasione. Intanto posso rinnovare l’invito a documentarsi sull’ottimo sito http://www.ju29ro.com e suggerire alcuni significativi spunti di riflessione: Guido rossi è attualmente consulente della fiat; il presidente della fiat luca cordero di montezemolo (noto simpatizzante del bologna e, a suo tempo, presidente della juve allenata da gigi maifredi, ovvero la juve ricordata come un incubo da tutti i tifosi bianconeri, forse la peggiore juventus di sempre) spende ogni volta che può parole di miele nei confronti del suo amico marco tronchetti provera e in generale di telecom italia; sia montezemolo sia tronchetti sono importanti editori del “corriere della sera” e della “gazzetta dello sport” (quest’ultimo è il giornale che non parla mai di calciopoli ma solo di moggiopoli); il ramo umbertiano della fiat (in particolare andrea agnelli, legatissimo a giraudo e moggi che erano stati chiamati alla juve da suo padre umberto affinché gestissero la squadra autofinanziandosi visto che la fiat, durante tutto il periodo della triade, non ha mai cacciato una lira che sia una per la juve) è stato completamente estromesso dall’orbita juventus, e la squadra è adesso (purtroppo, aggiungo io) saldamente in mano agli elkanniani; uno degli avvocati difensori della lazio durante i processi di calciopoli, ugo longo, non poté fare a meno di manifestare la propria assoluta stupefazione quando l’avvocato difensore della juventus, cesare zaccone (una sorta di sicario inviato da montezemolo o dalla stessa ifil, cioè la finanziaria cassaforte degli elkann-agnelliani, proprietaria anche della juve), anziché difendere la squadra chiese la retrocessione in serie b (che in quel momento sembrava la pena cui erano destinate anche, se non il milan, almeno fiorentina e lazio): Longo sottolineò come un comportamento del genere sia inconcepibile da parte di un avvocato difensore, specie se dell’esperienza di zaccone, il quale avvocato difensore deve sempre e comunque mirare a ottenere il massimo per il proprio assistito; il 17 giugno 2008 è apparsa su “il sole 24 ore” la seguente notizia, curiosamente non ripresa da nessun’altra testata: «“il tema low cost non coincide con il marchio fiat, il cui posizionamento è medio-alto”. Così il responsabile marketing di fiat, luca de meo, al convegno “world marketing & sales forum”. “fiat ha oggi un posizionamento che non ha mai avuto nella sua storia e perderlo sarebbe un peccato dopo il lavoro degli ultimi anni”, ha spiegato de meo. Rispondendo alla domanda se lapo elkann sia stato un fattore importante per la ritrovata simpatia del marchio fiat, de meo ha detto “sì, ha aiutato, assieme alle sconfitte della juventus...”».
Mi fermo, almeno per ora. Credo di avere fornito abbastanza indizi. E d’altronde quello che qui mi interessava era dimostrare in maniera incontestabile l’assoluta innocenza di luciano moggi (per non parlare di antonio giraudo, ovviamente) rispetto alle calunniose, infamanti e del tutto inconsistenti accuse rivoltegli. Ritengo di avere conseguito il mio scopo. Adesso, persa qualsiasi fiducia nell’imparzialità dei mezzi d’informazione (perlomeno quelli ufficiali), bisogna solo sperare che, almeno in sede penale, la giustizia italiana si dimostri realmente tale e non una miserabile serva dei poteri forti di questo paese. Se le cose dovessero andare diversamente ci sarebbe veramente di che essere allarmati.
Link all'articolo: http://anticameracervello.splinder.com/post/18653635/INCONFUTABILE+DIMOSTRAZIONE+DE
buona lettura