markus_81
30-09-2008, 09:17
Pantani dopato anche al Giro del '98? Perchè la Gazzetta non dice niente?
In una lettera aperta Ivano Fanini, presidente dell'Amore & Vita, cita testimoni e precisa i retroscena dello scambio di provette che salvò Pantani in rosa a danno del gregario Forconi - La piaga delle "cure" di epo che uccidono i corridori
Il tricolore e i 5 cerchi olimpici del Coni: ai mondiali di Varese alzabandiera con vergogna?Giovedì, 25 Settembre 2008
“Sono Ivano Fanini, presidente della squadra ciclistica Amore & Vita-Mc Donald's, e a ulteriore precisazione della mia intervista, a firma Paolo Ziliani, pubblicata su La Stampa di martedì 23 settembre, desidero fare alcune considerazioni. A coloro che mi criticano e minacciano denunce e querele voglio solo dire: fareste correre i vostri figli nel ciclismo di questi ultimi 20 anni sapendo che negli ultimi 10 sono già morti oltre 100 ragazzi tra i 20 ai 35 anni?
Riguardo alle parole del mio d.s., Pierino Gavazzi, egli mi ha confermato esattamente quanto ho dichiarato cioè che i corridori prima di una corsa importante vanno a fare rifornimento di epo. È tutto registrato. In ogni caso, ciò che mi ha riferito Gavazzi non è una novità. Che lui confermi o smentisca quanto ha dichiarato poco importa perché i comportamenti che attuano i corridori oggi li conoscono tutti e da molti anni.
In quanto a Forconi, il corridore dello scambio di provetta con Pantani al Giro del '98, nei suoi primi 11 anni di professionismo al minimo di stipendio di certo non avrebbe potuto permettersi ristrutturare il casolare agricolo del nonno in una villa con tre appartamenti, un parco enorme completo di uliveti e vigneti del valore di oltre un milione di euro. Tanto più se si pensa che ha spesso dichiarato di avere “smenato” tanti soldi quando correva con me (doveva comprarsi “le cure” che ovviamente io non gli passavo). Visto che ha negato lo scambio di provetta con Pantani, gli rinfresco la memoria aggiungendo che lo scambio delle provette me lo venne a raccontare il giorno dopo l'accaduto, nel mio ufficio, alla presenza dell'allora nostro d.s. Oris Salvestrini (che lo accompagnava) e di altre persone. A seguito della mia denuncia, pochi giorni dopo la sua squadra lo sistemò con un sostanzioso “risarcimento danni”. E così da un rapporto paterno (Riccardo è orfano di padre) che durava da sei anni, i contatti si sono interrotti fino al marzo di quest'anno, quando ci siamo incontrati a una gara di dilettanti a Pisa. In questa occasione Forconi mi venne subito incontro rinnovandomi i ringraziamenti per averlo fatto passare professionista. Nel colloquio mi confermò pure, sorridendo, che grazie alla mia denuncia dello scambio di provette gli piovve addosso una fortuna.
A proposito della minaccia di cui ho letto sui giornali, ben vengano. È quello che cerco perché così i giudici potranno avviare le indagini che porteranno ad accertare tutta la verità su casi che sono rimasti ancora in ombra o su quelli che sono finiti in una bolla di sapone. Finché non verranno puniti come meritano corridori, dirigenti e trafficanti del doping, io non smetterò di parlare e di denunciare. Mi rivolgo innanzitutto ad Amedeo Colombo, presidente dell'assocorridori e presidente dei mondiali di Varese. Questi afferma sulla Gazzetta che io ho affiliato la mia squadra in Polonia per non pagare contributi e tasse. Questi motivi possono essere fondati per squadroni con budget milionari. La nostra invece è una piccola squadra e con i nostri budget l'affiliazione in Polonia ha poco senso. Se l'ho fatto, invece, è per poter parlare ed allo stesso tempo evitare sanzioni come avveniva 15 anni fa quando ero affiliato F.C.I. Invece di attaccarmi, i dirigenti italiani si sforzino di fare pulizia con pesanti squalifiche anche a vita e controlli a sorpresa in qualsiasi periodo della stagione, perché i casi scoperti dall'UCI e dalla Francia hanno dimostrato che l'antidoping al Giro d'Italia è una buffonata.
In una telefonata ricevuta dal suo braccio destro Busnelli, Colombo ha chiesto di potermi incontrare. Spero di poterlo fare presto, magari insieme a Cerato, Presidente della Lega, a Renato di Rocco, Presidente F.C.I. e magari anche a Bettini ancora campione del mondo: ma questa volta con l'intento di tutti cambiare vita al ciclismo italiano con la speranza che il resto del mondo segua l'esempio e si possa salvare questo sport".
Bettini sa in anticipo quando c'è un controllo a sorpresa e avvisa il gruppo!
Spietata accusa di Fanini al campione del mondo: "Alla Settimana di Coppi & Bartali 2006 avvisò tutte le squadre, compresa la mia, che poi vennero davvero controllate" - "Lui e i big conoscono anche le corse senza controllo"
Paolo BettiniVenerdì, 26 Settembre 2008
I mondiali professionisti di Varese nascono sotto una cattiva stella (o buona: dipende dai punti di vista). La battaglia di principio sulle pratiche-doping scatenata da Ivano Fanini con l'intervista, a firma Paolo Ziliani, apparsa su "La Stampa" di martedì 24 settembre, è giunta ad una svolta. Insolentito e deriso dalla risposta del campione del mondo, Fanini ha deciso di uscire allo scoperto lanciando la più grave e imbarazzante delle accuse: Bettini conosce in anticipo i controlli a sorpresa decisi per la sera o la mattina dopo la corsa, conosce i nomi delle squadre che verranno controllate e in corsa avvisa i corridori dei team in questione. Questa, in esclusiva assoluta, la sua rivelazione destinata - pensiamo - a fare rumore.
"Leggo su La Stampa di oggi che Bettini, oltre a manifestare la sua totale mancanza di stima nei miei confronti, a proposito delle mie accuse in tema di doping commenta: “Ciò che Fanini dice è acqua fresca rispetto a ciò che mi ha fatto in passato”. Che cos'avrei fatto, dunque, a Bettini? Lo racconto. Un anno fa Angelo Zomegnan, il direttore del Giro, escluse la mia squadra, l'Amore & Vita-Mc Donald's, dalla corsa “Eroica” che si disputa in Toscana, e questo a dispetto della volontà degli organizzatori di Siena e dello sponsor Montepaschi. Mi rivolsi allora a Bettini, come corridore italiano più rappresentativo, perché intercedesse presso Zomegnan per evitarmi questo ennesimo sopruso: e per ottenere la sua collaborazione lo minacciai di raccontare quel che sapevo di lui. Per esempio, che gli capita spesso, in corsa, di avvisare le squadre che la sera, o la mattina dopo, saranno sottoposte ai cosiddetti controlli a sorpresa: come successo alla Settimana di Coppi & Bartali 2006, quando Bettini avvisò – tra gli altri – anche la mia squadra. Guarda caso i team allertati vennero effettivamente sottoposti a “controllo a sorpresa”: e i corridori a rischio ebbero tutto il tempo di lavare il sangue e di abbassarsi i valori. Ancora: Bettini e i corridori più importanti sanno – perchè c'è qualcuno che evidentemente li informa – se al termine di una corsa ci sarà o non ci sarà l'antidoping. Per esempio, al Gran Premio Industria e Commercio di Prato 2007, i big sapevano che non ci sarebbe stato antidoping: in questi casi, chiunque in corsa si può divertire. A Bettini, che poi con Zomegnan parlò per davvero, aggiunsi che pretendevo da lui un cambiamento netto di comportamento, in tema di battaglia al doping. Solo i grandi infatti possono cambiare le cose, in gruppo: quante volte esortai Pantani a farlo, senza purtroppo essere ascoltato.
Sempre su La Stampa di oggi, Bettini spiega così il suo ritiro anticipato dalla Vuelta: “Ero in giro per le corse da agosto e la mia bimba mi ha mandato una lettera: “Papà, voglio stare con te, smettila di fare il corridore”. Per questo sono tornato a casa”. Premesso che questa, per gli addetti ai lavori, è una barzelletta, bisognerebbe chiedere a tutti i ciclisti che non hanno bimbi, o che sono single, o hanno litigato con la moglie, perché sono tornati a casa in massa dalla Spagna con una settimana d'anticipo.
Comunque, in bocca al lupo a Bettini. Come ha detto a Viberti: “Per vincere il terzo mondiale, ho fatto tutto quello che serviva”. Su questo non ho il minimo dubbio
La strana coincidenza dei 6 reduci dalla Vuelta che finiscono primi 6 al mondiale di Varese
Ballan, Cunego, Breschel, Rebellin, Grivko e Rodriguez erano tutti al Giro di Spagna, abbandonato dagli azzurri con grande anticipo - Dalla Francia brutte notizie: in 15 stanno per essere incastrati in un nuovo scandalo-doping - E sentite Fanini...
Paolo Bettini: col mondiale di Varese ha preferito chiudere.Lunedì, 29 Settembre 2008
E adesso facciamoci il segno della croce e diciamo un Pater-Ave-Gloria. Il mondiale di Varese si è risolto in un trionfo per i colori italiani (1° Ballan, 2° Cunego e 4° Rebellin, con Bettini scortato dal gruppo fino al traguardo come un Pontefice), ma voi sapete bene com'è il ciclismo: lo spumante è bene lasciarlo in frigo per qualche giorno, non si sa mai cosa potrebbe accadere. Per il momento, non è una cattiva idea tornare alla nostra intervista a Ivano Fanini uscita su La Stampa di martedì 23 settembre, 5 giorni prima del mondiale. Per notare una curiosa coincidenza. “Ha visto cos'è successo nell'ultima settimana alla Vuelta? – diceva Fanini -. Tutti i big che puntano a vincere il mondiale e i loro gregari sono tornati a casa senza un motivo giustificato. Ho chiesto al mio direttore sportivo, Pierino Gavazzi (...) come mai succede questo: e lui mi ha risposto che i corridori tornano per fare quello che in gergo viene chiamato il “rifornimento”, cioè per assumere epo al riparo dai controlli. È quella che i corridori chiamano “la cura”. La fanno tutti, il big che deve vincere e il gregario che deve aiutare a vincere. Unica avvertenza: la si sospende qualche giorno prima della corsa per non lasciare tracce a un eventuale controllo, nel giorno fatidico”. Per pura curiosità, proviamo a scorrere l'ordine d'arrivo del mondiale di Varese che recita: 1° Ballan, 2° Cunego, 3° Breschel, 4° Rebellin, 5° Grivko, 6° J. Rodriguez. Ebbene, per un'insolita coincidenza ai primi 6 posti del campionato del mondo si sono piazzati 6 corridori che erano alla Vuelta e che nel caso degli azzurri sono tornati a casa con qualche giorno di anticipo.
Gli italiani li conosciamo. Il danese Breschel (medaglia di bronzo) corre per la Csc di Bjarne Rijs, il direttore sportivo che per sua stessa ammissione vinse un Tour da dopato da corridore e che ha vinto l'ultimo Tour con Sastre, un corridore pesantemente coinvolto nell'Operacion Puerto. L'ucraino Grivko, 5°, è molto conosciuto in Italia per aver corso nella squadra di Luca Scinto, ex gregario di Cipollini; e Joaquin Rodriguez è lo spagnolo che corre per la Casse d'Epargne.
Pura coincidenza, naturalmente. Evidentemente, il Giro di Spagna è un toccasana per chi vuol far bene al mondiale, specie se si ha l'avvertenza di correrlo non completamente: magari andandosene a casa una settimana prima. E però. Dalla Francia giungono voci di nuovi controlli che inchioderebbero, a breve, una quindicina di corridori iscritti all'ultima Grande Boucle (e si fa già apertamente, tra gli altri, il nome di Piepoli, compagno di squadra di Riccò); e anche se la notizia è passata inosservata, si sa che l'intera squadra italiana è stata sottoposta a controlli, la mattina del mondiale, al pari di altre nazionali.
Sono anni che gli albi d'oro di Giro d'Italia, Giro di Francia e Giro di Spagna vengono rivoltati come un calzino pochi giorni dopo la loro conclusione. Auguriamoci che non sia così per l'azzurrissimo mondiale di Varese.
---------
Riportiamo il comunicato-stampa dato all'Ansa da Ivano Fanini, presidente dell'Amore & Vita-Mc Donalds, e diffuso dall'agenzia alle ore 17,44 di lunedì 29 settembre.
Non mi rimangio mai quello che dico e non mi ha sorpreso il dominio dell'Italia al mondiale, anzi è la prova che quanto affermo è verità.
1) La maggior parte dei primi 10 classificati e partecipanti alla Vuelta, sono tornati a casa una settimana prima della fine della corsa per fare “rifornimento” nei giorni giusti.
2) Anni fa ingaggiai Kairelis che aveva come gregario nelle categorie dilettanti - quando vinse il giro baby - proprio Ballan e anche allora tutti sappiamo benissimo cosa facevano.
3) Dalla Francia sono ancora in corso revisioni su tanti atleti in dubbio e alcuni potrebbero essere arrivati sul podio. Come pure i controlli Uci a sorpresa effettuati prima del mondiale non sono ancora stati diffusi e quindi se le cose sono state fatte sul serio, tutto ci si può aspettare.
4) Tanti big che erano in gara al mondiale non si sono visti oppure non hanno nemmeno preso il via. Il perché di tutto questo è la nuova epo chiamata Cera che viene da tempo usata con successo ma ora può essere trovata; allora è meglio sparire o addirittura smettere di correre da campioni che rischiare di finire nei guai come è successo a Riccò e Sella.
Spero di essere smentito e così potremo dire di aver trovato dei fenomeni. Ma se i controlli daranno esito negativo non significa che siamo di fronte ad un ciclismo pulito ma che lo spettacolo ed il business hanno ancora la meglio sui controlli che non devono volutamente funzionare.
Tanto più ora che abbiamo vinto il mondiale per tre anni consecutivi, io non mi fermerò finchè non verrà istituita la squalifica a vita ad atleti e coloro che sono intorno ai corridori, soprattutto se nella loro vita sono ex corridori.
In una lettera aperta Ivano Fanini, presidente dell'Amore & Vita, cita testimoni e precisa i retroscena dello scambio di provette che salvò Pantani in rosa a danno del gregario Forconi - La piaga delle "cure" di epo che uccidono i corridori
Il tricolore e i 5 cerchi olimpici del Coni: ai mondiali di Varese alzabandiera con vergogna?Giovedì, 25 Settembre 2008
“Sono Ivano Fanini, presidente della squadra ciclistica Amore & Vita-Mc Donald's, e a ulteriore precisazione della mia intervista, a firma Paolo Ziliani, pubblicata su La Stampa di martedì 23 settembre, desidero fare alcune considerazioni. A coloro che mi criticano e minacciano denunce e querele voglio solo dire: fareste correre i vostri figli nel ciclismo di questi ultimi 20 anni sapendo che negli ultimi 10 sono già morti oltre 100 ragazzi tra i 20 ai 35 anni?
Riguardo alle parole del mio d.s., Pierino Gavazzi, egli mi ha confermato esattamente quanto ho dichiarato cioè che i corridori prima di una corsa importante vanno a fare rifornimento di epo. È tutto registrato. In ogni caso, ciò che mi ha riferito Gavazzi non è una novità. Che lui confermi o smentisca quanto ha dichiarato poco importa perché i comportamenti che attuano i corridori oggi li conoscono tutti e da molti anni.
In quanto a Forconi, il corridore dello scambio di provetta con Pantani al Giro del '98, nei suoi primi 11 anni di professionismo al minimo di stipendio di certo non avrebbe potuto permettersi ristrutturare il casolare agricolo del nonno in una villa con tre appartamenti, un parco enorme completo di uliveti e vigneti del valore di oltre un milione di euro. Tanto più se si pensa che ha spesso dichiarato di avere “smenato” tanti soldi quando correva con me (doveva comprarsi “le cure” che ovviamente io non gli passavo). Visto che ha negato lo scambio di provetta con Pantani, gli rinfresco la memoria aggiungendo che lo scambio delle provette me lo venne a raccontare il giorno dopo l'accaduto, nel mio ufficio, alla presenza dell'allora nostro d.s. Oris Salvestrini (che lo accompagnava) e di altre persone. A seguito della mia denuncia, pochi giorni dopo la sua squadra lo sistemò con un sostanzioso “risarcimento danni”. E così da un rapporto paterno (Riccardo è orfano di padre) che durava da sei anni, i contatti si sono interrotti fino al marzo di quest'anno, quando ci siamo incontrati a una gara di dilettanti a Pisa. In questa occasione Forconi mi venne subito incontro rinnovandomi i ringraziamenti per averlo fatto passare professionista. Nel colloquio mi confermò pure, sorridendo, che grazie alla mia denuncia dello scambio di provette gli piovve addosso una fortuna.
A proposito della minaccia di cui ho letto sui giornali, ben vengano. È quello che cerco perché così i giudici potranno avviare le indagini che porteranno ad accertare tutta la verità su casi che sono rimasti ancora in ombra o su quelli che sono finiti in una bolla di sapone. Finché non verranno puniti come meritano corridori, dirigenti e trafficanti del doping, io non smetterò di parlare e di denunciare. Mi rivolgo innanzitutto ad Amedeo Colombo, presidente dell'assocorridori e presidente dei mondiali di Varese. Questi afferma sulla Gazzetta che io ho affiliato la mia squadra in Polonia per non pagare contributi e tasse. Questi motivi possono essere fondati per squadroni con budget milionari. La nostra invece è una piccola squadra e con i nostri budget l'affiliazione in Polonia ha poco senso. Se l'ho fatto, invece, è per poter parlare ed allo stesso tempo evitare sanzioni come avveniva 15 anni fa quando ero affiliato F.C.I. Invece di attaccarmi, i dirigenti italiani si sforzino di fare pulizia con pesanti squalifiche anche a vita e controlli a sorpresa in qualsiasi periodo della stagione, perché i casi scoperti dall'UCI e dalla Francia hanno dimostrato che l'antidoping al Giro d'Italia è una buffonata.
In una telefonata ricevuta dal suo braccio destro Busnelli, Colombo ha chiesto di potermi incontrare. Spero di poterlo fare presto, magari insieme a Cerato, Presidente della Lega, a Renato di Rocco, Presidente F.C.I. e magari anche a Bettini ancora campione del mondo: ma questa volta con l'intento di tutti cambiare vita al ciclismo italiano con la speranza che il resto del mondo segua l'esempio e si possa salvare questo sport".
Bettini sa in anticipo quando c'è un controllo a sorpresa e avvisa il gruppo!
Spietata accusa di Fanini al campione del mondo: "Alla Settimana di Coppi & Bartali 2006 avvisò tutte le squadre, compresa la mia, che poi vennero davvero controllate" - "Lui e i big conoscono anche le corse senza controllo"
Paolo BettiniVenerdì, 26 Settembre 2008
I mondiali professionisti di Varese nascono sotto una cattiva stella (o buona: dipende dai punti di vista). La battaglia di principio sulle pratiche-doping scatenata da Ivano Fanini con l'intervista, a firma Paolo Ziliani, apparsa su "La Stampa" di martedì 24 settembre, è giunta ad una svolta. Insolentito e deriso dalla risposta del campione del mondo, Fanini ha deciso di uscire allo scoperto lanciando la più grave e imbarazzante delle accuse: Bettini conosce in anticipo i controlli a sorpresa decisi per la sera o la mattina dopo la corsa, conosce i nomi delle squadre che verranno controllate e in corsa avvisa i corridori dei team in questione. Questa, in esclusiva assoluta, la sua rivelazione destinata - pensiamo - a fare rumore.
"Leggo su La Stampa di oggi che Bettini, oltre a manifestare la sua totale mancanza di stima nei miei confronti, a proposito delle mie accuse in tema di doping commenta: “Ciò che Fanini dice è acqua fresca rispetto a ciò che mi ha fatto in passato”. Che cos'avrei fatto, dunque, a Bettini? Lo racconto. Un anno fa Angelo Zomegnan, il direttore del Giro, escluse la mia squadra, l'Amore & Vita-Mc Donald's, dalla corsa “Eroica” che si disputa in Toscana, e questo a dispetto della volontà degli organizzatori di Siena e dello sponsor Montepaschi. Mi rivolsi allora a Bettini, come corridore italiano più rappresentativo, perché intercedesse presso Zomegnan per evitarmi questo ennesimo sopruso: e per ottenere la sua collaborazione lo minacciai di raccontare quel che sapevo di lui. Per esempio, che gli capita spesso, in corsa, di avvisare le squadre che la sera, o la mattina dopo, saranno sottoposte ai cosiddetti controlli a sorpresa: come successo alla Settimana di Coppi & Bartali 2006, quando Bettini avvisò – tra gli altri – anche la mia squadra. Guarda caso i team allertati vennero effettivamente sottoposti a “controllo a sorpresa”: e i corridori a rischio ebbero tutto il tempo di lavare il sangue e di abbassarsi i valori. Ancora: Bettini e i corridori più importanti sanno – perchè c'è qualcuno che evidentemente li informa – se al termine di una corsa ci sarà o non ci sarà l'antidoping. Per esempio, al Gran Premio Industria e Commercio di Prato 2007, i big sapevano che non ci sarebbe stato antidoping: in questi casi, chiunque in corsa si può divertire. A Bettini, che poi con Zomegnan parlò per davvero, aggiunsi che pretendevo da lui un cambiamento netto di comportamento, in tema di battaglia al doping. Solo i grandi infatti possono cambiare le cose, in gruppo: quante volte esortai Pantani a farlo, senza purtroppo essere ascoltato.
Sempre su La Stampa di oggi, Bettini spiega così il suo ritiro anticipato dalla Vuelta: “Ero in giro per le corse da agosto e la mia bimba mi ha mandato una lettera: “Papà, voglio stare con te, smettila di fare il corridore”. Per questo sono tornato a casa”. Premesso che questa, per gli addetti ai lavori, è una barzelletta, bisognerebbe chiedere a tutti i ciclisti che non hanno bimbi, o che sono single, o hanno litigato con la moglie, perché sono tornati a casa in massa dalla Spagna con una settimana d'anticipo.
Comunque, in bocca al lupo a Bettini. Come ha detto a Viberti: “Per vincere il terzo mondiale, ho fatto tutto quello che serviva”. Su questo non ho il minimo dubbio
La strana coincidenza dei 6 reduci dalla Vuelta che finiscono primi 6 al mondiale di Varese
Ballan, Cunego, Breschel, Rebellin, Grivko e Rodriguez erano tutti al Giro di Spagna, abbandonato dagli azzurri con grande anticipo - Dalla Francia brutte notizie: in 15 stanno per essere incastrati in un nuovo scandalo-doping - E sentite Fanini...
Paolo Bettini: col mondiale di Varese ha preferito chiudere.Lunedì, 29 Settembre 2008
E adesso facciamoci il segno della croce e diciamo un Pater-Ave-Gloria. Il mondiale di Varese si è risolto in un trionfo per i colori italiani (1° Ballan, 2° Cunego e 4° Rebellin, con Bettini scortato dal gruppo fino al traguardo come un Pontefice), ma voi sapete bene com'è il ciclismo: lo spumante è bene lasciarlo in frigo per qualche giorno, non si sa mai cosa potrebbe accadere. Per il momento, non è una cattiva idea tornare alla nostra intervista a Ivano Fanini uscita su La Stampa di martedì 23 settembre, 5 giorni prima del mondiale. Per notare una curiosa coincidenza. “Ha visto cos'è successo nell'ultima settimana alla Vuelta? – diceva Fanini -. Tutti i big che puntano a vincere il mondiale e i loro gregari sono tornati a casa senza un motivo giustificato. Ho chiesto al mio direttore sportivo, Pierino Gavazzi (...) come mai succede questo: e lui mi ha risposto che i corridori tornano per fare quello che in gergo viene chiamato il “rifornimento”, cioè per assumere epo al riparo dai controlli. È quella che i corridori chiamano “la cura”. La fanno tutti, il big che deve vincere e il gregario che deve aiutare a vincere. Unica avvertenza: la si sospende qualche giorno prima della corsa per non lasciare tracce a un eventuale controllo, nel giorno fatidico”. Per pura curiosità, proviamo a scorrere l'ordine d'arrivo del mondiale di Varese che recita: 1° Ballan, 2° Cunego, 3° Breschel, 4° Rebellin, 5° Grivko, 6° J. Rodriguez. Ebbene, per un'insolita coincidenza ai primi 6 posti del campionato del mondo si sono piazzati 6 corridori che erano alla Vuelta e che nel caso degli azzurri sono tornati a casa con qualche giorno di anticipo.
Gli italiani li conosciamo. Il danese Breschel (medaglia di bronzo) corre per la Csc di Bjarne Rijs, il direttore sportivo che per sua stessa ammissione vinse un Tour da dopato da corridore e che ha vinto l'ultimo Tour con Sastre, un corridore pesantemente coinvolto nell'Operacion Puerto. L'ucraino Grivko, 5°, è molto conosciuto in Italia per aver corso nella squadra di Luca Scinto, ex gregario di Cipollini; e Joaquin Rodriguez è lo spagnolo che corre per la Casse d'Epargne.
Pura coincidenza, naturalmente. Evidentemente, il Giro di Spagna è un toccasana per chi vuol far bene al mondiale, specie se si ha l'avvertenza di correrlo non completamente: magari andandosene a casa una settimana prima. E però. Dalla Francia giungono voci di nuovi controlli che inchioderebbero, a breve, una quindicina di corridori iscritti all'ultima Grande Boucle (e si fa già apertamente, tra gli altri, il nome di Piepoli, compagno di squadra di Riccò); e anche se la notizia è passata inosservata, si sa che l'intera squadra italiana è stata sottoposta a controlli, la mattina del mondiale, al pari di altre nazionali.
Sono anni che gli albi d'oro di Giro d'Italia, Giro di Francia e Giro di Spagna vengono rivoltati come un calzino pochi giorni dopo la loro conclusione. Auguriamoci che non sia così per l'azzurrissimo mondiale di Varese.
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Riportiamo il comunicato-stampa dato all'Ansa da Ivano Fanini, presidente dell'Amore & Vita-Mc Donalds, e diffuso dall'agenzia alle ore 17,44 di lunedì 29 settembre.
Non mi rimangio mai quello che dico e non mi ha sorpreso il dominio dell'Italia al mondiale, anzi è la prova che quanto affermo è verità.
1) La maggior parte dei primi 10 classificati e partecipanti alla Vuelta, sono tornati a casa una settimana prima della fine della corsa per fare “rifornimento” nei giorni giusti.
2) Anni fa ingaggiai Kairelis che aveva come gregario nelle categorie dilettanti - quando vinse il giro baby - proprio Ballan e anche allora tutti sappiamo benissimo cosa facevano.
3) Dalla Francia sono ancora in corso revisioni su tanti atleti in dubbio e alcuni potrebbero essere arrivati sul podio. Come pure i controlli Uci a sorpresa effettuati prima del mondiale non sono ancora stati diffusi e quindi se le cose sono state fatte sul serio, tutto ci si può aspettare.
4) Tanti big che erano in gara al mondiale non si sono visti oppure non hanno nemmeno preso il via. Il perché di tutto questo è la nuova epo chiamata Cera che viene da tempo usata con successo ma ora può essere trovata; allora è meglio sparire o addirittura smettere di correre da campioni che rischiare di finire nei guai come è successo a Riccò e Sella.
Spero di essere smentito e così potremo dire di aver trovato dei fenomeni. Ma se i controlli daranno esito negativo non significa che siamo di fronte ad un ciclismo pulito ma che lo spettacolo ed il business hanno ancora la meglio sui controlli che non devono volutamente funzionare.
Tanto più ora che abbiamo vinto il mondiale per tre anni consecutivi, io non mi fermerò finchè non verrà istituita la squalifica a vita ad atleti e coloro che sono intorno ai corridori, soprattutto se nella loro vita sono ex corridori.