elect
22-08-2008, 12:56
Dal web ai laboratori, è boom dei test. E la famiglia non sarà più quella di prima
BRUNO VENTAVOLI
ROMA
Uno studio inglese spara «uno su cinque». Lo scienziato Bruno Dallapiccola alza la media, «uno su dieci». Leggermente più confortante. Ma mica tanto. Perché se in teoria tutti e tutte fossero virtuosi nel talamo la percentuale dovrebbe essere zero su zero. Invece i figli non frutto del presunto padre, sono milioni di milioni. Lo dice la genetica. E le cronache confermano. L’ultima agnizione celebre è quella di Carla Bruni, dopo l’outing tardivo della mamma.
v Solo la madre è sempre certa, sentenziavano i saggi romani. Il padre, invece, «numquam». «Talvolta». Loro risolvevano la questione con un’occhiata al neonato, chiedendo magari un aiutino all’oracolo, poi levavano in alto il pargolo riconoscendo per sempre l'erede. Ora, invece, grazie al Dna, la prova è certa. In cinque giorni, con pochi euri, è possibile fugare ogni dubbio con un test di paternità. E dato che la procedura è semplicissima lo sfizio è sempre più diffuso. Un boom. Tra i maschi, ovviamente. Ma anche tra le donne. E non perché hanno obliato i mesi di pancione, né perché temono, come nei romanzi d’appendice, che i pargoletti in culla vengano scambiati, ma perché non sono sicurissime d’aver concepito il figlioletto con l’ultimo uomo accanto.
Lo spot con la ragazza che annunciava per cellulare alla comunity «sei diventato papà» è stato vituperato. Ma, forse, era un ironico specchio dei tempi. Basta girare su internet per scoprire che sono centinaia i laboratori che offrono il test on line, dall’India alla Svizzera, dagli States alla Bosnia. Con costi contenuti, dai 150 dollari in su. E pubblicità allettanti. «Se hai un dubbio, perché tenertelo? Fa’ la cosa giusta e sorridi al tuo vero erede». Ma nell’immenso web che garanzie ci sono contro i pastrocchi?
Ben più sicuri sono i laboratori reali, con indirizzi certi, e segretarie gentili che rispondono sempre al telefono. In Italia sono una quindicina. «Genoma» di Roma è il più grande. Quarantamila test genetici all'anno, dall'analisi prenatale per malattie ereditarie ai test per il ricongiungimento famigliare di extracomunitari. I test di paternità sono il dieci per cento. E quattromila, per un solo laboratorio, sono la spia di un bel fenomeno sociale. «La cifra è in crescita esponenziale - dice Francesco Fiorentino, direttore di Genoma -. Nel 2006 erano la metà. Il business tira, ma nei kit superscontati del web manca la certezza delle controanalisi, che noi facciamo».
Il boom dipende da un’aumentata volubilità delle fanciulle? Assolutamente no. La libertà sessuale non ha incrementato la confusione genealogica rispetto ai tempi in cui le contadine venivano sedotte dai conti e le lady si distraevano con lo stalliere, o quando la povertà spingeva i mariti a migrare in paesi lontani. E i fragili uomini d’Occidente non sono neppure diventati più sospettosi. Il diluvio di test si deve alla tecnologia. E’ facilissimo farlo, costa meno di un lastminute in Georgia, ma è molto più corroborante per psiche e autostima. E poi, dettaglio non trascurabile, c'è l'effetto collaterale della tv. A forza di vedere «Csi» e affini, la gente s’è convinta che con un campione di Dna si può scoprire davvero tutto.
Andrea Nuccitelli è il direttore del laboratorio di Genoma. E' lui che segue i test. Ed è lui, soprattutto, che li comunica alle persone che vogliono conoscere il verdetto, seduti in una stanza luminosa, di fronte a decine di fogli con numeri, nomi inglesi, tabelle. Il branco dei clienti più «folkloristico» è quello degli investigatori privati. Sono ingaggiati da mariti malfidati, come nella migliore tradizione del giallo hard boiled. Quando esistono prove che la consorte è fedifraga, talvolta scatta il dubbio retroattivo su quel naso troppo all'insù o quegli occhi stranamente azzurri della figlioletta. E così i detective portano come magi ogni sorta di reperto, dalle tazzine alle cicche di sigarette, ai chewing gum masticati.
Per legge il «prelievo» di una traccia biologica, tipo saliva o sangue, deve avere il consenso dell’interessato. Ma se qualcuno vuole cominciare a schiarirsi le idee può raccogliere di nascosto frattaglie di dna. Naturalmente, se vorrà usare il tutto come prova in tribunale per divorzi alimenti eredità, e non in una semplice urlata a tavola, i test dovranno avvenire di comune accordo con l’altra (non più dolce) metà. Servono papiri burocratici, firme, bolli. Il centro assicura anche questo servizio, anche se il costo è più alto (780 euro anziché 590 perché c’è più lavoro extragenetico).
La maggior parte dei clienti sono uomini e donne - sempre più in par condicio - che cercano verità. C’è il padre putativo che ritira il responso guarda, capisce, e si dispera perché pensa d’aver scialato una vita accanto alla persona sbagliata. C’è la signora in ansia per una scappatella che riesce a mettersi in pace, e a dimenticare per sempre l’amante. C’è chi ritrova la fiducia nella moglie e corre a comprarle un regalo per l’ingiusto dubbio covato anni. E c’è la coppia che viene insieme, perché hanno attraversato un periodo turbolento e vogliono costruire un nuovo focolare. E capita - più spesso di quanto si pensi - che le mogli scoperte confessano e i mariti perdonano.
Fare il test tramite web, con il kit per i prelievi è facile. A casa arriva un pacco anonimo, che il postino o i vicini manco s'immaginano. Andare di persona in un centro specializzato è ovviamente più arduo. Paura, imbarazzo, qual è lo stato d'animo più diffuso? «Né l'una né l'altro - dice Nuccitelli - chi viene qui è molto consapevole. Sa che otterrà una risposta che gli cambierà la vita. Ma è ciò che vuole. E tutti sono molto informati. Fin troppo, per il solito bombardamento della tv». E quando tornano per il responso? Voce e gambe tremano di più. Ma ci sono tecniche ben consolidate di psicologia della comunicazione, ed esperienza. «Io cerco di essere il più neutrale possibile. Anche perché non so mai che risposta il cliente desidererebbe avere. E il nostro centro fornisce anche assistenza psicologica per prendere decisioni sulla vita di coppia». Si sente a disagio in queste vesti di spietato messaggero d’amori? «Comunicare a due genitori che il figlio è affetto dalla sindrome di down è più doloroso».
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=899&ID_sezione=243&sezione
BRUNO VENTAVOLI
ROMA
Uno studio inglese spara «uno su cinque». Lo scienziato Bruno Dallapiccola alza la media, «uno su dieci». Leggermente più confortante. Ma mica tanto. Perché se in teoria tutti e tutte fossero virtuosi nel talamo la percentuale dovrebbe essere zero su zero. Invece i figli non frutto del presunto padre, sono milioni di milioni. Lo dice la genetica. E le cronache confermano. L’ultima agnizione celebre è quella di Carla Bruni, dopo l’outing tardivo della mamma.
v Solo la madre è sempre certa, sentenziavano i saggi romani. Il padre, invece, «numquam». «Talvolta». Loro risolvevano la questione con un’occhiata al neonato, chiedendo magari un aiutino all’oracolo, poi levavano in alto il pargolo riconoscendo per sempre l'erede. Ora, invece, grazie al Dna, la prova è certa. In cinque giorni, con pochi euri, è possibile fugare ogni dubbio con un test di paternità. E dato che la procedura è semplicissima lo sfizio è sempre più diffuso. Un boom. Tra i maschi, ovviamente. Ma anche tra le donne. E non perché hanno obliato i mesi di pancione, né perché temono, come nei romanzi d’appendice, che i pargoletti in culla vengano scambiati, ma perché non sono sicurissime d’aver concepito il figlioletto con l’ultimo uomo accanto.
Lo spot con la ragazza che annunciava per cellulare alla comunity «sei diventato papà» è stato vituperato. Ma, forse, era un ironico specchio dei tempi. Basta girare su internet per scoprire che sono centinaia i laboratori che offrono il test on line, dall’India alla Svizzera, dagli States alla Bosnia. Con costi contenuti, dai 150 dollari in su. E pubblicità allettanti. «Se hai un dubbio, perché tenertelo? Fa’ la cosa giusta e sorridi al tuo vero erede». Ma nell’immenso web che garanzie ci sono contro i pastrocchi?
Ben più sicuri sono i laboratori reali, con indirizzi certi, e segretarie gentili che rispondono sempre al telefono. In Italia sono una quindicina. «Genoma» di Roma è il più grande. Quarantamila test genetici all'anno, dall'analisi prenatale per malattie ereditarie ai test per il ricongiungimento famigliare di extracomunitari. I test di paternità sono il dieci per cento. E quattromila, per un solo laboratorio, sono la spia di un bel fenomeno sociale. «La cifra è in crescita esponenziale - dice Francesco Fiorentino, direttore di Genoma -. Nel 2006 erano la metà. Il business tira, ma nei kit superscontati del web manca la certezza delle controanalisi, che noi facciamo».
Il boom dipende da un’aumentata volubilità delle fanciulle? Assolutamente no. La libertà sessuale non ha incrementato la confusione genealogica rispetto ai tempi in cui le contadine venivano sedotte dai conti e le lady si distraevano con lo stalliere, o quando la povertà spingeva i mariti a migrare in paesi lontani. E i fragili uomini d’Occidente non sono neppure diventati più sospettosi. Il diluvio di test si deve alla tecnologia. E’ facilissimo farlo, costa meno di un lastminute in Georgia, ma è molto più corroborante per psiche e autostima. E poi, dettaglio non trascurabile, c'è l'effetto collaterale della tv. A forza di vedere «Csi» e affini, la gente s’è convinta che con un campione di Dna si può scoprire davvero tutto.
Andrea Nuccitelli è il direttore del laboratorio di Genoma. E' lui che segue i test. Ed è lui, soprattutto, che li comunica alle persone che vogliono conoscere il verdetto, seduti in una stanza luminosa, di fronte a decine di fogli con numeri, nomi inglesi, tabelle. Il branco dei clienti più «folkloristico» è quello degli investigatori privati. Sono ingaggiati da mariti malfidati, come nella migliore tradizione del giallo hard boiled. Quando esistono prove che la consorte è fedifraga, talvolta scatta il dubbio retroattivo su quel naso troppo all'insù o quegli occhi stranamente azzurri della figlioletta. E così i detective portano come magi ogni sorta di reperto, dalle tazzine alle cicche di sigarette, ai chewing gum masticati.
Per legge il «prelievo» di una traccia biologica, tipo saliva o sangue, deve avere il consenso dell’interessato. Ma se qualcuno vuole cominciare a schiarirsi le idee può raccogliere di nascosto frattaglie di dna. Naturalmente, se vorrà usare il tutto come prova in tribunale per divorzi alimenti eredità, e non in una semplice urlata a tavola, i test dovranno avvenire di comune accordo con l’altra (non più dolce) metà. Servono papiri burocratici, firme, bolli. Il centro assicura anche questo servizio, anche se il costo è più alto (780 euro anziché 590 perché c’è più lavoro extragenetico).
La maggior parte dei clienti sono uomini e donne - sempre più in par condicio - che cercano verità. C’è il padre putativo che ritira il responso guarda, capisce, e si dispera perché pensa d’aver scialato una vita accanto alla persona sbagliata. C’è la signora in ansia per una scappatella che riesce a mettersi in pace, e a dimenticare per sempre l’amante. C’è chi ritrova la fiducia nella moglie e corre a comprarle un regalo per l’ingiusto dubbio covato anni. E c’è la coppia che viene insieme, perché hanno attraversato un periodo turbolento e vogliono costruire un nuovo focolare. E capita - più spesso di quanto si pensi - che le mogli scoperte confessano e i mariti perdonano.
Fare il test tramite web, con il kit per i prelievi è facile. A casa arriva un pacco anonimo, che il postino o i vicini manco s'immaginano. Andare di persona in un centro specializzato è ovviamente più arduo. Paura, imbarazzo, qual è lo stato d'animo più diffuso? «Né l'una né l'altro - dice Nuccitelli - chi viene qui è molto consapevole. Sa che otterrà una risposta che gli cambierà la vita. Ma è ciò che vuole. E tutti sono molto informati. Fin troppo, per il solito bombardamento della tv». E quando tornano per il responso? Voce e gambe tremano di più. Ma ci sono tecniche ben consolidate di psicologia della comunicazione, ed esperienza. «Io cerco di essere il più neutrale possibile. Anche perché non so mai che risposta il cliente desidererebbe avere. E il nostro centro fornisce anche assistenza psicologica per prendere decisioni sulla vita di coppia». Si sente a disagio in queste vesti di spietato messaggero d’amori? «Comunicare a due genitori che il figlio è affetto dalla sindrome di down è più doloroso».
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=899&ID_sezione=243&sezione