easyand
08-06-2008, 19:55
La Marina apre il suo collegio d'élite alle donne, ma gli allievi protestano: sono delle intruse, fuori dai nostri spazi
Venezia (Corriere della Sera) — Le signorine si rassegnino, per loro è già pronto il frattazzo. «Noooo, non è maschilismo... È che per noi sono come delle intruse. Questa è una scuola d'élite, da sempre frequentata dai maschi. Siamo ancora legati al concetto di collegio». Giovanni Pecoraro da Nocera Inferiore, occhiali e capelli nerissimi, frequenta l'ultimo anno della Scuola navale Morosini che tra un anno aprirà anche alle donne insieme con le altre tre scuole militari italiane (due del-l'Esercito: Nunziatella a Napoli e Teuliè a Milano; e una dell'Aeronautica: la Douhet di Firenze). Primo pomeriggio sull'isola di Sant'Elena, dove martedì arriverà il presidente Giorgio Napolitano per la festa della Marina militare. Sull'edificio littorio campeggia la scritta «Patria e onore». Manciate di allievi in laguna per la regata quotidiana, altri in pausa prima dello sport obbligatorio, iole e sandoli in ordine sotto la tettoia, il campaccio vuoto appena dopo l'adunata. Ti aspetti sorrisetti, occhiate d'intesa, elettricità nell'aria e invece Alessio Monferà da Roma ci mette il carico da 90: «Sono perplesso. L'apertura alle donne significa maggiore pubblicità, quindi investimenti, però avrei preferito che assegnassero alle ragazze alloggi esterni all'Arsenale: condividere l'attività sportiva, ma svolgere separatamente quella ricreativa ». I «birilli» (così i veneziani chiamano gli allievi) fanno muro. E meno male che c'è padre Manuel che pensa ai potenziali matrimoni. Mentre il barbiere Luciano Vendramin sta già sognando Beckham. «Sono anche l'allenatore di calcio, e mi immagino una squadra mista. Nuove pettinature? Beh, alle donne non potrò fare il taglio all'Umberta». Sembrava una di quelle novità da restarci svegli la notte a parlare sottovoce. E invece nella scuola di eccellenza dove hanno studiato Luca Cordero di Montezemolo, Amedeo d'Aosta, gli ammiragli Giampaolo Di Paola e Luigi Binelli Mantelli, la prospettiva di una convivenza allargata spaventa più di una settimana di «consegna». «Un po' li capisco, hanno paura del cambiamento, di perdere i piccoli privilegi. Gli studenti, per esempio, possono dormire nei moduli abitativi da cinque persone anziché nelle camerate soltanto l'anno del diploma. In futuro, invece, sarà così per tutti», li giustifica il capitano di Vascello Francesco Covella, comandante della Scuola, 160 allievi per l'ultimo triennio di Classico (40) e Scientifico (120). A complicare le cose è l'età. Quando i ragazzi entrano hanno 15-16 anni. «Sono convinto che le ragazze faranno vedere i sorci verdi ai compagni di classe — prosegue Covella —. Ma non nascondo le difficoltà. La prima è logistica: cominceremo tra un mese la ristrutturazione delle camerate per ricavarne piccoli appartamenti. La seconda riguarda la sorveglianza: l'attuale servizio sarà potenziato e lo staff diventerà misto. E poi dobbiamo pensare a nuove regole». Come per il trucco: «Applicheremo le norme già in uso in Marina. Ma comunque, sarà vietato in classe». I capelli: «Tre tagli standard». L'abbigliamento: «Pantaloni o gonne d'ordinanza». Nella sala riservata ai colloqui, i ragazzi pronti per la maturità e dunque non coinvolti direttamente dalla rivoluzione rosa, argomentano anche per i «pivoli», le matricole. «La spinta innovatrice sarà molto forte. La scuola guadagnerà prestigio, pubblicità e armonia. Però sarà molto difficile schematizzare la vita delle ragazze, c'è poco da fare con loro», dice Gianluca Degani di La Spezia. Il suo concittadino Carlo Treu riassume: «Questi tre anni senza le ragazze sono stati un'esperienza molto positiva». In caso di dubbi.
Venezia (Corriere della Sera) — Le signorine si rassegnino, per loro è già pronto il frattazzo. «Noooo, non è maschilismo... È che per noi sono come delle intruse. Questa è una scuola d'élite, da sempre frequentata dai maschi. Siamo ancora legati al concetto di collegio». Giovanni Pecoraro da Nocera Inferiore, occhiali e capelli nerissimi, frequenta l'ultimo anno della Scuola navale Morosini che tra un anno aprirà anche alle donne insieme con le altre tre scuole militari italiane (due del-l'Esercito: Nunziatella a Napoli e Teuliè a Milano; e una dell'Aeronautica: la Douhet di Firenze). Primo pomeriggio sull'isola di Sant'Elena, dove martedì arriverà il presidente Giorgio Napolitano per la festa della Marina militare. Sull'edificio littorio campeggia la scritta «Patria e onore». Manciate di allievi in laguna per la regata quotidiana, altri in pausa prima dello sport obbligatorio, iole e sandoli in ordine sotto la tettoia, il campaccio vuoto appena dopo l'adunata. Ti aspetti sorrisetti, occhiate d'intesa, elettricità nell'aria e invece Alessio Monferà da Roma ci mette il carico da 90: «Sono perplesso. L'apertura alle donne significa maggiore pubblicità, quindi investimenti, però avrei preferito che assegnassero alle ragazze alloggi esterni all'Arsenale: condividere l'attività sportiva, ma svolgere separatamente quella ricreativa ». I «birilli» (così i veneziani chiamano gli allievi) fanno muro. E meno male che c'è padre Manuel che pensa ai potenziali matrimoni. Mentre il barbiere Luciano Vendramin sta già sognando Beckham. «Sono anche l'allenatore di calcio, e mi immagino una squadra mista. Nuove pettinature? Beh, alle donne non potrò fare il taglio all'Umberta». Sembrava una di quelle novità da restarci svegli la notte a parlare sottovoce. E invece nella scuola di eccellenza dove hanno studiato Luca Cordero di Montezemolo, Amedeo d'Aosta, gli ammiragli Giampaolo Di Paola e Luigi Binelli Mantelli, la prospettiva di una convivenza allargata spaventa più di una settimana di «consegna». «Un po' li capisco, hanno paura del cambiamento, di perdere i piccoli privilegi. Gli studenti, per esempio, possono dormire nei moduli abitativi da cinque persone anziché nelle camerate soltanto l'anno del diploma. In futuro, invece, sarà così per tutti», li giustifica il capitano di Vascello Francesco Covella, comandante della Scuola, 160 allievi per l'ultimo triennio di Classico (40) e Scientifico (120). A complicare le cose è l'età. Quando i ragazzi entrano hanno 15-16 anni. «Sono convinto che le ragazze faranno vedere i sorci verdi ai compagni di classe — prosegue Covella —. Ma non nascondo le difficoltà. La prima è logistica: cominceremo tra un mese la ristrutturazione delle camerate per ricavarne piccoli appartamenti. La seconda riguarda la sorveglianza: l'attuale servizio sarà potenziato e lo staff diventerà misto. E poi dobbiamo pensare a nuove regole». Come per il trucco: «Applicheremo le norme già in uso in Marina. Ma comunque, sarà vietato in classe». I capelli: «Tre tagli standard». L'abbigliamento: «Pantaloni o gonne d'ordinanza». Nella sala riservata ai colloqui, i ragazzi pronti per la maturità e dunque non coinvolti direttamente dalla rivoluzione rosa, argomentano anche per i «pivoli», le matricole. «La spinta innovatrice sarà molto forte. La scuola guadagnerà prestigio, pubblicità e armonia. Però sarà molto difficile schematizzare la vita delle ragazze, c'è poco da fare con loro», dice Gianluca Degani di La Spezia. Il suo concittadino Carlo Treu riassume: «Questi tre anni senza le ragazze sono stati un'esperienza molto positiva». In caso di dubbi.