Ser21
01-04-2008, 10:26
"Brindisi, complotto contro la Forleo"
di Francesco Viviano - 1 aprile 2008
Potenza.Indagati due pm e un ufficiale dei carabinieri che la gip aveva criticato La procura di Potenza:si accordarono per darle una lezione.
Due magistrati e un ufficiale dei carabinieri di Brindisi avrebbero ordito un complotto «per dare una lezione» al gip di Milano Clementina Forleo, che aveva criticato i due colleghi e l´ufficiale per non avere svolto adeguatamente le indagini sulla morte dei suoi genitori, deceduti in un incidente stradale avvenuto il 25 agosto del 2005. Adesso i due magistrati della procura di Brindisi, Alberto Santacatterina e Antonino Negro, ed il tenente dei carabinieri Pasquale Ferrari, sono stati indagati dal pm di Potenza Cristina Correale per abuso d´ufficio: tradotto, vuol dire che tutti e tre avrebbero compiuto una serie di omissioni e violazioni nell´inchiesta relativa alla morte dei genitori del gip milanese, i quali, prima dell´incidente automobilistico, avevano ricevuto minacce di morte al telefono della loro abitazione.
La Forleo aveva denunciato queste omissioni alla procura della Repubblica di Brindisi, e le aveva poi rese pubbliche quando scoppiò il «caso Unipol». La vicenda finì anche al Consiglio Superiore della Magistratura: in quell´occasione il gip Forleo ribadì le presunte omissioni dei colleghi e dell´ufficiale dei carabinieri in relazione all´indagine sulla morte dei suoi genitori. In seguito alla denuncia della magistrata ed alle sue dichiarazioni ai giornali, l´ufficiale dei carabinieri querelò la Forleo, sostenendo tra l´altro che la gip, durante una conversazione telefonica, gli aveva detto: «Si vergogni di indossare la divisa». Si scopre ora che la denuncia presentata dall´ufficiale sarebbe stata «concordata» tra i due pm ed il tenente Ferrari «esponendo una versione dei fatti diversa - scrive il pm di Potenza nell´avviso di garanzia ai tre indagati - da quanto sarebbe realmente accaduto nella conversazione telefonica tra la dottoressa Forleo ed il tenente Ferrari».
Non solo: secondo l´accusa i due magistrati brindisini e l´ufficiale dei carabinieri avrebbero anche concordato i tempi per la presentazione della denuncia nei confronti della Forleo: fu fatta nel periodo feriale «durante la settimana in cui era di turno il dottor Negro, per far sì che il predetto venisse designato titolare del procedimento, cosa che difatti avveniva, in violazione delle tabelle in vigore presso l´ufficio e arrecando intenzionalmente a Forleo un danno ingiusto».
C´è di più. Secondo il pm di Potenza i suoi colleghi di Brindisi archiviarono l´inchiesta sulla morte dei genitori del gip sostenendo tra l´altro di avere acquisito, esaminato e controllato i tabulati telefonici delle utenze dei Forleo. Ma non era vero. Pur avendo disposto l´acquisizione dei tabulati telefonici il pm Santacatterina «non curava l´effettiva esecuzione del provvedimento emesso, né lo revocava, tanto che i predetti tabulati non venivano mai acquisiti nella fase delle indagini preliminari nonostante il pm, nel chiedere l´archiviazione dell´inchiesta, desse atto di avere preso visione dei tabulati».
la repubblica edizione nazionale
De Magistris: il ministro Scotti fa ricorso
di Sandra Fischetti - 31 marzo 2008
Roma. "Quella del Csm fu condanna parziale. Illegittimo assolverlo per fuga di notizie e sospetti su superiori". Troppo blanda la sentenza con la quale la sezione disciplinare del Csm il 18 gennaio scorso ha condannato il pm Luigi De Magistris alla censura e al trasferimento da Catanzaro, inibendogli anche di continuare a svolgere le sue funzioni di sostituto procuratore. Sembra pensarla così il ministro della Giustizia Luigi Scotti, che ha impugnato davanti alle Sezioni Unite civili della Cassazione quella decisione. La pronuncia di Palazzo dei marescialli è "illegittima", ha fatto mettere nero su bianco nel ricorso che ha affidato all'Avvocatura dello Stato, nella parte in cui ha assolto il magistrato dalle accuse di aver violato i suoi doveri per le fughe di notizie sulle sue inchieste, per i "sospetti" diffusi su superiori e colleghi, per le dichiarazioni alla stampa su complotti per fermare la sua attività e per non aver informato il suo diretto superiore di un provvedimento importante. La mossa del Guardasigilli è arrivata a sorpresa, il 20 marzo scorso, nell'ultimo giorno utile per proporre impugnazione. E con questa iniziativa Scotti sembra sposare in pieno le tesi del suo predecessore, Clemente Mastella, che il 20 settembre dell'anno scorso aveva promosso l'azione disciplinare e aveva chiesto il trasferimento d'ufficio e in via d'urgenza per De Magistris. Il ricorso - che ha per obiettivo ottenere che sia "cassata" la parte assolutoria della sentenza - è stato presentato non solo contro De Magistris, ma anche nei confronti del rappresentante dell'accusa, il sostituto Pg Vito D'Ambrosio, che aveva chiesto la condanna del magistrato per la gran parte, ma non per tutti, gli addebiti che gli erano stati mossi da Mastella. Scotti non fa sconti al Csm: è "insufficiente" e "illogica" - sottolinea il ricorso firmato dall'Avvocato dello Stato Enrico Arena - la motivazione con cui ha assolto De Magistris dall'accusa di mancanza di diligenza per le fughe di notizie che hanno segnato le sue inchieste, come quelle sull'iscrizione del premier Romano Prodi nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta Why not, sull'informazione di garanzia a carico di Luigi Bisignani,e sul decreto di perquisizione per il Pg Potenza Vincenzo Tufano. Il "tribunale delle toghe" si è limitato alla "negazione" dell'addebito- accusa il ministro "ignorando gli indizi gravi, precisi e concordanti di responsabilità, quanto meno a titolo di colpa". Quanto alle dichiarazioni del magistrato alla stampa, non ci sono dubbi: hanno leso "diritti o reputazione altrui", oppure, quando riguardavano l'attività giudiziaria , sono state rese "senza la delega del procuratore"; per questo, di fronte alla "accertata commissione di tali fatti" De Magistris non poteva essere assolto. E' "illogica e contraddittoria" anche la motivazione dell'assoluzione a proposito dei sospetti diffusi dal pm sui suoi superiori; un metodo che De Magistris ha usato, sostiene il ricorso "per giustificare l'inadempimento dei propri doveri di informazione e per gettare ombre sulla condotta e sulle persone dei colleghi". (ANSA).
Due PM che Fanno il proprio lavoro ed indagano su Scalate,mafia,massoneria ed in cui sono coinvolti politici locali e nazionali,di tutto l'arco costituzionale.
Un esempio LIMPIDO di come la classe politica sia capace di farsi scudo l'una con l'altra a prescindere dal colore o dalla tessera del partito.
Se un PM tocca affari ed accordi tra malavitosi e politica,viene sabotato in men che non si dica.
Cmq è anche andato bene a De Magistris e alla forelo,gente come Carlo Palermo per le medesime idnagini,ha subito un attentato.
Cordova si vide avocare l'inchiesta sulla massoneria.
Idem Monti per Phoney Money,insabbiata a Roma.
Anche Woodcock,altro esempio di PM che lavoro,da 2 anni con gli ispettori a braccetto che impediscono al suo lavoro di progredire.
Questo è il vero made in Italy.
di Francesco Viviano - 1 aprile 2008
Potenza.Indagati due pm e un ufficiale dei carabinieri che la gip aveva criticato La procura di Potenza:si accordarono per darle una lezione.
Due magistrati e un ufficiale dei carabinieri di Brindisi avrebbero ordito un complotto «per dare una lezione» al gip di Milano Clementina Forleo, che aveva criticato i due colleghi e l´ufficiale per non avere svolto adeguatamente le indagini sulla morte dei suoi genitori, deceduti in un incidente stradale avvenuto il 25 agosto del 2005. Adesso i due magistrati della procura di Brindisi, Alberto Santacatterina e Antonino Negro, ed il tenente dei carabinieri Pasquale Ferrari, sono stati indagati dal pm di Potenza Cristina Correale per abuso d´ufficio: tradotto, vuol dire che tutti e tre avrebbero compiuto una serie di omissioni e violazioni nell´inchiesta relativa alla morte dei genitori del gip milanese, i quali, prima dell´incidente automobilistico, avevano ricevuto minacce di morte al telefono della loro abitazione.
La Forleo aveva denunciato queste omissioni alla procura della Repubblica di Brindisi, e le aveva poi rese pubbliche quando scoppiò il «caso Unipol». La vicenda finì anche al Consiglio Superiore della Magistratura: in quell´occasione il gip Forleo ribadì le presunte omissioni dei colleghi e dell´ufficiale dei carabinieri in relazione all´indagine sulla morte dei suoi genitori. In seguito alla denuncia della magistrata ed alle sue dichiarazioni ai giornali, l´ufficiale dei carabinieri querelò la Forleo, sostenendo tra l´altro che la gip, durante una conversazione telefonica, gli aveva detto: «Si vergogni di indossare la divisa». Si scopre ora che la denuncia presentata dall´ufficiale sarebbe stata «concordata» tra i due pm ed il tenente Ferrari «esponendo una versione dei fatti diversa - scrive il pm di Potenza nell´avviso di garanzia ai tre indagati - da quanto sarebbe realmente accaduto nella conversazione telefonica tra la dottoressa Forleo ed il tenente Ferrari».
Non solo: secondo l´accusa i due magistrati brindisini e l´ufficiale dei carabinieri avrebbero anche concordato i tempi per la presentazione della denuncia nei confronti della Forleo: fu fatta nel periodo feriale «durante la settimana in cui era di turno il dottor Negro, per far sì che il predetto venisse designato titolare del procedimento, cosa che difatti avveniva, in violazione delle tabelle in vigore presso l´ufficio e arrecando intenzionalmente a Forleo un danno ingiusto».
C´è di più. Secondo il pm di Potenza i suoi colleghi di Brindisi archiviarono l´inchiesta sulla morte dei genitori del gip sostenendo tra l´altro di avere acquisito, esaminato e controllato i tabulati telefonici delle utenze dei Forleo. Ma non era vero. Pur avendo disposto l´acquisizione dei tabulati telefonici il pm Santacatterina «non curava l´effettiva esecuzione del provvedimento emesso, né lo revocava, tanto che i predetti tabulati non venivano mai acquisiti nella fase delle indagini preliminari nonostante il pm, nel chiedere l´archiviazione dell´inchiesta, desse atto di avere preso visione dei tabulati».
la repubblica edizione nazionale
De Magistris: il ministro Scotti fa ricorso
di Sandra Fischetti - 31 marzo 2008
Roma. "Quella del Csm fu condanna parziale. Illegittimo assolverlo per fuga di notizie e sospetti su superiori". Troppo blanda la sentenza con la quale la sezione disciplinare del Csm il 18 gennaio scorso ha condannato il pm Luigi De Magistris alla censura e al trasferimento da Catanzaro, inibendogli anche di continuare a svolgere le sue funzioni di sostituto procuratore. Sembra pensarla così il ministro della Giustizia Luigi Scotti, che ha impugnato davanti alle Sezioni Unite civili della Cassazione quella decisione. La pronuncia di Palazzo dei marescialli è "illegittima", ha fatto mettere nero su bianco nel ricorso che ha affidato all'Avvocatura dello Stato, nella parte in cui ha assolto il magistrato dalle accuse di aver violato i suoi doveri per le fughe di notizie sulle sue inchieste, per i "sospetti" diffusi su superiori e colleghi, per le dichiarazioni alla stampa su complotti per fermare la sua attività e per non aver informato il suo diretto superiore di un provvedimento importante. La mossa del Guardasigilli è arrivata a sorpresa, il 20 marzo scorso, nell'ultimo giorno utile per proporre impugnazione. E con questa iniziativa Scotti sembra sposare in pieno le tesi del suo predecessore, Clemente Mastella, che il 20 settembre dell'anno scorso aveva promosso l'azione disciplinare e aveva chiesto il trasferimento d'ufficio e in via d'urgenza per De Magistris. Il ricorso - che ha per obiettivo ottenere che sia "cassata" la parte assolutoria della sentenza - è stato presentato non solo contro De Magistris, ma anche nei confronti del rappresentante dell'accusa, il sostituto Pg Vito D'Ambrosio, che aveva chiesto la condanna del magistrato per la gran parte, ma non per tutti, gli addebiti che gli erano stati mossi da Mastella. Scotti non fa sconti al Csm: è "insufficiente" e "illogica" - sottolinea il ricorso firmato dall'Avvocato dello Stato Enrico Arena - la motivazione con cui ha assolto De Magistris dall'accusa di mancanza di diligenza per le fughe di notizie che hanno segnato le sue inchieste, come quelle sull'iscrizione del premier Romano Prodi nel registro degli indagati nell'ambito dell'inchiesta Why not, sull'informazione di garanzia a carico di Luigi Bisignani,e sul decreto di perquisizione per il Pg Potenza Vincenzo Tufano. Il "tribunale delle toghe" si è limitato alla "negazione" dell'addebito- accusa il ministro "ignorando gli indizi gravi, precisi e concordanti di responsabilità, quanto meno a titolo di colpa". Quanto alle dichiarazioni del magistrato alla stampa, non ci sono dubbi: hanno leso "diritti o reputazione altrui", oppure, quando riguardavano l'attività giudiziaria , sono state rese "senza la delega del procuratore"; per questo, di fronte alla "accertata commissione di tali fatti" De Magistris non poteva essere assolto. E' "illogica e contraddittoria" anche la motivazione dell'assoluzione a proposito dei sospetti diffusi dal pm sui suoi superiori; un metodo che De Magistris ha usato, sostiene il ricorso "per giustificare l'inadempimento dei propri doveri di informazione e per gettare ombre sulla condotta e sulle persone dei colleghi". (ANSA).
Due PM che Fanno il proprio lavoro ed indagano su Scalate,mafia,massoneria ed in cui sono coinvolti politici locali e nazionali,di tutto l'arco costituzionale.
Un esempio LIMPIDO di come la classe politica sia capace di farsi scudo l'una con l'altra a prescindere dal colore o dalla tessera del partito.
Se un PM tocca affari ed accordi tra malavitosi e politica,viene sabotato in men che non si dica.
Cmq è anche andato bene a De Magistris e alla forelo,gente come Carlo Palermo per le medesime idnagini,ha subito un attentato.
Cordova si vide avocare l'inchiesta sulla massoneria.
Idem Monti per Phoney Money,insabbiata a Roma.
Anche Woodcock,altro esempio di PM che lavoro,da 2 anni con gli ispettori a braccetto che impediscono al suo lavoro di progredire.
Questo è il vero made in Italy.