AlanSY
19-01-2008, 17:46
Tralasciando l'ipocrisia e l'omerta' dei giornalisti (visto che qui si discute di auto) se avete una Lancia Dedra, Delta, Prisma forse è il caso di leggere questo stralcio di un libro molto interessante (Altamore. I Padroni della notizia) :eek:
http://www.rossiauto.it/public/products/110.JPG
L’8 aprile del 2005, alle 16.58, dal fiume ininterrotto dei dispacci dell’Ansa spunta una notizia che avrebbe dovuto far sobbalzare sulla sedia i capiredattori delle testate che si occupano di motori e anche quelli dei maggiori organi di stampa. “Il nome di almeno una persona, a quanto si è potuto sapere, una responsabile del gruppo Fiat, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Bari per il reato di lesioni colpose plurime nei confronti di diversi automobilisti che avevano in uso autovetture del gruppo Fiat (specialmente Lancia Dedra) ritenute difettose. L’indagine riguarda la presunta esistenza di difetti di produzione in alcuni modelli che avrebbero causato infiltrazioni di gas di scarico nell’abitacolo provocando l’insorgere del cancro”. Passa qualche mese e sempre sull’Ansa, all’inizio di ottobre, due dispacci svelano il nome dell’indagato: si tratta di Paolo Cantarella, ex amministratore delegato di Fiat; anche altri dirigenti sono indagati. Una svolta clamorosa nelle indagini avviati alcuni anni prima sulla base della denuncia presentata da Altroconsumo e, soprattutto, da un ex responsabile di zona di Fiat-Lancia, Sergio Albrizio, 59 anni, di Bisceglie (Bari) affetto da carcinoma renale e da altre patologie, che dal 1983 al 1996 aveva utilizzato, per ragioni di servizio, 16 vetture aziendali: 6 Lancia Delta, 5 Lancia Prisma e 5 Lancia Dedra. “Tutte queste vetture”, secondo Albrizio, “oltre ad essere senza climatizzatore, presentavano qualce difetto di produzione quello dell’infiltrazione di gas di scarico nell’abitacolo”.
“Gli specialisti che mi hanno visitato e curato”, racconta Albrizio, “mi hanno detto che se fosse stato provato che nelle auto da me guidate c’erano delle infiltrazioni di gas di scarico, allora il rischio di cancro sarebbe aumentato in modo esponenziale. Mi rivolsi così al professor Cesare Maltoni, oncologo di fama mondiale, tra i primi ricercatori sulle relazioni tra agenti di origine industriale e l’insorgenza del cancro. Dopo alcuni mesi di analisi e di studi, il professore concluse nella sua perizia che il nesso tra le automobili difettate e il tumore non era probabile ma assolutamente certo! Quindi le mie patologie erano dovute all’inalazione per lungo tempo di questi gas di scarico provenienti dalle automobili che ho guidato e in particolare da una Lancia Delta TDS fabbricata nel 1991.
Una clamorosa notizia ignorata dalla stragrande maggioranza della stampa. Non ne hanno parlato il “Corriere della Sera”, né “La Stampa”. Mentre “Il Sole 24 Ore” si è limitato a un trafiletto. Ma non è la prima volta che in relazione a questo scandalo si preferisce non dire nulla a migliaia di cittadini. Il difetto della Lancia Dedra era noto sin dal 1991 e risulta difficile pensare che i giornali, soprattutto i periodici specializzati, non sapessero nulla. Una circolare della Lancia, datata 10 aprile 1991, indirizzata a tutte le concessionarie parla di “inconveniente che può essere esaltato dal fatto che in produzione, su un’isola di vetture comprese dal telaio 62285 al 135605, è stata eliminata la sigillatura dell’unione parafango-fiancata posteriore”. Attenzione, l’inconveniente (che secondo Maltoni provoca il cancro) può essere eliminato, ma solo “su segnalazione del cliente”. Albrizio, provato dalla malattia e dalle durissime battaglie legali, non si è mai arreso, ha sempre lottato con tutte le sue forze cercando di diffondere le informazioni sul suo caso. “Mi venne l’idea di un sito Internet”, racconto l’uomo ma i miei avvocati me lo sconsigliarono vivamente per timore di ritorsioni da parte Fiat. Ma andai ugualmente avanti e da Torino non è arrivata, fino a oggi, nessuna querela. Inviai e-mail dove raccontavo la mia vicenda a 230 testate giornalistiche di tutto il mondo e a tutte le autorità italiane. Mi rispose solo l’Autosafety di Washington, un ente statunitense che si occupa di sicurezza e qualità delle automobili immesse sul mercato americano, mettendomi a disposizione il suo archivio storico. Se i giornali ne avessero parlato diffusamente, la Fiat si sarebbe trovata ad affrontare il problema di 70000 automobilisti inferociti per essere stati forse avvelenati, senza neanche saperlo. Per la precisione 40000 in Italia e 30000 all’estero. Dalle rivelazioni effettuate da “Altroconsumo”, infatti, risultava che il livello del solo benzene all’interno dell’abitacolo era di 30,3 microgrammi per metro cubo contro il 12,9 dell’aria esterna. “In redazione si sapeva tutto, potevamo fare uno scoop incredibile”, racconta una giornalista, “ma arrivarono precise direttive…” Il caso comunque è arrivato agli onori della cronaca nazionale. Se ne è occupato, nel giugno del 2002, un esauriente speciale di Enzo Cerasi mandato in onda su Rainews 24 in cui dalle testimonianze e dai documenti raccolti emergeva che altri modelli potevano avere lo stesso difetto. Ma l’inchiesta apparve solo su questo canale satellitare della Rai (priva di pubblicità!) e non sui principali telegiornali. Una testata storica del settore auto come “Quattroruote” aveva ricevuto, nel periodo 1988-1992, segnalazioni da parte dei propri lettori che lamentavano l’immissione dei gas di scarico nell’abitacolo delle proprie vetture: come risulta dagli atti giudiziari, su 176 segnalazioni, 84 riguardavano la Lancia Dedra, ma il mensile ha incominciato a occuparsi della vicenda solo a partire dal 2002.
È lecito pensare che il ruolo di top spender del settore automobilistico abbia avuto il suo peso nel quasi totale black out dell’informazione? Nonostante Albrizio avesse scritto e telefonato ripetutamente, Piero Marrazzo, conduttore di “Mi manda Raitre”, non diede mai un segno di disponibilità a parlare dell’asfissiante difetto. Eppure, sulla vicenda fu avviata anche una causa civile da parte dell’associazione Altroconsumo durante la quale, nel maggio 2002, la quarta sezione civile del tribunale di Torino (giudice Ombretta Salvetti) ha imposto alla Fiat Auto di avvertire con lettera raccomandata i proprietari delle circa 39000 vecchie Lancia Dedra BZ vendute all’inizio degli novanta e ancora in circolazione, invitandoli a presentarsi nelle officine autorizzate per gli indispensabili controlli al fine di sanare il difetto di fabbricazione.
unico commento :eek: :eek: :eek: :eek:
http://www.rossiauto.it/public/products/110.JPG
L’8 aprile del 2005, alle 16.58, dal fiume ininterrotto dei dispacci dell’Ansa spunta una notizia che avrebbe dovuto far sobbalzare sulla sedia i capiredattori delle testate che si occupano di motori e anche quelli dei maggiori organi di stampa. “Il nome di almeno una persona, a quanto si è potuto sapere, una responsabile del gruppo Fiat, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Bari per il reato di lesioni colpose plurime nei confronti di diversi automobilisti che avevano in uso autovetture del gruppo Fiat (specialmente Lancia Dedra) ritenute difettose. L’indagine riguarda la presunta esistenza di difetti di produzione in alcuni modelli che avrebbero causato infiltrazioni di gas di scarico nell’abitacolo provocando l’insorgere del cancro”. Passa qualche mese e sempre sull’Ansa, all’inizio di ottobre, due dispacci svelano il nome dell’indagato: si tratta di Paolo Cantarella, ex amministratore delegato di Fiat; anche altri dirigenti sono indagati. Una svolta clamorosa nelle indagini avviati alcuni anni prima sulla base della denuncia presentata da Altroconsumo e, soprattutto, da un ex responsabile di zona di Fiat-Lancia, Sergio Albrizio, 59 anni, di Bisceglie (Bari) affetto da carcinoma renale e da altre patologie, che dal 1983 al 1996 aveva utilizzato, per ragioni di servizio, 16 vetture aziendali: 6 Lancia Delta, 5 Lancia Prisma e 5 Lancia Dedra. “Tutte queste vetture”, secondo Albrizio, “oltre ad essere senza climatizzatore, presentavano qualce difetto di produzione quello dell’infiltrazione di gas di scarico nell’abitacolo”.
“Gli specialisti che mi hanno visitato e curato”, racconta Albrizio, “mi hanno detto che se fosse stato provato che nelle auto da me guidate c’erano delle infiltrazioni di gas di scarico, allora il rischio di cancro sarebbe aumentato in modo esponenziale. Mi rivolsi così al professor Cesare Maltoni, oncologo di fama mondiale, tra i primi ricercatori sulle relazioni tra agenti di origine industriale e l’insorgenza del cancro. Dopo alcuni mesi di analisi e di studi, il professore concluse nella sua perizia che il nesso tra le automobili difettate e il tumore non era probabile ma assolutamente certo! Quindi le mie patologie erano dovute all’inalazione per lungo tempo di questi gas di scarico provenienti dalle automobili che ho guidato e in particolare da una Lancia Delta TDS fabbricata nel 1991.
Una clamorosa notizia ignorata dalla stragrande maggioranza della stampa. Non ne hanno parlato il “Corriere della Sera”, né “La Stampa”. Mentre “Il Sole 24 Ore” si è limitato a un trafiletto. Ma non è la prima volta che in relazione a questo scandalo si preferisce non dire nulla a migliaia di cittadini. Il difetto della Lancia Dedra era noto sin dal 1991 e risulta difficile pensare che i giornali, soprattutto i periodici specializzati, non sapessero nulla. Una circolare della Lancia, datata 10 aprile 1991, indirizzata a tutte le concessionarie parla di “inconveniente che può essere esaltato dal fatto che in produzione, su un’isola di vetture comprese dal telaio 62285 al 135605, è stata eliminata la sigillatura dell’unione parafango-fiancata posteriore”. Attenzione, l’inconveniente (che secondo Maltoni provoca il cancro) può essere eliminato, ma solo “su segnalazione del cliente”. Albrizio, provato dalla malattia e dalle durissime battaglie legali, non si è mai arreso, ha sempre lottato con tutte le sue forze cercando di diffondere le informazioni sul suo caso. “Mi venne l’idea di un sito Internet”, racconto l’uomo ma i miei avvocati me lo sconsigliarono vivamente per timore di ritorsioni da parte Fiat. Ma andai ugualmente avanti e da Torino non è arrivata, fino a oggi, nessuna querela. Inviai e-mail dove raccontavo la mia vicenda a 230 testate giornalistiche di tutto il mondo e a tutte le autorità italiane. Mi rispose solo l’Autosafety di Washington, un ente statunitense che si occupa di sicurezza e qualità delle automobili immesse sul mercato americano, mettendomi a disposizione il suo archivio storico. Se i giornali ne avessero parlato diffusamente, la Fiat si sarebbe trovata ad affrontare il problema di 70000 automobilisti inferociti per essere stati forse avvelenati, senza neanche saperlo. Per la precisione 40000 in Italia e 30000 all’estero. Dalle rivelazioni effettuate da “Altroconsumo”, infatti, risultava che il livello del solo benzene all’interno dell’abitacolo era di 30,3 microgrammi per metro cubo contro il 12,9 dell’aria esterna. “In redazione si sapeva tutto, potevamo fare uno scoop incredibile”, racconta una giornalista, “ma arrivarono precise direttive…” Il caso comunque è arrivato agli onori della cronaca nazionale. Se ne è occupato, nel giugno del 2002, un esauriente speciale di Enzo Cerasi mandato in onda su Rainews 24 in cui dalle testimonianze e dai documenti raccolti emergeva che altri modelli potevano avere lo stesso difetto. Ma l’inchiesta apparve solo su questo canale satellitare della Rai (priva di pubblicità!) e non sui principali telegiornali. Una testata storica del settore auto come “Quattroruote” aveva ricevuto, nel periodo 1988-1992, segnalazioni da parte dei propri lettori che lamentavano l’immissione dei gas di scarico nell’abitacolo delle proprie vetture: come risulta dagli atti giudiziari, su 176 segnalazioni, 84 riguardavano la Lancia Dedra, ma il mensile ha incominciato a occuparsi della vicenda solo a partire dal 2002.
È lecito pensare che il ruolo di top spender del settore automobilistico abbia avuto il suo peso nel quasi totale black out dell’informazione? Nonostante Albrizio avesse scritto e telefonato ripetutamente, Piero Marrazzo, conduttore di “Mi manda Raitre”, non diede mai un segno di disponibilità a parlare dell’asfissiante difetto. Eppure, sulla vicenda fu avviata anche una causa civile da parte dell’associazione Altroconsumo durante la quale, nel maggio 2002, la quarta sezione civile del tribunale di Torino (giudice Ombretta Salvetti) ha imposto alla Fiat Auto di avvertire con lettera raccomandata i proprietari delle circa 39000 vecchie Lancia Dedra BZ vendute all’inizio degli novanta e ancora in circolazione, invitandoli a presentarsi nelle officine autorizzate per gli indispensabili controlli al fine di sanare il difetto di fabbricazione.
unico commento :eek: :eek: :eek: :eek: