Nerocielo
18-11-2007, 14:01
Rubare nel virtuale è un reato reale
Ha solo 17 anni ed è uno dei sei milioni di persone di oltre 30 Paesi del mondo che ogni mese giocano tra i pixel di Habbo Hotel, uno dei tanti mondi virtuali online in cui è possibile fare amicizia, divertirsi e spendere soldi (reali) nell'acquisto di tutti quegli oggetti (virtuali) di cui gli avatar necessitano per condurre la propria esistenza nel metaverso di turno.
Parliamo di un ragazzino olandese, finito nei guai proprio a causa delle attività da lui condotte all'interno di Habbo.
Ieri infatti la polizia locale ha bussato alla porta di casa dell'adolescente per trarlo in arresto, con l'accusa di hackeraggio e furto. Proprio così: con l'intento di far vivere la bella vita al proprio personaggio all'interno del gioco multiplayer senza però dover spendere un quattrino, il ragazzino ha pensato bene di violare gli account di altri giocatori al fine di rubare loro tutti ciò che gli serviva per arredare come si deve la propria stanza nell'Hotel Habbo. Ad aiutarlo nell'impresa, cinque suoi amici, tutti 15enni, anch'essi contattati dalle autorità olandesi.
In pratica, entrando in possesso delle password di chissà quanti giocatori, i ragazzi hanno potuto accedere ad altrettanti account e trasferire nelle proprie camerette di pixel tutti i mobili che hanno trovato. Per un valore complessivo di circa 4 mila euro, realmente spesi dalle vittime dell'imbroglio per l'acquisto dei beni in questione.
Si tratta di un furto in piena regola, quindi, che riguarda sia gli oggetti virtuali sia le informazioni personali degli utenti: ci si può stupire del fatto che qualcuno possa essere arrestato per aver rubato qualcosa che non è fisicamente tangibile, ma di certo non sorprende nessuno il fatto che la polizia (perlomeno quella olandese…) intervenga qualora ravvisi la messa in atto di uno scam (un business realizzato tramite pratiche fraudolente) da parte di un internauta.
Come dichiarato da un portavoce di Sulake, la società che gestisce il gioco per teenager, "in Habbo, come in molti altri mondi virtuali, le pratiche di scam per il furto di informazioni personali – come username e password – sono un problema. Ci sono stati molti casi come questo, in passato, ma è la prima volta che la polizia interviene. Del resto si tratta di un furto reale perché i beni rubati sono stati pagati con denaro reale. E l'unico modo per impossessarsi di oggetti altrui in Habbo è rubare i dati di accesso all'account di altri giocatori". Il portavoce ha poi spiegato che tale violazione degli account è stata possibile tramite la creazione di falsi siti web Habbo, presso i quali gli ignari utenti effettuavano (invano) il log in al proprio account, permettendo così alla banda di ragazzini olandesi di impossessarsi dei dati privati.
Quello dei furti all'interno dei mondi virtuali è un fenomeno sempre più frequente, un problema da cui non sono immuni nemmeno i più popolari World of Warcraft e Second Life e che spesso gli uomini della giustizia non sanno come affrontare o risolvere. Ora probabilmente il caso di questo intraprendente ragazzino servirà come precedente.
Ha solo 17 anni ed è uno dei sei milioni di persone di oltre 30 Paesi del mondo che ogni mese giocano tra i pixel di Habbo Hotel, uno dei tanti mondi virtuali online in cui è possibile fare amicizia, divertirsi e spendere soldi (reali) nell'acquisto di tutti quegli oggetti (virtuali) di cui gli avatar necessitano per condurre la propria esistenza nel metaverso di turno.
Parliamo di un ragazzino olandese, finito nei guai proprio a causa delle attività da lui condotte all'interno di Habbo.
Ieri infatti la polizia locale ha bussato alla porta di casa dell'adolescente per trarlo in arresto, con l'accusa di hackeraggio e furto. Proprio così: con l'intento di far vivere la bella vita al proprio personaggio all'interno del gioco multiplayer senza però dover spendere un quattrino, il ragazzino ha pensato bene di violare gli account di altri giocatori al fine di rubare loro tutti ciò che gli serviva per arredare come si deve la propria stanza nell'Hotel Habbo. Ad aiutarlo nell'impresa, cinque suoi amici, tutti 15enni, anch'essi contattati dalle autorità olandesi.
In pratica, entrando in possesso delle password di chissà quanti giocatori, i ragazzi hanno potuto accedere ad altrettanti account e trasferire nelle proprie camerette di pixel tutti i mobili che hanno trovato. Per un valore complessivo di circa 4 mila euro, realmente spesi dalle vittime dell'imbroglio per l'acquisto dei beni in questione.
Si tratta di un furto in piena regola, quindi, che riguarda sia gli oggetti virtuali sia le informazioni personali degli utenti: ci si può stupire del fatto che qualcuno possa essere arrestato per aver rubato qualcosa che non è fisicamente tangibile, ma di certo non sorprende nessuno il fatto che la polizia (perlomeno quella olandese…) intervenga qualora ravvisi la messa in atto di uno scam (un business realizzato tramite pratiche fraudolente) da parte di un internauta.
Come dichiarato da un portavoce di Sulake, la società che gestisce il gioco per teenager, "in Habbo, come in molti altri mondi virtuali, le pratiche di scam per il furto di informazioni personali – come username e password – sono un problema. Ci sono stati molti casi come questo, in passato, ma è la prima volta che la polizia interviene. Del resto si tratta di un furto reale perché i beni rubati sono stati pagati con denaro reale. E l'unico modo per impossessarsi di oggetti altrui in Habbo è rubare i dati di accesso all'account di altri giocatori". Il portavoce ha poi spiegato che tale violazione degli account è stata possibile tramite la creazione di falsi siti web Habbo, presso i quali gli ignari utenti effettuavano (invano) il log in al proprio account, permettendo così alla banda di ragazzini olandesi di impossessarsi dei dati privati.
Quello dei furti all'interno dei mondi virtuali è un fenomeno sempre più frequente, un problema da cui non sono immuni nemmeno i più popolari World of Warcraft e Second Life e che spesso gli uomini della giustizia non sanno come affrontare o risolvere. Ora probabilmente il caso di questo intraprendente ragazzino servirà come precedente.