FabioGreggio
12-02-2007, 22:27
Onorevole si dia un taglio
di Primo Di Nicola
Pensioni da 3 a 10 mila euro al mese. Con soli cinque anni di mandato. Prese già a 50 anni. E cumulabili con qualsiasi altro reddito. È il vitalizio di cui godono gli ex parlamentari. Ma per i loro privilegi nessuno parla di riforma
Reduci di tangentopoli
Cognome Nome ...........Anni contributi ..................Importo
Altissimo Renato............... 22 .............................8828
Ando' Salvatore ................20 ............................8455
Di Donato Giulio................ 15 ............................6590
La Ganga Giuseppe ...........20 ............................8455
Longo Pietro ....................20 ...........................8455
Martelli Claudio .................20 ...........................8455
Pillitteri Gianpaolo ............10 ............................4725
Prandini Giovanni .............30 ............................9947
Giornalisti
Cognome Nome.....................Anni ....................contributi Importo
Bertucci Maurizio ...................15 ..............................6590
Bettiza Vincenzo ...................5 ................................3108
Bonsanti Alessandra.............. 5 ................................3108
Caprara Massimo .................20 ...............................8455
Caputo Livio .......................5 ................................3108
Conti Marco .......................5 ................................3108
Giacovazzo Giuseppe ............15 ..............................6590
La Valle Raniero Luigi .............20 ..............................8455
La Volpe Alberto.................. 5 ................................3108
Mafai Maria ........................5 .................................3108
Magri Lucio .......................25 ................................9387
Maiolo Tiziana ...................15 ...............................6590
Manisco Lucio.................... 5 ................................3108
Manzolini Giovanni ................5 ..............................3108
Masina Ettore ....................10................................4725
Melega Gianluigi ..................6 ...............................3232
Michelini Alberto ..............28 ................................9760
Orlando Federico ...............5 ...............................3108
Paissan Mauro .................15 ...............................6590
Riva Massimo ..................10 ...............................4725
Rognoni Carlo ..................20 ...............................8455
Rossanda Rossana .............5................................ 3108
Scalfari Eugenio ...............5 .................................3108
Sodano Giampaolo.............. 5 ..............................3108
Spadaccia Gianfranco ...........11 ............................5098
Taradash Marco ................18 ................................7709
Vertone Grimaldi Saverio .......10 ...............................4725
Imprenditori
Cognome Nome .............................Anni ...................contributi Importo
Agnelli Susanna ...............................20 ........................8455
Benetton Luciano............................. 5 .........................3108
Cecchi Gori Vittorio .........................10 .........................4725
Lombardi Giancarlo ..........................5 ..........................3108
Matarrese Antonio......................... 18 ..........................7709
Savelli Giulio .................................5 ............................3108
Spettacolo
Cognome Nome .................................Anni ................contributi Importo
Gravina Carla...................................... 5......................... 3108
Falqui Enrico .......................................5......................... 3108
Paoli Gino .........................................5.......................... 3108
Squitieri Pasquale.............................. 5............................ 3108
Corsi Zeffirelli Gian Franco................. 10........................... 4725
Il privilegio parlamentare non ha colore politico, tocca tutte le sponde partitiche, senza riguardi per i limiti d'età.
Premia per cominciare il politico di professione, giovane leader di sinistra dal robusto curriculum, come Walter Veltroni, ex vicepresidente del Consiglio. Cinquantuno anni, consigliere comunale dal 1976, deputato dall'87, sindaco di Roma dal 2001, precoce in tutto l'attivissimo Walter è anche uno dei più giovani pensionati del nostro Parlamento: con 23 anni di contributi versati, dal 2005 riscuote dalla Camera un vitalizio mensile di 9 mila euro lordi (che si aggiunge allo stipendio del Campidoglio, di circa 5.500 euro netti).
Non senza tormenti: consapevole del trattamento di favore rispetto ai comuni mortali che a partire dal prossimo anno potranno andare in pensione solo a 60 anni, Veltroni fa sapere di avere provato a rifiutare il vitalizio cercando di farlo congelare a Montecitorio; non essendoci riuscito (l'eventualità non è prevista dai regolamenti) alla fine ha deciso di distribuirlo in beneficenza alle popolazioni africane.
Il privilegio è cieco al merito e dispensa i suoi vantaggi a prescindere dalle prestazioni lavorative fornite.
Toni Negri, leader di Potere operaio, nel 1983 era detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello Stato.
Per restituirgli la libertà, Marco Pannella lo inserì nelle liste radicali facendolo eleggere in Parlamento.
Conquistato lo scranno, Negri mise piede alla Camera solo per sbrigare le pratiche connesse al suo insediamento.
Dopo poche settimane, temendo di finire di nuovo in gattabuia, si diede alla latitanza in Francia senza mai più farsi vedere a Montecitorio.
Ciononostante, oggi riscuote 3 mila 108 euro di pensione parlamentare senza avere prodotto nemmeno una legge: la sua personale vendetta contro lo Stato borghese.
Ecco due delle sorprese che spuntano dalla lista delle pensioni elargite da Camera (in totale, 2.005 per una spesa di 127 milioni di euro l'anno) e Senato (1.297 per 59 milioni 887 mila euro) a favore degli ex parlamentari (nelle cifre sono comprese anche le 1.041 pensioni di reversibilità incassate dagli eredi di eletti defunti) e che per la prima volta 'L'espresso' pubblica in esclusiva.
Ma una cosa balza evidente sfogliando i riservatissimi regolamenti pensionistici: i sacrifici previdenziali non sembrano riguardare i parlamentari. Le regole che si sono date stanno lì a dimostrarlo. Per i deputati è in vigore un regolamento approvato con una riforma dall'Ufficio di presidenza nel luglio del 1997.
Recita che gli onorevoli il cui mandato parlamentare sia iniziato successivamente alla XIII legislatura del 1996 conseguono il diritto alla pensione al raggiungimento dei 65 anni.
L'unico vincolo è quello della contribuzione: devono essere stati fatti versamenti per almeno cinque anni, quelli di una legislatura piena. Così, almeno per l'età pensionabile, gli onorevoli sembrano allineati al resto della cittadinanza. Ma si tratta di un'illusione.
Fissato il limite ecco gli sconti. Sì alla pensione a 65 anni ma, attenzione, l'età minima per il vitalizio scende di un anno per ogni ulteriore anno di mandato oltre i cinque. Sino a raggiungere il traguardo dei 60 anni.
Ma non è finita.
Una gran parte dei deputati risulta eletta prima del 1996.
Per loro resta valida la normativa in vigore prima della riforma. E cosa stabilisce questa normativa?
Che si ha diritto al vitalizio all'età di 60 anni, riducibili a 50 utilizzando tutti gli anni di mandato accumulati oltre i cinque minimi richiesti. Morale della favola? Con oltre tre legislature, per esempio 20 anni di contributi, si può andare in pensione addirittura sotto i 50 anni.
Ancora più generosi si rivelano i senatori: sotto la spinta delle critiche degli anni Novanta, anche a Palazzo Madama hanno varato una riforma previdenziale con la quale gli eletti a partire dalla XIV legislatura del 2001 hanno diritto alla pensione solo a 65 anni e a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni.
Ma si tratta di pura apparenza.
Fatta la norma, cominciano le deroghe.
Anzitutto, per coloro che hanno conquistato lo scranno prima del 2001, per i quali il privilegio antico di riscuotere il vitalizio a 60 anni con una legislatura, a 55 con due e addirittura a 50 anni dopo tre mandati resta immutato.
Ma un trucchetto c'è anche per gli eletti del 2001: quelli che avranno collezionato un secondo mandato potranno anch'essi scendere a 60 anni. Insomma, chi la dura la vince.
Io la preferisco baby
Fine delle facilitazioni? Macché.
Il comune cittadino può andare attualmente in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età.
Se lo scalone di Maroni non sarà toccato dal governo Prodi, dal prossimo anno ci vorranno addirittura 60 anni.
Deputati e senatori potranno invece affrontare la vecchiaia con il conforto di ricche pensioni-baby. Secondo i regolamenti di Montecitorio e Palazzo Madama il diritto al vitalizio si acquisisce versando le quote contributive (attualmente 1.006 euro mensili) per almeno cinque anni di mandato.
Davvero una bella differenza con i 20 anni di contributi minimi richiesti ai cittadini per la pensione di vecchiaia. E non basta. I parlamentari hanno voluto annullare anche gli effetti dell'instabilità politica che in Italia, si sa, porta sovente alla chiusura anticipata delle legislature.
Come?
Decidendo all'unisono che in questi malaugurati casi 2 anni e sei mesi di effettivo incarico sono sufficienti per il diritto alla pensione. Basta pagare contributi volontari per i due anni e mezzo mancanti.
E senza nemmeno affannarsi con i versamenti: agli onorevoli parlamentari è infatti permesso di saldare anche a 'fine mandato e in 60 rate'. Più facile di così!
Rivalutazione automatica
Acquisito il diritto, si passa all'incasso.
Naturalmente, sfruttando un altro privilegio legato al metodo di calcolo del vitalizio.
A partire dal 1996, con la riforma Dini, i lavoratori italiani hanno dovuto dire addio al vantaggioso metodo retributivo, che ancorava la pensione ai livelli di stipendio della parte finale della carriera, per soggiacere ai rigori del contributivo, in base al quale l'ammontare della pensione è legato al valore dei versamenti effettuati nell'arco dell'intera carriera.
Ancora una volta, deputati e senatori fanno eccezione. Come viene calcolato il loro vitalizio? Sulla base dell'indennità lorda (12 mila 434 euro) e degli anni di contribuzione. A ciascun anno è legata una percentuale: per cinque anni di mandato si ha diritto al 25 per cento dell'indennità (pari a 3 mila 109 euro lordi di vitalizio); per 10 al 38 per cento (pari a 4 mila 725 euro); per 20 al 68 per cento (8 mila 455 euro); fino ad arrivare all'80 per cento dell'indennità per i 30 anni e oltre (9 mila 947 euro).
Con una ulteriore blindatura della base di calcolo: la cosiddetta 'clausola d'oro' grazie alla quale il vitalizio si rivaluta automaticamente essendo legato all'importo dell'indennità del parlamentare ancora in servizio.
Niente male davvero, soprattutto se si vanno a vedere le cifre versate dai parlamentari per riscuotere la pensione.
Prendiamo il caso di un deputato cessato dal mandato nell'aprile 2006 ed eletto per la prima volta nel '94.
Il suo mandato effettivo è di 12 anni, essendosi la XII legislatura ('94-'96) chiusasi anticipatamente dopo appena due.
Ma sommando i contributi versati per riscattare i 3 anni mancanti (36 mila euro) a quelli regolarmente pagati durante il mandato (128 mila euro), l'onorevole neopensionato alla fine avrà versato complessivamente circa 164 mila euro per 15 anni di contribuzione. Un 'sacrificio' che gli consente di incassare oggi un assegno mensile di 6 mila 590 euro lordi.
Con quali altri vantaggi? Nell'ipotesi che abbia oggi 57 anni e che viva fino a 87, come ipotizzato dall'onorevole Rutelli, questo deputato incasserà alla fine 2 milioni 372 mila euro a fronte dei 164 mila versati. Un giochino che farà rimettere alla Camera ben 2 milioni 200 mila euro.
E per un solo deputato. Dove porterà l'andazzo? Montecitorio (dati 2006) ha in carico 2005 pensionati (reversibilità comprese): gli costano 127 milioni di euro a fronte dei 9 milioni 400 mila di entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica. Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue 1.297 pensioni spende ogni anno quasi 60 milioni a fronte dei 4 milioni 800 mila di entrate ricavate dai versamenti dei senatori in servizio.
Un'autentica voragine con un 'buco' nel 2006 pari a 174 milioni di euro. Fino a quanto reggerà il sistema? "Noi nemmeno ci poniamo il problema", spiega un funzionario del Senato. Ci pensa lo Stato a ripianare ogni anno il disavanzo.
Qualcuno che si scandalizza per queste storture c'è anche in Parlamento. E magari, come il diessino Cesare Salvi, autore con Massimo Villone del bestseller 'Il costo della democrazia', invoca pure un intervento legislativo per allineare i parlamentari al resto dei cittadini: "Basta con questi scandalosi trattamenti di favore", dice, "ci vuole il contributivo per tutti".
Governo con vitalizio Anche il vicepresidente del Senato Milziade Caprili, di Rifondazione, chiede una riforma: "Sarebbe bello se con un atto unilaterale la politica scegliesse la strada di un ridimensionamento dei propri privilegi".
Che ci pensi magari il governo, con la prossima 'lenzuolata' riformatrice?
C'è da sperarlo, anche se proprio nei ranghi dell'esecutivo si annida un robusto, nuovo drappello di privilegiati: quello dei parlamentari eletti nello scorso aprile, come Roberto Pinza, imbarcati nel secondo governo Prodi e costretti a dimettersi per gli accordi presi dai partiti della maggioranza. Curioso e fortunato destino, il loro.
Fossero restati deputati o senatori non avrebbero potuto riscuotere il vitalizio; come ex, invece, nonostante incassino anche indennità e stipendi proprio in quanto viceministri e sottosegretari "non parlamentari" (198 e 192 mila euro l'anno rispettivamente) possono tranquillamente intascare anche la pensione.
In tutto sono 2 viceministri e 18 sottosegretari. Altri tre casi tra i tanti: Ugo Intini, vice di Massimo D'Alema agli Esteri, che oltre alla 'paga' spettantegli come membro dell'esecutivo, prende un vitalizio di 8 mila 455 euro lordi; Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia che incassa 4.725 euro e Alfonso Gianni, sottosegretario allo Sviluppo economico, Rifondazione comunista, che a 56 anni riscuote anche una pensione di 6 mila 600 euro lordi al mese.
Fonte L'Espresso
A me ha colpito Taradash che solo dopo 18 anni prende quasi 8mila euro al mese di baby pensione.
Lui che sulle baby pensioni degi dipendenti pubblici ha vomitato anche la palla sinistra.
fg
di Primo Di Nicola
Pensioni da 3 a 10 mila euro al mese. Con soli cinque anni di mandato. Prese già a 50 anni. E cumulabili con qualsiasi altro reddito. È il vitalizio di cui godono gli ex parlamentari. Ma per i loro privilegi nessuno parla di riforma
Reduci di tangentopoli
Cognome Nome ...........Anni contributi ..................Importo
Altissimo Renato............... 22 .............................8828
Ando' Salvatore ................20 ............................8455
Di Donato Giulio................ 15 ............................6590
La Ganga Giuseppe ...........20 ............................8455
Longo Pietro ....................20 ...........................8455
Martelli Claudio .................20 ...........................8455
Pillitteri Gianpaolo ............10 ............................4725
Prandini Giovanni .............30 ............................9947
Giornalisti
Cognome Nome.....................Anni ....................contributi Importo
Bertucci Maurizio ...................15 ..............................6590
Bettiza Vincenzo ...................5 ................................3108
Bonsanti Alessandra.............. 5 ................................3108
Caprara Massimo .................20 ...............................8455
Caputo Livio .......................5 ................................3108
Conti Marco .......................5 ................................3108
Giacovazzo Giuseppe ............15 ..............................6590
La Valle Raniero Luigi .............20 ..............................8455
La Volpe Alberto.................. 5 ................................3108
Mafai Maria ........................5 .................................3108
Magri Lucio .......................25 ................................9387
Maiolo Tiziana ...................15 ...............................6590
Manisco Lucio.................... 5 ................................3108
Manzolini Giovanni ................5 ..............................3108
Masina Ettore ....................10................................4725
Melega Gianluigi ..................6 ...............................3232
Michelini Alberto ..............28 ................................9760
Orlando Federico ...............5 ...............................3108
Paissan Mauro .................15 ...............................6590
Riva Massimo ..................10 ...............................4725
Rognoni Carlo ..................20 ...............................8455
Rossanda Rossana .............5................................ 3108
Scalfari Eugenio ...............5 .................................3108
Sodano Giampaolo.............. 5 ..............................3108
Spadaccia Gianfranco ...........11 ............................5098
Taradash Marco ................18 ................................7709
Vertone Grimaldi Saverio .......10 ...............................4725
Imprenditori
Cognome Nome .............................Anni ...................contributi Importo
Agnelli Susanna ...............................20 ........................8455
Benetton Luciano............................. 5 .........................3108
Cecchi Gori Vittorio .........................10 .........................4725
Lombardi Giancarlo ..........................5 ..........................3108
Matarrese Antonio......................... 18 ..........................7709
Savelli Giulio .................................5 ............................3108
Spettacolo
Cognome Nome .................................Anni ................contributi Importo
Gravina Carla...................................... 5......................... 3108
Falqui Enrico .......................................5......................... 3108
Paoli Gino .........................................5.......................... 3108
Squitieri Pasquale.............................. 5............................ 3108
Corsi Zeffirelli Gian Franco................. 10........................... 4725
Il privilegio parlamentare non ha colore politico, tocca tutte le sponde partitiche, senza riguardi per i limiti d'età.
Premia per cominciare il politico di professione, giovane leader di sinistra dal robusto curriculum, come Walter Veltroni, ex vicepresidente del Consiglio. Cinquantuno anni, consigliere comunale dal 1976, deputato dall'87, sindaco di Roma dal 2001, precoce in tutto l'attivissimo Walter è anche uno dei più giovani pensionati del nostro Parlamento: con 23 anni di contributi versati, dal 2005 riscuote dalla Camera un vitalizio mensile di 9 mila euro lordi (che si aggiunge allo stipendio del Campidoglio, di circa 5.500 euro netti).
Non senza tormenti: consapevole del trattamento di favore rispetto ai comuni mortali che a partire dal prossimo anno potranno andare in pensione solo a 60 anni, Veltroni fa sapere di avere provato a rifiutare il vitalizio cercando di farlo congelare a Montecitorio; non essendoci riuscito (l'eventualità non è prevista dai regolamenti) alla fine ha deciso di distribuirlo in beneficenza alle popolazioni africane.
Il privilegio è cieco al merito e dispensa i suoi vantaggi a prescindere dalle prestazioni lavorative fornite.
Toni Negri, leader di Potere operaio, nel 1983 era detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello Stato.
Per restituirgli la libertà, Marco Pannella lo inserì nelle liste radicali facendolo eleggere in Parlamento.
Conquistato lo scranno, Negri mise piede alla Camera solo per sbrigare le pratiche connesse al suo insediamento.
Dopo poche settimane, temendo di finire di nuovo in gattabuia, si diede alla latitanza in Francia senza mai più farsi vedere a Montecitorio.
Ciononostante, oggi riscuote 3 mila 108 euro di pensione parlamentare senza avere prodotto nemmeno una legge: la sua personale vendetta contro lo Stato borghese.
Ecco due delle sorprese che spuntano dalla lista delle pensioni elargite da Camera (in totale, 2.005 per una spesa di 127 milioni di euro l'anno) e Senato (1.297 per 59 milioni 887 mila euro) a favore degli ex parlamentari (nelle cifre sono comprese anche le 1.041 pensioni di reversibilità incassate dagli eredi di eletti defunti) e che per la prima volta 'L'espresso' pubblica in esclusiva.
Ma una cosa balza evidente sfogliando i riservatissimi regolamenti pensionistici: i sacrifici previdenziali non sembrano riguardare i parlamentari. Le regole che si sono date stanno lì a dimostrarlo. Per i deputati è in vigore un regolamento approvato con una riforma dall'Ufficio di presidenza nel luglio del 1997.
Recita che gli onorevoli il cui mandato parlamentare sia iniziato successivamente alla XIII legislatura del 1996 conseguono il diritto alla pensione al raggiungimento dei 65 anni.
L'unico vincolo è quello della contribuzione: devono essere stati fatti versamenti per almeno cinque anni, quelli di una legislatura piena. Così, almeno per l'età pensionabile, gli onorevoli sembrano allineati al resto della cittadinanza. Ma si tratta di un'illusione.
Fissato il limite ecco gli sconti. Sì alla pensione a 65 anni ma, attenzione, l'età minima per il vitalizio scende di un anno per ogni ulteriore anno di mandato oltre i cinque. Sino a raggiungere il traguardo dei 60 anni.
Ma non è finita.
Una gran parte dei deputati risulta eletta prima del 1996.
Per loro resta valida la normativa in vigore prima della riforma. E cosa stabilisce questa normativa?
Che si ha diritto al vitalizio all'età di 60 anni, riducibili a 50 utilizzando tutti gli anni di mandato accumulati oltre i cinque minimi richiesti. Morale della favola? Con oltre tre legislature, per esempio 20 anni di contributi, si può andare in pensione addirittura sotto i 50 anni.
Ancora più generosi si rivelano i senatori: sotto la spinta delle critiche degli anni Novanta, anche a Palazzo Madama hanno varato una riforma previdenziale con la quale gli eletti a partire dalla XIV legislatura del 2001 hanno diritto alla pensione solo a 65 anni e a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni.
Ma si tratta di pura apparenza.
Fatta la norma, cominciano le deroghe.
Anzitutto, per coloro che hanno conquistato lo scranno prima del 2001, per i quali il privilegio antico di riscuotere il vitalizio a 60 anni con una legislatura, a 55 con due e addirittura a 50 anni dopo tre mandati resta immutato.
Ma un trucchetto c'è anche per gli eletti del 2001: quelli che avranno collezionato un secondo mandato potranno anch'essi scendere a 60 anni. Insomma, chi la dura la vince.
Io la preferisco baby
Fine delle facilitazioni? Macché.
Il comune cittadino può andare attualmente in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età.
Se lo scalone di Maroni non sarà toccato dal governo Prodi, dal prossimo anno ci vorranno addirittura 60 anni.
Deputati e senatori potranno invece affrontare la vecchiaia con il conforto di ricche pensioni-baby. Secondo i regolamenti di Montecitorio e Palazzo Madama il diritto al vitalizio si acquisisce versando le quote contributive (attualmente 1.006 euro mensili) per almeno cinque anni di mandato.
Davvero una bella differenza con i 20 anni di contributi minimi richiesti ai cittadini per la pensione di vecchiaia. E non basta. I parlamentari hanno voluto annullare anche gli effetti dell'instabilità politica che in Italia, si sa, porta sovente alla chiusura anticipata delle legislature.
Come?
Decidendo all'unisono che in questi malaugurati casi 2 anni e sei mesi di effettivo incarico sono sufficienti per il diritto alla pensione. Basta pagare contributi volontari per i due anni e mezzo mancanti.
E senza nemmeno affannarsi con i versamenti: agli onorevoli parlamentari è infatti permesso di saldare anche a 'fine mandato e in 60 rate'. Più facile di così!
Rivalutazione automatica
Acquisito il diritto, si passa all'incasso.
Naturalmente, sfruttando un altro privilegio legato al metodo di calcolo del vitalizio.
A partire dal 1996, con la riforma Dini, i lavoratori italiani hanno dovuto dire addio al vantaggioso metodo retributivo, che ancorava la pensione ai livelli di stipendio della parte finale della carriera, per soggiacere ai rigori del contributivo, in base al quale l'ammontare della pensione è legato al valore dei versamenti effettuati nell'arco dell'intera carriera.
Ancora una volta, deputati e senatori fanno eccezione. Come viene calcolato il loro vitalizio? Sulla base dell'indennità lorda (12 mila 434 euro) e degli anni di contribuzione. A ciascun anno è legata una percentuale: per cinque anni di mandato si ha diritto al 25 per cento dell'indennità (pari a 3 mila 109 euro lordi di vitalizio); per 10 al 38 per cento (pari a 4 mila 725 euro); per 20 al 68 per cento (8 mila 455 euro); fino ad arrivare all'80 per cento dell'indennità per i 30 anni e oltre (9 mila 947 euro).
Con una ulteriore blindatura della base di calcolo: la cosiddetta 'clausola d'oro' grazie alla quale il vitalizio si rivaluta automaticamente essendo legato all'importo dell'indennità del parlamentare ancora in servizio.
Niente male davvero, soprattutto se si vanno a vedere le cifre versate dai parlamentari per riscuotere la pensione.
Prendiamo il caso di un deputato cessato dal mandato nell'aprile 2006 ed eletto per la prima volta nel '94.
Il suo mandato effettivo è di 12 anni, essendosi la XII legislatura ('94-'96) chiusasi anticipatamente dopo appena due.
Ma sommando i contributi versati per riscattare i 3 anni mancanti (36 mila euro) a quelli regolarmente pagati durante il mandato (128 mila euro), l'onorevole neopensionato alla fine avrà versato complessivamente circa 164 mila euro per 15 anni di contribuzione. Un 'sacrificio' che gli consente di incassare oggi un assegno mensile di 6 mila 590 euro lordi.
Con quali altri vantaggi? Nell'ipotesi che abbia oggi 57 anni e che viva fino a 87, come ipotizzato dall'onorevole Rutelli, questo deputato incasserà alla fine 2 milioni 372 mila euro a fronte dei 164 mila versati. Un giochino che farà rimettere alla Camera ben 2 milioni 200 mila euro.
E per un solo deputato. Dove porterà l'andazzo? Montecitorio (dati 2006) ha in carico 2005 pensionati (reversibilità comprese): gli costano 127 milioni di euro a fronte dei 9 milioni 400 mila di entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica. Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue 1.297 pensioni spende ogni anno quasi 60 milioni a fronte dei 4 milioni 800 mila di entrate ricavate dai versamenti dei senatori in servizio.
Un'autentica voragine con un 'buco' nel 2006 pari a 174 milioni di euro. Fino a quanto reggerà il sistema? "Noi nemmeno ci poniamo il problema", spiega un funzionario del Senato. Ci pensa lo Stato a ripianare ogni anno il disavanzo.
Qualcuno che si scandalizza per queste storture c'è anche in Parlamento. E magari, come il diessino Cesare Salvi, autore con Massimo Villone del bestseller 'Il costo della democrazia', invoca pure un intervento legislativo per allineare i parlamentari al resto dei cittadini: "Basta con questi scandalosi trattamenti di favore", dice, "ci vuole il contributivo per tutti".
Governo con vitalizio Anche il vicepresidente del Senato Milziade Caprili, di Rifondazione, chiede una riforma: "Sarebbe bello se con un atto unilaterale la politica scegliesse la strada di un ridimensionamento dei propri privilegi".
Che ci pensi magari il governo, con la prossima 'lenzuolata' riformatrice?
C'è da sperarlo, anche se proprio nei ranghi dell'esecutivo si annida un robusto, nuovo drappello di privilegiati: quello dei parlamentari eletti nello scorso aprile, come Roberto Pinza, imbarcati nel secondo governo Prodi e costretti a dimettersi per gli accordi presi dai partiti della maggioranza. Curioso e fortunato destino, il loro.
Fossero restati deputati o senatori non avrebbero potuto riscuotere il vitalizio; come ex, invece, nonostante incassino anche indennità e stipendi proprio in quanto viceministri e sottosegretari "non parlamentari" (198 e 192 mila euro l'anno rispettivamente) possono tranquillamente intascare anche la pensione.
In tutto sono 2 viceministri e 18 sottosegretari. Altri tre casi tra i tanti: Ugo Intini, vice di Massimo D'Alema agli Esteri, che oltre alla 'paga' spettantegli come membro dell'esecutivo, prende un vitalizio di 8 mila 455 euro lordi; Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia che incassa 4.725 euro e Alfonso Gianni, sottosegretario allo Sviluppo economico, Rifondazione comunista, che a 56 anni riscuote anche una pensione di 6 mila 600 euro lordi al mese.
Fonte L'Espresso
A me ha colpito Taradash che solo dopo 18 anni prende quasi 8mila euro al mese di baby pensione.
Lui che sulle baby pensioni degi dipendenti pubblici ha vomitato anche la palla sinistra.
fg