dantes76
21-11-2006, 14:36
Secondigliano, archiviata l’inchiesta sull’omicidio di Attilio Romanò. La moglie: «Abbandonata da tutti»
DANIELA DE CRESCENZO «Ho bisogno di aiuto, ma lo Stato mi ha abbandonato. Le indagini sulla morte di Attilio sono state archiviate. E io non ho avuto nessuno dei benefici previsti dalle leggi per i familari delle vittime della criminalità»: Natalia ha deciso di dare battaglia.
Viso da bambina e occhi pieni di dolore, Natalia è la vedova di Attilio Romanò, una delle vittime della faide, il «gigante buono», come lo chiamavano i suoi amici, ucciso il 24 gennaio 2005 nel pieno della cosiddetta faida di Scampia, dai killer dei Di Lauro impegnati a scovare i nemici, i cosiddetti scissionisti, strada per strada, casa per casa.
Attilio aveva sposato la sua ragazza il 24 settembre, quattro mesi prima di morire, dopo tredici anni di fidanzamento. Insieme avevano preso in fitto una casa a Lusciano, avevano comprato i mobili, la macchina. I soldi non bastavano mai e perciò il ragazzo, non aveva ancora trenta anni, aveva deciso di tentare il secondo lavoro.
Team leader alla Wind, aveva aperto un negozio con un gruppo di soci. Uno di questi aveva un lontano rapporto di parentela con uno dei capi ribelli di Scampia: tanto era bastato per far decidere la spedizione di morte. «Nel negozio quel giorno c’era solo Attilio - racconta Natalia - non so se lo hanno scambiato per il socio (si assomigliavano un po’) o hanno sparato pronti a colpire chiunque.
So solo che mio marito è morto in una maniera assurda. E due anni dopo io non so nemmeno chi lo abbia ucciso. Il suo fascicolo è stato chiuso, archiviato. I suoi killer sono, e probabilmente resteranno, ignoti. Perciò quando a Roma ho incontrato l’onorevole Lumia al convegno organizzato a Roma da Libera, ho chiesto che la commissione antimafia, di cui fa parte, mi aiuti a far ripartire l’inchiesta. Non so se otterrò giustizia, ma io sono pronta a percorrere tutte le strade».
Giustizia: Natalia la chiede per sé per quel ragazzo e scambiato, e non solo dai killer, per un malavitoso. Per spiegare a tutti chi fosse Attilio, quando la sua vita fosse lontana dai clan, gli amici organizzarono una fiaccolata qualche giorno dopo la sua morte. Poi hanno aperto un sito internet (www.attiliovive.it) dove sono raccolte anche le sue poesie. Una è dedicata alle vittime dell’esplosione che nel ’96 seminò la morte proprio al quadrivio di Secondigliano. Versi di amore e di rabbia. Versi che danno coraggio e spingono Natalia a impegnarsi contro la malavita.
«Insegno nell’unica scuola elementare di Orta di Atella - spiega - e con l’aiuto di Libera ho varato un progetto di educazione alla legalità. Alcune colleghe hanno accettato con entusiasmo di partecipare. Qualcun altro pensa che io lo faccia solo perchè sono stata colpita in prima persona. Non è così: la storia di Attilio mi ha fatto pensare, mi ha fatto capire che contro la camorra non si deve e non si può tacere».
Ma la strada è dura, a volte troppo dura per «le donne di Attilio» come lui le chiamava, la moglie, la sorella Maria e la mamma Rita. Perciò Natalia si batte anche per ottenere il sostegno psicologico e la consulenza legale previsti dalla legge regionale del 2004. L’assessorato alla sicurezza delle città ha stanziato tre milioni e mezzo e 400 mila euro sono andati al Comune di Napoli che li ha destinati alle associazioni che hanno presentato progetti. Ma nessuna famiglia ha ricevuto l’aiuto richiesto, Nè la Regione sa ancora come i fondi siano stati impiegati. «La nostra è una situazione difficile - racconta la giovane donna- Subito dopo l’omicidio abbiamo avuto molti problemi economici: per aprire il negozio Attilio aveva ricevuto dei finanziamenti.
Pagare non è stato facile. Poi ci hanno rubato la sua macchina, e questa è stata un’amarissima beffa. Ce l’abbiamo messa tutta per tirare avanti. Ora qualche ostacolo lo abbiamo alle spalle. Ma vivere per noi non è facile e passiamo dei momenti bui. Vorremmo incontrare uno psicologo, qualcuno che ci aiuti a vivere. Ma non possiamo permettercelo. Come non abbiamo la possibilità di gestire l’assistenza legale. Ne abbiamo diritto: perchè dobbiamo ancora aspettare? A cosa ci serviranno gli interventi tra anni e anni? Perché i politici hanno fatto passerella quando si commemorava Attilio e poi si sono dimenticati di noi?».
Segnalato da: ~ZeRO sTrEsS~ :asd:
http://ilmattino.caltanet.it/mattino/view.php?data=20061121&ediz=NAZIONALE&npag=35&file=3H1.xml&type=STANDARD
DANIELA DE CRESCENZO «Ho bisogno di aiuto, ma lo Stato mi ha abbandonato. Le indagini sulla morte di Attilio sono state archiviate. E io non ho avuto nessuno dei benefici previsti dalle leggi per i familari delle vittime della criminalità»: Natalia ha deciso di dare battaglia.
Viso da bambina e occhi pieni di dolore, Natalia è la vedova di Attilio Romanò, una delle vittime della faide, il «gigante buono», come lo chiamavano i suoi amici, ucciso il 24 gennaio 2005 nel pieno della cosiddetta faida di Scampia, dai killer dei Di Lauro impegnati a scovare i nemici, i cosiddetti scissionisti, strada per strada, casa per casa.
Attilio aveva sposato la sua ragazza il 24 settembre, quattro mesi prima di morire, dopo tredici anni di fidanzamento. Insieme avevano preso in fitto una casa a Lusciano, avevano comprato i mobili, la macchina. I soldi non bastavano mai e perciò il ragazzo, non aveva ancora trenta anni, aveva deciso di tentare il secondo lavoro.
Team leader alla Wind, aveva aperto un negozio con un gruppo di soci. Uno di questi aveva un lontano rapporto di parentela con uno dei capi ribelli di Scampia: tanto era bastato per far decidere la spedizione di morte. «Nel negozio quel giorno c’era solo Attilio - racconta Natalia - non so se lo hanno scambiato per il socio (si assomigliavano un po’) o hanno sparato pronti a colpire chiunque.
So solo che mio marito è morto in una maniera assurda. E due anni dopo io non so nemmeno chi lo abbia ucciso. Il suo fascicolo è stato chiuso, archiviato. I suoi killer sono, e probabilmente resteranno, ignoti. Perciò quando a Roma ho incontrato l’onorevole Lumia al convegno organizzato a Roma da Libera, ho chiesto che la commissione antimafia, di cui fa parte, mi aiuti a far ripartire l’inchiesta. Non so se otterrò giustizia, ma io sono pronta a percorrere tutte le strade».
Giustizia: Natalia la chiede per sé per quel ragazzo e scambiato, e non solo dai killer, per un malavitoso. Per spiegare a tutti chi fosse Attilio, quando la sua vita fosse lontana dai clan, gli amici organizzarono una fiaccolata qualche giorno dopo la sua morte. Poi hanno aperto un sito internet (www.attiliovive.it) dove sono raccolte anche le sue poesie. Una è dedicata alle vittime dell’esplosione che nel ’96 seminò la morte proprio al quadrivio di Secondigliano. Versi di amore e di rabbia. Versi che danno coraggio e spingono Natalia a impegnarsi contro la malavita.
«Insegno nell’unica scuola elementare di Orta di Atella - spiega - e con l’aiuto di Libera ho varato un progetto di educazione alla legalità. Alcune colleghe hanno accettato con entusiasmo di partecipare. Qualcun altro pensa che io lo faccia solo perchè sono stata colpita in prima persona. Non è così: la storia di Attilio mi ha fatto pensare, mi ha fatto capire che contro la camorra non si deve e non si può tacere».
Ma la strada è dura, a volte troppo dura per «le donne di Attilio» come lui le chiamava, la moglie, la sorella Maria e la mamma Rita. Perciò Natalia si batte anche per ottenere il sostegno psicologico e la consulenza legale previsti dalla legge regionale del 2004. L’assessorato alla sicurezza delle città ha stanziato tre milioni e mezzo e 400 mila euro sono andati al Comune di Napoli che li ha destinati alle associazioni che hanno presentato progetti. Ma nessuna famiglia ha ricevuto l’aiuto richiesto, Nè la Regione sa ancora come i fondi siano stati impiegati. «La nostra è una situazione difficile - racconta la giovane donna- Subito dopo l’omicidio abbiamo avuto molti problemi economici: per aprire il negozio Attilio aveva ricevuto dei finanziamenti.
Pagare non è stato facile. Poi ci hanno rubato la sua macchina, e questa è stata un’amarissima beffa. Ce l’abbiamo messa tutta per tirare avanti. Ora qualche ostacolo lo abbiamo alle spalle. Ma vivere per noi non è facile e passiamo dei momenti bui. Vorremmo incontrare uno psicologo, qualcuno che ci aiuti a vivere. Ma non possiamo permettercelo. Come non abbiamo la possibilità di gestire l’assistenza legale. Ne abbiamo diritto: perchè dobbiamo ancora aspettare? A cosa ci serviranno gli interventi tra anni e anni? Perché i politici hanno fatto passerella quando si commemorava Attilio e poi si sono dimenticati di noi?».
Segnalato da: ~ZeRO sTrEsS~ :asd:
http://ilmattino.caltanet.it/mattino/view.php?data=20061121&ediz=NAZIONALE&npag=35&file=3H1.xml&type=STANDARD