gigihertz
30-12-2006, 17:46
ROMA - Partiranno a giugno le prime licenze Wi-Max italiane, tecnologia senza fili che promette di spargere la banda larga ovunque sul territorio. I Ministri della Difesa (Arturo Parisi) e delle Comunicazioni (Paolo Gentiloni) hanno raggiunto l'accordo a cui stavano lavorando dai primi giorni del nuovo governo. Le frequenze deputate al WiMax (3,4-3,6 GHz), infatti, sono ancora controllate dalla Difesa e devono passare alle Comunicazioni perché la tecnologia possa partire.
Si è deciso quindi che entro febbraio il tavolo tecnico istituito dai due Ministeri stilerà un calendario operativo per arrivare al lancio. Si attendono anche i risultati della consultazione WiMax che è in corso presso l'Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom). Spetta ad Agcom, infatti, decidere i criteri delle aste con cui il Ministero delle Comunicazioni assegnerà le licenze agli operatori interessati. Al momento è noto soltanto che i lotti iniziali di frequenze WiMax, resi disponibili, saranno pari a 35+35 MHz, ripartibili anche su diverse macroaree nazionali.
Una tecnologia innovativa. "È una splendida notizia", commenta per Repubblica. it Maurizio Dècina, ordinario di reti e telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano. Negli anni scorsi Dècina aveva in più riprese messo il dito nella piaga, denunciando i ritardi del Wi-Max italiano. "Speriamo che il Governo voglia continuare con una politica di riutilizzo dello spettro radio a favore di tecnologie innovative".
Ed innovativo il Wi-Max promette davvero di esserlo. L'Italia, a riguardo, è stata finora la cenerentola d'Europa: il solo Paese dove non ci siano state ancora aste Wi-Max. In Francia, Germania, Spagna e Regno Unito (tra gli altri) già sono arrivate le prime offerte, in alcune regioni. Il governo Berlusconi, infatti, non era riuscito a mettere d'accordo i due Ministeri per il passaggio delle frequenze, mentre altrove in Europa si è fatto in fretta.
Eppure l'Italia è uno dei Paesi che più ha bisogno del Wi-Max. Per due motivi: per coprire i buchi della nostra copertura banda larga e per rendere più vario il mercato. Il Wi-Max di cui si parla oggi, infatti, è quello da postazione fissa (standard Ieee 802.16d), che funziona da casa o dall'ufficio un po' come l'Adsl. Ci si connette con un computer dotato di scheda Wi-Max o tramite un'antenna posta all'esterno dell'abitazione e collegata alla scheda Ethernet del Pc. Grazie alla tecnologia wireless, è possibile trasportare così il segnale veloce di accesso a Internet anche laddove sarebbe troppo costoso per gli operatori cablare la fibra ottica o attivare l'Adsl.
Risposta al digital divide. È insomma una soluzione al digital divide, che affligge molte regioni italiane (a causa soprattutto della nostra orografia). Come denunciato qualche settimana fa dalla Commissione Europea, da noi le zone rurali sono coperte al 44 per cento, contro una media UE del 65 per cento. Il WiMax, contro il digital divide, serve in due modi: o come tecnologia da ultimo miglio (per portare l'accesso direttamente nelle case o negli uffici) oppure come tecnologia di trasporto, per creare le infrastrutture di base (in alternativa alla fibra ottica) sulle quali gli operatori possono poi installare apparecchiature Adsl.
Grazie ai prezzi bassi delle offerte, però, il Wi-Max sta diventando anche un concorrente diretto dell'Adsl, in altri Paesi europei. Per esempio, Altitude in Francia offre WiMax a 4/4 Mbps, a 59 euro al mese. My Qube sta per lanciare in Germania un'offerta Wi-Max 3/3 Mpbs, a 20 euro al mese. Incluse illimitate telefonate verso numeri di rete fissa (via VoIP). Il Wi-Max potrebbe dare quindi una scossa al nostro mercato banda larga, che, rispetto al resto d'Europa, è eccezionalmente fondato sulle infrastrutture di rame di Telecom Italia.
Ritengo che ci sia un certo interesso da parte di Telecom perchè potrebbe completare la copertura ADSl a basso costo, ma anche la possibilità di aprire a società più piccole la concorrenza su questo comparto.
Si è deciso quindi che entro febbraio il tavolo tecnico istituito dai due Ministeri stilerà un calendario operativo per arrivare al lancio. Si attendono anche i risultati della consultazione WiMax che è in corso presso l'Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom). Spetta ad Agcom, infatti, decidere i criteri delle aste con cui il Ministero delle Comunicazioni assegnerà le licenze agli operatori interessati. Al momento è noto soltanto che i lotti iniziali di frequenze WiMax, resi disponibili, saranno pari a 35+35 MHz, ripartibili anche su diverse macroaree nazionali.
Una tecnologia innovativa. "È una splendida notizia", commenta per Repubblica. it Maurizio Dècina, ordinario di reti e telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano. Negli anni scorsi Dècina aveva in più riprese messo il dito nella piaga, denunciando i ritardi del Wi-Max italiano. "Speriamo che il Governo voglia continuare con una politica di riutilizzo dello spettro radio a favore di tecnologie innovative".
Ed innovativo il Wi-Max promette davvero di esserlo. L'Italia, a riguardo, è stata finora la cenerentola d'Europa: il solo Paese dove non ci siano state ancora aste Wi-Max. In Francia, Germania, Spagna e Regno Unito (tra gli altri) già sono arrivate le prime offerte, in alcune regioni. Il governo Berlusconi, infatti, non era riuscito a mettere d'accordo i due Ministeri per il passaggio delle frequenze, mentre altrove in Europa si è fatto in fretta.
Eppure l'Italia è uno dei Paesi che più ha bisogno del Wi-Max. Per due motivi: per coprire i buchi della nostra copertura banda larga e per rendere più vario il mercato. Il Wi-Max di cui si parla oggi, infatti, è quello da postazione fissa (standard Ieee 802.16d), che funziona da casa o dall'ufficio un po' come l'Adsl. Ci si connette con un computer dotato di scheda Wi-Max o tramite un'antenna posta all'esterno dell'abitazione e collegata alla scheda Ethernet del Pc. Grazie alla tecnologia wireless, è possibile trasportare così il segnale veloce di accesso a Internet anche laddove sarebbe troppo costoso per gli operatori cablare la fibra ottica o attivare l'Adsl.
Risposta al digital divide. È insomma una soluzione al digital divide, che affligge molte regioni italiane (a causa soprattutto della nostra orografia). Come denunciato qualche settimana fa dalla Commissione Europea, da noi le zone rurali sono coperte al 44 per cento, contro una media UE del 65 per cento. Il WiMax, contro il digital divide, serve in due modi: o come tecnologia da ultimo miglio (per portare l'accesso direttamente nelle case o negli uffici) oppure come tecnologia di trasporto, per creare le infrastrutture di base (in alternativa alla fibra ottica) sulle quali gli operatori possono poi installare apparecchiature Adsl.
Grazie ai prezzi bassi delle offerte, però, il Wi-Max sta diventando anche un concorrente diretto dell'Adsl, in altri Paesi europei. Per esempio, Altitude in Francia offre WiMax a 4/4 Mbps, a 59 euro al mese. My Qube sta per lanciare in Germania un'offerta Wi-Max 3/3 Mpbs, a 20 euro al mese. Incluse illimitate telefonate verso numeri di rete fissa (via VoIP). Il Wi-Max potrebbe dare quindi una scossa al nostro mercato banda larga, che, rispetto al resto d'Europa, è eccezionalmente fondato sulle infrastrutture di rame di Telecom Italia.
Ritengo che ci sia un certo interesso da parte di Telecom perchè potrebbe completare la copertura ADSl a basso costo, ma anche la possibilità di aprire a società più piccole la concorrenza su questo comparto.