Garmin Forerunner 935: lo sportwatch per il vero sportivo

E' l'ultimo prodotto della famiglia Garmin dedicato specificamente agli appassionati di triathlon, ma grazie alle dimensioni compatte trova spazio sul polso di qualsiasi sportivo. Ricambia con una serie di funzionalità accessorie estremamente completa, che lo candidano a miglior sportwatch della categoria
di Paolo Corsini pubblicato il 05 Gennaio 2018 nel canale WearablesGarminForerunner
Sensore cardio Garmin Elevate: siamo (quasi) al massimo?
Forerunner 935, al pari di tutti i più recenti modelli che Garmin ha introdotto sul mercato nel corso del biennio 2016-2017, implementa un sensore di battito cardiaco sviluppato internamente e indicato con il nome di Elevate. Quello del modello 935 è l'ultima evoluzione, caratterizzata come i precedenti dalla presenza di 3 led di colore verde che circondano il sensore ottico posizionato al centro della parte posteriore della cassa.
Se abilitato per registrare dati, questo sensore opera una registrazione dei dati 24 ore su 24 con rilevazione ogni secondo del battito cardiaco, rendendo accessibili numerose metriche avanzate non solo legate allo svolgimento di un'attività sportiva ma anche per il monitoraggio della propria condizione giornaliera. Come per tutti i sensori di battito cardiaco di tipo ottico ho valutato il comportamento di Elevate confrontandolo con quanto registrato durante l'attività di corsa con una fascia da petto HMR-Run sempre di Garmin, abbinata ad un modello Forerunner 920XT. Riportiamo a seguire alcuni risultati di test a confronto tra i due dispositivi, in modo da evidenziare le principali differenze.
In questa uscita di allenamento ho provato a mettere in crisi il lettore ottico in due differenti punti. Nel primo, tra i km 7 e 8, ho eseguito uno sprint di alcune centinaia di metri di durata portandomi in zona massimale (oltre 180 bpm) e poi fermandomi in recupero camminando lentamente: lo scopo di questa prova era di valutare la latenza di reazione della rilevazione da polso rispetto alla fascia da petto, sia nella fase di spinta che in quella di recupero. Le variazioni rilevate sono state minime in entrambi i casi, con un comportamento ideale. Dinamica simile è quella del test poco prima del km 11: in questo caso il tratto è stato in leggera salita, sempre con un picco cardiaco oltre 180 bpm e un comportamento pressoché speculare dei due sistemi di rilevazione cardio.
Tutti e 3 i sensori utilizzati in questa uscita di poco meno di 14 km evidenziano un andamento medio di 157 battiti al minuto, ma osservando i dati istantanei notiamo differenze abbastanza significative per quanto non elevate in senso assoluto. I due sensori di battito cardiaco ottici si discostano dalla traccia di riferimento, con una variabilità evidente ma non troppo elevata restando ancora all'interno di un range che possiamo considerare tollerabile. La corsa è stata fatta a ritmo costante, con un calo negli ultimi 3km passando da 4'35'' al km di passo a poco più di 5' al km con una conseguente riduzione del battito cardiaco.
Questa uscita è di corsa lenta, ad un ritmo che è costante con un percorso che prevede gli 1,5km iniziali e finali in discesa e salita con una parte centrale di fatto pianeggiante. Il battito cardiaco sale leggermente per naturale inerzia cardiaca, con dati forniti da sensore ottico e da fascia da petto che sono di fatto speculari e sovrapponibili in modo quasi perfetto. C'è solo una lieve differenza nei primissimi minuti, con il sensore ottico che fornisce un dato leggermente più elevato all'inizio rispetto a quello della fascia da petto ma con differenze che di fatto sono trascurabili sia per valore medio sia per la loro limitata durata temporale.
In questa sessione di allenamento ho eseguito il cosiddetto "Moneghetti Fartlek", anticipato da 3km di riscaldamento in corsa lenta. In questa prima fase c'è un disallineamento tra sensore ottico da polso e fascia al petto, con rilevazioni che tendono invece a bilanciarsi nel momento in cui inizia la sessione di fartlek. Questa consiste in 2 sessioni da 90 secondi, distanziate da recupero di uguale durata, seguite da 4x60 secondi con recupero di 60 secondi, 4x30 secondi con recupero di 30 secondi e 4x15 secondi con recupero di 15 secondi. In questo tipo di esercizio di allenamento la frequenza cardiaca si pone su valori elevati da subito, con un recupero che non è mai così rapido come si vorrebbe per via dell'intensità e del ridotto tempo a disposizione. Il sensore da polso si comporta molto bene in questo caso, con differenze marginali rispetto alla fascia da petto quando l'esercizio si fa intenso e una indicazione della frequenza cardiaca che è speculare dopo i 90 secondi finali di recupero da fermo.
Quella che ritroviamo nel grafico riportato è la tipica situazione che manda in crisi il sensore ottico da polso rispetto all'utilizzo di una fascia cardio. Dopo un riscaldamento iniziale blando di circa 1 km è partito l'allenamento vero e proprio, consistito in 2 sessioni da 6 sprint in salita della durata di circa 10 secondi ciascuno, a forte pendenza e con spinta massimale, seguiti dal ritorno alla base e da breve corsetta blanda di defaticamento. Le due sessioni sono state separate da un tempo di recupero di circa 3 minuti in corsetta blanda. A seguire è stato fatto un circuito di poco più di 1 km, diviso nella prima metà in salita e con la seconda in discesa di ritorno. La parte iniziale mostra chiaramente come il sensore cardio ottico sia rimasto di fatto fisso su un battito rilevato costante e ben inferiore a quello registrato dalla fascia cardio al petto, con la quale si rilevano molto bene i picchi di frequenza cardiaca durante la fase di spinta seguiti dal calo del battito nel ritorno alla base. Anche nella seconda parte dell'allenamento la rilevazione è stata problematica, con una certa differenza tra le due rilevazioni per quanto con un andamento simile nella forma.
Questi sono solo alcuni degli allenamenti che ho svolto utilizzando il sensore ottico di Garmin Forerunner 935 in abbinamento ad una fascia cardio, per confrontarne il comportamento in differenti modalità di utilizzo. Il giudizio finale è indubbiamente positivo: questo sensore opera molto bene, ma come tutti i rilevatori di tipo ottico al polso necessita di alcune precisazioni per coglierne al meglio le modalità di rilevazione dei dati. Di seguito alcune note generali:
- quando utilizzato in una attività sportiva di corsa che preveda uno sforzo lineare ad incrementare, come una corsa costante o un progressivo, i dati forniti dal sensore ottico tendono a combaciare con quelli della fascia a petto. Si tratta dello scenario d'uso ideale per questi dispositivi, in quanto non vi è latenza nelle rilevazioni tra petto e polso;
- se l'attività prevede brusche variazioni di frequenza cardiaca, come ad esempio in un lavoro di ripetute, il sensore ottico fornisce rilevazioni sempre caratterizzate da una certa latenza che può essere più o meno marcata. In alcuni casi i battiti cardiaci, tolta la latenza, tendono comunque a differire con alcuni picchi verso l'alto per il sensore ottico più evidenti soprattutto quando si arriva al proprio massimale;
- il battito cardiaco rilevato durante le attività in bicicletta è mediamente accurato, anche se in presenza di fondo particolarmente sconnesso è possibile registrare andamenti dei battiti che non sono precisi. In generale la risposta dei sensori ottici in questo ambito di utilizzo non è precisa tanto quanto quella che si registra con la corsa ma in ogni caso si tratta di risultati più che validi;
- è indispensabile curare il posizionamento dello sportwatch al polso: deve essere più in alto del polso ed evitare, per i più magri, di entrare a contatto con alcune delle ossa sporgenti che sono presenti all'altezza dell'attaccatura della mano. L'orologio va fissato in modo saldo, così da garantire una posizione sempre stabile del sensore ottico e quindi una lettura che sia ideale.
Parlando di sensori cardiaci e di fasce da petto, segnaliamo come in Forerunner 935 Garmin abbia implementato anche il supporto ai sensori con tecnologia Bluetooth Smart accanto a quelli di tipo ANT+ che rappresenta lo standard sviluppato dall'azienda americana. Questa caratteristica, comune anche alla gamma Fenix 5, estende le capacità di Forerunner 935 in termini di ecosistema nel complesso permettendo, ad esempio, di utilizzare una fascia cardiaca da petto Polar (Bluetooth Smart) con il nostro 935 (ma senza registrare le Running Dyamics che sono prerogativa di alcune fasce da petto Garmin).