La tecnologia ha creato più posti di lavoro di quanti ne ha distrutti

La tecnologia ha creato più posti di lavoro di quanti ne ha distrutti

L'ultimo studio Deloitte pubblicato dal Guardian smentisce le tesi secondo le quali la tecnologia avrebbe progressivamente eroso la necessità di certi lavori. Non solo ha aumentato il potere d'acquisto ma ha comportato la nascita di nuovi mestieri e, indirettamente, favorito l'occupazione in diversi settori.

di pubblicato il nel canale Sistemi
 

La tecnologia è importante, oggi lo vediamo con lucidità in diversi aspetti pratici, come per esempio il settore medicale. Ma è importante secondo tanti punti di vista: ad esempio, storicamente è stata il volano dell'economia. I telai meccanici innescarono in Gran Bretagna la prima rivoluzione industriale o, tornando più vicini all'epoca moderna, la Silicon Valley costituisce una cruciale risorsa per l'economia americana, e non solo.

Ma nonostante questo, la tecnologia da sempre impaurisce la gente che ha timore del cambiamento. Se i luddisti andavano a distruggere i primi telai, perché preoccupati dagli effetti che la meccanizzazione avrebbe potuto avere sulla società, in epoca più recente si è solidificato il falso mito secondo il quale la tecnologia distruggerebbe alcuni lavori, rendendoli sostanzialmente inutili nella società moderna. Senza andare più in là, in scenari in cui la sfida tra uomo e macchina sarebbe irrimediabilmente vinta dalla seconda, ormai intelligente come l'uomo ma non soggetta ai suoi stessi limiti fisici e psicologici.

Un nuovo studio Deloitte pubblicato dal Guardian va a chiarire quello che è il rapporto tra posti di lavoro e avanzamento tecnologico. Gli economisti di Deloitte sono andati a studiare i dati di censimento di Inghilterra e Galles dal 1871 a oggi e li hanno incrociati con le varie invenzioni tecnologiche che si sono susseguite nel corso del tempo.

La conclusione dello studio è ottimista e molto chiara: non è per niente vero che la tecnologia ha reso inutili certi lavori, anzi è vero l'esatto contrario, la tecnologia è "una grande macchina che crea continuamente occupazione". E non solo perché ha portato alla formazione di interi settori economici di cui prima non c'era nessuna traccia, come quello del caring o lo stesso settore informatico o, ancora, nel campo della creatività, dove si è adesso in grado di sfruttare artisticamente le nuove tecnologie visive e non solo. Ha comportato, infatti, un aumento dell'occupazione anche in settori apparentemente insospettabili: per esempio, dal 1950 a oggi sono aumentati di quattro volte i baristi, e anche i parrucchieri risultano essere in aumento.

Questo perché la tecnologia ha fatto schizzare verso l'alto il potere d'acquisto della classe media, ha comportato la creazione di nuova domanda e, conseguentemente, di nuovi posti di lavoro.

Lo studio Deloitte, che è in lizza per il Premio Rybczynski, sostiene che il dibattito sull'argomento è stato distorto verso la tesi secondo la quale la tecnologia sottrarrebbe all'essere umano posti di lavoro perché quest'ultimo fenomeno è più evidente a un occhio distratto rispetto a quello della creazione dei posti di lavoro.

"La tendenza attuale vede una contrazione nell'agricoltura e nel settore manifatturiero abbondantemente compensata dalla crescita nel caring, nella creatività, nella tecnologia e nei business dei servizi", scrivono gli autori dello studio, Ian Stewart, Debapratim De e Alex Cole. "Le macchine possono occuparsi delle mansioni più ripetitive e faticose, ma oggi come mai prima d'ora negli ultimi 150 anni sono così lontane dal rendere inutile il lavoro dell'essere umano".

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Fermo restando che resta vero che la tecnologia ha sottratto posti di lavoro in alcuni settori, come quello agricolo. Ma gli economisti di Deloitte si pongono la seguente domanda: siamo sicuri che la responsabilità sia proprio delle nuove tecnologie o piuttosto si tratta di lavori che oggi nessuno vuole più fare?

"Nel Regno Unito, il primo settore a risentire dell'avvento delle tecnologie è stato quello dell'agricoltura", si legge nello studio. Nel 1871, il 6,6% della forza lavoro in Inghilterra e Galles era classificato infatti nella categoria "braccianti agricoli". Oggi in quella categoria troviamo solo lo 0,2% della popolazione attiva, con un calo addirittura del 95%.

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Nel 1901, inoltre, con una popolazione in Inghilterra e Galles di 32,5 milioni di persone, 200 mila di loro erano impiegate nel settore del lavaggio dei vestiti. nel 2011, invece, sebbene la popolazione di queste due nazioni sia cresciuta fino a 56,1 milioni di persone, abbiamo solamente 35 mila lavoratori nel settore.

Calo che potremmo dire fisiologico, proprio perché il principale scopo della tecnologia è quello di sostituire l'essere umano nei lavori più debilitanti per il suo fisico. In questo modo non solo si aumenta la produttività, ma anche la velocità di esecuzione. Conseguentemente si riesce a soddisfare in maniera più efficiente il fabbisogno alimentare e aumentare i guadagni, corroborando gli investimenti e la possibilità per le aziende di assumere nuovo personale. Parallelamente, si riducono i costi di produzione per le aziende e ciò comporta prezzi di vendita più bassi. Inoltre, si è verificato un passaggio nella forza lavoro tra settori che adesso sono più produttivi grazie alla tecnologia a settori che invece necessitano più direttamente della presenza umana, come l'assistenza medica, l'educazione o la creatività, che sono così diventati sempre più efficienti e prolifici.

"Un misto di tecnologie moderne, impianti idraulici sempre più efficaci, l'elettricità e la lavatrice automatica, tutti disponibili a prezzi accessibili, ha messo fine alle grandi lavanderie umane e alla fatica di dover lavare tutto con le proprie mani", si legge nello studio.

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Negli ultimi due decenni è aumentato del 909% il numero di ausiliari e assistenti nel settore infermieristico: il numero di questi lavoratori è infatti salito dai 29.743 del 1992 ai 300.201 del 2014.

Nello stesso intervallo di tempo il numero di impiegati nel campo dell'insegnamento e del sostegno educativo è aumentato del 580%; mentre gli assistenti sociali e gli altri impiegati nel welfare sono aumentati del 183%. Badanti e assisenti domiciliari sono in numero maggiore per il 168%. In diminuzione, invece, i tessitori (79%), i dattilografi (57%) e i segretari d'azienda (50%).

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"La facilità d'accesso alle informazioni e la rinnovata rapidità nei ritmi della comuncazione hanno rivoluzionato la maggior parte delle industrie basate sulla conoscenza", dicono gli autori. Allo stesso tempo il miglioramento dei redditi ha aumentato la domanda di servizi professionali. Ad esempio, il numero di ragionieri in Inghilterra e Galles è aumentato di 20 volte negli ultimi 140 anni, da 9.832 a 215.678.

In questo periodo di tempo il progresso tecnologico ha tagliato i prezzi dei beni essenziali come il cibo e di quelli che non sono di prima necessità, portando a una straordinaria diffusione nelle case della classe media di televisori, dispositivi informatici ed elettrodomestici. Il prezzo reale delle automobili, ad esempio, nel Regno Unito si è dimezzato negli ultimi 25 anni, secondo Deloitte.

Questo permette ai cittadini di spendere più soldi in altri campi, aumentando contemporaneamente il loro tempo libero e creando nuove esigenze. E si spiega in parte così l'aumento dell'occupazione nei bar e nei centri ricreativi. "Nonostante il calo per i pub tradizionali, il numero di occupati nel settore ricreativo è aumentato di quattro volte tra il 1951 e il 2011", si legge ancora nello studio.

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Per concludere, lo studio cita l'aumento dell'occupazione fra i parrucchieri per evidenziare ancora una volta come nel mercato del lavoro valga il detto "si chiude una porta, si apre un portone". Secondo Deloitte, l'aumento dei redditi ha avuto come conseguenza anche una maggiore attenzione alla cura del proprio corpo, il che ha comportato l'assunzione di un maggior numero di parrucchieri.

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Così, mentre nel 1871 c'era un parrucchiere per ogni 1793 britannici, oggi ce n'è uno per ogni 287.

32 Commenti
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Dinofly24 Agosto 2015, 09:26 #1
Mah forse era una convinzione delle persone comuni, ma gli econonomisti non hanno mai avuto alcun dubbio sulla verità dell'ipotesi, tanto che si è coniato il termine "luddite fallacy".
Di studi ce ne sono stati parecchi e con tutto il rispetto per deloitte anche di più autorevoli.

Uno shock tecnologico crea disoccupazione nell'immediato periodo, come poi questa venga risolta dipende da alcuni fattori.
Il primo è la mobilità GEOGRAFICA dei lavoratori, spesso questa è limitata dalle barriere linguistiche (e in effetti in usa è storicamente più elevata che in europa). Questo perchè il lavoro che perdono poteva essere localizzato in cluster industriale efficiente prima della rivoluzione tecnologica, nuovi lavori sono invece disponibili in nuovi cluster.

Il secondo è la propensione alla riconversione professionale, ergo la capacità che hanno i lavoratori di imparare nuove skills, non è omogenea per tutte le categorie di lavoratori.

Il terzo fattore è la flessibilità del mercato del lavoro in generale, ovvero i flussi in uscita ed entrata (che sono correlati ovviamente).

In media una rivoluzione tecnologica comporta un miglioramento dell'occupazione. Le leve puramente teoriche sono: l'aumento della produttività di ogni lavoratore e le risorse liberate con la maggiore efficienza dei processi produttivi.

L'italia, ad esempio, è pessima sotto tutti questi punti di vista.
demon7724 Agosto 2015, 10:38 #2
Approfitto del discorso per chiedere chiarimenti su una domanda che mi sono posto in passato ma senza trvare una soluzione chiara..

L'evoluzione tecnologica porta l'automatizzazione della produzione.. e con il suo migliorarsi anche tanti lavori "di testa" potranno essere rimpiazzati da sistemi automatici.
Estremizzando questo concetto arriveremo un domani ad un punto in cui il 99% di "quello che c'è da fare" verrà gestito da macchine e computer ed resterà solo una minima parte di "supervisori" umani.
A questo punto come funzionerà l'economia?
Oggi uno lavora, prende i soldi e li spende facendo lavorare altri.. ma se un domani faranno tutto le macchine e le persone saranno libere di farsi i fatti propri.. come gireranno i soldi ed i beni di consumo?
WarDuck24 Agosto 2015, 10:57 #3
@demon: le macchine sono adatte a lavori ripetitivi, ma per tutto ciò che concerne la creatività, dubito fortemente che una macchina potrà mai sostituire un essere umano.

In ogni caso sarebbe ora di cominciare a rivedere il nostro modello lavorativo... lavorare 8 ore per 40+ anni significa non godersi pienamente la vita.

Quindi voglio sperare che alla fin fine si riducano le ore lavorative, facendo lavorare più persone e rendendo la qualità della vita migliore.
LordPBA24 Agosto 2015, 11:51 #4
Originariamente inviato da: WarDuck
@demon: le macchine sono adatte a lavori ripetitivi, ma per tutto ciò che concerne la creatività, dubito fortemente che una macchina potrà mai sostituire un essere umano.

In ogni caso sarebbe ora di cominciare a rivedere il nostro modello lavorativo... lavorare 8 ore per 40+ anni significa non godersi pienamente la vita.

Quindi voglio sperare che alla fin fine si riducano le ore lavorative, facendo lavorare più persone e rendendo la qualità della vita migliore.


Hai esattamente colto il passo che ci potrebbe portare verso il progresso e fuori dalla crisi dell'occidente. Lavorare meno ma tutti (piu' o meno). Questo pero' significa che chi sta in cima guadagnera' meno nel breve periodo, ma ne trarra' vantaggi anche lui nel lungo termine.
demon7724 Agosto 2015, 12:25 #5
Originariamente inviato da: WarDuck
@demon: le macchine sono adatte a lavori ripetitivi, ma per tutto ciò che concerne la creatività, dubito fortemente che una macchina potrà mai sostituire un essere umano.

In ogni caso sarebbe ora di cominciare a rivedere il nostro modello lavorativo... lavorare 8 ore per 40+ anni significa non godersi pienamente la vita.

Quindi voglio sperare che alla fin fine si riducano le ore lavorative, facendo lavorare più persone e rendendo la qualità della vita migliore.


Si ok. Ma non è che possiamo essere tutti quanti "creativi" comunque sia.. l'economia non girerebbe comunque perchè comunque pochi "creano" e tantissimi producono.
provando ad estremizzare vedi che si arriva ad un punto in cui c'è un monte di gente a spasso perchè l'intera produzione è fatta dalle macchine.
ma poi come si può distribuire cio che viene prodotto?

Ps. Anche per la questione creatività andiamoci piano. Siamo all'età della pietra in fatto di intelligenza artificiale.. ma ritengo che il futuro riservi sorprese non da poco.
Mory24 Agosto 2015, 13:05 #6
Originariamente inviato da: LordPBA
Hai esattamente colto il passo che ci potrebbe portare verso il progresso e fuori dalla crisi dell'occidente. Lavorare meno ma tutti (piu' o meno). Questo pero' significa che chi sta in cima guadagnera' meno nel breve periodo, ma ne trarra' vantaggi anche lui nel lungo termine.


lavorare meno ma tutti ok, ma vuol dire che invece che 1000€ al mese ne porti a casa magari 600 (non è che vuoi lavorare ad esempio 4h al giorno con lo stesso stipendio?), quindi tutti lavorano ma tutti sono più poveri e l'economia si ferma lo stesso.
$padino24 Agosto 2015, 14:05 #7
bè questo è un modo di vedere il bicchiere mezzo pieno, se lo si vuole vedere mezzo vuoto si potrebbe dire che c'è troppa "abbondanza" di lavoratori nei settori in cui è ancora nenessario l'uomo con conseguente difficoltà per il singolo soggetto ad inserirsi nel mondo del lavoro e da cui ne segue tanta disoccupazione.
Phantom II24 Agosto 2015, 14:23 #8
Originariamente inviato da: WarDuck
@demon: le macchine sono adatte a lavori ripetitivi, ma per tutto ciò che concerne la creatività, dubito fortemente che una macchina potrà mai sostituire un essere umano.

In ogni caso sarebbe ora di cominciare a rivedere il nostro modello lavorativo... lavorare 8 ore per 40+ anni significa non godersi pienamente la vita.

Quindi voglio sperare che alla fin fine si riducano le ore lavorative, facendo lavorare più persone e rendendo la qualità della vita migliore.

Il tuo auspicio (che per altro condivido con la precisazione che la riduzione dell'orario lavorativo deve essere a parità di salario) mi pare in completa controtendenza con il modello economico dominante, che per altro non viene considerato nemmeno all'interno della ricerca cui fa riferimento l'articolo (e penso che la cosa non sia affatto casuale).
La tecnologia in se non è positiva e nememno negativa, sono le modalità con cui viene impiegata a renderla funzionale all'accumulazione di profitto (come succede dai tempi della prima rivoluzione industriale) o alla qualità della vita dei soggetti sociali, situazione che ad ampio respiro non si è mai verificata davvero.
Mory24 Agosto 2015, 15:10 #9
Originariamente inviato da: Bivvoz
No invece si dovrà arrivare (piano, piano) che lavori 4 ore al giorno e prendi lo stesso stipendio.
Sembra un utopia ma è l'unico modo per avere un'economia sostenibile in un futuro fortemente automatizzato.

Che poi non conta "quanto prendi" ma il potere d'acquisto.

Anche il prezzo dei prodotti potrebbe variare, per esempio potrebbero salire i prezzi per i prodotti come elettrodomestici, elettronica, automobili, ecc. ecc. ma potrebbe aumentare la qualità e riparabilità come si faceva una volta.
Non come ora che un oggetto lo tieni 3 mesi e poi lo cambi per il modello nuovo e che al minimo guasto lo devi buttare e comprarlo nuovo.

Ormai la maggior parte delle cose che produciamo dopo 6 mesi è in discarica, se andiamo avanti così il problema non è solo economico ma anche ambientale e di esaurimento delle materie prime.


ma è proprio quello il "trucco" dell'economia moderna, fare cose che costano poco e durano poco, cosi tutti se le possono permettere e le cambiano spesso, altrimenti dove li piazzano i milioni di pezzi che escono dalle fabbriche tutti i mesi? certo che se la gente guadagnasse meno per vendere uguale dovrebbero abbassare ancora i prezzi e di conseguenza per ammortizzare i costi aumentare ancora di più la produzione diminuendo la durata di vita. Ma fino a che punto? Il lenzuolo è corto!
MiKeLezZ24 Agosto 2015, 15:52 #10
Originariamente inviato da: demon77
Approfitto del discorso per chiedere chiarimenti su una domanda che mi sono posto in passato ma senza trvare una soluzione chiara..

L'evoluzione tecnologica porta l'automatizzazione della produzione.. e con il suo migliorarsi anche tanti lavori "di testa" potranno essere rimpiazzati da sistemi automatici.
Estremizzando questo concetto arriveremo un domani ad un punto in cui il 99% di "quello che c'è da fare" verrà gestito da macchine e computer ed resterà solo una minima parte di "supervisori" umani.
A questo punto come funzionerà l'economia?
Oggi uno lavora, prende i soldi e li spende facendo lavorare altri.. ma se un domani faranno tutto le macchine e le persone saranno libere di farsi i fatti propri.. come gireranno i soldi ed i beni di consumo?
In realtà siamo già arrivati al punto di rottura.

C'è già una elite governante con pieni poteri e piena disponibilità economica che si sta ponendo il problema del "come far girare l'economia" (almeno nei grossi blocchi economici: Cina, Russia, USA, EU), ovviamente non in termini di guadagno globale che quindi sia equamente distribuito, ma di maggiorazione dei loro profitti.

Quindi scremano la popolazione suddividendola in una fascia borghese con accesso a professioni (università, una fascia militare e una fascia popolare.

La retribuzione è quindi adeguatamente soppesata al costo della vita così da costringere un lavoro forsennato e alienante i cui proventi vengono interamente suddivisi fra beni di consumo e tasse.

Nel qual caso ci si trovasse in condizioni di squilibrio, questo sarebbe compensato dalla mano invisibile del libero mercato (se offro 100 posti da medico e i proponenti sono 1000, nella tornata successiva questi si indirizzeranno verso altre professioni).

Il trend futuro è quello attuale: aumento della concorrenza, diminuzione dei prezzi (deflazione), aumento della disoccupazione, diminuzione dei salari medi, aumento delle ore lavorative, privatizzazione dei servizi ora statali.

Con aziende come Apple che hanno più soldi degli Stati un futuro con le famose "megacorporazioni" di cui siamo tutti schiavi (a parte l'elite regnante) non è poi così distante.

Nell'era bancaria/consumistica l'importanza della gente è solo data dalla loro propensione alla spesa (che va ad alimentare i guadagni dei possidenti) o al risparmio (che va ad alimentare la disponibilità di investimenti privati), non vi è alcun interesse alla sua "umanità", a meno che non sia direttamente riconducibile a migliori performance lavorative (es. congedo parentale) o migliori propensioni di spesa (es. gossip, intrattenimento di massa).

Ma d'altro canto nel medioevo e nell'età industriale andava anche più di merda, quindi cerchiamo di esserne felici :|

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