Pirateria informatica, un fattore culturale?

La pirateria informatica è un argomento sempre d'attualità che ritorna, ciclicamente, alla ribalta. Attraverso un'analisi del BSA andiamo allora ad osservare quanto la pirateria informatica vada ad impattare sull'economia mondiale, facendo qualche considerazione in merito
di Gabriele Burgazzi pubblicato il 03 Agosto 2011 nel canale ProgrammiIntroduzione
Poche settimane addietro ci siamo occupati del caso di BTjunkie e del blocco imposto, attraverso tutti gli ISP (Internet Service Provider) italiani, al sito.
Ma cos'è BTjunkie? Si tratta di uno dei molti motori di ricerca per i file torrent, che permettono, in linea teorica, di condividere materiale protetto dal diritto d'autore. In linea teorica perchè il noto strumento P2P è, appunto, uno strumento e come tale neutro: l'utilizzo che ne si fa lo rende, potenzialmente, illegale.
La questione ha riportato alla cronaca un tema che spesso ricorre e che, ciclicamente, rappresenta un importante tema di discussione: la pirateria informatica, il download di file protetti dal diritto d'autore e il file sharing.
Il termine pirateria informatica, diventato d'uso comune nell'ultimo decennio, raccoglie al suo interno molte sfaccettature. Nel senso più ampio del suo significato indica però l'illegalità del software: non importa si tratti di utilizzo, di cracking o di semplice download. Ecco allora che sotto il termine pirateria informatica rientra, molto spesso e nella stragrande maggioranza dei casi, ogni tipo di azione illecita che vada a coinvolgere la tecnologia informatica, dai semplici DVD masterizzati ai sistemi operativi craccati.
Discussioni circa la pirateria informatica, la sua natura e la sua evoluzione, oltre che alla filosofia che in molti casi ci sta dietro sono argomenti spesso discussi in molteplici forme; il caso di Pirate's bay nella storia recente, insieme a quello di BTjunkie, hanno dimostrato chiaramente, quanto la possibilità di poter condividere contenuti vada a scontrarsi direttamente con la legislazione attuale.
Quello che vogliamo fare oggi con questo articolo non è tanto discutere sulle implicazioni legali, sull'eticità di chi condivide o sui principi che regolano la pirateria informatica bensì osservare questo fenomeno e provare ad analizzarto con alcuni numeri e, da questi, trarre qualche considerazione.
La contraffazione, che rientra sotto quella definizione iniziale di pirateria informatica che abbiamo provato a fornire, ricopre una percentuale compresa tra il 7 e il 9% della quota di vendite sull'intero commercio mondiale. In Italia, nel dettaglio, il giro di affari stimato oscilla tra i 3,5 e i 7 miliardi di euro.
Il materiale contraffatto è presente in tutto il mondo e colpisce, trasversalmente, ogni segmento di mercato: si parla molto spesso di falsi nella moda, nella farmaceutica e anche nel mondo degli orologi. Non si sa però quanto questa contraffazione sia diffusa e quanto influisca, in modo differente, sui differenti segmenti del mercato stesso.
Se il materiale contraffatto rappresenta il 6% del mercato farmaceutico, sale al 10% quando si parla di profumi e raddoppia arrivando al 20% nel mondo della moda. Il mercato software fa invece registrare un importante 49%. Ecco allora perchè, quando parliamo di pirateria informatica, la dimensioni di questo fenomeno si fanno decisamente importanti.